Le dichiarazioni e gli scenari smentiti dalle urne. A ... · anno XVI n.9 6 dicembre 2016 Anche la...

Post on 30-Jul-2020

1 views 0 download

Transcript of Le dichiarazioni e gli scenari smentiti dalle urne. A ... · anno XVI n.9 6 dicembre 2016 Anche la...

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.9 6 dicembre 2016

Anche la forma è sostanza. E se fosse questo il messaggio essen-ziale lanciato dal referendum di domenica?

Nel precedente numero di In-chiostro avevamo scritto che i ri-sultati del voto avrebbero chiarito molte cose e non solo la posizio-ne degli italiani rispetto alla rifor-ma della Costituzione.

Quei risultati sono arrivati e ci dicono che c’è un disagio sociale non più trascurabile; che questa precarietà non è avvertita, come si supponeva, solo nel Mezzo-giorno; e che c’è un Paese reale diverso da quello immaginario. Un Paese vero e uno post-vero. Il Paese con i giovani che non hanno lavoro e i risparmiatori che hanno paura di investire e il Paese delle slide ministeriali. Ma a parte questo, i risultati del referendum ci dicono anche che il cambiamento non è percepito come un valore in sé, perché può essere migliorativo ma anche peggiorativo e che, nel valutarlo, l’opinione pubblica tiene conto non solo degli effetti, delle con-seguenze concrete che il cam-biamento produce, ma anche del come il cambiamento avviene. Le forme, appunto.

Si prendano in considerazione le performance di Renzi e di De Luca. Difficile ignorare la spin-ta forte che da entrambi è venu-ta all’azione di governo: a Roma come in Campania. Eppure, le esagerazioni, le parole e le meta-fore usate, i toni generali dei di-scorsi, gli atteggiamenti da “ora o mai più” hanno pesato più di quanto si creda.

È come se il Paese, oltre alle riforme di programma, abbia chiesto anche un programma di responsabilità, di realismo, di senso della misura. La conse-guenza è che molto impegnati nello storytelling, nel raccontarci le cose, ci troviamo oggi in forte ritardo nel wayfinding, nel tro-vare la strada giusta per venirne fuori. Per uscire davvero dalla crisi.

Ora il problema è il wayfinding

L’EDITORIALE

Sorpresi in fuorigioco dal No

Marco Demarco

Le dichiarazioni e gli scenari smentiti dalle urne. A Napoli guadagna punti De Magistris

Boccia, De Luca, Santoro: i leader del Sì sconfitti dal referendumPer informarsi c’è bisogno di metodo. Paolo Mieli, ex diret-tore del Corriere della Sera, spiega che muoversi tra le no-tizie non è semplice: «È im-portante stabilire una scala di priorità tra i diversi media per selezionare gli articoli da leg-gere». A confermarlo anche i direttori di cinque giornali che indicano la strada giusta da se-guire per informarsi.

Paolo Mieli:«Ecco come mi informo»

Il No vince al referendum costituzionale con 20 punti di distacco dal Sì e la Cam-pania non fa eccezione: il No arriva al 68% e il Sì si ferma al 32. Rispetto al dato nazionale divergono solo: Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, e tra le città Milano. L’esito delle urne sorprende in fuorigio-co il governatore De Luca, che con il figlio Piero aveva

«Breve storia del riformismo»Fino agli anni Ottanta l’ar-gomento “riforme” era tabù. Ora no. Eugenio Capozzi, docente di Storia Contem-poranea, spiega il perché.

Corona a pag. 2

Stampa e web

Intervista a Capozziprovato a coalizzare i sin-daci della regione verso il Sì. Va male perfino a Saler-no, città considerata “roc-caforte elettorale” della famiglia De Luca. Sconfitta anche la Confindustria di Vincenzo Boccia, schiera-tasi a favore della riforma pronosticando, in caso di vittoria del No, il blocco de-gli investimenti.

La mostra

Poche settimane all’apertu-ra. Centrotrentasei le opere restaurate esposte lungo i corridoi dell’università. Un percorso immersivo e sensoriale che permetterà ai visitatori di rivivere i fasti di Napoli nella sua epoca d’oro: la Belle Époque. Una città ancora capitale euro-pea, tra café chantant, tea-tri e Wagner.

Buonansegna a pag. 6 e 7

Un museo da vedere e da toccare

Senese torna al festival DiVino Passeggiate archeologiche,concerti e retrospettive di storici artisti napoletani.Ecco tutti gli eventi da non perdere nel capoluogo campano e in provincia.

Di Martino a pag. 10 e 11

Gli eventiAchille Lauro, un selfmade manIl V volume della collana di inchieste della Scuola di Giornalismo ha l’obiettivo di ricostruire e dare un nuo-vo volto a uno dei perso-naggi più criticati del ‘900.

