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Mercoledì 21 marzo 201814.30 – 17.30Sala C Padiglione 5-6
Patrimonio culturale digitale | Esperienze internazionaliDocumentazione, rilievo e rappresentazione per la conoscenza, il progetto e laconservazione
La UID (Unione Italiana Disegno), partendo dall’esperienze prodotte dalla comunità scientifica italiana nel
settore della rappresentazione e del rilevamento architettonico, archeologico, urbano e ambientale,
presenta alcuni casi studio internazionali (in Cina, Iraq, Algeria, Marocco, Gerusalemme, Città del Vaticano,
ecc.) per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione. La tematica conservativa e museale diviene
centrale per lo sviluppo di innovative applicazioni di ricerca e di realizzazioni operative. Esperienze
internazionali che mettono in luce il rapporto con gli aspetti della documentazione digitale per la
valorizzazione, la formazione, la divulgazione e la comunicazione del patrimonio culturale.
Coordinamento scientifico:
DIAPReM/TekneHub, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara:
Marcello Balzani, Direttore DIAPReM, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara
Introduce:Mario Centofanti, Università degli Studi dell'Aquila, Vice Presidente UID
Acquisizioni di dati con sensori attivi e passivi per il rilievo digitale di architetture in paesi cosiddetti arischio. Due casi studio in Algeria e IraqSalvatore Barba, Università degli Studi di Salerno
Esperienze di didattica e ricerca tra Fez e TbilisiPaola Puma, Giovanni Pancani, Università degli Studi di Firenze
Sistina Experience. Un’esperienza internazionale di conoscenza, salvaguardia e valorizzazionePaolo Belardi, Università degli Studi di PerugiaSimone Bori, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia
MONADII - Metodologie Operative per Nuovi Approcci non Distruttivi agli Interventi e alla gestioneInteroperabile dei beni culturaliAndrea Giordano, Cosimo Monteleone, Università degli Studi di Padova
Da qilou urbani alle fortezze rurali della costa sud-orientale della Cina: contributi di ricerca per laconoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonioAntonio Conte, Marianna Calia, Università degli Studi della Basilicata
Presentazione rivista “Diségno”Vito Cardone, Università degli Studi di Salerno, Presidente UIDAlberto Sdegno, Università degli Studi di Trieste
Acquisizioni di dati con sensori attivi e passivi per il rilievo digitale di
architetture in paesi cosiddetti a rischio. Due casi studio in Algeria e Iraq
Salvatore Barba: Professore Associato, Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Salerno
Trovano sempre più applicazioni, con un’ottimizzazione delle risorse, metodi innovativi per restituzioni grafiche
virtuali nel campo dell’architettura e dei beni culturali. Ciò permette di generare precise modellazioni a valle di
acquisizioni speditive e indirette, spesso in assenza di un reale contatto con gli edifici oggetto di studi (quindi, anche
in condizioni di pericolo e/o non accessibilità).
Le architetture subiscono degradi, mutamenti e crolli, ciò come conseguenza nel tempo di cause molto differenti, da
‘semplici’ interventi non controllati, a dissesti, financo a guerre, rendendo, di fatto, sempre più difficile stabilire fino
a quando saremo in grado di godere di quell’architettura o di quell’opera di ingegneria civile.
In risposta a questa problematica, in molti paesi, si assiste a politiche di preservazione digitale del patrimonio e della
memoria culturale: nuove figure professionali lavorano ogni giorno con questi obiettivi, generando una
documentazione sempre più fedele per una conoscenza completa, un nuovo materiale di archivio di cui sarebbe
opportuno studiare modalità di codificazione di un linguaggio grafico comune per un database globale.
Esiste una vasta offerta di strumentazioni – hardware e software – per l’acquisizione di immagini e dati relativi a
manufatti architettonici, che possono essere classificati, oltre che in base al principio di funzionamento, secondo
l’accuratezza che è possibile perseguire e i relativi costi di gestione. Alcuni sistemi, ad esempio, mediano fra
quest’ultime caratteristiche garantendo bassi costi di accesso e un minimo decadimento delle precisioni (comunque
compatibili con i comuni gradi di definizione), rappresentando una possibile soluzione alla succitata problematica
ingegneristico-architettonica.
