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Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma
di Stefano Cariae Paolo Lucchino
Parte 3: Il dualismo e la giungla dei contratti
www.quattrogatti.info
Aprile 2012
Abbiamo visto nella prima puntata che il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da un forte dualismo, ovvero da una spaccatura fra lavoratori protetti e lavoratori precari non tutelati.
In questa presentazione andiamo a vedere come le attuali forme contrattuali contribuiscono a generare questo problema.
• Quali sono i tipi di contratto principali?
• In che modo offrono delle tutele sociali diverse?
• Che protezione offrono contro il licenziamento?
• Che effetto hanno sul mercato del lavoro?
Il dualismo del mercato e la giungla contrattuale
Il dualismo e la giungla dei contratti – Aprile 2012
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• Lavoro dipendente a tempo indeterminato• La durata del lavoro non è fissata1
• Lavoro dipendente a tempo determinato• La fine del rapporto di lavoro è fissata, per es. contratti a
funzione formativa, lavoro a chiamata e a somministrazione, lavoro stagionale.2
• Lavoro autonomo• Il lavoratore assume l’obbligo di realizzare un risultato, senza
altri vincoli particolari con il committente. Qui rientrano i titolari di una partita IVA, professionisti iscritti ad un albo (es. notai) o lavoratori manuali
3• Collaborazioni• A metà strada tra lavoro subordinato e lavoro autonomo: si
‘collabora’ con un datore di lavoro, con più indipendenza e meno vincoli che nel caso 14
Dividiamo la giungla dei contratti in quattro tipi
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Ma quanto sono usati i vari tipi di contratto?
•Vediamo che il contratto a tempo indeterminato è quello comune.
• Il lavoratori con altri contratti sono la minoranza. Ma come abbiamo visto nella prima parte, sono aumentati molto negli ultimi anni.
65.58.7
5
18.2
2.7
Percentuali occupati per categoria di contratto Dati ISFOL-PLUS 2010
Lavoro a tempo in-determinato
Contratti a tempo determinato
Collaboratori
Autonomi
Altro
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Dipendenti a termine
8.9% Finti
autonomi/ collaboratori
5.2% Part-time
involontari
4.4%
Non tutti quelli senza un contratto a tempo indeterminato sono ‘atipici’.
Una stima* più accurata dell’atipicità include i dipendenti a termine, i lavoratori subordinati a cui è stato offerto un contratto parasubordinato o autonomo e i lavoratori part-time che vorrebbero lavorare full-time…
Il 18.5% degli occupati vive una di queste 3 condizioni di atipicità
* Dati ISFOL-PLUS 2010. La classificazione delle forme contrattuali è discussa in E. Mandrone, 2008, La riclassificazione del lavoro tra occupazione standard e atipica.
Non solo ‘atipici’...
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Le tutele sociali e previdenziali diseguali
Ci sono forti disuguaglianze nelle tutele e diritti sociali offerti dai diversi tipi di contratto:
1.Malattia e maternità: per i parasubordinati l’indennità è pagata solo se il lavoratore/lavoratrice ha versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi precedenti.
2.Trattamento pensionistico: è minore per contratti a tempo determinato e parasubordinati.
3.Ammortizzatori sociali: parasubordinati e autonomi non godono di indennità di disoccupazione o cassa integrazione (per saperne di più clicca qui).
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Datore Lavoratore Datore Lavoratore Datore Lavoratore33,00% 9,19% 14,85% 5,84% 24,00% 8,00%
Disoccupazione e mobilità 1,91%Fondo garanzia TFR 0,20%Cassa integrazione 2,20%Cassa integrazione straordinaria 0,90% 0,30%Malattia 2,22% 0,53%Assegni familiari 0,68% 0,11% 0,72% 0,24%Maternità 0,46% 0,05%
41,47% 9,49% 15,54% 5,84% 24,72% 8,24%Totale
Lavoratore tipico Apprendista Parasubordinato
Contributi previdenzialiContributi sociali
La tabella mostra le aliquote contributive (per il lavoratore ed il datore di lavoro) per le tutele sociali e previdenziali previste in tre tipi di contratto.
Si vede chiaramente che i benefici previdenziali e sociali sono distribuiti in maniera diseguale.
Meno tutele, implica minor costo per le imprese. I datori di lavoro hanno quindi un incentivo ad usare contratti parasubordinati o lavoratori autonomi (finte partite IVA) anche quando la natura del lavoro è sostanzialmente subordinata.
Le tutele sociali e previdenziali diseguali
Fonte: F. Berton, M. Richiardi, S. Sacchi,(2009), 'Flex-insecurity, Perché in Italia la flessibilità diventa precarietà'
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Quanto cambia la protezione contro il licenziamento a seconda del tipo di contratto?
