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GIU
GN
O 2010
Anno 9 - N° 17 - Giugno 2010 - Periodico d’Informazione e di Cultura – Registrazione del Tribunale di Milano n° 591 del 21 Ottobre 2002 Sede: Via Venezian, 1 - 20133 Milano - Tel. 02 2390.2878 - Fax 02 2390.3257 - e-mail: prometeo@istitutotumori.mi.it - www.onlusprometeo.org
CONSEGNATO A PROMETEO IL PREMIO
ISIMBARDI 2010 DALLA PROVINCIA DI
MILANO DURANTE LA GIORNATA DELLA
RICONOSCENZA….
… A voi la mia “Riconoscenza ” . Per avermi
dato aiuto e sostegno in questi tre anni di presi-
denza...
(Laura Gangeri—Presidente Prometeo)
Anno 9 - N° 17 - Giugno 2010 - Periodico d’Informazione e di Cultura – Registrazione del Tribunale di Milano n° 591 del 21 Ottobre 2002 Sede: Via Venezian, 1 - 20133 Milano - Tel. 02 2390.2878 - Fax 02 2390.3257 - e-mail: prometeo@istitutotumori.mi.it - www.onlusprometeo.org
PROMETEOINFORMA
Consegnato il Premio Isimbardi...
Nutrizione a domicilio
Adotta un progetto
5x1000
Le alleanze di Prometeo
Un grande lavoro di Equipe
L’informazione scientifica on-line
Una guerra da Vincere
Comitato ospedale senza dolore
Persone che si raccontano
MeglioMilano.Istruzioni per l’uso
Un libro ti prende in prestito ..6 mesi dopo
Grazie dei libri!
La “cucina” come scambio culturale
Giorno per giorno
La voce di tutti
Curiosando
Peccati di Gola
Consiglio direttivo Presidente Laura Gangeri Vice Presidente Marco Arnone Segretario Generale Francesca Riontino Consigliere Guido Arrigoni Consigliere Carlo Battiston Consigliere Giuse Dellavesa Consigliere Giancarlo Esposti Consigliere Patrizia Sassoon
Comitato scientifico Dott. Vincenzo Mazzaferro Direttore S. C. Chirurgia Generale 1 (Apparato Dige-rente e Trapianto di Fegato) Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano Dott. Pietro Majno Dipartimento di Chirurgia Ospedale Universitario di Ginevra Dott. Marco Pierotti Direttore Scientifico Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori di Milano-Prof. Massimo Colombo Dipartimento Gastroenterologia ed Endocrinologia Università degli Studi di Milano IRCSS Ospedale Maggiore di Milano Dott. Enrico Regalia Dirigente Medico S. C. Chirurgia Generale 1 (Apparato Digerente e Trapianto di Fegato) Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori Prof. Alessandro Tagger Istituto di Virologia Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Milano
Redazione”PrometeoInforma” Direttore - Vincenzo Mazzaferro Vice Direttore - Laura Gangeri
Comitato di redazione: Laura Gangeri - Eleonora Castro - Chiara Castellini
Studio creativo: Eleonora Castro
Segreteria: Chiara Castellini
Redazione: Via Venezian 1 - 20133 Milano Tel. 02.2390.28.78 - Fax 02.2390.32.57 e-mail prometeo@istitutotumori.mi.it www.onlusprometeo.org
Sommario
La conoscenza
GIU
GN
O 2
01
0
L’editoriale
“L’economia delle scelte in medicina
e in oncologia, in particolare nel set-
tore delle neoplasie primitive e secon-
darie del fegato sta portando a due
rivoluzioni nascoste, apparentemente
distanti ma in realtà poste agli estremi
di uno stesso spettro. Non degli e-
stremi della vita si tratta, non del na-
scere e morire che affolla i dibattiti sui
temi etici, ma degli estremi della co-
noscenza umana intorno alla sua
complessità fisica e mentale. Da una
parte la «omics revolution», cioè il
complesso di conoscenze, dati e ap-
plicazioni della genomica, post-
genomica, proteomica e varie altre
«omiche» nascenti, tutte riferite allo
studio del DNA, al codice della vita di
tutti gli esseri viventi e quindi anche
delle cellule tumorali. Il complesso
delle conoscenze derivato da questo
approccio staponendo tutti di fronte a
un livello di dettaglio mai toccato pri-
ma e alla necessità di correzioni di
rotta radicali nell’approccio alle cure
dei tumori, anche di quelli che afflig-
gono il fegato, rispetto al grossolano
approccio che in molti casi ci si accor-
ge di aver condotto sinora. Dall’altra
parte la «persona al centro», ovvero
la necessità di considerare in ogni
decisione e in ogni strategia che
l’oggetto del nostro agire è un altro
essere umano, di per sé unico e irri-
petibile con il suo carico di vita, di
desideri e di bisogni. Due cambia-
menti epocali posti agli estremi non
etici ma biologici (micro e macro)
della vita, della vita che conosciamo,
indipendenti dal dove si venga e dal
dove si vada. I trapianti dimostrano
che la vita oltre la morte (intesa come
vita biologica, quella che conoscia-
mo), è possibile in un cuore che con-
tinua a battere o in un fegato che
continua a riconvertire gli alimenti o in
un rene che continua a filtrare il san-
gue mantenendo in vita un altro uomo
o un’altra donna dopo che chi non c’è
più, e spesso la sua famiglia, hanno
deciso che quegli organi in paradiso
non sarebbero serviti.
Una notte, all’uscita dell’ospedale,
sotto le luci lampeggianti
dell’ambulanza, un tizio di colore mol-
to alto e molto grosso si parò di fronte
all’equipe medica con fare minaccio-
so, fissò le facce che aveva di fronte,
poi guardò il frigorifero che uno di loro
aveva in mano e disse: «È lui vero?».
«Sì, è lui», rispose il dottore. L’uomo
squadrò quel medico dall’accento
straniero, poi con rispetto gli prese la
mano, la sua era dura come pietra.
«Senti dottore. Vero che ne avrai
cura? Would you take care of him,
me lo prometti? Vero dottore che a-
vrai cura di lui?». «Sì certo», ora era
il medico che cercava la mano
dell’uomo: «Te lo prometto».
La vita e la medicina hanno nel loro
codice genetico l’irrefrenabile spinta
alla continuazione e anche quando la
vita finisce non si può non vedere la
sua continuazione e il suo correre
incontro al futuro. Queste cose mi
furono dette da un medico dell’istituto
che si chiamava Alberto Azzarelli,
colui che in istituto mise ogni sua
energia nel fondare una Unità di lavo-
ro che si occupasse dei tumori delle
parti molli, dei muscoli e delle ossa.
Un giorno si ammalò e durante la sua
chemioterapia, in una di quelle pessi-
me giornate in cui si inseguono tante
cose che vanno regolarmente storte,
Alberto mi fermò all’ascensore e mi
disse che invidiava tutto quel mio
affannarsi e tutto quel correre: mi
spiegò che gli trasmettevano il senso
del nostro mestiere che continua, che
continuerà nonostante tutto e che
continuerà con gioia.
Ecco, forse è per la continuazione e
per la gioia che tutto questo è stato
pensato.”
Tratto da “Una guerra da vincere.
L’avventura di una squadra all’Istituto
Nazionale dei Tumori”.
Vincenzo Mazzaferro
Per la continuazione e per la gioia
Pagina 6
Il Presidente
della Provincia di
Milano On.
Guido Podestà
consegna il
Premio Isimbardi
a 24 cittadini e
19 associazioni
«Riconoscimento
all’impegno di
eccellenze da
prendere a
esempio».
L’Associazione
Prometeo è una
tra queste. Sapevo di avervi accan-
to, il giorno della conse-
gna di questo importan-
te riconoscimento.
Questo è un premio per
tutti noi, per tutti coloro
che credono in Prome-
teo e la sostengono in
tantissimi modi.
Una giornata, quella del
14 maggio, dedicata
alla “Riconoscenza”.
Nessuna altra parola
poteva essere meglio
associata alla realtà di
Prometeo.
La riconoscenza è il
sentimento di chi rico-
nosce ciò che ha ricevu-
to ed è sinonimo di gra-
titudine.
Non ho potuto, quindi,
non ricordare la
“Riconoscenza” che
molti pazienti hanno
espresso, negli anni,
per i medici che li hanno
aiutati a guarire dalla
malattia, per gli infer-
mieri che li hanno accu-
diti amorevolmente, per
i familiari che sono stati
loro accanto con pa-
zienza e ascolto attento.
Ma soprattutto non ho
potuto non ricordare la
“Riconoscenza” che
molti pazienti hanno
provato, nella commo-
zione, per la persona
che ha deciso di donare
una parte di sé a favore
di altri, il loro donatore.
A voi la mia
“Riconoscenza”.
Per avermi dato aiuto e
sostegno in questi tre
anni di presidenza.
Un mio grazie particola-
re a Vincenzo Mazza-
ferro, non solo per aver
fatto nascere questa
Associazione, che con
onore in questo mo-
mento rappresento, ma
per il suo costante e
continuo impegno a far-
la crescere e migliorare.
A lui e a voi dedico que-
sto premio che sento
anche come significati-
vo incoraggiamento a
continuare su questa
strada.
Grazie di cuore.
“Dal 1953 la Provincia
di Laura Gangeri
Consegnato il premio Isimbardi 2010 a Prometeo. “Giornata della Riconoscenza”
Giorno per Giorno
Pagina 7
di Milano organizza la
“Giornata della Ricono-
scenza" per conferire un
riconoscimento a cittadi-
ni e associazioni del
mondo culturale, socia-
le, artistico, economico,
sportivo, legati al territo-
rio del milanese e che si
siano distinti nella pro-
pria attività a favore del-
le comunità.
Dal 1999 al riconosci-
mento provinciale, che
consiste in una meda-
glia d’oro e un diploma
con la motivazione è
stato attribuito il nome
di “Premio ISIMBARDI”
«Nel rispetto del regola-
mento del Premio
Isimbardi – ha dichiara-
to il presidente della
Provincia, On. Guido
Podestà -, abbiamo se-
lezionato quanti insigni-
re della massima onori-
ficenza attribuita
dall’Ente osservando a
360 gradi le personalità
affermatesi nel Milane-
se e a Milano e tenendo
in grande considerazio-
ne le candidature pre-
sentate non solo dai
componenti della Giunta
ma anche dai consiglieri
di maggioranza e di op-
posizione.
Questa benemerenza si
pone, del resto, come
scopo quello di indurre
a riflettere l’intera comu-
nità circa gli esempi da
imitare nell’ottica di pro-
muovere un migliora-
mento dell’intera socie-
tà.
Mi piacerebbe che a
questa riflessione parte-
cipassero pure i media,
che, troppo spesso,
sembrano concentrati
sulla sottolineatura di
cattivi esempi».
«Condivido e faccio
miei i sentimenti di am-
mirazione e di gratitudi-
ne che oggi noi tutti e-
sprimiamo nei confronti
dei premiati – ha scan-
dito il cardinale Tetta-
manzi -. E’ per me una
grazia essere qui oggi.
Si tratta di un momento
che mi ricarica di gran-
de fiducia. Posso così
sperimentare con voi il
protagonismo del bene,
del vero e del bello, di
una sensibilità diffusa
verso le istanze e i biso-
gni più profondi della
vita. Occorre rilanciare
un atteggiamento di
corresponsabilità per
essere tutti sempre at-
tenti a tutti, a partire dai
più deboli. E’ importante
coltivare maggiormente
il silenzio e la riflessione
mentre si prendono le
decisioni per il bene di
tutti».
Tratto dall ’ Ufficio stampa
della Provincia di Milano
Giornata
della
riconoscenza
Venerdì 14 maggio
si è svolta la tradi-
zionale cerimonia di
consegna dei premi
di riconoscenza ad
Associazioni e Citta-
dini benemeriti.
Per tutti gli appro-
fondimenti vai sul
sito della Provincia
di Milano www.
provincia.milano.it
Pagina 8
IL CONTESTO
La nutrizione artificiale,
condotta attraverso il
tratto gastro-enterico
(nutrizione enterale)
rappresenta uno stru-
mento terapeutico inso-
stituibile in quanto, con-
sentendo la prevenzio-
ne e il trattamento della
malnutrizione, migliora il
decorso clinico e la pro-
gnosi di numerose pato-
logie. Se necessaria per
tempi protratti, può es-
sere condotta al domici-
lio, (Nutrizione Enterale
Domiciliare), permetten-
do in questo modo di
ridurre i tempi di degen-
za ospedaliera, i costi
conseguenti e migliora-
re la qualità di vita del
paziente.