Il primo caso studio, sviluppato in collaborazione con il Laboratorio de Arqueologìa y Arquitectura de la Ciudad di
Granada, si focalizzata sulla ricostruzione di uno degli edifici più emblematici della cultura algerina, la moschea e il
minareto della Città di Mansourah (Tlemcen): a partire da una campagna fotografica condotta anche da remoto, si è
tentato di ricostruire un edificio parzialmente distrutto simbolo e memoria degli antichi fasti.
Secondo manufatto oggetto d’indagine è l’acquedotto a blocchi calcarei di Jerwan, nella regione di Dohuk
dell’odierno Kurdistan iracheno, considerato il più antico acquedotto storicamente noto. L’interesse verso questo
sito nasce dalla volontà del Ministero degli Affari Esteri italiano, nell’ambito di un progetto di formazione per la
valorizzazione del patrimonio culturale con la collaborazione del CNR-ITABC, di promuovere per mezzo
dell’implementazione di sistemi di presa laser scanner la conservazione di quest’impianto di irrigazione costruito in
epoca neo Assira, eccezionale esempio delle capacità ingegneristiche del tempo.
Crediti sintetici:
Luana D’Auria e Sara Morena - www.diciv.unisa.it,
Antonio Almagro Gorbea - https://www.eea.csic.es/laac,
Roberto Gabrielli e Roberto Orazi - www.itabc.cnr.it.
L'arco di Caracalla a Volubilis, nella regione di Fes-Meknes, MaroccoResponsabile:Giovanni Pancani
Gruppo di studio: Stefano Galassi, Giacomo Zuppanti, Matteo Bigongiari
Studenti partecipanti: Ilenia Caini, Giulia Ciampolini, Michelangelo Gadducci, Marta Gentili
L’esperienza didattica e di ricerca in Marocco di
alcuni docenti del Dipartimento di Architettura
(DIDA) dell’Università di Firenze nasce
nell’ambito del progetto, auspicato dalla
Dichiarazione Congiunta, del 6 luglio 2015, dei
Ministri marocchino e italiano dell’Università,
finalizzato a dare avvio all’Ecole Euro-
Mediterraneenne d’Architecture, Design et
Urbanisme di Fès (EM-ADU), in una
cooperazione dell’Università di Firenze e
dell’Université Euro Mediterraneenne di Fès
(UEMF).
Nell’anno inaugurale della Scuola EM-ADU,
2016/2017, con gli studenti afferenti al primo
anno del corso di studi dell’Ecole
d’Architecture, sono state effettuate alcune
esperienze didattiche in siti di elevato interesse
Patrimoniale come la Medina della città di Fes
e l’antica città romana di Volubilis. Tali ricerche
sono state approfondite con seminari tematici
e tesi di studenti provenienti dal DIDA. Il rilievo
dell’Arco di Caracalla a Volubilis, nella provincia
di Fes-Meknes, è stato realizzato a margine del
seminario tematico “Rilievo, riqualificazione,
riprogettazione dell’architettura e
dell’ambiente” da docenti e toutor
dell’Università di Firenze in servizio presso EM-
ADU affiancati da dottorandi e studenti
dell’Università di Firenze. Il sito archeologico di Volubilis, testimone del glorioso passato della città, è ubicato ai limiti
di quelli che erano i confini occidentali dell’impero romano. Nel I sec. d.C., l’antica capitale del regno di Mauretania
fu riconosciuta municipium per volere dell’Imperatore Claudio. A seguito di questa concessione, Volubilis fu oggetto
di un processo di riforma urbana culminata con le trasformazioni di epoca Severiana, che seppero sapientemente
integrare, nel nuovo aspetto monumentale conferito alla città, il tessuto preesistente. Con il III secolo d.C. si
raggiunse l’apice dello splendore cittadino con le solenni architetture imperiali, quali il tempio del Campidoglio e
l’arco di Caracalla.
