Osservatore_2015.09.27

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jornal vaticano de 27 09 2015

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLV n. 220 (4 7. 0 5 8 ) Città del Vaticano domenica 27 settembre 2015

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Alle Nazioni Unite il Papa indica come priorità la salvaguardia dell’ambiente e la protezione di deboli e poveri

Nessuno esclusoÈ necessaria una riforma degli organismi esecutivi e finanziari per evitare abusi ai danni dei Paesi in via di sviluppo

Salvaguardia dell’ambiente e lottaall’esclusione: sono le due priorità indicatevenerdì 25 da Francesco dalla tribunamondiale delle Nazioni Unite. Due ambitiche egli considera «intimamente uniti traloro», trasformati «in parti fragili dellarealtà» dalle «relazioni politiche ed econo-miche preponderanti». Perciò, ha auspica-to, «è necessario affermare con forza i lorodiritti, consolidando la protezione dell’am-biente e ponendo termine all’esclusione».

Durante la visita compiuta al mattino alPalazzo di vetro di New York il Ponteficeha definito le iniziative dell’Onu «luci checontrastano l’oscurità del disordine causa-to dalle ambizioni incontrollate e dagliegoismi collettivi». Pur dicendosi «certoche sono ancora molti i gravi probleminon risolti», ha fatto notare «che se fossemancata tutta questa attività internaziona-le, l’umanità avrebbe potuto non sopravvi-vere all’uso incontrollato delle sue stessepotenzialità». Da qui l’omaggio a quanti«hanno servito con lealtà e sacrificio l’in-tera umanità in questi settanta anni», el’auspicio di una riforma degli organismiesecutivi e finanziari per evitare abusi aidanni dei Paesi in via di sviluppo.

Successivamente il Papa si è recato apregare al memoriale di Ground Zero. Unluogo di morte, lo ha definito, «che si tra-sforma in un luogo di vita, di vite salva-te». Un luogo che simboleggia la volontàdi rinascita di un intero popolo, unito aldi là delle differenti fedi. E ai leader dellevarie religioni professate negli Stati Uniti,che si sono uniti a lui, ha chiesto di essere«profeti di riconciliazione».

Nel pomeriggio la visita a una scuola diHarlem che accoglie figli di immigrati. Aibambini ha detto «che non è sempre faciledoversi spostare e trovare una nuova casa,trovare nuovi vicini, amici. Però bisognacominciare. Il bello è che incontriamopersone che ci aprono le porte e ci mo-strano la loro tenerezza, la loro amicizia,la loro comprensione, e cercano di aiutarciperché non ci sentiamo estranei, stranie-ri». Infine l’ultima giornata newyorkese siè chiusa con la messa al Madison SquareG a rd e n .

Nella mattina di sabato 26 Francesco haraggiunto Philadelphia, tappa conclusivadel viaggio. In Pennsylvania oltre a incon-trare la comunità locale, presiede le cele-brazioni conclusive dell’ottavo incontromondiale delle famiglie.

PAGINE DA 4 A 8

Nel cuoredi New York

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha nominato Mem-bri della Congregazione delle Cau-se dei Santi gli Eminentissimi Car-dinali Carlo Caffarra, ArcivescovoMetropolita di Bologna, e Ra-ymond Leo Burke, Patrono del So-vrano Militare Ordine di Malta.

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico nelle SeychellesSua Eccellenza Monsignor PaoloRocco Gualtieri, Arcivescovo titola-re di Sagona, Nunzio Apostolico inM a d a g a s c a r.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato Ve-

scovo della Diocesi di Chiclayo(Perú) Sua Eccellenza MonsignorRobert Francis Prevost, O.S.A., fino-ra Vescovo titolare di Sufar e Am-ministratore Apostolico della mede-sima Diocesi.

Nomina di Vescovo AusiliareIl Santo Padre ha nominato Ve-

scovo Ausiliare di Gdańsk (Polo-nia) il Reverendo Monsignore Zbi-gniew Zieliński, attualmente Parro-co della con-Cattedrale (B.V.M. As-sunta) e Professore nel SeminarioMaggiore, assegnandogli la Sede ti-tolare di Medeli.

A Philadelphia, ultima tappa del terzoviaggio americano di Bergoglio, il Papaconclude l’incontro mondiale delle fami-glie. Un tema, quello cruciale della fami-glia, al centro delle sue preoccupazioni edell’imminente sinodo, di fatto più volteaffacciatosi in questo itinerario cubano estatunitense, durante il quale il Pontefice— come in cinquant’anni tre dei suoi pre-decessori (per quattro volte) — ha parlatoall’assemblea generale delle Nazioni unite.Enorme interesse ha suscitato nei mediainternazionali il lungo discorso ai rappre-sentanti del mondo intero, ma altrettantoimpatto hanno avuto gli appuntamenti pa-pali nel cuore di New York, conclusi dallagrande messa al Madison Square Garden.

Dio vive nelle nostre città ed è possibilevedere la sua luce immersi nelle tenebre,secondo l’immagine di Isaia. Tenebre enebbia che nell’omelia conclusiva della vi-sita nella grande metropoli il Papa ha at-tualizzato con molta efficacia: «Il popoloche cammina, respira, vive nello smog havisto una grande luce, ha sperimentatoun’aria di vita». E sapere che Gesù — con-sigliere ammirabile, Dio forte, Padre persempre, principe della pace, secondo ladescrizione profetica — cammina in que-st’unica storia di salvezza riempie di spe-ranza: inducendo all’incontro con gli altri,mostrandosi presente nella quotidianitàcome intuì Teresa d’Ávila, misericordioso,datore della pace vera.

Parole che sono sembrate riecheggiare esintetizzare l’incontro, semplice e toccante,del Pontefice con alcune famiglie di immi-grati — soprattutto bambini e ragazzi so-stenuti dalle Charities cattoliche — in unaparrocchia di Harlem, uno dei quartierinewyorkesi più sfavoriti e difficili: dovenon vi è gioia lì opera il diavolo, perché alcontrario Gesù porta e vuole la gioia, hadetto. Ma la presenza di Dio è visibile an-che nelle realtà più tragiche, dove «il do-lore è palpabile». Come nell’i m p re s s i o -nante memoriale dell’11 settembre aGround Zero, là dove sorgevano le TwinTowers e dove già Benedetto XVI avevapregato nel freddo di una grigia mattinad’aprile.

In un luogo che ora la volontà e la me-moria dei newyorkesi hanno saputo tra-sformare ammirabilmente, mostrando inquesto modo l’atroce ferita inflitta da chiha commesso l’ingiustizia e il fratricidio.Qui il Papa ha preso parte a una commo-vente testimonianza di pace e di preghierainsieme a donne e uomini di religioni di-verse — induisti, buddisti, sikh, cristiani,musulmani, ebrei — che resterà tra i sim-boli più alti del pontificato, «segno poten-te delle nostre volontà di condividere e diriaffermare il desiderio di essere forze diriconciliazione, forze di pace e giustizia inquesta comunità» e in tutto il mondo.

E alla comunità mondiale — come PaoloVI per la prima volta cinquant’anni fa, il 4ottobre 1965 — Francesco si è rivolto diret-tamente. Con un discorso alle Nazioniunite, tanto ampio quanto importante,che, pur non nascondendosi i limiti e iproblemi aperti, è risuonato come un so-stegno chiaro dell’istituzione, al punto che«se fosse mancata tutta questa attività in-ternazionale, l’umanità potrebbe non aversopravvissuto all’uso incontrollato delleproprie potenzialità» ha detto il Papaall’inizio del suo lungo intervento.

L’ambiente, gli esclusi, la guerra, gli ar-mamenti, la via del negoziato, il narcotraf-fico sono i punti principali sviluppati daBergoglio, che concludendo ha voluto farsue le parole finali dello storico discorsodi Montini: «Il pericolo non viene né dalprogresso né dalla scienza: questi, se beneusati, potranno anzi risolvere molti deigravi problemi che assillano l’umanità. Ilpericolo vero sta nell’uomo, padrone disempre più potenti strumenti, atti alla ro-vina ed alle più alte conquiste! In una pa-rola, l’edificio della moderna civiltà devereggersi su principii spirituali, capaci nonsolo di sostenerlo, ma altresì di illuminarloe di animarlo».

g. m .v.

Durante l’incontro con Obama il presidente cinese Xi Jinping annuncia un programma per la riduzione dei gas serra

Clima di cooperazioneWASHINGTON, 26. Attorno allalotta ai cambiamenti climatici eal taglio delle emissioni inqui-nanti nasce il nuovo rapporto bi-laterale tra Stati Uniti e Cina. Ilpresidente Xi Jinping — durantel’incontro a Washington con Ba-rack Obama — ha ieri specificatoil programma con cui il proprioPaese intende realizzare le pre-messe contenute nell’iniziativacongiunta annunciata a Pechinolo scorso anno. Si tratta di un’in-tesa dalla quale dovrebbe nascereun nuovo sforzo multilaterale invista della conferenza di Parigisul clima.

Pechino sostanzialmente si im-pegna a introdurre dal 2017 unprogramma nazionale — il cosid-detto cap and trade, mai adottatoin precedenza — che limiterà eimporrà un prezzo alle emissionidi gas serra. Verrà inoltre garan-

tito sostegno alle attività menoinquinanti, mentre circa 20 mi-liardi di yuan (3 miliardi di euro)verranno devoluti ai Paesi in viadi sviluppo che opteranno per leenergie rinnovabili. Gli StatiUniti, dal canto loro, hanno ri-badito la volontà di implementa-re il Clear Power Plan per ridurrele emissioni nel settore della ge-nerazione elettrica del 32 percento entro il 2030.

Il segretario generaledell’Onu, Ban Ki-moon, haespresso apprezzamento per l’an-nuncio. Esso, ha sottolineato inuna nota «rafforza le prospettiveper arrivare ad un accordo uni-versale e significativo a Parigi».

Così, nel Giardino delle rosedella Casa Bianca con i due pre-sidenti in conferenza stampacongiunta, si è aggiunto un altromattone alla costruzione del

ponte fra Pechino e Washington.Anche se le differenze restano, ilconfronto tra i due Paesi — hasottolineato il presidente statuni-tense — «deve essere franco».

Progressi sono stati fatti anchesul fronte della cybersicurezza. Idue leader si sono detti d’accor-do per una «intesa comune» vol-ta a scongiurare il furto di datiinformatici, di segreti commercia-li o di informazioni industriali. Iltema dello spionaggio informati-co verrà discusso da un gruppodi esperti e un altro team di altolivello sarà costituito per contra-stare i furti informatici di pro-prietà intellettuali. Le attività co-minceranno entro fine 2015 e ledue equipe si coordineranno re-golarmente due volte all’anno.

«Le regole in questa area nonsono ben sviluppate» ha dettoObama, «ma progressi sono stati

fatti e questo accordo ne è unesempio». Il consenso raggiuntocon Washington su questo temaspinoso è stato sottolineato an-che da Xi Jinping. «Lo scontro ele frizioni — ha detto — non sonola risposta adeguata». Gli inte-ressi di Cina e Stati Uniti «sonointerconnessi e l’amicizia tra lenostre Nazioni è importante peril futuro» ha aggiunto il presi-dente cinese.

Prima della fine della confe-renza stampa, Xi Jinping ha vo-luto sottolineare la soliditàdell’economia cinese, ribadendocome il suo Governo sia inten-zionato a intraprendere le rifor-me necessarie. Poi un riferimentoal cambio tra yuan e dollaro, chetante polemiche ha suscitato nelrecente passato. Il cambio ha af-fermato il presidente cinese, sista avviando «verso la stabilità».

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 27 settembre 2015

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

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Stati Uniti pronti a coinvolgere l’Iran

Si allarga il confrontosulla crisi siriana

Alle urne cinque milioni di persone

Elezioniin Catalogna

Zarif e Kerry in un incontro lo scorso novembre in Oman (Ap)

MADRID, 26. Oltre cinque milioni emezzo di catalani sono chiamatidomenica alle urne per le elezioniregionali, considerate da molti ana-listi come una sorta di chiamatadegli abitanti a esprimersi sull’ip o-tesi di indipendenza. Al riguardo,comunque, il Governo e la magi-stratura di Madrid hanno già chia-rito che anche un eventuale refe-rendum sull’indipendenza nonavrebbe alcun valore.

In ogni caso, gli ultimi sondaggiconfermano la netta affermazionedelle forze indipendentiste nel Par-lamento regionale, un risultato cheil presidente del Governo catalano,Artur Mas, ha detto di ritenerel’inizio di un cammino verso la se-cessione dalla Spagna. Per ottenerela maggioranza assoluta, però, lacoalizione indipendentista Juntspel Sí avrebbe bisogno del soste-gno del Cup, partito di sinistra in-dipendentista, che non ha aderitoalla lista di Mas.

A conclusione, ieri, della campa-gna elettorale, il presidente del Go-verno spagnolo, Mariano Rajoy, siè rivolto in catalano agli aventi di-ritto al voto della regione, chieden-do loro di abbandonare i progettiindipendentisti. Mas, dal cantosuo, ha annunciato che una vittoriadell’alleanza nazionalista equivarràa un «sì» all’indipendenza e apriràla strada a una dichiarazione unila-terale entro il 2017.

Altamente industrializzata, laCatalogna, con i suoi oltre settemilioni e mezzo di abitanti, generail 18,8 per cento del prodotto inter-no lordo spagnolo.

Vo l k s w a g e nvolta

pagina

BE R L I N O, 26. «Un disastro politico emorale, un danno enorme causatoda un piccolo gruppo di manager».Lo ha detto ieri il presidente ad in-terim della Volkswagen, BertholdHuber, poco prima che il gruppoautomobilistico di Wolfsburg ufficia-lizzasse il numero uno della Porsche,Matthias Müller, come nuovo ammi-nistratore delegato. «Abbiamo difronte una sfida senza precedenti,ma possiamo superare e supereremoquesta crisi», ha garantito Müllerdopo la nomina con cui succede aMartin Winterkorn, che si è preso laresponsabilità oggettiva del cosiddet-to “D ieselgate”, la manipolazionedei test anti-inquinamento sui moto-ri a gasolio.

Ma l’onda dello scandalo dellatruffa sulle emissioni nocive è lunga,e né le scuse, né le teste cadute e lariorganizzazione manageriale annun-ciata ieri stanno riuscendo a conte-nerla: il dipartimento alla Giustiziastatunitense ha infatti aperto formal-mente un’inchiesta che si annunciamolto pericolosa per la casa automo-bilistica tedesca, visto che Washing-ton ha citato «potenziali implicazio-ni sulla salute pubblica e l’inquina-mento». Inoltre, il valore del mar-chio Volkswagen, secondo gli anali-sti economici, si è già ridotto di 10miliardi di dollari: un colpo all’im-magine che per gli esperti del settoresi ripercuoterà sulle vendite.

E la vicenda ha avuto pesanti con-traccolpi sul mercato asiatico dell’au-to. Suzuki ha infatti messo oggi unapietra sopra all’alleanza con laVolkswagen per quanto riguarda leautovetture ibride ed elettriche. Lacasa giapponese ha annunciato diavere venduto la quota rimanente diazioni della Volkswagen in suop ossesso.

Mentre l’Ue discute i meccanismi di gestione di profughi e migranti

Non si allentano le tensioni nei BalcaniLa Croazia recede dalla chiusura della frontiera con la Serbia

Profughi accampati alla frontiera tra Serbia e Croazia (Ap)

Anche Platini nelle indaginisullo scandalo della Fifa

Il premier greco determinatoa portare avanti le riforme

Accordo sul gastra Russiae Ucraina

BRUXELLES, 26. Russia e Ucrainahanno raggiunto un accordo sullafornitura di gas per l’inverno, po-nendo fine a mesi di incertezze: loha annunciato ieri sera il vicepresi-dente della Commissione europeaM a ro š Šefčovič, sotto la cui egida èavvenuta la trattativa.

