Museo MURATS Report attività anno 2013

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MURATS Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda Via Bologna sn 09086 Samugheo (OR) Gestione Museo: "Cooperativa La Memoria Storica" Email: museomurats@gmail.com

Sito web: http://murats.it/ Facebook: Murats Museo dell’Arte Tessile Telefono e fax: 0783 631052

Museo MURATS REPORT ATTIVITA’ Mostre e altri eventi collaterali

2013

Il presente documento fornisce una sintesi dei dati necessari per la verifica dello stato e dell’andamento del MURATS 15/12/2013

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COMUNE DI SAMUGHEO

SINDACO Antonello Demelas ASSESSORE ALLA CULTURA Luigi Todde SERVIZIO SEGRETERIA E AFFARI GENERALI Tonina Frongia

MUSEO MURATS DIRETTORE Baingio Cuccu COORDINAMENTO Francesca Pinna FRONT OFFICE Marina Frongia Antonella Meloni Anna Maria Patta Raimondo Pitzalis Marilisa Saderi LA MEMORIA STORICA

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INDICE

1. INTRODUZIONE 04 Il Museo MURATS 05 Il MURATS: definizione, missione, obiettivi 07 2. ATTIVITÀ ESPOSITIVA 06 2.1. Attività espositiva spazio MURATS 07 2.2. Attività espositiva extra muros 48 3. VISITATORI 52

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INTRODUZIONE

Il Museo MURATS

Il MURATS_Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile si trova a Samugheo, ed è nato grazie alla volontà di recuperare e conservare la memoria storica tessile della Sardegna. Il Museo è situato alla periferia del paese, centro rinomato per la fiorente produzione tessile, in una nuova costruzione su due piani articolata in vari ambienti. Ha una struttura formata da tre sale espositive, due al piano terra e uno al primo piano per un totale di 750 mq circa. La sua attività si divide tra la realizzazione di mostre temporanee, con progetti dedicati al settore dell’artigianato sardo, alla ricerca sociale con mostre d’arte contemporanea e l’esposizione permanente della sua Collezione. La Collezione è composta da un sostanzioso corpus di manufatti provenienti da diverse parti dell’Isola: si tratta di, coperte, lenzuola, biancheria per l’infanzia, biancheria per uso quotidiano, bisacce e teli per la campagna, abbigliamento per il pastore, costumi tradizionali per le feste e strumenti tra i quali telai tradizionali in legno, attrezzature e strumenti vari per la tessitura, capi samughesi di abbigliamento giornaliero e festivo, preziosi manufatti tessili del Settecento, realizzati artigianalmente in lana, cotone e lino. Tra i pezzi più rari figurano gli "Affaciadas", piccolissime strisce di tessuto finemente lavorato che si esponevano nei balconi durante la processione del Corpus Domini, mentre per rarità spiccano cinque “Tapinos ‘e mortu”. Tra i manufatti della collezione del Museo sono presenti anche quelli della collezione Cocco. Il Museo tra i suoi servizi offre anche una serie di laboratori tematici destinati alle scuole di diverso grado.

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Il MURATS: definizione, missione, obiettivi

Il Museo MURATS si ritrova pienamente nella definizione data secondo la quale il museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto. Il MURATS oltre a preservare e custodire i manufatti che sono i testimoni della storia del tessile dell’ intera regione Sarda, propone, attraverso una serie di mostre ed eventi collaterali alcuni spaccati dell’epoca attuale per interrogarsi sulle nuove tendenze contemporanee, offrendo gli strumenti per instaurare una relazione tra cultura e territorio che possa creare principi di confronto attraverso workshop, conferenze, seminari, dibattiti, laboratori, ricerche e studi. Una istituzione che non sia un luogo di sola conservazione ma un propulsore dell’osservare, documentare il presente e ciò che caratterizza la nostra epoca, nonché individuare e distinguere i mutamenti durevoli, perché il Museo non deve guardare solo indietro ma anche agli eventi contemporanei “registrandoli” attraverso attività e l’esposizione degli oggetti che li caratterizzano. Il suo obbiettivo deve essere quello di creare un collegamento tra passato, presente e la comunità in modo da creare un terreno fertile per una più stretta connessione tra persone e cultura.