L’arco, che si staglia nello skyline della
piana di Volubilis, fu edificato con blocchi
di pietra del vicino monte Zehroun
all’incrocio fra il decumano, l’asse
porticata che lo collega alla Porta di
Tangeri, e la strada che porta all’area del
foro.
Il lavoro condotto dal gruppo di studio
fiorentino ha riguardato il rilievo del
monumento e lo studio della sua
vulnerabilità sismica. Il rilievo è stato
condotto utilizzando tecniche di Structure
from Motion (SfM), affiancate dal rilievo diretto
che è servito per il controllo e la verifica metrica
dei modelli 3D e delle restituzioni realizzate.
L’acquisizione fotografica per la realizzazione del
modello 3D Mesh Model è stata realizzata con una
fotocamera Sony Alpha 900 che dispone di un
sensore Full-Frame 24x36mm con risoluzione di 24
megapixel. Le immagini della parte sommitale
dell’arco sono state eseguite utilizzando un
obbiettivo SonyG SAL 70-400mm f/4;5,6 SSM alla
focale di 200mm. Mentre le riprese del basamento
e di tutto il sotto-arco è stato utilizzato un
obbiettivo Sony SAL 24-70mm f/2.8 SSM Zeiss
Vario Sonnar T* alla focale compresa fra 35 e
55mm. Il processo di elaborazione delle 250
immagini, realizzate per il rilievo dell’Arco, è stato
effettuato con il software 3DF Zephyr. La nuvola di
punti eseguita con tale procedura è stata calibrata
e messa in scala con l’ausilio del rilievo diretto di
alcuni dei punti naturali dell’arco. Le sezioni
ricavate dalla suddetta nuvola di punti ed i
fotopiani scalati ricavati del modello 3D
Mesh Model, sono state importate in
ambiente CAD per la digitalizzazione dei
profili e delle apparecchiature lapidee
dell’Arco di Caracalla.
I dati ottenuti dall’analisi geometrica e
materica sono stati intersecati con le
indagini storiche relative agli eventi sismici
che hanno causato, in tempi diversi, il crollo
di ampia parte del monumento. Sono stati
così identificati i possibili meccanismi di
collasso attivati dai terremoti. Le simulazioni
numeriche effettuate hanno infine fornito
indicazioni plausibili sull’intensità e la
direzione dei terremoti responsabili.
Il rilievo per la valorizzazione del patrimonio archeologico georgiano:
il progetto "Vani through Virtual heritage".
Responsabile: Paola Puma
Il progetto "Vani through Virtual heritage" si
articola in due filoni di attività complementari di
formazione e ricerca applicata, ha avuto inizio nel
2017, è tuttora in corso e si svolge in
collaborazione tra Università degli Studi di Firenze,
Dipartimento di Architettura- DiDA e Tbilisi State
Academy of Arts- Media Arts department.
DIDATTICA: l’attività ha compreso il coordinamento
del gruppo di lavoro congiunto (composto da 3
docenti, 3 tutor e 13 studenti) ed un ciclo di lezioni
accompagnate da una applicazione seminariale di
acquisizione dei dati di rilievo (gruppo italiano) e di
comunicazione (gruppo georgiano) del workshop
"The enhancement of the Georgian archaeological
heritage: surveys and representation
methodologies". Nell’ambito di tale attività,
congiuntamente a quella del docente UNIFI è stata
effettuata la mobilità studenti di tre laureandi (di I
livello) ed un Phd student dell’Ateneo di Firenze,
finalizzata all’acquisizione dei dati per il successivo sviluppo di tre tesi di laurea di I livello riferite al tema "Il rilievo
per la valorizzazione del patrimonio archeologico della Colchide: permanenze e reperti dalla città bassa di Vani,
Georgia".
RICERCA: “Vani through Virtual
heritage” è stato configurato per
costruire una prima
documentazione in modalità di
visualizzazione digitale
dell’importante patrimonio
archeologico della città georgiana,
antica capitale della Colchide; il
rilievo è qui inteso come strumento
di conoscenza del contesto
archeologico (nell'accezione di
ambiente complesso costituito da
un habitat multi scalare che
abbraccia la dimensione ambientale
e architettonica fino al reperto
mobile) ed è finalizzato alla
restituzione metrica, morfologica e
tematica del continuum tramite
output digitali grafici e solidi.