Le dispute tra Mosca e Kiev suprezzi e condizioni per la fornituradi gas hanno contribuito negli ulti-mi anni ad alimentare la tensionefra i due Paesi vicini. Nel 2009 sigiunse all’interruzione delle forni-ture che creò problemi ancheall’approvvigionamento di gasdell’Unione europea, che passa peril territorio ucraino.

Lo scorso inverno i due Paesiraggiunsero un accordo in extre-mis, ma le condizioni di allora so-no oggi superate. Le trattative con-cluse ieri sera sono iniziate lo scor-so marzo con la mediazionedell’Ue. L’accordo, che assicura lafornitura a Kiev fino al prossimomarzo, è stato firmato ieri sera aBruxelles dal ministro dell’E n e rg i arusso, Alexander Novak e dal suoomologo ucraino, Volodimir Dem-chishin.

Nel frattempo è stato annunciatoche Vladimir Putin avrà incontribilaterali con il cancelliere tedesco,Angela Merkel, e il presidente fran-cese, François Hollande, il 2 otto-bre a margine dell’Assemblea gene-rale dell’Onu. Lo ha riferito il Cre-mlino, spiegando inoltre che non èprevisto un incontro bilaterale conil presidente ucraino, Petro Poro-shenko. Putin e il collega ucrainosi incontreranno soltanto insiemeagli altri due capi di Stato nei col-loqui multilaterali nel cosiddettoformato Normandia.

Una manifestazionenelle strade di Barcellona (Reuters)

BRUXELLES, 26. Non si allentano letensioni nei Balcani, alle frontiereinterne ed esterne dell’Unione eu-ropea, mentre l’afflusso di profughi,soprattutto ma non solo dalla Siria,resta argomento centrale nel dibat-tito all’interno dell’Ue stessa e deisuoi singoli Stati membri.

La Commissione europea ha an-nunciato che la discussione sulmeccanismo permanente di ricollo-cazione dei richiedenti asilo è giànell’agenda della prossima riunionedei ministri degli interni, l’8 ottobrea Lussemburgo, un passaggio inevi-tabile dato che il Consiglio europeoha appena stabilito che l’identifica-zione e registrazione di profughi e,le ricollocazioni e i rimpatri debba-no procedere di pari passo. Tuttaviasi tratterà di una discussione a livel-lo solo politico, dato che il com-missario per gli Affari interni, Di-mitris Avramopoulos, competenteper le questioni dell’immigrazione edell’asilo, si è riservato di presenta-re in dettaglio le proposte operativesolo entro il prossimo marzo.

Proposte che dovranno tenerconto dei numeri degli arrivi. Quel-li più recenti dell’O rganizzazioneinternazionale delle migrazioni, dif-fusi ieri a New York, parlano dimezzo milione di persone entratenell’Ue nel 2015. Stime di altre fon-ti ritengono che a fine anno la cifrasi rivelerà almeno doppia.

L’attività della Commissione eu-ropea su questo tema resta comun-que febbrile e ha già spinto il Go-verno di Zagabria a recedere dallachiusura della frontiera con la Ser-bia. Secondo la Commissione, in-fatti, l’iniziativa croata era in con-trasto con l’accordo di associazionegià raggiunto dal Governo di Bel-grado con l’Ue. In Serbia si è reca-

to ieri il Commissario europeo perl’allargamento, Johannes Hahn, ilquale ha detto che il trattamento ri-servato ai profughi dalle autorità diBelgrado «rispetta gli standard in-ternazionali».

Nelle stesse ore, però, l’Ungheriaha annunciato di aver quasi com-pletato la barriera al confine con laCroazia e di aver deciso di fare al-

trettanto a un valico con la Slove-nia. Anche in questo caso, un im-mediato chiarimento è stato chiestoal Governo di Bucarest dal presi-dente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e dallo stessoAvramopoulos. Il chiarimento ri-guarda la possibile violazione degliaccordi di libera circolazionenell’area Schengen.

WASHINGTON, 26. Sul confronto di-plomatico sulla crisi siriana si susse-guono sviluppi nuovi e difficilmenteprevedibili fino a solo qualche setti-mana fa. Gli Stati Uniti hanno deci-so di coinvolgere l’Iran, principalealleato insieme con la Russia delGoverno del presidente siriano Ba-shar Al Assad, in un nuovo tentativodi risolvere la crisi e, insieme, di raf-forzare la lotta al cosiddetto Statoislamico. Il segretario di Stato ame-ricano, John Kerry, si incontrerà conil ministro degli Esteri iraniano,Mohammad Javad Zarif, la settima-na entrante a New York, a marginedell’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite.

Fonti definite vicine a Kerry so-stengono che il capo della diploma-zia statunitense intenda sondare inprima persona la possibilità di unanuova conferenza internazionale, do-po le due svoltesi a Ginevra neglianni scorsi e conclusesi senza risulta-ti apprezzabili. Come noto, in que-sta direzione sta lavorando anchel’inviato dell’Onu per la Siria,Staffan de Mistura, che nei giorniscorsi ha ottenuto l’assenso di Da-masco al suo piano, basato sull’ap er-tura di quattro tavoli tecnici di con-fronto tra il Governo di Al Assad el’opposizione su specifici aspetti del-la crisi in Siria.

Il presidente iraniano, HassanRohani, ha intanto escluso che il suoPaese possa entrare in una coalizio-ne con la sola Russia per combattereil terrorismo in Siria. «Non vedouna coalizione antiterrorismo traIran e Russia in Siria», ha dettoRohani in un incontro con la stampaa New York, dove si trova anch’egliper l’Assemblea dell’Onu. Rohani

ha comunque aggiunto di aver rice-vuto personalmente dal presidenterusso, Vladimir Putin, l’indicazioneche Mosca vuole avere un ruolo piùattivo nel combattere i gruppi estre-misti nella regione.

Sempre all’Onu, come noto, giàlunedì ci sarà un faccia a faccia tra ipresidenti statunitense, Barack Oba-ma, e russo, Vladimir Putin. Un ap-puntamento ritenuto cruciale, madel quale già si segnalano letture di-

verse. Dmitri Peskov, portavoce diPutin, ha dichiarato che l’incontro èstato «reciprocamente concordato» eche il tema prioritario in discussionesarà la Siria, mentre della crisi inUcraina si discuterà solo «se resteràtempo». Poche ore dopo il portavo-ce della Casa Bianca, Josh Earnest,ha invece sostenuto che l’incontro èstato richiesto dal Cremlino e che iltema principale sarà proprio la situa-zione in Ucraina.

Sempre dal Cremlino è arrivatoieri un plauso all’apertura delcancelliere tedesco, Angela Merkel,sulla necessità di coinvolgere il presi-dente Al Assad nella soluzione delconflitto siriano. «Noi abbiamo no-tato che Angela Merkel negli ultimigiorni ha parlato della necessità dicondurre trattative sulla Siria conmolti partecipanti, l’Iran, l’ArabiaSaudita, la Siria, la Russia ed altri.Questo corrisponde a ciò che noipensavamo», ha spiegato il consi-gliere diplomatico di Putin, IuriUshakov, ricordando l’analoga posi-zione austriaca.

BERNA, 26. «Sono stato pagato perun lavoro che ho svolto». Il nume-ro uno dell’Uefa, Michel Platini,ha risposto così in merito all’in-chiesta della procura generale diBerna sulla Fifa che vede indagatoil presidente Blatter, dimissionario.«Ho fornito informazioni utili alleindagini, come mi è stato chiesto.Ho detto tutto e resto disponibilea collaborare in qualsiasi momentocon le autorità», ha precisato.

Blatter, indagato in Svizzera persospetta gestione sleale e appro-priazione indebita, è fra l’altro ac-

cusato dalle autorità elvetiche di«avere elargito nel febbraio del2011 due milioni di franchi svizzeria Platini per lavori falsamente ef-fettuati». L’ex giocatore della Fran-cia e della Juventus — tra i maggio-ri candidati alla successione diBlatter nelle elezioni della Fifa difebbraio — è stato ascoltato ieri da-gli uomini della procura generalesvizzera come persona informatasui fatti. Gli inquirenti hanno per-quisito gli uffici della Fifa e dellostesso Blatter, al quale sono statisequestrati numerosi documenti.

ATENE, 26. Il primo ministro gre-co, Alexis Tsipras, è «determinatonell’andare avanti con le riforme»con la speranza che «in quattroanni ci sia una Grecia diversa». Èuno dei passaggi del discorso cheil premier ellenico ha fatto duranteil primo consiglio dei ministri suc-cessivo alle elezioni di domenicascorsa, concluse con una nuovavittoria di Syriza.

«La Grecia si trova davanti ildifficile compito di aprire la stradaun nuovo modello economico eproduttivo» che sia «basato sulla

protezione del lavoro e la redistri-buzione del carico fiscale», ha af-fermato Tsipras. «Si tratta — hadetto — di un obiettivo completa-mente fattibile in quattro anni, al-la condizione che si lavori duro esi attuino riforme coraggiose».

Intanto, Moody’s ha conferma-to oggi il rating Caa3 della Grecia,in pieno territorio “spazzatura”,ma ha alzato l’outlook da negativoa stabile. L’agenzia spiega la deci-sione con «il bilanciamento dei ri-schi per i creditori, consideratol’esito delle elezioni».

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 27 settembre 2015 pagina 3

Approvati dall’Assemblea generale Onu gli obiettivi da raggiungere entro il 2030

La persona umanaal centro dello sviluppo

Il discorso al Palazzo di Vetro sulla stampa internazionale

L’eradella persuasione

NEW YORK, 26. Sono impegni nonsolo economici e sociali, ma di poli-tica nel senso più alto del termine,quella con al centro la persona uma-na e la tutela del pianeta, i nuoviObiettivi di sviluppo sostenibile(Sdg, nell’acronimo in inglese) ap-provati ieri in un summit all’ap ertu-ra dell’Assemblea generale dell’O nu

e da raggiungere entro il 2030. Di-ciassette Sdg subentrano ai vecchiotto obiettivi di sviluppo del millen-nio che si sarebbero dovuti conse-guire entro quest'anno, esito che no-nostante significativi successi parzia-li lascia molti dubbi in diversi osser-vatori, soprattutto perché valutati sustatistiche fornite da fonti governati-

ve non da tutti giudicate attendibilie comunque basate su parametri dieconomia finanziaria più che di eco-nomia sociale.

I nuovi diciassette obiettivi, sud-divisi in 169 traguardi specifici mi-nuziosamente elencati, sono risulta-to di intensi negoziati, riunioni econferenze tenute negli ultimi anniin tutti i continenti. Al primo postoc’è la «fine della povertà», al secon-do «fame zero», al terzo «buona sa-lute e benessere». Poi «educazionedi qualità», «eguaglianza di gene-re», «acqua pulita e igiene». Seguo-no quindi le sfide dell’ecologia(energia pulita, clima, città sosteni-bili, vivibilità in acqua e terra),dell’economia (crescita economica,lavoro decente, innovazione, consu-mo e produzione responsabile) edella giustizia (ridurre le inegua-glianze, pace e istituzioni forti). Inquesto contesto, vengono tra l’a l t roesplicitamente indicate la lotta allaschiavitù, un fenomeno ancora pre-sente nel mondo in diverse forme, equella al traffico di esseri umani.

Diversamente che per gli obiettividel millennio, che si applicavanosoltanto ai Paesi cosiddetti in via disviluppo, per gli Sdg tutti gli Statidovranno lavorare nella stessa dire-zione. Ciascuno sarà tenuto a pre-sentare i suoi piani per lo svilupposostenibile, che devono essere impo-stati in maniera da sottrarre risorseda attività insostenibili in favore dipolitiche capaci di migliorare laqualità della vita e rispettare l’am-biente. Stime concordi valutano ilcosto mondiale degli Sdg a quindicitrilioni (miliardi di miliardi) di euro,all’apparenza una cifra altissima, macertamente inferiore al prezzo chel’umanità tutta dovrebbe pagare peril loro fallimento.

«Abbiamo raggiunto un momen-to decisivo nella storia dell’umanità.La gente di tutto il mondo ci hachiesto di fare luce su un futuro dipromesse e opportunità», ha detto ilSegretario generale dell’Onu, BanKi-moon, alla cerimonia di aperturadel summit.

Boko Haram colpisce ancorama duecento suoi miliziani si arrendono

Lascia lo speakerre p u b b l i c a n odella Camera

WASHINGTON, 26. «L’ho fattoper proteggere le istituzioni»: co-sì John Boehner ha spiegato ladecisione di dimettersi da spea-ker della Camera dei rappresen-tanti statunitense. Un gesto det-tato — ha detto — dalla volontàdi non prolungare i contrastiall’interno dei repubblicani a Ca-pitol Hill che avrebbero potutodanneggiare il Congresso stesso ele decisioni da prendere per ilpopolo americano.

«È stato un onore servire ilCongresso americano e il Paese»:ha sottolineato John Boehner, vi-sibilmente commosso nel corsodella conferenza stampa in cui haconfermato l’intenzione di dimet-tersi dopo cinque anni dalla cari-ca di speaker della Camera. E dilasciare anche il suo seggio diparlamentare a Capitol Hill. Ilpresidente statunitense, BarackObama, ha definito il repubblica-no John Boehner «una bravapersona, un patriota che ha acuore l’America».

Di nuovo buferasulla poliziastatunitense

Un medico dell’Unicef visita un bambino del Madagascar (Ansa)

WASHINGTON, 26. È di nuovobufera sulla polizia statunitensedopo che un giovane afroameri-cano, Jeremy McDole, disabile esulla sedia a rotelle, è stato ucci-so ieri da agenti bianchi. Secon-do la polizia, il ragazzo — conprecedenti penali per possesso didroga — avrebbe minacciato gliagenti con una pistola. Ma un vi-deo amatoriale diffuso sul webnon conferma la presenza dell’ar-ma. Il tragico avvenimento haavuto luogo a Wilmington, nelDelaware. In base a una primaricostruzione, i poliziotti, almenoquattro, sono intervenuti dopo lasegnalazione di una persona chestava maneggiando una pistola.Quando gli agenti sono arrivatisul posto, davanti a una rimessadi auto, hanno intimato al giova-ne di alzare le mani. Nel videoamatoriale filmato da un passan-te, si vede McDole, su una sediaa rotelle, toccarsi i pantaloni esubito dopo una scarica di pal-lottole che lo colpiscono a morte.

È stato un «vibrante appello» allapace e alla difesa dell’ambientequello lanciato dal Papa nel di-scorso pronunciato alle NazioniUnite. Lo evidenzia l’«Internatio-nal New York Times» di sabato26 nell’articolo in prima pagina,rimarcando, nello stesso tempo, lacondanna da parte del Ponteficedello sfruttamento delle risorsenaturali dettato da un’egoistica se-te di potere e di benessere mate-riale.

E la critica mossa da Francesco,sottolinea il quotidiano newyorke-se, non si ferma qui: l’indice, in-fatti, è puntato anche contro stra-tegie di potere che vanno a grava-re sui poveri. E alla condanna siunisce la grande preoccupazioneper le persecuzioni cui continuanoa essere oggetto, in varie parti delmondo, i cristiani.

