Osservatore_2015.09.25

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Il giornale Osservatore Romano di 25.09.2015

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLV n. 218 (4 7. 0 5 6 ) Città del Vaticano venerdì 25 settembre 2015

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NOSTRE INFORMAZIONI

A Washington il Pontefice indica le linee di impegno comune

Come difendere i più deboliPer la prima volta il Papa parla al Congresso statunitense

Con un triplice invito a «costruireuna società che sia veramente tolle-rante ed inclusiva, a difendere i di-ritti degli individui e delle comunità,e a respingere qualsiasi forma di in-giusta discriminazione» Papa Fran-cesco si è rivolto alla nazione ameri-cana durante il primo discorso pro-nunciato in pubblico sul territoriostatunitense. E non è un caso che illuogo fosse la Casa Bianca, uno deiluoghi simbolo dell’identità a stelle estrisce. Mercoledì mattina, 23 set-tembre, nel giardino della residenzapresidenziale a Washington il primoPapa latinoamericano è stato ricevu-to dal primo presidente afroamerica-no degli Stati Uniti, in un’atmosferadi grande cordialità.

Ambiente, libertà religiosa e tuteladei più deboli al centro dei due di-scorsi, con l’auspicio da parte delPontefice «che tutti gli uomini e ledonne di buona volontà di questaNazione sostengano gli sforzi dellacomunità internazionale per proteg-gere i più deboli e di promuoveremodelli integrali ed inclusivi di svi-luppo, così che i nostri fratelli e so-relle possano conoscere la pace e laprosperità». Più pastorali i successiviappuntamenti di Francesco nella ca-pitale statunitense. Nella tarda mat-tinata il Pontefice ha incontrato i ve-scovi e nel pomeriggio ha celebratola messa per la canonizzazione diJunípero Serra, la prima in questoPa e s e .

Nel lungo e articolato discorso ri-volto all’assemblea dell’episcopato ilPapa ha assicurato vicinanza umanae spirituale, chiedendo ai confratellidi non sottrarsi alle sfide del nostrotempo. Ha quindi espresso loro gra-titudine e incoraggiamento perl’opera di accoglienza degli immi-grati, e ha accennato alla questionedegli abusi. «So quanto ha pesato invoi la ferita degli ultimi anni — hadetto — e ho accompagnato il vostrogeneroso impegno per guarire le vit-time», esortando a «continuare aoperare affinché tali crimini non siripetano mai più».

Nella giornata di giovedì France-sco si reca al Congresso — primo Pa-pa a rivolgersi ai parlamentari statu-nitensi nella loro sede istituzionale —e poi si trasferisce a New York.

PAGINE DA 6 A 8

Il presidente Santos e il leader delle Farc s’incontrano all’Avana e annunciano un’intesa definitiva entro sei mesi

Passi di pace colombiani

La stretta di mano tra il presidente colombiano, quello cubano e il leader delle Farc (Reuters)

I n c o n t roe dialogo

L’accoglienza alla Casa Bianca daparte del presidente Barack Oba-ma, l’incontro con i vescovi nellacattedrale di Washington, la ca-nonizzazione del missionario Ju-nípero Serra nel santuario nazio-nale dell’Immacolata: così è ini-ziata l’attesissima visita negli StatiUniti di Papa Francesco, cheObama aveva voluto salutare giàall’arrivo del volo da Cuba. In«giorni di incontro e dialogo»durante i quali il Pontefice — p re -sentatosi come figlio di immigratie dunque come un fratello in unPaese che tanto deve al contribu-to dell’immigrazione — si auguradi ascoltare e di condividere spe-ranze e sogni degli americani.

Nella costruzione di una socie-tà che respinga ogni forma di di-scriminazione — ha detto innanzitutto Bergoglio davanti alla CasaBianca — proprio come «buonicittadini» i cattolici statunitensi siattendono il rispetto della libertàreligiosa, che rimane uno dei benipiù preziosi della loro società. IlPapa ha poi di nuovo espresso lasua preoccupazione per il cambia-mento climatico, questione ormaiineludibile di giustizia sociale, esalutato invece con favore i passiche nelle relazioni internazionalisono stati da poco compiuti versola riconciliazione, la giustizia e lalibertà, riallacciando rapporti in-terrotti e aprendo nuove porte aldialogo.

Preceduto da un saluto nonprevisto agli ebrei nell’imminenzadei giorni solenni del Kippur, ildiscorso ai vescovi nella cattedraledi Washington è stato una lungameditazione, a tratti commovente,sulla vita cristiana: «Allargare ilcuore per testimoniare che Dio ègrande nel suo amore è la sostan-za della missione del successoredi Pietro». Che accompagna e so-stiene ognuno dei suoi fratelli ve-scovi, poggiando sulle loro manila sua, «ormai vecchia e rugosama, per grazia di Dio, ancora ca-pace di sostenere e di incoraggia-re». Parlando, «come vescovo diRoma, già nella vecchiaia chiama-to da Dio da una terra anch’essaamericana, per custodire l’unitàdella Chiesa universale».

Non «forestiero» in America, ilPapa è dunque intervenuto «co-me un fratello tra fratelli»: pur difronte a molte sfide e spesso inambienti ostili, «siamo fautoridella cultura dell’incontro» e «ildialogo è il nostro metodo, nonper astuta strategia, ma perfedeltà a colui che non si stancamai di passare e ripassare nellepiazze degli uomini». E in unmondo segnato dalla frammenta-zione, la missione episcopale —che «svolgiamo in comunione, inmodo collegiale» ha scandito ilPontefice — «è primariamente ce-mentare l’unità», con il fine di«offrire agli Stati Uniti d’Americal’umile e potente lievito della co-munione».

In perfetta continuità con illungo discorso all’episcopato sta-tunitense, nel santuario nazionaledell’Immacolata concezione ilPontefice ha poi proclamato san-to un grande missionario del Set-tecento americano, il francescanospagnolo Junípero Serra, presen-tato da Bergoglio come testimonedella gioia del Vangelo, autenticoprotagonista di una Chiesa cheesce per «condividere la tenerezzariconciliatrice di Dio». Solo nellamissione infatti — ha ripetutoPapa Francesco — è possibile vi-vere la parola di san Paolo che in-vita a rallegrarsi sempre nel Si-gnore. E sperimentare in questomodo la pienezza, il senso e lagioia della vita.

g. m .v.

L’AVA N A , 24. Il più annoso conflittoarmato nell’America Latina, quelloche si protrae da oltre mezzo secolotra il Governo di Bogotá e le Forzearmate rivoluzionarie della Co-lombia (Farc), sembra finalmentevolgere al termine, dopo un nego-ziato già durato quasi tre anni conla mediazione di Cuba e Norvegia.Le due parti sono infatti riuscite arimuovere l’ultimo significativoostacolo che si frapponeva a un’in-

tesa finale, la cui firma — è stato an-nunciato — dovrà avvenire entro il23 marzo del 2016.

Il presidente colombiano, JuanManuel Santos, e il comandantedelle Farc, Rodrigo Londoño Eche-verri, meglio noto con i nomi dibattaglia di Timoshenko e Timo-león Jiménez, lo hanno confermatoieri durante una cerimonia all’Ava-na, in presenza del presidente cuba-no Raúl Castro.

Domenica scorsa, dopo la pre-ghiera mariana dell’Angelus recitataall’Avana, Papa Francesco aveva ri-volto il pensiero «all’amata terra diColombia, consapevole dell’imp or-tanza cruciale del momento presen-te, in cui, con sforzo rinnovato emossi dalla speranza, i suoi figlistanno cercando di costruire una so-cietà pacifica». Poi l’auspicio «cheil sangue versato da migliaia di in-nocenti durante tanti decenni diconflitto armato, unito a quello diGesù Cristo sulla Croce, sostengatutti gli sforzi che si stanno facen-do, anche qui in questa bella isola,per una definitiva riconciliazione».Infine l’appello diretto alle particoinvolte nel negoziato: «Per favorenon possiamo permetterci un altrofallimento in questo cammino dipace e riconciliazione».

«Il Papa ci ha detto che non pos-siamo permetterci di fallire e nonintendiamo fallire, è arrivata l’oradella pace» ha dichiarato il presi-dente Santos che insieme con il lea-der delle Farc ha ieri annunciato unulteriore accordo specifico dopoquelli raggiunti nelle sessioni nego-ziali precedenti, cioè l’intesa sulladelicata questione delle conseguen-ze giudiziarie del conflitto.

L’accordo prevede un’ampia am-nistia per i reati politici e la creazio-ne di una “giurisdizione specialeper la pace" — con magistrati co-lombiani assistiti da giuristi stranieri— che dovrà processare gli imputatiper gli altri crimini, compresi quellidi lesa umanità. «È la prima voltanella storia che un Governo e ungruppo armato illegale creano un si-stema di questo tipo, dentro al pro-prio sistema giudiziario nazionale»,ha detto Santos, precisando comun-que che l’accordo sarà sottoposto algiudizio degli elettori colombiani.

Timoshenko da parte sua ha sottoli-neato che il sistema giudiziariocreato per garantire che non vi siaimpunità al termine di un conflittotanto lungo dovrà occuparsi nonsolo della guerriglia, ma anche deglialtri protagonisti delle violenze, co-me le forze di sicurezza e le orga-nizzazioni paramilitari. Una voltachiuso il negoziato con un accordodefinitivo di pace, le Farc dovrannodeporre le armi entro 60 giorni.

L’arcivescovo di Villavicencio evicepresidente dell’episcopato co-lombiano, monsignor Óscar UrbinaOrtega, già all’annuncio dell’incon-tro tra Santos e Timoshenko avevaespresso soddisfazione, sottolinean-do l’importanza di realizzare tra leparti una fiducia indispensabile auna vera riconciliazione.

Sulla stampa internazionale

Un donospirituale e culturale

PAGINA 4

Oltre settecento morti

Tragica ressa alla Mecca

PAGINA 3

Il Santo Padre ha accettato la ri-nuncia al governo pastorale dellaDiocesi di Goya (Argentina),presentata da Sua EccellenzaMonsignor Ricardo Oscar Faifer,in conformità al canone 401 § 1del Codice di Diritto canonico.

Gli succede Sua EccellenzaMonsignor Adolfo Ramón Ca-necín, finora Vescovo Coadiuto-re della medesima Diocesi.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledell’Arcidiocesi di Guayaquil(Ecuador), presentata da SuaEccellenza Monsignor AntonioArregui Zarza, in conformità alcanone 401 § 1 del Codice di Di-ritto Canonico.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastorale

dell’Arcidiocesi metropolitana diMessina - Lipari - Santa Luciadel Mela (Italia), presentata daSua Eccellenza Monsignor Calo-gero La Piana, S.D.B., in confor-mità al canone 401 § 2 del Codi-ce di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Alba (Italia),presentata da Sua EccellenzaMonsignor Giacomo Lanzetti, inconformità al canone 401 § 2 delCodice di Diritto Canonico.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Arcivescovo di Guayaquil (Ecua-dor) Sua Eccellenza MonsignorLuis Gerardo Cabrera Herrera,O.F.M., finora Arcivescovo diCuenca.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 25 settembre 2015

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Passi in avanti dell’Ue sulla questione dei profughi e migranti

Contrasti accantonati

Xi Jinping a Seattle rassicura gli imprenditori statunitensi

Avanti con le riformeper far crescere la Cina

BRUXELLES, 24. Sembrano almenoper il momento accantonati i contra-sti all’interno dell’Unione europeasulla vicenda dell’aumentato afflussodi profughi e migranti. Il vertice deicapi di Stato e di Governo dei ven-totto Paesi, concluso a tarda notte aBruxelles, a quanto dichiarato dalpresidente del Consiglio europeoDonald Tusk, ha raggiunto l’obietti-vo di ricucire le spaccature eviden-ziate nelle ultime settimane di frontea quella che nel documento finaledell’incontro viene definita «una cri-si senza precedenti».

Una crisi dalle terrificanti conse-guenze per migliaia tra quanti cerca-no nel Mediterraneo di raggiungerele coste europee e che continua asfociare in tragedie anche sul territo-rio dell’Unione. L’ultima si è consu-mata in nottata all’ingresso francesedell’Eurotunnel, il collegamento fer-roviario sotto la Manica. Un giovanedell’apparente età di vent’anni è sta-to travolto da una navetta ferroviariadella manutenzione, secondo quantoriferito dall’emittente Bfm Tv.D all’inizio dell’estate ci sono stati al-tri dieci morti in analoghi tentatividi raggiungere la Gran Bretagna.

Nel vertice a Bruxelles, anche Re-pubblica Ceca, Slovacchia, Ungheriae Romania, che martedì avevano vo-tato contro il piano di ridistribuzio-ne dei profughi, approvato a mag-gioranza qualificata, hanno avallatostavolta le decisioni. «L’atmosfera èstata migliore delle mie attese. Sono

soddisfatto», ha dichiarato il presi-dente della Commissione europea,Jean-Claude Juncker, mentre Tuskha parlato di «momento simbolico»perché si è messo fine al «gioco ri-schioso del biasimo reciproco».

Fra le misure decise c’è quella direalizzare entro il mese di novembreal più tardi, i cosiddetti “hotsp ot” icentri nei quali le istituzioni comuni-tarie e le agenzie internazionali assi-

steranno le autorità dei Paesi di arri-vo di profughi e migranti. Qui ci sa-ranno identificazione e registrazionee saranno organizzate sia la ridistri-buzione sia i rimpatri. Soddisfazioneha espresso, tra gli altri, MatteoRenzi, presidente del Consiglio deiministri dell’Italia, il Paese dopo laGrecia dove maggiori sono gli arrivi.

I leader europei chiedono anchedi «rispondere alle esigenze urgenti

dei rifugiati nella regione aiutandol’alto commissario dell’Onu per i ri-fugiati, il Programma alimentaremondiale e le altre agenzie dell’O nucon almeno un milione aggiuntivo».

Fuori dai confini europei è previ-sta l’assistenza per il Libano, laGiordania, la Turchia, il cui presi-dente sarà a Bruxelles il 5 ottobre, egli altri Paesi alle prese con la crisidei rifugiati siriani, anche attraversoun «aumento sostanziale» del fondodedicato.

Si punta inoltre ad assistere i Pae-si dei Balcani occidentali a gestire iflussi di rifugiati, ad aumentare ifondi per affrontare le cause dellemigrazioni nei Paesi di origine. Aquesto si aggiunge la necessità dirafforzare la sorveglianza ai confini— «l’attuale caos alle nostre frontiereesterne deve finire. Siamo tutti d’ac-cordo sulla necessità di recuperare ilcontrollo dei nostri confini», ha det-to Tusk —, di attivare immediate mi-sure per il piano dei rimpatri e diaumentare i fondi destinati alle te-matiche connesse all’asilo e alle mi-grazioni.

Il presidente della Commissione UeJean-Claude Juncker insieme al cancelliere

tedesco Angela Merkelal vertice di Bruxelles (Afp)

Un miliardo di persone soffriranno per la scarsità di acqua

Il collasso dei ghiacciai himalayani

Un’immagine dell’Everest con i ghiacciai ridotti (Ap)

Per la vicenda dei motori diesel truccati

Si dimettel’ad della Volkswagen

Il dimissionario amministratore delegato di Volkswagen (Reuters)

Il territoriob osniaco

ancora infestatodalle mine

SA R A J E V O, 24. Con decine di mi-gliaia di mine collocate durante laguerra del 1992-1995, e ancora dis-seminate su oltre il due per centodel territorio, la Bosnia ed Erze-govina è il Paese europeo più in-festato da questi ordigni. Lo haricordato ieri il ministro bosniacoper gli Affari civili, Adil Osmano-vic, aprendo un incontro con po-tenziali donatori. Dalla fine dellaguerra, le mine hanno ucciso 1737persone. Secondo il Centro bo-sniaco per lo sminamento (Mac),in novemila località ci sono anco-ra 120.000 mine inesplose.