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2. ATTIVITA’ ESPOSITIVA

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2.1. Attività espositiva spazio MURATS

MASCA Maschere dal mondo tra rito e teatro 16 gennaio 17 febbraio Le maschere del mondo entrano al museo MURATS anticipando i festeggiamenti del carnevale in un’esposizione che guarda ai quattro continenti. Più di sessanta maschere originali e quasi tutte recuperate direttamente dai luoghi di provenienza in arrivo da collezioni private, e sei tra le più significative della tradizione del Carnevale Sardo, saranno presentate nella mostra che inaugurerà a Samugheo il giorno di Sant’Antonio, il 16 gennaio alle ore 16:00 presso il MURATS e sarà visitabile fino a domenica 17 febbraio. La mostra, che occuperà tutto il piano terra del Museo (nel primo piano sarà visitabile una selezione dei pezzi più pregiati della collezione di arte tessile del Museo), è composta da una serie di maschere provenienti da diversi continenti, dalle maschere rituali e propiziatorie dell’Africa alle maschere provenienti dall’Europa, dalle maschere del Continente Asiatico a quello Americano. Particolare attenzione è riservata ad alcune delle maschere più rappresentative del Carnevale Sardo quali i Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, Su Buntu di Orani, Sos Thurpos di Orotelli, Sos Boes e Merdules di Ottana, Sos Mamutzones di Samugheo e Su Componitori di Oristano.

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Il titolo della mostra vuole ricordare l’origine della parola maschera come rappresentante di qualcosa di divino, in relazione con l’uomo e in un’accezione di volta in volta positiva o negativa. MASCA è la voce da cui deriva il termine maschera (probabilmente dalla voce preindoeuropea masca “fuliggine, fantasma nero” o dal tardo latino màsca “strega”) che indica un oggetto che copre totalmente o parzialmente la figura umana per nascondere colui che la indossa o per dissimularne l’identità. La maschera è un elemento presente in tutte le culture di interesse etnografico fin da tempi antichissimi e può riprodurre lineamenti umani, animali e immaginari e ha una funzione quasi sempre magico-religiosa. L'impiego di maschere e travestimenti è un fenomeno frequente, riscontrabile pressoché in tutte le culture, e la maschera sembra rinviare soprattutto a una dimensione lontana e arcaica, a popoli con una spiritualità misteriosa e indecifrabile.

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Questa funzione magico-religiosa però non può essere sempre definita esclusivamente come solo rito o solo teatro, in alcune culture la maschera e i vari movimenti sono diventati la rappresentazione del rito attraverso un’azione “teatrale”, in altre la “purezza” del rito è meglio preservata ma quasi sempre il confine è molto labile e difficilmente individuabile.

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La mostra mette in evidenza che il legame tra rito e teatro è sempre presente nella storia etnografica di tutte le culture, in ogni rito c’è una base espressiva molto prossima al teatro e il rito in se non esisterebbe senza una rappresentazione esteriore quindi anche teatrale. Le maschere presenti in mostra sottolineano questo aspetto attraverso una grandissima varietà di tipologie e usi, alcune presentano fori per occhi e bocca e possono essere indossate, con la conseguente identificazione tra ”personaggio” e “interprete”, alcune hanno parti mobile o devono essere poggiate sopra testa mentre altre sono esse stesse l’identificazione e la rappresentazione della divinità-personaggio. La maschera, messa al centro di questa mostra, è la vera protagonista in quanto, indossata o meno, alla fine rimane l’oggetto che incarna gli antichi riti e la loro rappresentazione.

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APRITI SESAMO Tappeto e Arazzo di Sardegna 07 marzo 1 maggio A Samugheo prima e a Villanova Monteleone dopo si spalancano le porte del fantastico mondo del tappeto e dell’arazzo sardo. La parola d’ordine è Apriti Sesamo, questo è infatti il titolo della mostra con la quale si prosegue la strada della ricerca e testimonianza della produzione che ancora persiste in Sardegna nel settore del tessile, questa volta nello specifico del tappeto e dell’arazzo. L’appuntamento sarà inaugurato giovedì 7 marzo alle ore 19:00 presso il MURATS e sarà visitabile fino a mercoledì 1 maggio. Gli artigiani coinvolti provengono da 8 paesi, Aggius, Bonorva, Dorgali, Isili, Mogoro, Nule, Samugheo, Villamassargia e rappresentano le offerte tessili ancora esistenti in Sardegna che coniugano produzione manuale e alta qualità.