La procedura di realiz-
zazione della nutrizione
entrale non è particolar-
mente complessa ma
richiede uno standard
operativo di elevato li-
vello. Essa è, infatti, una
terapia specialistica,
sostitutiva di funzione
d’organo, in cui tutti i
nutrienti necessari de-
vono essere forniti in via
artificiale. Deve essere
attivata da Centri Spe-
cialistici, che gestiscano
tutto l’iter diagnostico-
terapeutico:
• valutazione
dell’indicazione
• scelta e posiziona-
mento della via di ac-
cesso
• piano di trattamento,
addestramento alla ge-
stione domiciliare, piano
ed esecuzione di moni-
toraggio
• prevenzione e tratta-
mento delle complican-
ze.
L’esecuzione domicilia-
re richiede che tutti i
prodotti necessari siano
forniti al domicilio del
paziente, con possibilità
di ripetuti controlli ospe-
dalieri.
IL PROGETTO
Il progetto nasce, come
spesso succede
all’interno dell’ Associa-
zione, da una necessità
del paziente non soddi-
sfatta dal servizio pub-
blico. Seppur rare, le
complicanze post-
operatorie obbligano il
prolungarsi della degen-
za ospedaliera e questo
Nutrizione a Domicilio: Prometeo mediatore fra Ospedale e Paziente
di Paola Serafin
Giorno per Giorno
è spesso motivo di disa-
gi per il paziente e la
famiglia. Se il prolungar-
si del ricovero è legato
alla nutrizione del pa-
ziente, per i residenti in
Lombardia, il Sistema
Sanitario Regionale si
prende a carico il pro-
blema e gestisce tutta
l’attività di supporto al
paziente a domicilio,
anche dove
l’indicazione medica
prevede tempi di terapia
medio-brevi.
Le nuove normative
prevedono che il pa-
ziente “extra-regione” e
quindi non residente,
non possa usufruire di
tale provvedimento se
non attivando procedure
lunghe e complesse che
spesso vanno a conclu-
dersi con la terapia
stessa.
Il paziente non ha modo
di organizzare in auto-
nomia la terapia domici-
liare in quanto le Azien-
de che prestano questo
servizio non sono dispo-
nibili per l’utenza priva-
ta.
Prometeo quindi si pro-
pone come mediatore
fra l’ospedale ed il pa-
ziente prendendosi cari-
co dell’organizzazione
del servizio di nutrizione
entrale a domicilio e,
dove necessario, dei
suoi costi. Viene quindi
garantita al paziente la
prosecuzione terapeuti-
ca, la ripresa clinica e il
contatto frequente con il
reparto di degenza.
Qualora necessario
Prometeo garantisce
anche l’ospitalità in Ca-
saPrometeo, la sua ca-
sa d’accoglienza situata
nelle vicinanze
dell’Istituto.
COSA
FACCIAMO
Quando la situazione
clinica del paziente si è
stabilizzata e la nutrizio-
ne artificiale si prolunga
per settimane, il medico
del reparto può decide-
re che il paziente conti-
nui a casa la terapia
iniziata in ospedale:
attraverso la domicilia-
rizzazione del servizio si
può ottenere un miglio-
ramento della salute e
della qualità di vita del
paziente, grazie agli
indiscussi vantaggi psi-
cologici dell'ambiente
famigliare rispetto a
quello ospedaliero,
mantenendo la sicurez-
za del controllo 24 ore
su 24 per tutti i giorni di
trattamento.
L’Unità Operativa di
Chirurgia epatogastro-
pancreatica e l’Unità di
Supporto Nutrizionale
attivano un piano di ge-
stione del paziente pro-
grammando prescrizio-
ni, controlli strumentali e
visite che garantiscano
il piano terapeutico per
la prosecuzione della
cura a domicilio.
Il paziente e la famiglia
vengono istruiti per una
gestione autonoma del-
la terapia e della stru-
mentazione necessaria
per la somministrazione
e solo quando il perso-
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Pagina 10
nale infermieristico valu-
terà uno stato ottimale di
gestione, il paziente verrà
dimesso.
Prometeo, per mezzo di
una Azienda specializza-
ta, si occupa della conse-
gna di tutto il materiale
necessario per la gestio-
ne della nutrizione a
domicilio (pompa, nu-
trienti, materiale di me-
dicazione), del sopralluo-
go dei locali, dell'installa-
zione e manutenzione dei
sistemi di somministra-
zione e del regolare ap-
provvigionamento delle
miscele nutritive per le
terapie prescritte dai me-
dici.
La gestione del paziente
rimane a carico dei medi-
ci dell’Unità Operativa.
Le strumentazio-
ni e i sistemi di
somministrazio-
ne forniti sono
certificati CE e
rispondenti a requisiti
di sicurezza e affidabilità.
Tutte le consegne sono
eseguite da personale
specializzato e con mezzi
di trasporto idonei al ser-
vizio.
Personale spe-
cializzato assi-
ste il paziente
e la famiglia il
giorno della
consegna e
per tutto il perio-
do della terapia domicilia-
re, provvedendo anche a
rinfrescare quanto già
appreso in reparto in
relazione a utilizzo e
gestione dei materiali e
delle attrezzature, coe-
rentemente con quanto
prescritto dal Medico di
riferimento.
Il contatto
con il
reparto di
degenza
e con il
Servizio Nu-
trizionale dell’Istituto vie-
ne garantito da un piano
di cura prestabilito e ge-
stito, nell’emergenza
secondo i bisogni del
paziente e della famiglia.
Il rientro in ospedale vie-
ne garantito in urgenza,
in caso di necessità.
Gli interventi tecnici,
sono garantiti da un
servizio di assistenza,
gestito tramite un nume-
ro verde gratuito attivo
24 ore su 24 per tutto il
periodo di cura.
Questo progetto è capa-
ce di integrare
un controllo costante
delle condizioni cliniche
del paziente secondo un
modello capace di ga-
rantire un adeguato go-
verno clinico del caso
pur riducendo al minimo
l’ospedalizzazione, un
continuo supporto alle
famiglie e una miglior
qualità di vita del malato,
anche quando il Servizio
Sanitario non aiuta.
Curiosando Giorno per Giorno
Foto di Giuseppe Marena
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Pagina 12
Tutte le cose difficili hanno la loro origine in ciò che è fa-cile, e grandi cose in ciò che è piccolo.
(Lao Tzu)
Il 5 Giugno per la undi-cesima volta festegge-remo la nascita dell’Associazione PRO-METEO che lancerà la sua prima campagna
Adotta un Progetto.
Forse alcuni di voi si chiedono perché abbia-mo pensato di proporre ai nostri soci ed amici l’adozione di un proget-to?
Questo anno il tema/titolo della giornata è “In Prima Persona” e la giornata sarà centrata sull’importanza di parte-cipare attivamente alle iniziative dell’Associa-zione promuovendo la
cultura al volontariato come impegno sociale. Orbene è proprio in pri-ma persona che si adot-ta!
Adottare vuol dire fare proprio, assumere su di se una parte dell’onere e dell’onore di raggiun-gere l’obiettivo e portare a buon termine un qual-siasi progetto. Adottan-do ci si rende responsa-bili e partecipi in modo attivo all’iniziativa che si è adottata sia in prima persona che promuo-vendo il progetto ad altri, cercando sosteni-tori tra amici e cono-scenti.
Ed ecco dunque la ri-sposta; quando si Adot-ta un Progetto si è di-sponibili a mettersi in gioco In Prima perso-na come dice il tema della nostra XI Giornata Prometeo del prossimo 5 Giugno.
Ma certo vi sono anche altre, e non meno im-portanti ragioni per lan-ciare e partecipare alla campagna Adotta un
Progetto ragioni più razionali e pragmatiche, proprie di una campa-gna di raccolta fondi.
E’ forse inutile sottoline-are che un progetto è formato da diverse parti e che oltre a chi si inca-rica di portare avanti in prima persona il buon esito del progetto, oc-corrono anche gli stru-menti e le attività di di-vulgazione. Per far cre-scere il progetto e dun-que fornirsi di strumenti e fare attività divulgati-ve, servono fondi in mo-do continuativo. In un’azienda si direbbe “fondi per coprire i costi operativi”.
Ma c’è anche di più; non sono solo le attività dei singoli programmi da sostenere, ma anche la piccola struttura di PROMETEO che è ne-cessaria per idearli, per-sperimentarli, per gestir-li sul territorio e soprat-tutto per espanderli.
Adotta un Progetto Una forma più diretta di partecipazione alla realizzazione concreta dei progetti di Prometeo
di Paola Rossi
Pagina 13
Perchè un progetto che non avesse l’ambizione di crescere, di aumenta-re le sue attività di aiuto alla comunità, non ri-spetterebbe la sua mis-sione.
Un esempio in totale sintonia con questo principio è CasaProme-teo, oggi in grado di coprire solo una limitata parte di richieste che arrivano a Prometeo Onlus. Da questa costo-la è nato CasaProme-teo Si Allarga una ini-ziativa attiva da oltre 1 anno, sopravvissuta a non pochi ostacoli e che oggi si trova molto vicino alla realizzazione. E la nostra attenzione non deve alleggerirsi, CasaPrometeo Si Al-larga continua ad avere bisogno di un forte so-stegno.
Ma anche le Borse di Studio che per loro de-finizione non avranno mai fine; e Mu.Sa. un progetto che come il Tè di Prometeo servito ogni giorno dalle volon-tarie, ha il grande pregio di portare ai malati e ai loro familiari, momenti di relax e di piacere che aiutano a spezzare la spesso cupa e appe-santita monotonia della degenza.
Come pensiamo di portare avanti la cam-pagna Adotta un Pro-
getto
Durante la XI Giornata verranno presentati i pro-getti su cui Prometeo intende impegnarsi e come tali disponibili per l’adozione.
Già a partire dalla gior-nata, ognuno dei pre-senti potrà scegliere quale progetto desidera condividere attraverso un gesto di adozione.
L’andamento sia della campagna Adotta un Progetto che del pro-getto stesso verranno monitorati e i risultati resi pubblici attraverso ogni mezzo di comuni-cazione utilizzato dall’Associazione, di cui in prima linea saranno il sito web e la Bacheca mensile.
Come si svolge l’Adozione di un Pro-
getto
L’adozione di uno spe-cifico progetto, a scelta dell’adottante, può es-sere totale (viene soste-nuto l’intero costo del progetto) o parziale (viene sostenuta solo una parte del costo tota-le indicato da PROME-TEO).
Più adottanti possono partecipare con adozio-ni parziali a sostenere lo stesso progetto.
La somma che l’adottante intende met-tere a disposizione (l’intero importo oppure un importo parziale), verrà versata ad Asso-ciazione Prometeo-Onlus secondo le mo-dalità note per le dona-zioni.
L’adottante riceverà un attestato di adozione e copia integrale del pro-getto, con l’indicazione di tutte le fasi in esso coinvolte. L’adottante riceverà annualmente copia del report sullo
stato di avanzamento del progetto e relazione finale alla conclusione dello stesso.
L’atto di adozione (con il nome dell’adottante, se consenziente) verrà evidenziato su tutti i mezzi di comunicazione dell’ Associazione Pro-meteo-Onlus come Ba-checa, sito web ed altri eventuali.
Come sottoscrivere alla campagna Adotta
un Progetto
L'adozione di un proget-to PROMETEO avviene tramite donazione e può diventare la forma di partecipazione assidua e diretta alle attività di PROMETEO e all'attua-zione dei suoi obiettivi. I versamenti possono essere eseguiti in ognu-no dei modi conosciuti per la donazione; dal bollettino postale al RID bancario nel caso di donazioni continuative. A questo proposito vi ricordiamo che da alcu-ni mesi sul sito www.onlusprometeo.org è attiva la pagina dei versamenti on-line.
Insomma, per portare avanti le sue buone cause PROMETEO ha sempre bisogno di so-stegno, anche economi-co, da parte dei soci e di tutti gli amici. Per questo abbiamo deciso di lanciare questa cam-pagna in prima persona il prossimo 5 giugno, durante la XI giornata di Prometeo.
Adottare un
progetto
significa...
… unire i pic-coli sforzi che realizzeranno l’obiettivo di una grande
buona causa
...sostenere tut-te le sue attività e garantire tut-te le azioni ne-cessarie per il
buon esito
dell’impresa
Adottare un
progetto
è...
… la forma più diretta di parte-cipazione alle azioni di PRO-
METEO
… quel filo ros-so che rende
partecipi in pri-ma persona a-gli obiettivi di
PROMETEO
Pagina 14 Pagina 14
Per tantissime
Onlus
l’istituzione del
meccanismo del
5xMille, nato nel
2006, rappresen-
ta una fonte di
reddito insostitui-
bile per realizza-
re progetti ed of-
frire aiuto senza
sollecitare la ge-
nerosità di soci,
simpatizzanti, a-
mici.
