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L’intervento dello stato nell’economia:il caso italiano
Corso di Economia Politica (12 CFU)
Reggio Calabria, 04 aprile 2008
• 20/03/2008:Lo stato dell’economia: un viaggio intorno al mondo
• OggiL'intervento dello stato nell'economia: il caso ital iano
• 28/04/2008Le cause della crescita economica di lungo periodo
• 02/05/2008 Crescita dei salari e crescita economica: la situazio ne europea
• 09/05/2008 Unione Economica e Monetaria
PREREQUISITI
• Nozione di produzione, consumi, investimento, reddito;
• Conoscenza del concetto di mercato;• Conoscenza del ruolo dello Stato nel
sistema economico;• Concetto di offerta e domanda globale
Obiettivi• Individuare la funzione dello Stato nel
Sistema economico;• Conoscere le motivazioni e le giustificazioni
dell’intervento pubblico nell’economia;• Comprendere il dibattito tra liberisti ed
interventisti;• Riconoscere le variabili economiche in cui lo
Stato interviene
EVOLUZIONE DELL’INTERVENTO DELLO STATO IN ECONOMIA
• Scuola economica mercantilistica• Scuola economica classica• Scuola economica socialista• Scuola economica neoclassica• Scuola economica keynesiana
SCUOLA ECONOMICA MERCANTILISTICA
RUOLO CENTRALE DELL’INTERVENTO STATALE
INCENTIVARE LE ESPORTAZIONISCORAGGIARE LE IMPORTAZIONI
SCUOLA ECONOMICA CLASSICA
• Equilibrio spontaneo di piena occupazione dei fattori produttivi causato dall’esistenza di un mercato perfettamente concorrenziale
• Equilibrio del mercato determinato dall’incontro della domanda e offerta
Impossibilità di crisi di sovrapproduzione
Scuola economica Classica
Legge degli sbocchi ( Say):
Offerta crea domanda
Liberismo economico:Assenza dello Stato in economia
SCUOLA SOCIALISTA
Critica in termini scientifici del modo di produzione capitalistico:
i fatti sociali dipendono dai mutamenti delle strutture e delle tecniche produttive.
Materialismo storico “il modo di produzione della vita materiale determina il processo sociale, politico ed intellettuale della vita. Non è la coscienza dell’uomo che determina il suo modo di essere sociale”
1° meta’
del ‘800
Scuola socialista
La lotta di classe: conflitto inevitabile tra lavoratori e capitalisti che porterà al superamento definitivo del sistema capitalistico
Teoria del plusvalore
Il plus-valore scaturisce dalla differenza tra l’utilizzazione effettiva della forza lavoro da parte del capitalista e il tempo di lavoro necessario per la sua produzione (mezzi di sussistenza del lavoratore)
Scuola socialista
Dal plus-valorenasce
Lo sfruttamento del lavoratore
L’eccessivo sfruttamento della forza lavoro
comporta un eccessivo accrescimento dell’offerta di merci
non compensato dall’accrescimento della domanda
CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE
SCUOLA SOCIALISTA
CROLLO DEL SISTEMA CAPITALISTICO
SOCIETA’ SENZA CLASSI
STRUMENTI DI PRODUZIONE NELLE MANI DELLO STATO
SCUOLA ECONOMICA NEO-CLASSICA
Indirizzo di tipo liberista:
•uso di linguaggio rigoroso facendo
ricorso alla matematica;
•studio dell’equilibrio economico generale partendo dagli equilibri parziali (equilibrio del consumatore, dell’impresa, del mercato).