La protezione contro il licenziamento si articola su tre dimensioni:
1. Periodo di notifica: ne godono tutti i contratti2. Liquidazione: ne godono subordinati a tempo
indeterminato e determinato3. Protezione contro il licenziamento ingiustificato: ne
godono principalmente i subordinati a tempo indeterminato
Inoltre molti ordinamenti includono protezioni addizionali per i licenziamenti collettivi.
L'OCSE calcola un indice sintetico che cerca di considerare tutti questi fattori insieme. Per valutare il livello di protezione di principali contratti in Italia, possiamo paragonare l’indice italiano con quello di altri paesi…
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Stati
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Regno
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-2.5
-2
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2
2.5
Protezione contro i licenziamenti individuali(contratti a tempo indeterminato)
Diff
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paesi
OC
SE
• Lavoro dipendente a tempo indeterminato1Secondo l’indice OCSE*, i lavoratori a tempo indeterminato in Italia sono meno protetti rispetto alla media degli altri paesi OCSE.
*L’indice OCSE è una media ponderata di 21 indicatori che descrivono la protezione del lavoro.Ogni indicatore ha un valore tra 0 e 6, dove 6 indica il livello di protezione più alto.La metodologia è descritta qui.I link ai dati e ai profili dei vari paesi si trovano qui.
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Possibilità di reintegro a seguito di licenziamento senza giusta causa
Compensazione a seguito di licenziamento ingiustificato
Liquidazione a 4 anni di anzianità
Durata del periodo di notifica di 4 anni di anzianità
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5
Regolamentazione dei contratti a termine
Differenza di protezione rispetto alla media dei paesi OCSE
In Italia la protezione è soprattutto legale e poco economica
(i) Scarsa protezione economica: i periodi di notifica e le liquidazioni
sono inferiori rispetto agli altri paesi
(ii) Alta protezione legale: le regole sui licenziamenti non giustificati sono invece più severe che negli altri
paesi. Questa protezione è dovuta in gran parte al famoso “articolo 18”
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Con la legge numero 300 del 20 maggio 1970 viene approvato lo Statuto dei lavoratori, che sancisce varie norme principalmente a tutela della libertà dei lavoratori e dell'attività sindacale.
Fra i 41 punti che compongono lo statuto, l’articolo numero 18 riguarda la protezione dei lavoratori da licenziamenti discriminatori e illegittimi.
Che cos’è l’articolo 18?
L’articolo sancisce l’obbligo di reintegro di un lavoratore che è stato licenziato:• senza giusta causa,• senza giustificato motivo,• oppure in maniera discriminatoria.
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Leggi la presentazione di approfondimento sull’articolo 18
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• Lavoro dipendente a tempo determinato2
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Regolamentazione dei contratti a termine
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Nel caso dell’Italia, questo indice è però fuorviante:
• Dà molto peso al lavoro interinale, che in Italia è abbastanza regolato, ma poco diffuso (circa 150,000 unità secondo ISFOL-PLUS 2006).
• Ignora i “finti autonomi/collaboratori”, poco presenti nel resto d’Europa ma molto diffusi in Italia (1,275 milioni di unità secondo gli stessi dati).‘Licenziare’ questi lavoratori è facilissimo, basta non rinnovare il loro, spesso brevissimo, contratto.
Gli indici OCSE invece indicano che i lavoratori a tempo determinato in Italia sono più protetti che nella media degli altri paesi OCSE.
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Gli indici di protezione sono alti controi licenziamenti collettivi
Altri costi relativi a lic. Collettivo
Ritardi addizionali
Requisiti di notifica addizionali
Definizione di licenziamento collettivo
0 2 4 6
Differenza Italia-media OCSE indicatori di protezione li-
cenziamenti collettivi
Tutti i sotto-indici OCSE per i licenziamenti collettivi indicano una protezione maggiore in Italia rispetto alla media dei paesi OCSE.
Un licenziamento è considerato collettivo se riguarda almeno 5 lavoratori. In Francia sono 5, in Germania 30 nelle grandi imprese.
Inoltre, l’impresa è tenuta a consultare i sindacati, considerare criteri economici e sociali e contribuire al fondo per la Cassa Integrazione Guadagni.
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Che effetti hanno questi contratti sul mercato del lavoro?
Abbiamo visto che le forme contrattuali ‘precarie’, in particolare quelle dei finti autonomi/collaboratori, sono meno costose per le imprese e offrono minore protezione contro il licenziamento.
Contribuiscono quindi al dualismo del mercato del lavoro.
• I nuovi posti di lavoro sono sempre più spesso “precari”. Questo svantaggia chi vuole entrare nel mercato del lavoro, in particolare giovani e donne.
• I “precari” inoltre sono più vulnerabili alle crisi economiche: visti i bassi costi di licenziamento sono i primi a perdere il lavoro e, quandono lo perdono, non godono di indennità.
Ci sono quindi ampi margini per aumentare l’equità del nostro sistema riducendo le tutele diseguali. Nella prossima puntata analizzeremo se le proposte del Governo contribuiscono a ridurre queste disparità. www.quattrogatti.info
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