Quest’anno per la cam-
pagna 5xMille di Prome-
teo c’è qualcuno che ha
deciso di “metterci la
faccia”…
E’ così. Mr. Forest ha
scelto di essere ancora
una volta al nostro fian-
co con altruismo, parte-
cipazione ed affetto:
con sguardo ammiccan-
te cercherà di convince-
re tutti a devolvere il
5xMille a Prometeo,
mettendosi in gioco “in
prima persona”, firma
compresa.
Prendiamo esempio dal
nostro simpaticissimo
Testimonial (con il quale
abbiamo già realizzato
lo spot radiofonico e lo
spot televisivo per la
raccolta fondi destinata
all’acquisto di una nuo-
va Casa Prometeo) e
ricordiamoci di comuni-
care a chi ha il compito
redigere la nostra di-
chiarazione dei redditi
(CUD- 730-Modello Uni-
co) il Codice Fiscale di
Prometeo
97243270150 che dovrà essere riportato nello
spazio apposito “Soste-
gno del volontariato e
delle altre organizzazio-
ni non lucrative di utilità
sociale” e di firmare la
dichiarazione.
Tutto qui.
Basta una firma, come
quella di Mr. Forest pre-
sente sui materiali di
comunicazione del
5xMille di Prometeo per
sostenere ancora una
volta i nostri progetti.
Ma si può fare di più.
Segnalare il Codice Fi-
scale di Prometeo a
tutte le persone che
conosciamo, oppure
distribuire le cartoline
e/o il segnalibro che
abbiamo creato per
questa importante occa-
sione.
E’ possibile richiedere le
cartoline e il segnalibro
chiamando la sede di
Prometeo al numero
02.23.90.2878 oppure
stamparli direttamente
dal sito .
Anche questa volta,
quindi, passaparola!!!
“5x1000” Un’opportunità straordinaria per fare di più. Basta un Codice Fiscale e una semplice firma!
Giorno per Giorno
Pagina 15
Pagina 16
Quello che se-gue è un arti-colo di una se-rie , che spe-riamo lunga, di associazioni amiche di Pro-meteo. Quale è il tentativo che stiamo mettendo in at-to: cercare di conoscerci di più per trovare delle sinergie e per fare qual-
che cosa di va-lido insieme.
Anche questo articolo
è qualcosa, in fondo,
che stiamo già facendo
insieme: noi mettiamo
a disposizione il nostro
giornale per far cono-
scere qualcuno che fa
cose molto valide ed in
parte simili alle nostre.
In realtà Prometeo ha
il progetto di cercare di
costruire un collega-
mento tra alcune as-
sociazioni che operano
nell’ ambito dell’ Istitu-
to dei Tumori per ope-
rare in qualche campo
con vantaggio in mo-
dalità collegata. Un
esempio facile potreb-
be essere quello di
costruire una rete di
mutua prenotazione
dei letti nelle case di
accoglienza.
Prometeo sta anche
cercando di avere per
ogni progetto qualcuno
che lo “adotti “ e ci la-
vori sopra e/o lo aiuti
economicamente.
Quindi questo articolo
è non solo l’occasione
di far conoscere una
bella realtà di genero-
sità, ma anche di cer-
care tra i lettori (sia di
“Prometeo” che di
“Marta Nurizzo”) qual-
cuno che voglia impe-
gnare il proprio cuore o
il proprio denaro su
questa idea.
Laura Gangeri
(Presidente Associazione Prometeo)
Conoscere “Prometeo”
è stato dare concretez-
za a quanto da tempo
avremmo voluto realiz-
zare. Scambiare espe-
rienze, dubbi, ansie e,
perché no, progettare
insieme.
Pur nelle relative spe-
cificità, ci sono punti di
contatto ed obiettivi
comuni che potremmo
“Le alleanze” di Prometeo Conoscerci per trovare nuove sinergie
Giorno per Giorno
Pagina 17
perseguire.
L’Associazione Marta
Nurizzo prende forma
l’11 luglio 1996 ad un
anno dalla morte di
Marta che ci ha lasciati
per un carcinoma
bronchiolo-alveolare
all’età di 21 anni.
L’Associazione si oc-
cupa di sostenere la
ricerca sui tumori pol-
monari. A tale scopo
assegna borse di stu-
dio annuali a giovani
ricercatori in centri di
eccellenza ed ha in
corso un’importante
ricerca genetica su
tutto il territorio nazio-
nale in collaborazione
con l’Istituto dei Tumori
di Milano. I risultati via
via conseguiti nel cor-
so di questo studio,
iniziato nel 2000, sono
stati pubblicati su qua-
lificate riviste interna-
zionali.
Lo zoccolo duro di
“Marta Nurizzo” è co-
stituito da volontari che
hanno deciso di dedi-
care tempo ed entusia-
smo alla gestione in-
terna e alle relazioni
esterne
dell’Associazione, non-
ché all’organizzazione
di eventi per raccoglie-
re fondi.
In questi 14 anni di
attività, abbiamo speri-
mentato in svariate
direzioni, prendendo
contatti con il mondo
scientifico, per seguire
l’evoluzione della ricer-
ca relativamente ai
tumori polmonari, e
con gli ospedali italiani,
per reperire i campioni
di sangue necessari
alla nostra ricerca ge-
netica. Abbiamo anche
ascoltato gli ammalati
e i loro famigliari, sia-
mo cioè venuti in con-
tatto con tutti gli aspetti
della malattia oncologi-
ca e con la ricchezza
che la stessa evoca in
chi ne è colpito.
Abbiamo incontrato
molti artisti, quali Ste-
fano Bollani, Lella Co-
sta, Oriella Dorella,
Enrico Intra, Moni Ova-
dia, Ottavia Piccolo,
Luciana Savignano,
Uto Ughi, che ci hanno
regalato serate indi-
menticabili. In quei mo-
menti abbiamo sentito
il calore e la vicinanza
di quanti erano presen-
ti all’evento e abbiamo
potuto condividere a-
spirazioni e prospettive
e motivarci a prosegui-
re con rinnovato entu-
siasmo.
Proprio dalla relazione
costante con i nostri
soci, sostenitori e con
chi a vario titolo ci è
vicino, è nato il biso-
gno di essere di aiuto
ai malati che vengono
da fuori provincia e
che devono anche af-
frontare il problema,
non ultimo, di avere
una sistemazione de-
corosa.
Nel giugno 2009 ab-
biamo quindi inaugura-
to Casa Marta, un ap-
partamento luminoso e
accogliente che speria-
mo possa alleviare
certe dolorose perma-
nenze.
Sul nostro sito -
www.martalive.org - si
trovano tutte le infor-
mazioni relative alla
Casa e alle nostre atti-
vità.
Regolarmente, a di-
cembre, stampiamo
una newsletter che
vuole informare su tut-
to quanto è stato fatto
durante l’anno e sui
nostri programmi per
l’anno successivo.
Queste righe le dob-
biamo a “Prometeo”
che, come noi, ritiene
che “insieme è meglio”
e non stiamo pensan-
do solo ad uno scam-
bio di opinioni, pure di
grande aiuto, ma an-
che a qualche cosa
che ci dia visibilità in
un evento comune.
L’appuntamento è
quindi per una serata
di un futuro prossimo.
Chiara Nurizzo, Anna Maria Sanfratello
Milano: asportato tu-more gigante-sco. L'interven-to eseguito all'Istituto Na-zionale dei Tu-mori di Milano. Occupava quasi metà dell'addome
” I ntervento chirurgico
eccezionale alla Fonda-
zione IRCCS Istituto
Nazionale dei Tumori di
Milano. A un uomo di 54
anni è stata asportata
una massa tumorale
che interessava presso-
ché tutta la metà destra
dell ’ addome, utilizzan-
do, per la prima volta, in
una situazione di questo
tipo, una «strada» chi-
rurgica innovativa, pas-
sando, letteralmente,
attraverso il fegato per
arrivare alla massa tu-
morale e poterla rimuo-
vere.
La circolazione sangui-
gna di reni, fegato e
parte degli organi toraci-
ci ( polmone destro e
cuore ) durante
l ’ intervento è stata
sospesa e deviata
all ’ esterno in una pom-
pa extracorporea.
All ’ intervento hanno
partecipato 10 chirurghi
con specializzazioni e
competenze differenti,
dalla chirurgia addomi-
nale e dei trapianti a
quella vascolare, toraci-
ca e plastica.
L ’ operazione, durata
15 ore, è stata eseguita
il 18 gennaio, ma è sta-
to deciso di darne noti-
zia solo dopo che il pa-
ziente, in questi giorni, è
stato dimesso.
NUOVA VIA
CHIRURGICA «Si tratta di un approc-
cio chirurgico innovativo
che prevede la divisione
a metà del fegato, so-
spendendo la circolazio-
ne degli organi vicini,
per raggiungere tumori
di grandi dimensioni in
sedi tradizionalmente
ritenute inaccessibili –
Pagina 18
Un grande lavoro di equipe per un tumore fuori dal normale
Tratto da
“Corriere della Sera On-line”
La Conoscenza
Pagina 19
spiega il dottor Vincen-
zo Mazzaferro che ha
eseguito e coordinato
l ’ équipe – .
Grazie soprattutto
all ’ esperienza matura-
ta nel trapianto di fegato
è stato possibile indivi-
duare un percorso mai
utilizzato in campo on-
cologico per pazienti di
questo tipo. La riuscita
dell ’ intervento apre
ora la possibilità di im-
piegare questa tecnica
per l ’ asportazione di
tumori posti al confine
tra addome e torace, in
genere originati dai tes-
suti molli a fianco della
colonna vertebrale».
La descrizione e i risul-
tati di questa nuova via
di accesso chirurgica
sono in corso di pubbli-
cazione.
DIECI SPECIA-
LISTI AL TAVO-
LO OPERATO-
RIO - Si è trattato
di uno sforzo tecnico e
organizzativo senza
precedenti per
l ’ oncologia chirurgica
italiana, che ha visto
l ’ attivazione e la colla-
borazione di un amplis-
simo spettro di compe-
tenze attive nella Fon-
dazione Irccs Istituto
Nazionale dei Tumori.
Un prototipo di quella
che potrebbe essere la
chirurgia oncologica
avanzata dei prossimi
anni.
Con il gruppo del dottor
Vincenzo Mazzaferro,
primario del reparto di
chirurgia dei tumori
dell ’ apparato digeren-
te e del trapianto epati-
co dell ’ ospedale mila-
nese, hanno partecipato
all ’ intervento gli spe-
cialisti dei tumori rari e
dei sarcomi in particola-
re. La Fondazione Istitu-
to Nazionale dei Tumori
di Milano è infatti un
centro leader in Italia
per il riferimento di que-
sta tipologia di tumori,
grazie all ’ attività dei
dottori Paolo Casali e
Mario Santinami, che ne
coordinano rispettiva-
mente gli aspetti medici
e chirurgici.
All ’ équipe si sono uniti
anche i chirurghi del
torace guidati dal dottor
Ugo Pastorino e della
chirurgia plastica e rico-
struttiva, coordinati dal
dottor Maurizio Nava.
La gestione degli aspetti
anestesiologici e riani-
matori è stata seguita
da una staff dedicata di
sei medici guidati dal
professor Martin Lan-
ger.
Il tumore
asportato
è rappresen-
tato dall'area
indicata dal-
la freccia
Pagina 20
La Conoscenza
L’informazione scientifica anche grazie a “Ok Salute” è on-line
Sul sito di OK salute,
all’indirizzo
“http://salute.leiweb
.it/Oncologia/”, tro-
verete uno spazio
dedicato all’ oncolo-
gia. In questa sezio-
ne i medici specializ-
zati nella cura dei
tumori rispondono.
Fra questi il dottor
Vincenzo Mazzaferro
e il dottor Andrea
Pulvirenti…
Referto ecoto-
mografico
Caro dottore questo è in sintesi il referto ecotomo-grafico di mio padre: fega-to lievemente aumentato di volume, nel II segmento epatico si rileva a stretto contatto con il legamento venoso area rotondeggian-te, ipoecogena di mm 15 a margini netti (angioma atipico o altro?)-colecisti dismorfica a pareti ispessi-te (mm6)con discreta quantità di sabbia biliare-nel pancreas si evidenzia a stretto contatto con l'ist-mo immagine a forma ovu-lare,ipoecogena con dia-metro mm12(linfonodo peripancreatico?).Si consi-glia TC con mdc. Mio pa-
dre afferma di avere un dolore che dall'addome SX si irradia verso il dor-so.Inoltre avverte inappe-tenza, nausea e stanchez-za.La domanda è: questo quadro diagnostico è com-patibile con la presenza di neoplasie?
Risposta
Caro lettore, il quadro che lei descrive è ampiamente aspecifico e necessita di ulteriori approfondimenti (es: TAC o RMN dell'addo-me superiore, markers oncologici come CEA, AFP, GICA, esami biochi-mici generali) che potrà facilmente eseguire presso il proprio curante o rivol-gendosi ad un ambulatorio gastroenterologico o chi-rurgico.
