Post on 18-Feb-2019
PIANO DI PREVISIONE E PREVENZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
DELLA PROVINCIA DI LATINA
Presidente della Provincia di Latina : Armando Cusani
Delegato alla Protezione Civile : Serafino Di Palma
A cura di
Settore Polizia Provinciale - Servizio Protezione Civile
Dirigente Attilio Novelli
Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale
Dirigente Carlo Perotto
Gruppo di lavoro
Servizio Protezione Civile: Carla Pasqualucci, Gaetano Greco
Settore Polizia Provinciale: Rita Bittarelli , Guido Manzo
Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale: Sergio Cavelli, Paolo Sarandrea, Pasqualina Costanza Buono
Elaborazioni cartografiche
Paolo Sarandrea
Ringraziamenti
Per la cortese e competente consulenza fornita nell’ analisi del sistema delle radiocomunicazioni si ringraziano
Adalberto Bagossi e Marco Monti
Quanto più già si sa, tanto più bisogna ancora imparare
(Schiller)
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INDICE
CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
1.1 Struttura del Piano e approccio metodologico . 9
1.2 Normativa di riferimento 12
1.3 Soggetti coinvolti nell’ attività di pianificazione 16
1.4 Definizione di rischio 18
1.5 Classificazione dei rischi nella L. 225/92 19
CAPITOLO 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
2.1 Inquadramento geografico 21
2.1.1 Le montagne e la fascia collinare 22
2.1.2 Le pianure costiere 24
2.1.3 Le isole 27
2.2 Idrografia superficiale 28
2.3 Assetto geologico del territorio provinciale 30
2.3.1 Isole Pontine 31
2.3.2 Colli Albani 32
2.3.3 La dorsale dei Monti Lepini-Ausoni e Aurunci 33
2.3.4 La valle dell’Amaseno 34
2.3.5 Le Pianure Costiere 34
2.3.6 La valle dell’Ausente e la piana del Garigliano 35
2.4 Geomorfologia 37
2.5 Sismicità 42
2.5.1 Macrozonazione sismica 43
2.6 Distribuzione e caratteristiche del territorio e della popolazione 47
2.6.1. Distribuzione della popolazione per classi d’età 48
2.6.2 Distribuzione degli stranieri 49
2.7 Il clima 51
2.8 Venti prevalenti 53
2.9 Piogge 55
2.10 Viabilità provinciale e tratte regionali 58
2.11 Rete ferroviaria 63
CAPITOLO 3. ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE
NELLA PROVINCIA DI LATINA
3.1 Strutture di Protezione Civile. 6 4
a) Provincia 64
b) Comitato Provinciale di Protezione Civile 65
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c) Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) 66
d) Sala Operativa 67
e) Centro Operativo Misto (COM) 68
f) Ufficio Territoriale del Governo 69
g) Comune 69
h) Centri Operativi Comunali (C.O.C) e Intercomunali (COI) 70
i) Organizzazioni di Volontariato 72
l) Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco 75
m) Forze dell’Ordine 76
n) Comando Provinciale dei Carabinieri 77
o) Comando Sezionale Polizia Stradale 78
p) Comando Provinciale Guardia di Finanza 79
q) Coordinamento Provinciale del Corpo Forestale dello Stato 80
r) Corpo Polizia Provinciale 82
s) Centrale operativa 118 83
t) Croce Rossa Italiana 83
u) Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) (Sez. Provinciale) 84
v) Azienda Unità Sanitaria Locale 84
CAPITOLO 4. SCENARI DI EVENTO
4.1 Definizione 86
4.2 Rischio frane e inondazione 91
4.3 Rischio incendio boschivo 93
4. 3.1 Brevi note sul reato di incendio boschivo 94
4.3.2 Il Catasto degli incendi boschivi nella Provincia di Latina. 95
(Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3606/2007)
4.3.3 Attività di prevenzione 98
4.4 Rischio industriale e incidente rilevante 101
4.4.1 Zona di impatto degli eventi incidentali 103
4.5. Rischio sismico 108
CAPITOLO 5. LINEAMENTI DI PIANIFICAZIONE
5.1 La pianificazione provinciale di emergenza: le funzioni di supporto 109
5.2 Censimento delle risorse 113
5.3 Le aree di emergenza 114
5.4 La comunicazione in emergenza 115
5.4.1 Le strategie della comunicazione in emergenza 116
5.4.2 Frequenze radio autorizzate 117
5.4.3 Sistema delle radiocomunicazioni di soccorso nella Provincia di Latina 117
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CAPITOLO 6. MODELLI DI INTERVENTO
7.1 Definizione 122
7.2 Il Sistema di allertamento. I Centri Funzionali 123
7.3 Modello di intervento per il rischio idrogeologico 128
7.4 Modello di intervento per il rischio incendio boschivo e di interfaccia 137
7.5 Modello di intervento per il rischio chimico industriale (rinvio) 142
7.6 Verifica e aggiornamento del Piano Provinciale di Previsione e Prevenzione 142
ALLEGATI
I. Diagrammi Bagnouls – Gaussen
II. Diagrammi venti prevalenti
III. Diagrammi piogge
IV. Recapiti telefonici responsabili tecnici delle strade provinciali
V. Recapiti telefonici e sedi delle associazioni di volontariato
VI. Nominativi e recapiti dei referenti delle funzioni di supporto
VII. Schede stabilimenti industriali a rischio incidente rilevante
VIII. Strutture ricettive
IX. Edifici scolastici
X. Automezzi in dotazione alla Provincia di Latina
XI. Aziende noleggio automezzi
XII. Aziende noleggio attrezzature utili in emergenza
XIII. Risorse umane e strumentali dei Vigili del Fuoco
XIV. Risorse umane e strumentali del Corpo Forestale dello Stato
XV. Risorse umane e strumentali delle Associazioni di Volontariato
XVI. Risorse umane e strumentali del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana
XVII. Strutture sanitarie
XVIII. Aviosuperfici ed elisuperfici
XIX. Referenti dei media locali
XX. Scheda operativa per il rischio idrogeologico e idraulico
TAVOLE
TAV. 1 Carta degli elementi antropici potenzialmente vulnerabili
TAV. 2 Carta degli elementi antropici di intervento
TAV.3 Carta delle aree a rischio e pericolosità da frana
TAV.4 Carta delle aree a rischio e pericolosità idraulica
TAV.5 Carta delle aree a rischio incendio boschivo
TAV.6 Carta delle aree a rischio incidente rilevante
TAV.7 Carta delle aree a rischio sismico
TAV.S1 Scenario idrogeologico Valle dell’Amaseno
APPENDICI A p p e n d i c e I
A p p e n d i c e I I
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Con la redazione del “Piano Provinciale di Prevenzione e Previsione di Protezione Civile” la Provincia di Latina adempie al meglio ad un suo importante ruolo istituzionale: la tutela del territorio e la salvaguardia dei propri residenti. E’ un atto di civiltà, oltre che un dovere istituzionale assegnato alle Province dal Servizio Nazionale di Protezione Civile con la legge 225 del 1992. Per la Provincia di Latina si è reso necessario consegnare agli uomini della Protezione Civile un piano completo che consenta azioni adeguate nell’affrontare situazioni critiche. Attraverso un attento esame morfologico ed idrogeologico, una mappa degli elementi vulnerabili censiti, georeferenziati e costantemente monitorati per la previsione dei rischi e le conseguenti azioni di difesa, la Provincia è stata così dotata di una preziosa banca dati che consente interventi tempestivi e mirati di uomini e mezzi. Due gli indicatori fondamentali del Piano per proporci in modo adeguato nell’affrontare situazioni critiche: la programmazione, afferente alla fase di previsione dell’evento e diretta alla conoscenza tecnica scientifica dei rischi, e la pianificazione, che consiste nelle e vere e proprie procedure operative d’intervento. In questo modo sarà possibile tenere sotto controllo l’emergenza ed agire in maniera “scientifica”. Con la partecipazione civile ma anche con il progresso tecnologico la provincia di Latina è ora in grado di attutire i danni provocati da calamità improvvise.
Armando Cusani
Presidente della Provincia di Latina
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Il Piano Provinciale di Previsione e Prevenzione rappresenta un modello logistico fondamentale per la gestione delle emergenze che dovessero verificarsi sul nostro territorio e uno strumento di evidente utilità per tutti gli interventi di protezione civile che qui si rendessero necessari. Per la prima volta sono stati raccolti ed elaborati, anche su base cartografica, una serie di dati e di informazioni che oltre a garantire una più efficace conoscenza della realtà provinciale, ci consentono di affrontare le emergenze e le calamità con maggiore consapevolezza e sempre minore approssimazione. Così se nella prima parte del Piano viene analizzata con competenza scientifica la realtà territoriale della provincia sotto il profilo geomorfologico, avendo altresì riguardo alla distribuzione e alle caratteristiche della popolazione, nei capitoli relativi alla pianificazione si è provveduto a fornire una preziosa ed aggiornata banca dati che raccoglie informazioni indispensabili relative alle risorse umane e strumentali disponibili sul territorio e, dunque, immediatamente utilizzabili in emergenza. Fondamentale è altresì l’ultima parte del documento, laddove vengono proposti i modelli di intervento per il rischio idrogeologico ed il rischio incendi boschivi, vale a dire le concrete procedure da attivare al verificarsi dell’evento calamitoso, attraverso l’ individuazione delle istituzioni, degli attori e delle azioni da porre in essere. In sintesi il Piano si propone di coordinare e razionalizzare gli interventi di protezione civile al fine di perfezionare l’efficacia e la tempestività degli interventi nel rispetto dei ruoli e delle competenze assegnati dal legislatore ai soggetti istituzionali e alle forze della società civile. E’ evidente che qualunque attività di pianificazione è in costante divenire e, pertanto, necessita di continue revisioni ed aggiornamenti, ma il presente documento rappresenta senza dubbio un’importante base di partenza, un punto fermo sul quale continuare a lavorare per migliorare, nel tempo, le condizioni di sicurezza della popolazione e per mitigare le criticità esistenti sul territorio. Il Delegato alla Protezione Civile Serafino Di Palma
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
1.1) Struttura del Piano e approccio metodologico.
La legge 225/1992, istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile, assegna alle Province un
ruolo fondamentale nella elaborazione del Piano Provinciale di Prevenzione e Previsione di
Protezione Civile, in conformità a quanto stabilito nei Programmi e Piani regionali di Emergenza.
La Provincia di Latina ha elaborato un proprio documento preliminare al Programma Provinciale di
Previsione e Prevenzione dei Rischi di Protezione Civile, presentato nel maggio 2002.
Naturalmente tale documento ha rappresentato uno strumento importante per la definizione degli
indirizzi di pianificazione d’emergenza contenuti nel presente Piano, unitamente a tutti gli studi e i
documenti esistenti presso gli altri enti che si occupano di difesa e pianificazione del territorio.
L’approccio metodologico utilizzato per la stesura del Piano ha tenuto conto delle linee guida
contenute nel c.d. Metodo Augustus, elaborato da un gruppo di lavoro composto da funzionari del
Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno.
Il Metodo Augustus rappresenta una sintesi coordinata degli indirizzi per la pianificazione, per la
prima volta raccolti in un unico documento operativo.
Ai fini della predisposizione del Piano provinciale occorre distinguere l’attività di programmazione
dalla pianificazione in senso stretto.
La programmazione è afferente alla fase di previsione dell’evento ed è diretta alla conoscenza
tecnico-scientifica dei rischi che insistono sul territorio provinciale con relativa elaborazione di una
mappa degli stessi. Una efficace attività di programmazione è destinata a mitigare ed attenuare i
rischi stessi. In particolare il programma definisce le priorità e gradualità temporali di attuazione
degli interventi di protezione civile, con riferimento alla pericolosità dell’evento calamitoso, della
vulnerabilità del territorio e delle disponibilità finanziarie.
Il presente lavoro ha ad oggetto in modo specifico l’attività di pianificazione che consiste invece
nelle concrete procedure operative di intervento da porre in essere nell’ipotesi in cui si verifichi
l’evento calamitoso.
Pertanto, la pianificazione provinciale risponde alla esigenza di individuare e localizzare le risorse
presenti nel territorio, sia pubbliche che private, necessarie per predisporre un modello di intervento
che definisca le azioni e le strategie da adottare.
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Nel rispetto delle linee guida elaborate dal Metodo Augustus, il Piano Provinciale è strutturato in tre
parti: Parte Generale, Lineamenti di Pianificazione, Modello di intervento.
a) Parte generale. Contiene le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di
monitoraggio presenti e alla elaborazione degli scenari di rischio.
Ai fini di una completa conoscenza del territorio sono altresì riportati i dati precisi relativi alla
popolazione. In particolare:
numero di abitanti per comune, per fasce di età;
numero di stranieri residenti per comune. distinti per sesso;
carta della densità della popolazione per comune e provincia.
Sono quindi individuati gli scenari degli eventi attesi, in relazione ai diversi rischi
configurabili :
. rischio idraulico (alluvioni): cartografia delle aree inondabili, stima della popolazione
coinvolta nelle aree inondabili, stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili,
quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili.
. rischio frane: cartografia degli abitati instabili, stima della popolazione nell’area instabile,
quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree instabili,
indicatori di evento ( reti di monitoraggio).
. rischio industriale: censimento delle industrie soggette a notifica e dichiarazione,
specificazione dei cicli produttivi degli impianti industriali, calcolo delle sostanze in deposito
e in lavorazione, censimento della popolazione nell’area interessata all’evento, calcolo
dell’area d’impatto esterna alle industrie.
. rischio di incendio boschivo: carta dell’uso del suolo ( estensione del patrimonio boschivo),
carta climatica del territorio, carta degli incendi storici, carta degli approvvigionamenti idrici.
. rischio sismico: carta della pericolosità sismica, classificazione sismica dei comuni.
b) Lineamenti di pianificazione:
In tale fase sono stati individuati gli obiettivi da conseguire per dare una adeguata risposta di
Protezione Civile ad una qualsiasi emergenza, in particolare quelli diretti a garantire la
direzione unitaria dei servizi di emergenza principalmente attraverso la creazione di un
Centro Coordinamento Soccorsi. Il Centro Coordinamento Soccorsi assume la direzione
unitaria dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale al fine di supportare gli
interventi dei Sindaci dei Comuni interessati.
La pianificazione prevede necessariamente l’attività di salvaguardia della popolazione, che è
prevalentemente assegnata ai Sindaci. Le misure di salvaguardia per gli eventi prevedibili (es.
rischio idrogeologico) sono finalizzate all’allontanamento della popolazione dalla zona di
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pericolo. Per gli eventi imprevedibili (terremoto, rischio chimico industriale ecc..) sarà di
fondamentale importanza organizzare il primo soccorso entro poche ore dall’evento.
Fondamentale è altresì l’informazione della popolazione . Coloro che risiedono nelle zone
direttamente o indirettamente interessate dall’evento devono preventivamente conoscere le
caratteristiche essenziali del rischio che insiste sul proprio territorio, le predisposizioni del
piano di emergenza nell’area in cui risiedono, come comportarsi prima, durante e dopo
l’evento e con quale mezzo e in che modo verranno diffuse informazioni e allarmi. Ciò sarà
possibile attraverso la distribuzione capillare di schede informative di facile comprensione.
Occorre altresì che la popolazione abbia cognizione degli strumenti di mitigazione dei rischi,
ciò soprattutto in fase di emergenza.
Pertanto si è previsto nel Piano un coinvolgimento dei media, sia nella fase di conoscenza del
Piano e dei suoi contenuti, sia in fase di emergenza.
I lineamenti di pianificazione prevedono altresì le seguenti attività:
. La salvaguardia del sistema produttivo;
. Il ripristino della viabilità e dei trasporti;
. La funzionalità delle telecomunicazioni;
. La funzionalità dei servizi essenziali;
. Censimento e salvaguardia dei beni culturali;
c) Modello di intervento:
Tale fase è caratterizzata dall’assegnazione delle responsabilità ai vari livelli di comando e
controllo per la gestione delle emergenze e si realizza attraverso il costante scambio di
informazioni e il coordinamento di tutti i centri operativi.
Il massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale è
il Comitato Provinciale della Protezione Civile.
Il Comitato, concretamente, eserciterà la direzione unitaria dei servizi di emergenza
attraverso l’utilizzazione di tre strutture operative:
- il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS);
- la Sala Operativa ;
- i Centri Operativi Misti (COM).
Il Comitato Provinciale di Protezione Civile rappresenta il massimo organo di
coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. Avrà il compito di
individuare le strategie di intervento per il superamento dell’emergenza razionalizzando le
risorse disponibili nel territorio provinciale e al tempo stesso garantire il coordinamento
degli interventi della regione o del governo nazionale a seconda della natura dell’evento
calamitoso.
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1.2) Normativa di riferimento
La materia della Protezione Civile è disciplinata a livello nazionale e regionale.
Di seguito si riporta l’elenco della principale normativa che disciplina il settore suddivisa in
statale e regionale, con particolare riferimento alle competenze della Provincia.
a) Normativa Statale
La legge 22 febbraio 1992 n. 225 – Istituzione del Servizio Nazionale della
Protezione Civile – Il Servizio Nazionale della Protezione Civile ha la finalità di “ tutelare
l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni
derivanti da calamità naturali o da altri eventi calamitosi”. L’art. 13, individua le Province
quali soggetti che partecipano all’organizzazione e all’attuazione del Servizio nazionale
della Protezione Civile, “assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione,
raccolta ed elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di
programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con
i programmi nazionali e regionali.
Per le finalità di cui al comma 1 in ogni capoluogo di provincia istituito il Comitato
provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell’amministrazione provinciale
o da un suo delegato. Del Comitato fa parte un rappresentante del Prefetto”
Il Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n. 112 – Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali – in attuazione del capo I della L.
15 marzo 1997 n.59 (c.d. Legge Bassanini ), al Capo VIII – Protezione Civile, art. 108,
comma b), affida alle Province le funzioni relative :
“1) all’ attuazione in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di
prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, con l’adozione dei
connessi provvedimenti amministrativi;
2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi
regionali;
3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione
civile dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi di cui
all’art.2, comma 1, lettera b), della L. 225/1992”
La riforma delle autonomie locali, avvenuta con il Decreto Legislativo 18 agosto
2000 n. 267 (Testo Unico), artt. 19 e 20, ha assegnato alle province funzioni amministrative
che riguardano numerosi settori tra i quali quello della tutela del suolo, della valorizzazione
dell’ambiente e della prevenzione delle calamità.
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La legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 di riforma del Titolo V della
Costituzione della Repubblica Italiana prevede che “Sono materie di legislazione
concorrente quelle relative a (…) protezione civile (…) Nelle materie di legislazione
concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei
principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”.
La legge 3 agosto 1998 n. 267 – Misure urgenti per la prevenzione del rischio
idrogeologico – all’art. 1, comma 4, recita : “ gli organi di Protezione Civile, così come
definiti dalla Legge 24 febbraio 1992 n. 225, e dal Decreto Legislativo 112/98, provvedono
a predisporre, per le aree a rischio idrogeologico, con priorità assegnata a quelle in cui la
maggior vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose e il
patrimonio ambientale, piani urgenti di emergenza contenenti le misure per la salvaguardia
dell’incolumità delle popolazioni interessate, compreso il preallertamento, l’allarme e la
messa in sicurezza preventiva, anche utilizzando sistemi di monitoraggio”. In seguito al
verificarsi di eventi calamitosi di particolare gravità sono stati emanati il c.d. “Decreto
Sarno” n. 180/1998 e il c.d. “Decreto Soverato” n. 279/2000, poi convertito nella L.
365/2000.
La legge quadro 21 novembre 2000 n. 353 in materia di incendi boschivi Art.1
co. II “per il perseguimento delle finalità di cui al comma 1 gli enti competenti svolgono in
modo coordinato attività di previsione, di prevenzione e di lotta attiva contro gli incendi
boschivi con mezzi da terra ed aerei, nel rispetto delle competenze previste dal decreto
legislativo 31 marzo 1998 n.112, nonché attività di formazione, informazione ed educazione
ambientale”. L’ art. 4 co. 5 recita “Le province, le comunità montane ed i comuni attuano le
attività di previsione e di prevenzione secondo le attribuzioni stabilite dalle regioni”.
Decreto legislativo del 17 agosto 1999 n. 334 attuazione della Direttiva 96/82/CE
relativa al controllo dei pericoli di incendi rilevanti connessi con determinate sostanze
pericolose. Ai sensi dell’art. 19 del decreto un rappresentante della Provincia
territorialmente competente è membro del Comitato tecnico regionale o interregionale che
provvede a svolgere le istruttorie per gli stabilimenti soggetti alla presentazione del rapporto
di sicurezza e a formulare le relative conclusioni.
Legge 11 agosto 1991 n. 266 “Legge quadro sul volontariato” stabilisce i principi
cui le regioni devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le
organizzazioni di volontariato. In seguito è stato emanato il regolamento con D.P.R. 613/94,
sostituito di recente dal D.P.R. 194/2001 riguardante la “Nuova disciplina della
partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile”.
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D.l. 31 maggio 2005 n. 90 recante disposizioni urgenti in materia di protezione
civile, coordinato con la legge di conversione del 26.07. 2005 n. 152 in particolare:
- demanda al Presidente del Consiglio dei ministri l’individuazione dei periodi temporali di
svolgimento delle campagne, estiva ed invernale, di lotta attiva agli incendi boschivi;
- fissa nuove procedure per il reclutamento e l’utilizzo di personale dirigenziale da parte del
Dipartimento della protezione civile, in considerazione della necessità per il Dipartimento
stesso di avvalersi esclusivamente di personale esperto in possesso di un qualificato know-
how acquisito tramite specifiche esperienze maturate in contesti inerenti ai compiti
istituzionali del Dipartimento medesimo;
- consente al Dipartimento della protezione civile di erogare un indennizzo a coloro che
nell’esercizio dell’attività di protezione civile abbiano subito una grave menomazione,
ovvero siano deceduti.
b) Normativa regionale
L. R. 11 aprile 1985 n. 37 “Istituzione del servizio di Protezione Civile nella Regione
Lazio”.
L. R. 10 aprile 1991 n. 15 “ Modifiche e integrazioni alla legge regionale11. 04. 1985
n. 37 concernente l’istituzione del Servizio di Protezione Civile nella Regione Lazio”.
L. R. 28 giugno 1993 n. 29 “ Disciplina dell’attività di volontariato nella Regione
Lazio”.
L. R. 23 maggio 1996 n. 18 “Modifica della legge regionale 28.06.93 concernente la
disciplina dell’attività di volontariato nella Regione Lazio”.
L.R. 6 agosto 1999 n.14/b “ Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale
per la realizzazione del decentramento amministrativo” (Capo IX artt. 133/137).
L.R. 28 ottobre 2002 n. 39 “ Norme in materia di gestione delle risorse forestali”
(Titolo VIII – Prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi – artt. 64/72)
c) Atti, Circolari e Ordinanze rilevanti
Delibera di Giunta Regione Lazio n. 569 del 29.02.2000 relativa all’approvazione del
sistema integrato di protezione civile regionale, con l’istituzione dei COI e
l’individuazione dei centri operativi comunali e di coordinamento provinciali e regionali.
La delibera ha individuato le zone d’intervento di Protezione Civile, ovvero i centri
operativi comunali e intercomunali.
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La Provincia di Latina è suddivisa in 13 zone e segnatamente: 1^ zona: Aprilia; 2^ zona:
Cisterna di Latina; 3^ zona : Latina; 4^ zona: Sezze, Bassiano, Sermoneta, Norma, Cori
e Rocca Massima; 5^ zona: Sabaudia, Pontinia e San Felice Circeo; 6^ zona: Terracina;
7^ zona Priverno, Roccasecca dei Volsci, Sonnino, Prossedi, Maenza, Roccagorga; 8^
zona Fondi, Monte San Biagio, Sperlonga, Lenola, Campodimele, Itri; 9^ zona: Gaeta;
10^ zona: Formia; 11^ zona: Minturno, Spigno Saturnia, SS Cosma e Damiano,
Castelforte; 12^ zona: Ponza; 13^ zona: Ventotene.
Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3606 del 28.08.2007 recante
“Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in
atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione
Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di
combustione”.
Delibera di Giunta Regione Lazio n. 546 del 25.07.2008 recante “Legge regionale
39/2002 art. 64 co. 5. Programma attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli
incendi boschivi approvazione del “ Piano delle attività di previsione, prevenzione e
lotta attiva agli incendi boschivi, periodo 2008 – 2011”.
d) Normativa sul volontariato
Legge 11 agosto 1991 n. 266 “Legge quadro sul volontariato”;
D.P.C.M. 26 luglio 1993 “Riorganizzazione del Comitato Nazionale di
Volontariato di Protezione Civile”;
L.R. 28 giugno 1993 n. 29 “Disciplina dell’attività di volontariato nella Regione
Lazio”;
D.P.R. 21 settembre 1994 n. 613 “Regolamento recante norme concernenti la
partecipazione delle associazioni di volontariato nelle attività di protezione civile”;
L.R. 23 maggio 1996 n. 18 “ Modifica della L.R. 28.06.1993 n. 29 concernente
Disciplina dell’attività di volontariato nella Regione Lazio”;
D.P.R. n. 194 del 2001 “Regolamento recante norme concernenti la partecipazione
delle organizzazioni di volontariato nelle attività di protezione civile”;
D.Lgs. 09.05.2008 n. 81 “ Attuazione dell’art. 1 L. 3 agosto 2007 n. 123 in materia
della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Per la prima volta si equiparano, ai fini della applicazione della normativa sulla sicurezza,
i volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile, nonché i
volontari che effettuano il servizio civile, al lavoratore retribuito. (art.2 lett.a)
16
1.3) Soggetti coinvolti nella attività di pianificazione.
La pianificazione provinciale pone una serie di problematiche che scaturiscono, non tanto dalla
mancanza di conoscenza del territorio e delle risorse umane e strumentali che sono disponibili,
quanto, piuttosto, dalla circostanza che questa messe di informazioni, non confluisce in uno
strumento unitario nel quale i dati vengono raccolti ed elaborati per essere a disposizione dei diversi
operatori coinvolti nell’attività di protezione civile.
A ciò deve aggiungersi che il Piano Provinciale deve confrontarsi necessariamente con altri Piani di
emergenza che diversi soggetti, ciascuno per quanto di propria competenza, sono chiamati ad
elaborare.
Il rischio principale è quello di una sovrapposizione tra i diversi Piani che, il presente documento
intende invece scongiurare. Per tale ragione l’approccio metodologico che è apparso più coerente è
stato anzitutto quello di acquisire i documenti di pianificazione già predisposti dagli enti ed
organismi operanti nel settore di riferimento. Successivamente, si è cercato di farli confluire in un
testo unico che, operando su una scala territoriale superiore, potesse servire come strumento
operativo, duttile ed efficace nella gestione delle emergenze.
I soggetti che a cui si è fatto riferimento nella redazione del presente documento sono:
Regione Lazio
Provincia di Latina
Prefettura di Latina
Comune di Aprilia
Comune di Bassiano
Comune di Campodimele
Comune di Castelforte
Comune di Cisterna
Comune di Cori
Comune di Fondi
Comune di Formia
Comune di Gaeta
Comune di Itri
Comune di Latina
Comune di Lenola
Comune di Maenza
Comune di Minturno
Comune di Monte San Biagio
Comune di Norma
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Comune di Pontinia
Comune di Ponza
Comune di Priverno
Comune di Prossedi
Comune di Roccagorga
Comune di Roccamassima
Comune di Roccasecca dei Volsci
Comune di San Felice Circeo
Comune di Sabaudia
Comune di Sermoneta
Comune di Sezze
Comune di Sonnino
Comune di Sperlonga
Comune di Spigno Saturnia
Comune di SS Cosma e Damiano
Comune di Terracina
Comune di Ventotene
Comunità Montane
Questura
Carabinieri
Guardia di Finanza
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco
Capitaneria di Porto
Comando Aeronautica Militare
Corpo Forestale dello Stato
Polizia Stradale
Azienda USL
Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici
Autorità Portuale
ARSIAL
ARDIS
Unità Operativa 118
ARPA Lazio
Croce Rossa Italiana
ASTRAL
18
Ferrovie dello Stato
ENEL distribuzione
TELECOM ed altri gestori telefonici
Camera di Commercio, Industria Artigianato ed Agricoltura
Ufficio Scolastico Provinciale (CSA)
Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino
Autorità di Bacino Liri - Garigliano
Autorità dei Bacini regionali
Associazioni di Volontariato di Protezione Civile.
1.4) Definizione di Rischio
Il Piano Provinciale di Protezione Civile è chiamato anzitutto a fornire un quadro conoscitivo dei
rischi a cui è esposta la Provincia, quanto più possibile dettagliato ed aggiornato.
Il rischio correlato ad un evento calamitoso può essere riassunto nella seguente espressione:
R = F x V x E
Dove :
R Rischio: grado di perdite (numero atteso di vittime, danni alla proprietà, interruzione delle
attività ecc...) in conseguenza di un evento calamitoso naturale o artificiale;
F Frequenza: probabilità che l’evento si verifichi;
V Vulnerabilità: attitudine di un elemento a subire danni;
E Esposizione: e’ l’esposizione sociale e territoriale, intesa come quantità di elementi sociali e
territoriali (persone, edifici, servizi, attività, beni ambientali e culturali ecc…) soggetti a
danno potenziale.
Pertanto il “rischio” si può definire come combinazione di probabilità e di gravità (severità) di
possibili lesioni o danni derivanti da una situazione pericolosa.
La “valutazione del rischio” consiste, invece, nella valutazione globale di tali probabilità, allo scopo
di adottare le necessarie misure di sicurezza.
Perché vi sia un alto indice di rischio occorrerà che i tre fattori che compongono il prodotto abbiano
valori non trascurabili. Così il rischio non avrà un elevato indice allorché il fattore F (frequenza), sia
basso (evento che si manifesta molto raramente), o nel caso in cui sia basso il fattore V
(vulnerabilità) (capacità di un edificio a resistere all’effetto dello scuotimento nell’ipotesi di rischio
sismico), o, infine, nel caso in cui sia basso il fattore E (esposizione) perché, ad esempio, la zona ha
una scarsa densità abitativa o l’elemento esposto al rischio ha un basso valore economico, culturale,
artistico.
19
Rispetto all’evento “rischio”, secondo l’espressione sintetica che è stata formulata, assumono
significato e concretezza le definizioni di “previsione” e “prevenzione”.
Così mentre la “previsione” è ogni attività che ci permetta di “conoscere anticipatamente”, deve
considerarsi “prevenzione” ogni attività volta a diminuire la probabilità che l’evento si verifichi o
provochi danni.
Secondo una prima generale distinzione, che ha riferimento all’origine, il rischio si distingue in:
- Rischio di origine antropica: connesso direttamente all’attività dell’uomo sul territorio.
- Rischio di origine naturale: deriva dall’evoluzione dell’ambiente nel tempo.
A mero titolo esemplificativo possiamo distinguere, nell’ambito della macrocategoria dei rischi
naturali i seguenti rischi: sismico, vulcanico, idrogeologico, idraulico, meteorologico, incendio
boschivo.
Rappresentano invece rischi di origine antropica: il rischio chimico–industriale, tecnologico,
ecologico.
L’analisi del rischio, nelle variabili di cui esso è funzione (frequenza, vulnerabilità, esposizione),
consente di elaborare degli scenari di rischio e, quindi, di predisporre idonee misure di prevenzione
e piani di intervento.
I fenomeni naturali spesso sono difficilmente prevedibili, poiché non sempre esistono indicatori
certi e misurabili che consentano di formulare una previsione dell’evento.
Pertanto è possibile operare una distinzione tra gli eventi che abbia riferimento alla loro
prevedibilità:
- Evento prevedibile: quantitativamente e/o qualitativamente;
- Evento non prevedibile;
Nel caso di evento prevedibile, l’operatore è in grado di conoscere anticipatamente, sulla base della
valutazione delle informazioni trasmesse dagli enti e dalle strutture incaricate di monitorare e
vigilare il territorio, quando l’evento negativo approssimativamente potrà verificarsi, la sua
possibile estensione ed intensità.
La distinzione riveste particolare importanza con riferimento al modello di intervento da attivare
durante la fase di gestione dell’emergenza, vale a dire dal complesso di procedure che occorre
porre in essere per scongiurare o limitare le conseguenze dannose collegate al rischio territoriale.
I modelli di intervento sono descritti nel capitolo 6 del presente documento.
1.5) Classificazione dei rischi nella L. 225/92
L’art. 2 della L. 225/92 ha individuato le seguenti categorie di rischio :
a) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante
interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;
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b) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione
comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via
ordinaria;
c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere
fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
La distinzione operata dal legislatore riveste particolare importanza perché distingue gli eventi
calamitosi in base all’intensità e all’estensione del fenomeno e, per ciascun livello, sono
individuabili competenze diverse.
Per gli eventi di cui alla lettera a) l’organismo di riferimento è l’ente interessato dall’evento.
Per gli eventi previsti alla lettera b), invece, se si tratta di eventi a carattere regionale, sarà
competente la Regione, mentre, nell’ipotesi di eventi a carattere provinciale:
- La Prefettura, nel caso in cui l’emergenza abbia una estensione ed una gravità tali da
richiedere l’intervento delle Amministrazioni dello Stato, o l’evento riguardi uno
stabilimento industriale a rischio incidente rilevante di cui al D.lgs. 334/99;
- La Provincia negli altri casi.
Infine, per gli eventi di cui alla lettera c) è competente lo Stato attraverso il Dipartimento Nazionale
di Protezione Civile.
GLI AMBITI DI COMPETENZA IN SITUAZIONE DI EMERGENZA
(art. 2 della Legge 225/92)
CATEGORIE DI RISCHIO
TIPOLOGIA DI RISCHIO
COMPETENZA
A Eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere
fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria
Comune, Provincia, Regione (ente interessato dall’evento)
B Eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed
estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria
Regione, Provincia Prefettura
C Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari
Organi dello Stato
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CAPITOLO 2
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
2.1) I nquadramento geogra f i co
Il territorio si estende parallelamente alla costa tirrenica per circa 2250 kmq dalle pendici
sudoccidentali del rilievo vulcanico dei Colli Albani e la bassa valle del fiume Astura fino alla
bassa valle del Fiume Garigliano. Comprende l’arcipelago Pontino, la porzione occidentale della
dorsale dei Volsci (che comprende la linea di spartiacque idrografico dei Monti Lepini, Ausoni ed
Aurunci) e le pianure costiere Pontina, di Fondi e del Garigliano.
Morfologicamente è caratterizzato da quote prevalenti inferiori ai 300 m s.l.m. (pari al 75%),
mentre la restante parte è occupata per circa il 17% dalla fascia collinare tra i 301 m e 700 m s.l.m.
e per l’8% dalla montagna (classificazione ISTAT).
75%
8%17%
PIANURA
COLLINAMONTAGNA
Fig. 1 - Distribuzione altimetrica del territorio provinciale in base alla classificazione ISTAT (pianura 0-300 m s.l.m.; collina 301-700 m s.l.m.; montagna >700 m s.l.m.)
22
Fig. 2 - Distribuzione delle pendenze nel territorio provinciale 2.1.1) Le m o nt a g ne e l a f a sc i a c o l l i na r e La dorsale calcarea dei Volsci si sviluppa parallelamente alla costa tirrenica con andamento
appenninico NW-SE ed è distinto in tre sub-aree:
1. I Monti Lepini (dal latino lapis, pietra), a Nordovest, ubicati nell’entroterra e degradanti
verso l’ampia pianura pontina con una serie di salti morfologici dovuta alla tettonica.