PRESUPPOSTI STORICO-ECONOMICI
DELLA SCUOLA KEYNESIANA
1929 CRISI ECONOMICA
1933
New deal:
rilancio dell’economia americana
Intervento pubblico sistematico
nell’economia
Sviluppo ed equa
distribuzione della ricchezza
SCUOLA ECONOMICA KEYNESIANA
• L’offerta dipende dalla domanda
• Ruolo centrale del moltiplicatore della domanda aggregata (effettiva)
• Analisi economica di breve periodo
SCUOLA ECONOMICA KEYNESIANA
• Critica al concetto di equilibrio di piena occupazione formulato dai classici
• Equilibrio di sottoccupazione
• Ruolo centrale della domanda aggregata (effettiva) mediante l’intervento pubblico
SCUOLA ECONOMICA KEYNESIANA
Aumento della domanda aggregata
Aumento del reddito nazionale
Aumento dei livelli di occupazione
Equazione del reddito nazionale
ConsumiC
Famiglia
InvestimentiI
Impresa
Spesa pubblicaG
Stato
ImportazioneEsportazione
E/M
Resto del Mondo
operatori della domanda aggregata
Y=C+I+G+(E-M)
LIVELLO DEL REDDITO NAZIONALE
Il reddito nazionale è in equilibrio quando la domanda aggregata uguaglia l’offerta aggregata, ma non dipende dalla piena occupazione dei fattori produttivi. C+I+G = Domanda aggregata
E = equilibrio
Consumi
Y = offertaaggregata
C
Investimenti +Spesa pubblica
C +I +G = A
IL MOLTIPLICATORE
Propensione media al consumo c me = C/Y
Propensione marginale al consumo c ma = ^C/^Y
C = cY (1) I consumi sono pari ad una frazione del reddito.
Sostituendo nell’equazione del reddito nazionale la (1)
Y = C+I+G (per semplicità consideriamo un sistema
economico chiuso) avremo Y=cY+I+G
Arriveremo a: Y = (I+G)* 1/1-c
Il principio del moltiplicatore
La crescita del reddito nazionale dipende da:
1) propensione al consumo
2) spesa autonoma
( I+G )
IL PRINCIPIO DEL MOLTIPLICATORE
Aumento aggiuntivo
della
spesa pubblica e/o defict spending
Aumento dell’occupazione e dei fattori produttivi
Aumento del reddito con processo di crescita continua
IL PRINCIPIO DEL MOLTIPLICATORE
Aumento di “G”
e “deficit spending”
Maggiore occupazione di fattori produttivi
Maggiore reddito nazionale; maggiori consumi; maggiori investimenti
Maggiore
reddito
LIMITI
L’aumento di domanda in una situazione di piena occupazione dei fattori produttivi genera
INFLAZIONE
RUOLO ECONOMICO DELLO STATO
Perseguire la funzione del benessere sociale mediante l’intervento nell’economia per una efficiente ed equa distribuzione delle risorse e per la stabilità del sistema economico.
STRUMENTI DELL’INTERVENTO PUBBLICO
POLITICA FISCALE
POLITICA MONETARIA
POLITICA DEI
REDDITI
OBIETTIVI
PIENA OCCUPAZIONE
STABILITA’MONETARIA
AUMENTI DI REDDITO E SUA EQUA DISTRIBUZIONE
INTERVENTO DELLO STATO
WELFARE STATE
STATO SOCIALEEccessivo Stato sociale comporta l’assistenzialismo
Limiti del Welfare State
Eccessivo intervento pubblico
Eccessivo aumento della spesa pubblica
Crescita incontrollata del deficit pubblico
Aumenti dei tassi di interesse
Aumento pressione fiscale
Diminuzione degli investimenti
LIMITI DEL WELFARE STATE
Generazione di inflazione
Espansione continua della Spesa pubblica
Crisi fiscale delloStato
NUOVO ORIENTAMENTO STATALE
NEOLIBERISMO
RESTITUIRE L’ECONOMIA
AI
PRIVATI
RIDUZIONE PRESSIONE FISCALE
AUMENTI DEGLI INVESTIMENTI
AUMENTO DELLA RICCHEZZA NAZIONALE
I presupposti dei Teoremi
• Le principali condizioni necessarie perché siano validi i Teoremi dell’economia del benessere sono:– L’esistenza di mercati in situazione di concorrenza perfetta– L’esistenza di mercati completi
• Nel caso in cui tali condizioni non risultino rispettate, si parla di fallimenti del mercato
• I fallimenti del mercato possono essere:– Di tipo microeconomico, ossia individuati con l’ausilio della teoria
microeconomica– Di tipo macroeconomico, quando hanno a che fare con aspetti
macroeconomici della realtà
I fallimenti del mercato di tipo microeconomico• I fallimenti del mercato di tipo microeconomico possono
riguardare:– L’efficienza – L’equità