Nell’articolo, a firma di SominiSengupta e Jim Yardley, si mettein rilievo che le priorità tematicheche caratterizzano l’agenda delPapa sono ben note a tutti: ma ilfatto che siano state rilanciate dalpodio delle Nazioni Unite contri-buisce a conferire loro una riso-nanza maggiore. E ciò alimenta lasperanza che quanti sono chiamatiall’azione, e ancora non l’hannofatto, finalmente si muovano, enella giusta direzione. L’«Interna-tional New York Times» pone poil’accento sull’apprezzamento delPontefice per gli sforzi delle Na-zioni Unite ma, nello stesso tem-po, non manca di rilevare l’invitodi Francesco a superare dispute etensioni tra i membri permanentidel Consiglio di sicurezza affin-ché, nella gestione delle crisi inter-nazionali, la persona abbia la pre-cedenza sugli interessi particolari,per quanto questi ultimi siano le-gittimi.

La rivista «Time», che alla visi-ta del Papa negli Stati Uniti dedi-ca la copertina, sottolinea cheFrancesco ha offerto la sua visionedella fede, del dovere e della lea-dership morale. In terra statuni-tense, si legge nell’articolo diNancy Gibbs e di Elizabeth Dias,è venuto come pastore, e comepastore ha denunciato i peccatidella sete di potere e del materia-lismo. Con Francesco si sta pas-

sando dall’era dell’autorità all’eradella persuasione: non c’è incon-tro in cui il Papa non inviti, conla semplicità che gli è propria, allamisericordia. Nell’articolo si mettepoi in rilievo che il Ponteficespesso cita il potere dello SpiritoSanto quando parla dell’imp ortan-za del servizio agli altri.

«The Guardian» pone l’accentosulla preoccupazione manifestatadal Papa, nel discorso alle Nazio-ni Unite, per quella sete di potereche, si legge nel quotidiano bri-tannico, rischia di rompere semprepiù i già fragili equilibri del pia-neta, a discapito in primo luogodegli indigenti. Nell’articolo diSuzanne Golgenberg e StephanieKirchgaessner si mette in rilievocome Francesco abbia tenuto a ri-marcare che anche la natura, e

all’Onu rappresenta un altrogrande passo avanti in questa di-re z i o n e .

«Ci sono buone ragioni perpensare che Papa Francesco possalasciare il segno» scrive Bill Em-mott su «La Stampa» del 26 set-tembre, analizzando l’impatto chesta avendo la visita negli StatiUniti. «Gli atti di umiltà sonospesso giudicati con cinismo. MaFrancesco — scrive Emmott — hasuperato tutto questo perché lasua umiltà è piena di sostanza eappare del tutto genuina».

Francesco è amato sia dai catto-lici che dai non cattolici, le sueposizioni, continua Emmott,«sembrano comporre le divisionidell’America», tanto è marcato ilrespiro universale che caratterizzala sua figura. Un respiro universa-

È morto Giorgio IsraelABUJA, 26. Boko Haram colpisceancora dentro e fuori la Nigeria,ma le operazioni militari condottecontro il gruppo jihadista dalletruppe nigeriane e della missioneafricana sembrano far registrare al-cuni successi significativi. Stama-ne, la televisione pubblica del Ni-ger ha riferito che i miliziani diBoko Haram hanno attaccato unvillaggio di frontiera, uccidendoquindici abitanti.

Il Niger, con Benin, Ciad e Ca-merun, fornisce contingenti allamissione africana inviata inNigeria per affiancarvi le forze go-vernative. E ieri queste ultimeavevano annunciato la riconquistadel villaggio di Balki, vicino alconfine con il Camerun, e la resadi duecento combattenti di BokoHaram.

Secondo l’emittente britannicaBbc, negli ultimi mesi sono stati

decine i miliziani jihadisti che sisono arresi, ma in questo caso sitratta del più grande gruppo adaverlo fatto in una volta sola. Unportavoce militare, citato dall’emit-tente, ha affermato che ora verran-no identificati e interrogati uno aduno e consegnati alla giustizia secolpevoli di assassinii.

La stessa Bbc, comunque, speci-fica che la notizia non ha avutoconferme indipendenti e che alcu-ni osservatori attendono prove chesi tratti veramente di miliziani enon di civili rimasti intrappolatinel villaggio.

Negli ultimi mesi i militari han-no inoltre affermato di aver libera-to 241 fra bambini e ragazze pri-gionieri del gruppo jihadista, re-sponsabile da quasi sei anni a que-sta parte di attacchi armati e atten-tati che hanno provocato almeno17.000 morti.

O perazionecontro i jihadisti

in Tunisia

TUNISI, 26. Le forze della poliziatunisina hanno compiuto ieri unavasta operazione di sicurezza nellaprovincia di Medenine. Nel corso diquesta operazione, secondo quantoriferisce la radio locale Shams Fm,sono state fermate venti personesospettate di essere miliziani fon-damentalisti e sequestrate sette auto.La polizia ha iniziato dall’alba perterminare al tramonto una serie dicontrolli nelle città di Medenine,Jarjis, Ben Guardan e Djerba, perprevenire possibili attentati ter-roristici che si temeva potessero es-sere eseguiti in concomitanza conl’Eid Al Adha, la festa islamica delsacrificio.

La zona di Medenine è da tempoa rischio di attentati. All’inizio delmese erano già stati fermati altriquattro terroristi provenienti dallaLibia — la porosità del confine de-sertico consente a jihadisti di opera-re nell’area a cavallo tra i due Paesi— che avevano l’obiettivo di ricrearela cellula Uqba Bin Nafea in Tuni-sia, smantellata nei mesi scorsi dalleforze di sicurezza tunisine.

In seguito al protrarsi della situa-zione di instabilità in Libia e soprat-tutto dopo l’attacco terroristico con-tro un resort turistico avvenuto aSousse lo scorso 26 giugno — cheha fatto seguito a quello di marzocontro il museo del Bardo nella ca-pitale tunisina — le autorità di Tuni-si avevano deciso di costruire unabarriera di 220 chilometri per argi-nare l’infiltrazione di terroristi etrafficanti.

La misura ha suscitato vivaci pro-teste e critiche da parte della popo-lazione locale di Ben Gardane, chericava dal contrabbando gran partedel suo sostentamento.

Roberto Paez, illustrazione di «Martín Fierro» (Buenos Aires, Editorial Margus, 1984)

non solo l’umanità, ha i suoi dirit-ti. Per «The Guardian» sono statidue i temi principali che hannocontraddistinto il discorso delPontefice: ingiustizia e povertà.Ecco allora, si ripete nell’articolo,la sfida che Francesco pone nuo-vamente all’attenzione della comu-nità internazionale, chiamata adagire per la promozione di unagiustizia globale e di strategie po-litiche e sociali che abbiano comeprimo obiettivo la tutela dei pove-ri. Grazie alla sua figura carismati-ca, chiosa «The Guardian», ilPapa è riuscito a far diventare laquestione della salute del pianetaprioritaria nell’agenda interna-zionale: e certamente il discorso

le che, paradossalmente, nascedalla profonda appartenenza a unpopolo e a una precisa tradizioneculturale.

In questa prospettiva il quoti-diano «Avvenire» sottolinea la ci-tazione del poema argentino «ElGaucho Martín Fierro, fatta dal Pa-pa nel discorso all’Onu: «I fratellisiano uniti perché questa è la pri-ma legge. Abbiano una vera unio-ne in qualsiasi tempo, perché selitigano tra di loro li divorerannoquelli di fuori». Pubblicato per laprima volta nel 1872 il poema èdivenuto un bestseller da 48 milacopie, cifra enorme per quei tem-pi, e narra la storia di «un “co-wb oy” delle pampas».

«Matematico, storico dellamatematica e della scienza,studioso di pensiero ebraico,impegnato fino alla vigilia del-la morte nel dibattito sullascuola e sulla didattica»; cosìAnna Foa su «Avvenire» del26 settembre ricorda GiorgioIsrael, morto a Roma venerdìscorso dopo una lunga malat-tia. Ne aveva parlato solo direcente, e con pudore, nei so-cial network. «Cari amici, po-tete immaginare quanto io siarestio agli outing» scriveva ne-gli ultimi messaggi postati suFacebook, ma «le lettere e lerichieste si accumulano e ionon rispondo». E il silenzio«potrebbe essere confuso conmaleducazione e sciatteria».Maleducazione, banalità e

sciatteria; i nemici contro cuiaveva combattuto (e scritto)tutta la vita.

Membro della Académie In-ternationale d’Histoire desSciences, Israel ha scritto piùdi duecento articoli scientificie trenta volumi, nei quali haesplorato il ruolo della scienzanella storia della cultura euro-pea e ha analizzato critica-mente l’idea di meccanicismoe razionalità matematica.

Nato il 6 marzo 1945 a Ro-ma, dove si è laureato in ma-tematica nel 1968, insegnavamatematiche complementariall’università di Roma La Sa-pienza, dove di recente tenevai corsi di teoria dei giochi emodellistica matematica. Mol-ti, oltre che per il suo elegante

stile di divulgatore scientifico,lo ricorderanno anche perl’acutezza e la profondità deisuoi articoli — ha scritto com-menti ed editoriali anche peril nostro giornale — e la suaappassionata difesa degli studiumanistici.

«La sua scomparsa — con-clude Anna Foa — lascerà ilsegno nel nostro mondo cultu-rale già tanto impoverito esempre più livellato verso ilbasso». Nella scienza comenella politica aveva molto dainsegnare, scrive Guido Vitale,direttore di «Pagine Ebrai-che», ricordando «la forza delsuo slancio, l’impegno del suolavoro, il coraggio delle sueidee, la scontrosità della suaruvida, autentica amicizia».

pagina 4 domenica 27 settembre 2015 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 27 settembre 2015 pagina 5

Dinanzi alla settantesima assemblea generaledelle Nazioni Unite, riunita nel Palazzo diVetro di New York, il Papa ha preso laparola venerdì mattina, 25 settembre,rivolgendo ai capi di Stato e di Governopresenti il discorso che pubblichiamo in unatraduzione dallo spagnolo.

Signor Presidente, Signore e Signori,buongiorno!

Ancora una volta, seguendo una tradizionedella quale mi sento onorato, il SegretarioGenerale delle Nazioni Unite ha invitato ilPapa a rivolgersi a questa onorevole assem-blea delle nazioni. A mio nome e a nomedi tutta la comunità cattolica, Signor BanKi-moon, desidero esprimerLe la più sin-cera e cordiale riconoscenza; La ringrazioanche per le Sue gentili parole. Salutoinoltre i Capi di Stato e di Governo quipresenti, gli Ambasciatori, i diplomatici e ifunzionari politici e tecnici che li accompa-gnano, il personale delle Nazioni Uniteimpegnato in questa 70.ma Sessionedell’Assemblea Generale, il personale ditutti i programmi e agenzie della famigliadell’ONU e tutti coloro che in un modo onell’altro partecipano a questa riunione.Tramite voi saluto anche i cittadini di tuttele nazioni rappresentate a questo incontro.Grazie per gli sforzi di tutti e di ciascunoper il bene dell’umanità.

Questa è la quinta volta che un Papa vi-sita le Nazioni Unite. Lo hanno fatto imiei predecessori Paolo VI nel 1965, Gio-vanni Paolo II nel 1979 e nel 1995 e il mioimmediato predecessore, oggi Papa emeri-to Benedetto XVI, nel 2008. Tutti costoronon hanno risparmiato espressioni di rico-noscimento per l’Organizzazione, conside-randola la risposta giuridica e politica ade-guata al momento storico, caratterizzatodal superamento delle distanze e dellefrontiere ad opera della tecnologia e, appa-rentemente, di qualsiasi limite naturaleall’affermazione del potere. Una rispostaimprescindibile dal momento che il poteretecnologico, nelle mani di ideologie nazio-nalistiche o falsamente universalistiche, ècapace di produrre tremende atrocità. Nonposso che associarmi all’a p p re z z a m e n t o

dei miei predecessori, riaffermando l’im-portanza che la Chiesa Cattolica riconoscea questa istituzione e le speranze che ripo-ne nelle sue attività.

La storia della comunità organizzata de-gli Stati, rappresentata dalle Nazioni Uni-te, che festeggia in questi giorni il suo 70°anniversario, è una storia di importantisuccessi comuni, in un periodo di inusitataaccelerazione degli avvenimenti. Senzapretendere di essere esaustivo, si può men-zionare la codificazione e lo sviluppo deldiritto internazionale, la costruzione dellanormativa internazionale dei diritti umani,il perfezionamento del diritto umanitario,la soluzione di molti conflitti e operazionidi pace e di riconciliazione, e tante altreacquisizioni in tutti i settori della proiezio-ne internazionale delle attività umane. Tut-te queste realizzazioni sono luci che con-trastano l’oscurità del disordine causatodalle ambizioni incontrollate e dagli egoi-

smi collettivi. È certo che sono ancoramolti i gravi problemi non risolti, ma è an-che evidente che se fosse mancata tuttaquesta attività internazionale, l’umanitàavrebbe potuto non sopravvivere all’usoincontrollato delle sue stesse potenzialità.Ciascuno di questi progressi politici, giuri-dici e tecnici rappresenta un percorso diconcretizzazione dell’ideale della fraternitàumana e un mezzo per la sua maggiorere a l i z z a z i o n e .

Rendo perciò omaggio a tutti gli uominie le donne che hanno servito con lealtà esacrificio l’intera umanità in questi 70 anni.In particolare, desidero ricordare oggi co-loro che hanno dato la loro vita per la pa-ce e la riconciliazione dei popoli, a partireda Dag Hammarskjöld fino ai moltissimifunzionari di ogni grado, caduti nelle mis-sioni umanitarie di pace e di riconcilia-zione.

L’esperienza di questi 70 anni, al di là ditutto quanto è stato conseguito, dimostrache la riforma e l’adattamento ai tempi so-no sempre necessari, progredendo versol’obiettivo finale di concedere a tutti i Pae-si, senza eccezione, una partecipazione eun’incidenza reale ed equa nelle decisioni.Questa necessità di una maggiore equità,vale in special modo per gli organi con ef-fettiva capacità esecutiva, quali il Consigliodi Sicurezza, gli Organismi finanziari e igruppi o meccanismi specificamente creatiper affrontare le crisi economiche. Questoaiuterà a limitare qualsiasi sorta di abuso ousura specialmente nei confronti dei Paesiin via di sviluppo. Gli organismi finanziariinternazionali devono vigilare in ordine al-lo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evi-tare l’asfissiante sottomissione di tali Paesia sistemi creditizi che, ben lungi dal pro-muovere il progresso, sottomettono le po-polazioni a meccanismi di maggiore pover-tà, esclusione e dipendenza.

Il compito delle Nazioni Unite, a partiredai postulati del Preambolo e dei primi ar-ticoli della sua Carta costituzionale, puòessere visto come lo sviluppo e la promo-zione della sovranità del diritto, sapendoche la giustizia è requisito indispensabileper realizzare l’ideale della fraternità uni-versale. In questo contesto, è opportunoricordare che la limitazione del potere èun’idea implicita nel concetto di diritto.Dare a ciascuno il suo, secondo la defini-zione classica di giustizia, significa chenessun individuo o gruppo umano si puòconsiderare onnipotente, autorizzato a cal-pestare la dignità e i diritti delle altre per-sone singole o dei gruppi sociali. La distri-buzione di fatto del potere (politico, eco-nomico, militare, tecnologico, ecc.) tra unapluralità di soggetti e la creazione di un si-stema giuridico di regolamentazione dellerivendicazioni e degli interessi, realizza lalimitazione del potere. Oggi il panoramamondiale ci presenta, tuttavia, molti falsidiritti, e — nello stesso tempo — ampi set-tori senza protezione, vittime piuttosto diun cattivo esercizio del potere: l’ambientenaturale e il vasto mondo di donne e uo-mini esclusi. Due settori intimamente unititra loro, che le relazioni politiche ed eco-nomiche preponderanti hanno trasformatoin parti fragili della realtà. Per questo è ne-cessario affermare con forza i loro diritti,consolidando la protezione dell’ambiente eponendo termine all’esclusione.