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<Il titolo della mostra, richiama alla memoria la famosa frase segreta, del racconto Alì Babà e i quaranta ladroni, che se pronunciata dava la possibilità di accedere a un tesoro di immenso valore, nel nostro caso la ricchezza è rappresentata dalla lunghissima tradizione nella produzione di questi due manufatti che hanno dato fama e popolarità all’artigianato sardo, ma che in questi ultimi anni sta pagando un prezzo altissimo a causa di una lunga crisi che ne sta insidiando il futuro>, dice Baingio Cuccu, direttore del MURATS di Samugheo. <La frase del titolo, che ci riporta alla memoria il racconto di origine persiana, vuole ironizzare sul fatto che i manufatti persiani sono tra i più popolari nell’immaginario comune, con questo titolo ci si dovrebbe aspettare una mostra di tappeti orientali, invece quello in questione è il tesoro sardo che con la sua produzione raggiunge livelli similmente alti>. Una ricchezza di inestimabile valore dal punto di vista culturale che denota un’elaborazione e un’attenzione alla particolarità esistenti in diverse comunità con colori, disegni, tecniche che vengono utilizzati con una grandissima varietà e che esprimono il raggiungimento di un'estrema abilità congiunta sempre a una qualità eccelsa.

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La mostra, - per il Direttore del Museo - è stata realizzata con l’intento di fare una selezione, il più esaustiva possibile e coinvolgendo laboratori ancora regolarmente iscritti, di manufatti che sono prodotti in questo momento e quindi richiesti dal mercato, fatti salvi i due criteri citati in precedenza, cioè la realizzazione manuale e l’alta qualità. <Con questa evento>, prosegue il sindaco di Samugheo Antonello Demelas, <il MURATS vuole continuare a mantenere alta l’attenzione verso un settore che rischia di essere compromesso da un declino che non accenna a diminuire, declino che bisogna assolutamente arrestare. La mostra diventa così una testimonianza dell’ abilità degli artigiani del tappeto e della bellezza di un prodotto che è stato fondamentale per la società e la cultura sarda nella sua economia e vita quotidiana>. La collaborazione con il Museo di Villanova Monteleone vuole essere un primo passo per la realizzazione di rapporti con altre istituzioni, non solo isolane, per la divulgazione di eventi in diverse sedi, dando vita così un maggiore avvicinamento delle realtà museali al territorio.

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COLLEZIONE MUSEO Esposizione Permanente La collezione del Museo è allestita in modo permanente nel primo piano della struttura dove sono esposti i manufatti più pregiati che vengono periodicamente fatti ruotare in tema anche alle mostre temporanee del piano terra. In molte occasioni questi pezzi vengono messi in dialogo con le opere presenti nelle mostre temporanee in modo da creare una simbiosi tra ciò che compone il cuore pulsante del Museo e ciò che di nuovo viene ospitato.

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TESSINGIU Mostra dell’artigianato Sardo 20 luglio 8 settembre La mostra TESSINGIU verrà allestita al MURATS come sede centrale e in altri punti espositivi nel centro del paese. Prima dell'inaugurazione, sempre al Museo, alle ore 18:00 verranno presentati anche i progetti vincitori del concorso di idee “Annodarte” realizzato per la promozione e il rilancio dell'artigianato tessile Samughese. Saranno presenti i vincitori: Paulina Herrera Letelier, Anna Menti (capogruppo), Sergio Sergi, Michele Marrocu , Caterina Quartana.

<La formula utilizzata quest’anno>, spiega il Direttore del MUR Baingio Cuccu, <è quella della mostra diffusa, le sedi saranno tre, il Museo MURATS dove sarà presente un’allestimento con i pezzi più pregiati e di maggiori importanza, Casa Serra e Casa Frongia con ulteriori allestimenti siti nel centro di Samugheo. Durante tutta la durata della mostra saranno previsti inoltre una serie di eventi collaterali: una mostra fotografica, interventi artistici nel tessuto urbano, presentazioni di libri, video, convegni e laboratori per bambini e adulti>. La mostra Tessingiu proietta Samugheo al centro di un’attività culturale, economica e artistica di grande spessore.