Avino a pag. 12

Il libroTradizioni e novità in giro per il mondo Christmas Village, mercatini e luminarie per un Natale all’insegna della tradizione. Da New York a Napoli, pas-sando per Parigi, le città si preparano alle festività.

Capasso a pag. 8 e 9

Il Natale

Cappelli a pag. 4

Collezione Pagliara, nuova esposizione al Suor Orsola Benincasa

Caligiuri a pag. 3

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 2

Riformismo È un metodo di azione politica che punta a modificare l’ordina-mento politico-sociale esistente attraverso le riforme. Contrariamente ai sistemi rivoluzionari e conservatori, per i riformisti il cambia-mento deve essere attuato attraverso riforme organiche e graduali. In questo senso, lo strumento principe da utilizzare è la legge. Il termine “riforma” è stato intro-dotto nel vocabolario politico a partire dalla campagna per l’allar-gamento del suffra-gio elettorale in Gran Bretagna tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Più tardi viene ripreso dal movimento socialista.

Parole chiave

«Nella dialettica politica italiana il termine “rifor-me” è usato come un man-tra, ma prima l’argomento era tabù. Da quasi trent’an-ni ogni governo tende a qualificarsi come inno-vatore rispetto a un’op-posizione conservatrice». Eugenio Capozzi, docente di Storia contemporanea presso l’Università Suor Orsola Benincasa e autore di “Storia dell’Italia mode-rata”, analizza il percorso del riformismo italiano.

Il referendum costitu-zionale ha posto il proble-ma delle riforme. Cosa si-gnifica oggi “riformismo”?

«Il riformismo istituzio-nale è stato un tabù quasi fino alla fine della Guerra Fredda. Se n’è iniziato a parlare negli anni Ottanta con Craxi. Tre commissioni bicamerali sono terminate con un nulla di fatto: quella Bozzi nel 1983, De Mita nel 1992 e quella presieduta da D’Alema nel 1997. L’unica riforma andata in porto è quella del Titolo V della Co-stituzione nel 2001. Quella di Renzi è il secondo tenta-tivo di una certa ambizio-ne, dopo la riforma Berlu-sconi bocciata nel 2005».

Su cosa verteva il dibat-tito?

«La Costituzione è un no-bile prodotto della classe politica del tempo divisa ideologicamente, ma è un parlamentarismo sbilan-ciato: troppi poteri alle ca-mere e pochi all’esecutivo. La discussione ha sempre contrapposto chi voleva un governo più forte, fino al presidenzialismo, a chi difendeva l’impianto parla-mentaristico».

L’ansia di rinnovamen-to è data dall’insofferen-za all’attuale situazione d’incertezza. Si chiede un cambiamento avalutati-vo?

«La società italiana è di-sorientata da 25 anni, dalla fine della Prima Repub-blica. Il processo di tran-sizione e cambiamento di società e istituzioni non è ancora approdato a una meta. Sono esplosi, invece, la diffidenza e l’odio popu-lista per la classe politica. Da questo rifiuto è nato il Movimento 5 Stelle che ha raccolto il malcontento: non un preciso modello

Stretto lo spazio dei conservatori. Populismo, protesta senza progetto

Paola Corona

ideologico e politico, ben-sì una serie di suggestioni protestatarie.

In Europa, dalla crisi eco-nomica, il filo conduttore di quest’esigenza di cam-biamento è la necessità di proteggersi dagli effetti del-la globalizzazione contro l’establishment economico e finanziario. C’è stato an-che un ritorno a una di-mensione nazionalistica e localistica».

Ciò che si oppone al cambiamento sembra un disvalore. Non c’è più spa-zio per i conservatori?

«Nella dialettica politi-ca italiana il termine “ri-forme” è usato come una sorta di formula magica. Durante la Guerra Fredda, ogni prospettiva di riforma era vista come un perico-lo per la democrazia. Così, da circa 30 anni, i governi si sono definiti riformatori puntando il dito contro op-posizioni conservatrici. Da qui l’accezione negativa di “conservatore”: colui che si oppone alle riforme neces-sarie per il Paese».

È la sola? «Un’altra si riferisce a una

cultura politica d’impianto comunitario che vuole sal-vaguardare l’identità della società davanti ai muta-menti economici, politici e culturali. Questo conser-vatorismo italiano è stato sempre osteggiato: lo Stato

unitario è stato costruito attraverso una rivoluzione e il richiamo alla tradizione è interpretato come il ritor-no a una prospettiva loca-listica e la minaccia di una dissoluzione dello Stato».

Il fronte del Sì al refe-rendum si fa portavoce del rinnovamento. È l’ultima fortezza contro il populi-smo?

«No, il “renzismo” è l’ul-tima manifestazione di una dialettica politica, nata con Berlusconi, e tipica degli ultimi 25 anni: il personali-smo esasperato del leader. Renzi si presenta come un premier nuovo, ma è l’em-blema di una classe politi-ca al tramonto. Lo dimostra l’ascesa di movimenti po-pulisti diffusi sui territori e dotati di rappresentanti av-vertiti come più vicini alle loro esigenze della società civile. Gli elettori non chie-dono miracoli, ma culture politiche radicate nella so-cietà e nella politica».