• Va tuttavia tenuto presente che tale distinzione è molto schematica, in quanto:– E’ molto difficile nella pratica separare i problemi di efficienza da quelli di
equità, in quanto– E’ molto difficile che azioni di politica economica che riguardino
l’efficienza non incidano anche sull’equità, e viceversa
• Dal lato dell’efficienza, i fallimenti di mercato possono riguardare entrambi i presupposti fondamentali dei teoremi, ovvero:– La perfetta concorrenzialità dei mercati– La completezza dei mercati
I fallimenti “microeconomici” del mercato: la concorrenza perfetta
• Le principali caratteristiche di una situazione di concorrenza perfetta sono– Omogeneità dei beni
– Ampia numerosità degli operatori– Assenza di intesa, accordi, cartelli tra di essi– Libertà di entrata e uscita dal mercato
– Perfetta informazione• Tali condizioni sono difficilmente rispettate nella
realtà
Concorrenza perfetta: omogeneità dei beni
• Il primo requisito della concorrenza perfetta èl’omogeneità dei beni
• Tale requisito è spesso non rispettato:– In molti mercati, le imprese tendono a
differenziare al massimo i prodotti, per creare “mercati di nicchia”
– Questo può creare come conseguenza la costituzione di situazioni di monopolio o oligopolio
Concorrenza perfetta: ampia numerositàdegli operatori
• Il secondo requisito della concorrenza perfetta è l’ampia numerosità degli operatori
• Tale requisito è spesso non rispettato in quanto:– Molti mercati sono caratterizzati dalla presenza di pochi
operatori (oligopoli)…– O addirittura di un solo (mercato monopolistico)
operatore
• Queste situazioni possono essere determinate da: – forti “economie di scala”, ossia, situazioni in cui
ciascuna impresa per abbassare i costi deve produrre grandi quantità di un prodotto (è il caso, ad esempio, delle industrie chimiche, automobilistiche, elettrodomestici, etc.)
Esempi di mercati oligo e monopolistici
• Sono esempi di queste situazioni:– Monopoli di fatto (un’impresa si trova ad essere l’unica
ad offrire un dato bene o servizio sul mercato)– Monopoli naturali (la produzione di un bene o servizio
richiede tale economie di scala che è realizzabile da un solo operatore: ad esempio, l’immissione di energia, acqua, o altre public utilities su una rete nazionale)
– Monopoli legali (quando l’esistenza di un monopolio èfissata per legge: si pensi, sino a tempi recentissimi, al monopolio dei tabacchi)
• A conseguenza di tali situazioni, le imprese:– hanno una influenza significativa sul prezzo dei prodotti
scambiati, e quindi– violano l’ipotesi di concorrenza perfetta
Concorrenza perfetta: assenza di comportamenti collusivi
• Il terzo requisito della concorrenza perfetta èl’assenza di comportamenti collusivi tra le imprese, ma:– In situazioni di oligopolio, è molto probabile che
le imprese assumino comportamenti di tipo “strategico” in cui il comportamento dell’impresa:
• E’ influenzato da quello delle altre imprese del mercato, ad esempio per fissare i prezzi, violando così la concorrenza perfetta
• E’ fissato sulla base di precisi accordi (di cartello) con le altre imprese, violando ancora la concorrenza perfetta
Concorrenza perfetta: libertà di entrata e di uscita
• Anche la condizione di libertà di entrata e uscita dal mercato è spesso violata, ad esempio nel caso di:– Presenza di forti barriere all’entrata
• perché è necessario sostenere dei forti costi per accedere al mercato stesso (ad esempio di pubblicità)
• Perché sono necessari forti investimenti iniziali (ad esempio, la costruzioni di reti)
– Esistenza di barriere all’uscita • Perché l’uscita dal mercato implica il sostenimento di forti costi
• In questi casi, si dice che i mercati risultano non contendibili
Concorrenza perfetta: Perfetta informazione
• Esistono problemi anche per quanto riguarda la qualitàdell’informazione e la sua completezza