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<Per la comunità continua ad essere un appuntamento di grande rilevanza e spessore>, ha detto il Sindaco di Samugheo Antonello Demelas, <quest’anno l’impegno è cresciuto in quantità e qualità. Il nostro sforzo è andato nella direzione di allargare l'offerta ai visitatori coinvolgendo artigiani in rappresentanza di tutti i settori provenienti da tutte le zone dell'isola: oristanese, cagliaritano, sassarese, gallura e ogliastra. Uno spaccato davvero rappresentativo ed esaustivo per realizzare una mostra che abbia carattere regionale capace di dare maggiore attenzione al territorio e alle sue indiscusse risorse e potenzialità>.

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TEMPO SOSPESO di Piero Basoccu 20 luglio 8 settembre Per quanto riguarda gli eventi paralleli al Museo, oltre la mostra dell’artigianato, sarà ospitata la mostra fotografica di Pietro Basoccu. Pietro Basoccu è l’autore di una serie di trenta scatti dove la fotografia viene intesa come modalità di trasmissione dei saperi, dell’identità, della storia, della coscienza di un popolo antico. senza rigidi steccati. Nelle immagini la storia si mescola col racconto, il sogno con la festa, la vita con la morte, il lavoro con il gioco. Il titolo del progetto, “Tempo sospeso”, riproduce microstorie e frammenti di vita distinti separati da spazi bianchi simili a pause ritmiche che accompagnano il movimento della narrazione conferendo al racconto una modulazione musicale.

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HORO di Anna Gardu 20 luglio 8 settembre

Anna Gardu, meglio conosciuta come l’artista dei dolci olianesi, crea opere uniche e inconfondibili tanto che sono state brevettate con il marchio “Hòro”. I dolci-gioiello sono ricamati con glassa e perline di zucchero, Meliheddas, Horièddos e altri dolci tipici, a base di mandorle e miele, interpretati dalla creatività dell’artista pasticcera, portavoce di un’antica passione di famiglia. L’esposizione sarà arricchita anche da un percorso sensoriale dove il visitatore potrà sperimentare attraverso i cinque sensi l’esperienza di venire strettamente a contatto con prodotti tipici sardi.

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CODE S1043 SeunaLab Nuoro (Vincenzo Pattusi, Pasquale Bassu, Stefano Marongiu) 20 luglio 8 settembre Vincenzo Pattusi, Stefano Marongiu e Pasquale Bassu del gruppo “Seuna Lab” di Nuoro, con il progetto CODE S 1043, sono i tre artisti che compiranno degli interventi nel tessuto urbano di Samugheo ed eseguiranno anche una serie di workshop per bambini e ragazzi.

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Vincenzo Pattusi nasce a Nuoro nel 1978, si laurea in Storia dell'Arte a Pisa dove inizia a dipingere da autodidatta. Al suo ritorno a Nuoro inizia a frequentare alcuni artisti nuoresi con cui condivide lo studio e inizia a fare Graffiti; questa forma d'arte sarà fondamentale per caratterizzare il suo stile; da questo momento opera sotto lo pseudonimo di Ludo 1948. Ha esposto al Museo MAN e ha partecipato a numerose mostre in Europa. Fa parte del collettivo “Seuna Lab” e di recente è si è classificato 1° per la pittura al Premio BABEL.