Oltre a un voto politico, c’è anche chi ha scelto il No perché affezionato ai valori della Resistenza o per un “patriottismo Co-stituzionale”?

«Eccetto circoli politici e intellettuali, gran parte dell’opinione pubblica ha votato in base alla simpa-tia o meno per il premier. È stata la popolarità di Renzi a decidere la partita».

Eugenio Capozzi è docente di Storia contemporanea del corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

Forme uniche della continuità nello spazio, Umberto Boccioni

“Storia dell’Italia moderata”, il libro del professor Capozzi

ConservatorismoQuesta posizione politica e culturale ha come obiettivo mantenere la continui-tà dell’ordinamento dello Stato. I conser-vatori mirano a di-fendere il presistente assetto politico-istitu-zionale contro le ideologie progres-site, i tentativi e gli impulsi innovatori. L’ideologia conserva-trice nasce nel XVIII secolo come reazione al fallimento degli ideali di riforma e progresso propri del-la filosofia illuminista e dei movimenti ispirati alla Rivoluzione fran-cese. L’affermazione politica arriva nella pri-ma metà dell’Ottocen-to con i programmi di restaurazione introdotti dai sovrani europei.

PopulismoNasce come movi-mento politico e culturale della Russia di fine Ottocento e inizi Novecento. Lo scopo dell’azione di propa-ganda e proselitismo messa in atto dagli intellettuali del tempoe combinata con un’azione rivo-luzionaria, sfociata nell’uccisione dello zar Alessandro II, è il miglioramento delle classi più povere (contadini e servi della gleba). A ciò si aggiun-ge l’obiettivo di realizzare una specie di socialismo rurale comunitario in netta contrapposizione alla società industriale dell’Occidente. Oggi, in Europa, si stanno affermando nuovi mo-vimenti populisti.

Intervista Il professor Capozzi illustra la storia del cambiamento, gli sforzi di innovare un’Italia rimasta al palo

«Le riforme? Formule magiche»

«Sono ottimista sul risul-tato delle urne». Alla vigilia del voto referendario, l’eu-ro parlamentare del Partito Democratico Pina Picierno ostentava sicurezza. «I son-daggi non riescono più ad intercettare le reali inten-zioni», aveva aggiunto.

Ma non è andata esatta-mente così. In Campania, la regione che per alcuni commentatori avrebbe do-vuto essere la “Florida d’I-talia”, la regione decisiva per la vittoria del Sì, il No ha prevalso attestandosi al 68,5%.

La conseguenza è che l’esito delle urne ha messo in fuorigioco tutti gli espo-nenti politici e gli intellet-tuali che si erano schierati a favore della riforma Ren-zi-Boschi.

Nella regione, i favorevoli alla riforma sono stati solo il 31,5% degli elettori. Una percentuale più bassa di quella che nel 2015 aveva eletto, con il 40%, il dem Vincenzo De Luca presi-dente della regione. Ma il governatore esce sconfitto anche nella “sua” Salerno. Nella città di cui fu sindaco i Sì si fermano al 39,9%.

Fallite anche le iniziati-ve elettorali con i sindaci organizzate dal figlio Pie-ro. Emblematico è il caso Agropoli, al centro delle polemiche per l’afferma-zione che è costata al presi-dente della regione l’accu-sa di voto di scambio: «Fai quello che vuoi, ma porta 4mila persone a votare». Nel comune cilentano il No ha prevalso sul Sì, con un rapporto di 68 a 32.

Per meglio comprende-re la sconfitta di De Luca è utile osservare il risultato che nella vicina Puglia ha avuto il governatore Mi-chele Emiliano, esponente del No. Qui il Sì va meglio che in Campania, con il 32,80%.

Sotto il Vesuvio anche il mondo degli industriali non esce bene dalla con-sultazione, il presidente di Confindustria, il salernita-no Vincenzo Boccia, si era schierato tra i sostenitori della riforma costituziona-le.

«La vittoria del No sareb-be un segnale che l’Italia non vuole cambiare», ave-va detto il capo degli indu-

E c’è anche chi si disse ottimista Politici, economisti e intellettuali sono stati smentiti dalle urne

Alessandra Caligiuri

NAPOLI E I REFERENDUM Napoli

Italia

2016 201620112006200119931987198119741946

89,08%87,72%

79,60%

65,10%

83,98%

75,98%

64,60%

49,50%

63,84%

24,94%

39,18%

51,72%

25,66%

76,95%

34,05%

53,84%57,05%

68,48%

56,53%

1946 (Monarchia VS Repubblica)1974 (Divorzio)1981 (Aborto)1987 (Nucleare, Responsabilità civile giudici)

2001 (Titolo V Costituzione)