• In particolare, l’informazione a disposizione sul bene oggetto di scambio può essere molto diversa tra venditore e compratore;
• Tali differenze possono essere dovute a:– Casi di selezione avversa, quando una delle parti della transazione
non può osservare alcune caratteristiche date dell’altra• ad esempio, mercato delle auto usate; offerta di credito da parte delle
banche; contratto di assicurazione sulla vita
– Casi di azzardo morale, in cui a non essere osservabili sono i comportamenti ex post di uno dei due contraenti
• Ad esempio, ancora con riferimento al mercato assicurativo, si pensi al caso di una compagnia di assicurazione auto, che non ha la possibilità di osservare il comportamento ex post dell’assicurato
I fallimenti “microeconomici” del mercato: la completezza dei mercati
• D’altra parte, i presupposti alla base del Primo e Secondo Teorema possono essere violati anche perché i mercati non sono completi, ossia se per alcuni beni o servizi non esiste un mercato
• Ciò può avvenire principalmente a causa di: – Esistenza di esternalità– Esistenza di beni pubblici– Costi di transazione e asimmetria informativa (già visto)
La completezza dei mercati: esternalità
• Si hanno esternalità quando:– Dato un certo comportamento di consumo o produzione…– non esiste un corrispettivo (cioè, non esiste un mercato) per
• i vantaggi (detti economie esterne o esternalità positive) o• i danni (diseconomie esterne o esternalità negative) di tale
comportamento• Esternalità dal lato del consumo:
– inquinamento dei gas delle auto – Inquinamento da rifiuti urbani– coltivazione del proprio giardino, etc.
• Esternalità dal lato della produzione:– inquinamento delle fabbriche – diffusione della tecnologia grazie all’addestramento dei
lavoratori– apicoltori e floricoltori che operino su terreni contigui, etc.
La completezza dei mercati: beni pubblici
• Oltre ai “normali” beni quotidianamente scambiati esiste una particolare categoria di beni, detti beni pubblici, che non sono oggetto di scambio (quindi, un altro caso di mercati incompleti)
• I beni pubblici sono caratterizzati principalmente da:– Non rivalità, ossia il mio consumo non ostacola il tuo (ad
esempio: la sicurezza; l’illuminazione stradale; i semafori e i fari)
– Non escludibilità, ossia non è possibile escludere alcuno dalla fruizione di quel bene (valgono gli stessi esempi precedenti)
La completezza dei mercati: beni pubblici
• Conseguenza dell’esistenza di beni pubblici:– Impossibilità di fissarne un prezzo, e quindi– Non convenienza per un privato di produrre un bene di
questo tipo– Necessità quindi di un intervento pubblico
Fallimenti microeconomici del mercato: equità e diseguaglianza
• Oltre che dal lato dell’efficienza, possono esserci fallimenti del mercato anche dal lato dell’equità, dovuti a:– Diseguaglianza– Esistenza di bisogni meritori
• Sono misure di diseguaglianza– La distribuzione del reddito (per paesi, regioni, individui)– Indicatori di benessere– Livello comparato dell’occupazione/disoccupazione
• Possibili interventi pubblici per migliorare la distribuzione:– Tassazione, specialmente se progressiva– Spesa pubblica, in particolare trasferimenti a famiglie e imprese– Politiche dei prezzi, con controlli su prezzi minimi e massimi
Equità e beni meritori
• Beni (o bisogni) meritori quei beni/servizi che lo Stato ritiene debbano essere comunque prodotti (o tenuti), indipendentemente dal funzionamento del mercato
• Lo Stato in questi casi può intervenire con regolamentazione o azioni dirette, ad esempio per quanto riguarda:– La sicurezza dei cittadini (il codice della strada; codici
antiinfortunistici)– Istruzione – Sanità (divieti o limiti al consumo per alcune sostanze)– Obbligo di conservazione del paesaggio, dei beni
artistici, etc
Fallimenti del mercato ed intervento pubblico:
• La seguente tabella riassume i possibili fallimenti del mercato di tipo microeconomico e vi associa alcune possibili forme di intervento pubblico atte a far fronte al fallimento
