L'IMPATTO DELLA CRISI SUL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO€¦ · La produzione industriale (1) •...

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L'IMPATTO DELLA CRISI SUL SISTEMA PRODUTTIVO

ITALIANOMassimiliano Lepratti, Firenze

21 gennaio 2014

Indice• IL CONTESTO• LA CRISI RECENTE 2008...• 2008... ITALIA ED ECONOMIA

INTERNAZIONALE• 2008... LA PRODUZIONE INDUSTRIALE in Italia• 2008... L'OCCUPAZIONE in Italia• PRIME CONCLUSIONI• SOSTENIBILITÀ, QUESTA OPPORTUNITÀ.

Una crisi senza precedenti

IL CONTESTO

(lungo e largo)

LA FASE: FINE DEL BOOM DELLA CASA E DEGLI ELETTRODOMESTICI

Concentrazione temporale delle rivoluzioni tecnologiche

Il sistema di fabbrica

Il telegrafo

Il processo Bessemer nella chimica

Il capitalismo manageriale Le reti

Green economy

I canali Le società per azioni La catena di montaggio

La meccanizzazione della tessitura, la siderurgia

La macchina a vapore L’elettricità come tecnologia pervasiva

Il sistema americano di manifattura

L’emergere della tecnologia dell’informazione e comunicazione

Beni e servizi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ambiente e cura

1800 rivoluzione industriale

1850 l’età del vapore e

delle ferrovie

1900 L’età dell’acciaio e dell’elettricità

1950 L’età della

produzione di massa

2000 L’età dell’informazione

2015 L’età della

conoscenza Aggiornamento di Roberto Romano su Freeman e Soete (1997) Dinamica della crescita della conoscenza:

LA CRISI RECENTE

2008...

La comparazione della crescita tra il 2008 e il 2013 (PIL) (1A)

2008...

ITALIA ED ECONOMIA INTERNAZIONALE

Il peso specifico internazionale (quote di PIL) (1)

Una prima valutazione dell’impatto della crisi nel consesso internazionale, può essere ricostruito attraverso il peso del PIL. E’ possibile sostenere che tutti i paesi, al netto di Cina e India, hanno perso quote di commercio e di PIL mondiale, ma non tutti i Paesi hanno manifestato la stessa “gravità”.•Tutti i principali Paesi europei hanno ridotto il proprio peso relativo in favore di Cina e India, ma la Germania subisce in misura più contenuta la contrazione, mentre l’Italia ha registrato una contrazione maggiore rispetto a tutti gli altri paesi europei.

Il peso specifico internazionale (quote di PIL) (2)

Dinamiche dell'export (CsC Confindustria): L’export italiano è ancora poco orientato verso le economie più dinamiche, specialmente in Asia. Ciò penalizza la sua performance sia rispetto ai paesi extra-europei, soprattutto quelli asiatici che beneficiano della sempre maggiore concentrazione degli scambi intra-area, sia nei confronti dei competitor vicini, come la Germania, in cui è maggiore la quota delle esportazioni dirette verso i mercati asiatici.

La struttura dell’export italiano si è comunque modificata in 20 anni: è aumentata la quota dell’export di prodotti in metallo, farmaceutici e petroliferi e si è ridotta la quota dell’export dei settori più tipici del made in Italy, nei quali comunque l’Italia mantiene un vantaggio comparato

2008...

LA PRODUZIONE INDUSTRIALE in Italia

La produzione industriale (1A)

La produzione industriale (1)

• Dietro il PIL si celano fattori e oggetti che meglio di altri fotografano la crisi di struttura.

• Tutti i Paesi hanno eroso una parte della propria struttura produttiva, ma il meno 21 per cento dell’Italia non regge il confronto con nessun paese europeo. L’area euro tra il 2008 e il 2012 ha contratto la propria produzione di 10 punti percentuali, mentre la Francia, altro grande ammalato dell’Europa, ha perso il 16%. Quindi, solo l’Italia ha compromesso così in profondità la sua struttura produttiva.

La tendenza degli investimenti (1A)

La tendenza degli investimenti (1)

• L’industria italiana negli anni precedenti la crisi ha investito per inseguire i Paesi che generavano innovazione; ciò vale a dire che gli investimenti, pur non giocando il ruolo strategico che meritavano, hanno concorso a tenere agganciato il Paese all’Europa. Ma il crollo intervenuto tra il 2008 e il 2012 ha un significato economico senza precedenti.

• Nell’attuale situazione le imprese italiane de-industrializzano. Il tasso di variazione degli investimenti è crollato del 17 per cento tra il 2008 e il 2013, contro una media europea del meno 10 per cento. Non tutti i Paesi hanno reagito allo stesso modo. Per esempio la Germania ha investito il 5,5 per cento in più, la Finlandia l’1 per cento e gli Stati Uniti il 6,5 per cento.