Iniziano a NW dalla soglia di Lariano e terminano a SE al passo di Castro dei Volsci, alla
confluenza delle valli del fiume Sacco e del fiume Amaseno. Raggiungono l’apice con le
vette del Monte Sempreviva (1536 m), Monte Erdigheta (1330 m), Monte Belvedere (1258
m) e il Monte della Noce (1212 m).
2. I Monti Ausoni che iniziano sul versante orientale della valle dell’Amaseno e terminano
verso SE lungo una confine incerto individuato nella serie di depressioni che si snodano tra
Pastena e Campodimele e lungo la S.S. della Valle del Liri. Seguono un andamento in buona
parte arretrato rispetto alla costa fiancheggiando le pianure Pontina e di Fondi, e solo presso
Terracina arrivano al mare con lo sperone roccioso di Monte Sant’Angelo, mentre verso
Sperlonga si avvicinano alla costa con terrazzi marini. Le cime più elevate sono
rappresentate dal Monte delle Fate (1090 m), Monte del Nibbio (1053 m), Monte Calvo
(1038 m), Monte Chiavino (1028 m) e Monte Alto (823 m), Monte Leano (676 m s.l.m.),
Monte Giusto (676 m s.l.m.), Monte Romano (863 m s.l.m.), Monte Calvo (565 m s.l.m.)
Monte Cavallo (509 m s.l.m.).
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
0 - 7° 7° - 15° 15° - 30° 30° - 40° > 40°
Classi di pendenza
Su
per
fice
%
23
3. I Monti Aurunci si sviluppano a Nord lungo la costa tirrenica tra Sperlonga e Gaeta, secondo
falesie alte e promontori frastagliati, con intercluse baie talvolta estese (es. piana di
Sant’Agostino, spiaggia dell’Arenauta, spiaggia di Serapo, spiaggia di Vendicio), mentre la
parte centrale e meridionale arretra in prossimità della piana di Formia terminando ad est
con la valle del Fiume Garigliano. Sono suddivisi dall’ampia valle del torrente Ausente in
Monti Aurunci Occidentali e Monti Aurunci Orientali. I primi hanno pendìi più scoscesi e le
vette più alte, tra le quali spiccano il Monte Petrella (1533 m), il Monte Campetelle (1484
m), il Monte Sant’Angelo (1404 m), il Monte Altino (1387 m) e il Monte Ruazzo (1314 m),
mentre i secondi hanno altitudini più modeste (Monte Faito – 803 m; Monte Fuga - 667 m;
Monte Ceschito – 576 m) e sono stati maggiormente interessati da un intensa attività
estrattiva (cave attive di pietre da taglio del Coreno), in parte dismessa (cave di calcare di
Castelforte).
Comune a tutta la dorsale dei Volsci è il carsismo molto evoluto che si manifesta, spesso lungo gli
altopiani e le ampie depressioni carsiche (polje), nelle forme di profondi inghiottitoi, pozzi, doline,
lapiez, hum, campi solcati (karren). Nei Monti Ausoni peculiari sono i campi solcati e gli hum di
Campo Soriano
(Terracina-Sonnino) e
delle Saure
(Campodimele) mentre
lungo la costa gli alti
monoliti calcarei (hum)
distribuiti a varia quota
verso le pendici, nei
territori di Sperlonga e
Terracina.
Fig. 3: Hum presso
Terracina
Conseguenza della grande permeabilità della roccia è anche la scarsa circolazione superficiale delle
acque che vengono assorbite formando percorsi sotterranei che alimentano le sorgenti che
fuoriescono ai piedi dei versanti.
Isolato dai suddetti rilievi si eleva il promontorio del Circeo che raggiunge quota 524 m
s.l.m.(Picco di Circe) e domina i cordoni dunari di Sabaudia e Terracina e la pianura Pontina. Il
versante meridionale è più acclive ed è inciso da fossi e valloni. Lungo i versanti il carsismo è
molto sviluppato e verso le pendici si aprono circa trentacinque grotte, in alcune delle quali sono
stati ritrovati fossili e industrie litiche (la più nota è la grotta delle capre). Il versante settentrionale,
24
particolarmente acclive in corrispondenza di una grande cava dismessa, degrada con pendenze
minori verso la pianura Pontina.
Altro promontorio isolato lungo la costa pontina, seppure di limitata estensione, è Monte
d’Argento (45 m s.l.m.) che si erge a nord sulla piana del Garigliano e ad est sui lembi della duna
costiera recente di Minturno. Sui versanti si distinguono i solchi di battente a varia quota testimoni
delle variazioni del livello del mare quaternarie.
2.1.2) Le p i a nur e c os t i e re
La pianura Pontina (secondo alcuni dal latino pontus, ampio golfo) è la più grande delle tre
pianure del territorio provinciale (misura 850 kmq) ed appare come una sorta di quadrilatero avente
come vertici la zona collinare di Cori a Nord, l’asse urbano Anzio-Nettuno a Ovest, il litorale
Pontino fino al Circeo a Sud e Terracina ad Est.
Il litoraneo Pontino è caratterizzato da una spiaggia sabbiosa, una serie di laghi salati o stagni
costieri (laghi di Sabaudia, Fogliano, Caprolace e Monaci) che occupano antiche depressioni che
si formarono col ritirarsi del mare e, interposto tra spiaggia e laghi, un cordone dunare litoraneo
originatosi dalla congiunzione di una serie di tumuleti, alti circa 20-27 metri s.l.m.
Si tratta di quattro bacini lacustri mediamente poco profondi e di dimensioni variabili, quali il lago
di Fogliano (4 Kmq), Monaci (0,9 kmq), Caprolace (2,3 kmq) e Sabaudia (3,9 kmq), integrati nel
Parco Nazionale del Circeo.. Di particolare interesse il lago di Sabaudia, o lago di Paola (o della
Sorresca dal piccolo santuario di S. Maria della Sorresca che si affaccia alle sue sponde
meridionali), per l’accentuata frastagliatura della sponda interna che presenta addirittura sei bracci
di diversa profondità, tra gli ultimi due, Braccio della Caprara e Braccio dell’Annunziata, sorge la
città di Sabaudia.
La duna litoranea attuale è costituita da sabbie giallastre o grigie di origine alluvionale, marina ed
eolica. Il versante della duna rivolto verso i laghi e quindi più protetto dai venti ed è ricoperto dalla
tipica vegetazione arborea e arbustiva naturale o dovuta ad un rimboschimento recente.
Verso l’interno fino a ridosso dei Monti Lepini ed Ausoni si seguono in modo discontinuo lembi
dell’antica duna rossa continentale, formati dall’azione del vento durante le fasi di regressione ed
ingressione marina quaternaria. Raggiungono quote comprese tra i 30-40 m s.l.m. e sono
caratterizzati da superfici terrazzate che nel periodo prima della bonifica costituivano le cosiddette
“lestre” , circondate da aree più depresse (“le piscine”). Esse costituiscono la pianura interna e si
conservano grazie alla vegetazione arborea residua dell’antico sistema di foreste prima della recente
bonifica (la selva di Cisterna, la macchia di Bassiano ed il parco del Circeo, residuo della selva
di Terracina).
25
Le aree depresse, che in alcuni punti giacevano sotto il livello del mare, erano distribuite tra la
suddetta duna antica e le pendici dei rilievi e fungevano da bacini di raccolta delle acque
superficiali, nei quali si sviluppava la palude pontina, alimentati dalle numerose sorgenti ai piedi dei
Monti Lepini.
La bonifica idraulica di queste paludi, negli anni 1926-1943, determinò una trasformazione della
rete idrografica, del paesaggio vegetale e del popolamento umano. In occasione degli interventi di
bonifica le acque vennero contraddistinte in acque esterne, acque medie e acque basse. Le acque
esterne, provenienti dai bacini montani nel settore settentrionale, furono convogliate a mare, in
località Torre di Foce Verde, con la costruzione del “Canale delle Acque Alte” o “canale
Mussolini” che partiva dal fosso di Sermoneta ed immette le acque nel Fiume Astura. La raccolta
delle acque esterne provenienti dai bacini orientali fu affidata al Fiume Amaseno, verso il quale si
riversano le acque del “canale pedemontano” tra Sermoneta e Priverno. Il “canale delle acque
medie” prende origine dalla stazione di Sermoneta e, attraverso la città di Latina, si immette nel Rio
Martino che sfocia a mare a Torre di Fogliano, fra il Lago di Fogliano ed il Lago dei Monaci.
Inoltre, le acque alte e medie delle antiche paludi furono convogliate a mare a mezzo dell’Ufente e
del canale Botte. Le acque basse fanno capo al Fiume Sisto, che sbocca al mare fra San Felice
Circeo e Terracina e il canale artificiale della Linea Pio, parallelo alla via Appia che raggiunge il
mare tramite il canale Portatore e il canale navigabile a Terracina.
Nella piana si
distinguono verso
l’entroterra piccoli o
minuscoli specchi
d’acqua, ma di grande
importanza geologica
e ambientale, come il
lago di Giulianello, nei
pressi di Cori, sulla
strada per Velletri e
Artena, il lago
artificiale di Ninfa,
formato dalla famiglia Caetani verso la fine del XIII secolo, i sei laghetti sulfurei del Vescovo che si
aprono nella zona dei Gricilli, in territorio di Pontinia, a ridosso dei monti Lepini.
Fig. 4: Lago di Ninfa
26
A Terracina, dove finisce la pianura Pontina, i monti Ausoni, si spingono in mare con coste alte,
fino all’inizio della pianura di Fondi e Monte San Biagio. La morfologia marittimo-costiera è
molto simile a quella della pianura Pontina: spiagge lunghe e strette, tombolo di sbarramento
litoraneo, laghi costieri di formazione eolica come il lago Lungo (0,5 kmq) ed i laghi di Fondi (3,9
kmq) di origine
carsica e di San
Puoto (0,3 kmq) di
acqua dolce e di
sorgente, aree
pianeggianti a tratti
depressionarie, e
ricchezza di acque
provenienti dal
carsismo dei vicini
monti.
Fig. 5: Il lago di Fondi
Dove la pianura costiera viene delimitata, a Sud-Est dall’avanzare verso il mare dei monti Aurunci,
in corrispondenza di Sperlonga, la costa muta nuovamente, e definitivamente morfologia: diventa
alta e rocciosa, scavata da grotte marine, accompagnata da numerose sporgenze e rientranze, per
brevissimi spazi colmate da spiagge sabbiose, e interrotta solo al di là di Gaeta e Formia dalla
pianura del Garigliano, che
interessa il versante laziale solo in
parte.
La pianura del Garigliano
costituisce la parte terminale della
valle del Sacco-Liri. Durante il
Quaternario i materiali eruttati dal
vulcano di Roccamonfina
sbarrarono il corso del Liri
formando un esteso lago che, solo
quando il fiume trovò un varco
verso il mare a Suio, a Ovest di
Roccamonfina, si svuotò
depositando detriti alluvionali e colmando la piana. Qui la costa si raccoglie nello splendido golfo
di Gaeta, un tempo Sinus formianus. La costa, bassa e piatta per chilometri, diventa qui
Fig. 6: La villa di Tiberio prossima alle falesie di Sperlonga
27
movimentata e i Monti Aurunci si affacciano nel mare. Si seguono una serie di promontori di cui i
principali sono il Monte Orlando e più a sud il Monte d’Oro e Monte d’Argento.
La montagna è coperta di
macchia mediterranea. Si
tratta di un’area protetta dai
venti freddi e, quindi, il clima
è sempre molto mite. La
presenza del mare influenza
notevolmente anche le zone
più interne, addolcendone le
temperature: gli inverni sono
temperati, le estati fresche,
l’escursione termica fra le più
basse d’Italia.
A Gaeta seguono i comuni di Formia e di Minturno, all’interno, lungo la fascia collinare sulle
pendici degli Aurunci, Spigno Saturnia, SS. Cosma e Damiano e Castelforte..
Il lido del Lazio termina dove il fiume Garigliano sfocia nel Tirreno, segnando il confine con la
Campania.
2.1.3) Le i s o l e
Di grande importanza paesaggistica e geologica è
l’Arcipelago delle Isole Pontine, costituito da un
insieme di isole disposte più o meno parallelamente alla
linea di costa ad una distanza media di 50 Km, tra
lschia e Capo Circeo. L'arcipelago è collocato tra il
margine esterno della piattaforma continentale e la
scarpata che raccorda, mediante una serie di gradinate
dovute a dislocazioni di origine tettonica, la piattaforma
continentale con la piana abissale del Tirreno posta ad
una profondità di oltre 3000 m. E’ costituito da sei isole
divise nel gruppo nordovest (Isole di Ponza,
Palmarola, Zannone, Gavi) e gruppo sudest (Isole di Ventotene e di Santo Stefano)
L’Isola di Ponza, con una superficie di 7,5 kmq, è la maggiore delle Isole Pontine, e si caratterizza
per una forma stretta e allungata che si estende dal Faraglione La Guardia, a sud, a Punta
dell'Incenso situato a nord che si affaccia sulla vicina isola di Gavi distante appena 120 metri. Il
Fig. 7: Falesie e duna costiera dell’Arenauta a Gaeta
Fig. 8: Falesie del Colle del Belvedere a Ponza
28
territorio dell’isola è prevalentemente montuoso e raggiunge la massima altitudine con i 280 metri
del monte Guardia posto all'estremità meridionale dell'isola.
L'Isola di Palmarola è la seconda isola per grandezza dell’arcipelago delle Isole Pontine, misura
circa 136 ettari, 3 chilometri di lunghezza e 300 di larghezza, con circa 15 chilometri di costa. E’
situata a circa 10 km ad ovest di Ponza. Come le altre isole dell’arcipelago Ponziano è caratterizzata
da una costa molto frastagliata e da un territorio prevalentemente montuoso, Monte Guarniere
costituisce la vetta più alta a 262 metri di altitudine
L'Isola di Zannone è la più settentrionale delle Isole Pontine. Sorge a nord-est di Ponza ed a
differenza delle altre isole dell'Arcipelago Pontino, frastagliate e brulle, ha una struttura regolare,
compatta e ricchissima di vegetazione. Sul versante settentrionale si trova il Monte Pellegrino, il
punto più alto dell’isola a quota 119 metri, e da qui il suolo degrada verso sud con sponde rocciose
contornate da eccellenti fondali.
L’Isola di Ventotene ha una forma allungata, una misura di circa 3 chilometri ed un'altitudine
massima di 139 metri. E’ sede dell’omonimo comune che comprende anche l'Isola di Santo Stefano
che si trova a circa 2 chilometri ad est.
2.2) I d r og r a f i a s up e r f i c i a l e
Partendo da NW, lo spartiacque dei corsi d’acqua che interessano il territorio provinciale passa per
il recinto esterno dell'apparato centrale dei Colli Albani, il recinto Tuscolano-Artemisio. In
quest'area lo spartiacque non coincide con i limiti amministrativi, definiti dai comuni di Aprilia e
Cisterna di Latina.
Dai Colli Albani, sul versante meridionale e orientale dell'apparato Tuscolano-Artemisio, nasce una
rete di corsi d'acqua (fosso Leschione, Ficoccia, Spaccasassi, del Campo, della Crocetta, del
Carano, Pane e Vino, Cisterna, ecc..) che confluiscono, attraverso il canale allacciante Astura e il
Canale delle Acque Alte, verso il Tirreno attraverso il Fosso del Moscarello drenando un bacino di
circa 421 Kmq.
Il fiume Astura propriamente detto, il cui bacino (pari oggi a 83 kmq) risulta "decapitato" dal canale
allacciante omonimo, presenta oggi una lunghezza ridotta a circa 20 km. Segue una serie di corsi
d'acqua a carattere torrentizio, che si alimentano in parte anche dai Lepini, tra i quali il fosso Teppia
nel cui bacino ricade il lago Giulianello (152 Kmq), il fiume Ninfa e il fiume di Val Carella (51
Kmq) che confluisce nel canale allacciante delle Acque Alte, fino a sfociare nel Mar Tirreno.
L’idrografia superficiale dell'Agro pontino (circa 800 Kmq) dalle sue condizioni pressoché naturali,
prima dell'ultima bonifica idraulica, ha subito una notevole trasformazione. Il Canale delle Acque
Alte a Ovest di Latina taglia da Nord a Sud la piana intercettando le acque della parte occidentale
29
alta della pianura e dei rilievi, che salgono verso i Colli Albani ed il valico con il bacino del Sacco,
nonchè le acque montane fino a Sermoneta.
Il fiume Sisto, raccolte le acque delle sorgenti del Ninfa, funziona da canale di raccolta di acque alte
per la duna quaternaria. I bacini che interessano la pianura Pontina proseguono poi con il fiume
Ufente (88 Kmq) e quindi con l'ampio bacino del fiume Amaseno (425 Kmq per buona parte in
provincia di Frosinone) nel quale confluiscono, tra gli altri, i fossi delle Mole, del Monte Acuto,
Fossato, Campo del Tesoro e Rio Pisciarello. I1 canale allacciante Javone-Amaseno ha la funzione
di intercettare e scaricare, attraverso il fiume Amaseno, le acque dei torrenti Javone e Ceriara. Il
fiume Ufente, trasformato in collettore delle acque alte in conseguenza del mancato completamento
dell'allacciante verso Amaseno, raccoglie le acque del torrente Brivolco e le Acque Alte Setine e
costituisce il ricettore di gran parte delle idrovore.
I fiumi Ufente ed Amaseno sono arginati lungo gli ultimi chilometri dell'asta principale e
confluiscono entrambi nel fiume Portatore, nei pressi del canale Linea Pio, in cui, subito a valle di
tale confluenza, si immette anche il canale della Botte, parallelo al canale Linea Pio.
I1 canale Pedicata ed il canale delle Acque Alte di Terracina completano il sistema idraulico nella
parte Sud-orientale raccogliendo, il primo, le acque delle pendici orientali a valle del vallone
Vidimini e proteggendo, il secondo, la conca di Terracina dai torrenti sovrastanti, le cui acque
vengono convogliate in mare mediante una galleria sotto il monte Anxur. La pianura è servita,
inoltre, da una rete idraulica interna che ha il compito di provvedere allo scarico diretto in mare
mediante una serie di canali delle acque medie:
Canale Acque Medie di Latina;
Canale Rio Martino;
Canale della Botte;
Canale Linea Pio - Diversivo Linea Pio.
Nelle aree più depresse del territorio, infine, le acque raccolte dalla rete di bonifica vengono
sollevate mediante impianti idrovori e scaricate nei collettori delle acque alte o direttamente in
mare.
I Monti Ausoni separano la Pianura Pontina dalla piana di Fondi, allungandosi verso Sud fino a
Terracina. Da questi rilievi si alimentano i corsi d'acqua tributari delle canalizzazioni di bonifica
della piana di Fondi (Canale Acqua Chiara); l'intero bacino si estende per complessivi 281 Kmq.
L'ultima parte del territorio si estende da Sperlonga a Minturno, nella zona delineata dai Monti
Aurunci, tra cui il bacino del Rio di Itri, che ha la foce tra Gaeta e Formia. Altri corsi d’acqua
minori hanno la foce fra Formia e Minturno: (fosso del Tuono, torrente Acquatraversa, Rio S.
Croce, Rio Capo D’Acqua) fino al limite col Fiume Garigliano.
30
Sui corsi d'acqua della provincia, data l'assenza di una significativa serie di dati (le 16 stazioni
idrometriche della rete di monitoraggio sono state installate dalla Provincia nel 2006), non sono
disponibili informazioni sistematiche circa il regime idrologico. Fa eccezione la stazione di
Amaseno a Fossanova (bacino sotteso di superficie pari a 382 kmq), che ha funzionato in maniera
discontinua nei periodi 1934 ÷ 1940; 1951 ÷ 1953; 1964 ÷ 1970, dalle cui registrazioni si possono
ricavare valori della portata media massima di circa 7 mc/s, pari ad un contributo specifico medio di
17 l/s kmq, ed una portata minima media di poco più di 1 mc/s.
Il reticolo fluviale naturale e di bonifica, influente nei laghi costieri, per la limitata superficie dei
bacini di dominio, per la morfologia pianeggiante dell'area costiera, per l'uso intensivo del suolo
con attività agricole e per la discreta permeabilità dei terreni in affioramento, presenta un regime dei
deflussi, piuttosto regolare; incrementi nei valori di portata anche repentini e notevoli si hanno
limitatamente ad eventi meteorici di particolare entità ed intensità. I livelli dei laghi subiscono
oscillazioni in relazione alla variabilità degli apporti e delle perdite, ma sono interessati anche da
accumuli forzati di notevoli volumi d'acqua marina nel lago in condizioni meteomarine
caratterizzate da mare agitato che possono far assumere livelli anormali alla superficie libera, con
valori massimi di circa 40 cm al di sopra della quota minima. Se si escludono i laghi di Fogliano,
Monaci e Caprolace, isolati da argini e canali di intercettazione, gli altri specchi d’acqua ricevono
limitati contributi dai corsi d'acqua naturali e di bonifica. Attualmente i corsi d'acqua influenti ed i
canali di marea sono regimati da paratoie idrauliche mobili.
Nel territorio provinciale sono infine presenti 39 bacini endoreici, di diversa ampiezza che coprono
una superficie complessiva pari a circa 106 kmq, ubicati principalmente sui rilievi dei monti Ausoni
ed Aurunci.
2.3) As s e t t o g e o l o g i c o de l t er r i t or i o pr o v i nc ia l e
I terreni affioranti nel territorio provinciale possono essere raggruppati schematicamente come
segue:
Unità Carbonatiche della serie Laziale Abruzzese: sono formazioni calcaree tipiche di una deposizione di mare poco profondo in facies di scogliera, i cui spessori evidenziano una subsidenza continua. I termini più antichi della successione affiorano sul Monte Circeo e negli Aurunci sud-occidentali. Carbonati più recenti, fino al Cretacico superiore–Paleocene, costituiscono la maggior parte dei rilievi montuosi dei Lepini, degli Ausoni e il versante occidentale degli Aurunci.
Depositi terrigeni sintettonici indifferenziati: si tratta dell'unità del Flysch di Frosinone, costituito da torbiditi argilloso arenacee, e della formazione delle argille variegate, affioranti nel margine orientale degli Aurunci.
Formazioni sedimentarie plio-pleistoceniche: rappresentate da argille e marne grigio-azzurre (presenti da Tor Caldara al confine NW), seguite da sabbie con livelli argillosi e conglomeratici (Formia) e calcareniti;
Formazioni vulcaniche dei Colli Albani: si tratta dei prodotti di natura esplosiva ed effusiva emessi dal complesso vulcanico dei Colli Albani. Si riscontrano piroclastiti litoidi,
31
pozzolane nere e rosse, con intercalazioni di lave leucitiche, della fase più antica dell’attività vulcanica, seguite da lapilli, scorie, tufi incoerenti, peperini e coni di scorie.
Formazioni vulcaniche delle Isole Pontine: lave, pomici e piroclastiti di composizione da acida a prevalentemente basaltica.
Depositi continentali pleistocenico-olocenici: sono rappresentati da travertini, dune sabbiose antiche (affioranti nella piana), depositi palustri e lacustri, dune costiere recenti, alluvioni attuali lungo gli alvei dei corsi d’acqua e, localmente detriti di falda sui versanti.
Di seguito viene riportato un sintetico inquadramento geologico dei diversi settori individuabili nel
territorio provinciale.
2 . 3 . 1 ) L e I s o l e P o n t i n e
L’arcipelago Pontino è costituito da un insieme di isole disposte più o meno parallelamente alla
linea di costa ad una distanza media di 50 Km, tra lschia e Capo Circeo.
Dal punto di vista fisico-geografico, l'arcipelago è collocato tra il margine esterno della piattaforma
continentale e la scarpata che raccorda, mediante una serie di gradinate dovute a dislocazioni di
origine tettonica, la piattaforma continentale con la piana abissale del Tirreno posta ad una
profondità di oltre 3000 m.
La piattaforma continentale (De Rita et al. 1984) risulta costituita da strutture plicative a scaglie
sovrapposte generate dalle fasi tettoniche compressive mio-plioceniche, con una costituzione
litologico-strutturale simile a quella dell'Appennino centrale. Nell'arcipelago la struttura a scaglie
sovrapposte è evidente nelle unità sedimentarie e metamorfiche che affiorano nell'isola di Zannone.
Tuttavia l'attuale assetto morfologico dell'area è legato principalmente agli effetti della successiva
fase tettonica, attiva sin dal Pliocene che, caratterizzata da fenomeni distensivi, ha dislocato tutta
l'area in una serie di alti e bassi strutturali. Unitamente allo smembramento della piattaforma
continentale, la tettonica plio-quaternaria ha instaurato in tutto questo settore un accentuato
vulcanismo che oggi si può riconoscere nelle rocce dei Colli Albani, della maggior parte delle Isole
pontine, dell'isola di Ischia, nelle manifestazioni del vulcanismo campano.
In relazione alle caratteristiche geologiche e alla posizione geografica, diversi autori (Barberi et al.
1967-, De Rita et. al 1984; Zittellini et al. 1984- De Rita et al. 1986; Metrich & Santacroce -in
stampa-) hanno suddiviso le isole pontine in due gruppi: l’arcipelago pontino occidentale, con
Ponza, Palmarola e Zannone e l'arcipelago pontino orientale, con Ventotene e Santo Stefano.
L'arcipelago pontino occidentale è geologicamente costituito dai lembi emersi delle formazioni
vulcaniche appoggiate su di un alto strutturale compreso tra i bacini minori di Palmarola e di
Ventotene. L'arcipelago pontino orientale, isole di Ventotene e Santo Stefano, si colloca, invece,
all'interno di una zona ribassata della piattaforma continentale, profonda fino 750 m (bacino di
Ventotene), ed è costituito dai lembi affioranti di uno strato-vulcano alto circa 800 m dal fondo del
bacino, con un diametro di base di circa 15 Km.
32
Altre diversificazioni tra i due gruppi sono rappresentate dall'età e dalla composizione dei prodotti
vulcanici. Infatti, i più antichi prodotti vulcanici affioranti nell'arcipelago occidentale possono farsi
risalire a circa 5 milioni di anni fa e sono prevalentemente di tipo acido, mentre nell'arcipelago
orientale le vulcaniti più antiche affioranti risalgono a 1,7 milioni di anni (0,8 secondo studi più
recenti) e sono costituite da lave quasi basaltiche.
Lo schema tettonico dell'area (Zitellini et.al 1984) è dato prevalentemente da faglie aventi direzione
E-W, NE-SW e NW-SE. Sebbene allo stato attuale possano considerarsi concluse le fasi più intense
della tettonica distensiva e delle manifestazioni vulcaniche, le ultime emissioni risalirebbero a
200.000 anni (Metrich & Santacroce - in stampa -), tuttavia, osservando i dati riportati dal catalogo
dei terremoti italiani dall'anno 1000 al 1980 (CNR- Progetto finalizzato GEODINAMICA), l'area
appare ancora interessata da una discreta attività sismica.
2 . 3 . 2 ) I C o l l i A l ban i
Il distretto dei Colli Albani è uno dei numerosi apparati vulcanici che si svilupparono lungo la
piattaforma continentale del Lazio e della Toscana al margine nord-orientale del bacino tirrenico.
Quest’area è caratterizzata dalla presenza di una crosta spessa meno di 25 km (Wigger, 1984) e da
anomalie di flusso di calore (Mongelli & Zito, 1991). La presenza del vulcanismo è legata
all’evoluzione recente dell’orogeno appenninico, che dal Miocene è stato soggetto a fenomeni
estensionali per processi di assottigliamento crostale del bacino tirrenico.
Il carattere peculiare della struttura dei Colli Albani è rappresentato dalla sua evoluzione in un’area
ove si intersecano strutture tettoniche di primo ordine ad andamento NE-SW (associate alla
tettonica compressiva) e ad andamento NW-SE (associate alla tettonica distensiva) con strutture
trascorrenti N-S, di recente individuazione e probabilmente rappresentanti la riattivazione di
vecchie discontinuità. In particolare, queste ultime sembrano avere un ruolo importante nell’attività
dei distretti vulcanici laziali (Trigila, 1995). Il basamento profondo, articolato in sistemi di horst e
graben, è costituito da formazioni mesozoiche della successione pelagica con testimonianze di una
transizione esterna nelle parti più meridionali.
I Colli Albani iniziarono la loro attività a partire da meno di 600.000 fino a circa 20.000 anni fa (De
Rita et alii, 1988), anche se testimonianze di epoca romana descrivono, sull’edificio centrale
un'attività di "fontane di lava" e di “ricaduta di pietre” (Andretta & Voltaggio, 1994), probabilmente
prodotta da un rilascio tardivo di gas dalla camera magmatica.
Dal punto di vista stratigrafico, in funzione della storia evolutiva del vulcano, sono state
riconosciute tre fasi deposizionali (De Rita et alii, 1988, Rosa 1995) ad attività differenziata per
stile e volumi di magma coinvolti:
33
Fase Tuscolano-Artemisia (0,6 – 0,3 milioni anni fa), durante la quale la maggior parte dell’attività avvenne nella zona centrale, costituita da quattro cicli principali, con successivo collasso della grande caldera centrale (attuale “recinto esterno”);
Fase delle Faete (0,3 – 0,2 milioni anni fa), interessa l’area collassata, ed è caratterizzata da attività prevalentemente di tipo stromboliano;
Fase idromagmatica (0,2 – 0,02 milioni anni fà), durante la quale l'attività del vulcano, che interessa i bordi occidentale e settentrionale del recinto esterno, è stata condizionata dall’interazione del magma in risalita con l’acqua delle falde sotterranee.
2 . 3 . 3 ) L a d o r s a l e d e i M o n t i L e p i n i - A u s o n i e A u r u n c i
I rilievi sono costituiti da vasti affioramenti di calcare a pasta fine, con intercalazioni dolomitiche,
depositatisi in un ambiente marino di altofondo carbonatico, tra il Giurassico e il Cretacico
superiore. Lembi di sedimenti del Terziario, più marnosi o silicoclastici, affiorano solamente in
corrispondenza di alcuni importanti disturbi tettonici (per esempio la Linea Montelanico
Roccagorga sui Monti Lepini).
Le tre dorsali carbonatiche costituiscono tre distinte unità tettonico-sedimentarie, accavallate verso
NE sui Flysch della Valle Latina per effetto della tettonica compressiva Miocenica, che ha generato
la Catena Appenninica secondo un meccanismo “arco-fossa” progradante da SW verso NE.
Successivamente, a partire perlomeno dal Pliocene e per tutto il Pleistocene, un regime tettonico
estensionale, connesso con movimenti isostatici ha provocato il progressivo sollevamento e la
disarticolazione delle dorsali in grossi blocchi che formano monoclinali dislocate a varie quote,
immergenti prevalentemente verso NE.
Spesso, soprattutto in corrispondenza delle depressioni, dei penepiani e dei versanti a minor
pendenza, sono presenti delle coltri di copertura più o meno spesse che in genere sono costituite da
terre rosse, brecce più o meno cementate e piroclastiti derivanti dall’attività del Vulcano Laziale e
di più modesti apparati vulcanici interni alla catena appenninica quali i centri di emissione della
Media Valle Latina e il centro eruttivo di Giuliano di Roma nella Valle dell’Amaseno.
La separazione tra le diverse unità tettonico-sedimentarie che costituiscono il rilievo si colloca in
corrispondenza di importanti linee tettoniche disposte circa NE-SW (direzione antiappenninica)
lungo cui sono visibili gli effetti di movimenti tettonici con elevata componente trascorrente.
Tra le principali linee tettoniche, oltre i piani di accavallamento che delimitano le strutture verso
NE, si rilevano:
i motivi tettonici sepolti sotto i sedimenti della Valle dell’Amaseno che determinano la suddivisione tra i monti Lepini e i monti Ausoni;
la “Linea di Itri", importante sistema transpressivo, lungo cui si fa coincidere la separazione tra i Monti Ausoni e le dorsali degli Aurunci occidentali-Monte Grande;
i sistemi di faglie normali ad andamento prevalente NW-SE che determinano lo sprofondamento del margine suoccidentale delle strutture, al di sotto dei sedimenti delle piane costiere.
34
2 . 3 . 4 ) L a v a l l e d e l l ’ A m a s e no
La valle del F.Amaseno costituisce un’ampia depressione posta a quote comprese tra circa 150 e
meno di 50 m s.l.m. tra le dorsali carbonatiche dei Monti Lepini e dei Monti Ausoni, che
costituiscono rispettivamente il versante destro e sinistro della vallata.
Dal punto di vista geologico i rilievi sono costituiti interamente da litoformazioni carbonatiche
meso-cenozoiche in facies di piattaforma –subsidente. Sul fondo valle affiorano spesse coltri di
coperture alluvionali antiche e recenti che ricoprono il substrato costituito dai calcari meso-
cenozoici e dalle argille caotiche. Queste ultime separano i due rilievi carbonatici, affiorano lungo
la valle in lembi isolati e probabilmente al di sotto dei depositi alluvionali nell’area compresa tra
Priverno e Prossedi.
Nei pressi di Giuliano di Roma un piccolo centro vulcanico intrappenninico ha prodotto le lave
tefritico-leucitiche e gli accumuli piroclastici visibili nell’area, al di sopra dei depositi meso-
cenozoici e delle alluvioni antiche terrazzate.
Tra Giuliano di Roma ed Amaseno affiora una sottile coltre di depositi lacustri argillosi.
L’assetto strutturale dell’area è caratterizzato dal sovrascorrimento verso NE delle dorsali
carbonatiche sui depositi argillosi miocenici della valle Latina.
La valle dell’Amaseno, probabilmente, è impostata su un antico “solco” nella piattaforma
carbonatica subsidente in cui si sono depositate le argille varicolori, successivamente coinvolte nei
processi di accavallamento e traslazione delle unità carbonatiche.
2 . 3 . 5 ) L e P i a n u r e C o s t i e r e
Nel quadro geologico descritto la Pianura Pontina costituisce la porzione meridionale di un estesa
area subsidente, al margine del Mar Tirreno, che si instaurò fra i primi contrafforti della catena
appenninica e la costa a partire per lo meno dal Pliocene. A partire da questo periodo e
probabilmente sino a tutto il Pleistocene, il margine tirrenico della catena appenninica, che affianca
nell’area attualmente occupata dalla Pianura Pontina, è stato dislocato da sistemi di faglie dirette ad
andamento prevalentemente NW-SE e subordinatamente SE-NW, che hanno determinato la
formazione di un profondo graben, colmato da sedimenti marini, fluvio palustri e subordinatamente
piroclastici.
Dal punto di vista stratigrafico, i terreni di colmamento del graben pontino sono costituiti da
sedimenti terrigeni quaternari, con spessori variabili da poche decine di metri, in prossimità delle
dorsali carbonatiche dei monti Lepini e Ausoni, ad alcune centinaia di metri, nel settore centrale
della piana, che ricoprono una serie di alti e bassi strutturali impostati nelle successioni
carbonatiche e calcareo-silico marnose meso-cenozoiche (Parotto & Praturlon, 1975; Boni et. Alii,
1980).
35
In particolare, i sondaggi profondi effettuati nel settore compreso tra la Via Appia e i rilevi
carbonatici (Sondaggi Mazzocchio 1, 2, 3, 5, 6 e 8, sintetizzati in Manfredini, 1990) evidenziano, a
partire dall’alto:
1. una formazione superiore di ambiente palustre o lacustre, per uno spessore massimo di circa 100 m, costituita da alternanze di argille torbose, sabbie, travertini e rari orizzonti conglomeratici;
2. una formazione inferiore costituita prevalentemente da sabbie limose di ambiente marino, ricche di macrofossili, per uno spessore massimo di 200 m e attribuibili genericamente al Pleistocene.