Cordialmente
Dott. Vincenzo Mazzaferro
Tumore
pancreas
Salve dottore, le scrivo per la terribile prognosi comu-nicataci relativamente a mio padre: tumore al pan-creas, di circa 6 cm localiz-zato tra corpo e coda del pancreas, numerose lesio-ni al fegato ed hanno par-lato di fegato "impallinato", e metastasi anche alla
milza e calcificazioni ai polmoni, individuate con tac total body con contra-sto. A Verona ci hanno comunicato l'inoperabilità e la possibilità di eseguire una chemioterapia nella nostra città al sud verso la cui efficacia si sono dimo-strati molto scettici. Pur-troppo ce ne siamo accorti tardissimo, per la mancan-za assoluta di sintomi, fino ad un'ischemia cerebrale temporanea che non ha lasciato conseguenze neu-rologiche ma che ha spinto ad altre indagini fino a sco-prire questa terribile verità. Mio padre adesso sta fa-cendo la chemio da due settimane ed a parte l'itte-ro e la stanchezza, negli ultimi giorni sembra stare meglio ma è sempre e comunque una situazione altalenante. So che la si-tuazione è molto grave, ma secondo lei c'è solo da arrendersi a questa dia-gnosi infausta (alla quale è troppo faticoso rassegnar-mi), oppure ci sono proba-bilità che reagisca a que-sta terapia? grazie e cor-diali saluti.
Risposta
Gent.mo lettore, l'aggressi-vità biologica del carcino-ma pancreatico avanzato (cioè con estensione al di fuori della ghiandola dove origina) non permette di avere un atteggiamento
fiducioso nelle terapie pro-poste. Fondamentale è curare la qualità di vita del paziente e continuare nel monitoraggio nella speran-za che ci siano risposte o quantomeno stabilizzazioni della malattia.
Cordialmente Dott. Andrea Pulvirenti
Metastasi al
fegato
Egr. Dott. mio padre è sta-to operato tre anni fa allo stomaco per un tumore con l'asportazione parziale di questo. a distanza di tre anni risultano metastasi al fegato ma dalla gastro risultano solo due ulcere e dalla colon risulta solo un infiammazione. siamo in attesa dell'istologico di entrambe. i medici inizie-ranno la chemio sperando in una sua buona reazio-ne. che rischi ci sono? vorremo successivamente far prendere in cura per eventuale intervento alle molinette, può indicarmi qualcuno? cordialmente ringrazio
Risposta
Caro lettore, le metastasi epatiche da adenocarcino-ma gastrico sono trattate esclusivamente in ambito medico e non chirurgico,
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infatti la resezione chirurgi-ca non trova indicazione certa. Alle Molinette di To-rino saprà certamente tro-vare lo specialista oncolo-go che si prenderà cura di suo papà.
Cordialmente
Dott. Andrea Pulvirenti
Tumore coleci-
sti con secon-
darismi al fe-
gato
Egr. prof. Mazzaferro, Mio fratello affetto da tumore alla colecisti ha avuto inse-rito uno stent metallico esterno per regolarizzare il valore della bilirubina. Da-gli inizi di novembre sta assumendo XELODA-CAPECITABINA 2650MG GIORNALIERE PER 14 GG.CON GEMCITABINA 1500 MG TOTALI AD INI-ZIO E FINE DEL CICLO DI XELODA.L'INTERVALLO FRA UN CIVCLO E L'AL-TRO è DI 14 GG. PER 3 CICLI TOTALI.A BOLO-GNA dove è stato ricove-rato al reparto di Gastroen-terologia del S.Orsola è stato dichiarato non opera-bile.
Allo stato attuale i marca-tori tumorali (CEA e CA19.9 ) sono risultati au-mentati rispetto agli inizi della terapia oncologica. Non abbiamo ancora il risultato della TAC effet-tuata nei gg. precedenti. Può rispondermi il più pre-sto possibile? Aspetto di leggere il suo autorevole parerte in merito. Che spe-ranze ci sono? Grazie
Risposta
Gent.mo lettore, è neces-sario avere i dati dei mar-
catori (CEA e GICA) e del-la TAC 0prima di giungere ad un parere "concreto" sull'andamento della tera-pia in corso. Tali dati van-no poi raffrontati a quelli iniziali che dovrebbero fornirci l'evoluzione del tumore.
Cordialmente Dott. Vincenzo Mazzaferro
Parere Gastro-
enterologia
Egregio Dott. Mazzaferro, Sono una donna di 56 anni sottoposta a: -Laparoisterectomia con annessiectomia bilaterale -Esame istologico esteem-poraneo (negativo per ne-oplasie) -Esame istologico definitivo: -Annesso de-stra: adenofibroma sieroso papillare. -Annesso sini-stra: ovario con corpi albi-canti e cisti sierose sempli-ci. -Salpinge nella norma con cisti sierosa paratuba-rica. 7 Settembre: visita di controllo con esito positivo. All'inizio di novembre dolo-ri addominali e vomito mi hanno portata ad effettua-re: -Esame Sangue Occul-to nelle feci con esito ne-gativo. E' risultato, invece, l'Antigene Carboidratico (19.9) al livello di 35.7 con lim. 34. A distanza di un mese, lo stesso risulta 60 con lim. 37. Che cosa de-vo fare? Ritiene necessa-rio una tac? Attendo con ansia un Suo consiglio, ringraziandoLa anticipa-mente per la Sua disponi-bilità. Risposta Gent.ma signora, un valo-re anomalo dell'antigene Ca 19-9 può associarsi a degli stati infiammatori e non essere necessaria-mente legato alla presenza
di una neoplasia. L'accom-pagnarsi però di sintomi che lei segnala (dolore e vomito) mi spinge a chie-derle di approfondire ulte-riormente l'analisi del tratto gastroenterico (gastroscopia, colonsco-pia) compreso fegato e pancreas (ecografia o me-glio RMN) oltre che ripete-re dopo un mese il dosag-gio del marcatore. Ne parli con il suo curante per la necessaria programmazio-ne di tali esami.
Cordialmente Dott. Andrea Pulvirenti
Hcc plurifocale
Chiedo un consulto per mio padre di 63 anni con un HCC plurifocale in cirro-si epatica HBsAg+ che in passato (dal '98) è stato trattato con chemioembo-lizzazione e radiofrequen-za. Nell'aprile 08 dopo TACE su IV segmento ascessualizzazione del noduto trattato e nel no-vembre trattato con TAe+ DC Beads per incremento del nodulo e successiva-mento nel marzo 09 nuova TACE complicata da sepsi ed ascessualizzazione. Al controllo del settembre 09 le due note fomazioni nodulari ipervascolari com-patipili con nodili di HCC sono incremntate per di-mensione a livello del III e la seconda del VI segmen-to; (cormobilità pancreatite cronica cardiopatia ische-mica cronica eseguita riva-scolarizzazione miocardica arteriopatia polidistrettuale NIDDm dal 2000). La pet di ottobre 2009 evidenzia una piccola focalità a livel-lo latero cervicale sinitro focalai di ipercaptazione linfonodale a colata in re-gione sottocarenale; multi-
pli analoghi focolai eviden-ziabili in addome da corre-lare a linfoadenopatia me-senterica, celiaca, paraca-vale destra, interaortoca-vale, prevertebrale destra. Chiedo se sono possibili trattamenti o cure (il medi-co ci ha consigliato tratta-mento con Synchrolevels credo solo per illudere mio padre di possibile cura) e informazioni sul decorso della malattia anche per riuscire a capire l'aiuto che posso dare ai miei genitori. Confidando in una risposta ringrazio e saluto cordial-mente . Risposta Gent.mo lettore, la malattia di suo padre sembra esse-re una diffusione sistemica di epatocarcinoma con localizzazioni epatiche multiple, pluritrattate, e ripetizioni latero-cervicali, linfonodali toraciche ed addominali. Tale situazio-ne può essere affrontata solo con terapie sistemi-che a patto che la funzio-nalità epatica risulti in sta-dio di compenso. Notevoli controindicazioni potrebbe-ro scaturire dalle comorbi-dità che lei accenna (cardioptia, diabete, vascu-lopatia, pancreatite). Con queste premesse potrebbe essere di giovamento nel mantenere la situazione in stato di stabilità con il so-rafenib, da poco entrato
nella prescrizione per i tu-
mori primitivi del fegato.
Tale farmaco è prescritto
dagli ambulatori di epatolo-
gia, gastroenterologia, medi-
cina interna o oncologia di
tutti gli ospedali. Parli quindi
con un internista per valuta-
re pro e contro di tale cura.
Cordialmente
Dott. Andrea Pulvirenti
Pagina 22
Milano, il 19 aprile 2010
il dottor Gianni Bona-
donna, figura prestigio-
sa dell’oncologia inter-
nazionale, presidente
della Fondazione Mi-
chelangelo Onlus, Pri-
mario emerito della
Fondazione INT ha pre-
sentato il volume “Una
guerra da vincere.
L’avventura di una
squadra all’Istituto Na-
zionale dei Tumori”.
Un’avventura vissuta da
un’equipe di ricercatori
innovatori e appassio-
nati, che, a partire dagli
anni Sessanta, hanno
portato l’Istituto dei Tu-
mori a diventare una
delle eccellenze sanita-
rie milanesi in campo
internazionale.
“Mi è sempre piaciuta
l’avventura - afferma
Bonadonna – quel mo-
do di vivere dominato
dall’istinto di saper ri-
spondere agli eventi a
mano a mano che si
presentano. Così ho
vissuto il mestiere di
medico con la logica dei
samurai che affrontano
a viso aperto ogni diffi-
coltà, gli ostacoli e gli
imprevisti”.
“Detestavo i cosiddetti
protocolli –spiega anco-
ra- quei documenti scrit-
ti che stabiliscono pas-
so per passo le proce-
dure per i pazienti. Ma
sono stato il primo on-
cologo che li ha fatti
applicare in Italia. Non è
stato un caso: le idee
dettano regole alla vita
e a volte la cambiano.
Ma la vita cambia le
idee, e in certi momenti
le pone in una diversa
prospettiva. Ho capito
fin dall’inizio del mio
lavoro in ospedale che
per impostare un tratta-
mento medico efficace
ci voleva un certo tipo di
ordine, mai fine a se
stesso. Come gli ordini
che i generali danno in
battaglia, mai casuali,
mirati a un risultato
complessivo: la vittoria.
Con questo spirito vole-
vo dare battaglia al can-
cro”.
Con passione per un
impegno inteso come
una missione, e col gu-
sto della sfida, Bona-
donna ha raccolto e
ordinato in questo volu-
me, edito da Guerini e
Associati, contributi di
oltre venti protagonisti
della ricerca e della cu-
ra della Fondazione
IRCCS Istituto Naziona-
le dei Tumori, raccon-
tando in forma divulgati-
va una storia di pazien-
za e di importanti tra-
guardi.
Hanno contribuito alla
stesura i medici ricerca-
tori Paolo Bidoli, Emilio
Bombardieri, Augusto
Saraceni, Graziella Ca-
raffa, Enrico Cislaghi,
Anna Colombetti, Paolo
Corradini, Giuseppe De
Palo, Mauro Ferrari,
Franca Fossati Bellani,
Lucia Fratino, Ermanno
Leo, Lisa Licita, Vincen-
zo Mazzaferro, Renato
Musumeci, Patrizia Ol-
mi, Ugo Pastorino, Ma-
ria Teresa Scarpa, Pa-
squale Spinelli, Bernar-
dina Stefanon, Umberto
Tirelli, Pinuccia Vala-
gussa e il giornalista
Paolo Barnard.
Alla presentazione del
volume sono intervenu-
ti, tra gli altri, Silvio Ga-
rattini, direttore
dell’Istituto di ricerche
farmacologiche Mario
Negri. Per la Fondazio-
ne IRCCS Istituto Na-
zionale dei Tumori era-
no presenti Gerolamo
Corno, direttore genera-
le; Ugo Pastorino diret-
tore Chirurgia Toracica;
Vincenzo Mazzaferro,
direttore Chirurgia Ad-
dominale e Trapianti di
Fegato, Lisa Licita, On-
cologia Medica 3 - S.S.
Trattamento medico
tumori testa e collo. Mo-
deratore dell’incontro
Giangiacomo Schia-
vi,Vice Direttore del
Corriere della Sera.
La Conoscenza
Una guerra da vincere L’avventura di una squadra all’Istituto Nazionale dei Tumori
Il dolore è, talvolta, il sinto-mo più comune della ma-lattia, può essere un se-gnale d’allarme importante nelle malattie acute e, nelle patologie croniche quando perde la sua funzione di “sentinella “, diventa esso stesso “malattia”. Può an-che essere provocato dall’intervento chirurgico o dai trattamenti sanitari che il medico deve attivare per diagnosticare o curare la malattia stessa.