Produzione pubblica; incentivi alla prod. privata
Beni meritori
Tassazione, spesa pubblica; politiche di riforma
DiseguaglianzaEquità
Produzione pubblica; incentivi alla produzione privata
Beni pubblici
Incentivi/disincentivi, di natura fiscale; commandand control
EsternalitàMercati Completi
Certificazioni di qualita’; obbligo di contratto; imprese pubbliche
Informazione incompleta
Regolazione per facilitare entrata e uscita; Agenzie di regolazione; licenze e autorizzazioni
Libertà entrata/uscita
Regole antimonopolistiche; Agenzie Antitrust; Imprese pubbliche
Numerosità operatoriConcorrenza perfetta
InterventoFallimentoPresupposto
I “fallimenti” di tipo macroeconomico
• Oltre che dai fallimenti di tipo microeconomico l’intervento pubblico in economia può essere giustificato anche dall’esistenza di elementi di “instabilita’” a livello macroeconomico
• Sono esempi di tali “fallimenti” di tipo macroeconomico: – Scarsa o insufficiente crescita del reddito – Presenza (a volte persistente nel tempo) di elevati livelli di forza lavoro
non occupata (disoccupazione)– Presenza (a volte persistente nel tempo) di una forte crescita (inflazione)
o diminuzione (disinflazione) del livello dei prezzi– Presenza di consistenti (ed a volte prolungati) squilibri della bilancia dei
pagamenti
• Alla stessa stregua dei fallimenti microeconomici precedentemente trattati, tali fallimenti sono causa di:– inefficienza – iniquità
Il Pil
• La misura più immediata del livello di sviluppo di un paese è data dal reddito da esso prodotto
• Il Pil misura la produzione di beni e servizi domandati e offerti in un dato anno da un certo paese
• Dal lato dell’offerta, il Pil è dato dalla somma del valore aggiunto di: – Agricoltura– industria – Servizi (di mercato e pubblici)
• Dal lato della domanda, il Pil è costituito da:– consumi (privati e pubblici)– investimenti (privati e pubblici)– esportazioni nette (differenza tra export e import)– variazione delle scorte
Varie misure di Pil
• E’ possibile misurare il Pil:– A prezzi correnti– A prezzi costanti; tale misura consente di non tenere
conto, nel confronto intertemporale, della variazione da un anno all’altro del livello dei prezzi
– In termini procapite, dividendo cioè per la popolazione– A parità di potere di acquisto; tale misura consente di
non tenere conto, nel confronto tra paesi, del differente livello dei prezzi
La crescita
• La variazione da un anno all’altro del Pil misura la crescita del reddito di un paese
• Nel lungo periodo, la crescita del Pil dipende esogenamente da:– La crescita dei principali fattori di produzione
• lavoro• Capitale• risorse naturali
– L’efficienza con cui tali fattori sono utilizzati• produttività• progresso tecnico
• Nel breve periodo, le oscillazioni del reddito possono essere causate da:– eccesso/mancanza di domanda– eccesso/mancanza di offerta
La crescita endogena• La crescita di lungo periodo dei fattori di produzione e del
progresso tecnico può essere considerata esogena…• ...oppure può dipendere da elementi strutturali endogeni al
sistema economico:– Progresso tecnologico, influenzato da
• Spesa in R&D• Regolamentazione (ad esempio, sui brevetti, sulla tecnologia in
genere)• Dotazione di infrastrutture
– Accumulazione del capitale, influenzata da• Tassazione, incentivi, disincentivi• Funzionamento dei mercati finanziari• Regolamentazione
– Avanzamento del capitale umano, influenzato da:• Spesa in istruzione• Training sul lavoro
La crescita endogena
• Da tali considerazioni, può derivare un ruolo per l’intervento pubblico, rivolto a:– stimolare l’attività di ricerca e sviluppo– favorire l’accumulo di capitale, ovvero gli investimenti
• pubblici (infrastrutture)• privati
– favorire la formazione del capitale umano
• Gli interventi pubblici possono quindi riguardare in generale:– Politiche macroeconomiche:
• spesa pubblica in R&S• spesa pubblica in istruzione• sistemi di tassazione incentivanti gli investimenti privati in R&S
– Politiche microeconomiche di riforma
Crescita e sviluppo
• La crescita del reddito di un paese è però concetto differente da quello di sviluppo
• Lo sviluppo dipende, oltre che dall’andamento del reddito, da quello di variabili di tipo sociale, quali:– Esistenza di fasce di popolazione in condizioni di
povertà– Qualità dell’istruzione– Qualità dell’assistenza sanitaria– Qualità dell’ambiente
• Il livello di sviluppo di un paese può quindi essere misurato da indicatori che tengano conto di questi e altri fattori
La disoccupazione• Prima di tutto, qualche definizione:
– Popolazione e popolazione in età attiva: in Italia, la Popolazione attiva è quella di età compresa tra i 15 e i 64 anni
–– Forze di lavoroForze di lavoro: tra la popolazione in età attiva, costituiscono la Forza Lavoro le persone che, in apposite indagini condotte dall’ISTAT, si dichiarano:
•• OccupatiOccupati•• In cerca di occupazioneIn cerca di occupazione; questi ultimi possono esseri distinti in:
–– In cerca di prima occupazioneIn cerca di prima occupazione–– Disoccupati in senso strettoDisoccupati in senso stretto, nel caso di persone che abbiano perso il
proprio lavoro e siano in cerca di una nuova occupazione
– A partire da queste definizioni, chiamiamo Tasso di partecipazioneTasso di partecipazioneil rapporto tra Forza Lavoro e Popolazione in Età attiva
– Chiamiamo Tasso di occupazioneTasso di occupazione il rapporto tra Occupati e Popolazione attiva
– Chiamiamo Tasso di disoccupazioneTasso di disoccupazione il rapporto tra persone in cerca di occupazione e Forza Lavoro
La disoccupazione
• La disoccupazione si può distinguere in – volontaria: rifiuto del lavoratore ad impiegarsi ad un certo salario– frizionale: temporanea, legata a situazioni particolari (cambi di
lavoro; errori di misurazione statistica)– involontaria: dovuta ad una insufficienza dell’offerta di lavoro
rispetto alla domanda
• La presenza di elevati livelli di disoccupazione, eventualmente persistenti nel tempo, è causa di perdita di efficienza nel sistema economico, nonché di inequità– E’ inefficiente in senso paretiano, perché è possibile migliorare la
posizione di qualcuno senza peggiorare quella di altri– Conduce ad un deprezzamento del capitale umano (conoscenze,
capacità tecniche) del lavoratore non occupato– Aumenta la diseguaglianza nella distribuzione del reddito, tra chi è
occupato e chi non lo è
La disoccupazione• Sul mercato del lavoro
– Le imprese domandano lavoro– Le famiglie offrono lavoro
• L’esistenza di disoccupazione involontaria indica una insufficienza della domanda rispetto all’offerta
• Da cosa può dipendere?– Eccessiva rigidità dei mercati– Insufficienza di domanda aggregata
• Gli interventi pubblici possono essere di vario tipo:– Politiche per stimolare la domanda aggregata
• Politiche monetarie e/o fiscali espansive • Misure di sostegno al reddito dei disoccupati (reddito minimo; CIG;
diversi tipi di indennità di disoccupazione)
– Politiche per diminuire la rigidità dei mercati• Politiche di riforma del mercato del lavoro
– politiche volte a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro (flessibilità)
– politiche volte a favorire un maggiore legame tra salari e produttività(maggior ruolo alla contrattazione decentrata rispetto a quella nazionale)
L’inflazione• Inflazione = tasso di variazione percentuale da un anno
all’altro di un “indice” dei prezzi– alla produzione– al consumo– all’esportazione
• Che cos’è un “indice” dei prezzi?– E’ uno strumento statistico che:
• misura le variazioni nel tempo
• di un insieme (paniere) di beni e servizi
• considerato rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in un dato anno (prezzi al consumo)
L’inflazione• Da cosa può essere causata l’inflazione?