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Stefano Marongiu nasce a Nuoro il 3 novembre 1977, dopo essersi diplomato all’istituto d’Arte di Nuoro, nel 2004 consegue il diploma di laurea presso l’ Accademia di belle Arti di Firenze nel corso di Decorazione. Il suo percorso artistico, come quello di molti artisti nuoresi della sua generazione, parte dalla strada. La cultura Hip Hop infatti ha trovato a Nuoro terreno fertile dove germogliare, soprattutto per la sua natura competitiva e le sue dinamiche di Gruppo. L’attività di Marongiu, che per alcuni anni ha avuto anche una controparte musicale, si è concentrata sulla terra. Una visione del globo che parte dalla pietrosa ed aspra Barbagia e va ad aprirsi alla realtà allargata. La sua opera è fatta di segnali da motore di ricerca e inquadramenti militareschi, sintomo di chi sente il pianeta sotto controllo, siano esse le telecamere a circuito chiuso o le continue scansioni del globo fatte dai satelliti o dai droni. Il risultato visivo è un paesaggio/mappa immaginario, vivace nei colori come un mimetismo a tinte forti, non necessariamente figlio della street art, ma comunque vicino a un linguaggio ibrido, stratificato, fatto di manualità ma anche di composizione di diversi supporti. Diverse le mostre personali e collettive, alcuni suoi lavori fanno parte di varie collezioni pubbliche e private. Attualmente vive e lavora a Nuoro e fa parte del collettivo “Seuna Lab”.

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Pasquale Bassu nasce a Nuoro nel 1979, si avvicina al mondo dell’arte nel 2006, quando entra a far parte dello studio Nuorese “SeunaLab” che condivide con un gruppo di artisti. Il suo lavoro si basa sullo studio delle arti grafiche in particolar modo la tecnica dell’incisione (linoloeumgrafia) tramite la quale affronta le tematiche politiche e sociali del nostro tempo. Diverse le mostre personali e collettive alcuni suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private attualmente vive e lavora a Nuoro.

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CHIARA SAMUGHEO La mia Sardegna 30 novembre 23 febbraio 2014 Il Comune di Samugheo e il Museo MURATS presentano per la prima volta in Sardegna una mostra di Chiara Samugheo (considerata uno dei maggiori fotoreporter italiani) composta da una serie di scatti sugli abiti tradizionali e il paesaggio sardo. La mostra di Chiara Samugheo, dal titolo La mia Sardegna, rievoca il capolavoro La mia Africa della grande scrittrice Karen Blixen come omaggio alla bellezza della natura e cultura dei popoli in una visione poetica che li lega alle proprie tradizioni. Le fotografie presenti sono tratte dagli scatti del reportage realizzato nei primi anni ottanta in cui furono fotografate, in un lungo viaggio tra i vari centri dell’isola, persone con gli abiti tradizionali e dal quale venne realizzato il volume Costumi di Sardegna. Le immagini presenti in mostra sono una ricostruzione dei modi di vestire tradizionali, attraverso la reinterpretazione visiva della grande fotografa, di un territorio a cui è legata da un fortissimo sentimento che si rinnova col passare del tempo.

Chiara Samugheo, al secolo Chiara Paparella, è nata a Bari. Ancor giovanissima lascia la sua città natale per sfuggire ai ruoli tradizionali che la società le impone. Insofferente alle regole e alle costrizioni, nel 1953 giunge nel capoluogo lombardo dove si inserisce negli ambienti intellettuali milanesi nutriti dall'effervescenza, dall'umanità aperta alla conversazione intelligente.

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E così, la Samugheo, incontra giornalisti, artisti, scrittori del calibro di Enzo Biagi, Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Oreste Del Buono, Dino Buzzati, Renzo Renzi, tanto per citarne alcuni. Giorgio Strehler, che allora comincia la sua avventura del 'Piccolo Teatro', la invita a frequentare i corsi di recitazione e mimo, ma lei alla professione di attrice preferisce la macchina fotografica.

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E' di questo periodo l'incontro con Pasquale Prunas che diventerà in seguito suo compagno di vita. Il fine intellettuale, grafico, illustratore ed editore, fondatore della rivista 'SUD' (Edita a Napoli dal 1945 al 1947 che ebbe, tra gli altri collaboratori come: Luigi Compagnone, Giuseppe Patroni Griffi, Raffaele La Capria, Ennio Mastrostefano, Anna Maria Ortese, Vasco Pratolini, Francesco Rosi e Rocco Scotellaro) la coinvolge nell'idea di una nuova rivista fotografica, LE ORE, sullo stile del 'PARIS Match'. Desideravano realizzare una testata giornalistica a larga diffusione che si ponesse come mediatrice tra la stampa colta e quella frivola. Sempre a Milano incontra FEDERICO PATELLANI (Fondatore dell'agenzia fotografica PAT PHOTO PICTURES), il quale intuisce subito il suo valore di fotogiornalista, ma Chiara preferisce seguire il suo istinto e bisogno di sentirsi libera. Nell'idea che gli scatti fotografici siano un mezzo narrativo immediato e quindi una possibilità per fare denuncia (..un mezzo per contribuire a migliorare la società) si impegna a realizzare reportage che documentano la realtà. Comincia a lavorare per Guido Aristarco condividendone l'idea di fotografia come strumento per sgretolare il muro che separa i giovani da un mondo migliore.