Osmanovic ha ammesso che ilprocesso di sminamento, che nelleprevisioni dovrebbe concludersinel 2025 si è arenato. Tra l’a l t ro ,il direttore del Mac è stato arre-stato e accusato di corruzione. IlGoverno sta cercando di convin-cere i donatori che i nuovi diri-genti gestiranno in modo traspa-rente i fondi di un impegnostraordinariamente complesso ecostoso che la Bosnia ed Erzego-vina non può sostenere da sola.

Sfide economicheper il nuovo Governo greco

BE R L I N O, 24. «Serve un nuovo ini-zio, ma non ho mai fatto niented’illegale». Lo ha dichiarato Mar-tin Winterkorn, l’a m m i n i s t r a t o redelegato della Volkswagen, dimes-sosi ieri sera dopo il tracollo dellafiducia a seguito della vicenda le-gata alle manipolazioni delle nor-me anti-inquinamento dei motoridiesel venduti negli Stati Uniti.

Già domani il consiglio di am-ministrazione del gruppo diWolfsburg discuterà del successoredi Winterkorn: al primo posto c’èMatthias Müller, attuale numerouno della Porsche (la casa che, conuna quota del 31,5 per cento, è pri-ma azionista della Volkswagen), se-guito da Herbert Diess, un ex diri-gente della Bmw scelto quest’annoper guidare la nuova divisionebrand della Volkswagen, e daRupert Stadler, responsabile delmarchio Audi. E dopo le dimissio-ni di Winterkorn, il titolo Volkswa-gen è volato oggi a più 8,2 percento alla Borsa di Francoforte. Ie-ri ha chiuso positivo di oltre il 5per cento, dopo aver oscillato trameno 8 per cento e più 7 per cen-to. Nei due giorni precedenti avevabruciato oltre venticinque miliardidi euro. Il marchio resta comunquesotto forte pressione: l’agenzia dirating statunitense Fitch lo ha in-fatti messo sotto osservazione, conpossibili tagli in vista per i dannialla reputazione.

E dopo gli Stati Uniti, dove èscoppiato lo scandalo, anche ilMessico vuole accertare se laVo l k s wagen ha venduto nel Paeseauto con i motori diesel truccatiper alterare i risultati sui gas discarico.

WASHINGTON, 24. L’economia ci-nese continuerà a crescere e Pechi-no sta preparando un vasto pac-chetto di riforme, alla luce del re-cente rallentamento economico. Loha detto ieri a Seattle il presidentecinese, Xi Jinping, incontrando gliimprenditori americani nel suo pri-mo appuntamento ufficiale dellavisita in corso negli Stati Uniti.

«Lotta alla corruzione? Non sia-mo House of Cards». Xi Jinpingcerca di conquistare gli uominid’affari statunitensi e lo fa con unabattuta, rara per un leader cinese,riferendosi alla popolare serie tele-visiva statunitense sul potere el’ambizione per ricordare la campa-gna anticorruzione del suo Gover-no contro i funzionari disonesti.

E una cena con alcuni dei piùimportanti leader della comunitàimprenditoriale e finanziaria statu-nitense, tra cui Satya Nadella, capoesecutivo alla Microsoft, e il suofondatore Bill Gates, è servita arassicurare gli imprenditori ameri-cani sulle riforme e sul cyberspa-zio, argomento questo al centrodell’agenda dei colloqui tra il presi-dente Barack Obama e Xi, in pro-gramma domani alla Casa Bianca.

Il leader cinese ha ribadito chePechino accelererà i suoi sforzi percostruire un’economia aperta e nonarretrerà sul fronte del processodelle riforme, anche se non ha for-nito dettagli a questo proposito:«affronteremo le questioni legitti-me degli imprenditori stranieri inmaniera tempestiva, proteggeremo iloro diritti e interessi e lavoreremosodo per provvedere un ambienteaperto, legale e trasparente», hadetto alla platea, aggiungendo an-che di non preoccuparsi per laBorsa asiatica, il cui crollo in estateha provocato uno scossone mon-diale.

Xi ha difeso l’intervento del suoGoverno, sostenendo che «Pechino

ha adottato misure per stabilizzareil mercato e contenere il panico inBorsa che hanno evitato un rischiosistematico».

Nel frattempo, la Boeing si è ag-giudicata una maxicommessa da 38miliardi di dollari dalla Cina, perl’acquisto di 300 velivoli. Il presi-dente cinese ha visitato ieri un im-pianto della casa costrittirce aero-nautica, salendo anche su uno deinuovi aerei.

ATENE, 24. Dopo il giuramento diieri, il nuovo Governo greco hasubito incominciato ad affrontaregià le sfide dell’economia, conl’obiettivo finale di rinegoziare ildebito. Euclid Tsakalotos, tornatoalla guida del ministero delle Fi-nanze, ha elencato le priorità delnuovo Esecutivo guidato da AlexisTsipras: ricapitalizzazione dellebanche, stabilità economica, con-clusione della verifica degli accor-di con i creditori e inizio delle di-scussioni sul debito.

Secondo gli analisti, il Governoha di fronte a sé la necessità nonsolo di fare molte riforme di peso,ma anche di farle in tempi moltostretti — molte entro metà ottobre,quando avverrà la verifica, altre

vanno avviate entro fine anno — sevuole sbloccare la nuova tranchedi prestito da 3 miliardi, parte delpacchetto da 86 miliardi in tre an-ni. Solo una volta superato questoscoglio, in base agli accordi delterzo memorandum, la Grecia po-trà avviare la cruciale trattativa peralleggerire il debito, che strangolala sua crescita. Uno dei fronti piùcomplessi è quello del bilancio efiscale. L’Esecutivo deve varareuna finanziaria supplementare peril 2015, preparare il budget per il2016 e delineare una strategia eco-nomica a medio termine 2016-2019. In questo capitolo ci sono laspinosa cancellazione delle agevo-lazioni fiscali per gli agricoltori el’asta delle frequenze televisive.

NEW DELHI, 24. Un miliardo di per-sone soffriranno per la scarsità diacqua dovuta alla perdita dei ghiaccihimalayani. Sette grandi fiumi — tracui Brahmaputra, Gange, Indo,Mekong — sono, infatti, alimentatidai ghiacciai della catena montuosaasiatica. Il 40 per cento del pianeta

è coperto da ghiacci e manti nevosi.Superfici che — a causa dell’innalza-mento delle temperature (tre gradinell’ultimo mezzo secolo) — stannorapidamente diminuendo, comesegnala l’ultimo rapporto stilato dalWorld Wildlife Fund For Nature( Ww f ) .

I ghiacciai sono fondamentali peragricoltura e industria. Lo scenariopeggiore al 2100, secondo quanto ri-levato dagli esperti dell’I n t e rg o v e r -nmental Panel on Climate Change(Ipcc, Gruppo intergovernativo diesperti sul cambiamento climatico),prevede un innalzamento del livellodei mari da 52 a 98 centimetri. Il fe-nomeno avrebbe pesanti ripercussio-ni sulla società umana: il 60 per cen-to della popolazione si trova infatticoncentrato sulle zone costiere delmondo entro i cento chilometri dallacosta. Diverse grandi città rischianodi essere sommerse, tra cui Shan-ghai, Bangkok, Mumbai, mentre al-cune isole del Pacifico sono destina-te a scomparire per sempre.

Il riscaldamento climatico sta co-stando caro anche all’Antartide: l’87per cento dei suoi ghiacciai si sonoritirati e ben nove piattaforme dighiaccio hanno subito un significati-vo collasso. Gli esperti prevedonoche prima della metà del secolo ilmare Artico sarà praticamente privodi ghiacci nei mesi estivi. «La letturadel quadro d’insieme è impressio-nante», dichiara il Wwf, conferman-do che il 2015 sarà un anno crucialeper le decisioni che la comunità in-ternazionale dovrà prendere, a parti-re dal summit dell’Onu per gliObiettivi di sviluppo sostenibile peri prossimi 15 anni (New York 25-27settembre) e la Cop21 di Parigi sulcambiamento climatico di fine anno.

«Uscire dai combustibili fossili, apartire dal carbone è la condizioneper cercare di mantenere il riscalda-mento globale ben al di sotto dei2°C e scongiurare gli scenari più ca-tastrofici», conclude il Wwf.

Pianoper l’economiain Giappone

TO KY O, 24. Il premier giappo-nese, Shinzo Abe, che è statooggi ufficialmente rieletto allapresidenza del partito Liberalde-mocratico (Ldp), si appresta adannunciare un piano per l’eco-nomia con l’obiettivo di far cre-scere il Pil fino a 600.000 mi-liardi di yen, pari a circa 5.000miliardi di dollari. I parlamenta-ri Ldp hanno riaffidato la lea-dership al premier che, a suavolta, si appresta a procedereall’assegnazione delle cariche alvertice del partito e all’avvio diun rimpasto di Governo nel pe-riodo che va dal 4 al 10 ottobre.Abe illustrerà i piani su partitoed Esecutivo nel corso di unaconferenza stampa. Le linee gui-da dovrebbero puntare a unaforte economia, al sostegnodell’educazione dei figli e allasicurezza sociale, in aggiunta aitre pilastri del rilancio economi-co finora noto come Abenomics.

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 25 settembre 2015 pagina 3

Annunciate manovre navali russe mentre restano divergenze su una soluzione politica del conflitto

La Siria che divide

Almeno 717 morti e centinaia di feriti

Tragica ressa alla Mecca

Te n s i o n etra palestinesi

e israelianiTEL AV I V, 24. Scontri si sono ve-rificati ieri a Hebron tra giovanipalestinesi e soldati israeliani, do-po il funerale della diciottenneHadeel Salah al-Hashlamun, gra-vemente ferita martedì a un po-sto di blocco e poi decedutaall’ospedale di Gerusalemme. Mi-gliaia di persone hanno parteci-pato alle esequie.

Secondo le autorità israeliane,la studentessa avrebbe «tentatodi accoltellare un soldato», pro-vocando la reazione dei suoicommilitoni.

L’Autorità palestinese ha chie-sto un’indagine internazionale,sottolineando che «dalle foto sivede chiaramente che la vita delsoldato, che le ha sparato soloperché era di fronte a lui, nonera in pericolo» e che quindi laversione delle autorità israelianesul tentato accoltellamento «èfalsa».

Poche ore prima, sempre nellazona di Hebron era morto un al-tro giovane palestinese, il ventu-nenne Diyaa Talahmeh, uccisodall’esplosione di un ordigno cheaveva intenzione di lanciare con-tro un veicolo militare.

BRUXELLES, 24. Nella comunità in-ternazionale permangono divisioniriguardo al conflitto siriano. Il dia-logo, anche sul piano militare, av-viato tra Stati Uniti e Russia sulmodo di sconfiggere il cosiddettoStato islamico (Is) sconta al mo-mento le divergenze di valutazionesul Governo del presidente BasharAl Assad, per Mosca un alleato eper Washington uno dei responsabi-li della tragedia siriana.

Ancora nelle ultime ore, il segre-tario di Stato americano, John Ker-ry, ha ribadito la necessità di unatransizione politica in Siria che al-lontani Al Assad.

Su questa linea non ha però tro-vato sostegno tra alcuni importantialleati europei, come emerge da di-chiarazioni rilasciate in margine alConsiglio europeo concluso in not-tata a Bruxelles. Secondo il cancel-liere tedesco, Angela Merkel, «dob-biamo parlare con molti protagoni-sti coinvolti nella crisi siriana, e traquesti Al Assad ed anche altri. Nonsolo con gli Stati Uniti d’America ola Russia, ma anche con altri impor-

tanti partner regionali, inclusi l’Irane i Paesi sunniti come l’Arabia Sau-dita».

Da parte sua, il presidente france-se, François Hollande, ha ricordato,rispondendo a una domanda sulruolo che può svolgere in Siria ilpresidente Putin, che «qualsiasistrada possibile per trovare una so-luzione deve essere percorsa». Hol-lande ha tuttavia ribadito di ritenere«impensabile» che Al Assad resti alpotere dopo la fine della guerra.

In precedenza, in un incontro tralo stesso presidente francese e il pri-mo ministro britannico, David Ca-meron, si era ribadito che i voli diricognizione effettuati in Siriadall’aviazione francese potranno es-sere seguiti da attacchi contro le po-stazioni dell’Is.

Di interventi russi in questo sen-so, anche senza alcun accordo ocoordinamento con la coalizioneguidata dagli Stati Uniti impegnatacontro l’Is in Iraq e in Siria, ha par-lato l’agenzia Bloomberg, attribuen-do l’informazione a fonti del

Cremlino e del ministero della dife-sa russo citate in forma anonima.

È invece ufficiale l’informazionediffusa oggi dallo stesso ministeroche a breve nel Mediterraneo orien-tale saranno condotte manovre na-vali russe.

Medici e personale della difesa civile sauditasoccorrono i feriti della strage alla Mecca (Afp)

Mentre le fazioni libiche trattano su un Governo di unità nazionale

Scontri alla periferia di Tripoli

RIAD, 24. È di almeno 717 morti, secondo le ultime no-tizie fornite al momento in cui andiamo in stampa dalleautorità saudite, il bilancio della ressa di fedeli nellavalle di Mina, a 15 chilometri circa di distanza dallaMecca, dove si sta svolgendo il pellegrinaggio annuale,l’haji. Altre centinaia di persone sono rimaste ferite. Lafolla premeva per raggiungere il luogo non lontano dal-la città santa dell’islam, per partecipare alla cerimoniasimbolica della lapidazione di Satana, che segna la fasefinale del pellegrinaggio. In questo momento, secondole autorità saudite, ai riti alla Mecca partecipano tre mi-

lioni di persone. Le resse, durante le concitate fasi dellacerimonia, non sono rare. Tra i precedenti più gravi,l’incidente del gennaio 2006 che provocò 364 morti.

La tragedia è accaduta poco dopo le 7 di mattina,quando i fedeli si spostavano dai campi dove pernotta-no al luogo dove si svolge il rito della lapidazione delletre colonne, che simbolizzano le tentazioni del diavolo,al terzo giorno del pellegrinaggio. L’incidente segue dipochi giorni quello avvenuto l’11 settembre, quando unagru precipitò sulla grande moschea della Mecca: mori-rono 107 persone e 238 rimasero ferite.

Sempre più tesi i rapporti diplomatici tra Caracas e Bogotá

Maduro militarizzala frontiera venezuelana

Proteste e feritiin Messico

CITTÀ DEL ME S S I C O, 24. Novepersone sono rimaste ferite ierinello Stato meridionale messica-no di Guerrero nei violenti scon-tri tra poliziotti e studenti dellaEscuela Normal Rural di Ayotzi-napa. Gli incidenti sono avvenu-ti a pochi giorni dall’anniversa-rio della scomparsa dei quaranta-tré giovani dello stesso istituto.Secondo le prime ricostruzioni idisordini sono scoppiati quandogli agenti hanno bloccato deipullman carichi di studenti cheintendevano raggiungere Chil-pancingo, capitale del G u e r re ro ,per chiedere verità e giustizia.

Acquistate dall’Egitto le navi francesicommissionate dalla Russia

IL CA I R O, 24. L’Eliseo ha ieri an-nunciato che l’Egitto acquisterà ledue navi da guerra francesi Mistral,inizialmente commissionate dallaRussia, il cui contratto è andato de-finitivamente a monte a causadell’embargo per la crisi in Ucrai-na. Secondo Parigi, Il Cairo si èdunque impegnato ad acquisire ledue portaelicotteri costruite neicantieri navali di Saint-Nazaire.