Il dolore è spesso evitabi-le, “non è una fatalità”. Si può trattare e ridurre in modi diversi e per questo è necessaria l’attenzione da parte del personale coin-volto nei processi assisten-
ziali affinché vengano messe in atto tutte le misu-re possibili per contrastarlo, indipendentemente dalla sua tipologia , dalle cause che lo originano e dal con-testo di cura. Al fine di una corretta valutazione del dolore e di una conseguen-te e adeguata terapia, me-dici e infermieri ascoltano gli ammalati, raccolgono tutti gli elementi utili, fin dal giorno del ricovero, per valutarne l'intensità utiliz-zando semplici scale di misurazione. La rilevazione del dolore e la sua valuta-zione vengono annotate costantemente in cartella clinica, al pari di altri segni vitali quali la frequenza
cardiaca, la temperatura corporea, la pressione arte-riosa, fondamentali nella valutazione clinica della persona.
Particolare attenzione è riservata al controllo del dolore post-operatorio, a-dottando terapie analgesi-che di vario tipo in relazio-ne alle caratteristiche dell’intervento chirurgico e all’anestesia praticata. Il pomeriggio che precede l'intervento chirurgico tutti i pazienti ricevono la visita dell’anestesista che li se-guirà in sala operatoria che, in accordo con i medi-ci di reparto, formula un "programma antalgico" personalizzato, in grado di
controllare il dolore post-operatorio.
Per riuscire a trattare il do-lore è indispensabile la collaborazione del paziente in quanto il dolore è diverso per ogni individuo. E' im-portante quindi che il dolore venga comunicato per co-me viene percepito. Solo chi lo prova può essere in grado di esprimerlo e deve essere creduto.
Diminuire il dolore fisico consente alla persona di trovare o ritrovare quelle energie utili ad affrontare la malattia. Non provare do-lore inutile è un diritto di ogni cittadino.
Il dolore, diverso e unico per ogni individuo. Solo chi lo prova può esprimerlo e deve essere creduto.
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PAPA’,
GRAZIE DI
(R)ESISTERE Per chi non conosce la mia storia, desidero dire che ho la fortuna di es-serci ancora e di essere sempre io ed in una vita migliore.
Sono Giorgio Cavacioc-chi, oggi 57 anni, sette vite vissute in più al mio triste destino, un tra-pianto di fegato nel lu-glio 2003, appena sepa-rato e con due figli an-cora piccoli che sono le mie lacrime di gioia per la vita e che vivo ogni momento della giornata.
Nel 2008 mi è tornato un nodulo nel fegato donato e nello stesso 7° segmento, era di 14 mm, che paura e che fortuna! La notizia mi aveva tolto ogni speranza di so-pravvivenza per la pau-ra che provavo, ma sa-pevo di essere in ottime “mani”, i miei cari scien-ziati che studiano ed hanno sempre le solu-zioni di cose che non potremmo mai immagi-nare; loro, la mia secon-da famiglia dove trovare risposte e conforto nel dolore, nella disperazio-ne e nella speranza del vivere nel forse, mi han-no ridato la vita ancora una volta. Mi sembrava impossibi-le avere un secondo tumore dopo il trapianto ( tra pianto = lacrime di
dolore temporali tra un pianto e l’altro). La mia seconda famiglia mi ha dato la vita anco-ra una volta ed il reparto tutto mi ha aiutato nel partorire la mia seconda vita, sono ancora qui con voi e con i miei figli, ho festeggiato altri sette compleanni con loro, è uno dei più grandi regali che non avrei mai im-maginato di vivere an-cora. Mi sento un prescelto dalla fortuna o dal desti-no, ma soprattutto gra-zie alle grandi capacità dei miei chirurghi, mi vogliono bene e ciò mi ha aiutato moltissimo. Ho fede e vorrei che tutti potessero vivere ed avere la stessa fede che ho ancora oggi. Sono un caso eccezio-
nale? No! Sono molto di più! Nell’settembre 2009, dopo il consueto perio-dico controllo, mi dicono che ho un altro nodulo sospetto per epatocarci-noma, hcc recidivo e chi più ne ha più ne metta, praticamente un altro tumore da combattere. Era già da un pò di tem-po che scherzavo dicen-do “ non c’è due senza il tre” ed eccomi accon-tentato. Gli amici, increduli, mi davano l’ormai meritato conforto ed alla fine concludevano sempre dicendo “certo che sei proprio sfigato!”. Non mi sentivo uno sfi-gato, anzi il contrario! Fortunato perché i me-dici mi avevano dato buone notizie ed ottime speranze nella riuscita
dell’ intervento. Mi sentivo strano. Mi sentivo strano, non per la triste notizia, ma per come l’avevo accettata. Avevo due settimane davanti a me prima del ricovero ed ho pensato a come organizzarmi come se stessi partendo per le vacanze. Ho finito un lavoro, che non mi hanno mai paga-to, sono stato in amore con i miei figli, ho aiuta-to l’amico Orsolino ad incorniciare le sue ope-re d’arte, ci tenevo ve-derle completate e poi ho passato quattro gior-ni d’amore con Coura-ge, la mia compagna; “ho fatto tutto proprio tutto e in così poco tem-po” , Mi ero stupito di ciò! Avevo avuto tutto dalla vita in così pochi giorni che ironicamente pensavo “ora posso anche morire” . Finalmente in Istituto. Mi ha accompagnato l’amico Orsolino, colui al quale ho dato il mio ap-poggio e la mia espe-rienza di trapiantato, anche lui ha fatto il tra-pianto dopo di me, ci siamo salutati silenzio-samente, avevamo la lacrimuccia agli occhi, in quell’emozione c’erano tanti discorsi fatti e mo-menti passati a farci coraggio l’uno con l’altro, un mondo di spe-ranze e di progetti di collaborazione, ma il destino mi ha richiamato “alle armi ed in prima linea”. per affrontare il terzo interevento.
Testimonianze
Persone che si raccontano...
La Voce di Tutti
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In corsia Sapevo a cosa andavo incontro ed ero tranquil-lo sino a quando mi di-cono che stavano anco-ra studiando da quale parte passare per toglie-re il nodulo perché dall’addome non era più possibile o troppo com-plicato per le aderenze. Si parla di passare dal torace, volevo conosce-re meglio cosa sarebbe accaduto al mio corpo. “Maledetta la curiosità” ! Il dott. Cotsoglou, chi-rurgo, mi spiega tutto con un bel disegnino fatto così bene che non ho dormito per tre notti, sembrava si divertisse a spiegarmi, come se io fossi uno studente e mi diceva: “ apriamo da qui a qui e mettiamo i divaricatori per aprire le coste , creiamo un pneuma torace artificiale ridu-cendo il polmone per avere più spazio possi-bile, così per accedere dall’alto al fegato e ta-gliare il nodulo” e già che ci siamo perché non mettere un armadietto a quattro stagioni? Mi sembrava di parlare con un architetto per ristrut-turare casa.! Pensieri strani Ho passato alcuni gior-ni, di cui un sabato e domenica, aspettando il mio turno e parlavo con il mio “nodulino”, ho pro-vato anche a corrom-perlo promettendogli che gli avrei trovato un altro alloggio più confor-tevole con vista mare; gli ho chiesto se aveva parenti,; volevo sapere perché aveva scelto il mio corpo e per la terza volta; gli ho fatto scrive-re una raccomandata dal mio avvocato perché in questi anni non ha mai pagato affitto ed ha
sempre mangiato gratis, l’ho portato sempre con me senza mai abbando-narlo in autostrada ne-anche una volta. Gli ho ripetuto tante vol-te di andarsene da solo e di non continuare sempre a nascondersi, lo avrei aiutato io ad avere il permesso di soggiorno altrimenti a-vrebbe fatto una brutta fine, ma é stato tutto inutile, si era affezionato e mi voleva così bene che è morto per me ! Non sento la sua man-canza. La sala operatoria. Ero trasportato in sala operatoria, e lungo il corridoio ho visto una mostra di fotografia in b&n molto curiosa ma non avevo il tempo di approfondire. Ricordo l’anestesista che si aggirava intorno a me, mi disse che sta-vano preparando gli ultimi dettagli quando mi è riapparso davanti con un carrello con sopra una “specie di” scultura” bellissima, tubi in accia-io inox e cuscinetti in cuoio nero snodabili, per un attimo ho pensa-to ad un film a luci ros-se. Quando ho chiesto a cosa servissero mi sta-va già iniettando la “bombarola” e. . . . . . Il risveglio Due tubi da camion che uscivano dal torace, pieni di liquido rosso che andavano a finire in un carrellino tipo aspira-polvere dove al termine cerano due bottiglioni di vetro anche loro pieni di liquido rosso; muoversi era impossibile, ero pie-no di tubi da tutte le par-ti e dico proprio tutte! Ricordo che per rompe-re il ghiaccio con la real-
tà andavo in sala d’aspetto con la mia “aspirapolvere” e un bicchiere di plastica chiedendo ” vuole la granatina o il lampo-ne?”, ma pochi hanno capito l’ironia. Cercavo di riderci sopra per non essere solo. Chiedo scusa a tutti i pazienti sofferenti, ma se non avessi vissuto così ironicamente la mia malattia forse sarei già morto o mi sarei attac-cato al tubo del gas che disgraziatamente ho fatto murare ai tempi della ristrutturazione. Grazie al reparto tutto per avermi sopportato nella sofferenza e nel gioco dell’ironia di cui avevo bisogno di vivere per arrivare alla vita in modo migliore per me e per tutti. Cosa ho imparato da questi dolorosi eventi? Ho imparato a vivere “ l’oggi”, il momento vero della vita che devi sape-re di accettare, accetta-re il tuo momento della vita e nella vita che ti appartiene e devo dire grazie di tale saggezza acquisita a tutto il repar-to del 7° trapianti e del supporto psicologico del dott. Bosisio, (mi piace-rebbe dire che è un ami-co ma i ruoli non lo per-mettono). Sono felice anche se le tempistiche di convale-scenza mi hanno tolto il vedere crescere i figli e stare loro vicino come avrei voluto. Non ho niente da rim-proverarmi, loro mi dan-no amore come posso-no ed io come posso do a loro il mio amore, ma sento di aver perso qualcosa che è il passo verso l’ adolescenza; ma io sono ancora vivo e posso ancora dare amore per la loro cresci-
ta e accompagnare il loro carattere alla matu-rità. Concludere è difficile perché i sentimenti che ho provato in queste avventure sono così forti e indimenticabili, c’é sempre da attingere da ciò che ho vissuto con il” settimo reparto tutto”, ciò che hanno fatto è per me veramen-te così grandioso che a volte ne sento la nostal-gia, non ricordo emozio-ni così vive, forti e vere che mi hanno permesso di rendermi conto di cosa è la vita nel suo vero significato, ed an-che se fosse l’ultima saprei come accettarla e viverla con amore ed il rispetto che merita. Nella nostra vita ci sono archivi di emozioni che non ricordiamo più e che diamo per scontati come i sapori del vivere, le emozioni libere, il dire ti voglio bene e ti amo, il sapersi rispettare nella vecchiaia, non avere paura di essere ciò che siamo e potere contare nell’amore delle perso-ne che ci circondano. Questa è per me la vita! Non dobbiamo avere paura di perdere ma scegliere di vivere la vita che rimane ed arri-vare alla fine più puliti e sinceri con se stessi senza rimproverarci nulla. Penso sia la più bella fine che un umano pos-sa chiedere alla propria vita. Io sono ancora vivo ed un motivo c’è! Ognuno di noi ha una grande forza, una gran-de ricchezza e tanto amore da condividere, perché sprecarlo e non ricordarcene? Vogliamoci bene sem-pre, non solo quando
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scatta l’allarme generale della paura di perdere qualcosa che ci riguar-da personalmente, le persone che ci circon-dano non chiedono altro che aiutare il prossimo e a quelle che ancora non lo sanno basta dare a loro il significato della vita per riportarle sulla terra ed essere tutti in-sieme per non sentirci soli. La vita non deve essere subita ma vissuta! Noi abbiamo il potere di scegliere la vita che vogliamo vivere, dipen-de solo da noi come accettare noi stessi ed è questa la grande con-quista, siamo ciò che scegliamo di essere e non ciò che gli altri vo-gliono vedere in noi. Vogliamo ricordarci chi siamo? Vogliamo di-menticare i futili proble-mi che inquinano la no-stra realtà? Prometeo è un mezzo di trasporto per comunica-re le nostre disgrazie ma anche un mezzo per non sentirci soli , da a noi grandi possibilità da trasmettere ad altri che arrivano digiuni e nuovi di tali esperienze, per-ché non dare loro aiuto e conforto attraverso la nostra esperienza vissu-ta? Diamo voce alla nostra sofferenza per non es-sere soli! C’è un mondo che ci vuole aiutare e che ha già sofferto ed è pronto per noi. Tutto è possibile! Ve lo dice un paziente che dopo il trapianto ha avu-to altri due tumori ed oggi ha ancora voglia di ridere e scherzare.