2006 (Riforma costituzionale)2011 (Servizi pubblici, Acqua pubblica, Nucleare, Legittimo impedimento)2016 (Trvellazioni petrolifere)2016 (Referendum costituzionale)

32,16%

«Volevo cancellare le troppe poltrone del-la politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia. Domani pomerig-gio riunirò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi per la straordinaria avventura, una squadra coesa, for-te e compatta, e salirò al Quirinale dove al presi-dente della Repubblica consegnerò le mie di-missioni».Fallisce il progetto di ri-forma costituzionale e dopo la vittoria del No al referendum, il presi-dente del consiglio Mat-teo Renzi ammette la sconfitta e rimette il suo mandato al presidente della Repubblica.Un nuovo incarico al segretario del Pd, le elezioni anticipate, un governo tecnico o un esecutivo di scopo af-fidato al presidente del Senato Piero Grasso o al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, sono questi i possibili scenari tra cui dovrà decidere il capo dello Stato Sergio Mattarella.Il fronte del No, l’ “ac-cozzaglia”, come l’aveva definita lo stesso Renzi, vince in quasi tutta Ita-lia, con il 60% rispetto al 40% del Sì.Le sole regioni che fan-no eccezione sono: To-scana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Tra le città, è Milano a fare la differenza, dove il Sì vince con il 51%.Ma la vera sorpresa non è soltanto la schiac-ciante vittoria del fron-te opposto a Renzi, con uno stacco di 20 punti percentuali, ma il dato sull’affluenza alle urne.Questa tornata elet-torale ha visto, infatti, un’elevata partecipazio-ne: in Italia ha votato il 58,9% degli aventi di-ritto, mentre a Napoli il 65,5%. Insomma, una percen-tuale ben più alta di quella che si espresse sulla durata delle con-cessioni per le trivella-zioni in mare il 17 aprile di quest’anno, dove Na-poli conquistò la maglia nera della partecipazio-ne con solo il 25,66% dei votanti.

CronacaAddio Renzi,comincia un’altra storiaAlessandra Caligiuri

striali italiani, ipotizzando che l’economia del paese potesse fermarsi. «Le im-prese devono poter contare su un assetto istituzionale e normativo semplice e cer-to, nel medio periodo, al-trimenti la macchina degli investimenti non riparte», aveva sostenuto.

Al fronte del Sì in Campa-nia aveva aderito anche il giornalista Michele Santo-ro, che con una lunga lette-ra pubblicata sulla pagina Facebook “Servizio pub-blico”, aveva motivato il suo voto, esprimendo dall’altra parte anche le sue perples-sità su una consultazione che si è da subito persona-lizzata fino a diventare un voto sull’esecutivo guidato da Matteo Renzi.

«Il mio scopo non è dare indicazioni di voto ma cer-care di farvi ragionare sul fatto che, mentre si potrà trovare il modo di correg-gere ciò che non funzio-nerà della riforma alla luce dell’esperienza, il voto sarà fondamentale su un solo capitolo: Renzi», aveva scritto. La sua presa di po-sizione ha scatenato il di-battito in rete, divisa tra chi appoggiava la sua tesi e chi, invece, gli dava del “tradi-tore”.

Sul fronte del No in Cam-pania vince il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, da sempre sul fronte oppo-sto rispetto a Matteo Renzi.

Il primo cittadino, a po-che ore dal risultato affida alla sua pagina Facebook un commento entusiasta: «Grande vittoria della de-mocrazia.

Renzi, lo stalker autori-tario, è stato respinto. La-voreremo e agiremo, con i movimenti popolari, per attuare fino in fondo la più bella Costituzione nata dal-la resistenza al nazi-fasci-smo. Nessun politicante di turno, vecchio e nuovo, si permetta di mettere il cap-pello sulla vittoria. Il vinci-tore è solo uno: il Popolo!».

Con lui trionfano i movi-menti che lo hanno soste-nuto alle ultime elezioni, come Massa Critica, l’Ex-opg occupato e Insurgen-cia. Forze sociali che sono scese in piazza a chiedere le dimissioni del presiden-te del consiglio appena sa-puto del risultato a Napoli, come in altre città.

Tra i contrari alla riforma anche lo scrittore Mauri-zio de Giovanni, che si era opposto a quello che aveva definito un cambiamen-to troppo personalizzato. «Con la nuova riforma c’è la possibilità di governare senza avere un’opposizio-ne, senza discussione sulle decisioni», aveva spiegato preoccupato per il passag-gio ad un sistema in cui a governare sarebbe «qual-cuno scelto da una minima parte del corpo elettorale».

