Post on 14-Feb-2019
Poesia è il mondo
l’umanitàDALL’ANALISI DI «VEGLIA» ALLA RACCOLTA «IL PORTO SEPOLTO»
DI GIUSEPPE UNGARETTI
La lirica ha un dichiarato carattere diaristico. Lo evidenzia l’indicazione del
luogo, a fine poesia e parte integrante di essa, e la data stessa, a cui il titolo
«Veglia» non può che rinviare.
Luogo e data, sempre preziosi nell’essenzialità delle parole scelte da Ungaretti,
sono ancor più significativi se contestualizzano la «veglia» del poeta-soldato in
un vissuto umano ben preciso, la guerra di trincea di 100 anni fa.
Ungaretti ci dà non solo testimonianza visiva di sé (eccolo in una foto che lo
ritrae) ma ci consente di risalire al momento
esatto della sua redazione, perché nel pubbli-
care le sue poesie sceglie di consegnarci dei
testi in prosa, per dare ai suoi lettori traccia di
quello che ha tolto, scrivendo.
Quei testi sono ciò che il poeta indica come
«recupero memoriale», come ci viene
suggerito nella scelta del titolo della raccolta «Il porto sepolto».
VEGLIA
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
VEGLIA
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto Cima Quattro il 23 dicembre 1915
attaccato alla vita
Veglia.
Veglia è la vigilia di una sentinella. Veglia è un tempo di vigilia. Vigilia di una festa importante.
Natale. Il Natale del 1915. Cento anni fa. Cento
anni fa i nostri bisnonni combattevano per un
lembo di terra. Per Ungaretti erano i suoi primi
giorni di guerra. In guerra ci sarebbe poi stato per
tre anni e mezzo.
La sua veglia è resa drammatica dalla presenza
di un anonimo compagno morto.
L’INDICAZIONE DEL LUOGO E DELLA DATA
CIMA 4
VEGLIA
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
INCIPIT ed EXPLICIT
Il complemento di tempo, isolato nel primo verso, dilata verso una condizione di attonito
e irreale sbigottimento l’immagine terribile di morte che ci apparirà nei versi successivi.
Come un pittore, il poeta si serve di particolari che possano colpire l’immaginazione del
suo lettore. Un cadavere al nostro fianco è già di per sé fonte di orrore. Quel cadavere è
un compagno che non ha avuto nemmeno la possibilità di essere stato ricomposto ma è
bloccato in una posizione del volto e delle mani innaturale: «la sua bocca digrignata» è
«volta al plenilunio» e le «sue mani» sono rese inerte dalla «congestione» o spasimo dellamorte.
Il poeta stesso si sente una cosa, non un uomo, perché si ritrova «buttato vicino» al suocompagno. Non avrà scelto la sua posizione di trincea, dove la notte di luna piena lo
tiene sveglio a pensare, in silenzio. E’ un silenzio che però egli vive da uomo, non da
«cosa» o da «cadavere» che non serva più: se egli è stato «buttato» non vuol dire che
abbia rinunciato a sentirsi uomo. Scrivere è atto innaturale in quel contesto di guerra.
Scrivere lettere è sentirsi in vita, cercare la vita oltre la trincea. Scrivere lettere piene
d’amore (ad una donna? Alla madre?) è – come spiega appena dopo nell’ultimo
periodo sintattico – sentirsi «tanto attaccato alla vita». Buttato? No, attaccato. Il testo haun inizio deciso da altri ma ha una fine voluta diversamente da chi – nel silenzio ha visto,
ha pensato, ha rielaborato. Si poteva scegliere la via della follia, del suicidio, della
disperazione che allontana per sempre. Ungà (così veniva chiamata dai suoi compagni
d’armi) sceglie (e si salva per questo) la vita.
Pablo Picasso, Guernica, 1937
SIGNIFICATO e SIGNIFICANTE
Il testo l’abbiamo ora contestualizzato e analizzato nel suo contenuto.
Ma la poesia è un linguaggio particolare. Essa fa della forma un valore forte: il che cosa
viene detto («significato») è anche dovuto al come viene detto («significante»).
Il linguaggio della poesia vive del suo essere connotativo. Figure retoriche, scelte
lessicali, ritmo tutti insieme fanno sì che un testo si animi, prenda voce, prenda
consistenza oltre il suo valore «razionale» perché accede ad altri campi sensoriali. Come
il testo di una canzone, per quanto bello e significativo, non ha compiutezza senza
l’apporto dello spartito. Così il testo poetico.
Un’immediata percezione della necessità di cogliere in un testo poetico le sue
numerose componenti (in primis quelle fonico-timbriche) ci è data dalla voce stessa del
poeta. Ungaretti ci ha lasciato diverse testimonianze televisive. Sono in bianco e nero,
ma la possibilità di internet ce le rende ancora moderne.