Giorgio Cavaciocchi, 1° apr 2010 e non è uno
scherzo!
DA UN CUORE IN PRIMAVERA Una decisione medica sul foglio ingiallito in fondo a un cassetto, con quanta gioia ti ave-vo letto, quanti lacrime, e ora ti ritrovo tutto stra-liciato, non ti avevo but-tato perche quelle paro-le e anche il messaggio sono le prime e l’ultime che li ho potuto avere. In quella decisione ci credevo essere vivo con parole d’amore di donno di vita serie su un foglio ingiallito nelle mie mani tremanti, e un cuore pieno di impianti. Un amore scritto sul un vetro anfanato, poi pia-no piano scomparso lasciando soltanto il do-lore di un dolcissimo ricordo. La camminata verso la rinascita è stata lunghe ma sono felice che nel buio di tante impossibilita e appari una luce meno pericolo-sa, una gioia piena di speranza. Ho sempre pensato che la vita è un regalo ricevuto, ogni giorno dobbiamo ringra-ziare qualcuno di quello che abbiamo, sono vici-no e chi come me rina-scendo può oggi di no-vo sperare nel futuro. Non ero sola ma mi sentivo sola, che potevo credere cha la mia vita sembrava vuota, ma ora non sento, per che tu mi hai dimostrato l’amore, ridonando me la vita. Sono certa che mi domandi perché ti scrivo. Io ti rispondo “non so”, ma è la mia anima che ti cerca per ringraziarvi per la realiz-zazione del più bel so-
gno diventato reale, che mi è riuscita grazie a voi. Davanti a una nuova vita sono come un albe-ro tenero in primavera che sfiorire tutto il suo prezioso profumo, dai fiore fioriti grazie al vo-stro amore. Insostituibili, con grande cuore e a-more per altri. La bibbia dice: “amate voi stessi come amate gli altri e viceversa”. Con voi ho vinto per raggiungervi ci vorrebbero le ali per che tu sei molto in alto, tanto in alto, dove c’è un cielo tanto e sempre azzurro, dove i fiori crescono ovunque, dove c’è tanta pace. Allunga le mani, vorrei toccare le tue ma non riesco a congiungermi, per ringraziarti. L’amore sono mille fiori, e un solo tesoro è quello che i bambini chiamano cuo-re. C’è qualcosa che non capisco ma che intuisco. È una cosa grande tanto che si sen-te ogni tanto. Una cosa che ogni persona prova, ma che a volte se rom-pe come uova. Ma certo c’è l’amore, dolce solo come l’amore. Vita, speranza piena di lacrime asciu-gate dal vento, dolci ricordi che affiorano alla mente, in un vello di rimpianti, sogni svaniti perduti per sempre, pa-role non dette, celate ne profondo del cuore. È per quale solo il dolore ti fa più forte. Non si diventa forti fino a quan-do non passi momenti difficili. Niente può la-sciarti più povero cha la mancanza della salute e niente più ricco che a-verla. Destino è una parola scritta nella fron-te di ognuno di noi pri-ma di respirare la prima
volta. Senza salute non siamo felice. E quando è tempo che si deve prendere una decisione poco facile manca tem-po, si deve decidere in fretta, e tutto ciò che si nasconde dietro il dolo-re esce fuori, e quello che sembra non possi-bile è possibile perché non c’è nulla più possi-bile della rinascita. Ora vivo ogni stante, ogni momento senza tormento, vivo serena il passato che mi ha segnata, vivo senza turbamenti le parole che già sento. Non mi fermo perché sto scrivendo ringraziando il presente. Mi hanno detto di non mollare, nella vita biso-gna lutare con il cuore e gli occhi a guardare sempre avanti. Risco-prendoti dal passato l’amica che non ho mai conosciuta e che non mi ha lasciata nel passato, regalandomi il futuro. Nel sole di una giornata vorrei trovare la libertà di ascoltare istinti e eseguire i miei sogni. Vorrei guardare il mio cammino e essere fiera di voi e dei miei succes-si. Al buio vorrei ripie-garmi dentro la mia pas-sione per la vita, per sorridere all’alto del giorno che segui. Pen-sami quando io ti penso perché io non mi dimen-tico mai. Ascoltami, abbracciami, amami, sorridimi, aiuta-mi a gioire della vita sorridere e sperare per che sono una parte vi-venti di te. Forse è trop-pa sincerità ma fa bene continuerò a scrivere, il racconto non finisce qui non rovinarmi il sogno. Mi prometti? Ho sentito come mi hai promesso, non dimenticare: le pro-messe vengono mante-nute anche dai figli del
La Voce di Tutti
re. Grande angelo sal-vante si mi chiamerai per domandarmi per che ti ho scritto, distrug-gerai il fascino del se-greto che sta in una vita nuova. Hai visto rinascermi co-me un pulcino quando si sfora la crosta di un uovo ancora con pelli umidi e con gli occhi grandi usciti dalle orbite che vogliano assorbire tutta la luce e tutto il fascino di una giornata. Il mondo sembra inte-ressante e affascinate, imparo ogni giorno a conoscermi e poi vivere la vita che è totalmente nuova e speciale per me. Si anche alla nascita naturale forse era ugua-le ma che ero bambino non visto crescere ma la rinascita è diversa di tutto, sembra irricono-scibile, rinato imparando conoscerti, vivere, cre-scere. Co la fede trovi la luce nel dolore. Gra-zie che domani sarà un altro giorno. Perché solo te sai che sono io, sento che sei tu, perché sei di entro me. Non dimenti-caro mai quello che hai fatto per me.
LA DIGNITA’ Mi chiamo Gianna e sono una sarda dura, non è facile dire in due parole ciò che la sorte mi ha riservato. Mi sono sposata giova-nissima e all’età di ven-tuno anni mi sono ritro-vata vedova con due figli da allevare, senza un lavoro fisso e senza una casa.
La forza di andare a-vanti e non chiedere niente a nessuno mi ha spinta a fare concorsi e dal febbraio dell’ottanta ne ho vinti due. Ho scelto di fare il vigile urbano nel mio paese, un posto splendido all’interno della Sarde-gna. Un paese però legato a certi pregiudizi, vedere una donna in divisa non era semplice anche perché in quel periodo era una novità. Il tempo trascorreva tra alti e bassi e nel 1985 conobbi un ragazzo di un altro paese che lavo-rava nelle ferrovia, una persona splendida (ci siamo sposati nel set-tembre) che si è assun-to la responsabilità di fare da padre a due figli che non erano i suoi; un anno dopo nacque Ca-terina con la gioia di tutti noi. Nel 2002 dopo ani tra-scorsi in serenità il col-po di grazia, un epatite con cirrosi epatica, la prof. Parci che lavorava al Policlinico di Cagliari ci indirizzo a Milano al Dottor Mazzaferro che dopo tanti esami lo mise in lista per un trapianto al fegato. Tantissimi anni fa mi sono iscritta all’AIDO e non avrei mai creduto che un giorno invece di dare avrei chiesto. Il giorno fatidico è arrivato, a ottobre squillo il telefono: “Signor Enna? Sono Monica dell’Istituto Na-zionale dei Tumori, l’aspettiamo.” Non si trovano parole sia per ringraziare i fa-miliari di chi ha donato l’organo, sia per il per-sonale medico e infer-mieristico del reparto, la loro professionalità, di-
sponibilità e pazienza sono unici. Sono passati sei anni sereni e felici ringrazian-do Dio e i medici. Poi la notizia … leggevo sem-pre i referti, consultavo enciclopedie mediche, ma nel mio io rifiutavo l’idea che non andasse tutto bene. Nel 2009 a marzo rico-verai Franco a Cagliari dove per sette giorni ha vissuto le ore più terribili della sua vita. Buttato in un letto a-spettando la morte. Poi una telefonata a Milano, una corsa dall’Ospedale all’Aero-porto, all’arrivo eravamo in una situazione tale che ho dovuto chiedere un po’ di sapone per poterlo lavare; per me è stata la cosa più umi-liante che mi è capitata. Tanta era la voglia di vivere che con l’aiuto dei medici andò tutto bene fino al mese di settembre. Tornammo di nuovo su con una carrozzella, le speranze erano poche ma l’idea di un nuovo trapianto ci fece sogna-re. Non andò così. Ci lascio il 10 di ottobre con la presenza e l’affetto di tutto il reparto. La perdita di una perso-na cara non è tanto brutta come sembra se uno va via con la stessa dignità con cui ha vissu-to . Un grazie a tutti e un abbraccio
Gianna Enna
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Aspettiamo le
Vostre e-mail
al seguente
indirizzo:
prometeo@
istitutotumori.
mi.it
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Curiosando curiosando nella Milano che conta, noi di Prometeo, attratti da un'altra realtà solida-le dopo aver incontrato la Società Umanitaria e la Fondazione Sodali-tas, ci siamo imbattuti nell'Associazione Me-glioMilano, che istituzio-nalmente focalizza il proprio operato sulla qualità della vita nell'a-rea metropolitana attra-verso un Osservatorio Permanente e vari studi e progetti legati alle ec-cellenze milanesi.
In realtà, ci siamo incon-trati per caso. Chi vi scrive, infatti, è stato attratto da un'informa-zione televisiva avente per oggetto “2010 La città delle donne”.
Per pochi secondi, a-scoltando distrattamen-te, sembrava trattarsi di qualcosa di riferibile al celebre film di Federico Fellini (1980). Ma subito dopo, prestando bene attenzione, si è capito che si trattava di un quadro conoscitivo della popolazione femminile di Milano: frutto dell'ulti-mo studio, in ordine di tempo, della Associazio-
ne MeglioMilano che era appena stato presentato al mondo della cultura, della politica e dell'infor-mazione che opera nella nostra città.
Curiosando per incarico dell'Associazione Pro-meteo, che - peraltro - per conseguire i propri obiettivi è sempre in contatto con il terzo set-tore, non ci si poteva esimere dal cercare di risalire agli autori e ai committenti di questo particolare studio per sapere chi è MeglioMila-no e di cosa si occupa.
Questa intervista è sta-ta possibile grazie alla cortese disponibilità di Ellida Massone, respon-sabile delle relazioni esterne dell’associazione, che preliminarmente ha pre-sentato un ampio sce-nario di MeglioMilano e si è quindi offerta di facilitare un contatto con Simonpaolo Buongiardi-no, Presidente dell'As-sociazione, per gli ap-profondimenti necessari.
Ecco le domande di Pro-meteo, con relative ri-
di Fulvio Campagnano
“MeglioMilano” istruzioni per l’uso
Curiosando
MeglioMilano è un'associazione non profit, fondata nel 1988 da
Camera di Commercio di Milano, Confcommercio Milano, Automobile Club e dalle Università Bocconi, Cat-
tolica, Politecnico e Statale.
Hanno aderito successivamente
l'Università degli Studi di Milano-Bicocca
e l'Università IULM e, in qualità di soci
benemeriti, imprese di
diversi settori ....
sposte esaustive e com-pendiose.
Nello Statuto si legge che Meglio-Milano nasce co-me associazione per migliorare la qualità della vita in città. Cosa è stato fatto, dalle origini ai giorni nostri, per conseguire gli o-biettivi dell'Asso-
ciazione?
MeglioMilano è attiva dal 1987 e da sempre attenta alla qualità della vita dell’area metropoli-tana. “Conoscere per intervenire” è il nostro metodo operativo: rile-viamo, attraverso un Osservatorio Permanen-te, suddiviso in macroa-ree e declinato in oltre cento indicatori, i miglio-ramenti o criticità di par-ticolari aspetti della no-stra quotidianità. Da qui, dopo aver effettuato in-dagini preliminari, cer-chiamo, con l’aiuto delle istituzioni o di enti sul territorio, di avviare pro-getti che possano dare risposte concrete in ter-mini di miglioramento ed eventuale futura sosteni-bilità. Sono moltissimi i progetti sperimentali che abbiamo avviato negli anni, da campagne di sensibilizzazione per incentivare la raccolta differenziata negli anni 90, a nuove forme di cohousing, avviando convivenze tra giovani studenti universitari e anziani autosufficienti.
Chi sono i consu-
lenti abituali?
MeglioMilano ha una base associativa che coinvolge tutti gli atenei milanesi: riuniamo perio-dicamente un Comitato Tecnico, costituito da professori universitari con specifiche compe-tenze: dall’esperto di mobilità al sociologo, dall’urbanista a chi pro-muove marketing territo-riale. In questi incontri proponiamo, ascoltiamo, ci aggiorniamo recipro-camente, la parola “brainstorming “rende bene l’idea, è un labora-torio che produce nuovi stimoli e iniziative, che lo staff dell’associazione rende attuabile grazie alla ricerca, alla proget-tazione e all’avvio della sperimentazione.