Al di sotto di questi terreni sono presenti i termini ribassati delle successioni giurassico-cretaciche
di altofondo carbonatico che costituiscono le dorsali dei Monti Lepini ed Ausoni.
Spostandosi verso il mare, nel settore indicativamente individuabile a SW della Via Appia, al di
sotto dei depositi di duna antica che giungono fino al mare, i sondaggi profondi (Sondaggi
Sabaudia, Pontinia e S. Donato, riportati in Conforto et. Alii, 1962 e in Camponeschi e Nolasco,
1983) e le indagini geofisiche effettuate dai diversi autori, non individuano, sino ad oltre 1000 m di
profondità i termini calcarei giurassico-cretacici. In questo settore, i sedimenti limoso-sabbiosi
pleistocenici si sovrappongono su sedimenti calcarenitici e arenacei del Pliocene e del Miocene.
La Piana di Fondi presenta caratteristiche per molti versi analoghe a quelle della Pianura Pontina,
vi si riconosce, infatti una potente coltre di terreni sedimentari terrigeni plio-quaternari sovrapposta
ai termini carbonatici meso-cenozoici della dorsale dei Monti Ausoni e di Monte Grande, ribassati
da motivi tettonici. Nel settore meridionale, area costiera, affiorano litotipi prevalentemente
sabbiosi della duna costiera recenti ed antichi, mentre nell’entroterra, parte centrale, sono presenti
potenti successioni di terreni limno-palustri e di colmata delle depressioni bonificate. Nei settori
pedemontani i depositi palustri sfumano, in eteropia di facies, negli accumuli di conoide provenienti
dai versanti delle dorsali carbonatiche, costituiti da terre rosse e clasti calcarei.
2. 3. 6) La v a l l e de l l ’ Aus e nte e l a p i ana de l Ga r i g l i a no
La depressione morfologica della Valle dell’Ausente, orientata in direzione NW-SE, separa la
catena dei M. Aurunci occidentali, da quella dei Monti Aurunci orientali. Nell’ambito di tale settore
geologico, la successione litostratigrafica passa ad emipelagiti attraverso le "Marne ad Orbulina" e
gradualmente ai depositi torbiditici di probabile età Tortoniano sur.-Messiniano inf.. Tali depositi
affiorano nella valle dell'Ausente attraverso facies pelitico-arenacee deposte tramite meccanismi di
correnti di torbida all'interno di bacini in rapida subsidenza (Valle Latina a nord, Valle dell’Ausente
ad est e parte della piana di Formia - NASO & TALLINI, 1993). La presenza in affioramento di
formazioni mediamente erodibili, dotate di litologie a differente competenza, fa sì che in posizione
di destra e sinistra orografica rispetto alla piana alluvionale si ergano rilievi collinari dai declivi
non sempre dolci. I rilievi sono parzialmente incisi dall'azione erosiva delle acque di ruscellamento
36
che defluiscono verso la piana. L'area comprende, dunque, differenti morfotipi la cui evoluzione è
stata controllata dall’assetto strutturale e dalle caratteristiche litotecniche dei litotipi affioranti (unità
carbonatiche, complesso alloctono e flyschoide).
La piana alluvionale dell’Ausente si apre in direzione SE in quella, ben più ampia del fiume
Garigliano, impostatosi in un graben a direzione antiappenninica (SW-NE). Nell’ambito di tale
zona, soggetta a rapida subsidenza (plio-pleistocene), s’instaura l’attività vulcanica del
Roccamonfina. L’edificio è costituito da uno stratovulcano caratterizzato da effusioni laviche ed
attività esplosiva, che hanno inizio a partire da 0.6 milioni d’anni fa. Da un punto di vista
petrografico il Roccamonfina rientra nella provincia magmatica alcalino-potassica laziale.
Il colmamento del graben avviene per opera di potenti coltri di depositi quaternari (perforazioni
petrolifere) appartenenti ad ambienti continentali, transizionali ed infine (parte alta della colonna
stratigrafica) marino (IPPOLITO et alii, 1973)
Geograficamente la pianura del Garigliano, la cui formazione risale almeno al Messiniano, si
estende tra le tre unità montuose dei Monti Aurunci, del Monte Massico e delle propaggini
dell’apparato vulcanico di Roccamonfina, e digrada dolcemente in direzione SW dalla quota di
circa 200 m s.l.m. fino al livello del mare. La Piana è, in una visione planimentrica, simile ad un
triangolo isoscele con i lati della lunghezza di una quindicina di Km ed i vertici in corrispondenza
dei paesi di Mondragone (CE) a SE, di Scauri a NW e di Suio a NE. Il lato Mondragone-Scauri
corrisponde alla linea di costa; il lato Scauri - Suio termina bruscamente con la sovrapposizione dei
depositi quaternari della pianura sulla base dei versanti dei modesti rilievi della valle dell’Ausente e
delle colline di Suio; il lato Suio - Mondragone invece si raccorda gradualmente con le pendici
occidentali dell’apparato vulcanico del Roccamonfina che risalgono dolcemente in direzione NE.
Il raccordo morfologico tra le aree di fondovalle e quelle dei versanti meridionali dei Monti Aurunci
orientali avviene grazie ai depositi costituiti da detrito di falda e conoidi (pezzame litoide frammisto
a matrice eluviale limo-argillosa d’origine residuale). Ciò ha permesso l'instaurarsi di una discreta
attività antropica proprio lungo il settore di raccordo tra i fondovalle e le zone di piedimonte, zone
oggetto già in passato (terrazzamenti per scopi agricoli) di una modesta pressione antropica.
Infine, il settore costiero compreso tra la foce del Fiume Garigliano e il promontorio di Gaeta si
estende per una lunghezza di circa 24 km in direzione NW-SE e corrisponde in parte al Golfo di
Gaeta. Con riferimento al settore di nostro interesse, la chiusura dell’ampia ansa costiera avviene a
Nord di Formia seguendo prima una direzione NE-SW e poi NW-SE in corrispondenza del
promontorio di Gaeta. Il litorale compreso tra detto promontorio e la foce del f. Garigliano si consta
di spiagge sabbiose anche di notevole estensione (litorale di Scauri-Marina di Minturno, Formia
Porto-Gianola S.Janni), interrotte da porzioni di costa alta e rocciosa (M. Orlando, M d’Argento, M.
di Scauri).
37
L’idrografia è caratterizzata da corsi d’acqua, con letti ciottolosi e bacini imbriferi di limitata
estensione, impostati su rocce dotate di permeabilità elevata (come i calcari), e media (come le
sabbie e parte dei depositi detritico-alluvionali di fondovalle), sono caratterizzati da un regime
torrentizio (Rio d’Itri, Rio S.Croce, Rio Capo d’Acqua), con portate fortemente influenzate dal
regime delle precipitazioni, essendo trascurabile il contributo delle falde acquifere.
Il Fiume Garigliano è in sostanza l’unico corso d’acqua importante che attraversa l’area in esame.
2.4) G e om o r f o l o g i a
Lungo le catene montuose carbonatiche dei Monti Lepini, Ausoni e Aurunci, e nel promontorio del
Circeo, è stata rilevata una notevole densità di dissesti costituiti in massima parte da frane di crollo,
che interessano strade, ferrovie e
centri abitati. Ciò è favorito dalla
scarsa copertura vegetale dovuta agli
incendi boschivi e all’abbandono
delle pratiche agricole.
Infatti, gli stessi gradonamenti,
realizzati con pietra calcarea,
alimentano, in seguito alla scarsa
manutenzione, la coltre detritica
lungo i versanti. Si ampliano così le
aree a rischio di rotolamento dei massi che si distaccano dalle scarpate.
Fig. 10: Frane di crollo lungo il versante di Monte La Civita a Spigno Saturnia Superiore.
Fig. 9: Reti paramassi lungo la S.S. Flacca a Gaeta.
38
Foto n° 11: Massi crollati ed in incipiente rischio di crollo lungo la S.P. Camposoriano a Terracina
Nei settori carbonatici sono presenti fenomeni carsici epigei quali doline, polje, campi carreggiati,
che in alcuni casi presentano forme spettacolari tanto da essere definite Monumenti naturali (Campo
Soriano), ed ipogei quali grotte ed inghiottitoi.
763
547
190
7 21 14 9 7 5 5 4 3 2 10
100
200
300
400
500
600
700
800
croll
o o
ribalt
amen
to
scar
pate
detri
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com
pless
a
def.
supe
rficia
li
fran.
diffu
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sink h
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is flo
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sciv.
rota
ziona
le
sciv.
tras
lativo
colam
ento
croll
i in ca
vità
artifi
ciali
calan
chi
def.
grav
. pro
fond
a
Fig. 12 - Distribuzione delle tipologie di frana nel territorio provinciale
39
Nelle aree di affioramento delle
piroclastiti del Distretto vulcanico
dei Colli Albani, si riscontra una
bassa franosità costituita da
deformazioni superficiali e
fenomeni di crollo sulle pareti
tufacee. A causa dell’elevata
antropizzazione dell’area però sono
molti i casi in cui sono poste a
rischio le infrastrutture viarie ed i
centri abitati.
Un discorso a parte va fatto per il
distretto vulcanico delle Isole Ponziane (ad eccezione di Zannone). L'azione erosiva del mare su
piroclastiti e colate laviche ha determinato la formazione di falesie in rapida evoluzione, con
conseguente innesco di fenomeni franosi soprattutto in prossimità della costa.
Infine c'è da segnalare, nella pianura Pontina, la presenza di un tipo particolare di dissesto, noto con
il termine di Sinkhole. Si tratta di fenomeni di improvviso sprofondamento del suolo dovuti
all’interazione di processi carsici, fenomeni tettonici e circolazione di acque sotterranee
mineralizzate in particolari condizioni stratigrafiche. In queste aree si possono generare situazioni di
rischio molto elevato quanto più pericolose perché in quasi totale assenza di segni precursori.
Per quanto riguarda i dissesti
idraulici, il principale evento di
piena del quale si hanno notizie, è
quello relativo all’evento
alluvionale del 2 ottobre 1993 sul
Canale Acque Alte, nel corso del
quale sono stati segnalati
allagamenti anche nella Città di
Latina.
La modellazione e la delimitazione
delle fasce di esondazione è stata
effettuata dall’Autorità dei Bacini
Regionali del Lazio per il Fiume
Amaseno, per il Rio d’Itri e per
alcuni altri corsi d’acqua
Fig. 13: Dissesti lungo il versante di Colle del Belvedere a Ponza.
Fig. 14: Tratto in esondazione lungo la S.P. Guglietta Vallefratta nel
Comune di Prossedi (11.12.2008).
40
particolarmente problematici quali il Carella. Più a sud l’Autorità di bacino dei F. Liri, Garigliano e
Volturno ha delimitato le fasce di esondazione per il F. Garigliano.
Tali modellazioni hanno consentito di definire le fasce fluviali, intese come aree di possibile
esondazione per portate con
assegnati tempi di ritorno, e gli
effetti di queste sul territorio e sullo
stesso regime idraulico dei corsi
d’acqua.
In pratica, le esondazioni del Fiume
Amaseno, tutte a monte del tratto
canalizzato prima dell’Abbazia di
Fossanova, provocano l’allagamento
di ampi settori del fondovalle, senza
peraltro coinvolgere edifici o
costruzioni (almeno con la piena
trentennale). Le stesse esondazioni producono altresì un benefico effetto sulla laminazione delle
piene del tratto a valle, canalizzato.
Per il Rio d’Itri, già la piena trentennale determina esondazione con pericolo di allagamento di
alcuni edifici. La sezione è generalmente insufficiente al transito delle piene e gli attraversamenti, a
parte il ponte cittadino di Itri, presentano sezioni assolutamente inadeguate al transito delle piene
maggiori.
Una vasta area di esondazione è
individuata, , nella piana terminale
del F. Liri –Garigliano, dalla piana
prospiciente l’abitato di Suio fino
all’altezza della via Appia.
A parte quanto precedentemente
descritto le tipologie più diffuse dei
dissesti idraulici riscontrati e presi in
esame nel territorio provinciale, si
riferiscono principalmente a
segnalazioni ricevute in merito a
fenomeni locali (a volte addirittura
puntuali) di erosione localizzata e,
per lo più, di insufficienza di opere di attraversamento (spesso su strade di secondaria importanza).
Fig. 15: Tratto del Rio d’Itri tra i Comuni di Gaeta e Formia
Fig. 16: Fenomeni di erosione lungo la S.P. Lungomare Pontino nel Comune di Sabaudia
41
Oltre ai fenomeni di crollo lungo le falesie costiere di Monte Circeo e della costa tra Sperlonga e
Minturno, una considerazione a parte merita il problema dell’erosione delle coste sabbiose.
Tale problematica è stata analizzata da uno specifico studio della Regione Lazio (Linee Guida per il
Piano Generale di Difesa delle Coste, Assessorato per le politiche dell’Ambiente) che ha
individuato mediante analisi diacroniche, nel territorio provinciale, i seguenti tratti in erosione:
un fronte in arretramento di circa 25-30 Km (Foce Verde - Rio Martino - Sabaudia) con un deficit globale di alimentazione di circa 200.000 mc/anno con un corrispondente deficit unitario di circa 7-10.000 mc/anno/Km. (settore 8 in figura);
30 Km di litorale in erosione nell’arco di litorale compreso tra il Circeo e Fondi (settori 9 e 10 in figura);
due aree soggette ad arretramento costituite dalle spiagge di Vindicio e S.Janni (Formia) e di Scauri (Minturno) ricadenti nell’arco di litorale compreso tra Formia e la foce del Liri-Garigliano sulle quali non sono fornite stime di erosione (settore 11 in figura).
Curva di Bilancio e Velocità Erosive
-600
-550
-500
-450
-400
-350
-300
-250
-200
-150
-100
-50
-
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
Mon
talt
o di
Cas
tro
Mon
talt
o di
Cas
tro
Tar
quin
ia
Tar
quin
ia
Civ
itav
ecch
ia
Civ
itav
ecch
ia
Civ
itav
ecch
ia
S.M
arin
ella
S.M
arin
ella
Lad
ispo
li
Fium
icin
o
Fium
icin
o
Fium
icin
o
Rom
a
Rom
a
Pom
ezia
Anz
io
Anz
io
Net
tuno
Net
tuno
Lat
ina
Saba
udia
Saba
udia
S.Fe
lice
Cir
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Ter
raci
na
Ter
raci
na
Fond
i
Itri
Gae
ta
Gae
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Form
ia
Min
turn
o
Litorale
mcx
1000
/yea
r
cum 90-94 cum 90-96 Progr.
( Regione Lazio da CTR 10.000 e aerofoto 1994-96 - Osservatorio dei Litorali)
3.000 mc/y/Km
18.000 mc/y/Km
20.000 mc/y/Km
17.000 mc/y/Km
6.000 mc/y/Km
2.000 mc/y/Km3.000 mc/y/Km
14.000 mc/y/Km
VELOCITA' EROSIVA 90-96
TEVERE
1.000 mc/y/Km
1
2
87
6
5
4
3
1110
9
Fig. 17 - Curva di bilancio e velocità erosive delle coste laziali
42
2.5) S i smi c i t à
Il territorio della Provincia di Latina presenta una limitata attività sismica locale con eventi di
intensità trascurabile. L'area può essere però investita dagli effetti di terremoti originatisi altrove.
I centri sismici attivi che possono influenzare l'area sono:
I Colli Albani; La Valle Latina; L'area del Fucino; La zona di mare aperto compresa tra Anzio e il Monte Circeo.
I maggiori terremoti registrati nei Colli Albani sono datati 22 gennaio 1892 e 18 luglio 1899. Gli
effetti del primo si sentirono nell'area dei monti Lepini con intensità pari al 5° della scala Mercalli,
mentre quelli del secondo rimasero compresi tra il 4° ed il 5°.
Il massimo evento sismico con fuoco nella Valle Latina avvenne il 24 agosto 1877. L'effetto
macrosismico massimo, risentito nelle dorsali carbonatiche, fu pari a 5°-6° grado della scala
Mercalli. Un successivo terremoto proveniente dalla stessa località datato il 31 luglio 1901 non
superò, invece, il 5°. Il rovinoso sisma di Avezzano del 13 gennaio 1915, che arrivò a Roma tra il 7°
e l'8°, si attenuò in zona fino al 4°.
Nella zona di mare aperto al largo di Torre Astura, tra Anzio e il Capo Circeo, sono stati individuati
alcuni epicentri sismici storici che hanno provocato terremoti che raggiunsero una intensità
maggiore al 5° nell'area dei Monti Lepini. Il maggiore di essi avvenne nel 1919 ed ebbe epicentro
nella zona antistante Torre Astura.
Ulteriori informazioni sulla sismicità del territorio provinciale possono essere ricavate dai cataloghi
sismici recentemente proposti dall'Istituto Nazionale di Geofisica, Catalogo dei Forti Terremoti
(CFT) (Boschi et alii, 1990, 1995) e dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT),
cataloghi NT4.1.1 e DOM4.1 (Camassi & Stucchi, 1997). In questi cataloghi vengono riportati per
un gran numero di eventi i risentimenti sismici subiti da tutte le località per le quali sono state
reperite indicazioni storiografiche, risultando una fonte estremamente preziosa per conoscere la
storia sismica di un’area.
Si ritiene che i cataloghi siano sufficientemente completi rispetto agli eventi maggiori a partire circa
dal XVII° secolo, perciò il dato storico risulta non sufficientemente attendibile per definire la
sismicità di un'area nel caso di terremoti con tempi di ritorno superiori a quelli coperti dal catalogo,
che possono quindi "sfuggire" all'identificazione per via storica. In tal caso risultano essenziali gli
studi di tettonica attiva e paleosismologia, che verifichino la presenza o meno di indicatori geologici
di eventi sismici di forte intensità.
43
2.5.1) Macrozonazione sismica
Il territorio provinciale è stato suddiviso nel 1996 dal GNDT (vedere figura seguente) parzialmente
nelle zone 43, 49, 54 e 55 della zonazione sismogenetica.
Fig. 18 - Zonazione sismogenetica ZS.4 adottata dal G.N.D.T. nel 1996
Successivamente, nel 2004 il Gruppo di lavoro per la redazione della mappa della pericolosità
sismica (Ordinanza PCM 23.03.2003 n° 3274) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
ha elaborato la carta della Zonazione sismogenetica ZS9 basata sugli sviluppi più recenti di
conoscenza della sismogenesi, sui database delle soluzioni dei meccanismi focali dei terremoti
italiani e su indicazioni e spunti derivanti dall’analisi dei dati relativi ai terremoti più importanti
verificati successivamente alla predisposizione del modello ZS4
Il territorio provinciale rientra parzialmente nella sola zona 920 (ex zona 49 di ZS4) e 922 (ex zona
43 di ZS4): La zona 922 racchiude aree caratterizzate da elevato flusso di calore legate al
vulcanismo recente, mentre la zona 920 coincide con il settore in distensione tirrenica. I settori sono
caratterizzati da una diffusa sismicità di energia moderata. La zona 55 della ZS4 che corrispondeva
44
alla linea tettonica Ortona-Roccamonfina viene riferita in ZS9 a zone estensionali intrappenniniche
con direzione NW-SE e non viene associata ad una sismicità caratteristica da cinematica
trascorrente.
Fig. 19 - Zonazione sismogenetica ZS9 (2004)
Le intensità massime risentite nel territorio provinciale non hanno superato in epoca storica l'VIII°
grado MCS, come risulta dalla valutazione effettuata dal Servizio Sismico Nazionale.
Cautelativamente quindi all’area è associabile un'intensità potenziale massima dell'VIII° grado
MCS nelle fasce montane, costituite dalle dorsali carbonatiche e dal sistema vulcanico dei Colli
Albani, e dell'VII° grado MCS nelle restanti zone costiere per tempi di ritorno di 475 anni.
Sulla base di tali dati storici e delle leggi di attenuazione sinora disponibili (Slejko, 1996), il GNDT
ha prodotto delle carte che riportano la PGA (peak ground acceleration, componente orizzontale)
per assegnati tempi di ritorno. Nella figura seguente è riportata la carta per un tempo di ritorno di
475 anni, dalla quale risulta per l'area in studio una PGA compresa tra 0,32 e 0,36 g.
45
Fig. 20 - Ground Acceleration (PGA), componente orizzontale (Slejko, 1996).
Nell'arcipelago Pontino, sebbene allo stato attuale possano considerarsi concluse le fasi più intense
della tettonica distensiva e delle manifestazioni vulcaniche, l'area appare ancora interessata da una
discreta attività sismica, così come si osserva dall'analisi dei dati riportati dal catalogo dei terremoti
italiani dall'anno 1000 al 1980 (CNR- Progetto finalizzato Geodinamica).
Nella pagina seguente è riportato l’elenco dei comuni con la classificazione sismica precedente,
quella prevista nella proposta di riclassificazione sismica "Proposta di riclassificazione sismica del
territorio nazionale - Ottobre 1998" e quella definita dalla Del. Reg. n. 766 del 1/8/2003
attualmente vigente.
Le tre classificazioni hanno definito in maniera diversa le categorie sismiche utilizzate per la
classificazione del territorio comunale. Per facilità di lettura nella tabella di classificazione si è
utilizzata la definizione del 2003. Di seguito si riporta una tabella con la corrispondenza tra le varie
classificazioni.
Decreti fino al 1984 GdL 1998 Classificazione 2003
S=12 prima categoria zona 1
S=9 seconda categoria zona 2
S=6 terza categoria zona 3
non classificato NC zona 4 Tabella 1 – Corrispondenza tra le classificazioni sismiche del 1998 e del 2003
Sono inoltre riportate la massima intensità registrata e quella attesa per un tempo di ritorno di 475
anni.
46
Categoria secondo la COMUNE classificazione
precedente decreti fino al
1984
Zona sismica ai sensi
dell’Ordinanza n.3274 del 20/3/2003
Zona sismica ai sensi della
nuova classificazione regionale 2003 Zonizzazione
vigente
differenza tra 1984 e
2003
Max intensità registrata
Intensità attesa
Aprilia 4 3 3 1 7 8
Bassiano 2 2 2 "=" 7 8
Campodimele 2 2 2 "=" 8 8
Castelforte 2 2 2 "=" 8 8
Cisterna di Latina 2 2 2 "=" 7 7
Cori 2 2 2 "=" 7 8
Fondi 2 2 2 "=" 7 7
Formia 2 2 2 "=" 8 8
Gaeta 2 2 2 "=" 7 7
Itri 2 2 2 "=" 8 7
Latina 4 3 3 1 7 7
Lenola 2 2 2 "=" 8 8
Maenza 2 2 2 "=" 8 8
Minturno 2 2 2 "=" 8 8
Monte San Biagio
2 2 2 "=" 7 8
Norma 2 2 2 "=" 7 7
Pontinia 2 2 2 "=" 7 8
Ponza 4 4 4 "=" 7 7
Priverno 2 2 2 "=" 7 7
Prossedi 2 2 2 "=" 8 8
Roccagorga 2 2 2 "=" 7 8
Rocca Massima 2 2 2 "=" 7 8
Roccasecca dei V.
2 2 2 "=" 7 8
Sabaudia 4 3 3 1 7 8
S.Felice Circeo 4 3 3 1 7 8
SS.Cosma e Dam.
2 2 2 "=" 8 8
Sermoneta 2 2 2 "=" 7 8
Sezze 2 2 2 "=" 7 7
Sonnino 2 2 2 "=" 7 7
Sperlonga 2 2 2 "=" 7 8
Spigno Saturnia 2 2 2 "=" 8 8
Terracina 4 3 3 1 7 7
Ventotene 4 3 3 1 7 8
Tab. 2 Classificazione sismica dei comuni
47
2.6) Distribuzione sul territorio e caratteristiche della popolazione
La Provincia di Latina, istituita nel 1943, comprende 33 comuni e occupa la parte sud – orientale della Regione Lazio. Ha una superficie di circa 2.350 Kmq, divisi tra le aree collinari – montane (i Monti Lepini, Ausoni ed Aurunci) e le pianure costiere (Pontina, di Fondi e del Garigliano). Zone altimetriche secondo classificazione Istat
0-300 metri pianura Territorio basso e pianeggiante caratterizzato da assenza di masse rilevate. Si considerano anche le propaggini di territorio che nei punti più discosti dal mare si elevino ad altitudine di regola non > ai 300 metri
300-700 metri collina Territorio caratterizzato da presenza di masse rilevate aventi altitudini di regola < ai 600 metri nell'Italia Settentrionale e 700 metri nell'Italia centro-meridionale e insulare
>700 metri montagna Territorio caratterizzato da presenza di notevoli masse rilevate, aventi altitudini di norma non < ai 600 metri nell'Italia settentrionale e 700 metri nell'Italia centro-meridionale e insulare
Nella tabella che segue è indicata la distribuzione dei Comuni della Provincia di Latina per zone altimetriche e la distribuzione della popolazione per Comune.
PIANURA COLLINA MONTAGNA ISOLE ABITANTI
1 Aprilia 62.471
2 Cisterna 33.035
3 Latina 111.946
4 Pontinia 13.476
5 Sabaudia 17.463
6 Terracina 42.475
7 Fondi 34.910
8 S.F.Circeo 8.218
9 Mintumo 18.288
10 Cori 10.802
11 Norma 3.851
12 Sermoneta 7.073
13 Monte S.Biagio 6.117
14 Lenola 4.130
15 Sperlonga 3.219
16 Sezze 22.835
17 Pri verno 13.744
18 Bassiano 1.664
19 Roccagorga 4.471
20 Maenza 3.055
21 Roccasecca 1.186
22 Prossedi 1.253
23 Sonnino 7.070
24 Formia 36.688
25 Gaeta 21.522
26 Itri 9.198
27 Castelforte 4.484
28 SS Cosma e Damiano 6.667
29 Spigno Saturnia 2.810
30 Roccamassima 1096
48
31 Campodimele 703
32 Ponza 3.242
33 Ventotene 6.88 Tab. 3 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
2.6.1. Distribuzione della popolazione per classi d’età
Zona PIANURA PIANURA ABITANTI 0-15 16-45 46-65 66-75 ≥76
1 Aprilia 62.471 10.727 28.834 15.011 4.983 2.916
2 Cisterna 33.035 5.610 15.007 7.912 2.779 1.727
3 Latina 111.946 18.139 50.318 27.959 9.491 6.039
4 Pontinia 13.476 2.128 6.006 3377 1.086 879
5 Sabaudia 17.463 2.629 7.839 4.611 1389 995 6 Terracina 42.475 6.219 18.103 10.677 4.274 3.202
7 Fondi 34.910 6.092 15.994 8.060 2.712 2.052
8 S.F.Circeo 8.218 1.219 3.532 2.063 892 512
9 Mintumo 18.288 3.109 7.665 4.417 1690 1.407 Tab. 4 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona COLLINA COLLINA ABITANTI 0-15 16-45 46-65 66-75 ≥76
10 Cori 10.802 1.615 4.532 2.660 1.129 866
11 Norma 3.851 620 1.583 913 417 318
12 Sermoneta 7.073 1.118 3.142 1.766 688 359
13 Monte S.Biagio 6.117 950 2.568 1.467 641 491
14 Lenola 4.130 644 1.737 982 407 360
15 Sperlonga 3.219 442 1.274 875 354 274
16 Sezze 22.835 3.687 10.192 5.268 2.222 1.466
17 Pri verno 13.744 2.115 5.948 3.381 1.361 939
18 Bassiano 1.664 238 672 411 201 142
19 Roccagorga 4.471 719 1.840 1.068 506 338
20 Maenza 3.055 470 1.344 694 287 260
21 Roccasecca 1.186 197 465 302 132 90
22 Prossedi 1.253 162 485 296 154 156
23 Sonnino 7.070 1.144 2.963 1.639 845 479
24 Formia 36.688 5.848 15.890 9.160 3.353 2.437
25 Gaeta 21.522 3.103 8.754 5.505 2.213 1.947
26 Itri 9.198 1.499 3.936 2.318 806 639
27 Castelforte 4.484 667 1781 1.124 492 420
28 SS Cosma e 6.667
29 Spigno Saturnia 2.810 464 1.163 728 236 219 Tab. 5 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona MONTAGNA MONTAGNA ABITANTI 0-15 16-45 46-65 66-75 ≥76
30 Roccamassima 1096 152 430 256 145 113
31 Campodimele 703 78 273 163 89 100 Tab. 6 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona ISOLE ISOLE ABITANTI 0-15 16-45 46-65 66-75 ≥76
32 Ponza 3.242 495 1.320 789 276 362
33 Ventotene 6.88 86 284 167 82 69 Tab. 7 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
49
2.6.2 Distribuzione degli stranieri
Zona PIANURA PIANURA ABITANTI Totale STRANIERI Maschi Femmine
1 Aprilia 62.471 2359 1.191 1.168
2 Cisterna 33.035 570 311 259
3 Latina 111.946 3.614 1.641 1.973
4 Pontinia 13.476 355 198 157
5 Sabaudia 17.463 763 476 287 6 Terracina 42.475 930 503 427
7 Fondi 34.910 862 490 372
8 S.F.Circeo 8.218 358 212 146
9 Mintumo 18.288 276 100 176 Tab. 8 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona COLLINA COLLINA ABITANTI Totale STRANIERI Maschi Femmine
10 Cori 10.802 416 216 200
11 Norma 3.851 83 33 50
12 Sermoneta 7.073 151 80 71
13 Monte S.Biagio 6.117 69 36 33
14 Lenola 4.130 18 12 6
15 Sperlonga 3.219 62 29 33
16 Sezze 22.835 1071 606 465
17 Pri verno 13.744 287 153 134
18 Bassiano 1.664 63 29 34
19 Roccagorga 4.471 139 79 60
20 Maenza 3.055 79 41 38
21 Roccasecca 1.186 9 5 4
22 Prossedi 1.253 24 13 11
23 Sonnino 7.070 105 47 58
24 Formia 36.688 375 125 250
25 Gaeta 21.522 316 130 186
26 Itri 9.198 268 116 152
27 Castelforte 4.484 34 9 25
28 SS Cosma e Damiano 6.667 73 29 44
29 Spigno Saturnia 2.810 24 6 18
Tab.9 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona MONTAGNA
MONTAGNA ABITANTI Totale STRANIERI Maschi Femmine
30 Roccamassima 1096 10 5 5
31 Campodimele 703 1 0 1 Tab. 10 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
Zona ISOLE
ISOLE ABITANTI Totale STRANIERI Maschi Femmine
32 Ponza 3.242 114 61 53
33 Ventotene 6.88 28 11 17 Tab. 11 (Dati tratti dall’Atto Aziendale 2008 della AUSL di Latina)
50
Le isole pontine registrano un incremento della popolazione residente determinato dai flussi
turistici. Nella tabella che segue sono riportati i dati relativi al movimento passeggeri registrati
durante l’intero anno solare e riferiti agli anni 2006/2007.
Movimento passeggeri per le Isole Pontine tutto l’anno. (Non sono pervenuti dati dalle rotte provenienti dalla Campania e Fiumicino).
PORTI
Passeggeri
Anzio - Ponza e viceversa Formia - Ponza e viceversa S.F. Circeo - Ponza e viceversa Terracina - Ponza e viceversa Formia - Ventotene e viceversa
106.931 194.001 26.942 73.200 127.736
Totale anno 2007 528.810 Anno 2006 513.191 Diff. 2007-2006 + 15.619 Diff. % 2007-2006 + 3,04%
Tab. 12 - (Dati tratti dalla pubblicazione dell’APT “ Il turismo nella Provincia di Latina”, luglio 2008)
51
2.7) Il clima
Lo studio fitoclimatico del Lazio ha suddiviso il territorio regionale in zone fitoclimatiche definite
sulla base del termotipo e dell’ombrotipo (Fitoclimatologia del Lazio, Carlo Blasi, 1994).
Nell’immagine seguente sono rappresentate le zone fitoclimatiche che interessano la Provincia di
Latina derivate da un elaborazione dell’ARSIAL utilizzando i dati della propria rete di
monitoraggio
Fig. 21 - Le zone fitoclimatiche della Provincia di Latina
In particolare, nella Provincia di Latina, si individuano le seguenti principali zone fitoclimatiche :
1.REGIONE MEDITERRANEA DI TRANSIZIONE
-Termotipo Mesomediterraneo Inferiore o Termocollinare
-Ombrotipo Umido Inferiore
-Regione Xeroterica (sottoregione mesomediterranea)
Geograficamente ricopre i versanti Sud occidentali dell’Antiappennino meridionale.
Caratterizzata da precipitazioni abbondanti (1132 - 1519 mm) con apporti estivi sporadici (96 – 130
mm), debole aridità, concentrata nei mesi di luglio e agosto, freddo poco intenso da novembre a
marzo, con episodi significativi anche nel mese di aprile, temperatura media delle minime nel mese
più freddo intorno ai 4°C.
52
Ricadono in questa zona fitoclimatica (classe 10) le stazioni SIARL di Formia, Itri, Maenza,
Minturno e Sonnino.
2.REGIONE MEDITERRANEA
-Termotipo Mesomediterraneo Inferiore
-Ombrotipo Subumido Superiore
-Regione Xeroterica (sottoregione mesomediterranea) Geograficamente interessa l’Agro Pontino.
Caratterizzata da precipitazioni da 842 a 966 mm con apporti estivi tra 64 e 89 mm, temperatura
media piuttosto elevata, aridità estiva che si prolunga da maggio ad agosto, freddo non intenso da
novembre ad aprile e temperatura media delle minime del mese più freddo tra i 3.6 a 5.5 °C.
Ricadono in questa zona fitoclimatica le stazioni ARSIAL di Pontinia, Cori e Cisterna di Latina
(classe 12).
3.REGIONE MEDITERRANEA
-Termotipo termomediterraneo Superiore
-Ombrotipo Umido Inferiore/Subumido Inferiore - Regione Xeroterica (sottoregione
termomediterranea) Geograficamente interessa i promontori del Lazio meridionale e la piana di
Fondi.
Caratterizzata da precipitazioni elevate e molto variabili, comprese tra 727 e 1133 mm con apporti
estivi contenuti (61 – 83 mm), aridità estiva pronunciata e prolungata per 3/4 mesi (maggio -
agosto), freddo poco accentuato, concentrato nel periodo invernale, temperatura media delle minime
del mese più freddo piuttosto elevata, compresa tra 6.6 e 7.1 °C Ricade in questa zona fitoclimatica
la stazione ARSIAL di Fondi (classe 14).
Per l’individuazione delle zone fitoclimatiche sono stati utilizzati, tra gli altri, alcuni indici
bioclimatici proposti da Mitrakos per definire:
- Intensità e durata dell’aridità mensile (MDS, Monthly Drought Stress). Si basa sui
valori delle precipitazioni mensili partendo dall’ipotesi che per precipitazioni
inferiori a 50 mm la pianta subisca, in ambiente mediterraneo, uno stresso dovuto
all’aridità.
- Intensità e durata del freddo mensile (MCS, Monthly Cold Stress). Si basa sui
valori delle temperature minime mensili e sul valore di 10°C inteso come soglia
dell’attività vegetativa.
Inoltre partendo dalla definizione di “mese arido”, ovvero mese caratterizzato da un valore delle
precipitazioni (in mm) pari o inferiore al doppio del valore della temperatura media, sono stati
costruiti i diagrammi di Bagnouls Gaussen.