I voti di De Luca alle Regionali

I voti del centro-sinistra alle Europee

I SI in Italia al referendum costituzionale

I SI in Campania al referendum costituzionale

CAMPANIA ITALIA

31,5

%

40%

40% 40

,9%

Partecipazione ai referendum: Italia e Napoli a confronto

Le percentuali del Sì e gli ultimi dati elettorali del Pd

Luigi De Magistris

Vincenzo De Luca

Referendum Da Pina Picierno a Michele Santoro, ecco quelli che avevano scommesso sulla vittoria del Sì

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 3

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 4 | pagina 4 | pagina 4

nformarsi nell’era dei social network e della diffusione

di siti e giornali online è solo apparentemente più facile di quanto non fosse qualche anno fa. Scegliere le notizie davvero necessarie, o capire quali sono le fonti più attendi-bili in un mare di opzioni dif-

Come si informano i direttoriLa velocità del webha mandato al tappetotelegiornali e radio

Alessandro Cappelli

«Le notizie più im-portanti sono sicura-mente sui quotidiani cartacei. Questi non vanno letti per quel-lo che dicono di ieri, ma perché anticipa-no molto di quello che ci sarà domani». Paolo Mieli, storico e giornalista, ex di-rettore de La Stampa e del Corriere della Sera, spiega qual è il metodo migliore per informarsi, traccian-do linee guida ben precise.Direttore Mieli, c’è un metodo, un per-corso da seguire du-rante la giornata per tenersi informati?«È importante alzar-si presto e leggere la carta stampata. Poi si possono sentire le rassegne stampa in radio, non in tv, men-

Che ruolo possono avere i libri nell’in-formazione quoti-diana?«I libri che entrano a fondo in un argo-mento o in un set-tore, sono sempre importanti. Ma è im-portante ancor di più saper leggere i libri, perché il mondo web sta disabituando alla lettura di periodi lun-ghi. Per questo, indi-pendentemente dal leggere i pezzi che ci interessano, consi-glio di far riferimento ai giornali cartacei per conservare l’abi-tudine ai periodi lun-ghi. Perché perdere questo, smettere di leggere pensieri ar-ticolati, è come con-dannarsi a diventare analfabeti».

Paolo Mieli

La parola ai giornalisti «Internet e i social vanno fortissimo, ma il primato è della carta stampata»

Mieli: «Nel web c’è troppa immondizia»Lo storico e giornalista invita alla lettura per imparare ad articolare il pensiero

I

tre ci si prepara. La struttura informativa costruita con la carta stampata e la radio tra le 7 e le 9 è fonda-mentale perché aiuta a filtrare quello che trovi durante la gior-nata».Quindi la carta stampata è ancora il mezzo più forte, al secondo posto ci sono i telegiornali o internet?«Dalle 9 in poi esi-ste solo il mondo internet, ma le fon-ti autorevoli sono i siti dei giornali più importanti, quindi Corriere, Repubblica e altre testate di que-sto spessore. Bisogna fare attenzione: il web è un luogo dove c’è molta immondi-zia e siti inaffidabili. È un luogo a rischio».

ExtraL’intervista video aPaolo Mieliè online sul sito di Inchiostro

L’ex direttore de L’Espresso Luigi Vicinanza ha detto di aver perfino cambiato abitu-dini grazie a internet: «Spes-so al mattino mi capita di fare una prima rassegna stampa su Twitter, dove in pochi minuti posso leggere notizie, vede-re le prime pagine e sentire gli umori della gente». Per gli altri direttori sarebbe preferi-bile rimanere orientati sulla versione digitale dei maggiori quotidiani, perché con la dif-fusione di internet la qualità dell’informazione si è abbas-sata notevolmente, e le testate storiche sono tra le poche a garantire un servizio di livello. Ma non mancano le alternati-ve: «Ci sono siti affidabili che possono avere notizie che altri giornali non hanno», spiegano D’Errico e Perillo citando siti registrati come testate giorna-listiche: Huffington Post, Da-gospia, Tuttonapoli, Fanpage. Una volta chiusi i quotidiani cartacei, dunque, si guarda

alla rete e solo lì. «Durante la giornata l’unico modo per se-guire le notizie è avere internet a portata di mano ovunque – spiega Francesco Piccinini, direttore del giornale online Fanpage Napoli – Possono essere importanti anche pic-coli network. Io seguo spesso Druge Report negli Stati Uniti, che dà un taglio diverso alle notizie. Questo mi serve per uscire dal mainstream e per cercare approfondimenti che altrimenti non potrei avere».

Rimane ancora qualche riserva sull’utilizzo dei so-cial network per informarsi. «Troppo spesso i social sono inaffidabili – dice Enzo D’Erri-co - Colpa dell’alta percentua-le di “bufale” che diffondono». Ottavio Ragone, dalla redazio-ne napoletana di Repubblica, segue il profilo social dei gior-nali tradizionali «per tenere d’occhio gli aggiornamenti nel modo più veloce possibile». Più fiducioso, invece, Anto-

nello Perillo del TgR Campa-nia: «Sono un divoratore dei social. Seguo molti giornali e soprattutto molti personaggi pubblici su Twitter. Serve per trovare articoli sparsi in ogni angolo del web, articoli che altrimenti non potrei leggere».