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E' del 1954 il servizio fotografico sulle tarantolate di Galatina (Lecce), pubblicato sulla rivista “CINEMA NUOVO” con testo di Emilio Tadini (Le invasate, fotodocumentario su Cinema Nuovo, anno IV, n° 50-10 Gennaio 1955), al quale fanno seguito servizi sulle baraccopoli napoletane con scritti di Domenico Rea (I Bambini di Napoli, fotodocumentario su Cinema Nuovo- Anno IV n° 63 del 25 Luglio 1955) e le Zingare in carcere (fotodocumentario su Cinema Nuovo con brani di Michele Prisco). Il direttore di 'Cinema Nuovo' la invia a Venezia per investigare sui costi della biennale del cinema ed è in quell'occasione che ritrae le star. La sua foto che immortala 'Maria Schell' finisce in copertina e la rivista vende tutte le copie. Chiara Samugheo non scatta all'insaputa del soggetto, piuttosto lo coinvolge in un gioco divertente che lo apre spontaneamente di fronte all'obiettivo; cosicché, usando il meno possibile le luci artificiali, lontano dal set, instaura un rapporto privilegiato con le dive, riuscendo a realizzare semplici scatti di straordinaria bellezza. Col suo modo apparentemente “Istintivo” di fotografare, riesce ad accogliere le migliori istanze dei suoi personaggi (Turroni) e a catturare le luci più vere consegnandoli con immediatezza alla collettività, come soggetti (non oggetti) e in tutto il loro umano splendore. Forse è questo modo di fotoraccontare che porta Henri Cartier Bresson a bussare alla sua porta per complimentarsi con lei!. Quella foto scattata a Venezia è solo l'inizio delle molteplici collaborazioni con le più grandi testate nazionali ed estere: Settimo giorno, Europeo, Oggi, Espresso, Epoca, Tempo, Pravda, Bolero film, Cine, Panorama, Stern, Paris Match, Esquire, Mc Calls, Vie Nuove, Le ore, Quick, Costanze, Radio Corriere, Sorrisi e Canzoni TV, Grazia, Sogno, ect.

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Quando la fotografa a fine anni cinquanta si trasferisce a Roma, sono tante le stelle nascenti del cinema a cercarla perchè hanno bisogno di visibilità, perciò la Samugheo, con il suo occhio fantasioso e l'uso sapiente della macchina fotografica immortala i big dello spettacolo regalandoci incantevoli scatti, a volte ironici e divertenti, come i ritratti di alcuni vip che si sono prestati a dare il loro volto a personaggi dei fumetti (Esempio Patty Pravo interpreta Valentina di Crepax).

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Copertine raffinate e servizi fotografici di attrici ( come: Monica Vitti, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Patty Pravo, Valentina Cortese, Sophia Loren, Silvana Mangano, Ursula Andress, Barbara Bouchet, Virna Lisi, Catherine Spaak, Tina Aumont, Mariangela Melato, Stefania Sandrelli, Monica Guerritore, Ornella Vanoni, Rita Hayworth, Brigitte Bardot e altre ancora e di attori (come: Yul Brynner, Ugo Tognazzi, Dario Fo, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè, Alberto Sordi, Vittorio Gassman e altri ancora). Senza dimenticare registi come Alfred Hitchcock, Federico Fellini, Sergio Leone, Marco Ferreri che le fanno guadagnare l'appellativo di fotografa delle Stelle. Chiara Samugheo con la sua voglia di scoprire e valorizzare il bello e il contraddittorio, frutto di lavori che l'hanno portata in giro per il mondo (dall'Europa alle Americhe, Dall'Asia all'Africa), conserva un archivio immenso, testimonianza di paesaggi, personaggi, ambienti, costumi, tradizioni, modi di vivere di notevole valore storico/antropologico, sui quali è utile soffermarsi per cogliere l'intima magia, quella che si raccoglie in ogni cosa e permette di comprendere se stessi e quel che ci circonda. Cenni biografici a cura di Piero Fabris con la supervisione di Daniela e Germana Ciriello.