A titolo esemplificativo seguono i diagrammi di Bagnouls Gaussen relativi al Comune di Maenza:
53
Figg. 22-23-24-25
I diagrammi relativi alle altre stazioni ARSIAL di rilevamento (Cisterna di Latina, Cori, Formia,
Itri, Fondi, Minturno, Pontinia, Sonnino) sono riportati nell’Allegato I.
2.8) Venti prevalenti
L’ARSIAL, mediante le proprie stazioni di rilevamento, ha registrato i venti prevalenti in diversi
Comuni della Provincia di Latina riferiti agli anni 2004/2007.
Sono stati calcolati i venti prevalenti aggregati mensilmente per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007.
Per il calcolo della direzione prevalente, il dato di partenza è stato la misura oraria della direzione
del vento, ovvero per ogni ora si è tenuto conto del maggior numero di minuti di permanenza nel
settore (rosa dei venti suddivisa in 8 settori: N, NE, E, SE S, SW, W, NW), dove ogni settore ha
un’ampiezza di 45°. I valori orari, filtrati con una velocità tale da tener conto della calma di vento,
ovvero maggiore di 0.5 m/s, sono stati aggregati prima giornalmente, poi mensilmente.
Ai fini della lettura delle tabelle che seguono si fornisce la seguente legenda:
Settore prevalente: direzione dalla quale è spirato il vento per il maggior numero di ore nel mese;
n.ore: numero di ore di permanenza nel settore prevalente;
VV.m settore: valore percentuale della permanenza nel settore prevalente;
VV.m: velocità media mensile;
54
% calma: valore percentuale della calma di vento, ricavata filtrando la velocità media oraria(>0.5
m/s);
palo: altezza del sensore anemometrico.
Nel presente paragrafo sono riportati solo i dati relativi ai venti registrati nel Comune di Formia per
il periodo di riferimento, mentre i dati relativi alle altre stazioni di rilevamento ( Cisterna di Latina,
Cori, Formia, Itri, Fondi, Minturno, Pontinia, Sonnino), sono contenuti nell’Allegato II.
Tab. 13 - Venti prevalenti Comune di Formia anno 2004
Tab. 14 - Venti prevalenti Comune di Formia anno 2005
Mese Settore prevalente
VVm settore Permanenza Calma VVm
Gennaio SW 1,2 15 44 0,5 Febbraio SW 1,2 19 44 0,5 Marzo SW 1,3 19 36 0,6 Aprile SW 1,7 25 40 0,8 Maggio SW 1,9 25 37 1 Giugno S 0,6 19 68 0,2 Luglio Agosto SE 2 12 66 0,5 Settembre SE 2 20 27 0,9 Ottobre SE 1,4 17 44 0,6 Novembre N 1 44 17 0,8 Dicembre N 1,5 45 23 1,1
Mese Settore prevalente
VVm settore Permanenza Calma VVm
Gennaio N 1,2 42 9 0,9 Febbraio N 1,1 42 1 1,1 Marzo S 1,8 26 3 1,1 Aprile S 2 25 4 1,1 Maggio S 2 35 4 1,1 Giugno S 2 40 6 1,1 Luglio S 2,4 44 4 1,3 Agosto S 2,2 35 6 1 Settembre N 0,2 30 13 0.8 Ottobre N 0,3 43 12 0,5 Novembre N 0,4 37 10 0,9 Dicembre N 0,5 27 22 1
55
Tab. 15 - Venti prevalenti Comune di Formia anno 2006
Tab.16 – Venti prevalenti Comune di Formia anno 2007
2.9) Piogge
Sono state elaborate le precipitazioni cumulate mensili per gli anni 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008
(fino ad aprile) registrate dall’ARSIAL nella propria rete di monitoraggio. Sono state raggruppate
per mese le precipitazioni mensili, in modo da poterle confrontare sia su base spaziale (tutte la
provincia), che su base temporale (dal 2004 al 2008).
Per ogni stazione sono stati individuati i numeri di giorni, negli ultimi 4 anni, con piogge entro
definiti range, ovvero 1-10 mm; 10-20 mm; 20-50 mm; 50-75 mm;75-100 mm; 100-150 mm; oltre
150 mm. Sono stati aggregati, per ogni stazione, le precipitazioni mensili, il numero di giorni di
pioggia, ovvero giorni con precipitazione superiore a 1 mm, e i giorni di rilevamento.
Nei grafici che seguono (Fig. 24 e Fig.25), sono riportati, a titolo esemplificativo i dati relativi al
Comune di Sonnino. I dati relativi agli altri Comuni, in particolare: Cisterna, Fondi, Minturno, Cori,
Maenza, Pontinia, Itri e Formia sono riportati, per comodità di visione, nell’ Allegato III.
Mese Settore prevalente
VVm settore Permanenza Calma VVm
Gennaio NE 1,6 42 20 1,2 Febbraio N 0,6 32 11 0,9 Marzo SW 1,6 27 19 0,8 Aprile N 0,2 28 17 0,8 Maggio N 0,4 28 16 1 Giugno N 0,5 36 13 0,9 Luglio N 1 44 22 0,9 Agosto N 1,3 53 24 1,1 Settembre N 0,7 38 29 0,7 Ottobre N 0,4 23 38 0,6 Novembre N 0,3 16 64 0,3 Dicembre N 0,5 28 35 0,6
Mese Settore prevalente
VVm settore Permanenza Calma VVm
Gennaio N 0,2 33 29 0,4 Febbraio N 044 49 11 0,7 Marzo N 0,5 40 2 1,1 Aprile N 0,3 46 1 0,9 Maggio N 0,2 41 3 1 Giugno S 1,9 41 6 1 Luglio S 2 42 29 1 Agosto S 2,1 37 24 1 Settembre N 0,2 32 19 0,9 Ottobre N 0,4 46 16 0,7 Novembre N 0,5 44 13 0,7 Dicembre N 0,7 39 21 0,7
56
Fig. 26 – Precipitazioni mensili cumulate nel Comune di Sonnino (anni 2004/2008)
Fig. 27: Dati di piovosità relativi al Comune di Sonnino Nei grafici che seguono (fig. 28) sono riportate, per i Comuni di Cisterna, Sonnino, Fondi,
Minturno, Cori, Maenza, Pontinia, Itri e Formia i dati relativi alle piogge cumulate in ciascun mese
e relative agli anni 2004, 2005, 2006, 2007, 2008.
57
58
Fig. 28:: Dati di piovosità
2.10) Viabilità provinciale e tratte regionali
La Provincia di Latina provvede alla gestione e alla manutenzione di 1.109 Km di rete viaria, di cui
206 Km di proprietà della Regione Lazio.
La rete stradale è ripartita in quattro gruppi principali. Le cartografie relative ai quattro gruppi sono
riportate in appendice (App. I).
Ogni gruppo è suddiviso in sottogruppi e, per ciascuno di essi, è stato individuato un responsabile
tecnico con compiti di monitoraggio, controllo e gestione dei tratti di strada di sua competenza.
La tabella 19 riporta l’elenco delle strade regionali, la loro denominazione, la relativa lunghezza,
mentre il nominativo del tecnico responsabile pro – tempore di ciascun sottogruppo e i relativi
recapiti telefonici sono riportati nell’Allegato IV.
Lunghezza
Lunghezza
Numero Strada
Denominazione strada GruppoSotto
Gruppo
dal KM. al KM. Totale Km.
4 ARTENA GIULIANELLO 1 1B 6+458 8+648 2.190
29 ACCESSO BASSIANO 1 1C 0+000 1+029 1.029
42 ALTA 2 2A 0+000 4+700 4.700
48 ACCESSO MAENZA 3 3A 0+000 1+600 1.600
61 ALLACCIANTE MARITTIMA SETINA 3 3A 0+000 1+890 1.890
65 ACC. ROCCASECCA DEI VOLSCI 3 3A 0+000 9+850 9.850
68 ACC. PISTERZO 3 3A 0+000 6+680 6.680
84 APPIA B.GO HERMADA 2 2C 0+000 2+700 2.700
93 ACC. MONTE SAN BIAGIO 4 4A 0+000 1+756 1.756
95 AMBRIFI PASTENA 4 4A 0+000 4+730 4.730
59
103 ACC. CAMPODIMELE 4 4A 0+000 2+920 2.920
114 ACC. SPIGNO SATURNIA 4 4B 0+000 5+880 5.880
121 ACC. PULCHERINI 4 4C 0+000 1+800 1.800
125 AUSENTE I° TRATTO 4 4C 2+400 5+410 3.010
AUSENTE II° TRATTO 4 4C 5+410 20+750 15.340
181 ALBUCCI 3 3C 0+000 3+605 3.605
189 ACC. STAZ. CAPOCROCE 3 3C 0+000 0+080 80
205 AUSONIA 4 4B 2+700 3+605 905
4 4B 4+500 4+770 270
4 4B 4+824 5+274 450
4 4B 6+900 7+670 770
4 4B 8+250 8+930 680
4 4B 8+950 9+300 350
10 BRACCIO STAZIONE CORI 1 1B 0+000 2+400 2.400
16 B.GO PIAVE CISTERNA 2 2A 0+000 9+440 9.440
21 BRACCIO NORD SERMONETA 1 1C 0+000 0+838 838
22 BRACCIO SUD SERMONETA 1 1C 0+000 1+796 1.796
26 B.GO MONTELLO APPIA 2 2A 0+000 1+440
1+900 11+540 11.080
38 B.GO PIAVE ACCIARELLA 2 2A 0+000 10+428 10.428
40 B.GO PIAVE FOCEVERDE 2 2A 0+148 8+204 8.056
47 BRACCIO ROCCAGORCA 3 3A 0+000 1+080 1.080
54 B.GO SAN MICHELE APPIA 2 2B 0+000 8+875 8.875
85 B.GO MONTENERO LA CONA 2 2C 0+000 5+173 5.173
87 BADINO 2 2C 7+470 14+610 7.140
100A BRACCIO SPERLONGA 4 4B 0+000 0+570 570
192 BRACCETTO 2 2A 0+000 0+400 400
195 BRACCHI PERUNI 4 4C 0+000 6+556 6.556
199 BRETELLA SAN ROCCO 1 1B 0+000 0+800 800
2 CISTERNA CAMPOLEONE 1 1A 1+300 17+000 15.700
9 CISTERNA CARANO APRILIA 1 1A 0+900 14+424 13.524
19 CAVALIERE 1 1A 0+000 1+100 1.100
23 CONSOLARE I 1 1C 0+000 2+200
1 1C 2+200 10+830 10.830
25 CONGIUNTE 2 2A 0+000 1+915
1+975 3+600 3.540
2 2B 3+600 13+528 9.928
28 CASERMETTE 1 1C 0+000 7+100 7.100
30 CHIESUOLA 2 2A 0+000 6+850 6.850
31 CROTALLO 1 1C 0+300 4+710 4.410
59 CERCHIETE 3 3B 0+000 3+200 3.200
63 COTARDA 3 3B 0+000 9+120 9.120
73 CONSOLARE II 3 3C 0+000 15+540 15.540
132 CORENO AUSONIA 4 4C 0+000 3+336 3.336
144 COLLI CERIARA 3 3A 0+000 5+247 5.247
153 CAPANNA 4 4C 0+000 1+192 1.192
154 CAMPOSERIANNI 4 4A 0+000 6+040 6.040
158 COLLI 3 3A 0+000 4+017 4.017
182 CAMPOSORIANO (Lato Terracina) 3 3C 3+500 9+500 6.000
CAMPOSORIANO (Lato Sonnino) 3 3C 9+500 15+736 6.236
198 CORI ROCCAMASSIMA 1 1B 0+000 6+013 6.013
200 CASELLO 50 3 3A 0+000 1+400 1.400
209 CIRCOLARE"A" 3 3B 0+000 3+725 3.725
60
90 DEL FARO 2 2C 0+500 2+810 2.310
145 DEI CERRI 4 4C 0+000 2+200 2.200
152 DEL COLLE 4 4B 0+000 2+315 2.315
168 DIVERSIVO ACQUAGHIARA 4 4A 2+200 4+100 1.900
173 DELL'IRTO 1 1C 1+049 2+342 1.293
178 DORMIGLIOSA 1 1C 0+000 2+450 2.450
184 DELLA TORRE 3 3C 0+000 4+280 4.280
1 EX 75 (ARDEA FONTANA DEI PAPI) 1 1A 0+000 10+650 10.650
13 EX 82 1 1A 0+150 10+410 10.260
BRETELLA EX 82 1 1A 0+000 0+300 300
BRACCIO DISMESSO EX 82 (I TRATTO) 1 1A 0+000 0+170 170
155 EX S.S. 148 1 1A 0+000 2+550 2.550
167 EX S.S. 156 3 3A 0+000 5+900 5.900
210 EX S.S. N° 7 "Via Appia" 4 4C 146+080 156+080 10.000
2A FONTANA DEI PAPI 1 1A 0+000 4+700 4.700
50 FOGLIANO SABOTINO 2 2B 0+000 8+365 8.365
70 FORESTOLA 3 3B 3+200 6+750 3.550
79 FRASSO (MIGLIARA 55) 3 3C 0+000 4+540 4.540
100 FONDI SPERLONGA 4 4A 1+810 5+800 3.990
4 4B 5+800 9+100 3.300
112 FORMIA MARANOLA CASTELLONORATO 4 4B 5+350 8+250 2.900
183 FRASSONETTO 3 3C 0+000 8+100 8.100
67 GUGLIETTA VALLEFRATTA 3 3A 0+000 6+580 6.580
143 GIALLA 1 1C 0+000 1+780 1.780
2+090 3+950 1.860
151 GONELLA 3 3C 0+000 3+350 3.350
172 GATTUCCIA 3 3A 0+000 0+420 420
176 GRATA CAPOD'ACQUA 4 4B 0+000 2+537 2.537
187 GRICILLI 3 3B 0+000 9+750 9.750
105 ITRI SPERLONGA 4 4B 1+100 13+825 12.725
12 LE PASTINE 1 1B 8+575 21+250 12.675
39 LUNGOMARE PONTINO 2 2A 0+000 2+820 2.820
41 LUNGA 2 2A 0+000 1+760 1.760
46 LITORANEA 2 2B 2+800 17+100 14.300
2 2C 17+100 31+220 14.120
82 LA FIORA 3 3C 0+000 1+870 1.870
97 LENOLA 4 4A 0+000 5+435 5.435
99 LE QUERCE 4 4A 4+410 14+172 9.732
161 LUNGO TORRENTE AUSENTE 4 4C 0+000 1+700 1.700
24 MONTICCHIO 1 1C 0+000 1+715
2+888 3+431 2.258
33 MURILLO 1 1C 0+840 9+200 8.360
33A MURILLO 3 3B 9+300 24+800 15.500
36 MELOGROSSO 1 1C 0+000 7+300 7.300
53 MADONNA DEI MARTIRI 3 3A 0+000 4+900 4.900
55 MIGLIARA 45 (B.GO GRAPPA) 2 2B 0+000 1+500
1+570 4+900 4.830
56 MIGLIARA 45 (BRACCIO APPIA) 2 2B 0+000 1+170 1.170
58 MIGLIARA 47 3 3B 0+000 7+240 7.240
58A MIGLIARA 47 (BRACCIO APPIA) 2 2B 0+000 1+570 1.570
60 MADONNA DELLE GRAZIE 3 3A 0+000 5+200 5.200
62 MARITTIMA II° 3 3B 0+000 5+335 5.335
7+820 17+185 9.365
66 MARCHEGGIANA CASINI 3 3A 0+000 5+850 5.850
61
74 MIGLIARA 51 I° TRATTO 3 3B 0+000 5+540 5.540
77 MIGLIARA 53 2 2C 0+000 4+900
5+100 9+438 9.238
78 MIGLIARA 54 2 2C 0+000 3+400
3+700 5+100 4.800
92 MONTE SANT'ANGELO 3 3C 2+250 3+800 1.550
104 MADONNA DELLA CIVITA' 4 4A 0+000 3+145 3.145
118 MINTURNESE 4 4C 1+720 2+860 1.140
4+400 8+220 3.820
129 MAIANO 4 4C 0+000 1+027 1.027
136 MONFALCONE 2 2A 0+000 8+880 8.880
174 MURILLO II° 1 1C 0+000 4+310 4.310
175 MIGLIARA 41 1 1C 0+000 1+925 1.925
177 MIGLIARA 54 II° TRATTO 2 2C 0+000 4+620 4.620
179 MIGLIARA 58 2 2C 0+000 3+920
3+920 9+000 9.000
180 MEDIANA VECCHIA 2 2C 0+000 4+200 4.200
190 MIGLIARA 51 II° TRATTO 2 2C 0+000 4+740 4.740
191 MIGLIARA 56 2 2C 0+000 4+360 4.360
211 MIGLIARA 47 (B.go Pasubio-Bella Farnia) 2 2B 0+000 7+300 7.300
17 NINFINA I° 1 1B 0+000 9+900 9.900
1 1C 9+900 28+943 19.043
18 NINFINA II° 2 2A 0+000 8+810
9+410 18+430 17.830
20 NORBANA 1 1B 0+000 5+134 5.134
32 NORMA CORI 1 1B 1+150 7+700 6.550
35 PICCARELLO 2 2B 0+000 2+200 2.200
4+350 8+648 4.298
35 PICCARELLO 1 1C 8+648 10+500 1.852
113 PENITRO CASTELLONORATO 4 4B 0+800 3+026 2.226
126 PORTOGALERA 4 4C 0+380 6+824 6.444
134 PONA LE FORNA-PIANI D'INCENSO 4 4B 0+000 7+882 7.882
135 PONZA TRE VENTI 4 4B 0+000 3+870 3.870
140 PECENNONE 4 4C 0+000 4+250 4.250
141 PARCHETTO 4 4C 0+000 4+500 4.500
170 PERAZZETE 3 3B 0+000 1+080 1.080
185 PINGOLOZZA SANDALARA 3 3B 0+000 2+235 2.235
188 PIPERNO VECCHIO 3 3A 0+000 1+664 1.664
5 ROCCAMASSIMA 1 1B 0+000 9+626 9.626
45 ROCCHEGIANA 3 3A 0+130 7+700
10+500 15+223 12.293
130 RANDACCIO 4 4C 0+000 1+632 1.632
6 SEGNI ROCCAMASSIMA 1 1B 0+000 1+898 1.898
8 SAN NICOLA 1 1B 0+000 4+010 4.010
11 SAN ROCCO 1 1B 0+000 1+050 1.050
27 SCOPETO 2 2A 0+000 5+540 5.540
37 SERMONETANA 1 1C 0+000 5+963 5.963
52 SEGHERIA 2 2B 0+000 1+760
2+120 5+495 5.135
69 SAN MARTINO 3 3B 0+000 7+240 7.240
72 SONNINESE 3 3C 0+000 6+400 6.400
83 S. LUCIA 3 3A 0+000 1+800 1.800
94 SAN MAGNO 4 4A 0+000 4+220 4.220
102 SELVAVETERE 4 4B 0+000 6+080 6.080
62
115 SPIGNO NUOVO- SPIGNO VECCHIO 4 4B 0+000 4+420 4.420
127 STRADONE 4 4C 0+000 1+419 1.419
131 S. LORENZO CASTEL. SS. COSMA E DAMIANO 4 4C 0+000 3+335 3.335
133 SUIO ALTO 4 4C 0+000 2+440 2.440
138 S. AGOSTINO 4 4B 0+000 5+600 5.600
142 STARZETTA 4 4C 0+000 1+005 1.005
159 SETINA DEGLI ARCHI 1 1C 0+000 4+60 4.060
171 SAN MARTINO MARITTIMA II° 3 3B 0+000 0+923 923
186 S. ISIDORO ANIME SANTE 3 3C 0+000 3+650 3.650
203 SAN CARLO 3 3C 0+000 2+800 2.800
208 SPARANISE GAETA 4 4C 0+000 2+130 2.130
7 TORRACCHIA 1 1B 8+000 11+000 3.000
51 TRASVERSALE 2 2B 0+000 5+770 5.770
128 TAVERNA 50 4 4C 0+000 4+361 4.361
3 VELLETRI ANZIO I° 1 1B 5+485 23+200 17.715
15 VELLETRI ANZIO II° 1 1A 2+200 15+640 13.440
148 VENTOSA 4 4C 0+000 0+585 585
160 VELLOTA 4 4C 0+000 1+595 1.595
193 VARANTE RANDACCIO CORENO AUSONIA 4 4C 0+000 0+556 556
Tab. 17: Elenco strade provinciali
Lunghezza
Lunghezza Totale Numero Strada Denominazione Strada Gruppo
Sotto Gruppo
dal KM.
al KM. Km.
630 AUSONIA 4 4B 22+300 31+250 8.950
609 CARPINETANA 3 3A 30+950 42+200 11.250
637 FROSINONE GAETA 4 4A 36+000 52+045 16.045
213 FLACCA 4 4B 0+000 32+110 32.110
156 MONTE LEPINI 3 3A 17+720 51+500 33.780
207 NETTUNENSE 1 1A 18+000 28+000 10.000
148 PONTINA 1 1A 37+000 67+000 30.000
(autostrada doppia carreggiata)
(confine Provincia - B.go Piave)
148 PONTINA 2 2A 67+000 109+200 42.200
( B.go Piave - Terracina)
82 VALLE DEL LIRI 4 4A 104+950 126+800 21.850 Tab.18: Elenco strade regionali
63
2.11) Rete ferroviaria
La rete ferroviaria di interesse provinciale è articolata su tre assi:
- Roma – Formia – Napoli - Roma – Campoleone – Nettuno - Priverno Fossanova – Terracina
Fig. 29: Rete ferroviaria
Sulla tratta Roma – Formia – Napoli, oltre ai servizi regionali, è presente anche il servizio intercity.
In particolare, la linea intercity serve i soli centri di Formia e Latina mentre, nel caso della linea
regionale, sono servite le località di Campoleone, Cisterna, Latina, Sezze Romano, Priverno
Fossanova, Monte S. Biagio, Fondi, Itri, Formia, Minturno Scauri. Sulla linea Priverno Fossanova –
Terracina il servizio regionale tocca le località di Priverno, Capocroce, Frasso, La Fiora e Terracina.
Ai fini della protezione civile, si segnala un importante e recentissimo protocollo d’intesa
sottoscritto in data 07.11.2008 tra la Regione Lazio e le Ferrovie dello Stato avente ad oggetto le
modalità per un’azione coordinata d’intervento nella gestione delle emergenze.
64
CAPITOLO 3
ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE
NELLA PROVINCIA DI LATINA
3.1) Strutture di Protezione Civile
a) Provincia
Il sistema italiano è caratterizzato dalla presenza di numerosi soggetti istituzionali o appartenenti
alla società civile che, a diversi livelli operativi, concorrono al raggiungimento degli obiettivi
primari di protezione civile.
La legge n.225/92 ha istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile, coordinato dal
Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della Protezione Civile, ed il
successivo D.lgs. 112/98 (art.108) ha definito le funzioni conferite alle Regioni e agli Enti locali.
Alle Province spettano le seguenti funzioni:
- predisposizione dei Programmi di Previsione e di Prevenzione dei rischi;
- predisposizione del Piano Provinciale di Emergenza;
- vigilanza sulla predisposizione dei servizi da attivare in caso di emergenza.
La Provincia di Latina è dotata di un proprio Servizio di Protezione Civile che opera nel rispetto
delle competenze che gli sono attribuite dalla normativa nazionale e regionale.
Il Servizio di Protezione Civile della Provincia di Latina è una articolazione del Settore Polizia
Provinciale.
Funzioni e attività:
- Supporto per la predisposizione del Programma di Previsione e Prevenzione;
- Redazione del Piano di Emergenza Provinciale;
- Organizzazione di Corsi di Formazione per gli operatori di protezione civile;
- Interazione con gli Organismi istituzionali di Protezione Civile;
- Partecipazione alle attività di antincendio boschivo (AIB) promosse dalla Regione Lazio;
- Interazione con le Associazioni di Volontariato di Protezione Civile;
- Realizzazione di attività di esercitazione di protezione civile;
- Partecipazione al Comitato Tecnico Regionale per la valutazione del rischio di incidente
rilevante nei siti industriali (D.lgs. n.334/99);
- Iniziative dirette alla formazione per una maggiore educazione al rischio e alla sicurezza
individuale e collettiva.
65
b) Comitato Provinciale di Protezione Civile
Con delibera di Consiglio Provinciale n. 105 del 06.12.2006, è stato istituito il Comitato Provinciale
di Protezione Civile quale organismo che partecipa alla organizzazione e all’attuazione del Servizio
Nazionale della Protezione Civile ai sensi della Legge 24.02.1992 n. 225 e sulla base delle
competenze attribuite alla Provincia dagli artt. 14 e 15 della Legge 08.06.1990 n. 142.
Il Comitato Provinciale di Protezione Civile assicura lo svolgimento dei compiti relativi alla
rilevazione, raccolta ed elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di
programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione secondo quanto previsto
dall’art. 13 comma 1 L.225/92.
In particolare il Comitato deve:
- valutare ed esprimere il proprio parere sul Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione verificandone il periodico aggiornamento;
- valutare ed esprimere il proprio parere su Piani Provinciali di emergenza verificandone il periodico aggiornamento;
- determinare gli indirizzi generali per la rilevazione, la raccolta e l'elaborazione dei dati interessanti la protezione civile;
- individuare e fornire indirizzi relativi agli interventi strutturali e non, idonei a tutelare la popolazione e il territorio dai pericoli di danni conseguenti al manifestarsi di eventi naturali e dall'esercizio delle attività umane;
- definire e promuovere iniziative per una maggiore educazione al rischio ed alla sicurezza individuale e collettiva.
Il Comitato è composto da:
- Il Presidente della Provincia (o Assessore delegato) che lo presiede;
- Il Dirigente del Settore Polizia Provinciale - Servizio di Protezione Civile;
- Il Dirigente del Settore Viabilità provinciale;
- 1 Rappresentante della Prefettura;
- 1 Rappresentante dei Vigili del Fuoco;
- 1 Rappresentante del Corpo Forestale dello Stato;
- 1 Rappresentante del Comando Provinciale dei Carabinieri;
- 1 Rappresentante della Questura di Latina;
66
- 1 Rappresentante della Guardia di Finanza;
- 1 Rappresentante della Capitaneria di Porto di Gaeta;
- 1 Rappresentante della AUSL;
- 1 Rappresentante della ARPA LAZIO;
- 1 Rappresentante del Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino;
- I presidenti, o loro delegati, delle Comunità Montane XIII. XVII, XXII;
- 1 Rappresentante della Regione Lazio;
- 1 Rappresentante del Comune di Latina;
- 1 Rappresentante della Croce Rossa Italiana;
- 1 Rappresentante delle Organizzazioni di Volontariato.
Il Comitato, concretamente esercita la direzione unitaria dei servizi di emergenza attraverso
l’utilizzazione di tre strutture operative:
- il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS);
- la Sala Operativa ;
- i Centri Operativi Misti (COM).
c) Centro Coordinamento Soccorsi (CCS).
E’ il massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale e al
suo interno agiscono i responsabili di tutte le strutture operative presenti nel territorio provinciale.
Viene convocato e presieduto dal Prefetto ed è chiamato ad individuare le strategie e le modalità di
intervento per la gestione dell’emergenza con il coordinamento dei C.O.M. (Centro Operativo
Misto), di cui decide anche l’ubicazione.
In base a quanto indicato nel metodo Augustus, opera con 14 funzioni di supporto:
- Funzione 1: Tecnico scientifica – pianificazione;
- Funzione 2: Sanità, assistenza sociale e veterinaria;
- Funzione 3: Mass media e informazione;
- Funzione 4: Volontariato;
- Funzione 5: Materiali e mezzi;
- Funzione 6: Trasporti, circolazione, viabilità;
- Funzione 7: Telecomunicazioni;
- Funzione 8: Servizi essenziali e attività scolastica;
- Funzione 9: Censimento danni a persone e cose;
67
- Funzione 10: Strutture operative;
- Funzione 11: Enti locali;
- Funzione 12: Materiali pericolosi;
- Funzione 13: Assistenza alla popolazione;
- Funzione 14: Coordinamento centri operativi.
d) Sala Operativa
La Sala Operativa è organizzata per funzioni di supporto, per ciascuna delle quali è individuato un
responsabile che, in tempo di pace, è chiamato ad aggiornare i dati relativi alla propria funzione.
La Sala Operativa della Provincia di Latina è attualmente ubicata presso il Palazzo della Prefettura.
In merito alla sua organizzazione, è opportuno che essa venga suddivisa in due aree funzionali:
l’area operativa e l’area comunicazioni.
L’area operativa vede la presenza del Prefetto, coadiuvato dai responsabili delle funzioni
provinciali di supporto. Presso la sala operativa vengono assunte le decisioni sugli interventi da
adottare durante l’emergenza e si provvede a coordinare la macchina dei soccorsi. Tutta l’attività
svolta deve essere annotata nel diario delle operazioni in cui saranno riportate sia le informazioni
giunte alla sala operativa che le decisioni concretamente adottate. Tale documento risulta
particolarmente importante sia durante la gestione della crisi per verificare le azioni intraprese dal
team operativo, che dopo il superamento della stessa per valutare l’operato della struttura ed,
eventualmente, migliorare la strategia degli interventi.
L’area comunicazioni raccoglie le informazioni dall’area colpita ed è in stretto rapporto con i
Comuni, con i centri COI e COM. Tutte le informazioni pervenute all’area comunicazioni devono
essere prontamente trasmesse all’area operativa.
E’ indispensabile che l’area comunicazioni, proprio per le funzioni che è chiamata a svolgere, sia
dotata di telefoni, modem, fax e radio.
Nella tabella che segue viene proposto un modello per la trasmissione di informazioni alla Sala
Operativa liberamente ispirato ad un promemoria predisposto da Francesco Santoianni per l’evento
sismico e che, nella elaborazione che segue, può trovare applicazione per le diverse tipologie di
rischi che insistono sul territorio.
Il modello risulta particolarmente utile perché diretto a garantire solo la trasmissione di
informazioni necessarie alla prima fase di gestione dell’emergenza, snellendo le procedure di
comunicazione.
68
(Promemoria per comunicazioni alla Sala Operativa da parte dei soggetti impegnati nei
sopralluoghi)
Sopralluogo effettuato
Da
Alle ore
Area di sopralluogo
Nello stabile sito in
Situazione della zona prima dell’evento Dopo l’evento
N. famiglie coinvolte
N. morti (stima)
N. feriti (stima)
NO Imminente crollo
VV.F. Feriti gravi
C.F.S. Rischio folgorazioni
Volontari Fuga di gas
Familiari Incendio
Squadre di salvataggio all’opera
Altri
Pericoli in atto
Atti di sciacallaggio
Spalamento macerie Disattivazione elettricità Unità cinofile
Personale sanitario Disattivazione gas Tende
Ditte specializzate Pala meccanica Vettovaglie
Cosa serve urgentemente
Spegnimento incendi
Rimozione detriti
Gruppi elettrogeni
Idrovore
Altri mezzi meccanici
Altro
Tab. 19: SCHEDA SITUAZIONE
Sia l’area comunicazioni che l’area operativa dovranno essere dotate di una cartografia di base
costituita da:
- planimetria del territorio provinciale in scala 1:2.000 o 1:5.000
- carta di sintesi generale sui rischi che insistono sul territorio provinciale in scala: 1:50.000 –
1:25.000
- carte di sintesi di dettaglio in scala 1:10.000 – 1:5000 relative a zone con particolari
problematiche.
e) Centro Operativo Misto (COM)
E’ il centro di coordinamento decentrato che coordina le strutture operative del Sistema Nazionale
di Protezione Civile nel proprio territorio di competenza ed agisce a livello comunale ed
intercomunale.
Ciascun C.O.M. è presieduto da un responsabile, nominato dal Prefetto, che si avvale delle 14
funzioni di supporto previste nel metodo Augustus.
69
Il COM, nelle prime fasi dell’emergenza, deve fornire al Centro di Coordinamento Soccorsi (CCS)
tutte le informazioni necessarie per fronteggiare l’evento e funge da raccordo tra quest’ultimo e i
Sindaci dei territori interessati dalla calamità. Deve attivare tutte le forze disponibili nel Comune o
Comuni interessati dall’evento per fronteggiare la situazione di emergenza. E’ chiamato altresì a
fare una primissima stima dei danni e a segnalare alla Sala Operativa presso la Prefettura le priorità
di intervento, con particolare riguardo alla salvaguardia della popolazione. Deve avviare i feriti
presso le strutture sanitarie e provvedere al loro trasporto, anche attraverso la requisizione di
automezzi. Se necessario, provvede all’allestimento di un posto medico avanzato in loco.
Infine procede alla rilevazione e alla identificazione di eventuali vittime e a segnalarne i nominativi
alla Sala Operativa presso la Prefettura.
f) Ufficio Territoriale del Governo
Il Prefetto, al verificarsi di uno degli eventi calamitosi di cui alle lettere b) e c) del comma 1
dell’art. 2 della L. 225/92, deve:
- Informare il Dipartimento di Protezione Civile, il Presidente della Giunta Regionale, il
Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero
dell’Interno;
- Assumere la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello provinciale, coordinandoli con gli
interventi dei sindaci dei comuni coinvolti nell’evento calamitoso;
- Adottare tutti i provvedimenti necessari per i primi soccorsi;
- Vigilare sulla attuazione da parte delle strutture provinciali di Protezione Civile, dei servizi
urgenti, anche di natura tecnica.
Il Prefetto, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, opera quale delegato del
Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministero dell’Interno con i poteri che gli sono conferiti
dal comma 2 dell’art. 5 Legge 225/92 e, in particolare, a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni
disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico.
g) Comune
Il Sindaco è autorità comunale di protezione civile ( art. 15 comma 3 L. 225/92 ) e in caso di
emergenza, sul territorio del Comune :
- Assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni
colpite;
- Provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente
della Giunta Regionale;
70
- Quando la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione
del Comune, il Sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i
provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell’autorità comunale di
protezione civile.
h) Centri Operativi Comunali (C.O.C) e Intercomunali (COI)
I centri C.O.C. e C.O.I., si attivano in fase di preallarme o di emergenza e, in base al metodo
Augustus, sono organizzati in 9 funzioni di supporto:
1. Tecnica di Pianificazione Sanità
2. Assistenza Sociale e Veterinaria
3. Volontariato
4. Materiali e mezzi
5. Servizi essenziali e attività scolastica
6. Censimento danni a persone e cose
7. Strutture operative locali
8. Telecomunicazioni
9. Assistenza alla popolazione
Per ciascuna funzione è previsto un solo referente che, “in tempo di pace “, avrà il compito di
aggiornare i dati relativi alla propria funzione mentre, in caso di emergenza, avrà il compito di
coadiuvare il Sindaco nella gestione dei soccorsi. L’aggiornamento periodico dei dati riportati nel
Piano fa si che esso sia un documento dinamico e vivo.
La delibera di Giunta Regionale del 29.02.2000, n. 569 avente ad oggetto “Approvazione sistema
integrato di protezione civile regionale, con istituzione dei centri operativi intercomunali ed
individuazione dei centri operativi comunali e di coordinamento provinciali e regionale” al fine di
rendere più efficace la funzionalità del sistema di protezione civile, ha individuato per ciascuna
Provincia i centri operativi intercomunali (COI).