Il progetto è in corso ed in fase di
restituzione dei dati da rilievo
inerenti le permanenze
architettoniche della cosidetta“città
bassa” di Vani ed i reperti rilevati presso il
Vani Archaeological Museum ed il Georgian
National Museum a Tbilisi.
“Vani through Virtual heritage” è stato
impostato nelle sue linee guida scientifiche
in Italia e
finalizzato per la acquisizione dei dati e la
presentazione al pubblico durante la
missione
effettuata in Georgia nel maggio-giugno
2017, durante la quale si sono tenuti anche
gli incontri di indirizzo con il committente,
la Direzione del Georgian National
Museum e quella del Vani
Archaeological Museum.
Il progetto è stato finanziato da: Università
degli Studi di Firenze (Piano
Internazionalizzazione di Ateneo 2013-
2015-PIA I),Tbilisi State Academy of Arts,
Ministry of Culture and protection of
monuments of Georgia.
Crediti sintetici
Responsabili scientifici: prof.ssa Paola Puma (Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Architettura- DiDA);
prof.ssa Nana Iashvili (Tbilisi State Academy of Arts, Media Arts department); dott. Darejan Kacharava (Georgian
National Museum);
Tutor: Phd student, dott. Giuseppe Nicastro (Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Architettura- DiDA;
Phd student, dott. Keti Gagosgidze (Tbilisi State Academy of Arts, Media Arts department); dott. Sulkhan Kharabadze
(Georgian National Museum, Vani Archaeological Museum).
SISTINA EXPERIENCE.
Dalla conoscenza per la salvaguardia alla valorizzazione
Paolo Belardi, Università degli Studi di Perugia
Simone Bori, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia
Un minuzioso rilievo degli spazi e delle opere custodite nei Musei Vaticani, eseguito da Archimede Arte srl a partire
dal 2014 con tecniche laser scanning e fotogrammetriche, ha restituito nuvole di punti e rappresentazioni 3D che, da
qualche mese a questa parte, sono utilizzate tanto negli affascinanti tour virtuali a 360° quanto nelle attività correnti
di catalogazione, gestione e restauro.
Ma la predisposizione di un corpo documentario tanto vasto e prezioso non poteva non ispirare utilizzi diversi, volti
non soltanto alla conservazione e alla salvaguardia, ma anche alla divulgazione e alla valorizzazione. Soprattutto
nell’epoca dell’Artainment, in cui l’arte incontra l’intrattenimento. Da qui le ragioni per cui un’équipe
interdisciplinare tutta umbra (Archimede Arte srl di Perugia, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia,
Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Perugia, Tecla srl di Gubbio) ha messo a punto il
concept di una replica multimediale itinerante (ovvero smontabile e rimontabile liberamente in ogni parte del
mondo, da New York a Pechino, da Mosca a Rio de Janeiro) della Cappella Sistina.
Un concept che peraltro, così come tradisce lo slogan Sistina Experience coniato per l’occasione, incarna un’idea
apparentemente ardita, ma in realtà assolutamente in linea con le tendenze espositive più avanzate. Perché, in virtù
di un’apposita regia dedicata agli aspetti comunicativi e didattici, Sistina Experience consente la possibilità di vivere
in modo multisensoriale e multifunzionale uno dei luoghi artistici più celebri e celebrati a livello planetario. Il tutto
all’interno di una teca lignea che ricalca le dimensioni esterne della Cappella Sistina (15 metri di larghezza, 42 metri
di lunghezza e 33 metri di altezza) e che si presenta come un volume elementare candido, segnato da una
successione ritmica di telai in legno lamellare ancorati a un basamento che rende autoportante l’edificio
consentendo il passaggio degli impianti tecnologici. Una teca lignea che custodisce e protegge le repliche delle opere
d’arte, previste realizzate con un mix di tecnologie tradizionali e innovative. Infatti le riproduzioni, previste realizzate
parte con stampa diretta ai raggi UV e parte con tecniche capaci di esaltare la componente materica degli originali,
sono previste integrate da videowall con monitor LED, nel caso del Ciclo dei Quattrocentisti, e da videomapping
architetturali, con retroproiezione nel caso della volta e con proiezione diretta nel caso del Giudizio Universale.