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FAUSTO URRU In Limine 30 novembre al 06 gennaio 2014 Fausto Urru, con il progetto In Limine, presenterà un lavoro di 25 immagini in cui concentra lo sguardo sulle zone di transizione come quello della fine di un centro abitato e l'inizio della natura, dove esplorazione e nostalgia si fondono e confondono. Questa serie di scatti è da considerarsi come il primo capitolo di una serie che continuerà nei prossimi anni. In limine si vuole una sorta di simbiosi, di sintonia, di identità quasi, fra me ed il tempo, sia esso luce od ombra, sia esso tripartito od uno e trino. Ci sono talmente tante narrazioni sul paesaggio della Sardegna, talmente tante immagini pittoresche viventi in ognuno di noi che sin da subito ho escluso la bellezza “comune” – romantica, per intenderci – quale cometa per il mio percorso. Così mi sono concentrato sulle zone di transizione tra la fine di un centro abitato e l'inizio della natura che crediamo più incontaminata. Questo mi ha permesso di esplorare in lungo ed in largo una parte della Sardegna poco frequentata (e poco fotografata, credo). Allo stato attuale, In limine non è che il primo capitolo della lunga serie che ho in mente. Mi piacerebbe infatti continuare l'esplorazione per un periodo più lungo, spalmato su più anni. Solo così riuscirei ad avere la distanza e la lucidità necessarie per interrogare in profondità il paesaggio.

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In Limine è l'attrazione per il torbido, il contaminato, l'incrinatura. La permeabilità di una frontiera aperta, di un limes privo di muri e fossati arricchiscono il discorso paesaggistico di variabili non previste ed al tempo stesso accelerano drammaticamente il tempo, l'involuzione. L'estensione a macchia d'olio dei centri abitati è sotto gli occhi di tutti. Durante le mie peregrinazioni in limine mi sembrava di vivere una doppia temporalità, una strana compresenza. Come se d'un tratto mi trovassi a vivere gli ultimi momenti di un passato sul punto di essere inghiottito irrimediabilmente da fiotti di modernità liquida (sia colate di cemento che fuga nella smaterializzazione), ed allo stesso tempo percepissi le avvisaglie di quello che sarà.

Fausto Urru nasce nel 1983 a Oristano. Vive sino ai tredici anni a Cuglieri, poi a Samugheo. Maturità scientifica a Oristano. Dopo la Laurea triennale in Relazioni internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche di Bologna e la Specialistica in Cooperazione internazionale alla Facoltà dei Beni culturali di Bologna, sede di Ravenna, si iscrive all'École Supérieure des Arts de l'Image di Bruxelles, dove si laurea in Fotografia nel 2009. Parallelamente ai suoi studi, inizia una vasta interrogazione fotografica, tutt'ora in corso, sul rapporto tra gli individui e le differenti tipologie di spazio (intimo, urbano, extra-urbano), vissuto o attraversato, che alimenta più cicli fotografici: Chez-soi, Cité Modèle, Eterotopie, Silenzi urbani e, da ultimo, In limine. Dal 2010 si trasferisce a Parigi, dove attualmente vive.

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2.2. Attività espositiva extra muros APRITI SESAMO Tappeto e Arazzo di Sardegna 08 maggio 28 giugno La mostra APRITI SESAMO. Tappeto e Arazzo di Sardegna è stata esposta in due sedi, la prima è quella del Museo MURATS di Samugheo mentre la seconda al Museo Etnografico Sa Domo Manna di Villanova Monteleone, in collaborazione con la cooperativa ATI MONTE BARANTA A S’ANDIRA

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3. VISITATORI

GRAFICO VISITATORI DAL 2009 AL 2013

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1498

901

2868

3909

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

2009 2010 2011 2012 2013

TOTALE VISITATORI ANNI 2009 - 2013