Hollande, si legge in una nota,«ha avuto un colloquio con il presi-dente egiziano Al Sisi. Insiemehanno deciso il principio e le mo-dalità per l’acquisizione da partedell’Egitto» delle due Mistral. IlGoverno transalpino ha nei giorniscorsi affermato che l’annullamentodella consegna alla Russia delleportaelicotteri di ultima generazio-ne è costato alla Francia quasi unmiliardo di euro in risarcimenti. Ilministro dell’Economia, Michel Sa-

pin, ha recentemente spiegato in te-levisione che la ricerca di un nuovoacquirente era importante «nontanto per guadagnarci qualcosa, maalmeno per andarci in pari».

Intanto, da Mosca, il Governorusso si è detto pronto a fornire alCairo gli elicotteri Kamov Ka-52progettati appositamente per le Mi-stral. Altri a Mosca sostengono cheun accordo in tal senso è già statosiglato e prevede che il Governorusso venda all’Egitto 50 elicotteriKa-52, eventualmente anche nellaversione adatta alle Mistral se ilGoverno egiziano lo chiederà.

Nel frattempo, i due giornalistidi Al Jazeera Mohammed Fahmi eBaher Mohammed, che hanno be-neficiato ieri di un provvedimentodi grazia da parte del presidenteegiziano, Abdel Fattah Al Sisi, sonousciti dal carcere. Lo ha annunciatoall’agenzia Dpa la moglie di Fahmi.

Golpe terminatopacificamente

nel Burkina Faso

La zona dei combattimenti nella capitale libica (Ansa)

TRIPOLI, 24. Mentre i Parlamenti ri-vali di Tripoli e Tobruk stanno esa-minando la bozza messa a puntodalle Nazioni Unite per giungere aun accordo definitivo su un Gover-no di unità nazionale, si registranoin questi giorni scontri a fuoco tramilizie rivali operative all’internodella coalizione Alba della Libia(Fajr) alla periferia di Tripoli. Inol-

tre, intensi combattimenti si registra-no anche nella città di Bengasi.

Secondo quanto riporta l’emitten-te televisiva Al Arabiya, il culminedi questi scontri è avvenuto ieriquando sono state usate le armi pe-santi nel quartiere di Al Fallah. Se-condo gli osservatori locali questicombattimenti sono il risultato degliscontri in corso all’interno del Con-

gresso nazionale libico, in particola-re fra coloro che sostengono il dialo-go con il Governo di Tobruk (rico-nosciuto dalla comunità internazio-nale) e chi è invece contrario.

Questi ultimi sono capeggiati dal-la corrente parlamentare guidata daBelqasem Qazit, di Misurata, chetenta in ogni modo di ostacolare ildialogo. I capi delle sue milizie han-no rapito nei giorni scorsi alcuni ca-pi delle milizie di Misurata legati achi sostiene il dialogo. Queste ulti-me stanno cercando da tre giorni diriprendere il controllo della situazio-ne nella zona di Al Falla, di WadiRabia e di altri quartieri di Tripoliin mano ai ribelli. È per questo chele milizie di Misurata hanno ritiratoi loro uomini posti a protezione del-la via costiera che collega Tripolicon Zawiya per inviarli nelle zonedove sono in corso scontri, in parti-colare lungo la via che porta all’ae-roporto di Mitiga e a Wadi Rabia.

Nel frattempo, il testo di accordopolitico accompagnato dai suoi alle-gati, presentato dal rappresentantespeciale delle Nazioni Unite per laLibia, Bernardino León, costituisce«un nuovo, importante passo inavanti dei negoziati verso la forma-zione di un Governo di concordianazionale», ha dichiarato ieri il mi-nistro degli Esteri italiano, PaoloGentiloni, aggiungendo che «le par-ti libiche che partecipano al negozia-to hanno compiuto uno sforzo peravvicinarsi a un compromesso».

CARACAS, 24. Sempre più tesa la si-tuazione al confine tra Venezuela eColombia. Dopo qualche giorno direlativa calma, il contenzioso tra idue Paesi sudamericani è riesplosoieri con rinnovata intensità.

Il presidente del Venezuela,Nicolás Maduro, ha infatti decisodi estendere la militarizzazione del-la frontiera del suo Paese con laColombia anche allo Stato meridio-nale di Amazonas. Con questoprovvedimento, lo stato di emer-genza, decretato il 20 agosto scorso,è in vigore su tutto il confine occi-dentale venezuelano.

Il presidente venezuelano ha an-nunciato la misura nel suo pro-gramma televisivo settimanale «Encontacto con Maduro», durante ilquale ha spiegato che la militarizza-zione di tutto il confine con la Co-lombia non compromette in nessunmodo l’accordo di principio siglatocon il suo omologo di Bogotá, JuanManuel Santos, lunedì scorso aQuito, capitale dell’E c u a d o r.

Secondo Maduro, saranno neces-sari almeno sei mesi per normaliz-zare la situazione alla frontiera, apartire dal lavoro svolto nelle riu-nioni bilaterali che iniziano oggi aCaracas.

Durante il programma televisivo,il presidente venezuelano ha ancheparlato della disputa con la Guya-na, sulla frontiera orientale, respin-

gendo le accuse del presidente,David Granger, secondo il qualeCaracas sta concentrando truppesul confine. «Lei mente, signorGranger, mente e mente», ha dettoMaduro. Caracas rivendica la suasovranità sulla regione della Guaya-na Esequiba, che Georgetown am-ministra dal 1966, in base a un ac-cordo siglato a Ginevra.

OUAGAD OUGOU, 24. «Il colpo diStato è finito»: con queste parole ilgenerale Gilbert Diendéré ha con-fermato ieri la fine del golpe che lasettimana scorsa aveva deposto ilpresidente ad interim, Michael Ka-fando, e il premier, Isaac Zida, tor-nati ora al potere. Alla base dell’of-fensiva c’era «un certo numero diragioni», ma «abbiamo capito chela gente non era favorevole, eccoperché abbiamo abbandonato» ilprogetto, ha spiegato il militaregolpista, che con il sostegno dellaguardia presidenziale ha tentato dirovesciare il Governo. Una delega-zione di sei capi di Stato della Co-munità economica degli Statidell’Africa Occidentale (Ecowas)ha partecipato ai negoziati per ri-portare la pace nel Paese africano ereinsediare il Governo civile ditransizione.

Liberati 241 donne e bambiniostaggi di Boko Haram

Attentatoin una moschea

nella capitaleyemenita

SANA’A, 24. È di almeno 25 mortie 30 feriti il bilancio dell’attenta-to contro la moschea sciita diBlili, nella capitale yemenita Sa-na’a. Lo ha riferito oggi l’emit-tente Al Jazeera, citando testimo-ni. Stando alle ricostruzioni delletelevisioni satellitari arabe, dueattentatori suicidi si sono fattiesplodere tra i fedeli riuniti perla preghiera dell’Eid Al Adha, laFesta del Sacrificio, che si celebraoggi nel mondo islamico. Il pri-mo all’interno della moschea,mentre il secondo attentatore haazionato la sua cintura imbottitadi esplosivo all’ingresso dell’edifi-cio, mentre i fedeli tentavano difuggire. La moschea è situata vi-cino a un’accademia di polizia.

Negli ultimi mesi si sono regi-strati numerosi attentati, rivendi-cati dal cosiddetto Stato islamico(Is), contro moschee sciite a Sa-na’a, che dallo scorso settembre èsotto il controllo dei ribelli huthi.L’attacco odierno non è stato fi-nora rivendicato.

La notizia della strage arriva adue giorni dal rientro ad Aden,nel sud del Paese, del presidenteAbd Rabbo Mansour Hadi, do-po sei mesi di esilio in ArabiaSaudita. «Presto libereremo an-che Sana’a dall’occupazione deiribelli huthi», ha affermato ieri ilministro degli Esteri yemenita,Riad Yasin. Intervistato da Al Ja-zeera, Yasin ha spiegato che«l’arrivo di Hadi ad Aden è laprova della nostra avanzata sulcampo e del fatto che controllia-mo buona parte del Paese. Non èvero ciò che dicono i ribelli sciitiche Aden è diventata la base diAl Qaeda». Il capo della diplo-mazia yemenita ha annunciatoche nei prossimi giorni Hadi par-tirà per New York per l’Assem-blea generale dell’O nu.

ABUJA, 24. L’esercito nigeriano haliberato ieri sera duecentoquarantu-no donne e bambini rapiti dai mili-ziani fondamentalisti di Boko Ha-ram. La liberazione è avvenuta altermine di vaste operazioni militaricondotte nei villaggi di Jangurori edi Bulatori, nel nord-est del Paeseafricano, divenuti dei veri e propricampi di addestramento dei milizia-ni jihadisti. Lo riferisce il sito dellaCnn, citando fonti ufficiali delleforze armate di Abuja.

Nei raid sono stati arrestati circacinquanta militanti del gruppo ter-rorista tra cui Bulama Modu, unodei principali comandanti.

Un portavoce militare ha detto alal quotidiano locale «Punch» chenel corso dell’operazione sono statesequestrate anche delle armi e dellemunizioni, alcune delle quali eranostate sepolte dai miliziani nel tenta-tivo di occultarle ai soldati.

Gli analisti ricordano che fra leazioni terroristiche di Boko Haram— assieme agli attentati dinamitardie ai ripetuti attacchi suicidi contromercati, chiese, moschee e altri luo-ghi di raduno — ci sono i rapimen-ti. Quello più noto, compiuto l’an-no scorso, riguarda il sequestro del-le oltre duecento ragazze da unascuola della città nord-orientale diChibok. Delle giovani da mesi nonsi hanno più notizie certe.

Nei giorni scorsi l’esercito avevarivelato che sono in corso trattativecon il Governo del nuovo presiden-te Buhari per ottenere la liberazio-ne delle ragazze, ma persistono dif-ficoltà a concludere positivamente ilnegoziato.

Dal 2009, il gruppo estremistanigeriano, che vuole istituire unoStato islamico e minaccia ancheCiad, Niger e Camerun, ha uccisoalmeno quattordicimila persone.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 25 settembre 2015

Il fascino della santità

Quella lucenegli occhi

di MARIA BARBAGALLO

Come la bellezza, la san-tità esercita un certo fa-scino sulle persone. E,come la bellezza checolpisce quando la si

vede o si sente, la santità ha biso-gno di essere, in certo modo, vista.Mi colpisce il fatto che sia i bambi-ni che i giovani e gli adulti vengo-no attratti dalla santità quando lavedono incarnata nelle persone equando si presentano loro dei testi-moni.

Quando noi più adulti eravamobambini, eravamo attratti dai fatta-relli di santi che ci raccontavano lecatechiste. Andavamo all’oratorioperché organizzavano il teatrino e,più tardi ci facevano vedere qualchefilm che, in genere, era sulla vitadei santi. Pedagogicamente era nor-male che si imprimessero nella no-stra mente certe figure e che eserci-

re per la verità percorrendo la viadella purificazione del proprio cuo-re. Infatti, «i puri di cuore vedran-no Dio» (Ma t t e o , 5, 8). E l’attrazio-ne e il fascino di Dio sono avvertitida un cuore puro e docile che im-para da Gesù e dalla sua scuola.

Ricordo l’impressione che mi fecel’omelia del Papa quando andò avisitare la parrocchia di San Tom-maso a Roma. Francesco diceva:«Cosa c’è nel nostro cuore: c’èamore? Pensiamo: io amo i miei ge-nitori, i miei figli, mia moglie, miomarito, la gente del quartiere, gliammalati? (...) Amo? C’è odio? Ioodio qualcuno? Perché tante voltenoi troviamo che c’è odio, no? “Ioamo tutti tranne questo, questo equesta” (...) Cosa c’è nel mio cuore,perdono? C’è un atteggiamento diperdono per quelli che mi hannooffeso, o c’è un atteggiamento divendetta (…). Dobbiamo doman-darci cosa c’è dentro, perché questo

La visita di Papa Francesco negli Stati Uniti nei commenti della stampa internazionale

Un donospirituale e culturale

Specie per i non cattolici— scrive Vivian Yeesull’«International New York Times» —il Pontefice sta rivestendo un ruolo decisivonel colmare il vuoto di una leadershipche dovrebbe occuparsidei grandi problemi che assillano il pianeta

riflettuto su vari temi biblici, teolo-gici ed ecclesiali, alla domanda sucosa era rimasto loro più impresso,hanno risposto all’unanimità: l’in-contro con le suore anziane perchéhanno visto brillare nei loro occhila loro fede.

Anche nelle chiese, nelle predichee nei momenti forti della liturgia,prima sentivamo parlare di santità,qualche volta, è vero, in modo unp o’ astratto, ma era un tema ricor-rente: i cristiani, si diceva, devonolottare per arrivare a essere santi.Papa Francesco ne parla spesso,specialmente quando fa memoriadei santi e ci fa capire che non dob-biamo pensare a cose straordinarieper essere santi.

Ma bisogna cominciare dall’in-fanzia, dai famosi fioretti, dall’edu-cazione spicciola che ci insegna aoccuparci degli altri, dei vicini e deipiù deboli, a saper superare le anti-patie, a saper tollerare le personemoleste e, soprattutto, a saper lotta-

gate il vostro cuore, analizzate ilvostro intimo, vedete quanto amoresi trova in voi, e accrescetelo (…).Cos’è più prezioso dell’amore? Se-condo voi qual è il suo prezzo e co-me stabilirlo? Il denaro e i beni chepossiedi costituiscono il valore deltuo patrimonio. L’amore che haidentro di te costituisce il valore del-la tua stessa vita».

Il nostro cuore e i pensieri delnostro cuore hanno molto a che ve-dere con la santità: questo stato dilibertà interiore in cui Dio lavoraalla nostra trasformazione facendociaspirare a ciò che è buono, giusto evero. Il desiderio di questa libertà èinsito dentro di noi e l’educazioneall’interiorità potrebbe aiutare ascoprire questo immenso tesoro chesi nasconde nell’intimo di noi stessie potrebbe davvero essere la chiavedella felicità. Diceva infatti EttyHillesum: «C’è in me un pozzomolto profondo e in questo pozzoc’è Dio».

Io, ricordo, ero attrattadalle sante mistiche, sen-za capire nulla della loroesperienza, capivo peròche Dio era affascinante.

Anche oggi, nonostantetutto, succede qualcosa disimile. Ai bambini e ai ra-gazzi piacciono ancora ifatti concreti e mi meravi-glio sempre che nei nostricorsi di formazione i laicicollaboratori della missio-ne, professionisti ma an-che operai, sono affasci-nati dalle esperienze con-crete di missionari e mis-sionarie, di persone impe-gnate fino a dare la vita,e si commuovono a senti-re parlare vecchie religio-se che raccontano qualco-sa della loro vita.

Ultimamente abbiamoavuto un gruppo di pro-fessionisti australiani inun corso di formazione,qui in Italia. Non tuttierano cattolici e alcuninon si riferivano a nessuncredo. L’ultimo momentodel loro incontro è statauna visita alle suore an-ziane anche abbastanzaammalate. Nella loro va-lutazione questi signori,alla fine di dieci giornidurante i quali avevano

Come la bellezza, anche la santitàha bisogno di essere vistaBambini, giovani e adulti ne sono attrattiquando la vedono incarnata nelle personeQuando la incontrano nei testimoni

L’obolo della vedova(Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna)

tassero in noi un’influenza che conil tempo dava frutti. Poi, divenutiadolescenti, ci davano da leggere,Quo Vadis, Fa b i o l a e Ben Hur, cheper noi erano proprio dei mattoni,ma comunque ci piacevano e ce lifacevano commentare insieme e, an-dando avanti con gli anni, leggeva-mo anche vite impegnative di santi.

senza di Dio, la sua bellezza e lasua azione redentrice. Ci fa entrarenella santità di Dio e parteciparedella gioia filiale del suo Amore.

I santi, sono questi: coloro chehanno cercato di aprirsi all’i n c o n t rocon Dio, di lasciarsi sedurre dal suofascino. Così diceva sant’Agostino,nel sermone 34.7: «Fratelli, interro-

che c’è dentro vienefuori e fa il male, se èmale; e se è buono,viene fuori e fa il be-ne».