Anzitutto occorre affermare che esisteun vero “diritto dell’ambiente” per una du-plice ragione. In primo luogo perché comeesseri umani facciamo parte dell’ambiente.Viviamo in comunione con esso, perchél’ambiente stesso comporta limiti etici chel’azione umana deve riconoscere e rispetta-re. L’uomo, anche quando è dotato di «ca-pacità senza precedenti» che «mostranouna singolarità che trascende l’ambito fisi-co e biologico» (Enc. Laudato si’, 81), è altempo stesso una porzione di tale ambien-te. Possiede un corpo formato da elementifisici, chimici e biologici, e può sopravvive-re e svilupparsi solamente se l’ambienteecologico gli è favorevole. Qualsiasi dannoall’ambiente, pertanto, è un dannoall’umanità. In secondo luogo, perché cia-scuna creatura, specialmente gli esseri vi-venti, ha un valore in sé stessa, di esisten-za, di vita, di bellezza e di interdipenden-za con le altre creature. Noi cristiani, insie-me alle altre religioni monoteiste, crediamoche l’universo proviene da una decisioned’amore del Creatore, che permette all’uo-mo di servirsi rispettosamente della crea-zione per il bene dei suoi simili e per lagloria del Creatore, senza però abusarne etanto meno essendo autorizzato a distrug-gerla. Per tutte le credenze religiosel’ambiente è un bene fondamentale (cfr.ibid., 81).

L’abuso e la distruzione dell’ambiente,allo stesso tempo, sono associati ad uninarrestabile processo di esclusione. In ef-fetti, una brama egoistica e illimitata dipotere e di benessere materiale, conducetanto ad abusare dei mezzi materiali dispo-nibili quanto ad escludere i deboli e i me-no abili, sia per il fatto di avere abilità di-verse (portatori di handicap), sia perchésono privi delle conoscenze e degli stru-menti tecnici adeguati o possiedono un’in-sufficiente capacità di decisione politica.L’esclusione economica e sociale è una ne-gazione totale della fraternità umana e ungravissimo attentato ai diritti umani eall’ambiente. I più poveri sono quelli chesoffrono maggiormente questi attentati per

un triplice, grave motivo: sono scartati dal-la società, sono nel medesimo tempo ob-bligati a vivere di scarti e devono ingiusta-mente soffrire le conseguenze dell’abusodell’ambiente. Questi fenomeni costituisco-no oggi la tanto diffusa e incoscientementeconsolidata “cultura dello scarto”.

La drammaticità di tutta questa situazio-ne di esclusione e di inequità, con le suechiare conseguenze, mi porta, insieme atutto il popolo cristiano e a tanti altri, aprendere coscienza anche della mia graveresponsabilità al riguardo, per cui alzo lamia voce, insieme a quella di tutti coloroche aspirano a soluzioni urgenti ed effica-ci. L’adozione dell’ “Agenda 2030 per loSviluppo Sostenibile” durante il Verticemondiale che inizierà oggi stesso, è un im-portante segno di speranza. Confido ancheche la Conferenza di Parigi sul cambia-mento climatico raggiunga accordi fonda-mentali ed effettivi.

Non sono sufficienti, tuttavia, gli impe-gni assunti solennemente, benché costitui-scano certamente un passo necessario versola soluzione dei problemi. La definizioneclassica di giustizia alla quale ho fatto rife-rimento anteriormente contiene come ele-mento essenziale una volontà costante eperpetua: Iustitia est constans et perpetuavoluntas ius suum cuique tribuendi. Il mon-do chiede con forza a tutti i governantiuna volontà effettiva, pratica, costante, fat-ta di passi concreti e di misure immediate,

bambine (escluse in alcuni luoghi) — che siassicura in primo luogo rispettando e raf-forzando il diritto primario della famiglia aeducare e il diritto delle Chiese e delle ag-gregazioni sociali a sostenere e collaborarecon le famiglie nell’educazione delle lorofiglie e dei loro figli. L’educazione, cosìconcepita, è la base per la realizzazionedell’Agenda 2030 e per il risanamentodell’ambiente.

Al tempo stesso, i governanti devono fa-re tutto il possibile affinché tutti possanodisporre della base minima materiale e spi-rituale per rendere effettiva la loro dignitàe per formare e mantenere una famiglia,che è la cellula primaria di qualsiasi svi-luppo sociale. Questo minimo assoluto, alivello materiale ha tre nomi: casa, lavoro eterra; e un nome a livello spirituale: libertàdi spirito, che comprende la libertà religio-sa, il diritto all’educazione e tutti gli altridiritti civili.

Per tutte queste ragioni, la misura el’indicatore più semplice e adeguatodell’adempimento della nuova Ag e n d a p erlo sviluppo sarà l’accesso effettivo, praticoe immediato, per tutti, ai beni materiali espirituali indispensabili: abitazione pro-pria, lavoro dignitoso e debitamente remu-nerato, alimentazione adeguata e acquapotabile; libertà religiosa e, più in genera-le, libertà di spirito ed educazione. Nellostesso tempo, questi pilastri dello sviluppoumano integrale hanno un fondamento co-

Enc. Laudato si’, 155) e il rispetto assolutodella vita in tutte le sue fasi e dimensioni(cfr. ibid., 123; 136).

Senza il riconoscimento di alcuni limitietici naturali insormontabili e senza l’im-mediata attuazione di quei pilastri dellosviluppo umano integrale, l’ideale di «sal-vare le future generazioni dal flagello dellaguerra» (Carta delle Nazioni Unite, Pream-bolo) e di «promuovere il progresso socia-le e un più elevato livello di vita all’inter-no di una più ampia libertà» (ibid.) corre ilrischio di diventare un miraggio irraggiun-gibile o, peggio ancora, parole vuote cheservono come scusa per qualsiasi abuso ecorruzione, o per promuovere una coloniz-zazione ideologica mediante l’imp osizionedi modelli e stili di vita anomali estraneiall’identità dei popoli e, in ultima analisi,irresp onsabili.

La guerra è la negazione di tutti i dirittie una drammatica aggressione all’ambien-te. Se si vuole un autentico sviluppo uma-no integrale per tutti, occorre proseguiresenza stancarsi nell’impegno di evitare laguerra tra le nazioni e tra i popoli.

A tal fine bisogna assicurare il dominioincontrastato del diritto e l’infaticabile ri-corso al negoziato, ai buoni uffici e all’ar-bitrato, come proposto dalla Carta delleNazioni Unite, vera norma giuridica fonda-mentale. L’esperienza dei 70 anni di esi-stenza delle Nazioni Unite, in generale, ein particolare l’esperienza dei primi 15 annidel terzo millennio, mostrano tanto l’effi-cacia della piena applicazione delle normeinternazionali come l’inefficacia del loromancato adempimento. Se si rispetta e siapplica la Carta delle Nazioni Unite contrasparenza e sincerità, senza secondi fini,come un punto di riferimento obbligatoriodi giustizia e non come uno strumento permascherare intenzioni ambigue, si ottengo-no risultati di pace. Quando, al contrario,si confonde la norma con un semplicestrumento da utilizzare quando risulta fa-vorevole e da eludere quando non lo è, siapre un vero vaso di Pandora di forze in-controllabili, che danneggiano gravementele popolazioni inermi, l’ambiente culturale,e anche l’ambiente biologico.

Il Preambolo e il primo articolo dellaCarta delle Nazioni Unite indicano le fon-damenta della costruzione giuridica inter-nazionale: la pace, la soluzione pacificadelle controversie e lo sviluppo delle rela-zioni amichevoli tra le nazioni. Contrastafortemente con queste affermazioni, e lenega nella pratica, la tendenza sempre pre-sente alla proliferazione delle armi, special-mente quelle di distruzione di massa comepossono essere quelle nucleari. Un’etica eun diritto basati sulla minaccia della di-struzione reciproca — e potenzialmente ditutta l’umanità — sono contraddittori e co-stituiscono una frode verso tutta la costru-zione delle Nazioni Unite, che diventereb-bero “Nazioni unite dalla paura e dalla sfi-ducia”. Occorre impegnarsi per un mondosenza armi nucleari, applicando pienamen-te il Trattato di non proliferazione, nella

lettera e nello spirito, verso una totaleproibizione di questi strumenti.

Il recente accordo sulla questione nu-cleare in una regione sensibile dell’Asia edel Medio Oriente, è una prova delle pos-sibilità della buona volontà politica e deldiritto, coltivati con sincerità, pazienza ecostanza. Formulo i miei voti perché que-sto accordo sia duraturo ed efficace e dia ifrutti sperati con la collaborazione di tuttele parti coinvolte.

In tal senso, non mancano gravi provedelle conseguenze negative di interventipolitici e militari non coordinati tra imembri della comunità internazionale. Perquesto, seppure desiderando di non averela necessità di farlo, non posso non reitera-re i miei ripetuti appelli in relazione alladolorosa situazione di tutto il MedioOriente, del Nord Africa e di altri Paesiafricani, dove i cristiani, insieme ad altrigruppi culturali o etnici e anche con quellaparte dei membri della religione maggiori-taria che non vuole lasciarsi coinvolgeredall’odio e dalla pazzia, sono stati obbliga-ti ad essere testimoni della distruzione deiloro luoghi di culto, del loro patrimonioculturale e religioso, delle loro case ed ave-ri e sono stati posti nell’alternativa di fug-gire o di pagare l’adesione al bene e allapace con la loro stessa vita o con la schia-vitù.

Queste realtà devono costituire un serioappello ad un esame di coscienza di coloroche hanno la responsabilità della condu-zione degli affari internazionali. Non solonei casi di persecuzione religiosa o cultura-le, ma in ogni situazione di conflitto, comein Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nelSud-Sudan e nella regione dei Grandi La-ghi, prima degli interessi di parte, pur selegittimi, ci sono volti concreti. Nelle guer-re e nei conflitti ci sono persone, nostrifratelli e sorelle, uomini e donne, giovani eanziani, bambini e bambine che piangono,soffrono e muoiono. Esseri umani che di-ventano materiale di scarto mentre non sifa altro che enumerare problemi, strategiee discussioni.

Come ho chiesto al Segretario Generaledelle Nazioni Unite nella mia lettera del 9agosto 2014, «la più elementare compren-sione della dignità umana [obbliga] la co-munità internazionale, in particolare attra-verso le norme e i meccanismi del dirittointernazionale, a fare tutto il possibile perfermare e prevenire ulteriori sistematicheviolenze contro le minoranze etniche e reli-giose» e per proteggere le popolazioni in-no centi.

In questa medesima linea vorrei citareun altro tipo di conflittualità, non semprecosì esplicitata ma che silenziosamentecomporta la morte di milioni di persone.Un altro tipo di guerra che vivono moltedelle nostre società con il fenomeno delnarcotraffico. Una guerra “sopp ortata” edebolmente combattuta. Il narcotrafficoper sua stessa natura si accompagna allatratta delle persone, al riciclaggio di dena-ro, al traffico di armi, allo sfruttamento in-fantile e ad altre forme di corruzione. Cor-ruzione che è penetrata nei diversi livellidella vita sociale, politica, militare, artisticae religiosa, generando, in molti casi, unastruttura parallela che mette in pericolo lacredibilità delle nostre istituzioni.

Ho iniziato questo intervento ricordan-do le visite dei miei predecessori. Ora vor-rei, in modo particolare, che le mie parolefossero come una continuazione delle pa-role finali del discorso di Paolo VI, pro-nunciate quasi esattamente 50 anni or so-no, ma di perenne valore. «È l’ora in cui siimpone una sosta, un momento di racco-glimento, di ripensamento, quasi di pre-ghiera: ripensare, cioè, alla nostra comuneorigine, alla nostra storia, al nostro destinocomune. Mai come oggi [...] si è reso ne-cessario l’appello alla coscienza moraledell’uomo [poiché] il pericolo non vienené dal progresso né dalla scienza: questi,se bene usati, potranno anzi risolvere moltidei gravi problemi che assillano l’umanità»

(Discorso ai Rappresentanti degli Stati, 4 ot-tobre 1965). Tra le altre cose, senza dub-bio, la genialità umana, ben applicata, aiu-terà a risolvere le gravi sfide del degradoecologico e dell’esclusione. Proseguo conle parole di Paolo VI: «Il pericolo vero stanell’uomo, padrone di sempre più potentistrumenti, atti alla rovina ed alle più alteconquiste!» (ibid.).

La casa comune di tutti gli uomini devecontinuare a sorgere su una retta compren-sione della fraternità universale e sul ri-spetto della sacralità di ciascuna vita uma-na, di ciascun uomo e di ciascuna donna;dei poveri, degli anziani, dei bambini, de-gli ammalati, dei non nati, dei disoccupati,degli abbandonati, di quelli che vengonogiudicati scartabili perché li si consideranient’altro che numeri di questa o quellastatistica. La casa comune di tutti gli uo-mini deve edificarsi anche sulla compren-sione di una certa sacralità della naturac re a t a .

Tale comprensione e rispetto esigono ungrado superiore di saggezza, che accetti latrascendenza — quella di sé stesso — rinun-ci alla costruzione di una élite onnipotentee comprenda che il senso pieno della vitaindividuale e collettiva si trova nel serviziodisinteressato verso gli altri e nell’uso pru-dente e rispettoso della creazione, per ilbene comune. Ripetendo le parole di Pao-lo VI, «l’edificio della moderna civiltà devereggersi su principii spirituali, capaci nonsolo di sostenerlo, ma altresì di illuminarloe di animarlo» (ibid.).

Il Gaucho Martín Fierro, un classicodella letteratura della mia terra natale, can-ta: “I fratelli siano uniti perché questa è laprima legge. Abbiano una vera unione inqualsiasi tempo, perché se litigano tra diloro li divoreranno quelli di fuori”.

Il mondo contemporaneo apparente-mente connesso, sperimenta una crescentee consistente e continua frammentazionesociale che pone in pericolo «ogni fonda-mento della vita sociale» e pertanto «fini-sce col metterci l’uno contro l’altro per di-fendere i propri interessi» (Enc. Laudatosi’, 229).

Il tempo presente ci invita a privilegiareazioni che possano generare nuovi dinami-smi nella società e che portino frutto inimportanti e positivi avvenimenti storici(cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 223).

Non possiamo permetterci di rimandare“alcune agende” al futuro. Il futuro cichiede decisioni critiche e globali di fronteai conflitti mondiali che aumentano il nu-mero degli esclusi e dei bisognosi.

La lodevole costruzione giuridica inter-nazionale dell’Organizzazione delle Nazio-ni Unite e di tutte le sue realizzazioni, mi-gliorabile come qualunque altra operaumana e, al tempo stesso, necessaria, puòessere pegno di un futuro sicuro e feliceper le generazioni future. Lo sarà se i rap-presentanti degli Stati sapranno mettere daparte interessi settoriali e ideologie e cerca-re sinceramente il servizio del bene comu-ne. Chiedo a Dio Onnipotente che sia co-sì, e vi assicuro il mio appoggio, la miapreghiera e l’appoggio e le preghiere ditutti i fedeli della Chiesa Cattolica, affin-ché questa Istituzione, tutti i suoi Statimembri e ciascuno dei suoi funzionari,renda sempre un servizio efficace all’uma-nità, un servizio rispettoso della diversità eche sappia potenziare, per il bene comune,il meglio di ciascun popolo e di ciascuncittadino. Che Dio vi benedica tutti!

Le parole al personale dell’O nu

Quelli che non fanno notiziaPrima di fare ingresso nell’emiciclo delPalazzo di Vetro, il Pontefice ha salutato ilpersonale dell’Onu con le parole chepubblichiamo in una traduzione dall’inglese.