Non si può pensare, però, di sostituire il vecchio quaoti-dian con l’informazione forni-ta dai soli siti web: «Così come il cinema non ha ucciso il te-atro, così il web non ucciderà il cartaceo», spiega Luigi Vici-nanza.

Sembrano finiti, invece, i tempi d’oro della televisione come regina dell’informazio-ne (e della formazione), inizia-ti intorno agli anni ‘60: la tv ha perso il suo appeal. «I servizi televisivi ormai possono aiu-tare ad integrare le notizie, ma sono quasi sempre notizie che già da diversi minuti navigano sul web», spiega Enzo D’Er-rico. Rimane comunque nel campo delle eccezioni Fran-

ferenti è un’operazione com-plessa: informarsi è diventato un’arte, e i direttori dei giorna-li sono, in questo caso, le guide migliori per coglierne i segreti.

«C’è una grande certezza: i giornali cartacei sono ancora i più importanti. Per informarsi bisogna leggere prima di tutto quelli», dice Luigi Vicinanza, direttore del quotidiano tosca-no Il Tirreno (ex direttore de L’Espresso). L’opinione di Vici-nanza è condivisa anche da al-tri direttori. «I giornali stanno reggendo il passo con i tem-pi», spiega Antonello Perillo, direttore del TgR Campania. In barba a chi dice che la car-ta stampata sta scomparen-do. I quotidiani cartacei sono fondamentali per informarsi al meglio, sono un must read nelle prime ore del giorno. An-che Ottavio Ragone, direttore di Repubblica Napoli, ed Enzo D’Errico, direttore del Corrie-re del Mezzogiorno, mettono in cima alla lista di priorità la versione cartacea delle testa-te più accreditate: «La matti-na, tra le sette e le nove, non si può prescindere da giornali come Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole24ore, Il Mattino, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, con eventuali edi-zioni locali».

Ma un prodotto giornalistico come il quotidiano, già vec-chio di diverse ore al momen-to della fruizione del lettore, andrebbe chiuso a metà mat-tinata. E allora da lì in poi c’è spazio solo per il web: la rete guadagna la seconda piazza nella lista di priorità grazie alla tempestività con cui raggiun-ge i lettori.

cesco Piccinini, che accetta un solo monitor: quello del suo pc. «Non ho proprio la tv a casa – spiega Piccinini – i te-legiornali offrono un prodotto chiuso e preconfezionato che arriva già in ritardo rispetto al web. Oltretutto quando la mia giornata lavorativa è già chiu-sa». Se la passa poco meglio la radio, che per molti giornalisti offre un buon servizio al mat-tino per una rassegna stampa che possa accompagnare il caffè, ma perde di importanza nel resto della giornata. Anco-ra una volta c’è una differenza piuttosto netta, tra chi è a capo di un quotidiano cartaceo e chi gestisce una testata onli-ne. Ottavio Ragone considera «la radio utile per dare una prima infarinatura. È valida se rispetta i requisiti di velocità e competenza. Ascolto Radio 1, RMC, Radio Tre e vari GR generalisti per iniziare la gior-nata». Diversamente Piccinini va volontariamente fuori dal tracciato dei media tradizio-nali: «Preferisco fare rassegna con Radio Città Aperta che è apertamente schierata, sem-pre di parte, e mi aiuta a pen-sare out of the box».

Telegiornali e giornali radio, che per anni hanno conteso lo scettro dell’informazione ai quotidiani tradizionali arri-vando prima sulle notizie più rilevanti, sembrano scalzati dalla diffusione virale del web che batte chiunque in una gara di velocità.

L’informazione non viaggia solo sulla penna (sarebbe me-glio dire la tastiera) dei gior-nalisti. C’è ancora spazio per la carta stampata, non quella dei giornali, ma quella dei li-bri. Pur non essendo veri e propri veicoli di informazio-ni, la narrativa può facilmente diventare uno strumento di formazione per comprendere a fondo quello che troviamo sulle pagine dei quotidiani. È questa l’idea che accomuna i direttori dei quotidiani, spie-gata puntualmente da Luigi Vicinanza: «La letteratura che descrive fatti reali è indispen-sabile per conoscere il mondo in cui viviamo, spesso offre un punto di vista che quotidiani e libri di storia non hanno. Pen-so al libro di Gigi Riva L’ultimo rigore di Faruk che racconta la dissoluzione della Jugoslavia a partire da un rigore sbagliato ai Mondiali Italia ‘90».

Francesco Piccinini

Luigi Vicinanza

Antonello Perillo Ottavio Ragone Enzo D’Errico

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 5

na miriade di “pollici all’insù” ha accolto il

nuovo libro di Roberto Savia-no La paranza dei bambini.