Evidentemente ilcuore purificato dallagrazia e dalla nostracapacità di cercare laverità, ci fa assaporare,per quanto è possibilesu questa terra, la pre-

È morta Phyllis Tickle

Contro l’avarizia

Tra i suoi bersagli preferiti figuraval’avarizia, uno dei grandi mali capacidi corrodere alle fondamenta lasocietà: è morta il 23 settembre, a 81anni, a Millington, nel Tennessee, lasaggista statunitense Phyllis Tickle,autrice di numerosi testi divulgatividi religione e teologia. Lei stessaamava definire i libri di religione«pastori portatili». Tra le sue operedi maggior spicco The Divine Hours(2003) e The Great Emergence. HowChristianity is Changing and Why(2008). Membro e ministroeucaristico della Chiesa episcopale,la scrittrice, madre di sette figli, èstata stimata opinionista sui temireligiosi per periodici e quotidiani,come «Newsweek», «Time», «TheNew York Times», «Usa Today».Vasta eco suscitò il saggio Greed: TheSeven Deadly Sins (2006):l’evoluzione dell’avarizia nei secoli èseguita attraverso un suggestivoconfronto tra opere d’arte e romanzi.

Il Papa parla e milioni di personelo ascoltano, al di là del credo reli-gioso. Siano essi musulmani o bat-tisti, hindu o atei, tutti lo ascolta-no. Nell’articolo di apertura, l’«In-

ternational New York Times» di giovedì24 sottolinea come Francesco abbia la ca-pacità di svolgere un ruolo unificatore inun mondo così vario e tanto ricco di sfu-mature. «Penso che il Papa sia più di unleader religioso, ovvero sia un leader mon-diale» afferma Sasha Datta, un hindu,mettendo in rilievo la sua apertura su tan-te questioni delicate, nonché la sua abilitànel non tirarsi mai indietro di fronte a es-se. «Quando vedo Francesco mi si accen-de la speranza» aggiunge Datta.

Nell’articolo, Vivian Yee evidenzia chePapa Francesco, con il dipanarsi del pon-tificato, è già diventato un ineludibile

«The Washington Post» evidenzia le treparole chiave della visita del Papa: clima,povertà, immigrazione, nella consapevo-lezza che è su questi tre fronti che si mi-sura principalmente la capacità della co-munità internazionale di gestire emergen-ze di portata globale.

Un significativo elogio del Papa è statotessuto da David Brooks, nel commentopubblicato sempre sull’«InternationalNew York Times» del 23 settembre. Ciòche si apprezza maggiormente di questoPontefice, scrive Brooks, è la sua straordi-naria capacità di ascolto. Un atteggiamen-to questo che costituisce un passaggio in-dispensabile se si intende favorire realiprogressi in un mondo che, al contrario,si configura come autoreferente, non di-sposto a confrontarsi con l’altro, radicatonei suoi falsi convincimenti. Per Brooks la

suo particolare peso, sottolinea il quoti-diano della capitale statunitense, poichéObama sta da tempo ingaggiando un ser-rato confronto su questi temi.

Sull’incontro tra il Papa e Obama sisofferma anche «The Guardian» eviden-ziando la comune preoccupazione per lalibertà religiosa, constantemente minaccia-ta in più parti nel mondo.

Vittorio Zucconi su «la Repubblica»del 24 settembre, commenta: «Sono tuttie due americani», figlio di europei l’uno edi africani l’altro, di persone venute dalontano nella speranza, per loro divenutarealtà, che oltre l’oceano ci sarebbe statoquello che le terre natali non avrebberopotuto offrire: l’occasione di costruire unavita migliore. «La celebrazione dell’immi-grazione e della multietnicità rappresenta-ta dall’incontro fra un kenyano-americanoe un italo-argentino entrambi assurti permerito al massimo soglio impensabile del-le proprie vocazioni, non poteva avvenirein un momento più intenso, mentre i con-tinenti dai quali provengono, Africa, Eu-ropa, le due Americhe, sono squassati damigrazioni epocali».

Sergio Rubín sul «Clarín» — oltre acontare le tante bandiere bianche e azzur-re che sventolavano in mezzo alle quindi-cimila persone in festa nei giardini dellaCasa Bianca — sottolinea la convergenzacon il presidente degli Stati Uniti d’Ame-rica sui temi dell’immigrazione e dei cam-biamenti climatici.

Migliaia di persone a Washington han-no accolto Francesco piangendo di com-mozione. «Entusiasmo effimero, ma gioiaeterna», chiosano Yolanda Monge e JoanFaus su «El País».

punto di riferimento sia per il mondo spi-rituale che per quello secolare: una figuraglobale di cui si apprezza anzitutto il ca-lore umano. Nello stesso tempo è vistocome un timoniere che guida la rotta at-traverso difficili acque, rese agitate da tan-te questioni, tra le quali la diffusa pover-tà, la lotta ai cambiamenti climatici, latensione verso un’autentica giustizia socia-le. E — prosegue Vivian Yee — specie per inon cattolici il Papa sta rivestendo unruolo decisivo nel colmare il vuoto di unaleadership che dovrebbe esercitare una ve-ra e illuminante autorità riguardo ai gran-di problemi che assillano il pianeta.

L’«International New York Times» sot-tolinea quindi la calorosa accoglienza rice-vuta dal Papa negli Stati Uniti, un Paesein transizione su più versanti, e proprioper questo desideroso di riconoscere inFrancesco un riferimento saldo cui rivol-gersi e ispirarsi. Dal canto suo, invece,

visita del Papa negli Stati Uniti rappre-senta un evento non solo spirituale, maanche culturale. Nello stesso tempo, per ilPaese è un vero e proprio dono, perché lasua presenza e la sua parola confermanoun tratto distintivo del suo magistero: ov-vero l’opposizione all’ideologia, a ogni si-stema intellettuale astratto. E ciò a benefi-cio anzitutto dei più poveri e dei più sof-f e re n t i .

Molti commenti si soffermano quindispecificatamente sull’incontro tra Bergo-glio e il presidente Obama. «The WallStreet Journal» di giovedì 24, ad esempio,focalizzandosi su questo momento, mettein rilievo l’invito di Francesco ai cattolicistatunitensi a impegnarsi per costruireuna società inclusiva e tollerante, che ri-getti ingiuste discriminazioni. Si evidenziapoi l’apprezzamento del Pontefice per glisforzi di Obama nella lotta ai cambiamen-ti climatici. Un apprezzamento che ha un

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 25 settembre 2015 pagina 5

Indetta dai presuli una speciale preghiera per la nazione

Al cuore della Nigeria

Lettera pastorale dei vescovi ugandesi in vista delle elezioni presidenziali

La democraziaè anche una ricerca spirituale

Il Burundiattende

la medicinadel vero dialogo

BUJUMBURA, 24. Per evitare il ritornoalla guerra civile occorre aprirsi a un«vero dialogo» che non escluda nessu-no. I vescovi del Burundi tornano aesprimere estrema preoccupazione peril clima di violenza del Paese, che, co-me è noto, sta vivendo la peggiore crisidalla fine della guerra civile nel 2003.Domenica scorsa in tutte le chiese èstato letto un messaggio del presidentedell’episcopato, il vescovo di Ngozi,Gervais Banshimiyubusa, nel quale si faappello alla ripresa del dialogo qualeantidoto alla “malattia” della violenza.«Dobbiamo accettare di sederci insie-me, senza escludere nessuno, al fine didiagnosticare tutte le malattie che ci af-fliggono e trovare il rimedio appropria-to. È necessario che i veri attori delconflitto, che lottano per il potere, siincontrino senza indugio». Nel Paese lasituazione è precipitata, con omicidi eatti criminali ormai all’ordine del gior-no, dopo che, nel luglio scorso, il presi-dente Pierre Nkurunziza è stato rielettoper un terzo mandato in violazione del-la Costituzione. Dando l’avvio a unacrisi che, secondo alcuni rappresentantidell’Onu, rischia anche di innescare unpiù ampio conflitto su scala regionalenella zona dei Grandi Laghi.

D all’episcopato ferma condanna del tentativo di golpe

Pa c eper il Burkina Faso

Non solo la condivisione della lotta allacorruzione e al terrorismo fondamentalistadi Boko Haram — principali obiettivi dellapolitica governativa — ma anche l’allarmeper l’emergenza sociale costituita da unadisoccupazione ormai «fuori controllo».Questi i punti centrali del messaggio dif-fuso dalla Conferenza episcopale della Ni-geria al termine dell’assemblea plenariasvoltasi nei giorni scorsi a Igwuruta, nelRivers State, nel sud del Paese. Documen-to che, però, trova la sua chiave di letturanell’invito, rivolto sia ai fedeli che ai sem-plici cittadini, a una rinnovata «conversio-ne dei cuori», con l’indizione di una spe-ciale preghiera per la nazione, che si di-spiegherà — questa l’indicazione — nell’ar-co dei prossimi sei mesi, a iniziare da ot-tobre, con il rosario nelle famiglie (ognisabato sera) e l’adorazione eucaristica nel-le parrocchie (ogni ultima domenica delmese).

I presuli nigeriani tornano dunque aesprimere preoccupazione per le maggioriemergenze del Paese, il più popoloso delcontinente, un tempo buon esempio diconvivenza tra credenti di diverse fedi —musulmani e cristiani — e ormai da qual-che anno sconvolto e dilaniato dalla vio-lenza terroristica di Boko Haram. Su que-sto tema è intervenuto anche il cardinaleJohn Onaiyekan, il quale, in un’intervistaall’associazione Aiuto alla Chiesa che sof-fre ha suggerito di offrire l’amnistia a chivolesse uscire da quell’o rg a n i z z a z i o n eestremista. Secondo il porporato, se ciòavvenisse «la maggior parte dei milizianideporrrebbe le armi». Anche i vescovi, nelcorso della plenaria. hanno sottolineano lanecessità di uno sforzo coordinato, daparte delle istituzioni statali, delle organiz-zazioni umanitarie e della Chiesa stessa,

«per la riabilitazione, la ricostruzione e lariconciliazione delle vittime e delle loro fa-miglie». L’emergenza da affrontare è va-stissima. Basti ricordare che secondo unrecente rapporto dell’Unicef, il fondo del-le Nazioni Unite per l’infanzia, sono or-mai oltre un milione e quattrocentomila —cinquecentomila solo negli ultimi cinquemesi — i bambini costretti a lasciare le lorocase, in molti casi da soli, dopo aver persoi genitori a causa degli attacchi della settafondamentalista. La maggioranza di loro,oltre un milione e duecentomila, si trova-no nei tre Stati nordorientali nigeriani do-ve più intensa è da anni l’azione di BokoHaram, cioè il Borno, dove il gruppo jiha-dista ha le proprie principali roccaforti, loYobe e l’Adamawa.

Nel messaggio dei presuli si ritiene fon-damentale anche l’impegno contro la cor-ruzione, definito «battaglia per l’anima el’essenza stessa della nazione». La lotta al-la corruzione (proprio in questi giorni è fi-nito sotto processo il presidente del Sena-to, Bukola Saraki), assieme al contrastodell’estremismo terrorista, è stato uno deipunti centrali della campagna elettoraledel presidente Muhammadu Buhari, in ca-rica dal 29 maggio scorso. Per i vescovi«tutti i nigeriani dovrebbero partecipare aquesta lotta a tutti i livelli, affinché pos-siamo recuperare le nostre opportunitàperdute». La corruzione è considerata in-fatti una delle maggiori cause della pover-tà, che attanaglia il 40 per cento dei 179milioni di nigeriani. Secondo dati delGlobal Financial Integrity, 157 miliardi di

dollari sono stati trasferiti illegalmentedalla Nigeria all’estero solo nell’ultimo de-cennio. Per non dire che la Nigeria è alcentotrentaseiesimo posto (su 176) nell’in-dice di percezione della corruzione (ovvia-mente i Paesi collocati al vertice della clas-sifica sono ritenuti i più virtuosi).

Ampio spazio, nel messaggio dei presu-li, è dedicato anche a «un’economia insofferenza» soprattutto a causa del bruscocalo dei ricavi delle esportazioni di petro-lio. «La disoccupazione — denunciano ivescovi — è andata fuori controllo, spin-gendo molti dei nostri cittadini, in parti-colare i più giovani, a emigrare sia all’in-terno della Nigeria che all’estero». Secon-do l’episcopato, bisogna contrastare lesperequazioni sociali, ponendo fine al pa-radosso di una grande maggioranza in

condizioni di povertà e di un’élite di fun-zionari e dirigenti «che guadagnano enor-mi somme di denaro». Anche in quest’ot-tica i vescovi esprimono apprezzamentoper il «desiderio del Governo di reinvesti-re nel comparto agricolo e di cercare alter-native al petrolio e al gas naturale, rispet-to ai quali nel passato recente sono emersetante difficoltà». Di qui anche la sottoli-neatura, da parte dei presuli, dell’imp or-tanza della recente enciclica Laudato si’,con cui Papa Francesco ha invitato allacura del creato. Infatti, «la crisi ecologicache oggi sperimentiamo chiama le nazioni,la comunità internazionale, i cristiani, imusulmani, le persone di altre religioni, lecomunità locali, le famiglie, gli individui,tutte le persone di buona volontà, non so-lo alla responsabilità della giustizia, maanche a una profonda conversione spiri-tuale ed ecologica».

Da parte dei presuli nigeriani si è svoltaanche una riflessione sulla famiglia, in vi-sta soprattutto dell’ormai imminente sino-do, in cui si riafferma la sua validità «co-me comunità divinamente istituita, com-posta da un uomo e una donna che siaprono alla vita nell’amore». (fabrizio con-tessa)

OUAGAD OUGOU, 24. Ferma condan-na del tentativo di golpe avvenutoil 17 settembre in Burkina Faso èstata espressa, mercoledì, dai vesco-vi, che hanno lamentato il clima ditensione creatosi nel Paese africano,a seguito di un evento che, hannosottolineato i presuli, «ha messobrutalmente fine al processo ditransizione e alle attese di un interopopolo». L’episcopato ha ricordatocon dolore «le violenze e le loroconseguenze funeste: perdite di viteumane, feriti e distruzioni di beni»e hanno offerto «condoglianze sin-cere alle famiglie delle vittime».

Dopo gli scontri i golpisti sonotornati nelle loro caserme, accettan-do di ristabilire nelle sue funzioni ilpresidente in carica, Michel Kafan-do, mentre i militari lealisti si sonoimpegnti a posizionare le proprietruppe a cinquanta chilometri dallacapitale, Ouagadougou e ad assicu-rare l’incolumità dei golpisti e deiloro familiari. Questi, in sintesi, ipunti dell’accordo raggiunto permettere fine alla crisi nel Paese, allacui origine c’è il tentativo di pren-dere il potere da parte del Régi-ment Sécurité Présidentielle (Rsp),

l’unità d’élite incaricata della prote-zione del deposto presidente BlaiseCompaoré. Gli accordi sono statiraggiunti grazie alla mediazionedella Comunità economica degliStati dell’Africa occidentale (Cede-ao) e di Mogho Naaba, leader tra-dizionale dei mossis, la principaleetnia del Paese.

Nel loro messaggio, i vescovihanno avvertito che se il golpeavesse avuto successo, l’Unioneafricana avrebbe imposto sanzionieconomiche nei confronti del Burki-na Faso con conseguenze nefaste suuna popolazione che vive già distenti e nella precarietà. Per questo,il documento si conclude con l’invi-to «alla preghiera per la pace nelPaese», e con l’appello alle particoinvolte affinché risolvano la crisicon «un dialogo vero, chiaro, fran-co e rispettoso dei valori per i qualiil popolo è insorto».