Cari amici,

in occasione della mia visita alle NazioniUnite, sono lieto di salutarvi, uomini edonne che siete in molti modi l’ossatura diquesta Organizzazione. Ringrazio per ilvostro benvenuto e vi son grato per tuttociò che avete fatto per preparare la mia vi-sita. Vorrei chiedervi inoltre di porgere ilmio saluto ai membri delle vostre famigliee ai colleghi che non hanno potuto esserecon noi oggi.

La maggior parte del lavoro svolto quinon è del genere che fa notizia. Dietro lequinte, il vostro impegno quotidiano rendepossibile molte delle iniziative diplomati-che, culturali, economiche e politiche delleNazioni Unite, che sono tanto importantiper venire incontro alle speranze e alleaspettative dei popoli che compongono lafamiglia umana. Siete esperti e operatori

mondo. E come tali siete un microcosmodei popoli che questa Organizzazione rap-presenta e cerca di servire. Come tantagente in tutto il mondo, anche voi sietepreoccupati del benessere e dell’educazionedei vostri figli. Vi sta a cuore il futuro delpianeta, e il tipo di mondo che lasceremoalle generazioni future. Ma oggi, e ognigiorno, vorrei chiedere a ciascuno di voi,secondo le proprie capacità, di prendervicura l’uno dell’altro: siate vicini gli uni aglialtri, rispettatevi gli uni gli altri, così da in-carnare in voi stessi l’ideale di questa Or-ganizzazione di una famiglia umana unita,che vive in armonia, che opera non soltan-to per la pace ma in pace; che agisce nonsolo per la giustizia, ma in uno spirito digiustizia.

Cari amici, benedico ciascuno di voi ditutto cuore. Pregherò per voi e per le vo-stre famiglie, e chiedo per favore a ciascu-no di voi di ricordarsi di pregare per me. Ese qualcuno di voi non è credente, gli chie-do di augurarmi il bene. Dio vi benedicatutti.

Grazie.sul campo, funzionarie segretari, traduttoried interpreti, addettialle pulizie e cuochi,personale della manu-tenzione e della sicu-rezza. Grazie per tuttociò che fate!

Il vostro lavoro si-lenzioso e fedele con-tribuisce non soltantoal miglioramento delleNazioni Unite, ma hapure un grande signi-ficato per voi perso-nalmente, perché ilmodo in cui lavoriamoesprime la nostra di-gnità e il tipo di per-sone che siamo.

Molti di voi sonogiunti in questa cittàda Paesi di tutto il

Alle Nazioni Unite il Papa indica come priorità la salvaguardia dell’ambiente e la protezione di deboli e poveri

Nessuno esclusoÈ necessaria una riforma degli organismi esecutivi e finanziari per evitare abusi ai danni dei Paesi in via di sviluppo

Nel saluto di Ban Ki-moon

Sul pulpitodel mondo«Benvenuto sul pulpito delmondo!»: si è rivolto a chi sa parlarea tutti, potenti e umili, e hal’autorità per essere ascoltato daognuno, il segretario generaledell’Onu, Ban Ki-moon, accogliendoPapa Francesco. È la prima volta insettant’anni di storia, ha ricordatoBan Ki-moon, che un Papa inaugural’assemblea generale, parlando da unluogo che «per chi ha a cuore leNazioni Unite» è «sacro»; luogo dadove un leader mondiale puòrivolgersi a tutta l’umanità.«Grazie di fare la storia» ha detto ilsegretario generale, sottolineando la«statura mondiale» del Ponteficericonosciuta da tutte le fedi. Unprestigio e un’autorevolezza che sonostati spiegati da Ban Ki-moonricorrendo al motto di Francesco,Miserando atque eligendo: il Papa, hadetto, mantiene sempre la sua umiltàe si sforza «ogni giorno di includeregli esclusi», di stare con i poveri e idimenticati e non con le celebrità, diapparire non tanto nei ritratti, ma«nei selfie con i giovani». Così comeaccade nelle Nazioni Unite, haaggiunto rivolgendosi direttamente alPontefice, «lei è guidato dallapassione di aiutare gli altri» e «lesue idee muovono milioni di personee i suoi insegnamenti spingonoall’azione». Quello di PapaFrancesco, ha sintetizzato ilsegretario generale dell’Onu, è «unesempio per tutti».Entrando poi nel dettaglio dei lavoridell’assemblea, Ban Ki-moon haanche rilevato come la coincidenzadella visita del Papa con l’adozionedell’Agenda per uno svilupposostenibile non sia per nulla casuale.Il segretario generale ha infattirichiamato le linee portanti dellaLaudato si’, il concetto di «ecologiaintegrale», il cambiamento climaticointeso come «sfida principale perl’umanità», la giustizia sociale. Tuttesollecitazioni, ha detto, chechiamano in causa all’avvicinarsidella prossima conferenza sulcambiamento climatico che sisvolgerà a Parigi.Nell’affrontare tutti i problemi chesono sull’agenda mondiale, haaggiunto, quella del Papa è una«risonante voce di coscienza»: è luiche ha «gridato per averecompassione verso i i rifugiati e imigranti di tutto il mondo esolidarietà con le personeintrappolate nella guerra e nellapovertà». È lui che «si impegna asollevare le famiglie in difficoltà, afar cessare le moderne schiavitù»; luiche «crede nella costruzione diopportunità per i giovani e di pontitra le comunità». Infine,richiamando l’incipit dell’enciclica,Ban Ki-moon ha ricordato cheFrancesco si rivolge non solo aicristiani, ma «a ogni persona chevive su questo pianeta», e ognuno,ha aggiunto, è pronto ad ascoltarlo.

Dinanzi ai popolidal nostro inviato GA E TA N O VALLINI

Sventolava anche la bandiera della Santa Se-de davanti all’entrata della sede delle NazioniUnite a New York all’arrivo di Papa France-sco. Scelta non casuale per una giornata digrande solennità per l’organizzazione interna-zionale. E con solennità e calore il Pontefice èstato accolto venerdì mattina, 25 settembre, alsuo ingresso nella sala dell’assemblea genera-le. Che ha apprezzato il suo discorso, inter-rotto ventisette volte e al termine salutato conuna standing ovation. Un intervento atteso inun’occasione importante, per un messaggio difiducia sulle capacità di incidere sul futuro;ma soprattutto una chiamata all’impegno ver-

la consorte, Ban Soon-taek, e da due bambiniche gli hanno offerto un omaggio floreale.Quindi è salito al 38° piano nell’ufficio del se-gretario generale per un colloquio privato.Nel frattempo il seguito è stato accompagna-to nel salone, dove si è svolto un incontro conlo staff. Al termine, dopo la presentazionedelle delegazioni, lo scambio dei doni: unaMadonna con Bambino realizzata dallo Stu-dio del mosaico vaticano e una formella inbronzo che riproduce la medaglia dell’incon-tro mondiale delle famiglie a Philadelphia,quelli del Papa. Che subito dopo ha appostola sua firma al libro d’o n o re .

Raggiunto il Green Wall, dopo un salutodi Ban Ki-moon, il Pontefice ha tenuto un

per preservare e migliorare l’ambiente na-turale e vincere quanto prima il fenomenodell’esclusione sociale ed economica, conle sue tristi conseguenze di tratta degli es-seri umani, commercio di organi e tessutiumani, sfruttamento sessuale di bambini ebambine, lavoro schiavizzato, compresa laprostituzione, traffico di droghe e di armi,terrorismo e crimine internazionale orga-nizzato. È tale l’ordine di grandezza diqueste situazioni e il numero di vite inno-centi coinvolte, che dobbiamo evitare qual-siasi tentazione di cadere in un nominali-smo declamatorio con effetto tranquilliz-zante sulle coscienze. Dobbiamo aver curache le nostre istituzioni siano realmente ef-ficaci nella lotta contro tutti questi flagelli.

La molteplicità e complessità dei proble-mi richiede di avvalersi di strumenti tecnicidi misurazione. Questo, però, comportaun duplice pericolo: limitarsi all’e s e rc i z i oburocratico di redigere lunghe enumerazio-ni di buoni propositi — mete, obiettivi eindicazioni statistiche —, o credere cheun’unica soluzione teorica e aprioristicadarà risposta a tutte le sfide. Non bisognaperdere di vista, in nessun momento, chel’azione politica ed economica, è efficacesolo quando è concepita come un’attivitàprudenziale, guidata da un concetto peren-ne di giustizia e che tiene sempre presenteche, prima e aldilà di piani e programmi,ci sono donne e uomini concreti, uguali aigovernanti, che vivono, lottano e soffrono,e che molte volte si vedono obbligati a vi-vere miseramente, privati di qualsiasi di-ritto.

Affinché questi uomini e donne concretipossano sottrarsi alla povertà estrema, bi-sogna consentire loro di essere degni attoridel loro stesso destino. Lo sviluppo umanointegrale e il pieno esercizio della dignitàumana non possono essere imposti. Devo-no essere costruiti e realizzati da ciascuno,da ciascuna famiglia, in comunione con glialtri esseri umani e in una giusta relazionecon tutti gli ambienti nei quali si sviluppala socialità umana — amici, comunità, vil-laggi e comuni, scuole, imprese e sindacati,province, nazioni, ecc. Questo suppone edesige il diritto all’istruzione — anche per le

mune, che è il diritto alla vita, e, in sensoancora più ampio, quello che potremmochiamare il diritto all’esistenza della stessanatura umana.

La crisi ecologica, insieme alla distruzio-ne di buona parte della biodiversità, puòmettere in pericolo l’esistenza stessa dellaspecie umana. Le nefaste conseguenze diun irresponsabile malgoverno dell’econo-mia mondiale, guidato unicamentedall’ambizione di guadagno e di potere,devono costituire un appello a una severariflessione sull’uomo: «L’uomo non si creada solo. È spirito e volontà, però anchenatura» (Benedetto XVI, Discorso al Parla-mento della Repubblica Federale di Germa-nia, 22 settembre 2011; citato in Enc. Lau-dato si’, 6). La creazione si vede pregiudi-cata «dove noi stessi siamo l’ultima istanza[...]. E lo spreco della creazione inizia do-ve non riconosciamo più alcuna istanza so-pra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi»(Id., Incontro con il Clero della Diocesi diB o l z a n o - B re s s a n o n e , 6 agosto 2008, citatoibid.). Perciò, la difesa dell’ambiente e lalotta contro l’esclusione esigono il ricono-scimento di una legge morale inscritta nel-la stessa natura umana, che comprende ladistinzione naturale tra uomo e donna (cfr.

so chi ha il potere e la responsabilità di cam-biare in meglio il mondo, per il bene dei po-poli e del pianeta.

Proprio per i temi trattati e per la plateaprestigiosa al cui si è rivolto — con decine dicapi di Stato e di Governo che firmeranno ilProgramma per lo Sviluppo 2015-2030 — è sta-to questo uno dei momenti più significatividel viaggio di Papa Francesco, quarto Ponte-fice a parlare al Palazzo di Vetro. Prima di luiPaolo VI, il 4 ottobre 1965, Giovanni Paolo IIdue volte, il 2 ottobre 1979 e il 5 ottobre 1995,e Benedetto XVI, il 18 aprile 2008. E il suo in-tervento ha coinciso con l’inizio della settan-tesima assemblea generale.

Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal se-gretario generale, Ban Ki-moon, insieme con

Il saluto del presidente della settantesima sessione dell’assemblea

Stesse preoccupazioni

Uniti dalle stesse preoccupazioni del Papa. Così Mogens Lykketoft, presidentedella settantesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha assi-curato la consonanza di vedute tra i leader mondiali e il Pontefice. Un’unitàche, ha detto, verrà testata durante la conferenza sul clima di Parigi in program-ma a dicembre. Il presidente ha sottolineato che è necessario trovare la saggezzae il coraggio di adottare un ambizioso accordo climatico per proteggere la po-polazione e il pianeta. Simile urgenza e unità, ha aggiunto, è richiesta per p or-tare a termine i conflitti e gli estremismi violenti che colpiscono molte parti delmondo attuale. A oggi, ha affermato, la risposta collettiva a queste crisi, eall’emergenza di milioni di migranti e rifugiati, è stata, al meglio, inadeguata e,al peggio, un fallimento dell’umanità.

breve discorso, in inglese,allo staff e al personaledell’organizzazione, rin-graziando per il silenzio-so ma prezioso lavorosvolto dietro le quinte.Un lavoro che nel corsodegli anni è costato la vi-ta a diversi funzionari,morti in missione. Allaloro memoria Papa Fran-cesco ha deposto una co-rona di fiori davanti allatarga che li ricorda, sof-fermandosi in preghiera.Quindi, utilizzando unagolf-car, si è trasferito alpalazzo dell’assembleagenerale, dove è stato sa-lutato dai presidenti della69ª e della 70ª assemblea— rispettivamente l’ugan-dese Sam Kutesa e il da-nese Mogens Lykketoft —e dal presidente di turnodel Consiglio di sicurez-za, l’ambasciatore russoVitaly Churkin, che inprecedenza avevano avu-

to colloqui con il cardinale Parolin, gli arcive-scovi Becciu, Gallagher e Auza, e monsignorMiles.

Dal primo piano, il Pontefice, accolto daun applauso dei presenti tutti in piedi, hapercorso il corridoio centrale per raggiungerel’emiciclo della sala dell’assemblea generale,riaperta pochi giorni fa dopo lunghi lavori direstauro. E qui, dopo le parole di benvenutodel segretario e del presidente, dal podio harivolto, sempre in spagnolo, il suo discorso aipresenti, rappresentanti dei 193 Stati membri.

Al termine, dopo gli incontri privati conLykketoft e Kutesa, Francesco si è trasferito aGround Zero, per il secondo momento di unagiornata intensa.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 27 settembre 2015

Con i bambini di Harlem

Mai smetteredi sognare

A Cracovia la beatificazione di Clara Ludovica Szczęsna

Il Vangelo tra le domestiche

Il cardinale Leonardo Sandri esprime la vicinanza di Papa Francesco ai fedeli armeni

Quando tutto crolla resta Dio

Convegno sul Codice dei canoni delle Chiese orientali

Tra attualità e sviluppi legislativi

Nel venticinquesimo anniversario della promulgazione del Codex Cano-num Ecclesiarum Orientalium (Cceo), che ricorre il 18 ottobre, il Pontifi-cio Consiglio per i testi legislativi e la Congregazione per le Chiese orien-tali, insieme al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cri-stiani e al Pontificio istituto orientale, hanno organizzato una giornata distudio dedicata a «problematiche attuali e sviluppi legislativi» del Codice.Si terrà il 3 ottobre nella sala San Pio X in Vaticano e affronterà proble-matiche riguardanti la famiglia e il dramma della diaspora che investel’area asiatica e africana e che sta mettendo a dura prova l’esistenza stessadi quelle storiche Chiese. Il programma prevede interventi dei capi dei di-casteri interessati e quattro relazioni su: sviluppi del rapporto ecumeniconell’ambito teologico; l’assistenza ai fedeli orientali cattolici in emigrazio-ne; l’armonizzazione tra i due Codici; la cura pastorale dei fedeli orientalicattolici senza propria gerarchia. Sono previste sei comunicazioni di cuiuna sul recente motuproprio Mitis et misericors Iesus e una seconda sul la-voro diplomatico della Santa Sede per favorire la protezione dei cristianid’Oriente. Sul sito del dicastero (www.delegumtextibus.va) il programmae la scheda di iscrizione.

Nomineepiscopali

Le nomine di oggi riguardano laChiesa in Perú e in Polonia.