Quali le aree di in-
tervento?
Come le dicevo, nei vent’anni di attività sono state molte. Da sempre ci appare estremamente importante valorizzare le eccellenze del sistema milanese e abbiamo iniziato ad indagare quello universitario: fino al 2003, anno in cui Me-glioMilano ha presentato la prima di una serie di indagini intitolate “Studiare e Vivere a Mi-lano”, in pochi sapevano che Milano ospita undici Atenei e un ulteriore decina dei migliori Istituti di Alta Formazione ita-liani; che annualmente una popolazione di oltre 200 mila studenti sceglie
il nostro capoluogo per un percorso formativo o di stage, che siamo l’unica città italiana ad offrire più di cento corsi di laurea, e che questo “sistema” crea per la sola città di Milano un indotto superiore a 1,4 miliardi di Euro, che di-ventano 2,5 miliardi se calcolati su base regio-nale. Oltre al sistema universitario, abbiamo presentato nel 2009 una ricerca sull’eccellenza musicale di Milano “La città della Musica”, che naturalmente non ha trascurato l’attrattività rappresentata dal teatro La Scala, ma che ha tentato di evidenziare l’importanza di associa-zioni minori, dei cori, dei numerosissimi laboratori di ricerca e sperimenta-zione che spesso rap-presentano luoghi di aggregazione e di spunti di ricerca e innovazione. Da poco abbiamo pre-sentato “La città delle donne”, altra eccellenza, sicuramente non solo milanese, da sostenere e potenziare.
Quali i principali
bacini d'utenza?
Negli anni ci riconoscia-mo sempre più nella definizione del primo presidente di MeglioMi-lano, ingegner Piero Stucchi Prinetti, di “cerniera” tra cittadino e amministrazione, locale in primis, ma anche na-zionale, per problemati-che che riguardano la qualità della vita: argo-mento di cui, da pionie-ri,abbiamo iniziato a par-lare vent’anni fa, ma
… L'Associazione è retta da un Consiglio di Amministra-zione e da un Comitato Tec-nico Scientifico.
MeglioMilano persegue l'o-biettivo di migliorare la qua-lità urbana e dell'area me-tropolitana attraverso pro-getti specifici, sia rivolti a un contesto complessivo che ad aree specifiche, operando su due livelli di intervento: quello dell'elaborazione pro-gettuale, attraverso studi e analisi, e quello della realiz-zazione sperimentale della proposta, per valutare gli effetti prodotti e mettere a punto una metodologia tra-sferibile e condivisibile.
Particolare attenzione è de-dicata ai servizi che la città offre, alla valorizzazione del-le eccellenze, alla mobilità, all'ambiente, all'accoglien-za.
In ciascuna area i progetti sono di natura e complessità diverse e la funzione di Me-glioMilano va da quella di diretto protagonismo a quel-la di stimolo nei confronti altrui.
“Simonpaolo Buongiardino, milanese, laureato in Bocco-ni in Economia e Commercio, imprenditore. Tra gli incari-chi principali, oltre alla pre-sidenza di MeglioMilano, ricopre il ruolo di Ammini-stratore dell’Unione Con-fcommercio Imprese per l’Italia Milano – Monza e Brianza, è Presidente di Fon-do Est, di Capac-Politecnico del Commercio di Milano, e vice presidente del FADE, Fondazione Amici dell’Epatologia. Nel 2008 è stato insignito della Civica Benemerenza dell’Ambrogino d’Oro”.
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sempre più d’attualità nei vari segmenti della vita di ognuno, e non solo del cittadino mila-nese. I nostri studi e le ricerche, cui teniamo molto, sono strutturati per comunicare alla col-lettività, alle amministra-zioni, al privato sociale, al terzo settore. Le voci complementarietà e sussidiarietà sono im-prescindibili per il nostro operato.
I sistemi di comu-nicazione più effi-
caci?
Come associazione non profit non disponiamo di particolari budget per l’autopromozione, né abbiamo mai avviato raccolte fondi per finalità particolari: diamo visibi-lità al nostro operato grazie a studi e progetti di qualità, ai quali i mez-zi di comunicazione spesso danno risalto perché interessanti, utili, fruibili. Sui singoli pro-getti sperimentali avvia-mo di volta in volta, a seconda delle partnership che indivi-duiamo lungo il percor-so, strumenti e metodi diversi.
Come si misurano i risultati conse-guiti? C'è un “fiore
all'occhiello”?
Il risultato più evidente lo misuriamo con l’interesse suscitato nei mezzi di comunicazio-ne, quando nuove attivi-tà o indagini vengono presentati e successiva-mente dalle richieste,
adesioni o candidature che riceviamo dai citta-dini. Devo confessarle però che, già dal nostro interno, operiamo in maniera molto selettiva ed autocritica, è il van-taggio di lavorare in un gruppo piccolo, nel qua-le ognuno porta compe-tenze e visioni diverse che, come spesso acca-de, migliorano e arric-chiscono il prodotto fina-le.
Il “fiore dell’occhiello” di MeglioMilano è Prendi in casa uno studente, progetto che prevede la coabitazione tra un an-ziano autosufficiente e uno studente universita-rio per il reciproco scambio di compagnia e alloggio: è un’iniziativa che seguiamo ormai da anni, con affetto e gran-de dedizione. Le perso-ne a 65 anni spesso vanno in pensione, ma hanno voglia di rendersi ancora utili, questo è uno dei modi per intes-sere nuove relazioni, soprattutto col mondo giovanile, non sentire il peso della solitudine e poter usufruire di qual-che aiuto in caso di pic-cole commissioni. Ab-biamo molte candidatu-re, ma dovendo avviare delle coabitazioni vere e proprie, cerchiamo di scegliere i profili giusti, operando su piccoli nu-meri: nei sei anni di atti-vità abbiamo avviato oltre 300 abbinamenti, con solo dieci coppie sciolte per incompatibili-tà. Prendi in casa uno studente è e resterà un progetto di nicchia, ma con delle valenze sociali
importanti, tanto che molte città italiane lo stanno proponendo sul proprio territorio sulla falsariga del nostro mo-dello.
Qualche dettaglio su “2010 La città
delle donne”?
Chiacchierando tra uo-mini, come essere im-parziali? Devo dire che “l’altra metà di Milano” rappresenta un mondo sfaccettato ed estrema-mente impegnato, non solo a livello professio-nale col 64% di donne occupate, percentuale più elevata in Italia, ma “indaffarate” anche a livello familiare per l’accudimento di figli, purtroppo pochi rispetto alla media europea, ma anche di genitori anzia-ni, anche acquisiti. Diffi-cile riassumere in poche righe un argomento così vasto … le aree di mi-glioramento che, per missione, MeglioMilano deve evidenziare sono, ad esempio la disparità di carriera e conseguen-te remunerazione delle donne rispetto ai colle-ghi uomini: ha fatto ca-so per esempio che solo tre sono le donne Sin-daco in grandi città ita-liane? E sapeva che il 46% delle laureate mila-nesi nel 2008 ha ottenu-to un voto di laurea tra il 106 e il 110 e lode? In compenso, proprio le donne, sempre più spesso nell’arco della loro vita accusano, o forse segnalano con meno remore, fenomeni di disagio e periodi di depressione. Come
sempre l’auspicio è che la ricerca possa ispirare nuove progettualità per offrire risposte ad alme-no alcune delle proble-matiche emerse.
Qualche anticipa-zione su prossimi
studi e ricerche?
Nel lavoro che ci con-traddistingue da sem-pre, ovvero l’Osservatorio Perma-nente, il focus del 2011 sarà dedicato ai “city users”, quella popola-zione di non residenti che, per diverse esigen-ze, professionali, sanita-rie, formative o culturali che siano, fruisce quoti-dianamente o periodica-mente dei servizi che Milano offre: dai traspor-ti, alle informazioni, dall’urbanistica all’accoglienza. L’obiettivo sarà quello di focalizzare punti di forza e di debolezza della città, raccolti attraverso analisi statistiche e in-terpretati alla luce di interviste approfondite ai diretti interessati. L’obiettivo, anche rivolto al sempre più vicino Expo, è quello di elabo-rare proposte per mi-gliorare e aumentare l’attrattività del nostro capoluogo.
Curiosando
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Un libro ti prende in prestito … sei mesi dopo
di Chiara Castellini
Rubrica
Libri
&
Dvd
A dicembre vi abbiamo raccontato del nuovo progetto Un libro ti prende in prestito gra-zie al quale i libri di Pro-meteo sono diventati protagonisti e a disposi-zione di tutti.
Il via vai è sempre più frenetico: sono ormai molti i pazienti, i famiglia-ri, gli amici che ci portano libri per arricchire gli scaffali della libreria che Prometeo ha deciso di
aprire a chiunque si trovi a passare.
Un modo per far “circolare” la lettura se-condo le sempre più dif-fuse mode del book cros-sing e del book sharing.
Merito e ringraziamento particolari ad RCS Libri e Fondazione RCS per il sostegno che continuano a dare alla biblioteca.
Il proseguimento ideale del progetto lo vediamo
in una biblioteca che nel futuro conterrà anche audio libri: la permanen-za in ospedale è spesso accompagnata da debo-lezza fisica che comporta una certa fatica nel con-centrarsi nella lettura.
Gli audio libri permette-rebbero a tutti di godere a pieno del piacere di un buon libro.
Prometeo intende dun-que contattare case edi-trici specializzate per reperire lettori e audio testi.
Alcuni titoli dai quali farsi prendere
in prestito…
Beppe Severgnini, fa-
moso giornalista dall'u-
morismo trascinante, ha
contribuito a uno dei
progetti di Prometeo:
“ Un libro ti prende in
prestito”.
Ha regalato all ’ As-
sociazione alcuni tra i
suoi più famosi libri,
permettendo alla libreria
di Prometeo di arricchir-
si di “ Testi ” scritti da
un Autore conosciuto
per la sua sensibilità, il
suo umorismo e la sua
capacità di relazionarsi
con le persone.
In occasione dei ringra-
ziamenti per il suo gesto
generoso, ancor più
gentile concessione
c ’ è stata fatta per
l ’ utilizzo di un suo arti-
colo a carattere
“ p ersonale ” che qui di
seguito pubblichiamo
Qualcosa di personale
Occhiali rivelatori
Se, in un accesso di
vanità non sconosciuto
alla professione, cerco il
mio nome su Google e
seleziono "immagini", so
subito quand'è stata
disegnata una caricatu-
ra o è stata scattata una
foto: basta guardare gli
occhiali. Sono, infatti,
oggetti che cambio con
regolarità. Ogni due
anni, diciamo. Tanto ci
metto a stancarmi o a
demolirne un paio.
Il rituale è sempre lo
stesso. Mi presento
dall'ottico in via XX Set-
tembre a Crema, e chie-
do consiglio alle uniche
persone di cui mi fido.
Sono tre: la titolare, Isa;
mia moglie, Ortensia; e
in ultima istanza, autori-
tà massima e indiscuti-
bile, mio figlio Antonio.
Isa propone, e la fami-
glia dispone. Io obbedi-
sco.
Devo dire, col senno di
poi, che hanno scelto
bene. Bello non sono
diventato - l'impresa è,
insieme, impossibile e
irrilevante - ma sono
orgoglioso di non aver
mai portato occhiali ros-
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Grazie dei Libri! La libreria di Prometeo si
arricchisce
di Eleonora Castro
Curiosando
si e, negli ultimi anni, mi
sono affezionato nell'or-
dine a:
1. Occhiali rotondi di
celluloide ( 1994-
1995 ) , quelli che vede-
te qui nella caricatura di
Chris Riddell, pubblicata
sulla copertina di "Un
italiano in America". La
uso da anni sul forum
"Italians". Sebbene l'o-
mino con l'impermeabile
sia sessualmente so-
spetto, ci siamo tutti
affezionati.
2. Occhiali di metallo,
sottili, ovali, che mi da-
vano un'aria da Silvio
Pellico in vacanza
( 1 996-1997 ) . Li ho
amati poco perché era-
no minuscoli, e le cose
che m'interessavano
erano spesso fuori dal
campo visivo.
3. Occhiali senza mon-
tatura frontale ( 1998-
1999 ) , delicatissimi.
Isa mi ha visto spesso
entrare in negozio af-
franto, reggendo questi
affaretti malconci. Un
giorno si è stufata, e me
ne ha dati altri.
4. Occhiali metallici ret-
tangolari, blu elettrico,
aste nere: belli e interisti
( 2 000-2002 ) . Li ho
apprezzati finché hanno
cominciato a stingere
( s o qual è la casa pro-
duttrice: e non mi becca
più ) . Voi direte: e allo-
ra? Be', più che uno
scrittore sembravo un
naufrago, e non sta be-
ne.