In vista delle elezioni presiden-ziali, che si terranno il prossimo 11ottobre, i vescovi hanno sottolinea-to l’importanza «di un cambiamen-to di mentalità, per avere elezionipacifiche, libere e trasparenti».

«Elezioni libere ed eque: la nostramissione comune per il consolida-mento delle conquiste democrati-che in Uganda»: è questo il titolodella lettera pastorale che la Con-ferenza episcopale ugandese hascritto in vista delle presidenzialiche si terranno il prossimo anno.

Nel testo, che porta la firma delpresidente della Conferenza epi-scopale e arcivescovo di Gulu,monsignor John Baptist Odama, ipresuli sottolineano che le prossi-me elezioni sono «un appunta-mento che solleva tante aspettativee ansie e che richiede una gestioneefficace, oltre a un alto senso diresponsabilità da parte di tutte leparti coinvolte». Nel riconoscere eapprezzare i progressi compiutidal Paese negli ultimi anni, i ve-scovi si dicono soddisfatti e invita-no tutti a prestare attenzione e afare tesoro di quanto imparato inpassato.

L’episcopato ugandese non hadubbi nell’affermare che le elezio-ni «rappresentano un aspetto im-portante della democrazia perchéforniscono ai cittadini il mezzopiù diretto e importante per espri-mere le proprie preferenze e leproprie opinioni in materia di lea-dership politica e di governance.È anche un modo per garantire lapartecipazione attiva di tutti i cit-tadini alle cose che riguardano di-rettamente il loro benessere e laloro felicità. Inoltre — spiegano ivescovi — le elezioni garantisconola pace, la stabilità e la prosperitàin quanto offrono percorsi peridee alternative e approcci per losviluppo della società. Spetta,quindi, a tutti i cittadini del no-stro Paese garantire che le elezioniriflettano questi importanti valorifondamentali».

Nella lettera pastorale si fa cen-no anche ad alcuni partiti politiciche da diverso tempo sono staticoinvolti da lotte intestine, in granparte «derivanti da processi demo-cratici interni deboli». In proposi-to i vescovi esprimono la propriapreoccupazione che «la democra-zia possa essere compromessa datoni non democratici e da conflit-tualità che sembrano caratterizzarele attività di alcuni partiti. La sto-ria ci insegna che molto spesso lelotte politiche intestine portano agravi crisi politiche, e ciò potrebbeaccadere in uno Stato giovane co-

me il nostro. Crediamo che gli in-cidenti avvenuti negli anni passatisiano ancora un vivo ricordo nellamente di alcuni dei nostri attualiattori politici, che hanno conti-nuato a ignorare quella che po-trebbe presto diventare una situa-zione esplosiva evitabile».

Secondo la Conferenza episco-pale «è importante che vi sia pacee armonia sia prima che dopo leconsultazioni elettorali». A questoproposito si fa cenno alle intimi-dazione degli avversari, all’uso diun linguaggio offensivo e al furtodi voti, «che sono all’ordine delgiorno».

È importante, continuano i pre-suli, «che i soggetti interessati nonperdano di vista questi problemi:devono risolverli tutti insieme.Non dobbiamo risparmiarci nellanostra ricerca di elezioni pacifiche,libere ed eque».

Per questo motivo, i vescovi ri-tengono importante fornire già oraa tutte le parti interessate alcunelinee guida per le consultazioniche si terranno nel 2016: «Si trattadi principi che hanno una fortebase nella nostra coscienza, nellanostra cultura, nella Costituzionee nelle altre leggi nazionali che di-sciplinano lo svolgimento delleelezioni in Uganda». Anche la fe-

de deve fare da guida, tanto nellascelta elettorale quanto nell’attivitàpolitica, in modo che quanti sonochiamati a governare lo faccianoavendo sempre come riferimentoDio, «perché senza di Lui tendia-mo a indulgere in comportamentiinappropriati che possono farsprofondare il nostro Paese nellaviolenza e nell'ingiustizia».

Pertanto, i presuli incoraggianogli elettori a cercare le qualitàdell’umiltà, dell’amore e del ri-spetto per il prossimo nei candida-ti e, a eleggere le persone «che di-mostrano l’impegno verso le no-stre aspirazioni comuni».

I vescovi si ritengono soddisfat-ti per l’interesse di molte personea candidarsi. «Questo per noi —scrivono — è un segno che l’attua-le contesto politico sta agevolan-do, piuttosto che limitare, le liber-tà politiche. Il nostro consiglio atutti i candidati è di osservare ilpiù alto standard morale possibiledurante questo periodo». Ai me-dia ugandesi infine, l’episcopatoricorda di «svolgere con accuratez-za e imparzialità il ruolo fonda-mentale» di informare l’elettoratodurante la campagna elettorale».(francesco ricupero)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 25 settembre 2015

Libertà religiosa, ambiente e tutela dei più deboli al centro del discorso del Papa alla Casa Bianca

Per una societàgiusta e inclusiva

La seconda giornata di Papa Francesconegli Stati Uniti è iniziata alla CasaBianca, dove nella mattina di mercoledì23 settembre si è svolta la cerimonia ufficialedi benvenuto, seguita dalla visita di cortesiaal presidente Barack Obama. Di seguitouna traduzione italiana del discorso rivoltoin inglese dal Pontefice al presidentestatunitense.

Buongiorno!

Signor Presidente,sono grato per il benvenuto che Ella mi

ha rivolto a nome di tutti gli Americani.Quale figlio di una famiglia di emigranti,sono lieto di essere ospite in questa Na-zione, che in gran parte fu edificata da fa-miglie simili. Mi accingo con gioia a que-

sti giorni di incontro e di dialogo, neiquali spero di ascoltare e di condivideremolti dei sogni e delle speranze del popo-lo americano.

In questa mia visita avrò l’onore di ri-volgermi al Congresso, dove spero, qualefratello di questo Paese, di dire una paroladi incoraggiamento a quanti sono chiama-ti a guidare il futuro politico della Nazio-ne nella fedeltà ai suoi principi fondativi.Mi recherò pure a Filadelfia, per l’8° In-contro Mondiale delle Famiglie, il cui sco-po è quello di celebrare e sostenere le isti-tuzioni del matrimonio e della famiglia, inun momento critico della storia della no-stra civiltà.

Signor Presidente, assieme ai loro con-cittadini, i cattolici americani sono impe-gnati a costruire una società che sia vera-mente tollerante ed inclusiva, a difendere idiritti degli individui e delle comunità, e arespingere qualsiasi forma di ingiusta di-scriminazione. Assieme a innumerevoli al-tre persone di buona volontà di questagrande democrazia, essi si attendono chegli sforzi per costruire una società giusta esapientemente ordinata rispettino le loropreoccupazioni più profonde e i loro dirit-ti inerenti alla libertà religiosa. Questa li-bertà rimane come una delle conquiste più

preziose dell’America. E, come i miei fra-telli Vescovi degli Stati Uniti ci hanno ri-cordato, tutti sono chiamati alla vigilanza,proprio in quanto buoni cittadini, per pre-servare e difendere tale libertà da qualsiasicosa che la possa mettere in pericolo oc o m p ro m e t t e re .

Signor Presidente, trovo promettenteche Lei abbia proposto un’iniziativa per lariduzione dell’inquinamento dell’aria.Considerata l’urgenza, mi sembra chiaroanche che il cambiamento climatico è unproblema che non può più essere lasciatoad una generazione futura. La storia ci haposto in un momento cruciale per la curadella nostra “casa comune”. Siamo, però,ancora in tempo per affrontare dei cam-biamenti che assicurino «uno sviluppo so-stenibile e integrale, poiché sappiamo chele cose possono cambiare» (Enc. Laudatosi’, 13). Cambiamenti che esigono da partenostra un riconoscimento serio e responsa-bile del tipo di mondo che possiamo la-sciare non solo ai nostri figli, ma anche aimilioni di persone sottoposte ad un siste-ma che le ha trascurate. La nostra casa co-mune è stata parte di questo gruppo diesclusi che grida al cielo e che oggi bussacon forza alle nostre case, città, società.Riprendendo le sagge parole del Reveren-do Martin Luther King, possiamo direche siamo stati inadempienti in alcuni im-pegni, ed ora è giunto il momento di ono-rarli.

Per fede sappiamo che «il Creatore nonci abbandona, non fa mai marcia indietronel suo progetto di amore, non si pente diaverci creato. L’umanità ha ancora la ca-pacità di collaborare per costruire la no-stra casa comune» (ibid., 13). Come cristia-ni animati da questa certezza, cerchiamodi impegnarci per la cura consapevole eresponsabile della nostra casa comune.

Signor Presidente, gli sforzi compiuti direcente per riconciliare relazioni che eranostate spezzate e per l’apertura di nuove viedi cooperazione all’interno della famigliaumana rappresentano positivi passi avantisulla via della riconciliazione, della giusti-zia e della libertà. Auspico che tutti gliuomini e le donne di buona volontà diquesta grande e prospera Nazione sosten-gano gli sforzi della comunità internazio-nale per proteggere i più deboli nel nostromondo e di promuovere modelli integralied inclusivi di sviluppo, così che i nostrifratelli e sorelle ovunque possano conosce-re le benedizione della pace e della pro-sperità che Dio desidera per tutti i suoifigli.

Signor Presidente, ancora una volta Laringrazio per il Suo benvenuto e guardocon fiducia a queste giornate nel Suo Pae-se. Dio benedica l’America!

Nel saluto del presidente

Grazie per il dono della speranza

«Un leader la cui autorità morale non derivasolo dalle parole, ma anche dai fatti»: così ilpresidente Obama ha definito Papa Francesconel saluto rivoltogli alla Casa Bianca. «Le di-mensioni e lo spirito dell’incontro odierno —ha esordito — sono solo un piccolo riflessodella profonda devozione della settantina dimilioni di cattolici americani. Rispecchia an-che il modo in cui il messaggio di amore e disperanza» del Pontefice «ha ispirato tante per-sone nella nostra nazione e in tutto il mon-do». Del resto, ha proseguito Obama, la visitadel Papa «rivela anche quanto tutti gli ameri-cani, di qualsiasi provenienza e fede, apprezza-no il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica. Daitempi in cui lavoravo nei quartieri poveri aChicago, fino ai miei viaggi come presidente,ogni giorno — ha ricordato — ho constatato inprima persona come comunità cattoliche, sa-cerdoti, religiose e laici, danno da mangiareagli affamati, curano i malati, offrono riparo aisenzatetto, educano i nostri figli. Dalle stradeaffollate di Buenos Aires ai villaggi remoti delKenya, le organizzazioni cattoliche servono ipoveri, assistono i detenuti, costruiscono scuo-le e case, gestiscono orfanotrofi e ospedali. Ecome la Chiesa è stata accanto a quanti lotta-vano per spezzare le catene della povertà, cosìspesso ha dato voce e speranza a quanti tenta-vano di sottrarsi a violenza e oppressione».

Il capo di Stato si è inoltre detto convintoche l’entusiasmo che circonda la visita pontifi-cia non vada attribuito soltanto al ruolo diBergoglio come Papa, «ma anche alle sue qua-lità uniche come persona. Nella sua umiltà,nel suo abbraccio di semplicità, nella gentilez-za delle sue parole e nella generosità del suospirito vediamo un esempio vivente degli inse-

gnamenti di Gesù». Infatti, ha aggiunto, «leici ricorda che il messaggio più potente del Si-gnore è la misericordia. Ciò significa accoglie-re lo straniero con cuore aperto, dal profugoche fugge da terre lacerate dalla guerra, all’im-migrante che lascia la propria casa in cerca diuna vita migliore. Significa mostrare compas-sione per gli emarginati e gli esclusi, per quan-ti hanno sofferto e quanti hanno causato soffe-renza e cercano redenzione. Ci ricorda il costodella guerra, specialmente per chi è inerme e

Da figlio di immigrati nella nazione del Melting Pot

Incontro con i vescovi

Al serviziodegli ultimi

indifeso; e ci esorta alla pace».Da qui la gratitudine di Oba-

ma nei confronti di Francescoper «il suo inestimabile sostegnoal nostro nuovo inizio con il po-polo cubano». Una gratitudineespressa anche «per la sua voceappassionata contro i conflittiche distruggono la vita di tantiuomini, donne e bambini»; e per«il suo invito alle nazioni a risol-vere le dispute attraverso la di-plomazia».

Infine il presidente ha accen-nato ai temi della libertà religiosa— sottolineando che «in questomomento, ci sono figli di Dio,tra cui cristiani, che vengono ad-dirittura uccisi per la loro fede»— e della protezione del pianeta.«Appoggiamo il suo invito a so-stenere le comunità più vulnera-bili ai cambiamenti climatici e ariunirsi per preservare il nostroprezioso mondo» ha detto, con-cludendo con un grazie «per ilgrande dono della speranza».

«La nostra Chiesa porta il nomedi san Matteo apostolo, la cuiesperienza di amore di Dio e lasua chiamata sono espresse nelsuo motto Miserando atque eligen-do». Così il cardinale Wuerl, arci-vescovo di Washington, ha saluta-to Papa Francesco durante l’in-contro svoltosi nella cattedrale diWashington alla presenzadell’episcopato statunitense.

In futuro, ha aggiunto il por-porato, quando «guarderemo algrande mosaico di san Matteo ciricorderemo della sua preoccupa-zione per noi, mentre inizia la vi-sita pastorale alla nostra nazionee a questa arcidiocesi». Il cardi-nale ha poi presentato l’a rc i v e s c o -vo Kurtz, presidente della Confe-renza episcopale statunitense, cheha dato il benvenuto al Ponteficeevidenziando che «le preghiere diogni vescovo e di ogni parroc-chiano sono con lei durante il suoviaggio a Washington, New Yorke Philadelphia. Mentre sta visi-tando queste tre città, il nostrobenvenuto la raggiunge attraversoil Paese».

L’arcivescovo ha poi sottolinea-to che la Chiesa negli Stati Unitid’America è «viva in Gesù Cristoed è desiderosa di accompagnarlanel servizio al più piccolo dei no-stri fratelli e sorelle. Come nazio-ne fondata da immigrati che cer-cavano la libertà religiosa e l’op-portunità economica, abbiamouna speciale responsabilità nel ga-rantire la promessa di una nazio-ne, al cospetto di Dio, in cui li-bertà e giustizia per tutti riman-gano un sogno americano accessi-bile a ognuno».

Monsignor Kurtz ha quindi ri-marcato che i cattolici, come fe-deli membri della Chiesa e citta-dini della nazione, lavorano ognigiorno per essere quell’«osp edaleda campo» che fascia le ferite de-gli individui e delle famiglie. «Lagrazia di Cristo — ha detto — fa-sci le nostre ferite affinché possia-mo diventare servi che assomiglia-no sempre più al buon pastore».

L’arcivescovo ha infine eviden-ziato come l’umile testimonianzadel Papa mostri che nessuno èescluso dalla forza salvifica dellamisericordia e dell’amore di Cri-sto. «Siamo contenti — ha conclu-so — che incontrerà la nostra gen-te, i potenti, i dimenticati e tuttigli altri. Le loro vite sono la gran-de storia americana. Ognuno èunico, ma collettivamente unitoper formare una delle più variega-te nazioni nel mondo».

dal nostro inviato GA E TA N O VALLINI

«Ci tengo a farle sapere che di solito il no-stro giardino non è così affollato». BarackObama usa una battuta rivolgendosi a PapaFrancesco per sciogliere subito il clima dav-vero solenne nel South Lawn della CasaBianca. Ma è anche una sottile sottolineaturadell’onore che ha voluto tributare a un ospitedi cui ha un’altissima considerazione e stima,accogliendolo ufficialmente nella sua residen-za con tutti gli onori e dopo essere andato ariceverlo personalmente la sera prima all’arri-vo. E in effetti nella mattina di mercoledì 23,nel giardino della White House tutto era or-dinatamente spettacolare. Un apparato cheraramente viene dispiegato per le personalitàgiunte qui in visita. Sul prato erano schieratiplotoni di tutte le forze armate in alta unifor-me e un drappello di militari con la storicadivisa rossa e bianca; altri soldati portavanobandiere vaticane e statunitensi, in un tripu-dio di colori accesi per la bella giornata disole. Un quadro reso ancora più imponentedalla presenza di oltre quindicimila invitati,sistemati sul prato e su grandi tribune, an-ch’essi con bandierine bianche e gialle e astelle e strisce. Insomma, «una bella giorna-ta», ha detto Obama, una di quelle da ricor-dare, non solo per il clima.