Robert Francis Prevostvescovo di Chiclayo

( Pe r ú )

Nato il 14 settembre 1955 a Chi-cago, Illinois, ha compiuto gli stu-di secondari nel seminario minoredell’ordine di Sant’Agostino. Haconseguito il baccellierato inscienze matematiche all’universitàdi Villanova e la licenza in teolo-gia alla Catholic TheologicalUnion di Chicago. Ordinato sa-cerdote agostiniano a Roma il 19giugno 1982, si è laureato in dirit-to canonico all’Angelicum nel1987. Giunto nella missione agosti-niana in Perú è stato cancellieredella diocesi di Chulucanas. Poinegli Stati Uniti è stato promotoredella pastorale vocazionale e diret-tore delle missioni del suo ordinenella provincia di Chicago. Ritor-nato in Perú nel 1988, ha diretto ilseminario agostiniano in Trujillo einsegnato diritto canonico nel se-minario diocesano. È stato prefet-to degli studi in detto seminario egiudice del tribunale ecclesiasticoregionale, nonché membro delcollegio dei consultori di Trujillo.Ha diretto anche una quasi-par-rocchia nella periferia povera dellacittà. Dopo dieci anni di ministeroininterrotto in Perú è ritornato aChicago perché nel 1998 è statoeletto superiore della provinciaagostiniana di Chicago. Nel 2001è stato eletto priore generale, inca-rico che ha ricoperto per duemandati fino al 2013. Poi per unanno è stato direttore della forma-zione nel convento di Sant’Agosti-no a Chicago, primo consigliere evicario della provincia Nostra Ma-dre del Buon Consiglio. Il 3 no-vembre 2014 è stato nominato am-ministratore apostolico della dio-cesi di Chiclayo in Perú, e in paritempo vescovo titolare di Sufar.Ha ricevuto l’ordinazione episco-pale il successivo 12 dicembre.

Zbigniew Zielińskiausiliare di Gdańsk

(Polonia)

Nato il 14 gennaio 1965 aGdańsk, dopo la maturità nellascuola tecnica dei cantieri navali“Conradinum”, nel 1987 ha otte-nuto il titolo di meccanico. Nellostesso anno è stato ammesso al se-minario maggiore e il 18 maggio1991 ha ricevuto l’ordinazione sa-cerdotale per l’arcidiocesi natale.Dal 1991 al 2000 è stato vicariodella parrocchia della Beata Vergi-ne Maria Addolorata e nella catte-drale a Gdańsk-Oliva (Santa Tri-nità). Dal 2000 al 2008 è stato di-rettore del dipartimento per la pa-storale della curia e responsabileper il pellegrinaggio del quadro diGesù misericordioso nelle parroc-chie dell’arcidiocesi. Nel 2004 haottenuto il dottorato in teologiapastorale all’università CardinaleStefan Wyszyński di Varsavia. Dal2004 al 2006 è stato docente disociologia della religione nell’uni-versità statale di Gdańsk. Dal2004 al 2007 è stato parroco a So-pot e poi parroco della cattedrale.Attualmente era parroco dellacon-cattedrale, membro della com-missione per le visite canonichenelle parrocchie, del consiglio pre-sbiterale, del collegio dei consul-tori e docente di teologia pastora-le nel seminario maggiore. Inoltreè incaricato per la pastorale dellaguardia forestale e dell’asso ciazio-ne Semper fidelis.

Nel pomeriggio di venerdì 25 il Papa haincontrato un gruppo di bambini e di famigliedi immigrati nella scuola Nostra SignoraRegina degli angeli, nel quartiere di EastHarlem, a New York. Di seguito unatraduzione del discorso pronunciato dalPontefice in spagnolo.

Cari fratelli e sorelle, buonasera!

Sono contento di essere qui con voi, insie-me a tutta questa grande famiglia che vi ac-compagna. Vedo i vostri insegnanti, glieducatori, i genitori e i parenti. Grazie perl’accoglienza! E chiedo scusa specialmenteagli insegnanti perché “rub o” qualche mi-nuto alla lezione in classe... ma sono tutticontenti, lo so!

Mi hanno spiegato che una delle bellecaratteristiche di questa scuola e di questolavoro è che alcuni alunni e alcuni di voivengono da altri luoghi, e molti da altri

Paesi. E questo è bello. Anche se so chenon è sempre facile doversi spostare e tro-vare una nuova casa, trovare nuovi vicini,amici; non è facile, però bisogna comincia-re. All’inizio può essere un po’ faticoso.Tante volte imparare una nuova lingua,adattarsi a una nuova cultura, un nuovo cli-ma. Quante cose bisogna imparare! Nonsolo i compiti della scuola, ma tante cose.

Il bello è che incontriamo anche nuoviamici, e questo è molto importante, i nuoviamici che incontriamo. Incontriamo perso-ne che ci aprono le porte e ci mostrano laloro tenerezza, la loro amicizia, la loro com-prensione, e cercano di aiutarci perché nonci sentiamo estranei, stranieri. È tutto un la-voro di gente che ci aiuta a sentirci a casa.Anche se a volte l’immaginazione ritornaalla nostra patria, però incontriamo gentebuona che ci aiuta a sentirci a casa. Chebello è poter sentire la scuola, i luoghi di

tanti uomini e donne, come voi, potesseroandare a testa alta, con la dignità di chipuò guadagnarsi da vivere. È bello averedei sogni ed è bello poter lottare per i so-gni. Non dimenticatelo.

Oggi vogliamo continuare a sognare e“festeggiamo” tutte le opportunità che, tan-to a voi quanto a noi grandi, permettono dinon perdere la speranza in un mondo mi-gliore e con maggiori possibilità. E anchetante persone che ho salutato e che mi han-no presentato sognano come voi, sognanoquesto. E per questo si coinvolgono in que-sto lavoro. Si coinvolgono nella vostra vitaper accompagnarvi in questo cammino.Tutti sogniamo. Sempre. So che uno deisogni dei vostri genitori, dei vostri educato-ri e di tutti quelli che vi aiutano — e anchedel Cardinal Dolan, che è molto buono! —è che possiate crescere e vivere con gioia.Qui si vede che siete sorridenti: continuatecosì, aiutate a contagiare la gioia a tutte lepersone che avete vicino. Non sempre è fa-cile. In tutte le case ci sono problemi, ci so-no situazioni difficili, ci sono malattie, manon smettete di sognare che potete viverecon gioia.

Tutti voi che siete qui, piccoli e grandi,avete il diritto di sognare, e mi rallegromolto che possiate trovare, sia nella scuola,sia qui, nei vostri amici, nei vostri insegnan-ti, in tutti quelli che si avvicinano per aiuta-re, l’appoggio necessario per poterlo fare.Dove ci sono sogni, dove c’è gioia, lì c’èsempre Gesù. Sempre. Invece, chi è quelloche semina tristezza, che semina sfiducia,che semina invidia, che semina i cattivi de-

sideri? Come si chiama? Il diavolo. Il dia-volo semina sempre tristezza, perché nonvuole che siamo felici, non vuole che so-gniamo. Dove c’è gioia c’è sempre Gesù,perché Gesù è gioia e vuole aiutarci perchéquesta gioia duri tutti i giorni.

Prima di lasciarvi vorrei darvi un “compi-to a casa” — va bene? È una richiesta sem-plice ma molto importante: non dimentica-tevi di pregare per me, perché io possa con-dividere con tante persone la gioia di Gesù.E preghiamo anche perché molti possanogodere di questa gioia che avete voi quan-do vi sentite accompagnati, aiutati, consi-gliati, anche se ci sono problemi, però c’èquesta pace nel cuore, perché Gesù non ciabbandona.

Che Dio benedica tutti e ciascuno di voi,e che e la Madonna vi protegga. Grazie.

Non sapete cantare qualcosa? Voi, nonsapete cantare? Vediamo, chi è più corag-gioso…

[due donne cantano]Grazie. Tante grazie!Bene, una canzone e poi tutti insieme

preghiamo il Padre nostro.[canto]Grazie! E ora preghiamo. Tutti insieme

preghiamo il Padre nostro.Padre nostro...

[Benedizione]E pregate per me. Non dimenticate il

compito a casa!

«Vicinanza spirituale alla gioia deifedeli armeni cattolici» è stataespressa da Papa Francesco in occa-sione della dedicazione della catte-drale dell’ordinariato per l’E u ro p aorientale, nella città armena diGyumri. Il messaggio del Ponteficeè contenuto in un telegramma a fir-ma del cardinale Pietro Parolin, se-

gretario di Stato, che è stato lettodal cardinale Leonardo Sandri, ilquale ha presieduto giovedì 24 set-tembre la dedicazione della chiesadei martiri. Concelebrante principale

il patriarca di Cilicia degli armenicattolici, Gregoire Pierre Gha-b ro y a n .

Il Papa ha auspicato che la cele-brazione «contribuisca a una rinno-

vata vitalità spirituale della comunitàdell’ordinariato», guidata dall’a rc i v e -scovo Raphael François Minassian,«per una sempre più fedele adesioneal Signore Gesù, un generoso impe-gno apostolico e un’autentica testi-monianza di carità fraterna,sull’esempio dei santi martiri, a cuila cattedrale è dedicata».

Nell’omelia, il prefetto della Con-gregazione per le Chiese orientali haespresso anche la gratitudine dellaSanta Sede per «l’accoglienza garan-tita ad alcuni gruppi di profughiprovenienti dalla Siria». Ai vescoviche rappresentavano il patriarca del-la Chiesa armena apostolica Kare-kin, ha chiesto di «portare l’abbrac-cio di pace», assicurando che la co-munità cattolica «si unisce all’invo-cazione dello Spirito perché discen-da a consacrare il Santo Myron»,nella celebrazione che avrà luogo adEtchmiadzin domenica 27 settembre.

Il porporato ha poi sottolineatocome la comunità armena abbia «sa-puto custodire il tesoro prezioso del-la fede e della propria identità persecoli, durante i regimi non cristianio addirittura atei, che hanno tentatodi sostituire Dio con lo Stato». Ma,nonostante ciò, «l’annuncio di Dio èrimasto vivo, mentre il resto è crolla-to miseramente».

Il cardinale ha anche ricordatoche Giovanni Paolo II volle costitui-re l’ordinariato nel 1991, dopo ilcrollo dell’Unione Sovietica. Quelgesto fu uno «dei segni della rinno-vata fiducia e speranza, con il ripri-stino della piena libertà religiosa edi culto, ma anche l’attestazione diun’amicizia sempre più profondacon i fratelli della Chiesa apostoli-ca». Tutto ciò fu reso possibile daquando il patriarca Vazken accolse imonaci mekitaristi sotto il pontifica-to di Paolo VI, perché si prendesserocura della comunità cattolica delPaese. Il cardinale Sandri ha poi in-vitato a chiedere la grazia «di saper

proseguire ogni giorno in tale solcodi gioia, speranza ed autentica fra-ternità in Cristo», come sottolineòPapa Wojtyła nella sua visita del2001, e «come vuole il Santo PadreFrancesco, che ama i figli e le figliedella nazione armena, come tantevolte ha dimostrato nel corso delsuo pontificato».

Il prefetto della Congregazioneper le Chiese orientali ha quindi rin-graziato il presidente della Repub-blica di Armenia per la sua presenzae ha assicurato la preghiera per lui e«per tutte le sfide che la giovaneRepubblica è stata ed è chiamata adaffrontare». Infine, ha invocato l’in-tercessione dei santi e dei martiridella Chiesa armena e ha affidato ifedeli armeni alla protezione dellaVergine Maria, con un particolare ri-cordo per il patriarca Nerses BedrosTarmouni, morto il 25 giugno.

Il prefetto ha consegnato un cali-ce, dono di Papa Francesco alla cat-tedrale.

Sperimentò personalmente la discriminazione e le osti-lità della polizia zarista nei confronti dei cattolici po-lacchi durante l’occupazione russa. Venne perfino esi-liata, perché trovata con un libro di catechismo. È Cla-ra Ludovica Szczęsna, che il cardinale Angelo Amato,prefetto della Congregazione delle cause dei santi, inrappresentanza di Papa Francesco, beatifica a Craco-via, domenica, 27 settembre.

Nata a Cieszki, nella diocesi di Płock, il 18 lugliodel 1863, una settimana dopo fu battezzata nella chiesaparrocchiale di Lubowidz. Non ebbe la possibilità difrequentare la scuola, tuttavia imparò a leggere e a scri-vere e ricevette un’accurata educazione religiosa. Perguadagnare qualcosa divenne una brava sarta. All’etàdi dodici anni perse la madre e suo padre cercò dispingerla al matrimonio. Non sentendosi chiamata allavita coniugale, lasciò segretamente la casa paterna e sirecò a Mława, dove visse cinque anni. Con molta pro-babilità si fermò in casa di parenti, sostenendosi eco-nomicamente con i lavori di cucito, aspettando che sipotesse realizzare il suo sogno di diventare suora.

Nell’agosto 1885 partecipò a Zakroczym agli esercizispirituali diretti dal cappuccino Onorato Koźmiński(ora beato) e il mese dopo entrò nella congregazioneclandestina delle ancelle di Gesù. Nel 1889, dopo unperiodo di formazione a Varsavia, ancora novizia fu in-viata a Lublino come superiora della casa. Ufficialmen-te dirigeva una sartoria, ma clandestinamente svolgevaapostolato fra le giovani in cerca di lavoro. Duranteun’ispezione della polizia del regime zarista, fortemen-te ostile alla religione cattolica tanto da vietarne l’inse-gnamento, fu trovato un libro di catechismo. Venneconsiderata colpevole e ricevette l’ordine di lasciare im-mediatamente la città. Il direttore spirituale, don Anto-nio Nojszewski, salutandola, le raccomandò di diffon-

dere ovunque il culto al Sacro cuore di Gesù. Tornataa Varsavia visse nel timore di cadere nuovamente sottoil controllo della polizia. Nel frattempo il vescovo Giu-seppe Sebastiano Pelczar (oggi venerato come santo)chiese a padre Onorato di inviargli una suora come di-rettrice dell’asilo delle domestiche di Cracovia. Fu scel-ta Ludovica con una novizia e una postulante. Le reli-giose, lavorando con le domestiche, cercarono di for-marle anche spiritualmente e ottennero dei frutti: alcu-ne infatti si consacrarono.

San Giuseppe Sebastiano, per aiutare la congrega-zione delle ancelle di Gesù a costituire una provincia,decise di comprare un edificio più grande e diede an-che precise indicazioni sulla modalità di vita e di mis-sione. Non solo indicò l’abito, il nome della provincia,l’ampliamento della missione in favore delle ragazze incerca di lavoro e degli ammalati, ma cambiò anche leregole, che furono approvate dall’arcivescovo di Craco-via, Albino Dunajewski. Di fatto, nel 1894, nacque lanuova congregazione denominata ancelle del Sacrocuore di Gesù, con separazione dal gruppo originariodelle ancelle di Gesù. San Giuseppe Sebastiano per treanni nominò superiora Ludovica, la quale il 2 luglio1894 ricevette l’abito religioso con il nome di Clara. Il2 luglio 1895 emise i voti perpetui e fu riconfermata su-periora. Nel frattempo guidò l’istituto impegnatonell’assistenza alle domestiche, agli ammalati in ospe-dale e a domicilio, ai poveri, all’infanzia negli asili enegli orfanotrofi e ai bambini delle scuole elementari.Sotto la sua guida l’Istituto si accrebbe in breve tempodi religiose e case. Dal 1905, si fece pure carico dell’as-sistenza degli emigrati polacchi in Francia.

Negli ultimi anni fu forte nell’affrontare le sofferen-ze di una malattia che la colpì. Morì il 7 febbraio 1916a Cracovia.

riunione, come una secondacasa. E questo è importantenon solo per voi, ma per levostre famiglie. In questomodo la scuola diventa unagrande famiglia per tutti, do-ve insieme alle nostre mam-me, papà, nonni, educatori,insegnanti e compagni impa-riamo ad aiutarci, a con-dividere quello che c’è dibuono in ciascuno, a dare ilmeglio di noi stessi, a lavora-re in gruppo, a giocare ingruppo — che è tanto impor-tante — e a perseverare neinostri obiettivi.