L’obiettivo è predisporre dei veri e propri percorsi visivi esperienziali, capaci di rendere visibili particolari e
ambientazioni altrimenti invisibili: dalle rughe che segnano i volti dei profeti al cielo stellato pittato sulla volta da
Piermatteo d’Amelia precedentemente all’intervento di Michelangelo fino agli arazzi realizzati su disegno di Raffaello
per il registro inferiore. Ma sempre e comunque non per sminuire o sostituire la Cappella Sistina, che è e rimane
irripetibile, ma per aumentarne la conoscenza e amplificarne l’esperienza. Perché, così come ha notato con acutezza
Paul Klee, “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.
MONADII - Metodologie Operative per Nuovi Approcci non Distruttivi agli
Interventi e alla gestione Interoperabile dei beni culturali
Responsabile: Andrea Giordano, Cosimo Monteleone - Università degli Studi di Padova
Il progetto di ricerca MONADII, finanziato dalla Regione Veneto attraverso
fondi della Comunità Europea per lo scambio tra Università e aziende del
territorio, affronta tematiche relative alla conoscenza, salvaguardia e gestione
dei Beni Culturali, avvalendosi anche del contributo specializzato di importanti
enti internazionali quali Duke University (NC, USA) e Nanyang University
(Singapore). La complessità di questo progetto, caratterizzato da molteplici
potenzialità applicative, rende le strategie messe in campo una guida
metodologica valida per qualunque caso applicativo, anche in campo
internazionale, come la partecipazione attiva delle due Università straniere
attesta. Il caso studio proposto è la Scuola del Carmine a Padova. Il suo modello
3D immersivo sarà costruito considerando la sua doppia funzione, quella
finalizzata alle esigenze degli operatori scientifici, per la conoscenza,
conservazione e gestione del Bene, e quella indirizzata alla promozione
turistica.
Volendo brevemente elencare gli aspetti più importanti di questo progetto
relativi alla restituzione virtuale della consistenza fisica e materica di un Bene
architettonico, possiamo circoscrivere i risultati ai seguenti tre punti:
intervento di recupero e restauro, attraverso indagini non distruttive;
gestione e manutenzione, del Bene anche con l’ausilio dell’automazione;
comunicazione, disseminazione e fruizione dello spazio e della sua storia, con approcci virtuali immersivi, anche a fini
turistico-culturali.
In sostanza il progetto di ricerca proposto sperimenta
l'integrazione tra modello BIM e Realtà Immersiva. L'idea
nasce dalla consapevolezza che tanto lo sviluppo turistico
quanto la gestione economica, di salvaguardia, ecc. del
patrimonio culturale e architettonico possano giovarsi di
inedite sinergie tra differenti tecnologie digitali.
L'immersione nello spazio 3D avviene con strumentazioni
portatili, che qualsiasi operatore può facilmente indossare,
come il visore Oculus Rift (applicazioni sviluppate presso la
Nanyang University) o dentro stazioni fisse come il CAVE,
acronimo di Cave Automatic Virtual Environment, sistema
formato da sei schermi retroproiettati che avvolgono
totalmente l'utente, per ottenere la visione stereoscopica di
una ricostruzione digitale (esperienze sperimentate presso
Duke University). Grazie alla Realtà Aumentata l’operatore può
“entrare” nel modello BIM realizzato a partire da accurati rilievi
laser-scanner e, l’utilizzo della nuvola di punti, costituisce un
ulteriore campo di perfezionamento rispetto alle sperimentazioni
attuali, ponendo l’accento sul processo SCAN to BIM. Il bene
architettonico viene studiato, analizzato e fruito da vicino nei suoi
singoli aspetti e la sua visualizzazione in Realtà Aumentata
rivoluziona la capacità d'analisi dell'operatore specializzato così da
migliorare anche la conoscenza del visitatore, ad es. in situazioni in
cui è necessaria la visione di dettagli ingranditi o quando è utile
l'accesso a spazi normalmente inaccessibili. In pratica il clone virtuale
della realtà permette:
- la lettura automatica della documentazione inerente un preciso apparato strutturale o decorativo;
- di valutare interventi progettuali;
- di programmare la reazione del costruito con le azioni sismiche,
ecc.