Francesco è il terzo Papa a essere accoltoalla Casa Bianca. Prima di lui Giovanni Pao-lo II, il 6 ottobre 1979, salutato da JimmyCarter, e Benedetto XVI il 16 aprile 2008,giorno del suo genetliaco, ricevuto da Geor-ge W. Bush, che gli fece trovare anche unatorta di compleanno. Ma Francesco è il pri-mo Pontefice del continente latinoamericanoe anche questo contribuisce a rendere parti-colarmente significativa questa visita. Storica,come scrive in prima pagina il «Wall StreetJournal».

Quando poco dopo le 9 l’auto con a bor-do il Pontefice ha varcato il cancello del nu-mero 1600 di Pennsylvania Avenue e ha rag-giunto il South Lawn, si è levato un fragoro-so e lungo applauso. Qui ad attenderlo c’era-no il presidente e la consorte Michelle, che

lo hanno accompagnato sul podio, alla cuidestra si trovavano il vice presidente Joe Bi-den e il segretario di Stato John Kerry con leconsorti. Molte le autorità politiche e civilipresenti unitamente ai componenti del segui-to papale, ai cardinali e alla presidenza dellaconferenza episcopale, nonché ai vescovi au-siliari di Washington.

La cerimonia è iniziata con l’esecuzionedegli inni nazionali da parte della banda delcorpo dei Marines. Subito dopo ha preso laparola Obama, che ha dato all’ospite il ben-venuto a nome di tutti gli americani, rivol-gendosi a lui come a un’autorità morale esottolineando che l’entusiasmo che accompa-gna la sua visita è dovuto non solo al suoruolo, ma anche alle sue qualità personali. Ilpresidente ha poi affrontato alcuni argomentidi attualità, ringraziando Francesco per i suoiappelli a resistere alle sirene della guerra, adaccogliere chi fugge da essa e dalla povertà,per l’inestimabile sostegno nella svolta neirapporti con Cuba, per il richiamo forte alladifesa dell’ambiente, per aver scosso la socie-tà dalla pigrizia.

Temi, questi, richiamati nel suo discorsoanche dal Pontefice che, parlando in inglese,si è presentato come figlio di immigrati —passaggio applaudito particolarmente da ungruppo di argentini — e come ospite di unanazione in gran parte edificata da immigrati.In particolare sul tema della difesa dell’am-biente Francesco ha lodato l’iniziativa delpresidente per la riduzione dell’inquinamentodell’aria — passaggio sottolineato dall’applau-so più lungo, come era avvenuto per Obama— richiamando la responsabilità di lasciareun mondo migliore alle future generazioni,ma anche ai milioni di persone sottoposte aun sistema che li ha esclusi. E lo ha fatto ci-tando Martin Luther King. Quindi, auspi-cando che tutti sostengano gli sforzi della co-munità internazionale per proteggere i piùdeboli e promuovere uno sviluppo giusto, haterminato con il tradizionale God bless Ame-rica.

Un canto eseguito dal coro gospel di SaintAugustin di Washington ha concluso la ceri-

monia di benvenuto ed è iniziata la visita dicortesia di Francesco ad Obama. Dal porticosud i due sono entrati nella Casa Bianca e sisono affacciati da un balcone al primo piano,presente anche la first lady. Li ha accoltiun’ovazione da stadio.

All’interno si è quindi svolta la presenta-zione delle delegazioni con la successiva fir-ma del libro d’oro nella Blue Room. PoiFrancesco e Obama, attraverso un porticodel pianterreno, si sono incamminati conver-sando verso lo Studio ovale, dove hanno in-contrato un ristretto gruppo di giornalisti edi fotografi. Giusto il tempo per qualchescatto e per una domanda su quali argomentistessero trattando. «Stavamo parlando di co-me vi state comportando particolarmente be-ne oggi», ha risposto il presidente con unsorriso. Il colloquio privato tra i due è dura-to circa tre quarti d’ora e per decisione co-mune nulla di quanto è stato detto è stato ri-ferito.

Si sa, invece, di cosa si è trattato nel con-comitante incontro, nella Cabinet Room, trail segretario di Stato americano John Kerry, eil cardinale Parolin, presenti il sostituto Bec-ciu, il segretario per i rapporti con gli Stati,Gallagher, e il nunzio apostolico, Viganò. Siè parlato dell’embargo a Cuba, per il quale èstata ribadita la posizione contraria dellaSanta Sede, della situazione in Medio orientee del problema dei rifugiati, di cui si è auspi-cata una soluzione.

Successivamente, prima delle foto ufficialie della presentazione di familiari e collabora-tori, c’è stato il tradizionale scambio dei do-ni. Il Papa ha regalato al presidente Obamauna formella in bronzo che riproduce la me-daglia commemorativa dell’VIII i n c o n t romondiale delle famiglie. Obama ha fatto do-no a Francesco di una statua di una colombache punta al cielo. Realizzata in metallo, lascultura incorpora una barra dell’armaturaoriginale della Statua della libertà. Il presi-dente ha anche donato una chiave della casain Maryland di Elizabeth Ann Seton, la pri-ma cittadina americana proclamata santa.

Lasciata la Casa Bianca, Francesco ha rag-giunto su un’auto scoperta la cattedrale di

San Matteo per il primo momento dedicatoalla Chiesa locale: l’incontro con i vescovistatunitensi. E lungo il percorso ha raccoltoil saluto di migliaia di persone, accorse findalle prime ore dell’alba ai bordi delle stradepercorse dal corteo papale, in particolare sulNational Mall, dove i cancelli di accesso era-no stati aperti alle 4 di mattina. Qui il Papasi è soffermato a salutare alcuni bimbi. Fraquesti Sophie Cruz, di cinque anni, che èriuscita a superare le transenne e ad abbrac-ciarlo. Figlia di emigrati irregolari messicani,gli ha anche consegnato una lettera nellaquale racconta la condizione della sua fami-glia. Dopo la cerimonia alla Casa Bianca, permolti media qui negli States è lei la notiziadel giorno legata alla visita del Papa. Chetorna nuovamente sulla copertina del setti-manale «Time» nel numero in edicola dal 5ottobre con il titolo Pope Francis meets Ameri-ca («Papa Francesco incontra l’America»)dopo l’edizione di dicembre 2013 che lo defi-niva «persona dell’anno».

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 25 settembre 2015 pagina 7

I vescovi statunitensi si sono riunitimercoledì mattina, 23 settembre,nella cattedrale di San Matteoapostolo, a Washington, perla celebrazione dell’Ora mediapresieduta dal Papa. Al termineFrancesco ha rivolto loro in italianoil discorso che pubblichiamo di seguito.

Carissimi fratelli nell’Episcopato,prima di tutto vorrei inviare un salu-to alla comunità ebraica, ai nostrifratelli ebrei, che oggi celebrano lafesta dello Yom Kippur. Il Signore libenedica con la pace, e li faccia an-dare avanti nella via della santità, se-condo questo che oggi abbiamo sen-tito dalla sua Parola: «Siate santi,perché io sono Santo» (Lv 19, 2).

Sono lieto di incontrarvi in questomomento della missione apostolicache mi ha condotto nel vostro Paese.Ringrazio vivamente il CardinaleWuerl e l’Arcivescovo Kurtz per legentili parole che mi hanno rivoltoanche a nome di tutti voi. Riceveteper favore la mia gratitudine perl’accoglienza e per la generosa di-sponibilità con la quale il mio sog-giorno è stato programmato e orga-nizzato.

Nell’abbracciare con lo sguardo econ il cuore i vostri volti di Pastori,vorrei abbracciare anche le Chieseche amorosamente portate sulle spal-le; e vi prego di assicurare che lamia vicinanza umana e spiritualeraggiunge, per mezzo di voi, l’i n t e roPopolo di Dio disseminato su questavasta terra.

Il cuore del Papa si dilata per in-cludere tutti. Allargare il cuore pertestimoniare che Dio è grande nelsuo amore è la sostanza della missio-ne del Successore di Pietro, Vicariodi Colui che sulla croce ha abbrac-ciato l’intera umanità. Che nessunmembro del Corpo di Cristo e dellanazione americana si senta esclusodall’abbraccio del Papa. Ovunqueaffiori sulle labbra il nome di Gesù,lì risuoni pure la voce del Papa perassicurare: “È il Salvatore!”. Dallevostre grandi metropoli della costaorientale alle pianure del midwest,dal profondo sud allo sconfinatoovest, dovunque la vostra gente siraccoglie nell’assemblea eucaristica,il Papa non sia un mero nome abitu-dinariamente pronunciato, ma unatangibile compagnia volta a sostene-re la voce che si eleva dal cuore del-la Sposa: “Vieni Signore!”.

Quando una mano si tende percompiere il bene o portare al fratellola carità di Cristo, per asciugare unalacrima o fare compagnia ad una so-litudine, per indicare la strada aduno smarrito o risollevare un cuoreormai infranto, per chinarsi su unoche è caduto o insegnare a chi è as-setato di verità, per offrire il perdo-no o guidare ad un nuovo inizio inDio... sappiate che il Papa vi accom-pagna, il Papa vi sostiene, poggiaanch’Egli sulla vostra la sua manoormai vecchia e rugosa ma, per gra-zia di Dio, ancora capace di sostene-re e di incoraggiare.

La mia prima parola è di rendi-mento di grazie a Dio per il dinami-smo del Vangelo che ha consentitola notevole crescita della Chiesa diCristo in queste terre, e ha permessoil generoso contributo che essa haofferto e continua ad offrire alla so-cietà statunitense e al mondo. Ap-prezzo vivamente e ringrazio com-mosso per la vostra generosità e soli-darietà verso la Sede Apostolica everso l’evangelizzazione in tante sof-ferenti parti del mondo. Sono lietoper l’indomito impegno della vostraChiesa per la causa della vita e dellafamiglia, motivo preminente di que-sta mia visita. Seguo con attenzionelo sforzo ingente di accoglienza e diintegrazione degli immigrati checontinuano a guardare all’Americacon lo sguardo dei pellegrini che ap-prodarono alla ricerca delle sue pro-mettenti risorse di libertà e prosperi-tà. Ammiro il lavoro con cui portateavanti la missione educativa nellevostre scuole a tutti i livelli e l’op eracaritativa nelle vostre numerose isti-tuzioni. Sono attività condotte spes-so senza che si comprenda il loro va-lore e senza appoggio e, in ogni ca-so, eroicamente mantenute conl’obolo dei poveri, perché tali inizia-tive scaturiscono da un mandato so-prannaturale al quale non è lecito

disobbedire. Sono consapevole delcoraggio con cui avete affrontatomomenti oscuri del vostro percorsoecclesiale senza temere autocritichené risparmiare umiliazioni e sacrifici,senza cedere alla paura di spogliarsidi quanto è secondario pur di riac-quistare l’autorevolezza e la fiduciarichiesta ai Ministri di Cristo, comedesidera l’anima del vostro popolo.So quanto ha pesato in voi la feritadegli ultimi anni, e ho accompagna-to il vostro generoso impegno perguarire le vittime, consapevole chenel guarire siamo pur sempre guariti,e per continuare a operare affinchétali crimini non si ripetano mai più.

Vi parlo come Vescovo di Roma,già nella vecchiaia chiamato da Dioda una terra anch’essa americana,per custodire l’unità della ChiesaUniversale e per incoraggiare nellacarità il percorso di tutte le Chieseparticolari, perché progrediscanonella conoscenza, nella fede enell’amore di Cristo. Leggendo i vo-stri nomi e cognomi, osservando ivostri volti, conoscendo la misura al-ta della vostra consapevolezza eccle-siale e sapendo della devozione cheavete sempre riservato al Successoredi Pietro, devo dirvi che non mi sen-to tra voi un forestiero. Provengo,infatti, da una terra anch’essa vasta,sconfinata e non di rado informeche, come la vostra, ha ricevuto lafede dal bagaglio dei missionari.Ben conosco la sfida di seminare il

gia. Non sono venuto per giudicarvio per impartirvi lezioni. Confidopienamente nella voce di Colui che“insegna ogni cosa” (cfr. Gv 14, 26).Consentitemi soltanto, con la libertàdell’amore, di poter parlare come unfratello tra fratelli. Non mi sta acuore dirvi cosa fare, perché sappia-mo tutti quanto ci chiede il Signore.Preferisco piuttosto ritornare ancorasu quella fatica — antica e semprenuova — di domandarsi circa le stra-de da percorrere, sui sentimenti daconservare mentre si opera, sullo spi-rito con cui agire. Senza la pretesadi essere esaustivo, condivido convoi alcune riflessioni che ritengo op-portune per la nostra missione.

Siamo Vescovi della Chiesa, Pa-stori costituiti da Dio per pascere ilsuo gregge. La nostra gioia piùgrande è essere Pastori, nient’a l t roche Pastori, dal cuore indiviso eduna irreversibile consegna di sé. Bi-sogna custodire questa gioia senzalasciare che ce la rubino. Il malignoruggisce come leone cercando di di-vorarla, rovinando così quanto siamochiamati ad essere non per noi stessi,ma per dono, al servizio del “P a s t o redelle nostre anime” (1 Pt 2, 25).

L’essenza della nostra identità vacercata nell’assiduo pregare, nel pre-dicare (cfr. At 6, 4) e nel pascere(cfr. Gv 21, 15-17; At 20, 28-31).

Non una preghiera qualsiasi, mal’unione famigliare con Cristo, doveincrociare quotidianamente il suo

Non guardare verso il basso nellapropria autoreferenzialità, ma sem-pre verso gli orizzonti di Dio, cheoltrepassano quanto noi siamo capa-ci di prevedere o pianificare. Veglia-re pure su noi stessi, per sfuggire al-la tentazione del narcisismo, che ac-ceca gli occhi del Pastore, rende lasua voce irriconoscibile e il suo ge-sto sterile. Nelle molteplici stradeche si aprono alla vostra sollecitudi-ne pastorale, ricordate di conservareindelebile il nucleo che unifica tuttele cose: «lo avete fatto a me» (Mt 25,31-45).

Senz’altro è utile al Vescovo pos-sedere la lungimiranza del leader ela scaltrezza dell’amministratore, madecadiamo inesorabilmente quandoscambiamo la potenza della forzacon la forza dell’impotenza, attraver-so la quale Dio ci ha redenti. Al Ve-scovo è necessaria la lucida percezio-ne della battaglia tra la luce e le te-nebre che si combatte in questomondo. Guai a noi, però, se faccia-mo della Croce un vessillo di lottemondane, dimenticando che la con-dizione della vittoria duratura è la-sciarsi trafiggere e svuotare di séstessi (Fil 2, 1-11).

Non ci è estranea l’angoscia deiprimi Undici, chiusi tra i loro muri,assediati e sgomenti, abitati dallospavento delle pecore disperse per-ché il Pastore era stato colpito. Masappiamo che ci è stato donato unospirito di coraggio e non di timidez-za. Pertanto non ci è lecito lasciarciparalizzare dalla paura.

So bene che numerose sono le vo-stre sfide, e che spesso è ostile ilcampo nel quale seminate, e non po-che sono le tentazioni di chiudersinel recinto delle paure, a leccarsi leferite, rimpiangendo un tempo chenon torna e preparando risposte du-re alle già aspre resistenze.