5. Occhiali vagamente
bombati, con montatura
in metallo satinato
( 2 003 ) . Roba da atto-
re di Hollywood. Poi un
giorno mi sono guardato
allo specchio e ho capi-
to che non mi piaceva
fare la comparsa.
6. Occhiali leggeri, scuri
fuori e chiari dentro, in
cellulosa, aste in metal-
lo snodabili ( dal 2004
a oggi ) . Ottimi, devo
dire. Due anni fa una
studentessa di Prince-
ton, facendo la cronaca
di una mia lezione in
quell'università, ha scrit-
to che sembravo un
professore imbranato.
Cos'altro può volere, un
uomo che affronta i cin-
quanta con le sue tre
diottrie e i suoi capelli
metallizzati?
Tratto dal sito ufficiale di
Beppe Severgnini
www.beppesevergnini.com
BEPPE SEVERGNINI scrive per il "Corriere della Sera"
dal 1995 e dal 1998 conduce il forum "Italians"
(www.corriere.it/italians), al quale ha dedicato l'ultimo li-
bro: "Italians. Il giro del mondo in 80 pizze" (Rizzoli 2008).
Ha scritto per "The Economist" (1993-2003) e per il "New
York Times Syndicate" (2007-2009). Nel 2004, a Bruxel-
les, è stato votato "European Journalist of the Year".
I libri, pubblicati in Italia da Rizzoli, sono bestseller. Beppe
Severgnini ha scritto tre ritratti nazionali: "Inglesi" (1990),
"Un italiano in America" (1995) e "La testa degli italiani"
(2005). Due libri sulla lingua:
"L'inglese. Lezioni semiserie" (1992) e "L'italiano. Lezioni
semiserie" (2007). Due libri di viaggio: "Italiani con valigia"
(1993), "Manuale dell'imperfetto viaggiatore" (2000) e
l'autobiografia "Italiani si diventa" (1998).
"Un italiano in America", col titolo "Ciao, America"
(Doubleday, 2002) è diventato un National Bestseller ne-
gli USA. "La testa degli italiani", col titolo "La Bella Figura"
(Doubleday, 2006) è stato New York Times Bestseller, ed
è tradotto in dodici lingue.
Appassionato di calcio, Beppe scrive per la "Gazzetta
dello Sport" dal 2001 ed è autore di una multipla dichiara-
zione d'amore alla squadra del cuore: "Interismi" (2002),
"Altri interismi" (2003) e "Tripli Interismi!" (2007). I tre vo-
lumi sono raccolti nel "Manuale del Perfetto Interista".
Beppe Severgnini ha scritto e condotto le trasmissioni
televisive "Italians, cioè italiani" (RaiTre 1997), "Luoghi
Comuni. Un viaggio in Italia" (RaiTre 2001 e 2002). Dal
2004 collabora a SKY Tg24 con interviste, conduzioni e
commenti ("Severgnini alle 10", "America 2008", "Zona
Severgnini"). Dal 2007 interviene quotidianamente su Ra-
dioMontecarlo.
Beppe è nato il 26 dicembre 1956 a Crema (Cremona),
dove ha studiato fino alla maturità classica. Laureato in
diritto internazionale a Pavia, dopo un periodo presso la
Comunità Europea a Bruxelles è stato corrispondente a
Londra per "il Giornale" di Montanelli (1984-1988), inviato
in Europa Orientale, Russia e Cina (1988-1992), distacca-
to presso "The Economist" a Londra (1993), corrispon-
dente a Washington D.C. per "la Voce" (1994-1995).
Tiene un corso alla Scuola di giornalismo Walter Tobagi
dell'Università degli Studi di Milano/Ifg (2009/2010), è sta-
to Research Fellow/writer in residence al
MIT/Massachusetts Institute of Technology (2009), ha
insegnato a Middlebury College Vermont (2006), Milano-
Bocconi (2003 e 2006), Parma (1998) e Pavia (2002), che
lo aveva scelto come «laureato dell'anno» per il 1998; e
ha tenuto lezioni in molte altre università, in Italia e all'e-
stero.
Nel 2001 Elisabetta II gli ha conferito il titolo di Officer of
the British Empire, O.B.E.
Dal 2008, è Presidente (onorario) dell'Inter Club Kabul.
E' sposato con Ortensia e ha un figlio, Antonio.
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Anche la cucina
può essere un
momento so-
ciale, di com-
prensione, di
condivisione …
Conosciamo
Demm Dikk un
locale dove si
uniscono pie-
tanze africane
con sapori ita-
liani.
DEMM DIKK Il ristorante Demm Dikk
si trova in via Cesare Be-
ruto, 13 - 20131 Milano.
A pochi passi dalla fer-
mata della metropolitana
verde M2 Lambrate.
Lo scambio culturale e
culinario è l'anima del
locale. Demm Dikk in
wolof, la lingua più diffu-
sa in Senegal, significa
infatti "andata e ritorno".
Ai fornelli del ristorante
collaborano con passio-
ne un cuoco italiano e
uno senegalese, che la-
vorano con dedizione
affinchè l'incontro fra
cucina Italiana e tradizio-
ni dell'Africa del Nord,
dell'Africa Nera e del Se-
negal sia reso possibile.
In questo modo, sempli-
cemente scegliendo dal
menù tra le proposte
italiane e Africane, si
parte e si ritorna tra Italia
e Africa, in un viaggio
culturale e culinario sen-
za precedenti. Le specia-
lità italiane si fondono
con quelle dell'Africa del
Nord, dell'Africa Nera e
con i piatti tipici senega-
lesi, creando suggestioni
culinarie indescrivibili.
“Dalle tagliatelle alle ten-
tazioni del Senegal”. Era-
no anni che Ba Mbaye,
senegalese di Milano,
gestiva con successo un
servizio di catering. Final-
mente si è deciso a fare
il grande passo, aprendo
un ristorantino che mette
in tavola due tradizioni
culinarie: quella senega-
lese e quella italiana. Da
un lato troviamo piatti
come le penne allo sco-
glio, le tagliatelle o lo
stinco al forno. Mentre
dall' altro le tentazioni,
sempre speziate e talvol-
ta piccantine, si chiama-
no yassa ginaar (pollo
con riso) o thiebu bu jeen
(riso e pesce). In futuro,
spiega il patron, il menu
espanderà ulteriormente
la propria giurisdizione
geografica.
All’interno del locale
noterete con piacere che
vi sono presenti molti
libri: dai romanzi di viag-
gio, ai libri fotografici,
dalle fiabe africane, alle
guide culinarie. Vi invitia-
mo a leggere ciò che più
vi aggrada. Incominciate
il vostro viaggio lettera-
rio.
Una curiosità: Demm
Dikk è anche il nome
della maggiore ditta di
tasporto di Dakar come
l'ATM milanese! Buon
viaggio, di andata e ritor-
no!
Sapori, un viaggio tra l’Italia e il Senegal
Ceebu ginaar (riso con pollo)
Ingredienti :
-1 grosso pollo in parti -*Nokoss -1/2 l di olio di arachide -1 cipolla -2 cucchiai di concentra-to di pomodoro -250 g di passata di po-modoro -1 foglia di alloro -3 carote -1/2 ceppo di crauti fre-schi o cavolo verza -1 melanzana -1 peperone rosso -1 rapa bianca -1 kg di riso
Preparazione: Fiam-meggiare il pollo, lavarlo con acqua, aceto e sale grosso e risciacquarlo. Macinare un peperonci-no, mezza foglia di allo-ro, un po' di pepe e un cucchiaio di nocoss.
La “cucina” come scambio culturale
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Peccati di Gola
Provocare un piccolo buco in ognuno dei pez-zi di pollo ed inserirvi il miscuglio così ottenuto, prestando attenzione a schiacciarlo bene per-ché non esca durante la cottura. Far marinare il pollo con il nocoss per qualche minuto. Scaldare metà dell'olio, salarlo leggermente e fare friggere a lungo i pezzi di pollo da en-trambe le parti. Posarli su un piatto. Non riutiliz-zare l'olio della frittura. Tagliare la cipolla a quadrotti e farla rosolare nel restante olio caldo, aggiungere il pomodoro concentrato, la passata di pomodoro, i pezzi di pollo e l'altra mezza foglia di alloro, lasciare insaporire per 5 minuti. Versare 2 l d'acqua e portare a ebollizione. Pulire le verdure: pelare le carote e la rapa, ta-gliare in due il mezzo cavolo, i crauti, la me-lanzana, dividere in quattro il peperone. Aggiungerle al sugo, coprire e far cuocere a fuoco lento per un'ora circa. A metà cottura aggiungere il nocoss. Estrarre le verdure e metterle su un piatto tenuto al caldo, bagnar-le con un po' di sugo. Lavare il riso e aggiun-gerlo al sugo, ricoprire la pentola e lasciare cuocere a fuoco lento per 20 minuti circa. Versare il riso in un piatto di portata, dispor-vi sopra le verdure. Ser-vire caldo. -*Nokoss
Ingredienti - 5 peperoncini rossi secchi - 1 grosso spicchio d'a-glio (o 2 piccoli) - 1 cucchiaino da caffè
di pepe nero (in grani o in polvere) - 5 dadi di carne del tipo secco, non morbido
Preparazione: Me-scolare gli ingredienti e macinarli in un mixer o pestarli in un mortaio.
Note: Si tratta di una miscela di aromi che serve per insaporire praticamente tutti i piatti, almeno quelli salati.
Tagliatelle primavera
Ingredienti:
- 350 g di pasta tipo tagliatelle -3 fette di prosciutto cotto -8 asparagi -250 g di panna liquida - Formaggio parmigiano grattugiato - 1 noce di burro - Sale - 1 macinata di pepe bianco Preparazione: Elimi-
nare la parte bianca degli
asparagi e lessarli in ac-
qua salata.
Mentre cuociono le ta-
gliatelle fondere una no-
ce di burro in un pentoli-
no, unirvi gli asparagi
affettati, il prosciutto tri-
tato e la panna.
Scaldare la salsa senza
farla bollire.
Scolare la pasta, condirla
con la salsa agli aspara-
gi, una macinata di pepe
e il parmigiano grattugia-
to.
Caakry
Ingredienti
- 500 g di sanxal o di semola di miglio - sale - noce moscata
- 1 bustina di zucchero vanigliato - burro - 500 g di yogurt o sow (latte cagliato) - latte concentrato zuc-cherato - zucchero - 4 bustine di zucchero vanigliato o 2 di vanillina - 1 cucchiaino di aroma di fiori d'arancio
Preparazione
Prima di iniziare la cot-tura lavare il miglio. Ver-sare il prodotto in una ciotola e ricoprirla d'ac-qua in modo da poterlo facilmente sciacquare a mano e permettere l'af-fioramento di impurità. Mescolare la semola in senso orario versando poca acqua alla volta, ruotare fino ad ottenere delle piccole palline grosse quanto i grani del cuscus di semola di grano. In Italia, in man-canza di semola di mi-glio, può essere sostitui-to con normale cuscus. Far bollire in una pento-la 1 litro d'acqua legger-mente salata. Lasciare cuocere per 15 minuti circa. Versare lo yogurt in una ciotola o in una grande brocca. Aggiungere lo zucchero, il latte concentrato, lo zucchero vanigliato e l'aroma di fiori d'arancio. Mescolare fino a quan-do lo zucchero sarà completamente sciolto, assaggiare per verifica-re il gusto. Far raffred-dare in frigorifero per 20 minuti circa. Disporre su una ciotola il caakry, condirlo con un po' di noce moscata grattugiata al momento, una bustina di zucchero vanigliato e una noce di burro, aggiungere lo
yogurt, mescolare e servire in piccole ciotole o tazze.
Melone color
Ingredienti
- 1 melone di tipo bian-co del peso di 500 gr - 200 g di fragoline di bosco - 1 bicchiere di vino bianco amabile - 1 mela ,1 pera - 1 fetta di ananas - 50 g di ciliegie - 4 cucchiai di zucchero in polvere - 1 bicchierino di kirsch
Preparazione: Pulite le fragoline e mettetele nel vino per lavarle, do-po di che scolatele e passatele al setaccio. In una terrina raccoglie-te la purea delle fragoli-ne ed aggiungetelo zuc-chero, il kirsch e tutta l'altra frutta, lavata, sbucciata e ridotta a dadini, mentre le ciliegie vanno divise a metà. Pulite il melone e elimi-nate uno strato sottile di buccia nella parte infe-riore, quanto basta per-chè possa restare dritto sul piatto. Dopo di che eliminate anche la calot-ta superiore e procedete eliminando i semi ed i filamenti, quindi, svuota-telo della polpa, che ridurrete poi a cubetti. Unite ora tutta la frutta, compresa la polpa del melone, mescolate tutto e riempiteci il melone.
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