– inflazione da domanda– inflazione finanziaria
• da spesa pubblica eccessiva• da eccesso di credito
– inflazione da offerta– inflazione da costi (salari, materie prime, imposte, energia)
• interni
• importati
• Che problemi provoca l’inflazione? – Incertezza (non so quanto sarà il “vero” valore del mio reddito
domani)– Redistribuzione non equa del reddito: ad esempio, dai lavoratori a
reddito fisso (che non possono aumentare il “prezzo” del loro lavoro) a quelli autonomi (che invece spesso possono farlo)
– Redistribuzione della ricchezza finanziaria: in situazione di alta inflazione, il valore “reale” di un debito scende, quindi si avvantaggiano i debitori rispetto ai creditori
L’inflazione• Altrettanto dannosa può essere una duratura e marcata
deflazione, una situazione cioè di prolungata discesa dei prezzi, che può condurre:– A rinvii delle decisioni di spesa (se penso che i prezzi domani
saranno più bassi, rinvierò gli acquisti), e quindi ad ulteriori diminuzioni di domanda, e quindi ad ulteriore deflazione
– A redistribuzione della ricchezza a favore dei creditori (con possibilità di fallimenti dei debitori e reazioni a catena negative sui mercati)
• Gli interventi pubblici possono essere di vario tipo:– Politiche monetarie, fiscali e del tasso di cambio (rinvio) – Politica dei redditi (fissazione di un tasso di inflazione
programmata; controllo della crescita dei salari attraverso la concertazione)
– Politiche dal lato dell’offerta (liberalizzazione dei mercati, privatizzazione, creazione di autorità indipendenti che controllino la formazione di certi prezzi, ad esempio energia, acqua, etc)
Inflazione e disoccupazione• L’andamento di inflazione e disoccupazione in economia è
spesso considerato legato da una precisa relazione teorica ed empirica
• Essa prende il nome di Curva di Phillips, che ipotizza una relazione inversa tra crescita dei salari e disoccupazione
• Ossia all’accelerare della crescita dei salari (dei prezzi), la disoccupazione diminuisce, ovvero
• Ad un aumento della disoccupazione corrisponde un rallentamento dei salari (ovvero, dell’inflazione)
• La spiegazione di tale relazione è che:– all’espandersi della domanda aggregata, aumenta anche la
domanda di lavoro da parte dell’impresa– data una certa offerta di lavoro da parte delle famiglie, si crea un
eccesso (o comunque un’abbondanza) di domanda rispetto all’offerta di lavoro
– ciò porta da un lato ad una discesa della disoccupazione...– … e dall’altro ad un’accelerazione dei salari ...– ...e quindi dei prezzi
Inflazione e disoccupazione• Se esiste tale relazione, essa ha una forte importanza per
il policy maker• Esisterebbe infatti un trade off tra due “mali” tra i quali il
policy maker si troverebbe a scegliere:– accettare una maggiore disoccupazione per diminuire l’inflazione– rischiare di avere maggiore inflazione pur di ridurre la
disoccupazione
• La relazione descritta nella curva di Phillips non è però sempre riscontrata nella realtà:– ad esempio negli anni ‘70 nelle economie industriali per un lungo
periodo si sono avute un’inflazione elevata accompagnata da alta disoccupazione (stagflazione)
– secondo alcuni inoltre il livello della disoccupazione è legato principalmente non all’andamento dei prezzi (ossia della domanda) ma al funzionamento “strutturale” del mercato del lavoro
– in questo caso dunque politiche di aumento della domanda aggregata avrebbero solo (almeno nel medio-lungo periodo) l’effetto di far aumentare l’inflazione, senza avere effetti positivi
Gli squilibri di bilancia dei pagamenti
• La bilancia dei pagamenti è il documento contabile che registra le transazioni economiche tra i residenti di un paese ed il resto del mondo.