È difficile trovare voci fuori dal coro, qualcuno che non spenda parole di elogio per il nuovo romanzo dello scrittore che a soli 27 anni, con la pub-blicazione di Gomorra, gettò le basi per un genere lettera-rio tutto nuovo. E oggi, a dieci anni di distanza, è ancora sul-la cresta dell’onda: l’ultimo li-bro è già un best seller, in cima alle classifiche dei più venduti. E la critica dei quotidiani na-zionali non è da meno: quasi all’unanimità i giornalisti han-no promosso La paranza dei bambini a pieni voti.

È la nuova versione del Sa-viano romanziere, probabil-mente, ad aver stupito di più la critica. La storia del “mi-ni-boss” Nicolas Fiorillo, gio-vane capo di una paranza di bambini, che semina il terrore per Napoli tra “stese” in sella allo scooter e alleanze strette con anziani boss in declino, è molto vicina alla realtà, e di Saviano sorprende la capacità nel raccontare quella stessa realtà con una «trascinante declinazione dei fatti», tanto per riprendere le parole usa-te da Alberto Asor Rosa su “la Repubblica” lo scorso 11 no-vembre.

E se Francesco de Core, ca-poredattore de Il Mattino, del

U

Promossi i baby boss di Saviano I quotidiani elogianol’ultimo romanzo dell’autore di Gomorra

Alessandro Cappelli

Da esecutori a capi, è la nuova camorraI baby cammorristi hanno tra i sedici e i trent’anni

Antonio Esposito

«I baby boss non rap-presentano un’emer-genza» ha spiegato Michele Spina, capo dell’Ufficio Preven-zione Generale della Polizia di Stato, di-cendo che «non si tratta di un fenome-no né quotidiano né nuovo dato che già nel 1980 c’erano mi-norenni che sparava-no». A quel tempo però i giovani di 15 e 16 anni erano solo sica-ri. Alle loro spalle c’e-rano famiglie crimi-

nali del calibro della “Nuova camorra organizzata” di Raf-faele Cutolo e della “Nuova famiglia” di Michele Zaza e dei fratelli Nuvoletta. Oggi invece no. I gio-vani criminali, di età compresa tra i 16 e i 30 anni che stan-no insanguinando il ventre di Napoli, tentano di colma-re il vuoto di potere dovuto all’ondata di arresti che ha colpito i capi clan delle vec-chie famiglie.«Sono soggetti peri-colosi, ma non sono un fenomeno né nuovo né quotidia-no - ha sottolineato

Spina - non condi-zionano il normale svolgimento della vita cittadina». Maurizio Lutricuso e Tahar Manai di certo non sarebbero d’ac-cordo. Entrambi vit-time innocenti della “Paranza dei Bambi-ni”. Il primo, 24 anni, fu ucciso nel febbraio del 2014 perché si era permesso di ri-fiutare la richiesta di una sigaretta arrivata da un baby boss che l’avrebbe poi ucci-so con un colpo alla testa e uno al petto all’uscita di una di-scoteca di Pozzuoli. Il secondo, Manai

aveva 46 anni, era del Bangladesh e fu ucci-so nel quartiere Sa-nità dove dei ragazzi poco più che adole-scenti dovevano pro-vare la nuova pistola calibro 7,65 che sa-rebbe servita per un agguato importante, come si sentirà poi in una intercettazione. Ultimo omicidio in ordine di tempo, quello di Emanue-le Sibillo, freddato a luglio, a Forcella , da un colpo di pistola alla schiena. Era il capo della Paranza dei bambini, aveva iniziato lui la guerra allo storico clan Maz-zarella.Nella cartina geo-cri-minale i Sibillo ri-sultano alleati con i Giuliano jr, terza ge-nerazione di un’altra

libro ha apprezzato «l’intrec-cio narrativo robusto, intenso e incalzante», Massimiliano Parente, scrittore di romanzi anche lui, leggendo La paran-za dei bambini si ritrova come un portiere che si tuffa per parare un rigore e poi volta lo sguardo per arrendersi all’i-dea che il pallone si è insac-cato dall’altro lato della por-ta: completamente spiazzato. «Mi aspettavo il solito pastic-cio mezzo reportage, mezzo omelia predicatoria, mezzo copiato di qua, mezzo copiato di là», ha scritto Parente in un articolo pubblicato su Il Gior-nale lo scorso 17 novembre. E invece si è ritrovato tra le mani «un’opera scritta seguendo la scuola del vecchio realismo

ma per la celebre penna di Repubblica è altrettanto im-portante «la carica visionaria fortissima, una sorta di follia inventiva deregolatrice» mes-sa nero su bianco dallo scritto-re per formulare il suo nuovo romanzo.

Non si può, però, ridurre tut-to il lavoro dell’autore all’intu-izione, al genio creativo o alla pura e semplice fantasia nar-rativa. Nella scrittura ci sono regole e limiti da rispettare, senza ovviamente smettere di seguire l’ispirazione che ac-cende le lampadine delle idee. Tutto questo si può mettere in-sieme grazie ad una strategia, un metodo, delle linee guida.