«Prima di tutto la poesia, se c’è, seduce mediante la musica dei suoi vocaboli,
mediante un segreto» (Ungaretti)
Ungaretti legge «I fiumi»
Link esterno – Link interno
Ungaretti legge «Fratelli»
Link esterno – Link interno
Ungaretti presenta la sua raccolta «IL PORTO SEPOLTO» 1’30’’
Link esterno – Link interno
Rai Cultura – Presentazione critica de «IL PORTO SEPOLTO» 2’57’’
VEGLIA
Un’intera nottata settenario
1 2 3 4 5 6 7
buttato vicino / a un compagno endecasillabo
1 2 3 4 5 6 7 8 10 11
Massacrato / con la sua bocca novenario
1 2 3 4 5 6 7 8 9
digrignata / volta al plenilunio endecasillabo
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
con la congestione / delle sue mani endecasillabo
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
penetrata / nel mio silenzio novenario
ho scritto / lettere piene d’amore endecasillabo
Non sono mai stato / tanto novenario
attaccato alla vita settenario
La sintassi del verso e
la ricomposizione
della versificazione
tradizionale
VEGLIA
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
I RICHIAMI FONICI
- rima
buttato – massacrato
nottata – digrignata – penetrata
stato – attaccato
- assonanza (-á.o)
stato – tanto – attacato
- allitterazione
Intera – nottata – buttato – massacrato – digrignata – volta --
congestione – penetrata – scritto – lettere – stato – tanto –
attaccato – vita
• Perché è importante
questo testo?
• Quante informazioni ci
dà Ungaretti su stesso?
Sulla sua ansia di vita?
Sul suo desiderio di
scrivere di vita, pur in
presenza della morte?
• Perché sceglie di
pubblicare questo testo
in «Appendice» alle sue
poesie?
• Il «vissuto umano» è così
importante per lui? E’
«Vita d’un uomo»? O solo
la sua vita?
VEGLIA
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
I RICHIAMI TEMATICI nelle altre poesie
della raccolta
• La presenza del tempo nella sua materialità fisica
• La contrapposizione fra vita e morte, anzi la
necessità della vita a dispetto della morte
• La parola poetica come riscatto e memoria
• Il silenzio, tempo della poesia
Stasera
Balaustrata di brezza
Per appoggiare stasera
La mia malinconia
Versa il 22 maggio 1916
La presenza del
tempo nella sua
materialità fisica
Sono una creatura
Come questa pietradel S. Michelecosì freddacosì duracosì prosciugatacosì refrattaria
cos' totalmente disanimata
Come questa pietraè il mio piantoche non si vede
La mortesi scontavivendo
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
La contrapposizione
fra vita e morte, anzi
la necessità della vita
a dispetto della
morte
San Martino del Carso
Di queste casenon è rimasto che qualchebrandello di muro
Di tantiche mi corrispondevanonon è rimastoneppure tanto
Ma nel cuorenessuna croce manca
E’ il mio cuoreil paese più straziato
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
La parola poetica
come riscatto e
memoria
In memoriaLa parola poetica
come riscatto e
memoria
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
Locvizza il 30 settembre 1916
SilenzioIl silenzio, tempo della
poesiaConosco una cittàche ogni giorno s'empie di solee tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limiodelle cicale
Dal bastimentoverniciato di biancoho vistola mia città sparirelasciandoun pocoun abbraccio di lumi nell'aria torbidasospesi.
Mariano il 27 giugno1916
Tramonto sulla città di Alessandria d’Egitto
La raccolta poetica
diventa sinfonia se
siamo disposti a
leggerla nella sua
completezza
UN TESTO RICHIAMA UN ALTRO TESTO E TUTTI INSIEMESONO POESIA.
POESIA
E’ IL MONDO L’UMANITA’
LA PROPRIA VITA FIORITI DALLA PAROLA
DA «COMMIATO»
Riconoscere la compresenza dei temi a partire da uno dei testi della raccolta è
sperimentare il valore della poesia come un «continuum», una voce poetica che
trova realtà attraverso forme di un unico cantico.
Le ragioni di un titolo
«Il porto sepolto»
«Verso i diciassette anni, forse più tardi, ho conosciuto due giovaniingegneri francesi, i fratelli Thuile, Jean e Henri Thuile…Abitavano fuorid’Alessandria, in mezzo al deserto, al Mex. Mi parlavano d’un porto,d’un porto sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica,provando che Alessandria era un porto già prima d’Alessandro, chegià prima d’Alessandro era una città. Non se ne sa nulla. Quella miacittà si consuma e s’annienta d’attimo in attimo. Come faremo asapere delle sue origini se non persiste più nulla nemmeno di quanto èsuccesso un attimo fa? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segnoche quel porto custodito in fondo al mare, unico documentotramandatoci d’ogni era d’Alessandria. Il titolo del primo libro derivada quel porto."
"Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile."
IL PORTO SEPOLTO
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto
Mariano il 29 giugno 1916
COMMIATO
Gentile
Ettore Serrapoesiaè il mondo l’umanitàla propria vitafioriti dalla parolala limpida meravigliadi un delirante fermento
Quando trovoin questo mio silenziouna parolascavata è nella mia vitacome un abisso
Locvizza il 2 ottobre 1916
Ungaretti ed Ettore Serra, Destini incrociati– puntata del 29 febbraio 2012 (Radio24)
Ascolta la puntata in podcast (34’)
Un parco letterario a suo nome, nei luoghi della guerra, con le sue parole, in nome della
speranza: LINK PARCO
LINK AI LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA
IN DETTAGLIO LA TRINCEA DI VALLONCELLO e CIMA 4 SUL MONTE S.MICHELE
SITOGRAFIA
Sul Carso con G. Ungaretti (pdf)
Rinnovare un linguaggio (filmato Rai 1’13’’)
La guerra nella poesia di Ungaretti (filmato Rai 2’37’’)