- di divulgare le informazioni storico-artistiche.
Inoltre, si sottolinea come dal punto di vista turistico lo studio della
Scuola del Carmine propone un'esperienza immersiva
particolarmente coinvolgente attraverso la ricostruzione virtuale
degli ambienti illusori, affrescati nel Rinascimento, in maniera tale da
poter essere “attraversati” e percepiti come se ci si trovasse nelle
scene rappresentate.
Il connubio BIM-Realtà Aumentata ha enormi potenzialità, perché le
informazioni “caricate” nel modello 3D possono essere visualizzate e
consultate direttamente in uno spazio virtuale immersivo,
perfettamente fedele alla realtà ma potenziato nelle possibilità
di movimento e d’informazione.
CREDITI SINTETICI MONADII
Il progetto MONADII è realizzato in collaborazione tra le seguenti
istituzioni: Università degli Studi di Padova (ICEA – Dipartimento di
Ingegneria Civile, Edile e Ambientale), IUAV (Istituto Universitario di
Architettura di Venezia), Duke University (Wired Lab.), Nanyang
Technological University (School of Art, Design & Media); e le
aziende: Corvallis S.p.a., Land Technology and Services S.r.l., Impresa
Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.a., Silentwave, Pallino & Co, S.r.l.,
C.S.P.FEA. SOC. COOP., Nice S.p.a., Forema S.r.l., Duke University
(Wired Lab.), Confindustria Padova.
Imm1_G_M: Rilievo laser-scanner dell’esterno della chiesa
del Carmine a Padova.
Imm2_G_M: Rilievo laser-scanner dei dipinti rinascimentali
della Scuola del Carmine a Padova.
Imm3_G_M: Pianta e sezioni (con relativa mappatura dei
dipinti rinascimentali) della Scuola del Carmine a Padova.
Imm4_G_M: Individuazioni dei punti di vista principali per la
fruizione dei dipinti rinascimentali della Scuola del Carmine a
Padova.
Imm5_G_M: Ricostruzione dello spazio dipinto della Natività
(1505-1507) di Giulio Campagnola nella Scuola del Carmine a
Padova al fine di realizzare una app di Realtà Aumentata.
Imm3_G_M: Esperimenti di Realtà Immersiva nel
C.A.V.E. (Cave Automatic Virtual Environment –
sistema formato da sei schermi retroproiettati che
avvolgono totalmente l'utente) per ottenere la visione
stereoscopica di una ricostruzione digitale, in
collabirazione con Duke University (NC, USA).
Dai qilou urbani alle fortezze rurali della costa sud-orientale della Cina: contributi di
ricerca per la conoscenza, tutela e valorizzazione del Patrimonio.
Antonio Conte, PO - Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento DiCEM: Architettura – Matera.
Marianna Calia, PhD - Università degli Studi della Basilicata Dipartimento DiCEM: Architettura – Matera.
Loredana Ficarelli, PO - Politecnico di Bari – Dipartimento DICAR.
Valentina Vacca, St PhD - Politecnico di Bari – Dipartimento DICAR.
Gli scambi internazionali1 hanno maturato, nella Cina Meridionale costiera, motivi di ricerca negli ambiti della
rigenerazione dei Patrimoni, del paesaggio urbano, rurale e paesaggistico, orientati allo studio per la qualità
dell’abitare.
Dal 2009 sono attivi protocolli di collaborazioni integrate svolte da ricercatori dell’Ateneo lucano, della South China
University of Technology di Canton, del Politecnico di Bari2 e con la Fuzhou University3.