Molto vicino a qui c’è unavia molto importante con ilnome di una persona che hafatto tanto bene per gli altri,e che voglio ricordare convoi. Mi riferisco al PastoreMartin Luther King. Egli ungiorno disse: “Ho un sogno”.Sognò che tanti bambini, tan-te persone avrebbero avutouguaglianza di opportunità.Sognò che tanti bambini co-me voi avrebbero avuto acces-so all’educazione. Sognò che

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 27 settembre 2015 pagina 7

Durante la messa al Madison Square Garden il Pontefice invita a trovare la luce nello smog delle metropoli

Dio nelle cittàNell’anonimato restano ai margini gli stranieri, le persone prive di assistenza sanitaria, i senzatetto, gli anziani

Migliaia di newyorkesi hanno partecipato alla messa celebrata da Francescovenerdì pomeriggio, 25 settembre, al Madison Square Garden.Di seguito la traduzione dallo spagnolo dell’omelia pronunciata dal Papa.

plare la presenza viva di Dio inmezzo alla sua vita, in mezzo allasua città. Con il profeta oggi possia-mo dire: il popolo che cammina, re-spira e vive dentro lo “smog” ha vi-sto una grande luce, ha sperimentatoun’aria di vita.

Vivere in una città è qualcosa dipiuttosto complesso: un contestomulticulturale con grandi sfide nonfacili da risolvere. Le grandi città ciricordano la ricchezza nascosta nelnostro mondo: la varietà di culture,tradizioni e storie. La varietà di lin-gue, di vestiti, di cibi. Le grandi cit-tà diventano poli che sembrano pre-sentare la pluralità dei modi che noiesseri umani abbiamo trovato di ri-spondere al senso della vita nelle cir-costanze in cui ci trovavamo. A lorovolta, le grandi città nascondono ilvolto di tanti che sembrano non ave-re cittadinanza o essere cittadini diseconda categoria. Nelle grandi cit-tà, nel rumore del traffico, nel “rit-mo dei cambiamenti”, rimangonocoperte le voci di tanti volti che nonhanno “diritto” alla cittadinanza,non hanno diritto a far parte dellacittà — gli stranieri, i loro figli (enon solo) che non ottengono la sco-larizzazione, le persone prive di assi-stenza medica, i senzatetto, gli an-ziani soli — confinati ai bordi dellenostre strade, nei nostri marciapiediin un anonimato assordante. Ed en-trano a far parte di un paesaggio ur-bano che lentamente diventa natura-le davanti ai nostri occhi e special-mente nel nostro cuore.

Sapere che Gesù continua a per-correre le vostre strade, mescolando-si vitalmente al suo popolo, coinvol-gendosi e coinvolgendo le personein un’unica storia di salvezza, ciriempie di speranza, una speranzache ci libera da quella forza che cispinge ad isolarci, a ignorare la vitadegli altri, la vita della nostra città.Una speranza che ci libera da “con-nessioni” vuote, dalle analisi astratte,o dal bisogno di sensazioni forti.Una speranza che non ha paura diinserirsi agendo come fermento neiposti dove Ci tocca vivere e agire.Una speranza che ci chiama a guar-dare in mezzo allo “smog” la presen-za di Dio che continua a camminarenella nostra città. Perché Dio è nellacittà.

Com’è questa luce che passa perle nostre strade? Come trovare Dioche vive con noi in mezzo allo“smog” delle nostre città? Come in-

contrarci con Gesù vivo e operantenell’oggi delle nostre città multicul-turali?

Il profeta Isaia ci farà da guida inquesto “imparare a guardare”. Haparlato della luce, che è Gesù. E oraci presenta Gesù come «Consiglieremirabile, Dio potente, Padre persempre, Principe della pace» (9, 5).In questo modo, ci introdurrà nellavita del Figlio, perché sia anche lanostra vita.

Consigliere mirabile. I Vangeli cinarrano come tanti vanno a chieder-gli: Maestro, che cosa dobbiamo fa-re?... Il primo movimento che Gesù

genera con la sua risposta è propor-re, incitare, motivare. Propone sem-pre ai suoi discepoli di andare, diuscire. Li spinge ad andare incontroagli altri, dove realmente sono e nondove ci piacerebbe che fossero. An-date, una, due, tre volte, andate sen-

za paura, andate senza repulsione,andate e annunciate questa gioia cheè per tutto il popolo.

Dio potente. In Gesù Dio si è fattoEmmanuel, il Dio con noi, il Dioche cammina al nostro fianco, che siè mescolato con le nostre cose, nelle

mattina e ogni sera per vedere sesuo figlio torna a casa, e appena lovede venire corre ad abbracciarlo.Questo è bello. Un abbraccio chevuole accogliere, vuole purificare edelevare la dignità dei suoi figli.Padre che nel suo abbraccio è buonanotizia per i poveri, sollievo per gliafflitti, libertà per gli oppressi, con-solazione per i tristi (cfr. Is 61, 1).

Principe della pace. Andare versogli altri per condividere la buonanotizia che Dio è nostro Padre. Checammina al nostro fianco, ci liberadall’anonimato, da una vita senzavolti, una vita vuota, e ci introducealla scuola dell’incontro. Ci liberadalla guerra della competizione,dell’autoreferenzialità, per aprirci alcammino della pace. Quella paceche nasce dal riconoscimento dell’al-tro, quella pace che emerge nel cuo-re guardando specialmente al più bi-sognoso come a un fratello.

Dio vive nelle nostre città, laChiesa vive nelle nostre città. E Dioe la Chiesa che vivono nelle nostrecittà vogliono essere fermento nellamassa, vogliono mescolarsi con tutti,accompagnando tutti, annunciandole meraviglie di Colui che è Consi-gliere mirabile, Dio potente, Padreper sempre, Principe della pace.

«Il popolo che camminava nelletenebre ha visto una grande luce», enoi, cristiani, siamo testimoni.

«Ogni giorno noi preghiamo per “Francesco, nostro Papa” e inunione con lui». Lo ha detto il cardinale Timothy Michael Do-lan, arcivescovo di New York, nel saluto rivolto al Ponteficeall’inizio della messa. Il porporato ha presentato tutte le realtàecclesiali della diocesi — vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi ereligiose, seminaristi, benefattori, fedeli, volontari e membridelle associazioni e delle organizzazioni caritative — concluden-do con un ringraziamento a Francesco per la visita.

Riuniti intorno a Cristo

Ci troviamo nel Madison SquareGarden, luogo emblematico di que-sta città, sede di importanti incontrisportivi, artistici, musicali, che radu-na persone provenienti da diverseparti, e non solo di questa città, madel mondo intero. In questo luogoche rappresenta le diverse facce dellavita dei cittadini che si radunano perinteressi comuni, abbiamo ascoltato:«Il popolo che camminava nelle te-nebre ha visto una grande luce» (Is9, 1). Il popolo che camminava, ilpopolo in mezzo alle sue attività, al-le sue occupazioni quotidiane; il po-polo che camminava carico dei suoisuccessi ed errori, delle sue paure eopportunità; quel popolo ha vistouna grande luce. Il popolo che cam-minava con le sue gioie e speranze,con le sue delusioni e amarezze,quel popolo ha visto una grandeluce.

Il Popolo di Dio è chiamato inogni epoca a contemplare questa lu-ce. Luce che vuole illuminare le na-zioni: così, pieno di giubilo, lo pro-clamava l’anziano Simeone. Luceche vuole giungere in ogni angolo diquesta città, ai nostri concittadini, inogni spazio della nostra vita.

«Il popolo che camminava nelletenebre ha visto una grande luce».Una delle caratteristiche del Popolocredente passa per la sua capacità divedere, di contemplare in mezzo allesue “oscurità” la luce che Cristo vie-ne a portare.

Il popolo credente che sa guarda-re, che sa discernere, che sa contem-

A lezione dai bambini

dal nostro inviato GA E TA N O VALLINI

Il Papa è tornato a scuola per ascoltare unasingolare lezione sulla cura del creato. A pro-porgliela alcuni alunni di terza e quarta ele-mentari dell’istituto Nostra Signora Reginadegli Angeli, nel quartiere di East Harlem aNew York, visitato nel pomeriggio di venerdì25. E Francesco ha risposto dando loro uncompito a casa: pregare per lui. Un momen-to simpatico e gioioso, dopo gli appunta-menti della mattina all’Onu e a GroundZ e ro .

Accolto davanti alla scuola dalla direttricee da numerosi ragazzi di diversi istituti catto-lici della diocesi, che lo hanno salutato conentusiasmo chiedendogli più volte di posareper un selfie, Francesco è entrato in una clas-se dove ad attenderlo c’erano alunni di quat-tro scuole: Saint Ann, Saint Charles Borro-meo, Saint Paul e Our Lady Queen of An-gels. Che gli hanno dato il benvenuto conun canto francescano — e il Papa ha fatto lo-ro cenno di cantare a voce più alta fingendodi non sentirli — e poi con una preghiera allaMadonna. Dopodiché alcuni bambini hannoillustrato i progetti che portano avanti sui te-mi della cura dell’ambiente e sui servizi allacomunità. Infine due di loro, un maschio euna femmina, lo hanno condotto davanti auna lavagna multimediale per una piccola le-zione, chiedendogli di cliccare sullo schermo.Francesco ci ha provato più volte, senza otte-nere l’effetto richiesto. E allora la bimba gliha preso la mano e lo ha guidato, tra i sorrisidei presenti. Terminata la lezione, gli hannodonato un libro contenente preghiere, foto-grafie e disegni degli studenti.

D all’aula il Pontefice ha raggiunto la pale-stra, dove ad attenderlo c’erano un centinaiodi famiglie di immigrati. La scuola, infatti,accoglie bambini provenienti soprattutto daqueste famiglie, garantendo loro non solol’apprendimento della lingua, ma attraversoaccordi con prestigiose scuole superiori catto-liche anche un’istruzione adeguata per emer-gere dall’indigenza. La struttura didattica as-siste prevalentemente minoranze etniche, cioèil 70 per cento di ispanici e il 22 per cento dia f ro a m e r i c a n i .

Al suo ingresso nella palestra Francesco èstato accolto con grande entusiasmo, ma an-che con emozione. Quasi tutti i presenti, so-prattutto gli ispanici, sanno del suo impegnoin favore degli immigrati. E hanno atteso con

particolare entusiasmo e speranza la sua visi-ta, aspettando da lui — figlio di emigrati —una parola in loro favore. Si calcola che negliStati Uniti vivano oltre 55 milioni di ispanici,che rappresentano il 40 per cento dei cattoli-ci del Paese.

E sono state proprio diciassette donne diorigine latinoamericana, per la maggior partemessicane, ad aver confezionato alcuni tessutiche addobbavano la scuola, con ricamate unacroce e la scritta Caridades católicas. E sempre

studenti newyorkesi delle High Schools,Francesco ha fatto il suo ingresso nel palaz-zetto dello sport legato alla storia di grandiimprese del basket, della boxe, dell’hockey, eanche a eccezionali eventi musicali. E l’acco-glienza tributatagli dai ventimila fedeli pre-senti non è stata meno entusiastica di quellache qui viene riservata ai campioni o ai dividel rock.

Il Papa ha percorso su una piccola vetturaelettrica aperta il perimetro della platea per

Luttinell’episcopato

Monsignor Claudio Baggini, ve-scovo emerito di Vigevano, èmorto venerdì mattina, 25 settem-bre, nel seminario di Lodi. Ilcompianto presule era nato a Ro-ma il 1° agosto 1936 ed era statoordinato sacerdote a Lodi il 14giugno 1959. Vicario generale del-la diocesi laudense per tredici an-ni, era stato eletto a Vigevano il18 marzo 2000 e aveva ricevutol’ordinazione episcopale il succes-sivo 30 aprile. Il 12 marzo 2011aveva rinunciato al governo pa-storale della diocesi. Le esequiesaranno celebrate lunedì 28 set-tembre, alle ore 15, nella cattedra-le vigevanese, dove il presule saràsep olto.

Monsignor Carlos Aníbal Altami-rano Argüello, vescovo di Azo-gues, è morto venerdì 25 settem-bre in Ecuador. Il compianto pre-sule era nato in Aloasí, arcidicoesidi Quito, il 3 marzo 1942 ed erastato ordinato sacerdote il 29 giu-gno 1966. Eletto alla Chiesa tito-lare di Ambia il 3 gennaio 1994 enel contempo nominato ausiliaredi Quito, aveva ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il successivo 20febbraio. Trasferito alla diocesi diAzogues il 14 febbraio 2004, il 15giugno 2007 era stato nominatoanche amministratore apostolicosede vacante della diocesi di Lojafino all’arrivo del nuovo vescovoagli inizi del 2014. Le esequie so-no state celebrate sabato 26 set-t e m b re .

nostre case, con i nostri“tegami”, come amava di-re santa Teresa di Gesù.

Padre per sempre. Nullae nessuno potrà separarcidal suo Amore. Andate eannunciate, andate e vive-te che Dio è in mezzo avoi come un Padre miseri-cordioso che esce ogni

†Il Vescovo di Vigevano S. E. Mons. Mau-rizio Gervasoni, il Vescovo Emerito S. E.Mons. Vincenzo Di Mauro e il Presbiteriodiocesano affidano alla bontà misericor-diosa di Dio Padre

Sua Eccellenza Mons.

CL AU D I O BAGGINI

Vescovo Emerito di Vigevano

Mentre esprimono la riconoscenza per ilsuo fecondo servizio alla guida della Chie-sa Vigevanese per quasi undici anni, conl’affetto e la preghiera lo accompagnanoall’incontro con il Signore risorto e nel se-gno della fede invocano per lui il premiodella beatitudine eterna.

Vigevano, 25 settembre 2015

che ha lasciato in dono alla scuola la statuadi una Madonna con Bambino opera di arti-giani del Trentino - Alto Adige — ha rivendi-cato per i più piccoli il diritto a sognare. Asognare di avere una casa, un’educazione. Asperare in un mondo migliore e con maggiorip ossibilità.

Prima di questo incontro Francesco ne haaveva avuto un altro particolarmente signifi-cativo. Protagonisti ancora una volta i bam-bini. In questo caso bambini ammalati. Lohanno atteso all’uscita della residenza ne-wyorkese — che è quella dell’osservatore per-manente della Santa Sede presso le NazioniUnite — per ricevere la sua benedizione. Conloro anche un poliziotto noto per il suo im-pegno in favore dei piccoli disabili e soffe-re n t i .

Infine Francesco ha concluso la giornatacelebrando la messa al Madison Square Gar-den. Proveniente da Harlem, per raggiungereil cuore di Manhattan è passato con la vettu-ra scoperta anche attraverso il Central park,dov’è stato salutato da migliaia di persone.Quindi, trentasei anni dopo che GiovanniPaolo II, il 3 ottobre 1979 qui incontrò gli

ricambiare il caloroso benvenuto. Indossati iparamenti per la celebrazione della messa, èpoi salito sul palco dove era stato allestitol’altare. Vi ha trovato una sedia semplice, inlegno povero, ma di enorme valore simboli-co: a realizzarla, in un garage della contea diWestchester, Fausto Hernández, Héctor Ro-jas e Francisco Santamaría, tre immigrantistagionali ispanici.

Così come era avvenuto a Washington, an-che per questa celebrazione — con le inten-zioni «per la pace e la giustizia» — le pre-ghiere sono state lette in varie lingue, questavolta per lo più di origine europea: gaelico,polacco, tedesco e italiano, cui si è aggiuntoil tigrino, parlato in alcune aree del Cornod’Africa, in particolare Eritrea ed Etiopia.