La Provincia di Latina risulta così suddivisa:
1 ZONA: APRILIA
2 ZONA: CISTERNA DI LATINA
3 ZONA: LATINA
4 ZONA: SEZZE
BASSIANO
SERMONETA
NORMA
71
CORI
ROCCA MASSIMA
5 ZONA: SABAUDIA
PONTINIA
S. FELICE CIRCEO
6 ZONA: TERRACINA
7 ZONA: PRIVERNO
ROCCASECCA DEI VOLSCI
SONNINO
PROSSEDI
MAENZA
ROCCAGORGA
8 ZONA: FONDI
MONTE S:BIAGIO
SPERLONGA
LENOLA
CAMPODIMELE
ITRI
9 ZONA: GAETA
10 ZONA: FORMIA
11 ZONA: MINTURNO
SPIGNO SATURNIA
SS: COSMA E DAMIANO
CASTELFORTE
12 ZONA: PONZA
13 ZONA: VENTOTENE
72
Fig. 30: C.O.I. provinciali
i) Organizzazioni di Volontariato
Di seguito si riporta l’elenco delle principali associazioni e gruppi comunali di volontariato di
protezione civile che operano nella Provincia di Latina, la loro sede legale e l’indirizzo. I recapiti
telefonici, fax, indirizzo e.mail di ciascuna associazione sono contenuti nell’Allegato V al presente
documento.
Denominazione Associazione Indirizzo Città
1 ALFA Via Olmi, 4 APRILIA
2 C.B. RONDINE Via G. Carducci, 30 APRILIA
3 Nucleo Prot. Civ. Ass.Naz. CARABINIERI (Aprilia)
Via Diocleziano,1 APRILIA
4 AMICI del MARE Via A. Meucci, 38 APRILIA
5 A.N.A. Ass. Nazionale Alpini Via Bassianese, 2 B.go San Michele
(LATINA)
6 Ass. Naz.Brigadiere Forestale "Medaglia
d'Oro Petrucci Giuseppe" Via della Canonica snc
B.go Vodice Sabaudia
7 A.E.G.O. Piazza Municipio CASTELFORTE
8 Ass. Naz. VIGILI DEL FUOCO in congedo
(Cisterna) Via Bari snc
CISTERNA di LATINA
73
9 C.R.M. Centro Radio Mobile Casella Postale N. 35 Cisterna di LATINA
10 Ass. Naz. VIGILI DEL FUOCO in congedo
(Latina ) Via Archimede, 2
Cisterna di LATINA
11 Ass. Volontariato e Protezione Civile CORI Via Chiusa II Traversa CORI
12 CITTA' Di LATINA
Via Le Pastine, 100 Doganella di Ninfa
(LT)
13 FALCHI Pronto Intervento Via Stazione, 53/A FONDI
14 V.E.R. Volontari Emergenza Radio Via S. Maria Cerquito, snc
Ex E.N.A.O.L.I. FORMIA
15 E.C. Volontari d'Italia S.P. Penitro, n°57 FORMIA
16 FENICE Via Firenze , 4 GAETA
17 E.R.I. Emergenza Radio Itri Via C.Farnese
(loc. Lago Vetere), ITRI
18 GLOBAL SERVIZI Via Licciano, 1 ITRI
19 A.R.I. Ass. Radioamatori Italiani Via Don Minzoni, 5 LATINA
20 Nucleo Prot. Civ. Ass.Naz. CARABINIERI (Latina)
Via Gorgolicino, 731 (ex 11) Sede legale: Viale Kennedy n. 32
lotto 27 scala B LATINA
21 C.A.I. Club Alpino Italiano
(Sezione di LATINA) Via Piave LATINA
22 G.S.P. Gruppo Soccorso Pontino Via XXIV Maggio, 74 LATINA
23 G.I.P. Gruppo Intervento Polivalente Viale Le Corbousier,439 LATINA
24 LA FEDELISSIMA Via G .Mameli, 36
Sede Op: Via Gloria - lotto 40 - n. 8 04013 LT Scalo)
LATINA
25 P.C.P. Protezione Civile Pontina P.zza della Libertà, 48
(c/o Prefettura di Latina) LATINA
26 Ass. Centro Tecnico Subaqueo Latina Via Vicolo delle Acque Medie, n°13 LATINA
27 Ass. CENTRO TECNICO SUBACQUEO
(Latina) Vicolo Acque Medie, 13 LATINA
28 A.P.C SERMONETA Via Pitagora, 32 LATINA SCALO
29 Ass. Naz. VIGILI del FUOCO in cong.
(Lenola) Via San Leonardo, snc LENOLA
30 E.C. VOLONTARI D'ITALIA
(Lenola) Via G. Abruzzese, 23 LENOLA
31 E.C. Maenza Via Madonna delle Grazie
(Edificio ex CFS) MAENZA
32 E.C. VOLONTARI D'ITALIA
( Minturno) Via Campanile, 2 MINTURNO
74
33 GRUPPO VOLONTARI di P.C. c/o Comune
di MINTURNO C.O.C. L.Cadorna (Minturno)
C.O.I. Appia 624 (Scauri) MINTURNO
34 A.N.P.A.N.A. Via A. Sebastiano MINTURNO
35 FOTOSUB D'ITALIA - LAZIO Vicolo Campanile, 3 MINTURNO
36 CLUB NAUTICO GARIGLIANO
Ass. Sportiva dilettantistica Via Appia, 870 MINTURNO
37 C.A.I. Club Alpino Italiano (NORMA) Via Passeggiata di San Giovanni, 97 NORMA
38 GRUPPO VOLONTARI PONTINIA c/o Comune di PONTINIA PONTINIA
39 GRUPPO VOLONTARI di P.C. c/o Comune
di PONZA Via C. Pisacane PONZA
40 NUCLEO PROTEZIONE CIVILE
Ass. Volontariato ONLUS (Priverno)
Via Via Cavour, 4 PRIVERNO
41 CENTRO OPERATIVO CIRCE (Priverno) Via Santa Chiara, 2 PRIVERNO
42 Ass. Naz. VIGILI del FUOCO in congedo
(Prossedi) Via F. Evangelista, 6 PROSSEDI
43 GRUPPO VOLONTARI di P.C. c/o Comune
di ROCCAGORGA Via C. Colombo
(loc. Croce) ROCCAGORGA
44 Federazione Italiana Nuoto Comitato Reg.le
Lazio P.zza Lauro De Bosis, 3 ROMA
45 C.B. GARI 88 Via Ex Ferrovia S.S. COSMA e
DAMIANO
46 GRUPPO VOLONTARI di P. C. c/o Comune
di SABAUDIA C.O.I. SABAUDIA P.zza del Comune,1 SABAUDIA
47 Nucleo Prot. Civ. Ass.Naz. CARABINIERI (Sabaudia)
Via Verbania, 39/9 SABAUDIA
48 Croce Azzurra Sabaudia Via Conte Verde SABAUDIA
49 SI. RA.IN. Sistemi Radiocomunicazioni
Integrati. Onlus Via dei Guitti, 26 SABAUDIA
50 Soc. Nazionale di Salvamento
Sez. San Felice Circeo Lungomare Circe, 24
SAN FELICE CIRCEO
51 GOLFO AURUNCO Via Romanelli, 7 SCAURI
52 Ass. Prot. Civ. Servizio Volontariato
GOLFO AURUNCO senza scopo di lucro Via Romanelli, 7
SCAURI di MINTURNO
53 E.C. VOLONTARI D'ITALIA
(Scauri) Via Capolino I, 1
SCAURI di MINTURNO
54 E.C. VOLONTARI d'ITALIA
pro Somnium Via Scalo Ferroviario, 63 SONNINO
55 EKOCLUB INTERNATIONAL Piazza Dante, 6 SPIGNO
SATURNIA
56 ENDURO CENTRO SATURNIA Via Costa Saturnia SPIGNO
SATURNIA
75
57 CENTRO OPERATIVO CIRCE
(Terracina) Via Roma (ex SLIA) TERRACINA
58 A.N.F.I.
(Ass.Naz. Finanzieri d’Italia) P.zza Mazzini, 7 TERRACINA
59 Nucleo Prot. Civ. Ass.Naz.
CARABINIERI (Terracina) Via APPIA Antica TERRACINA
60 RANGERS d'ITALIA
Via Cambellotti, 25 TERRACINA
61 VOLONTARI EUROPEI PROTEZIONE
CIVILE Via Traiano i.a.c.p. Scala D int. 14 TERRACINA
62 GRUPPO COMUNALE TERRACINA c/o Comune di TERRACINA TERRACINA
63 V.V.A. Volontari Vigilanza Ambientale Via Appia Nucleo Pantano d'Inferno TOR TRE PONTI
LATINA
64 GRUPPO VOLONTARI di P.C. c/o Comune, P.zza Castello VENTOTENE
Tab 20: Elenco delle principali associazioni e gruppi comunali di volontariato di protezione civile
La carta dove sono localizzate le principali associazioni e gruppi comunali di volontariato di
protezione civile è riportata in appendice (App. II).
l) Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco
Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco è istituito per lo svolgimento in ambito provinciale
delle funzioni istituzionali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
La sua attività è eminentemente operativa perché diretta ad effettuare tutti gli interventi di soccorso
di carattere urgente. Nell’ambito dell’attività antincendio boschivo assicura gli interventi tecnici
urgenti di propria competenza per garantire la salvaguardia dell’incolumità delle persone, dei beni e
dell’ambiente.
I Distaccamenti sono delle articolazioni territoriali del Comando Provinciale, dotati di mezzi ed una
o più squadre di soccorso.
Nella Provincia il Comando Provinciale ha sede in Latina, i distaccamenti hanno la loro sede in
Aprilia, Gaeta e Terracina, Sezze, Castelforte.
Di seguito si riportano i recapiti:
Direzione Regionale Lazio Vigili del Fuoco
Sede Via del Ciclismo, 19
Tel 06/5427411
Fax 06/59290040
Comando Provinciale VV.F. di Latina
Sede P.le Carturan – 04100
Tel 0773/40861 - Pronto intervento 115
Fax 0773/4086305
76
Distaccamento di Gaeta
Sede Via Lungomare Caboto (loc. Arzano) – 04024
Tel 0771/712568
Fax 0771/712569
Distaccamento di Terracina
Sede Via Appia Km.98 - 04019
Tel. 0773/700242
Fax 0773/704060
Distaccamento di Aprilia
Sede V.le Europa - 04011
Tel. 06/9282272
Fax 06/9282848
Distaccamento di Sezze scalo (c/o Centro COI)
Sede C.so della Repubblica
Tel. Pronto intervento 115
Distaccamento di Castelforte
Sede Via delle Terme, 5
Tel. 0771/609492
Tab. 21: Recapiti Vigili del Fuoco
m) Forze dell’Ordine
La Questura è la proiezione sul territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e garantisce lo
svolgimento, la direzione e l’organizzazione di tutta l’attività della Polizia di Stato nella Provincia.
In ogni Provincia al vertice dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza è il Questore al quale è
affidata la direzione, la responsabilità e il coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e
sicurezza pubblica, oltre che l’impiego delle Forze di Polizia a sua disposizione. Tali competenze
assumono particolare importanza in occasione del verificarsi delle emergenze.
I Commissariati costituiscono articolazioni territoriali della Questura.
La Questura ha la propria sede in Latina, mentre i Commissariati sono ubicati nei seguenti comuni:
Gaeta, Formia, Fondi, Terracina, Cisterna.
Questura di Latina
Sede C.so della Repubblica, 110
Tel 0773/6591 - Pronto intervento 113
Fax 0773/659625
E-mail urp.lt@poliziadistato.it
Commissariato di Cisterna
Sede Via Manzoni, 7
77
Tel 06/9602081
Fax 06/96020832
Commissariato di Gaeta
Sede Via Roma, 8
Tel 0771/45091
Fax 0771/4509220
Commissariato di Terracina
Sede Via Petrarca, 14
Tel. 0773/72281
Fax 0773/7228222
Commissariato di Fondi
Sede Via F. Evangelista, 5
Tel. 0771/50681
Fax 0771/5068232
Commissariato di Formia
Sede Via O. Spaventola
Tel. 0771/32181
Fax 0771/3218267
Tab. 22: Recapiti Commissariati
n) Comando Provinciale dei Carabinieri
L’Arma dei Carabinieri è una forza di polizia ad ordinamento militare e competenza generale, a cui
sono affidati sia compiti militari che compiti di polizia.
Oltre a svolgere funzioni di polizia giudiziaria e di sicurezza pubblica, nella sua qualità di struttura
operativa nazionale di protezione civile, ai sensi della L. 225/92, assicura i propri compiti
istituzionali nelle aree colpite dalle pubbliche calamità, concorrendo a prestare soccorso alle
popolazioni interessate agli eventi calamitosi.
Comando Provinciale, Compagnia Carabinieri, Stazione Carabinieri Latina
Sede L.go Caduti di Nassiria
Tel/ Fax 0773/666565 – Pronto intervento 112
Compagnia Carabinieri, Stazione Carabinieri Aprilia
Sede Via Tiberio, 7
Tel 06/92063500
Fax 06/ 92063525 – 06/92063524
Compagnia Carabinieri Formia
Sede Via Appia lato Napoli, 55
Tel 0771/23007 – 0771/771500 – 0771/ 790600
Fax 0771/790624
Compagnia Carabinieri Gaeta
78
Sede P.zza Commestibili, 10
Tel. 0771/ 460091 - 0771/460203 – 0771/466800
Fax 0771/466825
Compagnia Carabinieri Terracina
Sede Via Appia, 94
Tel. 0773/3709312 - 0773/3709324 – 0773/ 792500
Fax 0773/ 798525 – 0773/ 798524
Stazione Carabinieri Ponza
Sede Via Molo Musco
Tel. 0771/80130
Fax 0771/809716
Stazione Carabinieri Ventotene
Sede Via Olivi, 22
Tel./ Fax 0771/85018
Tab. 23: Recapiti Carabinieri
o) Comando Sezionale Polizia Stradale
È una specialità della Polizia di Stato. Si occupa della prevenzione degli incidenti stradali, rileva
questi ultimi e accerta le violazioni al Codice della Strada. La polizia stradale inoltre, collabora con
il centro coordinamento informazioni sulla sicurezza stradale (C.C.I.S.S.) in merito alle notizie sul
traffico.
Comando Sezionale Latina
Sede Via dei Volsini, 23
Tel 0773/26081 – Pronto intervento 113
Tel / Fax 0773/26081259
Comando Distaccamento Aprilia
Sede Via Belli 10 -12
Tel 06/9201901
Fax 06/92019027
Comando Distaccamento Formia
Sede Via Appia lato Napoli, 55
Tel 0771/72481
Fax 0771/724826
Comando Distaccamento Terracina
Sede Via Petrarca, 14
Tel. 0773/72281
Fax 0773/ 7228222
Tab. 24: Recapiti Polizia Stradale
79
p) Comando Provinciale Guardia di Finanza
La Guardia di Finanza è uno speciale Corpo di Polizia che dipende direttamente dal Ministro
dell'Economia e delle Finanze, è organizzato secondo un assetto militare e fa parte integrante delle
Forze Armate dello Stato oltre che della Forza Pubblica.
I compiti istituzionali della Guardia di Finanza consistono nella prevenzione, ricerca e denunzia
delle evasioni e delle violazioni finanziarie, ma concorre anche al mantenimento dell'ordine e
della sicurezza pubblica e alla difesa politico militare delle frontiere. Per le finalità che ci
riguardano, la Guardia di Finanza, quale struttura operativa del Servizio Nazionale della Protezione
Civile, collabora con le altre forze armate a tutte le attività di supporto che dovessero rendersi
necessarie per fronteggiare l’emergenza.
Comando Provinciale di Latina
Sede Corso della Repubblica, 234 - 236
Tel. 0773/ 690935 – 0773/695693 - Pronto Intervento 117
Sezione Operativa Navale Formia
Sede Via Palazzo Condotto, 1
Via Appia lato Napoli (Comando Centro Navale) 0771/722246
Tel 0771/720288
Comando Gruppo di Formia
Sede Via Palazzo Condotto n. 1
Tel. 0771/720288
Tenenza G.d.F. Aprilia
Sede Via delle Margherite, 249
Tel 06/ 92011042
Brigata G.d.F. Sabaudia
Sede Via Conte Verde, 15
Tel 0773/515009
Brigata G.d.F. Cisterna di Latina
Sede Via delle Province snc
Tel. 06/ 9699350
Brigata G.d.F. Ventotene
Sede Via Muraglione, 28
Tel. 0771/ 85125
Brigata G.d.F. Ponza
Sede Via Molo Musco, 12
Tel. 0771/ 80168
80
Tenenza G.d.F. Terracina
Sede P.zza Mazzini, 6
Tel. 0773/ 727060
Compagnia G.d.F. Fondi
Sede Via Terruto snc
Tel. 0771/ 510628
Tab. 25: Recapiti Guardia di Finanza q) Coordinamento Provinciale del Corpo Forestale dello Stato
Il Corpo Forestale dello Stato è una forza di polizia posta alle dirette dipendenze del Ministero
delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. E’chiamato a svolgere compiti di tutela ambientale
e paesaggistica delle aree naturali oltre che svolgere attività inerenti l'ordine pubblico, la pubblica
sicurezza, il pubblico soccorso e la protezione civile, alle dipendenze del Ministero dell'Interno. A
capo del Corpo Forestale dello Stato vi è l'Ispettorato generale con sede a Roma e sul territorio si
articola in Comandi Regionali, con sede nei capoluoghi di regione, Comandi Provinciali e Comandi
di Stazione. A livello intermedio sono presenti altri uffici quali i Coordinamenti Territoriali per
l'ambiente (all'interno dei Parchi Nazionali) e i Coordinamenti Distrettuali.
Coordinamento Provinciale CFS
Sede Via dei Volsci n. 36 – 04100 Latina
Tel 0773 /446800
800-907003 - Pronto intervento 1515
Fax 0773 /662407 - 0773/446809
Comando Stazione Latina
Sede Via dei Volsci n. 36 – 04100 Latina
Tel 0773/446807
Comando Stazione di Fogliano
Sede Loc. Villa Fogliano (Latina)
Tel 0773/208401
Comando Stazione di Cori
Sede Via Madonna del Soccorso, 17
Tel 06/9678700
Comando Stazione di Fondi
Sede Via Spinete,19
Tel 0771/531512
Comando Stazione di Itri
Sede Via dei Sugheri, 6
Tel. 0771/727544
81
Comando Stazione di Priverno
Sede Via Madonna delle Grazie, 30
Tel. 0773/911118
Comando Stazione di Sabaudia
Sede Via Carlo Alberto, 105
Tel. 0773/517249
Ufficio Operativo Territoriale di Cerasella
Sede (loc. Cerasella)
Tel. 0773/531723
Comando Stazione di Sezze
Sede Via Piagge Marine, 36
Tel. 0773/88341
Comando Stazione di Spigno Saturnia
Sede Piazza Dante ( c/o Palazzo Comunale)
Tel. 0771/64109
Comando Stazione di Terracina
Sede Via Sarti
Tel. 0773/701080
Tab. 26: Recapiti Corpo Forestale dello Stato
Capitanerie di porto
Le Capitanerie di Porto, sono uno dei corpi tecnici della Marina Militare e funzionalmente dipendono da diversi ministeri, primo fra tutti il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Le principali attività svolte dalle capitanerie sono di seguito esemplificate:
. ricerca e soccorso in mare (SAR);
. sicurezza della navigazione;
. protezione ambiente marino;
. controllo sulla pesca marittima;
. polizia marittima.
Capitaneria di Porto di Gaeta
Sede Via Docibile, 25 – 04024
Tel. 0771/ 460100 - Pronto Intervento 1530
Fax 0771/464724
e.mail gaeta@guardiacostiera.it
Capitaneria di Porto di Anzio
Sede Molo Innocenziano n. 28/a 28/b
82
Tel 06/9844525 - 06/9846235
Sala operativa: 06/9844683
Fax 06/9844525 06/9846235
Sala operativa: 06/9844683
e.mail anzio@guardiacostiera.it
Tab. 27: Recapiti Capitaneria di Porto
r) Corpo Polizia Provinciale
Il Corpo di Polizia Provinciale espleta le funzioni di Polizia Amministrativa nelle materie di propria
competenza, con particolare riguardo alla tutela ambientale e alla prevenzione ed accertamento
delle violazioni in materia di circolazione stradale. Per quanto riguarda in particolare le funzioni in
materia di protezione civile, il ruolo della Polizia Provinciale è quello di supporto degli altri soggetti
impegnati nelle attività di soccorso.
Gli agenti di Polizia Provinciale, nella loro qualità di organi di polizia giudiziaria, possono essere
impiegati, tra l’altro, anche in corrispondenza dei posti di blocco o delle vie di fuga per consentire il
corretto transito dei soccorritori e della popolazione e per deviare il traffico dalle zone in cui si sia
verificata l’emergenza.
Il Corpo di Polizia della Provincia di Latina ha le seguenti sedi:
Comando Polizia Provinciale
Sede Via Andrea Costa, 2 – 04100 Latina
Tel 0773/663628 - 0773/401285
Fax fax 0773/662422
E - mail a.novelli@provincia.latina.it
Distaccamento di Fondi
Sede Via Lucrezio Caro
Tel 0771/514337
Fax 0771/514337
Distaccamento di Formia
Sede Via O. Spaventola
Tel 0771/324009
Fax 0771/324009
E -mail provincialeformia@tiscali.it
Distaccamento presso Ex Rossi Sud
Sede S.S.156 dei Monti Lepini – 04100 Latina
Tel 0773/244704
Tab. 28: Recapiti Polizia Provinciale
83
s) Centrale operativa 118
Le Centrali Operative Provinciali svolgono tutte le prestazioni di Pronto Soccorso Primario ed
inoltre, attraverso l'interazione con le ASL di competenza territoriale, le seguenti attività
istituzionali :
protocolli operativi Maxiemergenze; protocolli per interventi del pronto soccorso psichiatrico; trasporti in emergenza - urgenza; trasporti secondari in continuità di soccorso legati al primo intervento; trasporto neonatale; continuità assistenziale; trasporto sangue in emergenza; trasporto organi;
Centrale Operativa Latina
Sede Via Scaravelli snc, 04100
Tel (+39) 0773 65 56 162 – Pronto intervento 118
Fax (+39) 0773 65 53 595
email direttorelatina@ares118.net
Tab. 29: Recapito Centrale Operativa 118 t) Croce Rossa Italiana
Il Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana ha sede in Latina, i Comitati Locali hanno la loro
sede in Aprilia, Fondi e Itri.
Di seguito si riportano i recapiti .
Comitato Provinciale C.R.I. di Latina
Sede Via Ezio, 73 – 04100 Latina
Tel 0773/693726
Fax 0773/471176
E-mail comitato@crlatinalibero.191.it
Comitato locale C.R.I. Aprilia
Sede Via Giustiniano c/o Centro Polivalente
Tel 06/ 92854922 - 06/92062142 - 92860802
Fax 06/ 92854922
Comitato locale C.R.I. Fondi
Sede Via Ugo Casetta, 45
Tel 0771/531562
Fax 0771/531562
84
Comitato locale C.R.I. Itri
Sede Via dei Sugheri, 2 – 04020
Tel 0771/721715
Fax 0771/721715
E-mail comitatolocale@cri-itri.it
Tab. 30: Recapiti Croce Rossa Italiana u) Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) (Sezione Provinciale)
Arpalazio, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio, è un ente pubblico istituito
con legge regionale n. 45 del 06.10.1998. Sulla base degli indirizzi della programmazione regionale,
Arpalazio svolge attività tecnico-scientifica a supporto dell’azione amministrativa ed istituzionale di
Regione, Province, Comuni, Comunità Montane ed Aziende Sanitarie Locali, ed attività di
monitoraggio delle matrici ambientali quali attività fondamentali ai fini della prevenzione primaria.
Arpalazio opera su tutto il territorio della Regione Lazio ed è presente in ogni provincia con una
struttura tecnica ed uno sportello ambientale a servizio dei cittadini.
Sede legale
Sede Via Garibaldi, 114 - 02100 Rieti
Tel (+39) 0746 491.143 / 0746 267201
Fax (+39) 0746 253.212
email direzione.gen@arpalazio.it
Sezione Provinciale
Sede Via Arrigo Serpieri, 3 - 04100 Latina
Tel (+39) 0773 402901
Fax (+39) 0773 402929
e.mail sezione.latina@arpalazio.it
Tab. 31 : Recapiti ARPA
(v) Azienda Unità Sanitaria Locale
Sede legale
Sede Via P.Nervi Torre – Centro Direzionale Latina Fiori – Palazzina 2 G - 04100 Latina
Tel 0773/ 6551
Fax 0773/6553919
email direzionegenerale@ausl.latina.it
Tab. 32 : Recapito Azienda Unità Sanitaria Locale
85
Il territorio dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Latina coincide con quello della Provincia ed è
suddivisa in quattro Distretti Sanitari, uno dei quali, a sua volta, composto da due subdistretti:
Distretto 1 composto da 4 comuni per un totale di 107.404 abitanti: Aprilia, Cisterna, Cori,
Roccamassima.
Distretto 2 composto da 13 comuni per un totale di 209.087 abitanti e suddiviso in due subdistretti:
Subdistretto Latina: composto da 5 comuni per un totale di 153.809 abitanti: Latina, Pontinia,
Norma, Sermoneta, Sabaudia.
Subdistretto Lepini: composto da 8 comuni per un totale di 55.278 abitanti: Roccagorga, Sezze,
Bassiano, Priverno, Maenza, Roccasecca, Prossedi, Sonnino.
Distretto 3 composto da 7 comuni per un totale di 99772 abitanti: Terracina, Fondi, Monte San
Biagio, San Felice Circeo, Lenola, Campodimele, Sperlonga.
Distretto 4 composto da 9 comuni per un totale di 103.587 abitanti: Formia, Gaeta, Itri, Minturno,
Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia, Ponza, Ventotene.
86
CAPITOLO 4
SCENARI DI EVENTO
4.1) Definizione
Per scenario di rischio si intende la rappresentazione dei fenomeni calamitosi che possono
interessare una determinata porzione di territorio, provocandovi danni a persone e/o a cose.
Individuare gli scenari di rischio risulta fondamentale per predisporre idonei interventi di tutela
della popolazione, delle infrastrutture e dei beni di una certa area esposta al rischio.
Localizzate le aree a rischio, occorre quindi individuare i potenziali danni che si possono verificare
a causa di ciascun scenario di rischio attraverso, ad esempio, la stima della popolazione
potenzialmente coinvolta o analizzando la tipologia di infrastruttura a rischio. E’ stato quindi svolto
un lavoro propedeutico che ha interessato l’intero territorio provinciale che, principalmente
attraverso l’analisi delle banche dati disponibili presso il Settore Pianificazione Urbanistica e
Territoriale o attraverso una ricerca ex-novo, ha permesso di individuare, classificare, associare
informazioni e georeferenziare in un Sistema Informativo Territoriale (SIT) tutti gli elementi
antropici potenzialmente vulnerabili nei diversi scenari di rischio possibili.
Tali elementi, a titolo esemplificativo, sono stati riportati nella Tavola 1 – Carta degli elementi
antropici potenzialmente vulnerabili stampata in scala 1:100.000, ma il dettaglio dei dati è alla scala
1:10.000 e trova il massimo rendimento di utilizzo all’interno del SIT e nelle carte operative a scala
di dettaglio. Di seguito è riportata la legenda della Tav. 1.
Fig. 31 – legenda della Carta degli elementi antropici potenzialmente vulnerabili
87
Estrema importanza per le attività di protezione civile risulta il dato relativo al numero di persone
potenzialmente coinvolte in un evento, questa informazione, anche se come ordine di grandezza,
permette infatti di gestire le diverse fasi dell’emergenza con i mezzi più adeguati per numero e
tipologia. A tale scopo si è quindi utilizzata una procedura già sperimentata nell’ambito del
“Progetto Monitoraggio acque superficiali Interne e Costiere” redatto dal Settore Ecologia e
Ambiente per la stima della distribuzione sul territorio della popolazione residente e fluttuante
(principalmente turisti). In pratica si è utilizzata la Carta dell’Uso del Suolo redatta dall’Ufficio di
Piano del Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale per distribuire il dato della popolazione
residente associato alle sezioni di censimento ISTAT del 2001 alle aree urbanizzate dove
effettivamente questa popolazione risiede. Di seguito viene riportata nel dettaglio la procedura
utilizzata,
I dati disponibili per la spazializzazione della popolazione sono i seguenti:
1. Sezioni censimento ISTAT 2001 con i dati relativi alla popolazione residente e le abitazioni
occupate e non occupate
2. Carta dell’uso del suolo relativamente alle seguenti classi:
Cod Corine Descrizione
111 Insediamento Continuo - Centri Abitati
112 Insediamento Discontinuo
1121 Case sparse
1123 Edifici Rurali e annessi agricoli
I dati Istat considerati sono i seguenti:
colonna codice
5 P1 Popolazione residente - TOTALE
143 A3 Abitazioni occupate solo da persone non residenti
144 A4 Abitazioni vuote
146 A6 Stanze in totale
147 A7 Stanze in abitazioni occupate da persone residenti
Tab. 33: Dati ISTAT
Si è tentato di tener conto della popolazione non residente con case occupate assegnando a ciascuna
abitazione del codice A3 n° 2 abitanti equivalenti. Tale carico di popolazione è stato sommato alla
popolazione residente, da questa procedura sono state escluse le isole in cui tale voce non è
riconducibile a popolazione stabile ma più probabilmente a case per vacanze. Questa voce incide
complessivamente per meno dell’1% ma sono presenti alcuni casi di sezioni in cui tale voce supera
il 30% del totale.
Le sezioni sono state utilizzate per intero selezionando quelle che erano completamente contenute o
risultavano significative per l’area di interesse.
88
Per la spazializzazione dei dati di popolazione relativi alle sezioni ISTAT sulla carta dell’uso del
suolo si è proceduto nel seguente modo:
1. intersezione in ambiente GIS tra Uso suolo e Sezioni censimento ISTAT
2. calcolo dell’area relativa a ciascun poligono individuato
3. calcolo dell’area “corretta” relativa a ciascun poligono individuato applicando i seguenti
fattori correttivi:
a. peso 3 al 1.1.1
b. peso 2 al 1.1.2.
c. peso 1 al 1.1.2.1
d. peso 0,5 al 1.1.2.3
4. calcolo dell’area_c urbanizzata presente in ciascuna sezione
5. calcolo del valore percentuale dell’area di ciascun poligono rispetto al totale dell’area
corretta urbanizzata presente in ciascuna sezione di censimento in cui ricade
I dati relativi alla popolazione sono stati spazializzati mediante l’applicazione dell’indice di densità
per sezioni di censimento ricavato. Per la spazializzazione degli abitanti fluttuanti sono stati usati i
dati di incremento percentuale sulla popolazione residente derivati dall’analisi della produzione di
RSU effettuata per il Piano dei rifiuti Provinciale. Dalla figura 31 si può infatti notare che nei mesi
estivi la produzione di Rifiuti Urbani presenta dei picchi maggiormente evidenti per i comuni con
notevoli presenze turistiche come quello di Terracina.
Fig. 32 – RSU conferiti alla discarica di Borgo Montello dal Comune di Terracina (si noti il notevole incremento dei quantitativi di rifiuti conferiti nel periodo estivo)
89
Sulla base della produzione giornaliera procapite di ciascun comune calcolata nei soli mesi
invernali, dove non è presente l’aliquota relativa ai turisti, è quindi possibile calcolare l’incremento
di popolazione turistica per ciascun mese.
Per i comuni classificati come costieri (isole comprese) è stato ricalcolato l’indice di densità relativo
alla popolazione fluttuante stimata solo sull’area classificata urbana distante meno di 3 km dalla
linea di costa, nell’ipotesi che il flusso turistico si concentri entro quel raggio dal mare,
considerando nulla la popolazione fluttuante per il resto del territorio comunale. Per i restanti
comuni si è applicata la percentuale di incremento stimata sulla popolazione residente direttamente
alla popolazione spazializzata.
Nella figura seguente è riportato un esempio del prodotto finale ottenuto. Su ciascun poligono
rappresentante un edificio ad uso residenziale è associato il dato stimato della popolazione residente
(fluttuante), sovrapponendo a questi poligoni le aree interessate dall’evento di rischio, ad esempio
un’area di esondazione, è possibile individuare, oltre agli edifici interessati, anche l’ordine di
grandezza della popolazione coinvolta (vedi Fig. 33).
Fig 33 – Esempio della distribuzione della popolazione residente calcolata per un’area urbana
del Comune di Terracina
90
Fig. 34 – Stima della popolazione residente potenzialmente coinvolta da fenomeni di inondazione nella Provincia di Latina
Analogamente a quanto descritto per gli elementi antropici potenzialmente vulnerabili sono stati
individuati, classificati e georeferenziati nel SIT tutti gli elementi di interesse per le operazioni di
intervento quali sedi delle associazioni di volontariato, forze pubbliche, gestori infrastrutture ecc...
Tali elementi a titolo esemplificativo sono stati riportati nella Tavola 2 – Carta degli elementi
antropici di intervento stampata in scala 1:100.000. Di seguito è riportata la legenda della Tav. 2.
Fig. 35 – legenda della Carta degli elementi antropici di intervento
91
Naturalmente molti degli elementi antropici utilizzati per gli interventi possono a loro volta
costituire elementi potenzialmente vulnerabili (ad es. ospedali, scuole, ecc.)
Tra i diversi scenari di rischio possibili per il territorio della Provincia di Latina si è scelto di
affrontare prioritariamente, in funzione della loro probabilità di accadimento e dell’intensità
dell’evento, i seguenti scenari, per ciascuno dei quali è stata redatta un’apposita cartografia
tematica:
Rischio frane (Tav. 3)
Rischio inondazione (Tav. 4)
Rischio incendi boschivi (Tav. 5)
Rischio industrie a incidente rilevante (Tav. 6)
Rischio sismico (Tav. 7)
Ulteriori possibili scenari di rischio (rischio mareggiate, incidente stradale o ferroviario, ecc..)
saranno trattati nei successivi aggiornamenti del Piano previsti a cadenza annuale.
4.2) Rischio frane e inondazione
I principali riferimenti per l’individuazione delle aree a rischio frana o inondazione sono i Piani di
Assetto Idrogeologico redatti dalle Autorità di Bacino.
La normativa nazionale (L. 183/89 e successive modifiche e integrazioni) demanda alle Autorità di
Bacino la ricognizione e la definizione delle norme di salvaguardia e tutela delle aree soggette a
pericolosità e rischio di frana o esondazione. Per l’espletamento dei loro compiti istituzionali
ciascuna Autorità di bacino ha quindi svolto studi conoscitivi propedeutici sulla base dei quali ha
redatto le carte degli scenari di rischio attraverso le quali pone delle limitazioni all’uso del territorio
regolato da apposite norme tecniche di attuazione.
Il territorio provinciale ricade sotto la competenza di due Autorità di Bacino: l’Autorità di Bacino
dei Fiumi Liri, Garigliano e Volturno interessa totalmente i comuni di Castelforte, Spigno Saturnia
e SS Cosma e Damiano e parzialmente i comuni di Campodimele, Formia, Lenola, Minturno, Rocca
Massima e, per una piccolissima porzione, Itri. La restante parte del territorio, isole comprese, è di
competenza dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio.