• Costituiscono una componente positiva (credito) della BP le transazioni che comportano un afflusso di valuta (esportazioni di beni e servizi, trasferimenti dall’estero, afflussi di capitale)
• Costituiscono una componente negativa (debito) della BP le transazioni che comportano un deflusso di valuta (importazioni di beni e servizi, trasferimenti verso l’estero, deflussi di capitale)
• La BP è composta da tre distinti conti:– Conto corrente (gli scambi di beni, servizi e redditi)– Conto capitale (scambi relativi ad attività di investimento, quali
brevetti, diritti d’autore)– Conto finanziario (investimenti diretti e di portafoglio; prestiti;
variazioni delle riserve ufficiali)
Gli squilibri di bilancia dei pagamenti• Formalmente, la somma dei tre conti è nulla (a meno di
errori ed emissioni, spesso esistenti)
• In genere, la variazione delle riserve ufficiali è considerata come il saldo della BP
• La variazione delle riserve ufficiali rappresenta infatti il saldo del conto corrente e del conto capitale (nel senso sopra indicato), aumentata dai movimenti di capitale
Gli squilibri di bilancia dei pagamenti• Cosa vuol dire che complessivamente conto corrente,
conto capitale e movimenti di capitale sono in attivo?
• Vuol dire che complessivamente, negli scambi con il resto del mondo, gli afflussi di valuta estera (per esportazioni; cessioni di brevetti; investimenti diretti o di portafoglio di imprese estere in Italia) superano i deflussi (importazioni; acquisti di brevetti; investimenti diretti o di portafoglio di imprese italiane all’estero)
• E quindi si accrescono le riserve in valuta estera
• Il contrario accade nel caso in cui complessivamente conto corrente, conto capitale e movimenti di capitale sono in passivo
Gli squilibri di bilancia dei pagamenti• Cosa comporta una duratura e rilevante situazione di
squilibrio negativo (cioè, deflussi netti di valuta) della BP?– Una continua riduzione delle riserve ufficiali– e quindi in prospettiva un’impossibilità del paese di saldare i propri
debiti
• Cosa comporta una duratura e rilevante situazione di squilibrio positivo (cioè, afflussi netti di valuta) della BP?– Creazione effettiva di Base Monetaria (cioè di moneta circolante nel
sistema economico), – con possibili effetti negativi sul livello dei prezzi (inflazione)
• Gli interventi pubblici possono essere:– Politiche del tasso di cambio– Politiche monetarie e fiscali– Politiche microeconomiche
Art. 41.L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Art. 42.La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a
privati.La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di
acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.
Art. 43.A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante
espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici
essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.
LA COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 44.Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione
secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la
media proprietà.La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
Art. 45.La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i
mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.
Art. 46.Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della
produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
Art. 47.La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e
controlla l'esercizio del credito.Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta
coltivatrice e aldiretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.