I casi studio indagati, sono collocati
nella fascia costiera delle regioni
meridionali cinesi del Guangdong e del
Fujian. La città di Guangzhou (Canton),
capoluogo della regione del
Guangdong, è stata teatro di profondi
cambiamenti negli ultimi dieci anni
che hanno trasformato rapidamente
l’immagine della città. L’interesse si
concentra nel centro storico, Xiguan
Disctrict, caratterizzato da una diffusa
presenza di edifici storici a corte e da
un tessuto residenziale con evidenti
influenze di caratteri dell’architettura
occidentale.
Il tipo residenziale “bamboo house” è
costruito in lotti stretti e molto allungati (5x30 mt). L’evoluzione di questa tipologia a carattere commerciale (qilou),
porticati sulla strada principale, rappresenta il carattere della residenza tradizionale cantonese. Esempi interessanti
di qilou sono stati rilevati a Canton e Kaiping, cittadina al confine con la campagna, poco distante dalla capitale.
Le relazioni tra la tipologia architettonica e la morfologia urbana con il luogo, rappresentano oggi un possibile
strumento di progetto a partire da un presupposto che considera il territorio come “sistema-architettura”.
Le ragioni di quel rapporto tra i sistemi architettonici fortificati delle regioni di Guangdong e Fujian e il paesaggio
specifico dentro il quale sono stati fondati costituiscono la struttura della ricerca.
I tǔlóu (土楼), case in terra del Fújiàn (福建) risalenti al XVI secolo, destinate a residenza collettiva del popolo degli
Hakka, hanno un carattere prevalentemente difensivo. La forma planimetrica circolare o quadrata, è definita da un
edificio/recinto con una corte centrale interna. L’edificio perimetrale è costituito da ballatoi in legno lungo l’intera
superficie interna, cui si accede attraverso scale poste negli angoli ed è coperto da un grande tetto a falda. Le
dimensioni del singolo tǔlóu variano a seconda che si tratti di residenze per un solo nucleo familiare o per diversi
nuclei aggregati.
I modelli insediativi dei tǔlóu mostrano la loro relazione con la morfologia del territorio, frutto di sapere legato alle
pratiche e alle tecniche di un mestiere trasmesso dalla storia di “sapienze tradizionali”.
1- 2008-2010: MOU tra il Governo Cinese e le Facoltà di Architettura Italiane “Piattaforma Sud Mediterranea”;- 2011: Borsa di ricerca M.I.U.R. “SAF-CHINA” (Sciences and Arts Fellowships China);- 2014: Premio di ricerca di Fondazione Centro Studi Enel/CRUI “Enel Energy for Knowledge”.
2Collaborazione “POLIBA2CHINA Project”, Regione Puglia per mobilità studenti con 4 Atenei cinesi, a.a. 2017-2018.
3Settembre 2017: Comitato scientifico nella “International Summer School in Structural Morphology” con POLIBA e Roma Tre presso la Fuzhou
University.
I tǔlóu rappresentano, inoltre, una sintesi tra il concetto di casa come luogo intimo e domestico e l’idea di città come
luogo collettivo e rappresentativo della comunità insediata.
I diaolou (碉樓), case torri
costruite prevalentemente in
cemento situate nei pressi
del centro abitato della città
di Kaiping, risalgono al XVII
secolo. La loro massima
diffusione, fino ai primi anni
del XX secolo, trova le sue
ragioni nella necessaria
difesa dei lavoratori agricoli e
le loro famiglie dai frequenti
attacchi di bande armate. I
caratteri architettonici dei
diaolou evidenziano
contaminazioni tra gli
elementi dell’architettura
tradizionale cinese e quella
occidentale.
La ricerca fondata su un
programma di
documentazione e
monitoraggio, consente di
produrre a diverse scale,
mappe, indagini formali e
approfondimenti diagnostici,
con l’obiettivo di raggiungere
da un lato l’elaborazione di
un manuale di buone
pratiche per il recupero e la
manutenzione, dall’altro
strumenti per il progetto di
rigenerazione e per favorire
processi di tutela e
salvaguardia del sistema
città-paesaggio.