92
C o m une A u to rità d e i B ac in i R eg io na li d e l L az io
A u to rità d i B ac ino d e i fiu m i L iri, G arig liano e V o ltu rno
A p rilia 1 0 0 .0 % B assiano 1 0 0 .0 % C a m p o d im e le 4 .5 % 9 5 .5 %C aste lfo rte 1 0 0 .0 %C iste rna d i L a tina 1 0 0 .0 % C o ri 1 0 0 .0 % F o nd i 1 0 0 .0 % F o rm ia 7 8 .5 % 2 1 .5 %G ae ta 1 0 0 .0 % Itr i 9 9 .6 % 0 .4 %L atina 1 0 0 .0 % L e no la 6 6 .7 % 3 3 .3 %M aenza 1 0 0 .0 % M in tu rno 2 .7 % 9 7 .3 %M o nte S an B ia g io 1 0 0 .0 % N o rm a 1 0 0 .0 % P o n tin ia 1 0 0 .0 % P rive rno 1 0 0 .0 % P ro ssed i 1 0 0 .0 % R o cca M assim a 6 4 .1 % 3 5 .9 %R o ccago rga 1 0 0 .0 % R o ccasecca d e i V o lsc i 1 0 0 .0 % S ab aud ia 1 0 0 .0 % S an F e lice C irceo 1 0 0 .0 % S an ti C o sm a e D a m ia no 1 0 0 .0 %S erm o ne ta 1 0 0 .0 % S ezze 1 0 0 .0 % S o nn ino 1 0 0 .0 % S p erlo nga 1 0 0 .0 % S p ig no S a tu rn ia 1 0 0 .0 %T errac ina 1 0 0 .0 %
Tab. 34 - Percentuale di ciascun territorio comunale ricadente nelle diverse Autorità di Bacino
Il Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri, Garigliano e Volturno ha adottato
con Delibere n. 1 e 2 del 5/4/2006 rispettivamente il Piano stralcio di Assetto Idrogeologico Rischio
Frana e il Piano stralcio di Assetto Idrogeologico Rischio Idraulico (Pubblicazione BURL n. 23 del
19/8/2006)
Il Comitato Istituzionale dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio ha approvato il Progetto di
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) con Delibera n. 5 del 13/12/2005.
I dati di censimento sui fenomeni franosi provengono in massima parte dagli studi di base effettuati
dalle AdB e in parte dall’attività svolta dai tecnici del Settore Pianificazione Urbanistica e
Territoriale della Provincia di Latina, le perimetrazioni delle diverse fasce di pericolosità e rischio
indicate nei PAI sono state riportate nelle Tavole 3 e 4.
93
4.3) Rischio di incendio boschivo
La legge fondamentale in materia di incendi boschivi è la legge quadro n. 353/2000 che all’art.1,
comma 1 chiarisce le finalità dell’atto normativo:
“Le disposizioni della presente legge sono finalizzate alla conservazione e alla difesa dei boschi
dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale quale bene insostituibile per la qualità della vita e
costituiscono principi fondamentali dell’ordinamento ai sensi dell’art. 117 della Costituzione”.
Per realizzare le finalità indicate dalla legge quadro, gli enti competenti, ciascuno secondo le
proprie attribuzioni, sono chiamati a svolgere “in modo coordinato attività di previsione, di
prevenzione e di lotta attiva contro gli incendi boschivi(…) nonché attività di formazione,
informazione ed educazione ambientale” (art.1 co. 2 L. 353/2000).
E’ evidente, dunque, che strumento indispensabile per la conservazione del patrimonio boschivo è
rappresentato da una puntuale e corretta pianificazione che, attraverso la caratterizzazione del
rischio, consenta di individuare le aree che, per le loro caratteristiche ambientali e pirologiche,
necessitano di interventi antincendio in via prioritaria.
Il legislatore ci fornisce una definizione di incendio boschivo:
“Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate,
cespugliate o erborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno
delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a predette aree” (art.2
L.353/200).
In merito alle cause determinanti gli incendi boschivi, sono particolarmente utili i risultati di
un’indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato su incarico del Governo che ha individuato
cinque grandi categorie di cause: naturali, accidentali, colpose, dolose e dubbie , a loro volta,
disaggregate in relazione ai profili sociali, economici e produttivi secondo la tabella che segue:
CAUSE NATURALI 1001 Incendi causati da fulmini 1002 Incendi causati da eruzioni vulcaniche
CAUSE ACCIDENTALI 2001 Incendi causati da scintille delle ruote dei treni o di particolari locomotive 2002 Altro eventuale
CAUSE COLPOSE a) Incendi causati da mozziconi di sigaretta o fiammiferi
3001 Lungo le reti viarie 3002 In aree di campagna 3003 In aree boschive 3004 Lungo linee ferroviarie
b) Incendi causati da attività agricole e forestali 3101 Per la ripulitura di incolti 3102 Per eliminare i residui vegetali (lavorazioni forestali / agricole) 3103 Per la rinnovazione del pascolo 3104 Per la bruciature delle stoppie 3105 Per la ripulitura di scarpate stradali o ferroviarie
94
c) Incendi dovuti ad altre cause colpose 3201 Incendi causati da attività ricreative e turistiche 3202 Incendi causati da lanci di petardi o razzi, brillamento mine o esplosivi 3203 Incendi causati dall’uso di apparecchi a motore, fiamma, elettrici o
meccanici. 3204 Incendi causati da manovre militari o esercitazioni di tiro 3205 Incendi causati da bruciatura di rifiuti in discariche abusive 3206 Incendi causati da cattiva manutenzione di elettrodotti o dalla rottura e
caduta a terra di conduttori 3207 Incendi determinati da cause colpose non ben definite
CAUSE DOLOSE a) Incendi le cui motivazioni sono connesse alla ricerca di un profitto
4001 Incendi causati da apertura o rinnovazione del pascolo a spese del bosco 4002 Incendi causati dalla volontà di recuperare terreni agricoli a spese del
bosco per la coltivazione o per attivare contributi comunitari 4003 Incendi causati con l’intento di guadagnare dalla scomparsa della
vegetazione a fini di coltivazione agricola 4004 Incendi causati con l’intendo di guadagnare dalla scomparsa della
vegetazione a fini di speculazione edilizia 4005 Incendi causati con l’intento di ricercare vantaggi (apertura di piste
forestali, operazioni colturali per risparmiare manodopera, distruzione di massa forestale)
4006 Incendi causati da questioni occupazionali connesse agli operai assunti dagli Enti Locali
4007 Incendi causati con l’intento di distruggere col fuoco opere forestali non ben eseguite
4008 Incendi causati con l’intento di essere inclusi in squadre antincendio 4009 Incendi causati da azioni non corrette riconducibili al bracconaggio 4010 Incendi causati per ottenere prodotti conseguenti al passaggio del fuoco 4011 Incendi causati dalla criminalità organizzata
b) Incendi dovuti a manifestazioni di protesta, risentimenti e insensibilità verso il bosco 4101 Incendi causati da vendette o ritorsioni nei confronti della Pubblica
Amministrazione 4102 Incendi causati da conflitti o vendette tra proprietari 4103 Incendi causati da proteste contro i vincoli imposti nelle aree protette 4104 Incendi causati per gioco o divertimento di minorenni 4105 Incendi causati con l’intento di deprezzare aree turistiche 4106 Incendi causati da fatti riconducibili a contrapposizioni politiche 4107 Incendi causati da atti terroristici 4108 Incendi causati da insoddisfazioni, dissenso sociale, turbe comportamentali
(piromania e mitomania) c) Incendi dovuti a cause dubbie
4201 Incendi determinati da cause dolose non ben definite CAUSE DUBBIE
5001 Cause in cui non è individuabile la motivazione che ha dato origine all’incendio
Tab. 35
4. 3.1) Brevi note sul reato di incendio boschivo
L'incendio boschivo, sia esso doloso o colposo, è un delitto contro la pubblica incolumità e, come
tale, è perseguito penalmente.
Fino al 2000 l'incendio boschivo era considerato una aggravante dell'incendio generico, ed era
disciplinato dall'art. 423 del Codice Penale. Nel 2000, per la prima volta, l'incendio boschivo viene
considerato dal legislatore come reato autonomo. Il D.L. 4 agosto 2000, n. 220, recante
95
"Disposizioni urgenti per la repressione degli incendi boschivi" e convertito, con modificazioni,
nella Legge 6 ottobre 2000 n. 275, introduce l'art. 423 bis, confermato dall'art. 11 della Legge 11
novembre 2000, n. 353.
“Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al
rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni. Se l'incendio di cui al
primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da 1 a 5 anni. Le pene previste dal
primo e dal secondo comma sono aumentate se dall'incendio deriva pericolo per edifici o danno su
aree protette. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà se
dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente”.
4.3.2) Il Catasto degli incendi boschivi nella Provincia di Latina. (Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 3606/2007)
L’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, n. 3606 del 28/08/2007“Disposizioni urgenti
di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni
Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione
di incendi e fenomenici combustione”, emessa in seguito ad una serie di disastrosi incendi boschivi
sviluppatisi in varie località italiane, ha disposto che i sindaci dei comuni delle regioni interessate
dal provvedimento predispongano i piani comunali di emergenza, tenendo conto, prioritariamente,
delle strutture più esposte al rischio di incendio di interfaccia, al fine di salvaguardare e assistere la
popolazione presente nelle zone dell’evento.
Per la elaborazione di tali piani comunali, la stessa ordinanza evidenziava la necessità di
predisporre, su base cartografica, sia la perimetrazione delle aree esposte ai rischi derivanti da
incendi di interfaccia, sia la classificazione delle stesse, oltre che la creazione di modelli di
intervento.
Nell’ambito della pianificazione comunale di emergenza i comuni esposti al rischio idrogeologico
ed idraulico elevato, hanno dovuto definire, inoltre, gli scenari di rischio con particolare riferimento
agli incendi boschivi di interfaccia e la loro stretta relazione con eventi di natura idrogeologica e
idraulica.
Al fine di adempiere alle disposizioni dell’ordinanza, i tecnici del Dipartimento della Protezione
Civile, hanno predisposto un manuale contenente le indicazioni pratiche per l’elaborazione dei
Piani di emergenza speditivi da redigere a cura delle amministrazioni locali.
Per quanto riguarda la nostra regione, varie riunioni si sono svolte a partire dal mese di ottobre 2007
presso la Prefettura di Roma, la Regione Lazio e la Prefettura di Latina. In occasione di tali
incontri, cui hanno partecipato i tecnici del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, i
rappresentanti delle Prefetture, delle Amministrazioni regionali e provinciali, delle direzioni
96
regionali e dei comandi provinciali dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale, sono state stabilite le
modalità operative per ottemperare a quanto previsto dall’art. 1 comma 9 dell’O.P.C.M. n.
3606/2007 e sono stati ufficialmente istituiti Gruppi di lavoro a supporto tecnico, per ciascuna
Provincia.
Per la Provincia di Latina il Gruppo di Lavoro, costituito con Decreto prefettizio n. 25314 del
19/12/07, composto da rappresentanti di: Prefettura di Latina, Regione Lazio, Provincia di Latina,
Corpo Forestale, Corpo dei Vigili del Fuoco e coordinato dal Vice Prefetto, ha garantito ai comuni,
assistenza e supporto tecnico, circa eventuali problematiche nell’uso del software per la gestione
delle aree a rischio.
Alle riunioni del Gruppo di Lavoro, presso la Prefettura, hanno partecipato anche i rappresentanti
del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, con funzioni tecniche e di verifica dello stato di
avanzamento della pianificazione.
Nei primi mesi del 2008 si sono svolti gli incontri con i Sindaci dei comuni della provincia sia per
avviare una prima raccolta di dati, propedeutica alla stesura dei Piani comunali, sia per illustrare , in
anteprima, il software per la gestione dei Piani di emergenza che le singole amministrazioni
avrebbero ufficialmente ricevuto nel mese di marzo dello stesso anno.
Oltre al suddetto software, gli uffici tecnici dei comuni hanno ricevuto, su supporto informatico, la
perimetrazione delle aree percorse dal fuoco negli ultimi cinque anni, realizzata dalla Regione Lazio
utilizzando i dati raccolti e validati dal Corpo Forestale dello Stato opportunamente elaborati ed
informatizzati.
Acquisita la perimetrazione delle aree percorse dal fuoco, entro e non oltre il 31 marzo 2008, tutti i
comuni, previa verifica e convalida delle aree perimetrate, attraverso una Delibera di Consiglio,
hanno ufficializzato le suddette aree al fine di applicare su esse i divieti e i vincoli imposti dalla
legge (Legge quadro n. 353/2000 e s.m.i.).
Sulla base della perimetrazione delle aree ad elevata pericolosità, i comuni avrebbero dovuto
individuare gli elementi esposti, le persone e i beni che ricadono all’interno delle aree suddette
potenzialmente interessate dall’evento atteso: ospedali, scuole, chiese, stadi, cinema, teatri, centri
commerciali, strutture turistiche, beni ambientali - artistici - culturali, industrie a rischio incidente
rilevante, attività produttive, centrali elettriche, reti distribuzione energia elettrica – gas - acqua,
discariche, strade , autostrade, ferrovie, porti, aeroporti ecc…
E’ doveroso infine precisare che la Regione Lazio è stata l’unica regione, tra quelle interessate dalla
O.P.C.M. 3606/2007, ad informatizzare i dati raccolti dal Corpo Forestale relativi al catasto incendi
e sulla base di questi dati, le aree interessate sono state perimetrate su base ortofotografica
georeferenziata. Ogni amministrazione comunale ha quindi ricevuto la mappatura completa e
97
fruibile su supporto informatico, con un notevole risparmio, in termini di risorse finanziarie, umane
e strumentali oltre che di tempo.
Successivamente, gli Uffici tecnici dei comuni hanno avviato la predisposizione dei Piani di
emergenza secondo le procedure contenute nel software avuto in dotazione in data 6 marzo 2008.
In sintesi, nella tabella che segue sono riportati gli ultimi dati acquisiti dalla Provincia di Latina in
merito alla elaborazione dei Piani Comunali e il loro stato di attuazione.
COMUNE
Piano Comunale PROTEZIONE CIVILE
adottato
Piano Comunale PROTEZIONE CIVILE
in elaborazione
APRILIA X
BASSIANO
CAMPODIMELE X
CASTELFORTE
CISTERNA DI LATINA X
CORI
FONDI X
FORMIA X
GAETA X
ITRI X
LATINA X
LENOLA X
MAENZA X
MINTURNO X
MONTE SAN BIAGIO X
NORMA X
PONTINIA X
PONZA X
PRIVERNO X
PROSSEDI X
ROCCAGORGA X
ROCCAMASSIMA
ROCCASECCA DEI VOLSCI
X
SABAUDIA X
SAN FELICE CIRCEO
98
SERMONETA X
SEZZE X
SONNINO X
SPERLONGA X
SPIGNO SATURNIA X
SS. COSMA E DAMIANO X
TERRACINA X
VENTOTENE X
Tab. 36
4.3.3) Attività di prevenzione
Gli incendi boschivi nel territorio provinciale destano preoccupazione, e in alcuni casi allarme, per i
danni gravissimi che arrecano al patrimonio boschivo e per il pericolo che da essi può derivare alla
popolazione e alle infrastrutture. Per tale ragione particolare importanza assumono tutte quelle
iniziative, in parte già poste in essere dalla Provincia di Latina, dirette a prevenire il fenomeno.
Possiamo distinguere una prevenzione diretta e una prevenzione indiretta.
La prevenzione indiretta è rappresentata dall’insieme di attività necessarie per diminuire le cause
antropiche che determinano un incendio e a sua volta si distingue in : prevenzione indiretta a lungo
termine e prevenzione indiretta immediata.
La prevenzione indiretta a lungo termine è finalizzata a creare una coscienza civica, soprattutto
nelle giovani generazioni, affinché adottino comportamenti che evitino le occasioni di incendio.
Particolarmente importante, a riguardo, è la formazione che può essere svolta presso le scuole
dell’obbligo con la collaborazione del Corpo Forestale, dei Vigili del Fuoco e delle associazioni che
si interessano di tutela ambientale .
La prevenzione diretta immediata è quella rivolta direttamente alle persone che si recano sul luogo
pericoloso e consiste nell’informazione al pubblico del pericolo che insiste in un certo ambiente
affinché adottino tutte le precauzioni necessarie per evitare il verificarsi dell’evento.
La prevenzione diretta è rappresentata dall’insieme di attività che cercano di rendere meno gravi gli
effetti di un eventuale passaggio del fuoco su una superficie boscata.
Gli strumenti concretamente utilizzabili per realizzare una efficace attività di prevenzione sono di
seguito indicati.
a) Viali spartifuoco
Sono dei tracciati, di larghezza variabile, che hanno lo scopo di rompere in tutto o in parte la
continuità della vegetazione e, quindi, di creare una frattura nella struttura combustibile arrestando
99
il fronte del fuoco, ovvero facilitando le operazioni di spegnimento. Questi viali risultano
particolarmente utili nelle zone dove si riscontra una pendenza accentuata, che rende
particolarmente difficoltoso l’intervento delle squadre di spegnimento da terra. Tuttavia presentano
l’incoveniente di determinare delle trasformazioni significative del territorio, modificando l’aspetto
paesaggistico che ne risulta in qualche modo compromesso. Inoltre, le fasce di notevole larghezza,
possono avere riflessi negativi sulla stabilità idrogeologica della zona in cui vengono realizzate.
Per tali ragioni sarebbe preferibile realizzare viali che, senza arrestare spontaneamente il fronte del
fuoco (c.d. viali passivi), in cui la vegetazione è totalmente asportata e che possono raggiungere
larghezze fino a 100 – 200 metri, si opti per strutture tagliafuoco capaci di diminuire la potenza del
fronte di fiamma e di portarlo, eventualmente, dalla chioma a livello radente . Questi ultimi,
vengono definiti viali attivi ed hanno larghezze comprese fra i 15 e i 60 metri e la vegetazione vi è
diradata ed eliminata solo in una stretta fascia centrale.
Infine vi sono i c.d. spartifuoco verdi in cui viene asportato esclusivamente il sottobosco
risparmiando le specie arboree.
I viali, di qualunque tipologia, dovranno naturalmente essere posizionati parallelamente alla
posizione prevista del fronte fiamma e, possibilmente decorrere lungo le curve di livello.
Infine, per una efficace disposizione dei viali bisognerà analizzare l’accidentalità del territorio che
consentirà di individuare le zone in cui è opportuno realizzare gli stessi.
b) Rifornimento idrico
La prima fonte di approvvigionamento idrico cui si deve far riferimento sono le superfici di acqua
esistenti sul territorio provinciale che abbiano dimensioni compatibili con le operazioni dei mezzi
aerei utilizzati per l’attività A.I.B. A tal proposito si segnala che la Direzione Regionale Protezione
Civile ha realizzato un censimento dei punti d’acqua presenti sul territorio regionale. Le
informazioni sono raccolte in un Data Base e sono mappate in un Atlante costituito da 131 carte, cui
si aggiungono cinque carte d’insieme su base provinciale in scala 1:50.000. Il Data Base (Delibera
di G.R. 25.07.2008 n. 546).
Tuttavia il rifornimento idrico è garantito alle forze impegnate nella estinzione degli incendi anche
dalle vasche antincendio .
Le vasche si distinguono in fisse e mobili. Le vasche fisse possono essere alimentate da acquedotti,
acque sorgive, acqua piovana, per sbarramento o captazione di corsi d’acqua.
Potranno essere utilizzate per il rifornimento delle autobotti, degli elicotteri con benna ovvero dalle
squadre di spegnimento terrestri.
100
Perché l’utilizzo di dette vasche non arrechi pericolo è necessario che le stesse rispettino alcuni
standard di sicurezza. In particolare esse andranno realizzate in zone prive di ostacoli quali alberi ad
alto fusto, linee elettriche, case. Inoltre dovranno essere opportunamente recitante e segnalate.
c) Presidi territoriali e avvistamento con velivoli.
A partire dal 2006 la Provincia di Latina – Settore Polizia Provinciale – Servizio Protezione Civile,
nell’ambito delle attività di prevenzione incendi boschivi, ha istituito in varie zone del territorio,
presidi territoriali e un servizio di avvistamento aereo per il controllo e la salvaguardia del
territorio.
Attraverso apposite convenzioni con svariate Organizzazioni di volontariato si è dato vita ad un
programma di servizi con lo scopo di contribuire alla tutela del patrimonio boschivo della provincia
mediante presidi territoriali in zone individuate e avvistamento con mezzi aerei per individuare e
segnalare l’eventuale inizio di incendi boschivi e comunicare la posizione geografica dell’evento.
I presidi sono stati costituiti localizzandoli in determinate aree individuate secondo criteri di
sensibilità al rischio incendi boschivi, lungo tutta la fascia collinare da nord a sud.
All’attività di avvistamento a terra è stata affiancata quella di avvistamento con mezzi aerei che,
secondo un programma definito con il Comando di Polizia Provinciale, hanno sorvolato
giornalmente ed in orari diversi l’intero territorio provinciale.
A conclusione del servizio, sia il personale operativo dei presidi che quello a bordo dei velivoli,
invia un report dell’attività svolta e delle segnalazioni effettuate. Ai volontari impegnati nei vari
servizi è fornito un equipaggiamento consistente in: gilet e berrettino alta visibilità, valigetta di
pronto soccorso, zaino, binocolo, radio ricetrasmittenti.
A partire dal corrente anno, è stata anche allestita, a livello sperimentale, una centrale radio
operativa, in collegamento con tutti i presidi.
L’attività di avvistamento viene avviata nel mese di giugno si conclude nel mese di settembre.
La presenza costante delle unità sul territorio oltre a rispondere all’esigenza di segnalare
tempestivamente il principio di incendio alle strutture operative deputate allo spegnimento e
coordinate dalla Sala Operativa Regionale, ha anche una importante funzione deterrente nei
confronti di eventuali piromani intenzionati a porre in essere azioni dolose. Le aree incendiate dal
2004 al 2007 e le aree di interfaccia, individuate in un buffer di 200 metri dalle aree urbanizzate,
(fonte Catasto Incendi della Regione Lazio) sono state riportate nella Tavola 5 – Carta delle aree a
rischio incidente boschivo. Dall’analisi del già citato catasto è possibile notare come tra gli anni
indagati il 2007 ha visto triplicare le superfici boscate percorse dal fuoco.
101
Fig. 36
Nel grafico successivo, che riporta il numero totale degli incendi registrati dal 2004 al 2007 nei
diversi mesi, è evidente come i mesi estivi da luglio a settembre risultino quelli a maggiore rischio
di incendio anche se, inaspettatamente, anche i mesi di marzo e ottobre presentano un numero
significativo di incendi boschivi.
Fig. 37
4.4) Rischio industriale e incidente rilevante
Per attività industriale si intende qualsiasi operazione effettuata in impianti industriali che
comporti o possa comportare l’uso di una o più sostanze pericolose e che possa presentare
rischi di incidenti rilevanti, nonché il trasporto, la lavorazione, il deposito effettuato all’interno
e/o all’esterno dello stabilimento.
Numero di incendi
0
50
100
150
200
250
300
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
n.
Superfici interessate da incendi boschivi
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
2004 2005 2006 2007
ha
102
L’incidente rilevante è un evento, consistente in una emissione, un incendio o un’esplosione di
rilievo, connessi ad un evolversi incontrollato di una attività industriale che comporti l’uso di
sostanze pericolose e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito per l’uomo,
all’interno o all’esterno dello stabilimento, per l’ambiente e le strutture antropiche presenti.
L’evento si manifesta attraverso modalità incidentali che possono avvenire in modo esclusivo,
in combinazione o in successione con altre nell’ambito dello stesso evento.
Per ciascuna tipologia di modalità di incidente sono state assunte delle soglie di danno entro le
quali l’uomo e/o l’ambiente subiscono danni permanenti o reversibili.
Esplosione (UCVE – Unconfined Vapour Explosion). Questa modalità è connessa
agli effetti dovuti all’onda di pressione e ai frammenti del contenitore (serbatoio in pressione o
reattore) con effetti diretti sull’uomo e sulle strutture. Queste ultime possono poi avere effetti
diretti sull’uomo a causa di crolli o innescare ulteriori effetti incidentali.
Sfera di fuoco (BLEVE – Boiling Liquid Expanding Vapour Explosion). Si
manifesta con un irraggiamento termico derivante dal collasso di recipienti surriscaldati, con
conseguente carico termico molto elevato per un determinato periodo di tempo. Oltre
l’irraggiamento termico sono da considerarsi anche i danni causati dalla proiezione dei
frammenti del serbatoio collassato.
Incendio Sviluppo per periodi di tempo prolungati di irraggiamento termico con
conseguenze dirette sugli individui impossibilitati a sottrarsi rapidamente dall’irraggiamento
e/o sulle strutture con successivi eventi derivati per effetto domino.
Nubi di vapori infiammabili (FLASH FIRE). Sono fenomeni molto rapidi i cui
effetti restano limitati all’area in cui si sviluppa fisicamente la fiamma.
Rilasci di sostanze tossiche. Si verificano quando avviene la diffusione nell’aria,
nell’acqua o nel suolo, di sostanze con effetti tossici per l’uomo o l’ambiente. Di primaria
importanza sono gli effetti dovuti all’inalazione, all’assorbimento per via cutanea e
all’ingerimento.
Con riferimento al tipo ed alla quantità delle “sostanze pericolose” che caratterizzano la
produzione, lo stoccaggio e il trasporto o che riguardano particolari procedimenti industriali
finalizzati alla produzione, la legge prescrive specifici obblighi ai quali i responsabili delle
suddette attività sono tenuti per quanto riguarda:
- La dichiarazione di detenzione di tali sostanze, la tipologia, le quantità, tipi di
lavorazione e metodi di controllo dei potenziali incidenti;
- I piani di emergenza (interni e/o esterni);
- La comunicazione al pubblico (Sindaco che lo comunica alla popolazione).
103
4.4.1) Zone di impatto degli eventi incidentali
Ai fini di una valutazione rapida delle zone di sviluppo degli effetti di un evento incidentale, le
linee guida del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per la pianificazione di
emergenza esterna per impianti industriali a rischio incidente rilevante stabiliscono tre zone:
1. Zona di sicuro impatto;
2. Zona di danno;
3. Zona di attenzione.
La pianificazione di emergenza comporta l’individuazione dell’area su cui va posta l’attenzione
anche per garantire una veloce indicazione agli interventi di primo soccorso. Risulta necessario
quindi, in fase di pianificazione, differenziare l’area di impatto secondo la gravità e la tipologia
delle conseguenze e quindi secondo la diversità delle azioni da prevedere per fronteggiare
l’emergenza, con particolare riguardo anche al tipo e alla modalità di informazione da dare alla
popolazione.
Prima zona - Zona di sicuro impatto è limitata alle immediate adiacenze dello stabilimento, è
caratterizzata da effetti sanitari che comportano una elevata probabilità di letalità per le
persone.
In questa zona l’intervento di protezione da pianificare consiste generalmente, in caso di
rilascio di sostanze tossiche, nel rifugio al chiuso. Solo in casi particolari, ove opportuno e
tecnicamente realizzabile, si dovrà prevedere l’evacuazione della popolazione.
In effetti una evacuazione con un rilascio in atto porterebbe a conseguenze peggiori di quelle
che si verrebbero a determinare in un rifugio al chiuso. Data la fondamentale importanza che
riveste in questa zona il comportamento della popolazione, dovrà essere previsto un sistema di
pronto allarme che avverta la popolazione dell’insorgenza del pericolo ed una azione di
informazione preventiva.
Data la possibile elevata densità attesa di vittime, le azioni di soccorso post – incidentale
dovranno essere indirizzate prioritariamente a questa zona.
Seconda Zona - Zona di danno, esterna rispetto alla prima, è caratterizzata da possibili danni,
anche gravi e irreversibili, per le persone che non intraprendano le corrette misure di
autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone maggiormente vulnerabili ( neonati,
bambini, malati, anziani). Gli effetti prevedibili sono tali da richiedere ancora l’intervento
immediato di protezione e l’assistenza post – incidentale sulla generalità della popolazione
presente nell’area di impatto. In tale zona, l’intervento di protezione principale dovrebbe
104
consistere, almeno nel caso di rilascio di sostanze tossiche, nel rifugio al chiuso. L’evacuazione
risulterebbe difficilmente realizzabile a causa della maggiore estensione territoriale.
In tale zona, caratterizzata dal raggiungimento di valori d’impatto minori, il rifugio al chiuso
risulterebbe di efficacia maggiore. Eventuali luoghi di elevata concentrazione di persone
vulnerabili ( asili nido, scuole, ospedali ecc..) presenti in questa zona, dovrebbero essere presi
in considerazione per provvedimenti specifici come ad esempio: la costituzione di locali chiusi
idonei al rifugio, la formazione ed l’addestramento del personale responsabile, l’attrezzatura di
protezione individuale, un segnale diretto di allarme dallo stabilimento.
L’informazione attiva deve essere estesa a tutta la zona, mentre per il resto della popolazione si
possono utilizzare i normali mezzi di stampa, audiovisivi.
Le azioni di soccorso post-incidentale avranno priorità inferiore a quelle previste per la prima
zona, salvo le eccezioni.
Terza zona – Zona di attenzione è caratterizzata dal possibile verificarsi di danni,
generalmente non gravi, a soggetti particolarmente vulnerabili.
In questa zona rimane consigliabile il rifugio al chiuso e dovranno essere previsti solo
interventi nei punti di concentrazione di soggetti particolarmente vulnerabili (scuole, ospedali,
luoghi pubblici) ed azioni di controllo del traffico.
Nel caso di rilascio di sostanze tossiche fortemente irritanti occorre porre attenzione alle
conseguenze che reazioni di panico potrebbero provocare in luoghi affollati come stadi, locali
di spettacolo ecc…
Dovrà sempre essere previsto l’addestramento del personale responsabile dei punti critici quali
ospedali, asili nido, scuole ecc..
In questa zona le azioni di soccorso post-incidentale dovranno essere condotte con priorità
inferiore alle altre due zone, salvo specifiche segnalazioni.
Per quanto riguarda l’informazione alla popolazione, anche in questa zona si può ricorrere ai
normali mezzi di stampa e audiovisivi.
Nell’ambito delle attività finalizzate alla redazione del Piano Provinciale di Previsione e
Prevenzione di Protezione Civile della nostra provincia, è stata effettuata l’acquisizione dei dati
inerenti gli stabilimenti industriali presenti sul territorio provinciale che il D.Lgs. n. 334/99 e
s.m.i definisce a rischio di incidente rilevante.
L’attività si è svolta, procedendo con l’individuazione, classificazione (ex artt. 6, 7 e 8 del
D.Lgs. 334/99 e s.m.i.) e georeferenziazione degli stabilimenti industriali presenti sul territorio
provinciale e contestuale acquisizione di dati e documentazione inerente la natura (solida,
liquida, gassosa) e le quantità dei materiali presenti nei depositi delle aziende, oltre che la
105
tipologia dei processi produttivi cui tali materiali entrano a far parte e alla esistenza o meno dei
piani di sicurezza ( interni e/o esterni) previsti (Allegato VII).
Al fine di definire le aree di interazione tra stabilimenti industriali ed elementi territoriali e
ambientali vulnerabili, particolare attenzione è stata rivolta all’individuazione di tutte le
strutture e gli edifici di pubblica fruizione, (civili abitazioni, scuole, chiese, strade e altre
infrastrutture ) situati in aree limitrofe agli stabilimenti industriali, ove sussistono potenziali
rischi nell’eventualità si verifichino incidenti ( esplosioni, fughe di sostanze gassose pericolose,
sversamento di sostanze liquide pericolose) .
Per quanto riguarda in particolare il dato relativo agli stabilimenti industriali risulta che
nel contesto provinciale sono presenti le seguenti aziende:
art.8D.Lgs 334/99 (*)
(*) Sono tenute a predisporre il Rapporto di Sicurezza evidenziando: adozione di appropriati
sistemi di sicurezza; individuazione pericoli di incidente rilevante; adozione misure di
prevenzione; sicurezza e affidabilità di impianti e depositi; predisposizione piani di
emergenza interni e indicazione alle autorità competenti di elementi per elaborare i piani di
emergenza esterni.
art.6D.Lgs334/99(*)
(*) Sono tenute a trasmettere agli enti competenti una notifica contenente: informazioni
riguardanti la Ragione sociale, la sede del gestore, nome del responsabile di stabilimento; le
sostanze pericolose , la quantità e la loro forma fisica; l’attività svolta; l’indicazione di
elementi che potrebbero causare incidente rilevante.
ABBOTT S.p.A. (Produzione prodotti farmaceutici) Aprilia
RECORDATI S.p.A. ( Produzione prodotti farmaceutici) Aprilia
ISAGRO S.p.A. (Deposito fitofarmaci) Aprilia
NALCO ITALIANA S.p.A.(Stabilimento chimico) Cisterna di Latina
ENI S.p.A.(Deposito oli minerali) Gaeta
CROMPTON CHEMICAL S.r.l. (Stabilimento chimico) Latina
SUDGAS S.p.A. ( Deposito di gas liquefatti) Pontinia
PONTINA GAS PETROLI ( Deposito di gas liquefatti) Sermoneta
BRISTOL – MYERS SQUIBB S.r.l. (Stabilimento chimico) Sermoneta
ACRAF S.p.A. (Stabilimento Chimico) Aprilia
SIS S.p.A. (Deposito materiali tossici) Fondi
BROMOTIRRENA S.r.l. ( Deposito fitofarmaci) Fondi
FANTASIA PETROLI S.r.l.(Deposito Oli minerali) Gaeta
NUOVA OTER S.r.l. (Produzione e deposito di gas tecnici) Pontinia
LA DETONANTE S.r.l. (Produzione e deposito esplosivi) Priverno
PONTINA COMBUSTIBILI (Deposito gas liquefatti) Sezze
PAOIL S.p.A. (Estrazione e raffinazione oli vegetali) Cisterna di Latina
SIBELCO ITALIA S.p.A. (Deposito esplosivi) Priverno
106
Tutti i dati raccolti e informatizzati, sono stati posti in relazione tra loro, implementandoli in un
quadro territoriale più dettagliato e completo, al fine di delineare quelle aree territoriali
particolarmente sensibili nelle quali si concentrano, interagiscono o potrebbero verificarsi eventi
potenzialmente ad alto rischio per la popolazione ivi residente, per altre realtà quali ad es.
allevamenti di bestiame, coltivazioni, per le risorse ambientali superficiali e sotterranee oltre che
per le infrastrutture presenti, con lo scopo di pianificare le opportune attività di previsione e
prevenzione di protezione civile. In allegato: la Tavola 6 – Carta delle aree a rischio incidente
rilevante con l’ubicazione degli stabilimenti industriali e le schede descrittive per ciascuno
stabilimento nonché le due centrali nucleari di Latina e del Garigliano e le relative zone di rischio.