E, tuttavia, siamo fautori dellacultura dell’incontro. Siamo sacra-menti viventi dell’abbraccio tra laricchezza divina e la nostra povertà.Siamo testimoni dell’abbassamento edella condiscendenza di Dio cheprecede nell’amore anche la nostraprimigenia risposta.

Il dialogo è il nostro metodo, nonper astuta strategia, ma per fedeltà aColui che non si stanca mai di pas-sare e ripassare nelle piazze degliuomini fino all’undicesima ora perproporre il suo invito d’amore (Mt20, 1-16).

La via è pertanto il dialogo: dialo-go tra voi, dialogo nei vostri Presbi-teri, dialogo con i laici, dialogo conle famiglie, dialogo con la società.Non mi stancherei di incoraggiarvi adialogare senza paura. Tanto più èricco il patrimonio, che con parresiaavete da condividere, tanto più siaeloquente l’umiltà con la quale lodovete offrire. Non abbiate paura dicompiere l’esodo necessario ad ogniautentico dialogo. Altrimenti non èpossibile comprendere le ragionidell’altro né capire fino in fondo cheil fratello da raggiungere e riscattare,con la forza e la prossimità dell’amo-re, conta più di quanto contano leposizioni che giudichiamo lontanedalle nostre pur autentiche certezze.Il linguaggio aspro e bellicoso delladivisione non si addice alle labbradel Pastore, non ha diritto di cittadi-nanza nel suo cuore e, benché sem-bri per un momento assicurareun’apparente egemonia, solo il fasci-no durevole della bontà e dell’a m o reresta veramente convincente.

Bisogna lasciare che perennemen-te risuoni nel nostro cuore la paroladel Signore: «Prendete il mio giogosopra di voi e imparate da me, che so-no mite e umile di cuore, e troverete ri-storo per le vostre anime» (Mt 11, 28-30). Il giogo di Gesù è giogo d’amo-re e perciò è garanzia di ristoro. Allevolte ci pesa la solitudine delle no-stre fatiche, e siamo talmente carichidel giogo che non ricordiamo più diaverlo ricevuto dal Signore. Ci sem-bra solo nostro e quindi ci trascinia-mo come buoi stanchi nel campoarido, minacciati dalla sensazione diaver lavorato invano, dimentichi del-la pienezza del ristoro collegata in-dissolubilmente a Colui che ci hafatto la promessa.

Imparare da Gesù; meglio ancora,imparare Gesù, mite e umile; entrarenella sua mitezza e nella sua umiltàmediante la contemplazione del suo

agire. Introdurre le nostre Chiese eil nostro popolo, non di rado schiac-ciato dalla dura ansia di prestazione,alla soavità del giogo del Signore.Ricordare che l’identità della Chiesadi Gesù è assicurata non dal “fuocodal cielo che consuma” (Lc 9, 54), madal segreto calore dello Spirito che“sana ciò che sanguina, piega ciò che èrigido, drizza ciò che è sviato”.

La grande missione che il Signoreci affida, noi la svolgiamo in comu-nione, in modo collegiale. È già tan-to dilaniato e diviso il mondo! Laframmentazione è ormai di casaovunque. Perciò, la Chiesa, “tunicainconsutile del Signore” non può la-sciarsi dividere, frazionare o conten-d e re .

La nostra missione episcopale èprimariamente cementare l’unità, ilcui contenuto è determinato dallaParola di Dio e dall’unico Pane delCielo, con cui ognuna delle Chiese anoi affidate resta Cattolica, perchéaperta e in comunione con tutte leChiese Particolari e con quella diRoma che “presiede nella carità”. Èun imperativo, pertanto, vegliare pertale unità, custodirla, favorirla, testi-moniarla come segno e strumentoche, di là di ogni barriera, unisce na-zioni, razze, classi, generazioni.

L’imminente Anno Santo dellaMisericordia, introducendoci nellaprofondità inesauribile del cuore di-vino, nel quale non abita alcuna di-visione, sia per tutti occasione privi-legiata per rafforzare la comunione,perfezionare l’unità, riconciliare ledifferenze, perdonarsi a vicenda esuperare ogni divisione, così che ri-splenda la vostra luce come “la cittàcostruita sul monte” (Mt 5, 14).

Tale servizio all’unità è particolar-mente importante per la vostra ama-ta Nazione, le cui vastissime risorsemateriali e spirituali, culturali e poli-tiche, storiche e umane, scientifichee tecnologiche impongono responsa-bilità morali non indifferenti in unmondo frastornato e faticosamentealla ricerca di nuovi equilibri di pa-ce, prosperità ed integrazione. È,pertanto, parte essenziale della vo-stra missione offrire agli Stati Unitid’America l’umile e potente lievitodella comunione. Sappia l’umanitàche l’essere abitata dal “sacramento diunità” (Lumen gentium, 1) è garanziache il suo destino non è l’abbando-no e la disgregazione.

E tale testimonianza è un faro chenon può spegnersi. Infatti, nel densobuio della vita, gli uomini hanno bi-sogno di lasciarsi guidare dalla sualuce, per essere certi del porto che liaspetta, sicuri che le loro barche nonsi schianteranno sugli scogli né sa-ranno in balia delle onde. Perciò,Fratelli, vi incoraggio ad affrontarele sfide del nostro tempo. Nel fondodi ciascuna di esse sta sempre la vitacome dono e responsabilità. Il futu-ro della libertà e della dignità dellenostre società dipende dal modo incui sapremo rispondere a tali sfide.

Le vittime innocenti dell’aborto, ibambini che muoiono di fame o sot-to le bombe, gli immigrati che anne-gano alla ricerca di un domani, glianziani o i malati dei quali si vorreb-be far a meno, le vittime del terrori-smo, delle guerre, della violenza edel narcotraffico, l’ambiente devasta-to da una predatoria relazionedell’uomo con la natura, in tutto ciòè sempre in gioco il dono di Dio,

del quale siamo amministratori nobi-li, ma non padroni. Non è lecitopertanto evadere da tali questioni ometterle a tacere. Di non minore im-portanza è l’annuncio del Vangelodella famiglia che, nell’imminenteIncontro Mondiale delle Famiglie aFiladelfia, avrò modo di proclamarecon forza insieme a voi e a tutta laChiesa.

Questi aspetti irrinunciabili dellamissione della Chiesa appartengonoal nucleo di quanto ci è stato tra-smesso dal Signore. Abbiamo perciòil dovere di custodirli e comunicarli,anche quando la mentalità del tem-po si rende impermeabile e ostile atale messaggio (cfr. Evangelii gau-dium, 34-39). Vi incoraggio ad offri-re, con gli strumenti e la creativitàdell’amore e con l’umiltà della veri-tà, tale testimonianza. Essa ha biso-gno non soltanto di proclami e an-nunci esterni, ma anche di conqui-stare spazio nel cuore degli uomini enella coscienza della società.

A questo fine, è molto importanteche la Chiesa negli Stati Uniti siaanche un focolare umile che attiragli uomini mediante il fascino dellaluce e il calore dell’amore. Come Pa-stori ben conosciamo il buio e ilfreddo che ancora c’è in questomondo, la solitudine e l’abbandonodi tanti — anche dove abbondano lerisorse comunicative e le ricchezzemateriali —, conosciamo anche lapaura di fronte alla vita, le dispera-zioni e le molteplici fughe.

Perciò, solo una Chiesa che sa ra-dunare attorno al “fuo co” resta capa-ce di attirare. Non certo un fuocoqualsiasi, ma quello che si è accesoal mattino di Pasqua. È il Signore ri-sorto che continua a interpellare iPastori della Chiesa attraverso la vo-ce timida di tanti fratelli: “Av e t equalcosa da mangiare”? Si tratta di ri-conoscere la sua voce, come fecerogli Apostoli sulla riva del mare diTiberiade (cfr. Gv 21, 4-12). Ed è an-cora più decisivo consegnarsi allacertezza che le braci della sua pre-senza, accese al fuoco della passione,ci precedono e non si spengono mai.Venendo meno tale certezza, si ri-schia di diventare cultori di cenere enon custodi e dispensatori della veraluce e di quel calore che è capace diriscaldare il cuore (cfr. Lc 24, 32).

Prima di concludere, consentitemiancora di farvi due raccomandazioniche mi stanno a cuore. La prima siriferisce alla vostra paternità episco-pale. Siate Pastori vicini alla gente,Pastori prossimi e servitori. Questavicinanza si esprima in modo specia-le verso i vostri sacerdoti. Accompa-gnateli affinché continuino a servireCristo con cuore indiviso, perché so-lo la pienezza riempie i ministri diCristo. Vi prego, pertanto, non la-sciate che si accontentino delle mez-ze misure. Curate le loro sorgentispirituali affinché non cadano nellatentazione di diventare notai e buro-crati, ma siano espressione della ma-ternità della Chiesa che genera e facrescere i suoi figli. Vegliate affinchénon si stanchino di alzarsi per ri-spondere a chi bussa nella notte, an-che quando già si pensa di aver di-ritto al riposo (cfr. Lc 11, 5-8). Alle-nateli affinché siano pronti a fermar-si, chinarsi, versare balsamo, farsi ca-rico e spendersi in favore di chi,“per caso”, si è trovato spogliato diquanto credeva di possedere (cfr. Lc10, 29-37).

La mia seconda raccomandazionesi riferisce agli immigrati. Chiedoscusa se in qualche modo parlo qua-si “in causa propria”. La Chiesa sta-tunitense conosce come poche lesperanze dei cuori dei migranti. Dasempre avete imparato la loro lin-gua, sostenuto la loro causa, integra-to i loro contributi, difeso i loro di-ritti, promosso la loro ricerca di pro-sperità, conservato accesa la fiammadella loro fede. Anche adesso nessu-na istituzione americana fa di piùper gli immigrati che le vostre co-munità cristiane. Ora avete questalunga ondata d’immigrazione latinache investe tante delle vostre diocesi.Non soltanto come Vescovo di Ro-ma, ma anche come Pastore venutodal sud, sento il bisogno di ringra-ziarvi e di incoraggiarvi. Forse nonsarà facile per voi leggere la loroanima; forse sarete messi alla provadalle loro diversità. Sappiate, co-munque, che possiedono anche ri-sorse da condividere. Perciò acco-glieteli senza paura. Offrite loro ilcalore dell’amore di Cristo e decifre-rete il mistero del loro cuore. Sonocerto che, ancora una volta, questagente arricchirà l’America e la suaChiesa.

Dio vi benedica e la Madonna vicustodisca! Grazie!

Ai vescovi il Papa assicura vicinanza e chiede di non sottrarsi alle sfide del nostro tempo

In compagnia di un fratelloGratitudine e incoraggiamento per l’opera di accoglienza degli immigrati

Vangelo nel cuore di uomini prove-nienti da mondi diversi, spesso indu-riti dall’aspro cammino percorso pri-ma di approdare. Non mi è estraneala storia della fatica di impiantare laChiesa tra pianure, montagne, città esuburbi di un territorio spesso ino-spitale, dove le frontiere sono sem-pre provvisorie, le risposte ovvie nondurano e la chiave d’ingresso richie-de di saper coniugare lo sforzo epicodei pionieri esploratori con la prosai-ca saggezza e resistenza dei sedenta-ri che presidiano lo spazio raggiun-to. Come ha cantato un vostro poe-ta: “ali forti ed instancabili”, ma an-che la saggezza di chi “conosce lemontagne” [Quando ero giovane, /avevo ali forti e instancabili, / manon conoscevo le montagne. /Quando fui vecchio, / conobbi lemontagne, / ma le ali stanche nontennero più dietro alla visione. / Ilgenio è saggezza e gioventù(ED GARD LEE MASTERS, Antologia diSpoon River)].

Non vi parlo da solo. La mia vocesi pone in continuità con quanto imiei Predecessori vi hanno donato.Infatti, sin dagli albori della “nazioneamericana”, quando all’indomanidella rivoluzione venne eretta la pri-ma diocesi a Baltimora, la Chiesa diRoma vi è sempre stata vicina e nonvi è mai mancata la sua costante as-sistenza ed il suo incoraggiamento.Negli ultimi decenni, tre dei miei ve-nerati Predecessori vi hanno fatto vi-sita, consegnandovi un notevole pa-trimonio d’insegnamento tuttora at-tuale, di cui avete fatto tesoro perorientare i lungimiranti programmipastorali con cui guidare quest’ama-ta Chiesa.

Non è mia intenzione tracciare unprogramma o delineare una strate-

sguardo per sentire rivolta a noi lasua domanda: «Chi è mia madre e chisono i miei fratelli?» (Mc 3, 32). E po-tergli serenamente rispondere: “Si-gnore, ecco tua madre, ecco i tuoifratelli! Te li consegno, sono quelliche Tu mi hai affidato”. Di una taleconfidenza con Cristo si nutre la vitadel Pastore.

Non una predicazione di comples-se dottrine, ma l’annuncio gioioso diCristo, morto e risorto per noi. Lostile della nostra missione susciti inquanti ci ascoltano l’esperienza del“per noi” di quest’annuncio: la Paroladoni senso e pienezza ad ogni fram-mento della loro vita, i Sacramenti linutrano di quel cibo che non posso-no procurarsi, la vicinanza del Pasto-re risvegli in loro la nostalgiadell’abbraccio del Padre. Vegliateperché il gregge incontri sempre nelcuore del Pastore quella riserva dieternità che con affanno si cerca in-vano nelle cose del mondo. Trovinosempre sulle vostre labbra l’a p p re z -zamento per la capacità di fare e co-struire nella libertà e nella giustiziala prosperità di cui è prodiga questaterra. Non manchi però il sereno co-raggio di confessare che bisognaprocurarsi «non il cibo che perisce maquello che dura per la vita eterna” (Gv6, 27).

Non pascere sé stessi ma saper ar-retrare, abbassarsi, decentrarsi, pernutrire di Cristo la famiglia di Dio.Vegliare senza sosta, ergendosi altiper raggiungere con lo sguardo diDio il gregge che solo a Lui appar-tiene. Elevarsi all’altezza della Crocedel suo Figlio, il solo punto di vistache apre al Pastore il cuore del suog re g g e .

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 25 settembre 2015

Con i discendenti dei nativi

Francesco proclama santo il francescano spagnolo Junípero Serra

Te s t i m o n edi una Chiesa in uscita

Il saluto del cardinale Wuerl

Riflesso di ogni razza e cultura

Il francescano spagnolo Junípero Serra,missionario in Messico e poi nel territoriodell’attuale California durante il XVIII secolo, èstato proclamato santo dal Papa nel corso dellacelebrazione svoltasi mercoledì pomeriggio, 23settembre, nel santuario nazionaledell’Immacolata Concezione, a Washington. Diseguito la traduzione italiana dell’omeliapronunciata dal Pontefice in spagnolo.

«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto:siate lieti» (Fil 4, 4). Un invito che colpiscefortemente la nostra vita. Siate lieti, ci dicesan Paolo, con una forza quasi imperativa. Uninvito che si fa eco del desiderio che tutti spe-rimentiamo di una vita piena, di una vita cheabbia senso, di una vita gioiosa. È come sePaolo avesse la capacità di ascoltare ciascunodei nostri cuori e desse voce a quello che sen-tiamo, che viviamo. C’è qualcosa dentro dinoi che ci invita alla gioia e a non adattarci apalliativi che cercano sempre di accontentarci.

Ma, a nostra volta, viviamo le tensioni dellavita quotidiana. Sono molte le situazioni chesembrano mettere in dubbio questo invito. Ladinamica a cui molte volte siamo soggettisembra portarci ad una rassegnazione tristeche a poco a poco si va trasformando in abi-

tudine, con una conseguenza letale: anestetiz-zarci il cuore.

Non vogliamo che la rassegnazione sia ilmotore della nostra vita — o lo vogliamo?Non vogliamo che l’abitudine si impossessidelle nostre giornate — o sì? Per questo pos-siamo domandarci: come fare perché non sianestetizzi il nostro cuore? Come approfondi-re la gioia del Vangelo nelle diverse situazionidella nostra vita?