• L’industria italiana produce beni di consumo immediati, e non si preoccupa più della produzione futura.

La tendenza degli investimenti (2)

•Gli investimenti italiani hanno un’altra caratteristica: una bassa intensità tecnologica, misurata dal rapporto tra inv. in macchinari e BERD (spesa inv. e sviluppo delle sole imprese).

2008...

L'OCCUPAZIONE in Italia

L’occupazione e la disoccupazione reale• Se consideriamo che il tasso di occupazione dell’Italia, già

mediamente più basso di 7 punti percentuali di quello medio europeo,ha subito un’ulteriore contrazione di 2 punti percentuali tra il 2008 e il 2012, (la maggiore tra i paesi di area euro), è lecito sostenere che l’Italia si allontana sempre più dalla dinamica europea

L’occupazione e la disoccupazione reale (1)• Solo a determinate condizioni il lavoro precario, o

a tempo determinato, trovano terreno fertile, cioè quando, come in Italia, la specializzazione produttiva e il mercato di riferimento non hanno le condizioni per misurarsi con la produzione di beni e servizi a maggiore valore aggiunto.

• Diversamente sarebbe difficile spiegare perché in Italia investire in istruzione paga sempre di meno rispetto ad altri paesi europei, sia in termini di prospettive di salario che in termini di qualità del lavoro. Infatti, la domanda di lavoro qualificato espressa dal sistema delle imprese non è in grado di assorbire il pur lieve incremento di offerta di lavoro qualificato che si è accompagnato all’aumento dei tassi di scolarizzazione della forza lavoro.

PRIME CONCLUSIONI

ALCUNI ELEMENTI CHIAVE

Dove ci si colloca nella catena del valore è fondamentale =>ruolo della conoscenza

La conoscenza deve funzionare a monte (produzione di innovazione) e non solo a valle (altrimenti i giovani laureati italiani restano disoccupati)

ALCUNI ELEMENTI CHIAVE 2

Sulle "produzioni" l'Italia riuscirà nel processo di ricostruzione solo se punterà sull'economia reale che ha al centro il manifatturiero e l'industria integrata ai servizi (v. l'es. Sanità in Germania)

Secondo CsC di Confindustria una riduzione permanente del20% dell'export italiano (che per l'80% è manifatturiero) causerebbe un calo del Pil del 15% in 8 anni e degli investimenti del 17,2%.

Ma per esportare occorrono innovazione e R&S oltre a un quadro di politiche nazionali ed UE premiante (buoni segnali sono

- Horizon 2020 sulla ricerca e sviluppo

- Industrial Compact per riportare la quota dell'industria al 20% del Pil Ue frenando il calo che attualmente lo colloca al 16,3%

Cose da evitare

• ;

• Data la natura particolare della crisi italiana, una richiesta di sostegno indiscriminato agli investimenti risulterebbe controproducente. Si tratta invece di promuovere riforme di struttura, capaci di entrare nel merito di cosa produrre, di come farlo e per chi, sollecitando una modifica della specializzazione produttiva verso settori a più alta intensità di ricerca e sviluppo.

SOSTENIBILITA'... QUESTA OPPORTUNITÀ

INTERESSA L'INTERO CICLO ECONOMICO

a) A MONTE: ENERGIA (Quanta? Rinnovabile o no?) e MATERIE PRIME

b) IL PRODOTTO (Quanto dura? Quanto inquina/è tossico?)

c) A VALLE: RIFIUTI (Riutilizzabili o no? Quanto inquinanti?)

È IN LINEA CON EUROPA 20/20/20

OBIETTIVI EUROPEI 2020:

1) Ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% (proposta della CE: 40% entro il 2030, almeno 80% nel 2050) rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni;

2); portare al 20% (proposta della CE: 27%% entro il 2030) la quota delle fonti di energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia;

3) migliorare del 20% l'efficienza energetica;

SEBBENE CON UNO SFORZO IN PIÙ...

Secondo uno studio della CE fissare quote nazionali vincolanti per il 27% di rinnovabili porterebbe a più 500mila posti di lavoro

Secondo lo European Renewable Energy Council con il 45% di rinnovabili si arriverebbe a 4,4 milioni di posti di lavoro e a un risparmio per la UE di 370 mld di importazione di energia fossile

L'Italia tuttavia nel 2013 ha il comportamento peggiore al mondo negli investimenti sulle rinnovabili: - 73% sul 2012 (fonte Bloomberg New Energy Finance)

LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELL’ACQUA

“...???”

RIDUCE L'IMPRONTA ECOLOGICA DEGLI STATI

FAVORISCE

INNOVAZIONE, ESPORTAZIONI, OCCUPAZIONE

LE BASI ECONOMICHE FUTURE DELLE ENERGIE RINNOVABILI

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