107
SCHEDA N°: _____
INFORMAZIONI GENERALI
SOCIETA' STABILIMENTO GESTORE DELLO STABILIMENTO
CLASSIFICAZIONE (D.Lgs 334/99) ART.8 ART. 6 TIPOLOGIA STABILIMENTO PRINCIPALI SOSTANZE DETENUTE CATEGORIA DEPOSITO
SCENARI INCIDENTALI E AREE DI DANNO
SCENARIO INCIDENTALE EVENTO FREQUENZA ELEVATA
LETALITA' INIZIO
LETALITA' LESIONI
IRREVERSIBILI LESIONI
REVERSIBILI
DANNI STRUTTURE
/EFFETTI DOMINO
Incendio (radiazione termica stazionaria) Bleve/Fireball (radiazione termica variabile) Flash-fire (radiazione termica istantanea) WCE (sovrappressione di picco) Rilascio tossico (dose assorbita) FONTE DEI DATI: Valutazione Rapporto di Sicurezza ____
Informazioni fornite dal gestore _______
CARATTERIZZAZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE
AREE DI DANNO POP. RESIDENTE
If (m3/m2) POLI
FUNZIONALI SERVIZI
PRESENTI INFRASTRUTTURE NOTE
ELEVATA LETALITA'
INIZIO LETALITA'
LESIONI IRREVERSIBILI
LESIONI REVERSIBILI
CARATTERIZZAZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE
BENI PAESAGGISTICI E AMBIENTALI
AREE NATURALI PROTETTE
RISORSE IDRICHE
SUPERFICIALI
RISORSE IDRICHE
PROFONDE USO DEL SUOLO NOTE
AREE DI DANNO
1 2 3 4 5 6
ELEVATA LETALITA' INIZIO LETALITA' LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI
CATEGORIZZAZIONE TERRITORIALE AREE DI DANNO CATEGORIE TERRITORIALI CATEGORIE AMBIENTALI NOTE
ELEVATA LETALITA' INIZIO LETALITA' LESIONI IRREVERSIBILI LESIONI REVERSIBILI
COMPATIBILITA' TERRITORIALE SI NO
COMPATIBILITA' AMBIENTALE SI NO
Data:
108
4.5) Rischio sismico
Nella Provincia di Latina, come descritto nel capitolo 2.5, il rischio sismico risulta limitato per
frequenza ed intensità. Tuttavia, pur se non prioritario, tale scenario di rischio merita una particolare
attenzione per le conseguenze che può comportare su vasta scala alla popolazione civile. Per tale
motivo si è voluto introdurre in via preliminare nel presente Piano, quanto elaborato sul tema
dall’Ufficio di Piano del Settore Pianificazione Urbanistica e Territoriale per la redazione del
PTPG, allo scopo di fornire delle prime indicazioni per le necessarie indagini da svolgersi
necessariamente su scala locale.
Per una zonazione sismica del territorio, finalizzata soprattutto a scopi di prevenzione, assume
grande importanza l'individuazione delle aree in cui, a causa di particolari condizioni locali, gli
effetti di un eventuale terremoto possono risentirsi con maggiore intensità. Le onde d'urto generate
dai terremoti possono produrre infatti, effetti molto diversi in una stessa regione a causa di
particolarità geologiche e geomorfologiche di piccola e media scala.
In alcune aree possono quindi presentarsi fenomeni di amplificazione sismica locale dovuti sia alle
diverse caratteristiche meccaniche dei litotipi in affioramento e/o presenti nel sottosuolo, sia per le
loro caratteristiche geomorfologiche, sia per la loro prossimità ad elementi tettonici.
E' stata quindi applicata al territorio provinciale una metodologia che, attraverso l'applicazione di
alcuni criteri generalmente riconosciuti, ha permesso una prima individuazione di queste particolari
aree. Sono state evidenziate quindi le aree che presentano:
effetti di bordo di valli alluvionali; marcata diminuzione della velocità delle onde sismiche al passaggio tra differenti litotipi; possibili fenomeni di liquefazione e/o presenza di terreni altamente compressibili nella
stratigrafia del sottosuolo; aree in dissesto geomorfologico; aree interessate da importanti elementi tettonici e/o intensamente fratturate; effetti della topografia (sommità di rilievi e creste).
A causa però della scala di lavoro e del dettaglio dei dati a disposizione è stato possibile individuare
solamente delle "aree di attenzione" rispetto a questa problematica. Per conseguire risultati
affidabili è infatti necessario un dettagliato studio di "microzonazione sismica" da effettuarsi come
minimo alla scala 1:10.000 e con il supporto di indagini geofisiche e geognostiche. La Tavola 7 –
Carta delle aree a rischio sismico ha quindi il solo compito di indirizzare le risorse disponibili
(eventualmente in sede di redazione dei Piani Comunali di Protezione Civile) su quei settori
considerati prioritari perché probabilmente a maggior rischio.
109
CAPITOLO 5
LINEAMENTI DI PIANIFICAZIONE
5.1) La pianificazione provinciale di emergenza: le funzioni di supporto.
Il presente documento è stato redatto seguendo le linee guida elaborate dal c.d. Metodo Augustus
che individua, nell’ambito della pianificazione provinciale di emergenza , quattordici funzioni di
supporto.
Le funzioni di supporto rappresentano, all’interno del Piano, l’organizzazione delle risposte che
occorre dare in presenza di un determinato evento calamitoso.
Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto si conseguono obiettivi decisivi per rendere
efficace e vitale il Piano in ogni sua articolazione.
Anzitutto si individuano i responsabili per ogni funzione ed il loro coordinatore. Tali responsabili
garantiscono l’efficacia e la vitalità del Piano mediante il quotidiano aggiornamento dei dati e delle
procedure relative alla propria funzione di supporto. Inoltre, al verificarsi dell’emergenza costoro
sono chiamati ad operare come figure specializzate nell’ambito della propria funzione. Da ultimo
sono parte attiva ed integrante della Sala Operativa che viene strutturata a seconda del numero delle
funzioni di supporto che vengono attivate.
I numeri telefonici (fisso e cellulare) di reperibilità dei referenti delle diverse funzioni di
supporto sono contenuti nell’Allegato VI nel quale sono altresì indicati i nominativi ed i recapiti di
un sostituto.
1. TECNICO – SCIENTIFICA E PIANIFICAZIONE
Ufficio Tecnico Regionale Ufficio Tecnico Provinciale Ufficio Tecnico Comunale
Sezione Prov.le dell’ARPA
Consorzio di Bonifica
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Coordina i rapporti con la comunità scientifica
per l’interpretazione fisica del fenomeno e dei dati provenienti dalle reti di monitoraggio e il loro costante aggiornamento. Delimita le aree a rischio ed individua la viabilità alternativa. Pianifica le operazioni di evacuazione.
Aggiorna e analizza gli scenari di rischio e pianifica gli interventi di prevenzione attraverso il controllo programmato delle aree a rischio, anche avvalendosi del volontariato, (es. monitoraggio canali, controllo delle reti paramassi, pulizia dei cigli stradali ecc..)
Referente Dirigente dell’Ufficio Tecnico (Reg. Prov. Com.); Direttore prov.le ARPA; Direttore Consorzio di Bonifica
110
2. SANITA’ UMANA E VETERINARIA – ASSISTENZA SOCIALE
Azienda USL Croce Rossa Italiana Centrale Operativa 118
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Coordina i servizi di primo soccorso
raccordandosi con le strutture ospedaliere del territorio, organizza il trasporto dei feriti; effettua i controlli igienico sanitari nelle zone colpite dell’evento; interviene a tutela del patrimonio zootecnico
Individua i rischi sanitari presenti sul territorio e predispone le misure organizzative per fronteggiarli; Censisce le risorse sanitarie disponibili circa ospedali, case di cura, case di riposo, centri disabili, deposito farmaci.
Referente Direttore Generale Azienda USL
3. MASS MEDIA E INFORMAZIONE
Prefettura Provincia Comuni
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Allestisce la Sala Stampa; Elabora il
programma e le modalità dei contatti con i mass media locali;Elabora i comunicati stampa; Trasmette le informazioni alla popolazione.
Censisce e aggiorna l’elenco degli organi di stampa e delle emittenti radiotelevisive operanti sul territorio; Promuove iniziative di informazione alla popolazione
Referente Dirigente Ufficio Stampa 4. VOLONTARIATO
Provincia – Servizio di P.C. Gruppi Comunali di volontariato di P.C. Associazioni di Volontariato di P.C
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Concorre al soccorso ed assistenza alla
popolazione Censisce le organizzazioni di volontariato, i relativi referenti e recapiti, le loro risorse umane e strumentali; Organizza corsi di formazione e di addestramento; Organizza esercitazioni di p.c.
Referente Dirigente Servizio di P.C. della Provincia coadiuvato dal rappresentante delle Associazioni di Volontariato in seno al CCS.
5. MATERIALI E MEZZI
Provincia Comuni
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Gestisce e distribuisce le risorse delle
associazioni di volontariato in base alle concrete esigenze; Si raccorda con le ditte convenzionate per la fornitura di materiali e mezzi; Concorre all’allestimento delle aree di ammassamento già individuate.
Censisce i materiali e i mezzi pubblici e privati disponibili sul territorio provinciale, localizza le risorse con riguardo alla tempistica di intervento; Stipula convenzioni con le ditte fornitrici di beni e servizi utili in emergenza
Referente Dirigente Servizio di P.C. della Provincia
111
6. TRASPORTI CIRCOLAZIONE – VIABILITA’ Sezione Polizia Stradale Polizia Provinciale Polizia Municipale Provincia - Settore Viabilita’ Autostrade per l’Italia ASTRAL Ferrovie dello Stato ACOTRAL
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Organizza la movimentazione dei materiali
ed il trasferimento dei mezzi verso le località di intervento; Coordina e ottimizza i flussi di traffico verso le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di soccorso.
Predispone un piano della viabilità di emergenza al fine di garantire un ordinato afflusso dei mezzi di soccorso verso l’area interessata dall’evento e un deflusso della popolazione dalla stessa.
Referente Comandante Sezione Polizia Stradale
Dirigente Settore Pianificaz.Urban. e/o Dirigente Settore Viabilità
7. TELECOMUNICAZIONI
Telecom Italia e altri gestori di telefonia A.R.I. (comunicazioni radio)
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Verifica l’efficienza delle linee di
comunicazione; Attiva o ripristina i collegamenti attraverso le reti ordinarie e/o di emergenza; Predisporre linee di comunicazione alternativa (radio); Attivazione numeri verdi
Organizza e verifica la rete di comunicazioni alternative (radio e ponti radio); Formazione teorico pratica dei volontari impegnati nelle radio comunicazioni, nell’ambito di corsi promossi dalla Provincia.
Referente Rappresentante dell’associazione Radioamatori
8. SERVIZI ESSENZIALI
ENEL SNAM Altre aziende erogatrici di servizi essenziali (acquedotto)
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Fa richiesta di messa in sicurezza delle reti
dei servizi essenziali (acqua, luce, gas, carburante); Verifica il loro stato e si adopera per garantirne il ripristino e la continuità durante l’evento.
Acquisisce e analizza i piani di emergenza predisposti dalle aziende erogatrici di servizi essenziali; Aggiorna l’elenco dei referenti per ciascuna azienda; Predispone idonea cartografia tematica inerente i dati acquisiti.
Referente Provincia – Dirigente Settore Pianificazione Urbanistica e/o Ambiente
Provincia – Dirigente Servizio P.C. e Dirigente Settore Pianificazione Urbanistica
9. CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
Uffici Tecnici della Regione Uffici Tecnici della Provincia Uffici Tecnici del Comune Vigili del Fuoco
Composizione
Rappresentanti di Ordini Professionali
112
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Attiva e coordina le squadre di rilevamento
danni e procede al censimento degli stessi a persone, edifici, attività produttive, infrastrutture, beni culturali, archeologici e artistici, opere pubbliche.
Predispone la modulistica per il rilevamento dei danni; Predispone l’elenco dei professionisti abilitati e dei tecnici degli enti locali per censire e periziare i danni conseguenti all’evento.
Referente Comandante VV.F Provincia – Dirigente Servizio P.C. 10. STRUTTURE OPERATIVE
Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco Corpo Forestale dello Stato Capitaneria di Porto Forze armate Comando Aeronautica Militare Croce Rossa Italiana Guardia di Finanza
Composizione (Soccorso tecnico)
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Coordina le strutture operative di soccorso;
Attiva i C.O.M. Acquisisce e analizza i singoli piani Comunali al fine di coordinarli e armonizzarli relativamente alla dislocazione delle aree di emergenza.
Referente Prefetto Composizione (Sicurezza e ordine pubblico)
Forze dell’ordine
Funzioni Tutela l’ordine e la sicurezza pubblica
Referente Questore 11. ENTI LOCALI
Regione Provincia Comuni Comunità Montane
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Mantiene contatti costanti con i referenti e i
responsabili di protezione civile degli enti pubblici coinvolti nell’evento
Predispone un elenco con i referenti e i responsabili di protezione civile degli enti locali
Referente Provincia – Servizio Protezione Civile
12. MATERIALI PERICOLOSI
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco Sezione provinciale A.r.p.a.
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Verifica la presenza sul territorio di
materiali pericolosi nonchè la vulnerabilità di edifici, strutture e infrastrutture pubbliche o private o di impianti a rischio incidente rilevante
Censisce gli impianti che utilizzano o hanno in deposito materiali pericolosi e le industrie a rischio incidente rilevante e ne cura l’aggiornamento; Valuta i Piani di Emergenza esterni predisposti dalle industrie.
Referente Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco
Prefetto e Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco
113
13. ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE Regione Provincia Comuni Croce Rossa Italiana Associazioni di Volontariato
Composizione
In emergenza In situazione ordinaria Funzioni Supporta i Comuni nell’attività di assistenza
alla popolazione coinvolta nell’evento e nella individuazione delle aree di attesa e/o di ricovero. Organizza lo stoccaggio e la distribuzione di derrate alimentari e materiali di soccorso.
Censisce le strutture ricettive presenti sul territorio precisandone le caratteristiche (alberghi); Censisce le strutture scolastiche dotate di locali idonei per essere attrezzati come aree di ricovero (palestre, tensostrutture ecc.. ); Censisce le aziende di produzione e/o distribuzione di risorse alimentari.
Referente Prefetto Provincia – Dirigente Servizio Protezione Civile
14. COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI Composizione Prefettura
Provincia
In emergenza In situazione ordinaria
Funzioni Coordina e raccorda i centri operativi istituiti sul territorio: Centro operativo Regionale, Centri Operativi Misti, Centri Operativi Comunali
Controlla e aggiorna la pianificazione elaborata dai Comuni.
Referente Coordinatore della Sala Operativa della Prefettura (SOP)
5.2) Censimento delle risorse
Per gestire efficacemente qualunque tipo di emergenza è di primaria importanza fare il censimento
del personale, del materiale e dei mezzi disponibili nel territorio (Funzione 5 del metodo Augustus).
Tali mezzi appartengono agli enti locali , ma anche a soggetti privati, si pensi alle risorse delle
associazioni di volontariato, o a quelle del mercato privato. L’aggiornamento periodico delle risorse
disponibili è di fondamentale importanza. Al presente piano sono allegate le seguenti schede:
Strutture ricettive (Allegato VIII)
Edifici scolastici (Allegato IX)
Automezzi in dotazione alla Provincia di Latina. (Allegato X)
Aziende noleggio automezzi (Allegato XI)
Aziende noleggio attrezzature utili in emergenza (Allegato XII)
Risorse umane e strumentali dei Vigili del Fuoco (Allegato XIII)
Risorse umane e strumentali del Corpo Forestale dello Stato (Allegato XIV)
Risorse umane e strumentali delle Associazioni di Volontariato (Allegato XV)
Risorse umane e strumentali del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana (Allegato XVI)
Strutture Sanitarie (Allegato XVII)
Aviosuperfici e elisuperfici (Allegato XVIII)
114
5.3) Le aree di emergenza
Le aree di emergenza sono individuate sull’intero territorio provinciale e, a riguardo, si è tenuto
conto delle indicazioni contenute nei piani di emergenza comunali, laddove questi sono stati
elaborati. Le aree di emergenza devono soddisfare alcuni requisiti minimi, contenuti nelle direttive
emanate dal Dipartimento della Protezione Civile.
Possiamo distinguere le seguenti tipologie di aree:
Aree di ammassamento
Aree di attesa
Aree di ricovero
- Aree di ammassamento dei soccorritori
Sono aree coperte o scoperte, preventivamente individuate, idonee all’accantonamento di mezzi e
del personale necessario alle attività di soccorso, nonché al loro attendamento.
Le aree di ammassamento hanno i seguenti requisiti di massima:
- dimensioni in grado di accogliere tendopoli da 500 persone (circa 6000 mq);
- vicinanza ad un’arteria di grande comunicazione per consentire il loro raggiungimento
anche da parte di mezzi di grosse dimensioni;
- disponibilità di collegamenti con le principali reti di servizi (acqua, energia elettrica);
- ubicazione in zone di sicurezza rispetto ai vari rischi e, possibilmente, non nelle
vicinanze di elettrodi, tralicci ecc..;
- posizione funzionalmente baricentrica rispetto al territorio provinciale.
Tali aree sono indicate in giallo sulla cartografia nella quale viene altresì indicato il percorso più
agevole per accedervi.
- Aree di attesa della popolazione
Sono aree coperte o scoperte di prima accoglienza, ubicate fuori dalle zone a rischio evacuazione,
idonee ad accogliere la popolazione evacuata che qui riceverà le prime informazioni sull’evento e i
primi generi di conforto in attesa dell’allestimento delle aree di ricovero. Devono consentire un
comodo accesso ai mezzi di trasporto e disporre di uno spazio idoneo all’atterraggio degli elicotteri.
Tali aree sono indicate in verde sulla cartografia nella quale viene altresì indicato il percorso più
agevole per accedervi.
- Aree di ricovero per la popolazione
Sono aree coperte o scoperte per la sistemazione degli insediamenti abitativi (tende, roulotte,
prefabbricati) presso le quali è possibile predisporre lavori di urbanizzazione primaria (acqua,
energia elettrica, fognature).
115
Tali aree sono indicate in rosso sulla cartografia nella quale viene altresì indicato il percorso più
agevole per accedervi.
Fig. 38
5.4 La comunicazione in emergenza La comunicazione durante l’emergenza riveste un ruolo di particolare importanza in considerazione
del fatto che un evento calamitoso determina di per sé una situazione di incertezza e precarietà che
deve essere fronteggiata anche attraverso una efficace ed omogenea rete di contatti tra i soggetti
impegnati nelle operazioni di soccorso e la collettività interessata dal sinistro.
Creare un sistema di comunicazione unico, considerata la molteplicità degli operatori di protezione
civile attivi nella provincia, è abbastanza complesso. Tuttavia, poiché il Piano è uno strumento per
definizione dinamico, in prima battuta si vogliono individuare le caratteristiche comuni che un
corretto messaggio in fase di emergenza deve contenere, riservandosi di perfezionare il sistema di
comunicazione a livello provinciale rendendolo progressivamente più omogeneo ed efficace
mediante esercitazioni e confronti diretti con i diversi operatori pubblici e privati.
Molto utile, a riguardo, appare il risultato di uno studio commissionato all’Università del Colorado
dalla Federal Emergency Management Agency , che è l’organo federale che si occupa di
pianificazione e di gestione degli eventi di protezione civile.
Lo studio ha individuato cinque caratteristiche stilistiche che un corretto messaggio in fase di
emergenza deve possedere. In particolare si tratta di:
Simbologia del Metodo Augustus
- C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi)
- C.O.M. (Centro Operativo Misto)
- Aree di ammassamento soccorritori
Oppure colore giallo
- Area di attesa della popolazione
Oppure colore verde
- Area di ricovero della popolazione
Oppure colore rosso
116
SPECIFICITA’
Circa l’area interessata dall’evento Sul tipo di rischio Su cosa le persone dovrebbero fare Sulle misure protettive da adottare Sulla fonte del messaggio
COERENZA
Rispetto ai messaggi che precedono o che seguono la comunicazione.
CERTEZZA
Se vi è incertezza circa il verificarsi dell’evento, dichiararla nel messaggio, ma comunicare che si è deciso di agire come se lo stesso dovesse accadere. La certezza deve riguardare anche il tono con cui il messaggio è trasmesso.
CHIAREZZA
Le parole del messaggio devono essere chiare, semplici e comprensibili da parte della collettività.
ACCURATEZZA
Fornire con precisione tutte le informazioni necessarie per evitare il sospetto che qualcosa sia stato taciuto.
Un messaggio di allarme che sia conforme il più possibile ai criteri individuati è in grado di
garantire che la popolazione non cerchi informazioni da fonti diverse da quelle ufficiali e, di
conseguenza, non si verifichino, o comunque sia fortemente limitato, il numero di comportamenti
inattesi da parte delle persone coinvolte nell’evento.
Ecco dunque che una efficace comunicazione è in grado di garantire una corretta gestione
dell’emergenza.
5.4.1 Le strategie della comunicazione in emergenza
L’obiettivo della comunicazione, come accennato nel precedente paragrafo, è quello di ridurre al
massimo i comportamenti imprevedibili da parte della popolazione coinvolta nell’evento che
rappresentano uno dei principali problemi nella gestione delle prime fasi dell’emergenza.
Per tale ragione occorre codificare delle vere e proprie strategie di comunicazione che consentano di
rendere assolutamente credibili i c.d. “comunicati ufficiali” e, soprattutto, di avere il controllo
mediatico della crisi, impedendo il diffondersi di “Voci” (o rumors) allarmistiche, spesso fuorvianti
e inattendibili.
La funzione di supporto n.3 (Mass – media e Informazione) prevede quale referente il Portavoce
del Presidente della Provincia di Latina. Quest’ultimo avrà il compito di fornire le informazioni ai
media , utilizzando diversi canali: radio, giornali, siti web, tv locali.
A tal fine il presente Piano contiene, nell’Allegato XIX, l’elenco dei referenti dei media locali (fax,
e-.mail, telefono) ai quali viene data l’informazione.
E’ auspicabile la creazione, in fase di normalità, di un team operativo coordinato dal referente
della Funzione di supporto n.3 che si occupi di gestire tutte le problematiche relative alla
comunicazione, attraverso la pianificazione degli incontri con i media, l’aggiornamento in tempo
117
reale del sito web della Provincia di Latina sull’evoluzione della crisi, l’attivazione di un numero
verde e gestione di un call center presso la Sala Operativa.
5.4.2 Frequenze radio autorizzate
Il sistema di comunicazioni realizzato mediante trasmissioni radio ha trovato una importante
regolamentazione nel Protocollo d’Intesa stipulato il 26.10.2002 tra il Ministero delle
Comunicazioni e il Dipartimento della Protezione Civile che ha previsto la concessione di
frequenze radio ai soggetti impegnati in attività di emergenza.
II Protocollo prevede:
Soggetto autorizzato Coppie di Frequenze autorizzate
Dipartimento della P.C. (uso diretto ed esclusivo ) 159,6375 – 164, 2375 MHz 159, 7000 – 164,3000 MHz 159,7750 – 164,3750 MHz 159,9250 – 164,5250 MHz Le UHF sono: 450,000 – 460,4000 MHz 450,7000 – 460, 7000 MHz 450,7375 – 460,7375 MHz 459,2750 – 469,2750 MHz
Reti regionali, provinciali, interprovinciali o per aree omogenee
159,6250 – 164,2250 MHz 159,6500 – 164,2500 MHz 159,6875 – 164,2875 MHz 159,7500 – 164,3500 MHz 159,7625 – 164,3625 MHz 159,8000 – 164,4000 MHz 159,8250 – 164,4250 MHz 159,9125 – 164,5125 MHz 159,3750 – 163,9750 MHz 159,4250 – 164,0250 MHz 159,5000 – 164,1000 MHz 159,5250 – 164,1250 MHz 159,5375 – 164,1375 MHz 159,5500 – 164,1500 MHz 159,5625 – 164,1625 MHz 159,7875 - 164,3875 MHz
Tab. 37
5.4.3 Sistema delle radiocomunicazioni di soccorso nella Provincia di Latina
Come anticipato in precedenza, creare un sistema di comunicazione unico tra i vari soggetti
impegnati nelle operazioni di soccorso, considerata la molteplicità degli enti soccorritori (anche
militari), è cosa sempre abbastanza complessa.
Allo stato attuale il compito di coordinare gli interventi di protezione civile nelle cinque province
laziali se lo è assunto la Regione Lazio attraverso la Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP),
che riunisce VF, CFS e volontari.
Per meglio comprendere la problematica si tenterà di fornire alcune cognizioni tecniche che
aiuteranno a fare un po’ di chiarezza sul tema. Tecnicamente le comunicazioni radio possono essere
effettuate in linea diretta su una sola frequenza (detta anche simplex) con una portata che non
118
supera di solito i di 2-3 Km, o tramite ripetitori che essendo allocati di solito in posizioni molto
elevate consentono di percorrere distanze molto superiori, dell’ordine di qualche decina di
chilometri.
Questo ultimo sistema necessita dell’utilizzo di due frequenze radio (sistema duplex), una per
accedere al ripetitore e l’altra per il segnale di ritorno.
La Provincia di Latina in condivisione con la Provincia di Frosinone, è collegata alla SOUP tramite
una propaggine della Rete Radio Regionale, sistema di ripetitori radio che opera sulle frequenze di
159,5250 – 164,1250 MHz (canale 4 - volontari) e dalla coppia di frequenze 159,7625 – 164,3625
MHz (canale 3 - Enti Istituzionali, perfettamente funzionante ma che negli ultimi tre anni non è mai
stato utilizzato).
Questi ripetitori sono situati sul Monte Trevi in Comune di Sezze (LT) e sul Monte S. Croce in
Comune di Roccamonfina (CE). Postazioni abbastanza buone ma non particolarmente interessanti
in quanto di limitata elevazione e in posizione decentrata. A causa della particolare configurazione
orografica della nostra Provincia, esistono molti siti che non sono a portata ottica con queste due
alture, e con le quali è impossibile comunicare via radio.
Ne risulta che la Rete Radio Regionale è piena di zone d’ombra, e appare assolutamente inadeguata
a soddisfare le esigenze della provincia, garantendo una copertura del 50-60 % del territorio.
Occorre comunque convenire che la rete radio perfetta non esiste, e che problemi di collegamento
sono costantemente presenti anche nelle più sofisticate reti telefoniche cellulari.
Volendo dotare il territorio provinciale di una propria rete radio autonoma si potrebbero adottare le
seguenti soluzioni:
Soluzione 1:
Accertato che quasi tutte le associazioni di volontariato della provincia possiedono un loro sistema
di comunicazione, quasi sempre in VHF con relativi ripetitori, e che questi sono tutti accessibili da
una buona stazione base, la soluzione più economica e di immediata applicazione sarebbe quella di
utilizzare tali frequenze e ripetitori, accedendovi da una centrale multifrequenza dotata di tanti
apparati quanti sono i gruppi (dalla città di Latina si possono agganciare tutti i ponti della zona
Nord, da Roccamassima a Terracina).
Per la zona Sud si dovrebbe prevedere la creazione di un’altra centrale multifrequenza per le
associazioni del sud. Le due centrali potrebbero coordinarsi fra loro via telefono o sul ponte radio
della Polizia Provinciale.
L’unico ostacolo a questa soluzione potrebbe essere costituito dalle resistenze dei concessionari per
motivi di privacy (ma con una piccola convenzione….) e dall’ottenimento delle varie autorizzazioni
ad operare su frequenze assegnate a singoli servizi. Anche se non dobbiamo dimenticare che le
119
concessioni radio assegnate ai singoli gruppi di PC non sono da considerarsi ad uso privato ma per
scopi di pubblica utilità e infatti nessun canone viene corrisposto.
Per tale soluzione la Provincia, allo stato attuale, sarebbe già pronta ad operare, mancherebbe solo
l’individuazione di una sede per la Centrale Operativa e la installazione di poche apparecchiature
che in caso di emergenza potrebbero anche essere fornite da alcune associazioni specializzate in
materia.
Soluzione 2:
Questa soluzione prevede la installazione di due nuovi ponti ripetitori: sul Monte Circeo e sul
Monte Petrella, che sono i siti storicamente individuati come i più adatti allo scopo, (utilizzati da
VF e CFS), su frequenze da ottenere eventualmente dal Dipartimento della PC. Sarà necessaria
anche la distribuzione di almeno un apparato radio VHF su frequenza provinciale ad ogni
associazione attiva, (questo non sarebbe necessario se si potessero memorizzare le nuove frequenze
su apparati di proprietà delle associazioni, la Regione Lazio lo consente). Secondo questa soluzione
sarebbe sufficiente una sola centrale operativa in quanto il Monte Petrella è raggiungibile da una
buona stazione base situata a Latina.
Questa configurazione è quella in uso al Corpo Forestale dello Stato, e consente una copertura di
circa l’80 % del territorio provinciale.
Altra soluzione, molto più complessa (e anche molto delicata) potrebbe far riferimento alla rete
radio in uso al Corpo del Vigili del Fuoco, che dispone di un canale provinciale rilanciato e
replicato da almeno sei ripetitori. Tale sistema potrebbe garantire una copertura radio di circa il
95% del territorio ma richiederebbe un gran numero di apparecchiature tutte interconnesse fra di
loro, e come avviene nei meccanismi complessi, soggette a continue avarie, con costi di
installazione e manutenzione molto elevati.
Soluzione 3:
Questa ipotesi prevede la concessione all’uso in esclusiva, da parte della Regione Lazio, di uno dei
suoi quattro canali radio (ad esempio il canale inutilizzato N. 3, ora riservato agli Enti istituzionali, i
quali per motivi di riservatezza solitamente nell’emergenza preferiscono utilizzare canali più
sofisticati e sicuri (satellitari o altro). In questo modo i volontari non avrebbero alcuna necessità di
altre apparecchiature in quanto potrebbero utilizzare tutte le radio regionali già in loro dotazione.
Una ulteriore soluzione adottata in passato, ma ora poco percorribile, consiste nell’impiego delle
frequenze radioamatoriali e relativi ripetitori. La soluzione al momento non é praticabile a causa
della poca disponibilità di volontari in possesso di licenza di radioamatore, i quali invece potrebbero
essere impiegati in modo molto più conveniente ed efficace in caso di collegamenti per calamità di
livello nazionale o internazionale.
120
Durante ogni intervento di emergenza è necessario scambiarsi una grande mole di informazioni,
alcune di queste molto importanti e altre meno, le così definite “comunicazioni di servizio”. E’
regola generale che sulla rete unificata di primo livello, costituita dai ripetitori appena descritti, per
non intasare il canale e togliere concentrazione ai coordinatori, si effettui principalmente traffico di
coordinamento, ogni altra comunicazione, se possibile, dovrà essere effettuata su canali diversi.
A questo riguardo poiché l’esigenza di effettuare comunicazioni di servizio si presenta
principalmente in occasione di operazioni congiunte fra gruppi o Enti diversi, ma in aree di solito
ben circoscritte, con distanze relativamente brevi, in questi casi sono possibili anzi è consigliato a
tutti gli addetti al medesimo intervento di effettuare collegamenti su frequenze “simplex”, sia in
gamma VHF, solitamente l’uscita di qualche ripetitore, o meglio ancora con apparati in gamma
UHF del tipo PMR/LPD, (ad esempio il canale 12.23) già disponibili presso l’Ente provinciale.
Tali apparati anche se non offrono prestazioni molto elevate, sono assolutamente da apprezzare in
quanto economici e di libero utilizzo e quindi espandibili e condivisibili con altri Enti (anche
ufficiali) senza incorrere in alcuna sanzione.
Questi canali simplex andranno a costituire la rete unificata di secondo livello mentre i capigruppo
dovranno mantenere i contatti con la centrale mediante un secondo apparato, sintonizzato sulla rete
di primo livello, (soluzione 1 o 2 ).
Come si potrà notare, se si vorrà sfruttare tutta la tecnologia disponibile, sui luoghi di interventi
complessi e soprattutto nelle Sale Operative non è sufficiente che siano presenti coordinatori bravi,
è indispensabile che essi abbiano una specifica preparazione nel campo delle telecomunicazioni per
potere gestire e orientare il traffico radio nei modi e sui canali più opportuni. A questo scopo si
potranno istituire appositi corsi di addestramento.
121
Fig. 39
Fig. 40
122
CAPITOLO 6
MODELLI DI INTERVENTO 7.1) Definizione Il modello di intervento rappresenta la risposta che i vari organismi di protezione civile sono
chiamati a dare rispetto allo scenario di evento imminente o che si sia già verificato sul territorio.
Il modello di intervento si articola in una serie di azioni operative e si distingue a seconda della
tipologia di rischio che concretamente è in essere.
In particolare occorre distinguere tra “rischi prevedibili” (alluvioni, frane, eventi meteorologici ..) e
“rischi non prevedibili” per i quali non è prevedibile in anticipo il loro verificarsi (terremoti,
incidenti industriali …).
a) Rischi prevedibili. Nella macrocategoria degli eventi con preannuncio, è possibile
individuare nel modello di intervento le diverse fasi di attenzione, preallarme e allarme.
L’inizio di ciascuna fase e la sua evoluzione, vengono stabilite dalla Struttura Regionale di
Protezione Civile sulla base delle informazioni che vengono trasmesse dai soggetti incaricati
di monitorare e vigilare sul territorio.
b) Rischi non prevedibili . Per questa tipologia di rischi, non è riscontrabile un “precursore
dell’evento” (ad es. uno stato meteorologico avverso), pertanto, in tale ipotesi, devono
immediatamente attivarsi le azioni previste nella fase di allarme e di emergenza.
In linea generale si può dire che il sistema di protezione civile italiano è ispirato al principio
della “sussidiarietà” in forza del quale all’evento calamitoso deve far fronte in primo luogo il
Comune con le proprie strutture .
Nel caso in cui l’emergenza non sia fronteggiabile con i mezzi a disposizione dell’ente locale, il
Sindaco chiede l’intervento del Prefetto che adotta i provvedimenti di competenza.
Il Prefetto nell’esercizio delle sue funzioni si avvale prevalentemente di tre strutture:
- C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi)
- Sala Operativa
- C.O.M. ( Centro Operativo Misto)
Se si verificano disastri naturali, catastrofi o eventi che per intensità o estensione debbano essere
fronteggiati con mezzi e poteri straordinari (eventi lettera c), comma 1 art. 2 L. 225/92, il
Prefetto o il Presidente della Giunta Regionale richiedono alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell’art. 5 L. 225/92. In questo caso
123
la direzione degli interventi può essere assunta direttamente dal Dipartimento di Protezione
Civile che dovrà coordinarsi con il Prefetto.
I MODELLI DI INTERVENTO IN FASE DI EMERGENZA
Fase di normalità (normale attività di prevenzione)
Rischi prevedibili Rischi non prevedibili
Fase di: Fase di:
Tab. 38: Fasi dell’evento
7.2) Il Sistema di allertamento. I Centri Funzionali
La descrizione del sistema di allertamento non può che prendere l’avvio dalla Direttiva del
Presidente del Consiglio dei Ministri 27.02.04 recante gli “Indirizzi operativi per la gestione
organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio
idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. A livello nazionale il sistema di
allertamento viene gestito dal Dipartimento della Protezione Civile e dalle Regioni attraverso la
rete dei Centri Funzionali. Presso il Dipartimento della Protezione Civile è istituito il Centro
Funzionale Centrale (CFC), mentre, presso le Regioni operano i Centri Funzionali Decentrati (
CFR).Coerentemente a quanto previsto nella Direttiva, il Centro Funzionale della Regione Lazio è
chiamato a svolgere, essenzialmente, tre tipi di attività: previsione, monitoraggio e sorveglianza, in
tempo reale degli eventi e valutazione dei conseguenti effetti sul territorio.
Il Centro ha altresì la competenza ad emanare i seguenti documenti informativi: Avvisi di Criticità
e Bollettini che hanno lo scopo di riportare e diffondere in maniera sintetica le informazioni
relative agli eventi previsti e/o in corso. Gli avvisi di criticità si distinguono in:
Avviso meteo regionale Avviso di criticità idrogeologica ed idraulica
L'avviso meteo regionale viene emesso ogni giorno (compresa la domenica) entro le ore 14:00 sulla
base delle previsioni meteorologiche dei vari modelli disponibili. L’avviso di Criticità
idrogeologica ed idraulica contiene l'allerta per le diverse zone in cui è divisa la regione in base alle
allarme
preallarme
emergenza
attenzione emergenza
124
categorie meteoidrologiche presenti ed alla previsione dei possibili effetti al suolo. L'avviso di
criticità idrogeologica ed idraulica contiene delle informazioni sui previsti effetti al suolo in
relazione al confronto tra i valori di precipitazione previsti e le soglie pluviometriche fissate.