Nell’omelia il Pontefice ha fatto riferimen-to alle difficoltà di vivere in una città comeNew York se vi si arriva da stranieri. Uomini,donne e bambini le cui voci, al pari di quelledi anziani e senzatetto, coperte dal rumoredella metropoli, non hanno diritto alla citta-dinanza. Francesco si è fatto loro voce. Perreclamare per loro pari dignità, pari diritti.

loro hanno ricamato le tovaglie uti-lizzate per l’altare della messa seraleal Madison Square Garden. Una diqueste è stata donata al Papa. Ledonne partecipano al Proyecto Ma-dres attraverso il quale imparano atessere. Molte sono mogli di O b re -ros unitos de Yonkers, lavoratori or-ganizzati e sostenuti dalle Charitiesdiocesane. Anche loro hanno fattoun dono al Pontefice, regalandoglialcuni attrezzi da lavoro. Un grup-po di giovani rifugiati gli ha regala-to un pallone da calcio, mentre al-cuni immigrati del gruppo Am e r i c a nDreamers & Seekers gli hanno dona-to un libro con le loro storie.

Nel suo discorso il Pontefice —

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 27 settembre 2015

Per un mondodi paceDi seguito una traduzionedall’inglese della preghiera recitatadal Papa.

O Dio dell’a m o re ,

della compassione e dellariconciliazione,rivolgi il Tuo sguardo su di noi,popolo di molte fedi e tradizionidiverse,che siamo riuniti oggi in questoluogo,scenario di incredibile violenza ed o l o re .

Ti chiediamo nella Tua bontàdi concedere luce e pace eternaa tutti coloro che sono morti inquesto luogo —i primi eroici soccorritori:i nostri vigili del fuoco, agenti dip olizia,addetti ai servizi di emergenza epersonale della Capitaneria diPorto,insieme a tutti gli uomini e ledonne innocenti,vittime di questa tragediasolo perché il loro lavoro e il loroservizioli ha portati qui l’11 settembre2001.

Ti chiediamo, nella Tuacompassionedi portare la guarigione a coloro iquali,a causa della loro presenza qui inquel giorno,soffrono per le lesioni e lamalattia.Guarisci anche la sofferenza dellefamiglie ancora in luttoe di quanti hanno perso personecare in questa tragedia.Concedi loro la forza dicontinuare a vivere con coraggioe speranza.

Ricordiamo anche coloroche hanno trovato la morte, iferiti e quanti hanno perso i lorocariin quello stesso giorno alPentagono e a Shanksville, inPe n n s y l v a n i a .I nostri cuori si uniscono ai loromentre la nostra preghieraabbraccia il loro dolore e la loros o f f e re n z a .

Dio della pace, porta la Tua pacenel nostro mondo violento:pace nei cuori di tutti gli uominie le donnee pace tra le Nazioni della terra.Volgi verso il Tuo cammino dia m o recoloro che hanno il cuore e lamenteconsumati dall’o dio.

Dio della comprensione,sopraffatti dalla dimensioneimmane di questa tragedia,cerchiamo la Tua luce e la Tuaguidamentre siamo davanti ad eventicosì tremendi.Concedi a coloro le cui vite sonostate risparmiatedi poter vivere in modo che levite perdute quinon siano state perdute invano.Confortaci e consolaci,rafforzaci nella speranzae concedici la saggezza e ilcoraggiodi lavorare instancabilmente perun mondoin cui pace e amore autenticire g n i n otra le Nazioni e nei cuori di tutti.

In preghiera con i leader religiosi presso il memoriale di Ground Zero

Dove la vitatrionfa su chi porta la morte

Una rosa bianca per le vittime

Missione condivisa

Una consegna di pace è stata affidata dal Papa ai leader religiosi newyorkesiche nella tarda mattinata di venerdì 25 hanno partecipatoalla preghiera comune al memoriale di Ground Zero. Ecco la traduzionedallo spagnolo delle sue parole.

questo centro vuoto, ci ricorda tuttequelle vite che stavano sotto il pote-re di quelli che credono che la di-struzione sia l’unico modo di risol-vere i conflitti. È il grido silenziosodi quanti hanno sofferto nella lorocarne la logica della violenza,dell’odio, della vendetta. Una logicache può produrre solo dolore, soffe-renza, distruzione, lacrime. L’acquache scorre giù è simbolo anche dellenostre lacrime. Lacrime per le distru-zioni di ieri, che si uniscono a quelleper tante distruzioni di oggi. Questoè un luogo in cui piangiamo, pian-giamo il dolore provocato dal sentirel’impotenza di fronte all’ingiustizia,di fronte al fratricidio, di fronteall’incapacità di risolvere le nostredifferenze dialogando. In questo

luogo piangiamo per la perdita in-giusta e gratuita di innocenti, pernon poter trovare soluzioni per ilbene comune. È acqua che ci ricordail pianto di ieri e il pianto di oggi.

Qualche minuto fa ho incontratoalcune famiglie dei primi soccorritoricaduti in servizio. Nell’incontro hopotuto constatare ancora una voltacome la distruzione non è mai im-personale, astratta o solo di cose; mache soprattutto ha un volto e unastoria, è concreta, possiede dei nomi.Nei familiari, si può vedere il voltodel dolore, un dolore che ci lasciaattoniti e grida al cielo.

Ma, a loro volta, essi mi hannosaputo mostrare l’altra faccia di que-sto attentato, l’altra faccia del lorodolore: la potenza dell’amore e delricordo. Un ricordo che non ci lasciavuoti. I nomi di tante persone caresono scritti qui dove c’erano le basidelle torri, e così li possiamo vedere,toccare e mai più dimenticarli.

Qui in mezzo al dolore lacerante

nascosta a cui sempre dobbiamo fareappello. Nel momento di maggiordolore, sofferenza, voi siete stati te-stimoni dei più grandi atti di dedi-zione e di aiuto. Mani tese, vite of-ferte. In una metropoli che può sem-brare impersonale, anonima, di gran-di solitudini, siete stati capaci di mo-strare la potente solidarietà dell’aiu-to reciproco, dell’amore e del sacrifi-cio personale. In quel momento nonera una questione di sangue, di ori-gine, di quartiere, di religione o discelta politica; era questione di soli-darietà, di emergenza, di fraternità.Era questione di umanità. I pompie-ri di New York sono entrati nelletorri che stavano crollando senza fa-re tanta attenzione alla propria vita.Molti sono caduti in servizio e colloro sacrificio hanno salvato la vitadi tanti altri.

Questo luogo di morte si trasfor-ma anche in un luogo di vita, di vitesalvate, un canto che ci porta ad af-fermare che la vita è sempre destina-ta a trionfare sui profeti della distru-zione, sulla morte, che il bene avràsempre la meglio sul male, che la ri-conciliazione e l’unità vincerannosull’odio e sulla divisione.

Mi riempie di speranza, in questoluogo di dolore e di ricordo, l’op-portunità di associarmi ai leader cherappresentano le molte religioni chearricchiscono la vita di questa città.Spero che la nostra presenza qui siaun segno potente delle nostre volon-tà di condividere e riaffermare il de-siderio di essere forze di riconcilia-zione, forze di pace e giustizia inquesta comunità e in ogni parte delmondo. Nelle differenze, nelle di-screpanze è possibile vivere in unmondo di pace. Davanti ad ognitentativo di rendere uniformi è pos-sibile e necessario riunirci dalle di-verse lingue, culture, religioni e darevoce a tutto ciò che vuole impedirlo.Insieme oggi siamo invitati a dire:“no” ad ogni tentativo uniformante e“sì” ad una differenza accettata e ri-conciliata.

Per questo scopo abbiamo biso-gno di bandire i nostri sentimenti diodio, di vendetta, di rancore. E sap-piamo che ciò è possibile soltantocome un dono del cielo. Qui, inquesto luogo della memoria, ciascu-no nella sua maniera, ma insieme. Vipropongo di fare un momento di si-lenzio e preghiera. Chiediamo al cie-lo il dono di impegnarci per la causadella pace. Pace nelle nostre case,nelle nostre famiglie, nelle nostrescuole, nelle nostre comunità. Pacein quei luoghi dove la guerra sembranon avere fine. Pace su quei voltiche non hanno conosciuto altro chedolore. Pace in questo vasto mondo

che Dio ci ha dato come casa di tut-ti e per tutti. Soltanto, pace.

Così la vita dei nostri cari non sa-rà una vita che finirà nell’oblio, masarà presente ogni volta che lottiamoper essere profeti di ricostruzione,profeti di riconciliazione, profeti dipace.

dal nostro inviato GA E TA N O VALLINI

Una rosa bianca alla memoria delle 2979vittime e una preghiera silenziosa recitata albordo della fontana sud, una delle due co-struite laddove sorgevano le Twin Towers, eche riporta i nomi di chi non c’è più. È co-minciata così la visita di Papa Francesco aGround Zero venerdì mattina, 25 settembre,seconda tappa di una giornata ricca di im-pegni. Appena arrivato, visibilmente com-mosso, Francesco aveva incontrato un poli-ziotto sulla sedia a rotelle, una delle tantis-sime persone che ancora portano indelebilii segni della tremenda tragedia dell’11 set-tembre 2001.

Accompagnato dal cardinale TimothyDolan, arcivescovo di New York, Francescoha poi salutato i familiari di venti soccorri-tori caduti. Quindi è entrato nell’edificiodel Memoriale, scendendo al quarto piano

casione per pregare per la pace insieme coni rappresentanti di tutte le religioni.

Così nel luogo in cui sorgeva il WorldTrade Center, per la prima volta si sono da-ti appuntamento rappresentanti di diversereligioni e fedi. Dodici hanno accolto Fran-cesco sul podio, posto accanto ai resti di unpilastro di una delle torri crollate, mentredecine di altri, insieme a numerosi invitati,tra i quali Rudolph Giuliani, all’epoca sin-daco della città, e il governatore dello Sta-to, Andrew Cuomo, hanno trovato postonella platea allestita al Memoriale.

In un clima di grande raccoglimento edemozione, l’incontro è iniziato con la pre-sentazione del cardinale Dolan, seguita dal-le riflessioni, a voci alterne, di Elliot Co-sgrove, rabbino della sinagoga di Park Ave-nue, e Khalid Latif, imam di una moscheacittadina e cappellano dei musulmani allaNew York University. I due, prima di pren-

E mentre tutti si alzavano in piedi, un can-tore ha recitato in ebraico una preghiera inmemoria delle vittime. Negli ultimi versi, visi sono uniti tutti gli ebrei presenti.

Subito dopo ha preso la parola France-sco, che nella sua lingua madre ha tenutouna riflessione molto sentita, personale. Haparlato di atto insensato, del grido di dolo-re delle vittime, delle lacrime versate, deldolore sopportato. Ha detto che alle distru-zioni di ieri si aggiungono quelle di oggi,sottolineando che queste non sono mai im-personali, perché implicano volti concreti,storie con dei nomi. Ma insieme al dolorelacerante, ha anche ricordato le mani tesedei soccorritori, molti dei quali hanno pa-gato con la vita la propria generosità. Gra-zie a loro, ha aggiunto, questo Ground Ze-ro si è trasformato in un luogo di vita. Infi-ne ha invitato a fare silenzio, per pregare eimplorare il dono della pace.

L’incontro è proseguito con il canto inlingua inglese Let There Be Peace on Earth,scritto nel 1955 da Sy Miller e Jill Jackson,e che è l’inno ufficiale dell’O rganizzazionedelle Nazioni Unite. Composto originaria-mente come canto religioso, fu adottato co-me inno dall’Onu nel 1962, dopo la crisidei missili a Cuba. A intonarlo lo YoungPe o p l e ’s Chorus di New York.

Dopo il gesto dello scambio della pace eil saluto con i rappresentanti delle diversereligioni presenti, il Pontefice ha visitato ilmuseo nazionale del Memoriale. In partico-lare la sala in cui sono conservati il tralicciod’acciaio a forma di croce emerso dalle ma-cerie del World Trade Center e una Bibbiain parte bruciata, lasciata aperta così com’èstata rinvenuta tra i detriti.

Intanto sulla piazza, alcune persone la-sciavano altri fiori sul bordo della fontana.E con essi ricordi e preghiere per chi nonc’è più.

«Noi in New York siamo peccatori, abbiamo un muc-chio di difetti e facciamo molti errori. Ma, una dellecose che facciamo meglio è la sincera e fruttuosa ami-cizia interreligiosa». Così il cardinale Timothy Mi-chael Dolan ha salutato Papa Francesco.

Il porporato ha raccontato che «i nostri antenatisono venuti qui per la libertà religiosa e hanno trova-to in New York un’atmosfera di rispetto e apprezza-mento per le diversità religiose». Quanti hanno ilcompito di guidare pastoralmente le persone, «lavora-no insieme, pregano inseme, si incontrano, dialogano,e provano a servire insieme la città», orgogliosi «dichiamare la nostra casa terrena, mentre attendiamo lanostra vera ed eterna residenza in cielo».

Hanno poi preso la parola il rabbino Elliot Co-sgrove, della sinagoga di Park Avenue, e l’imam Kha-lid Latif, della moschea di New York. «In questo luo-

go — ha detto il primo — dove l’orrenda violenza ven-ne commessa falsamente in nome di Dio, noi, rappre-sentanti delle religioni in questa grande città di NewYork, siamo riuniti per offrire parole di consolazionee di preghiera». La missione condivisa dai fedeli diogni religione, ha aggiunto utilizzando un’e s p re s s i o n edi Papa Francesco, è quella di essere «un ospedale dacampo dopo la battaglia, per guarire le ferite e scal-dare il cuore di una umanità che ha un così disperatobisogno di conforto». L’imam ha aggiunto che «in-tolleranza e ignoranza alimentarono quelli che attac-carono questo luogo. Il coraggio dell’incontro odier-no distingue noi dagli oppositori della libertà religio-sa. Noi uniti come fratelli e sorelle per condannare iloro orrendi atti di violenza e onorare ogni vita che èandata perduta».

re questi terribili atti diviolenza e ribadire lasacralità di ogni vitaumana.

Subito dopo il Papaha recitato una preghie-ra per la pace, la stessapronunciata il 20 aprile2008 da Benedetto XVIin quello che all’ep o caera ancora un cantiereper la costruzione delMemoriale, e che da al-lora è divenuta una pre-ghiera tradizionale quia Ground Zero, spessorecitata da quanti giun-gono in visita in questoluogo.

La lettura di cinquemeditazioni — indù,buddista, sikh, musul-mana e cristiana, contraduzione in ingleseletta dai rappresentantidi altre fedi — s e m p resul tema della pace èstata scandita dal rin-tocco di una campana.

interrato. Da qui ha raggiunto con un’autoelettrica la Foundation Hall per l’i n c o n t rointerreligioso, da lui fortemente voluto. In-fatti, quando ha accettato l’invito a visitareanche Ground Zero, il Papa ha subito dettoche avrebbe preferito non ci si limitasse so-lo a una preghiera per le vittime del terrifi-cante attentato, ma che fosse anche un’o c-

dere la parola, si sono abbracciati. Nelle lo-ro parole il ricordo delle vittime, morte inun attacco compiuto falsamente in nome diDio. Ma anche la condanna dell’intolleran-za e dell’ignoranza che hanno provocatotutto ciò. Entrambi hanno ribadito l’imp or-tanza di stare insieme, rappresentanti di di-verse religioni, come fratelli, per condanna-

possiamo toccare con ma-no la capacità di bontàeroica di cui è anche capa-ce l’essere umano, la forza

Cari amici!

Diversi sentimenti, emozioni provo-ca in me il trovarmi qui a GroundZero, dove migliaia di vite sono statestrappate in un atto insensato di di-struzione. Qui il dolore è palpabile.L’acqua che vediamo scorrere verso