Gesù lo ha detto ai discepoli di allora e lodice a noi: Andate! Annunciate! La gioia delVangelo si sperimenta, si conosce e si vive so-lo donandola, donandosi.

Lo spirito del mondo ci invita al conformi-smo, alla comodità. Di fronte a questo spiritoumano «occorre sentire nuovamente che ab-biamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamouna responsabilità verso gli altri e verso ilmondo» (Enc. Laudato si’, 229). La responsa-bilità di annunciare il messaggio di Gesù. Per-ché la fonte della nostra gioia sta in quel «de-siderio inesauribile di offrire misericordia,frutto dell’aver sperimentato l’infinita miseri-cordia del Padre e la sua forza diffusiva»(Esort. ap. Evangelii gaudium, 24). Andate datutti ad annunciare ungendo e ad ungere an-nunciando. A questo il Signore ci invita oggie ci dice:

la gioia il cristiano la sperimenta nella mis-sione: andate alle genti di tutte le nazioni;

la gioia il cristiano la trova in un invito: an-date e annunciate;

la gioia il cristiano la rinnova e la attualizzacon una chiamata: andate e ungete.

Gesù vi manda a tutte le nazioni. A tutte legenti. E in questo “tutti” di duemila anni faeravamo compresi anche noi. Gesù non dàuna lista selettiva di chi sì e chi no, di quelliche sono degni o no di ricevere il suo messag-gio, la sua presenza. Al contrario, ha abbrac-ciato sempre la vita così come gli si presenta-va. Con volto di dolore, fame, malattia, pecca-to. Con volto di ferite, di sete, di stanchezza.Con volto di dubbi e di pietà. Lungidall’aspettare una vita imbellettata, decorata,truccata, l’ha abbracciata come gli veniva in-contro. Benché fosse una vita che molte voltesi presenta rovinata, sporca, distrutta. A tutti,ha detto Gesù, a tutti andate e annunciate; atutta questa vita così com’è e non come ci pia-cerebbe che fosse: Andate e abbracciate nelmio nome. Andate agli incroci delle strade,andate... ad annunciare senza paura, senzapregiudizi, senza superiorità, senza purismi atutti quelli che hanno perso la gioia di vivere,andate ad annunciare l’abbraccio misericor-dioso del Padre. Andate da quelli che vivonocon il peso del dolore, del fallimento, del sen-tire una vita spezzata e annunciate la follia diun Padre che cerca di ungerli con l’olio dellasperanza, della salvezza. Andate ad annuncia-re che gli sbagli, le illusioni ingannevoli, le in-comprensioni, non hanno l’ultima parola nellavita di una persona. Andate con l’olio che le-nisce le ferite e ristora il cuore.

La missione non nasce mai da un progettoperfettamente elaborato o da un manualemolto ben strutturato e programmato; la mis-sione nasce sempre da una vita che si è sentitacercata e guarita, trovata e perdonata. La mis-

sione nasce dal fare esperienza una e più voltedell’unzione misericordiosa di Dio.

La Chiesa, il Popolo Santo di Dio, sa per-correre le strade polverose della storia attra-versate tante volte da conflitti, ingiustizie eviolenza per andare a trovare i suoi figli e fra-telli. Il Santo Popolo fedele di Dio non temelo sbaglio; teme la chiusura, la cristallizzazio-ne in élite, l’attaccarsi alle proprie sicurezze.Sa che la chiusura, nelle sue molteplici forme,è la causa di tante rassegnazioni.

Per questo, usciamo, andiamo ad offrire atutti la vita di Gesù Cristo (cfr. Esort. ap.Evangelii gaudium, 49). Il Popolo di Dio sacoinvolgersi perché è discepolo di Colui chesi è messo in ginocchio davanti ai suoi per la-vare loro i piedi (cfr. ibid., 24).

Oggi siamo qui, possiamo essere qui perchéci sono stati molti che hanno avuto il corag-gio di rispondere a questa chiamata, molti chehanno creduto che «la vita si accresce donan-dola e si indebolisce nell’isolamento e nellacomodità» (Documento di Aparecida, 360). Sia-mo figli dell’audacia missionaria di tanti chehanno preferito non rinchiudersi «nelle strut-ture che danno una falsa protezione [...] nelleabitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentrefuori c’è una moltitudine affamata» (Esort.ap. Evangelii gaudium, 49). Siamo debitori diuna Tradizione, di una catena di testimoniche hanno reso possibile che la Buona Novel-la del Vangelo continui ad essere di genera-zione in generazione Nuova e Buona.

Ed oggi ricordiamo uno di quei testimoniche ha saputo testimoniare in queste terre lagioia del Vangelo: Padre Junípero Serra. Hasaputo vivere quello che è “la Chiesa in usci-ta”, questa Chiesa che sa uscire e andare perle strade, per condividere la tenerezza riconci-liatrice di Dio. Ha saputo lasciare la sua terra,le sue usanze, ha avuto il coraggio di aprirevie, ha saputo andare incontro a tanti impa-rando a rispettare le loro usanze e le loro ca-ratteristiche.

Ha imparato a generare e ad accompagnarela vita di Dio nei volti di coloro che incontra-va rendendoli suoi fratelli. Junípero ha cercatodi difendere la dignità della comunità nativa,proteggendola da quanti ne avevano abusato.Abusi che oggi continuano a procurarci di-spiacere, specialmente per il dolore che provo-cano nella vita di tante persone.

Scelse un motto che ispirò i suoi passi eplasmò la sua vita: seppe dire, ma soprattuttoseppe vivere dicendo: “Sempre avanti”. Que-sto è stato il modo che Junípero ha trovatoper vivere la gioia del Vangelo, perché non sianestetizzasse il suo cuore. È stato sempreavanti, perché il Signore aspetta; sempreavanti, perché il fratello aspetta; sempre avan-ti per tutto ciò che ancora gli rimaneva da vi-vere; è stato sempre avanti. Come lui allora,che noi oggi possiamo dire: sempre avanti.

La Chiesa negli Stati Uniti abbracciapersone di ogni continente e numeroseetnie e culture. Così il cardinale Wuerl,arcivescovo di Washington, si è rivolto aFrancesco durante la canonizzazione diJunípero Serra.

Il porporato ha affermato che nellacomunità cristiana del Paese è riflesso ilvolto dell’Africa, del centro e del sudAmerica, dell’Asia, dell’Europa, comedei nativi americani e di quelli che af-fondano le loro radici in persone giuntecon le ondate migratorie nel corso deisecoli. L’arcivescovo di Washington haquindi ricordato che nel 1634 i primicattolici iniziarono gli sforzi evangeliz-zatori. Ancora oggi, ha aggiunto, «uniti

nella fede cerchiamo sempre di crescerenella gioia del Vangelo».

Riguardo alla canonizzazione, il car-dinale ha detto che Serra offre un esem-pio di instancabile zelo per diffondere ilVangelo. Grazie a lui — ha aggiunto —«oggi cerchiamo di arricchire la culturaumana con il grande comandamentodell’amore di Dio e del prossimo. Cer-chiamo anche di prenderci cura dellanostra casa comune, la buona terra».

Infine il porporato ha concluso conun riferimento all’appello della Laudatosi’ ad affrontare le sfide dei nostri giorninel rispetto della dignità di ogni perso-na, nella preoccupazione per l’a l t ro ,specialmente gli emarginati e i poveri.

dal nostro inviato GA E TA N O VALLINI

Nella prima messa presieduta in terra sta-tunitense Francesco ha iscritto nell’elencodei santi il francescano di origine spagno-la Junípero Serra. È stata anche la primacanonizzazione celebrata negli Stati Uniti.Il rito si è svolto nel pomeriggio di mer-coledì 23 al santuario nazionale dell’Im-macolata Concezione, dedicato nel 1959alla patrona degli Stati Uniti e la cui cu-pola e il campanile dominano la zonan o rd orientale di Washington.

Un momento molto atteso di gioia e difesta per la Chiesa di questa nazione, rap-presentata da tutti i vescovi, accompagnatida moltissimi sacerdoti e religiosi, e daquindicimila fedeli che hanno gremitol’ampio piazzale alla sinistra della basilica— dove era stato allestito il palco papale —

e la scalinata che porta al sagrato. Sonoarrivati da diverse diocesi, soprattutto dal-la California. Perché padre Serra, missio-nario tra gli indios del Nuovo mondo nelSettecento, è stato il grande evangelizzato-re di quella terra, fondatore di missioni invillaggi oggi diventati moderne città.

La sua storia è stata ripercorsa breve-mente all’inizio della celebrazione dal po-stulatore Vincenzo Criscuolo. Un’avventu-ra apostolica il cui primo tassello ful’apertura della missione di San Fernandode Vellicatá, cui seguirono, più su, lungola fascia costiera del Pacifico settentriona-le, il Cammino Real, nove missioni princi-pali, tra cui San Diego e San Francisco.Senza dimenticare Los Angeles, inizial-mente un villaggio di coloni, fondato inonore del giubileo della Porziuncola.

A gennaio, sul volo che da Manila lo ri-portava a Roma, Papa Francesco aveva ri-

tempio, dove, giunto all’altare con l’imma-gine dell’Immacolata, il Papa ha depostoun omaggio floreale.

Iniziata la celebrazione, accanto all’alta-re sono state collocate le reliquie del bea-to: un osso dell’avambraccio. E quando, ilcardinale Wuerl ha chiesto di iscrivere ilnome di padre Junípero Serra nell’elencodei santi, il Papa ha pronunciato in spa-gnolo le parole Así decretamos. Dalla folladei fedeli si è levato un lungo applauso,mentre lo sguardo di molti si rivolgevaverso il grande drappo con l’immagine delnuovo santo sull’abside orientale.

La messa — alla quale ha partecipato ilvicepresidente statunitense Biden e che haavuto un’ampia copertura mediatica — èquindi proseguita con la liturgia della Pa-rola. La prima lettura è stata proclamatanella lingua nativa americana. La seconda,in inglese, è stata letta da una ragazza conla sindrome di Down. Il salmo in inglesee in spagnolo, che è stato usato poi per ilVangelo. Nella preghiera dei fedeli sonorisuonati alcuni degli idiomi che testimo-niano quella mescolanza di lingue e cultu-re che compongono il caratteristico mel-ting pot della nazione. Una varietà che dasempre ha attratto gente da ogni parte delmondo. Le intenzioni sono state elevate incoreano, vietnamita, tagalog (che si parlanelle filippine), igbo (espressione dellacultura africana) e creolo (testimonianzadelle antiche colonie europee, parlato inparticolare in Louisiana). Una è stata pro-clamata anche con la lingua dei segni.

Il Papa nell’omelia ha ricordato i tratticaratteristici di padre Serra, che ha saputotestimoniare la gioia del Vangelo, rispet-tando usi e caratteristiche della comunitànativa, difendendone la dignità, proteg-gendola da quanti ne avevano abusato. Eun gruppo di venti persone, discendentidi quelle comunità, ha potuto poi salutareil Pontefice. Prima della benedizione l’ar-civescovo di Washington ha rivolto paroledi ringraziamento a Francesco, che ha de-posto un rosario d’oro davanti alla statuadell’Immacolata accanto all’a l t a re .

Lasciato il santuario mariano, il Papa siè diretto in auto verso il vicino seminario

diocesano San Giovanni Paolo II, dove adattenderlo alla scalinata d’ingresso c’eranouna cinquantina di seminaristi. Ma primac’è stato un fuori programma: la visita allacasa delle Piccole sorelle dei poveri, dovesi è trattenuto per alcuni minuti.

Raggiunto il seminario, Francesco hasalutato i seminaristi, posando con loroper la foto ricordo. Poi ha svelato una tar-ga commemorativa e firmato il libro d’o ro .Infine il ritorno in nunziatura, non primadi un ultimo bagno di folla davanti all’in-g re s s o .

L’incontro con la Chiesa locale avevaavuto un prologo nella mattinata, dopo lacerimonia alla Casa Bianca. Il Papa si erarecato con un’auto scoperta alla cattedraledi San Matteo per l’incontro con i vesco-vi. Nella sua visita del 2008 Benedetto XVIaveva trovato una Chiesa ancora scossadallo scandalo degli abusi e cercava di cu-rare quelle ferite sia al suo interno che inquanti le avevano subite. Oggi ad acco-gliere Francesco è stata invece una comu-nità ecclesiale che guarda al futuro conmaggiore speranza. «Amare è la nostramissione», si legge nel logo dell’i n c o n t romondiale delle famiglie a Philadelphia.Ma i vescovi — 457, di cui 270 ordinari incarica — lo hanno fatto proprio, per sinte-tizzare il senso dell’intera visita papale ne-gli Stati Uniti. La nazione conta oltre 71milioni di cattolici, il 22 per cento dellapopolazione. E il trenta per cento di lorosono ispanici. Quasi i 27.000 sacerdotidiocesani e quelli 12.000 religiosi, oltre18.000 i diaconi permanenti, 4.200 i reli-giosi non sacerdoti, circa 50.000 le religio-se professe, 4.700 i seminaristi.

In cattedrale, dove il Papa è stato accol-to dal rettore, monsignor W. Ronald Ja-meson, l’incontro si è aperto con i salutidel cardinale Wuerl e dell’a rc i v e s c o v oKurtz, presidente della Conferenza episco-pale. Dopo la lettura di un brano dellescritture e la recita della preghieradell’Ora media in latino, ha preso la paro-la il Pontefice. Che ha tenuto il suo di-scorso in italiano, iniziando con un pen-siero alla comunità ebraica che festeggiava

Nomina episcopalein Ecuador

La nomina di oggi riguarda la Chie-sa in Ecuador.

Luis Gerardo CabreraH e r re r a

arcivescovo di GuayaquilNato ad Azogues l’11 ottobre 1955,

ha frequentato il seminario minorefrancescano e la Pontificia universitàcattolica dell’Ecuador, e ha ottenutoil dottorato all’Antonianum di Ro-ma. Ordinato sacerdote dei frati mi-nori il 3 settembre 1983, ha ricopertonumerosi incarichi nel suo ordine, fi-no a divenire provinciale per l’Ecua-dor e vicepresidente della Conferen-za dei religiosi, e poi definitoredell’ordine e delegato del ministrogenerale per le province di Americalatina e Caribe. Il 20 aprile 2009 èstato nominato Arcivescovo di Cuen-ca, ricevendo l’ordinazione episcopa-le il successivo 4 luglio. Dal 2001 al2014 è stato vice-presidente dellaConferenza episcopale ecuadoriana.

Yom Kippur. Francesco ha ringraziato ivescovi, e attraverso loro la Chiesa che ènegli Stati Uniti, per la presenza nella so-cietà, per la testimonianza della carità. E,citando anche l’Antologia di Spoon River diEdgar Lee Masters, ha voluto condividerecon i confratelli alcune riflessioni su comesvolgere la missione oggi.

Al termine, prima di ritornare in nun-ziatura, nell’adiacente Thomas Sin LeeMemorial Hall, Francesco ha incontratobenefattori e collaboratori della cattedrale.

velato il suo desideriodi voler elevare agli al-tari il francescano, eanche di volerlo fare lìdove svolse la sua mis-sione evangelizzatrice.Ieri quell’intenzione siè realizzata nella capi-tale degli Stati Uniti.

Arrivato nella piaz-za, il Pontefice ha fat-to il giro tra i fedeli,che lo hanno accoltocon calore e entusia-smo. Un momentosottolineato dalle mu-siche solenni dellagrande orchestra e dalcoro, formati da diver-si gruppi musicali.All’ingresso laterale,Francesco è stato ac-colto dal rettore. Adattenderlo, all’internodella basilica, circaquattromila tra semi-naristi e novizi chehanno poi seguito lamessa dagli schermiallestiti all’interno del