I livelli di soglia prefissati prevedono tre gradi di criticità:
ORDINARIA MODERATA ELEVATA
I dati di interesse per l'attività del Centro Funzionale sono legati a condizioni meteorologiche
avverse incidenti su condizioni di rischio idrogeologico.
Essi sono:
meteorologici (temperatura dell'aria, umidità, pressione atmosferica, vento, etc.);
idrometrici (altezza del livello idrico dei corsi d'acqua, portate defluenti);
pluviometrici (intensità di pioggia oraria, pioggia cumulata).
L'osservazione di tali dati da parte dei funzionari di turno presso la Sala Operativa del Centro
Funzionale, integrata dalle previsioni disponibili, consente di effettuare il preannuncio di una
situazione di rischio. Compito del Centro Funzionale è quello di far confluire, concentrare ed
integrare tra loro tali dati così da fornire un servizio continuativo per tutti i giorni dell'anno e, se
necessario, su tutto l'arco delle 24 ore giornaliere che sia di supporto alle decisioni delle autorità
competenti per le allerte e per la gestione dell'emergenza, nonché assolva alle necessità operative
dei sistemi di Protezione Civile.
Ai fini delle attività di previsione e prevenzione, il Centro Funzionale Regionale ha
suddiviso i bacini idrografici di propria competenza in ambiti territoriali significativamente
omogenei per l'atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli
eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti.
Tali ambiti territoriali sono denominati Zone di allerta (Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004).
125
Bacini Costieri Sud
Bacino del Liri Aniene Roma
Appennino di Rieti Bacini Medio Tevere
Fig. 41 (i dati sono stati ricavati dal sito dell’Ufficio Idrografico e Mareografico di Roma)
Il Centro Funzionale assicura il raccordo tra tutte le sale operative regionali e/o provinciali, nonché
con ogni altra struttura preposta alla sintesi di tutte le informazioni necessarie all'attività decisionale
ed operativa ai fini di protezione civile. La rete dei Centri Funzionali è costituita dai Centri
Funzionali regionali e da un CF centrale presso il Dipartimento della protezione civile (DPC).
La Sala Operativa del Centro Funzionale della Regione Lazio risponde al numero verde 800.276570 e al Fax 06.44702876
126
Livelli di criticità che vengono comunicati alla Provincia e alla Prefettura –UTG che comportano l’attivazione delle
Fasi del Piano di Emergenza
F a s i d i a t t i v a z i o n e c h e c o m p o r t a n o l a m e s s a i n a t t o d i a z i o n i d i p r e v e n z i o n e e g e s t i o n e d e l l ’ e m e r g e n z a p r e v i s t e n e l P i a n o
Centra l e (Dipartimento Protezione Civile) Decentra t i (Regioni)
PREVISIONE ,
MONITORAGGIO e SORVEGLIANZA
PREVISIONE e/o VALUTAZIONE di SCENARI su
Anche in base a SUPERAMENTI di SOGLIE COMPLESSE
RETE dei CENTRI FUNZIONALI
MODERATA CRITICITA’
ELEVATA CRITICITA’
Fase di AAALLLLLLEEERRRTTTAAA
Fase di AAATTTTTTEEENNNZZZIIIOOONNNEEE
Fase di PPPRRREEEAAALLLLLLAAARRRMMMEEE
Fase di AAALLLLLLAAARRRMMMEEE
Zone in cui gli eventi indiretti e gli effetti al suolo
conseguenti al manifestarsi dei diversi fenomeni meteorologici
sono omogenei e simili.
Informazioni da pres id i t err i tor ia l i
S u p e r a m e n t o s o g l i e d i s i s t e m i d i a l l e r t a m e n t o l o c a l e
ORDINARIA CRITICITA’
I li
vell
i di
cri
tici
tà c
orri
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dono
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cena
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iti
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poss
ano
veri
fica
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sul
terr
itor
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ella
Pro
vinc
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e ch
e de
vono
att
ivar
e la
ris
post
a gr
adua
le d
el S
iste
ma
di
Pro
tezi
one
Civ
ile
ZONE di ALLERTA
127
A) Attività in condizioni di normalità
Analisi degli scenari di rischio conosciuti e/o aggiornamento degli stessi;
Controllo programmato delle aree interessate ( monitoraggio canali, controllo reti paramassi, pulizia
cigli stradali…);
Pianificazione degli interventi di prevenzione;
Aggiornamento e/o creazione ex novo di banche dati inerenti risorse umane e strumentali;
Georeferenziazione e creazione di cartografia tematica inerente i dati acquisiti;
Predisposizione e/o aggiornamento di piani per la viabilità di emergenza e radiocomunicazioni;
Acquisizione e vaglio dei singoli Piani di emergenza elaborati dai Comuni;
Promozione di iniziative per l’informazione alla popolazione;
Organizzazione di corsi di formazione e addestramento ( AIB, rischio idrogeologico e idraulico,
primo soccorso, radio comunicazioni);
Organizzazione e coordinamento di esercitazioni.
B) Fase di attenzione
A seguito di avvisi di pericolosità ( alta o moderata a seconda del tipo di evento in corso o in
evoluzione ad es. incendio boschivo o rischio idrogeologico ) a causa della rapida evoluzione degli
eventi in atto o al superamento dei livelli di guardia presso le località monitorate, si procede alla
attivazione del presidio operativo cui partecipano i responsabili delle funzioni tecnica e
pianificazione
C) Fase di preallarme
La fase di preallarme è ipotizzabile solo con riferimento ai rischi prevedibili ( rischio
meteorologico, rischio idrogeologico) e si concretizza allorché le particolari condizioni climatiche o
determinati fattori ambientali inducono a ritenere che l’evento potrà verificarsi.
D) Fase di allarme
L’allarme è preceduto, limitatamente ai rischi prevedibili, dalla fase di preallarme.
In tale fase la struttura organizzativa della Protezione Civile è stata già allertata ed è pronta ad
intervenire, nell’ipotesi in cui l’evento volga al peggio.
128
E) Fase di emergenza.
Al momento in cui si verifica l’evento (con o senza preannuncio) si passa alla fase di gestione
dell’emergenza . In questa fase vengono date le immediate disposizioni per assicurare alla
popolazione colpita dall’evento ogni forma di primo soccorso.
7.3) Modello di intervento per il rischio idrogeologico
Il rischio idrogeologico comprende gli eventi collegati al movimento incontrollato di masse d’acqua
sul territorio che possono determinare due categorie di fenomeni: l’instabilità dei versanti montuosi,
con relative frane, ovvero l’esondazione dei bacini idrografici ( piene, alluvioni).
Il rischio idrogeologico è, in linea di massima prevedibile e, pertanto, per esso sono configurabili le
tre fasi di allerta: attenzione, preallarme e allarme. Inoltre è il rischio che presenta maggiori
difficoltà relativamente alla organizzazione degli interventi di protezione civile. Per tali ragioni, nel
presente Piano è stato preso come esempio di “modello di intervento” e sullo stesso è stata
elaborata una tipologia di cartografia operativa in scala 1:20.000 realizzata in via sperimentale per
l’area della Valle dell’Amaseno (Tavola S1 – Scenario rischio idrogeologico Valle dell’Amaseno)
(Fig. 39). In tale area sono state individuate 24 zone a rischio, contraddistinte da un codice
progressivo ( Am 01 / Am 24 ) e per ciascuna di esse, oltre alla indicazione del rischio presente
(area esondazione, caduta massi ecc..), sono stati elencati gli elementi esposti, i soggetti
potenzialmente coinvolti, le attività di prevenzione e le azioni di intervento differenziate per
ciascuna delle fasi dell’emergenza precedentemente descritte, da compiersi ad opera dei diversi
soggetti istituzionalmente competenti (All. XX).
129
Fig. 42
Da tale metodologia di analisi, estesa a tutto il territorio provinciale, sarà possibile derivare un
piano di monitoraggio (fase di prevenzione) che permetterà di verificare, in via preventiva, la
funzionalità delle opere di regimazione idraulica (vasche di laminazione, attraversamenti stradali,
ecc..) o di difesa da frane (quali le reti paramassi molto diffuse sul territorio provinciale) attraverso
sopralluoghi periodici dei siti individuati.
aree di maggiore criticità
130
Fig. 43
La fase di Attenzione si determina in presenza dell’emissione di un avviso di condizioni
meteorologiche avverse da parte del Dipartimento di Protezione Civile, del C.O.A.U. (Centro
Operativo Aereo Unificato), Veglia Meteo, ovvero da parte del Centro Funzionale della Regione
Lazio
Istituzioni Attori Azioni
Protezione Civile Regionale
Funzionario P.C. Regione Lazio
Comunicazione fase di ATTENZIONE a: - Prefettura di Latina - Provincia di Latina - Dipartimento della P.C. - Consorzi di Bonifica - Direzione Regionale dei VV.F - Coordinatore Regionale del C.F.S. - Servizi Tecnici di Bacino - Arpa
Controllo costante e valutazione dei dati trasmessi dal Centro Funzionale
Comunicazione fine della fase di attenzione
azionesoggetto attuatore
Am01 caduta massi area Sardellane su sr M.ti Lepini
Am02 contrada Ceriara, rischio inondazione
verifica periodica dello stato del canale Allacciante Javone e dello scolmatore di piena
Am03area a rischio esondazione di Colle Rotondo, presenza di una vasca di espansione
verifica periodica della vasca di espansione
Am04 Ponte della Crocetta
verifica periodica dell'eventuale intasamento della luce del ponte
Am05 area a rischio idraulico loc. Casa del principe
verifica periodica dei tombinamenti per gli attraversamenti stradali
Am06 area a rischio idraulico Antica Privernum
verifica periodica dei tombinamenti per gli attraversamenti stradali
Am07sottopasso strada di accesso Roccasecca, rischio esondazione
Am08 strada di accesso secondaria Roccasecca
Cod Descrizione
prevenzione
131
Ricevuta la comunicazione dalla Regione informa: - Provincia di Latina - I Sindaci dei Comuni interessati - Le Comunità Montane - Servizi Tecnici di Bacino - Consorzi di Bonifica - Comando Prov.le dei VV.F. - Questura - Comando Sez. Polizia Stradale - Comando Prov.le dei Carabinieri - Comando Prov.le Guardia di Finanza - Coordinam. Prov.le del C.F.S. - Azienda AUSL di Latina - Enti erogatori di servizi pubblici (Enel, Snam, Telecom..).
Prefettura Funzionario
Prefettura
Mantiene contatti con la Regione Lazio
Provincia Dirigente Servizio P.C.
- Verifica la reperibilità dei propri servizi di P.C. e del Dirigente Settore Viabilità. - Informa i referenti delle Ass.di Volontariato
Comune Sindaco -Verifica la reperibilità dei propri servizi di P.C. - Allerta gli Uffici Tecnici del Comune e della Polizia Municipale - Pone in essere le misure previste nel piano comunale di emergenza
Comunità Montana Presidente Comunità
- Allerta i propri tecnici - Comunica le proprie informazioni sulla situazione del territorio alla Regione e all’Autorità di Bacino competente.
Comando Prov.le VV.F Comandante dei VV.F
- Allerta tutti i Distaccamenti
Questura Questore - Allerta le proprie strutture operative
Comando Prov.le Carabinieri Comandante - Allerta le proprie strutture operative
Comando Prov.le G.d.F Comandante - Allerta le proprie strutture operative
Comando Polizia Stradale Comandante - Allerta le proprie strutture operative
Coordinamento Prov.le C.F.S. Comandante - Allerta tutti i Comandi stazione
Capitanerie di Porto Comandante - Informa le proprie strutture operative
AUSL – Unità Operativa 118 Direttore - Informa le proprie strutture operative
ARPA Sez. Prov.le Direttore - Informa i propri distretti territoriali
C.R.I. - Informa le proprie strutture operative
Enti erogatori di servizi essenziali
- Informa le proprie strutture operative
FASE DI
ATTENZIONE
ANAS - Allerta le proprie strutture per la vigilanza delle reti stradali
132
La soglia in presenza della quale si raggiunge il livello di preallarme è data dal rilevamento presso
determinate stazioni di monitoraggio del bacino fluviale di altezze idrometriche maggiori o uguali a
quelle prefissate soglie di preallarme.
Istituzioni Attori Azioni
Protezione Civile Regionale
Funzionario P.C. Regione Lazio
-Comunicazione fase di PREALLARME a tutti i soggetti cui è stata comunicato l’inizio della fase di attenzione - Tiene costantemente informati gli enti sull’evolversi della situazione meteorologica, pluviometrica e idrometrica
Prefettura Prefetto
- Convoca il CCS nelle funzioni che ritiene necessarie. - Comunica ai soggetti cui è stata comunicata la fase di attenzione, l’inizio o la fine della fase di PREALLARME - Valuta l’opportunità di attivare i COM - Valuta l’opportunità di attivare i COC - Insieme alla Provincia, i COM e i COC allerta le strutture operative al fine di attivare i piani di emergenza provinciale e comunali - Comunica l’eventuale fine della fase di preallarme
Provincia Dirigente Servizio P.C.
- Interviene nel CCS c/o Prefettura - Allerta le Associazioni di Volontariato - Allerta il Settore Viabilità della Provincia per la vigilanza della rete stradale
Comune Sindaco
-Ricevuta la comunicazione dalla Prefettura della fase di preallarme, valuta se attivare il COC. - Attiva le procedure previste nel piano Comunale di emergenza. - mantiene contatti costanti con la Prefettura. -
Comunità montana Presidente
- Collabora all’attività di presidio territoriale - Confluisce nel COM - Trasmette con continuità informazioni alla Regione, alla Prefettura e all’Autorità di Bacino
Comando Prov.le VV.F Comandante dei VV.F
- Confluisce nel CCS - Predispone le operazioni per l’attivazione delle proprie strutture operative
FASE
PREALLARME
Consorzi di Bonifica Presidente - Attiva il servizio h24 (se non è
133
già attivo) - Un rappresentante del Consorzio confluisce nel CCS - Intensifica l’attività di monitoraggio delle zone a rischio - Formula precise proposte sulle operazioni tecniche da eseguire sugli invasi che insistono sui bacini di competenza in relazione allo stato dei fiumi - Comunica con continuità al CCS i dati relativi ai bacini di competenza
Questura Questore
- Il Questore o un delegato confluisce nel CCS - Predispone il personale per assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica
Comando Prov.le Carabinieri Comandante
- Il Comandante o un delegato confluisce nel CCS - Predispone il personale per assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica
Comando Prov.le G.d.F. Comandante - Il Comandante o un delegato confluisce nel CCS - Predispone il personale per assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica
Comando Polizia Stradale Comandante
- Il Comandante o un delegato confluisce nel CCS - Predispone il personale per assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica - Ottimizza il flusso lungo le vie di fuga e il funzionamento dei cancelli di accesso per i soccorritori
Coordinamento Prov.le C.F.S. Comandante - Confluisce nel CCS - Dispone che il proprio personale concorra al presidio e vigilanza dei tratti critici della rete fluviale
Capitaneria di Porto Comandante - Dispone la vigilanza sul tratto di costa interessato e riferisce al CCS
AUSL Direttore
- Confluisce nel CCS - Unitamente alla C.R.I. e al servizio 118 predispone il personale per garantire il soccorso sanitario urgente
C.R.I Presidente - Confluisce nel CCS - Unitamente alla A.U.S.L. e al servizio 118 predispone il personale per garantire il soccorso sanitario urgente
ARPA – Sez. Prov.le - Unitamente alla AUSL, Dipartimento di Igiene Pubblica, predispone il personale per il controllo e la tutela ambientale
Enti erogatori di servizi essenziali
- Predispongono il personale tecnico per assicurare continuità nei servizi essenziali - Riferiscono delle loro attività al CCS
134
ANAS
- Predispone i servizi di vigilanza sulla rete stradale - Riferisce al CCS
ARI (Associazione radioamatori Italiana)
- Confluisce nel CCS
Associazioni Volontariato P.C. Presidenti
- Ricevuta la comunicazione del PREALLARME dalla Provincia, predispongono uomini e mezzi per l’intervento - coadiuvano i soggetti istituzionali impegnati nell’attività di presidio territoriale - Il rappresentante dei volontari eletto, confluisce nel CCS
La soglia che determina il raggiungimento del livello di allarme consiste nel rilevamento presso
determinate stazioni di monitoraggio del bacino fluviale di altezze idrometriche maggiori o uguali a
prefissate soglie di allarme.
Istituzioni Attori Azioni
Protezione Civile Regionale
Funzionario P.C. Regione Lazio
- Comunica l’inizio della fase di ALLARME a tutti i soggetti cui è stata comunicato l’inizio della fase di attenzione e preallarme - Tiene costantemente informati gli enti sull’evolversi della situazione meteorologica, pluviometrica e idrometrica - Adotta le misure di competenza regionale previste nel piano di emergenza - Mantiene contatti costanti con i COM e i COC - Comunica l’eventuale cessazione della fase di allarme - Attiva la procedura per la raccolta/segnalazione danni
Prefettura Prefetto
FASE
ALLARME
- Convoca il CCS nella sua composizione completa - Comunica ai soggetti cui è stata comunicata la fase di preallarme, l’inizio o la fine della fase di ALLARME - Attiva i COM - Verifica che i Sindaci abbiano attivato i COC - Assume la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello provinciale - Coordina l’attività delle Associazioni Volontariato - Attiva la Sala Operativa presso la Prefettura - Dispone la realizzazione di servizi straordinari di vigilanza da parte delle forze dell’ordine per fronteggiare l’emergenza
135
- Adotta tutte le misure necessarie per garantire l’efficacia dei soccorsi e l’assistenza alla popolazione - Informa la Regione sull’evolversi dell’evento e chiede, se necessario, l’intervento di strutture regionali - Informa il Dipartimento di P.C., Il Presidente della Regione e il Dipartimento dei VV.F. sull’evoluzione della situazione
Provincia Dirigente Servizio P.C. e Dirigente Settore Viabilità
- Partecipano al CCS c/o Prefettura - Potenzia la vigilanza sulla rete stradale di competenza - Pone in essere gli interventi d’urgenza per il ripristino della viabilità provinciale - Partecipa all’attività di censimento dei danni
Comune Sindaco
- Ricevuta comunicazione. dalla Prefettura della fase di allarme, convoca il COC e/o il COM al completo - Invia la Polizia Municipale per il presidio e l’ottimizzazione delle vie di fuga - Allerta la popolazione con sistemi ottici, acustici, e a domicilio per i disabili, anche con l’utilizzo dei volontari - Dispone l’evacuazione della popolazione dalle aree a rischio - Invia i volontari nelle aree di attesa e ne verifica la funzionalità - Invia uomini e mezzi presso le aree di ricovero della popolazione e ne verifica la funzionalità - Mantiene contatti costanti con il CCS e la Regione.
Comunità montana Presidente
- Collabora con il Sindaco alla salvaguardia della popolazione - Partecipa all’attività del COM - Trasmette con continuità informazioni alla Regione, alla Prefettura e all’Autorità di Bacino - Concorre all’attività di censimento dei danni
Comando Prov.le VV.F Comandante dei VV.F
- Dispone l’intervento delle squadre sul territorio - Coordina e dirige le operazioni di soccorso delle strutture operative - Segnala al Prefetto eventuali situazioni di pericolo grave e imminente
FASE
ALLARME
Consorzi di Bonifica Presidente - Mantengono attivo il servizio h24 e aggiornano continuamente
136
la Sala Operativa regionale e il CCS - Garantiscono il servizio di piena e l’attività di monitoraggio delle zone a rischio - Eseguono gli interventi urgenti sugli invasi che insistono sui bacini di competenza - Informano con continuità la Regione e il CCS sull’evoluzione del fenomeno relativamente ai bacini di competenza
Questura Questore
- Coordina il servizio di pubblica sicurezza tra le forze di polizia - Invia sul posto il personale per il mantenimento dell’ordine pubblico nella fase di primo soccorso - Invia un operatore Radio presso la Sala Operativa della Prefettura per il collegamento con le squadre in loco
Comando Prov.le Carabinieri Comandante
- Invia sul posto il personale per il mantenimento dell’ordine pubblico nella fase di primo soccorso - Invia un operatore Radio presso la Sala Operativa della Prefettura per il collegamento con le squadre in loco
Comando Prov.le G.d.F. Comandante -Invia sul posto il personale per il mantenimento dell’ordine pubblico nella fase di primo soccorso - Invia un operatore Radio presso la Sala Operativa della Prefettura per il collegamento con le squadre in loco
Comando Polizia Stradale Comandante
- Coordina il servizio di viabilità tra le forze di polizia - Invia sul posto il personale per regolamentare i flussi e deflussi di traffico dalle zone disastrate - Concorre con il Questore a garantire la pubblica sicurezza - Dispone il blocco del traffico per delimitare la zona colpita
Coordinam.Prov.le CFS Comandante - Dispone che i Comandi realizzino la vigilanza e i sopralluoghi in coordinamento con i Servizi Tecnici di Bacino - Invia un operatore radio presso la Sala Operativa della Prefettura
Capitaneria di Porto Comandante - Dispone la vigilanza sul tratto di costa interessato e riferisce al CCS
AUSL Direttore
FASE
ALLARME
- Dirige e coordina l’assistenza sanitaria e veterinaria - Invia il personale per il soccorso sanitario urgente con l’attivazione di Punti Medici
137
Avanzati - Attiva le proprie procedure interne per il soccorso urgente
C.R.I Presidente - Unitamente alla A.U.S.L. e al servizio 118 concorre al servizio di soccorso sanitario urgente - Invia, se richiesto, ambulanza con personale di assistenza a copertura dell’emergenza - Invia un operatore radio presso la Sala Operativa della Prefettura per il collegamento con le squadre in loco
ARPA – Sez. Prov.le - Ha compiti di supporto tecnico specialistico per il controllo e la tutela ambientale
Enti erogatori di servizi essenziali
- Inviano in loco personale tecnico e squadre operaie per il ripristino delle linee e condutture - Riferiscono delle loro attività al CCS - La Telecom, di concerto con l’ARI predispone, se necessario, una rete di telecomunicazioni alternativa
ANAS
- I tecnici verificano lo stato delle sedi stradali, dei ponti, delle gallerie e compiono gli interventi urgenti - Ripristinano la viabilità o predispongono percorsi alternativi - Riferisce al CCS
ARI (Associazione radioamatori Italiana)
- Invia un proprio operatore presso la Sala Operativa della Prefettura -Verifica le radiocomunicazioni alternative
Associazioni Volontariato P.C. Presidenti
- Ricevuta la comunicazione di ALLARME dalla Provincia, garantiscono con uomini e mezzi il concorso nelle operazioni di intervento - Coadiuvano i soggetti istituzionali nell’assistenza alla popolazione
7.4) Modello di intervento per il rischio incendio boschivo e di interfaccia
L’incendio boschivo rappresenta un tipico esempio di rischio non prevedibile, essendo al più
possibile prevedere, sulla scorta delle statistiche e dei dati relativi agli anni precedenti, che
sussistono le condizioni più favorevoli al verificarsi dello stesso. Così, circostanze quali la
temperatura, i venti, la quantità di biomassa vegetale, possono rappresentare degli indicatori di
rischio e, pertanto, indurre ad una maggiore attenzione e sorveglianza del territorio.
E’ opportuno sottolineare che negli ultimi anni si registra, sia a livello nazionale che internazionale,
un preoccupante aumento del fenomeno degli incendi che minacciano non solo le zone boscate, ma
138
anche realtà fortemente urbanizzate e su cui insistono varie infrastrutture: scuole, ospedali,
campeggi, civili abitazioni, edifici pubblici.
Si tratta dei c.d. incendi di interfaccia urbano rurali caratterizzati da una stretta interconnessione tra
le aree naturali boscate e le strutture antropiche che, per le loro caratteristiche, rendono spesso
complesso e difficoltoso l’intervento di protezione civile.
E’ possibile distinguere tre diversi tipi di incendio di interfaccia:
Interfaccia classica: in cui vi è interazione tra strutture antropiche ravvicinate tra loro e la
vegetazione ;
Interfaccia mista: in cui vi è la presenza di molte strutture isolate e sparse nell’ambito del
territorio ricoperto di vegetazione combustibile;
Interfaccia occlusa: in cui vi sono zone con vegetazione combustibile limitate e circondate
da strutture, prevalentemente urbane.
Quando si verifica un incendio boschivo, la Direzione delle Operazioni di Spegnimento è di
competenza del più alto in grado del Corpo Forestale presente sul luogo dell’incendio. Invece, in
presenza di un incendio di interfaccia, le operazioni di spegnimento dovranno essere coordinate dal
più alto in grado del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e dal più alto in grado del Corpo
Forestale dello Stato. Qualora su un incendio boschivo intervengano in prima istanza i Vigili del
Fuoco, il più alto in grado assumerà la Direzione delle Operazioni di spegnimento fino all’arrivo
delle Unità del Corpo Forestale dello Stato.
Nella pratica accade spesso che sul luogo dell’incendio intervengano , ad affiancare le Unità di
intervento dei Vigili del Fuoco e del C.F.S. , anche i Volontari di Protezione Civile. Questi ultimi,
nella Provincia di Latina, rappresentano un’importante risorsa, sia per l’attività di prevenzione che
si concreta nella sorveglianza e nel monitoraggio di determinate zone sensibili del territorio
provinciale, sia nella attività di spegnimento che consta di tutte quelle operazioni dirette
all’estinzione dell’incendio e alla bonifica dell’area percorsa dal fuoco.
I membri delle unità di intervento dei volontari devono possedere una serie di specifici e
documentati requisiti:
1) maggiore età;
2) idoneità fisica certificata ;
3) adeguata formazione (corsi A.I.B.);
4) non aver riportato condanne penali e non avere carichi pendenti per incendi dolosi.
Come anticipato all’inizio del presente capitolo, il rischio incendio boschivo non essendo
prevedibile, non permette le fasi di allertamento degli enti e delle istituzioni coinvolte negli
interventi di protezione civile. Per tale ragione occorre prevedere solo le risposte operative dirette
a fronteggiare l’emergenza allorché questa si verifichi .
139
La segnalazione può essere inoltrata da chiunque.
Poiché ai sensi dell’art 11 della L.225/92, il Corpo Forestale dello Stato e il Corpo Nazionale dei
Vigili del Fuoco, costituiscono, fra gli altri, strutture operative del Servizio di Protezione Civile, la
segnalazione va inoltrata al Corpo Forestale dello Stato chiamando il numero 1515, al Corpo dei
Vigili del Fuoco chiamando il 115, ovvero la Sala Operativa Regionale chiamando il numero verde
803555.
Istituzioni Attori
Azioni
Regione Sala Operativa Unificata Permanente
Operatori Sala Operativa Unificata
- Riceve le segnalazioni al n. 803555
C.F.S. - Riceve le segnalazioni pervenute al 1515 - Verifica la attendibilità delle segnalazioni - Annota tutte le informazioni ricevute - Informa immediatamente i VV.F - Informa immediatamente la SOUP
VV.F., - Riceve la segnalazione pervenute al 115 - Verifica la attendibilità delle segnalazioni - Annota tutte le informazioni ricevute - Informa immediatamente il CFS - Informa immediatamente la SOUP
Corpo Agenti Provinciali
Agenti - Ricevono le segnalazioni ai numeri reperibili, preventivamente comunicati ai volontari convenzionati con la Provincia di Latina per l’avvistamento e ne danno comunicazione alla SOUP
A.R.I. - Riceve le segnalazioni da parte dei volontari dislocati nei diversi presidi territoriali
Ass. Volontariato Volontari - Segnalano al 1515 o al 115 gli incendi boschivi e forniscono tutte le informazioni possibili
Prefettura Responsabile sala operativa
- Viene messa in preallarme dalla SOUP qualora si preveda che l’incendio abbia proporzioni rilevanti
Comune Sindaco e dipendenti comunali
- Ricevono la segnalazione dell’incendio nel proprio Comune da CFS o SOUP o Volontari - Il Sindaco convoca le strutture comunali (es. Gruppo comunale di P.C.) e i volontari per coadiuvare le operazioni AIB
I Fase emergenza
(segnalazione)
Servizio 118 - Riceve la segnalazione e organizza l’eventuale intervento se richiesto
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Istituzioni Attori
Azioni
Regione Sala Operativa Unificata Permanente
Operatori Sala Operativa Unificata
- Valuta le segnalazioni pervenute al n.803555 - Decide se e dove inviare gli elicotteri della Regione per la ricognizione
C.F.S. - Valuta le segnalazioni pervenute al 1515 - Verifica che la segnalazione non sia un abbruciamento controllato
- Invia sul posto il proprio personale e chiede l’eventuale concorso dei VV.F - Coordina l’intervento delle squadre di volontari AIB
- Può richiedere alla Regione l’intervento degli elicotteri per la ricognizione
- Mantiene i contatti con la SOUP, con la Sala Operativa dei VV.F. e i volontari
VV.F., - Invia sul posto il proprio personale, se trattasi di incendio pericoloso per l’incolumità delle persone, edifici e infrastrutture ovvero su richiesta del CFS e/o della SOUP. - Mantiene i contatti con la SOUP, e i volontari
II Fase emergenza (intervento)
Ass. Volontariato Volontari - Intervengono sul posto, purchè in possesso di attestato AIB e di idonei dispositivi di sicurezza.
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Istituzioni Attori
Azioni
Regione Sala Operativa Unificata Permanente
Operatori Sala Operativa Unificata
- Decide le priorità degli interventi degli elicotteri della Regione per lo spegnimento - Mantiene i contatti con la sala operativa dei VV.F., con C.F.S., i Volontari
C.F.S. - Assume la Direzione delle operazioni di spegnimento dell’incendio ( qualora non si tratti di incendio pericoloso per l’incolumità delle persone, edifici e infrastrutture) - Valuta immediatamente la possibile evoluzione dell’incendio
- Coordina l’intervento a terra delle proprie Unità Operative
- Coordina l’intervento delle squadre a terra di volontari AIB
- In caso di intervento di mezzi aerei coordina l’attività di spegnimento posta in essere dagli stessi - Mantiene i contatti con la SOUP, con la Sala Operativa dei VV.F. e i volontari
- Può richiedere alla Regione l’intervento degli elicotteri per lo spegnimento
- Valuta se richiedere l’intervento di altre squadre a terra provenienti da altre province
- Richiede, se necessario, l’intervento del 118 Corpo VV.F.
- Qualora si tratti di incendio pericoloso per l’incolumità delle persone, edifici e infrastrutture e/o qualora intervenga preventivamente sul posto assume la Direzione delle operazioni di spegnimento dell’incendio. - La Sala Operativa Provinciale dei VV.F gestisce le comunicazioni con il Direttore dello spegnimento - Ha la responsabilità diretta per interventi di soccorso tecnico urgente a salvaguardia di persone e beni - Comunica continuamente al Direttore dello spegnimento la posizione delle squadre che devono mantenersi nelle postazioni loro assegnate da quest’ultimo. - Aggiorna la SOUP sull’evolversi dell’evento.
Ass. Volontariato Volontari - Se intervengono preventivamente ne danno immediata comunicazione alla SOUP. indicando il numero dei volontari impegnati ( che devono essere opportunamente formati ed in possesso di DPI), le risorse utilizzate e le caratteristiche dell’evento. - Comunicano continuamente al Direttore dello spegnimento la posizione delle squadre che devono mantenersi nelle postazioni loro assegnate da quest’ultimo.
III Fase emergenza
(spegnimento)
Servizio 118 - Invia sul luogo, se richiesto, mezzi e personale che opera sotto la direzione del Direttore dello spegnimento
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Al termine delle operazioni di bonifica il personale del CFS intervenuto sull’incendio di bosco è
chiamato per legge a svolgere una serie di adempimenti: descrizione dell’incendio e delle possibili
cause, rilevare gli ettari di bosco bruciati, il tipo di vegetazione coinvolta, il personale intervenuto, i
mezzi aerei coinvolti, oltre, naturalmente, alle attività di polizia giudiziaria.
Qualora il CFS non sia intervenuto, dovrà essere fornita allo stesso una dettagliata descrizione
dell’evento e tutti i dati relativi alle operazioni di spegnimento al fine di adempiere agli obblighi
previsti dalla normativa. Il CFS è altresì chiamato a fornire i dati statistici ufficiali dell’incendio.
Ai fini del rilevamento statistico viene utilizzato il “Foglio Notizie Incendi” che viene predisposto
dal Comando Stazione a cui appartiene il territorio interessato dall’evento.
Il Foglio Notizie Incendi contiene le seguenti informazioni:
data, ora inizio e spegnimento incendio;
località colpita e punto di innesco;
stima della superficie percorsa con distinzione tra superficie boscata e non;
identificazione delle specie bruciate e loro stato e cause dell’incendio;
tipo di intervento, numero e caratteristiche del personale intervenuto;
altre notizie sull’evento.
7.5) Modello di intervento per il rischio chimico industriale (Rinvio)
Il modello di intervento per le industrie soggette alle disposizioni di cui al D.Lgs. 17.08.1999 n.
334, è quello previsto dalle stesse nei rispettivi Piani di Emergenza Esterni a cui, pertanto, si
rimanda.
Detti Piani redatti da ciascuna azienda d’intesa con gli enti e le istituzioni a ciò preposti per legge,
sono stati acquisiti dalla Prefettura di Latina.
7.6) Verifica e aggiornamento del Piano Provinciale di Previsione e Prevenzione.
Il Piano Provinciale di Previsione e Prevenzione è un documento tarato su determinate situazioni
verosimili e, soprattutto, sulla base delle conoscenze scientifiche acquisite al momento della sua
redazione.
Esso ha riguardo agli elementi di rischio presenti sul territorio di riferimento, nonché alle risorse
umane e strumentali censite in un determinato momento storico.
In linea di principio è un documento operativo che non ha una durata predeterminata, ma che
necessariamente deve essere verificato, rivisto ed aggiornato.
Gli elementi fondamentali che rendono vivo ed efficace un qualunque piano di emergenza sono:
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- le esercitazioni
- l’aggiornamento periodico
Le esercitazioni mirano a verificare la capacità di risposta delle strutture operative coinvolte
nell’intervento di protezione civile e, in particolare, presenti nei diversi modelli d’intervento
previsti nel presente capitolo. In una parola le esercitazioni hanno lo scopo di testare l’efficacia del
Piano, di verificare eventuali incongruenze e di evidenziare i “punti deboli” della pianificazione.
L’aggiornamento periodico consente invece di gestire al meglio l’emergenza.
Il Piano è uno strumento per definizione dinamico e pertanto modificabile quando si acquisiscano
nuove conoscenze sulle caratteristiche del rischio che comportino diverse valutazioni degli scenari ,
quando si disponga di nuovi o più avanzati sistemi di monitoraggio o ancora quando siano
intervenuti cambiamenti significativi negli elementi costitutivi dello stesso.
In ogni caso si ritiene necessaria una validazione annuale del Piano in cui la Provincia verifichi
quali variazioni siano subentrate, ciò al fine di perfezionare nel tempo la qualità degli interventi di
protezione civile.
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Finito di stampare nel mese di giugno 2009
printed in italy