In un articolo pubblicato sul quotidiano torinese La Stam-

ottocentesco, una distanza letteraria da Emile Zola, pur con il ritmo della serie Narcos e uno sguardo da entomologo, in una struttura romanzesca solida e senza nessun ingresso morale dell’autore che avreb-be rovinato tutto».

La paranza dei bambini è piaciuto anche perché riesce a coniugare due qualità ap-parentemente antitetiche, ma così importanti per uno scrit-tore da risultare entrambe fon-damentali, come la fantasia e il contatto con la realtà che si vuole raccontare. Una sintesi delle due doti che ha convin-to anche Alberto Asor Rosa. Perché è vero che «qualunque cosa Saviano dica o denunzi, lui innanzitutto la racconta»,

Il libro Critici sorpresi dalla capacità dello scrittore nel raccontare storie tra realtà e finzione

Da Forcella al quartiere Sanità: i nuovi padroni insanguinano il centro di Napoli

Roberto Saviano e la copertina del suo nuovo libro “La paranza dei bambini”

pa lo scorso 11 novembre, Giovanna Favro spiega che «per raccontare questi ado-lescenti armati, quindicenni che non temono il carcere né la morte, lo scrittore ha segui-to il metodo di Francesco Rosi nel celebre film Le mani sulla città». Nella nota che chiude La paranza dei bambini si leg-ge “personaggi e fatti narrati sono immaginari, è autenti-ca invece la realtà sociale e ambientale che li produce”, proprio come recitava la dida-scalia della pellicola vincitrice del Leone d’oro a Venezia nel lontano 1963.

Come spesso accade nei libri di Saviano una buona fetta dei complimenti che riceve an-drebbe inoltrata direttamente alla casella postale di Napo-li e delle sue ambientazioni da film cult. Che nondimeno l’autore dipinge con minuzia. Perché li conosce molto bene, perché «è dentro questa real-tà, la misura ormai da diverso tempo - come ha sottolineato Francesco de Core sulle co-lonne de Il Mattino lo scorso 22 novembre – si immerge nei vicoli della città per farceli vi-vere».

Molti quotidiani, infatti, hanno sottolineato come La paranza dei bambini, pur es-sendo un’opera di fantasia, possa diventare lo specchio di una delle più tristi realtà di Napoli. Quella che colora di nero le pagine bianche delle vite di ragazzini di dieci anni. Spiegando come un ambien-te malato, ma malato cronico, dove «o sei fottuto o fottitore», come ha scritto lo stesso Sa-viano, possa plasmare i bam-bini fino a farli diventare l’alter ego in carne ed ossa di quei personaggi che, evidentemen-te, non esistono solo nelle se-rie tv.

storica famiglia di Forcella. Insieme mirano a monopolizzare il controllo della zona tra via Tribunali, For-cella e la Maddalena. Recentemente però, è stato inflitto un duro colpo ai Baby Boss del centro di Napoli.Il giudice Nicola Quatrano del tribu-nale di Napoli, nel processo istruito dai pm Woodcock e De Falco contro la paranza dei bambi-ni che insanguina-va Forcella, hastate emesso 44 condanne a vario titolo di reati gravissimi. Si va dall’associa-zione camorristica all’omicidio, dal-lo spaccio di droga all’estorsione.

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 6

indrome dell’ epoca d’oro. O almeno così la definiscono. E’ la condizione che afflig-

ge quanti rifiutano la propria epoca e invano vagheggiano un differente periodo storico.

Al protagonista del film Mi-dnight in Paris bastava salire a bordo di una vettura d’epoca per ritrovarsi catapultato nei ruggenti anni ’20. La visita del nuovo Museo Pagliara potreb-be rappresentare il biglietto d’ingresso per la Napoli della Belle Epoque.

Il progetto Arte in Luce, finan-ziato dalla Fondazione Tim, ha scelto di riportare in auge una collezione di immenso valore artistico e culturale. Cento-trentasei le opere restaurate.

«L’obiettivo è quello di rac-contare non solo la collezione di Rocco Pagliara ma un mo-mento storico preciso della sto-ria di Napoli» ha detto il coordi-natore scientifico del progetto Leopoldo Repola. Grazie alla commistione tra la realtà digi-tale e la tradizione dell’ esposi-zione museale sono state create vere e proprie ‘isole sensoriali’ che permetteranno di vivere in prima persona una città ancora degna di essere definita ‘capita-le europea’.

I visitatori passeggeranno lungo i corridoi dell’Università Suor Orsola Benincasa ammi-rando capolavori di importanti artisti come El Greco, Corot, De Mura, Cavallino, Morelli, dislo-cate lungo il percorso.

Quadri, stampe, porcellane, miniature, vetri, ceramiche, mobili e persino spartiti musi-cali. Una collezione eterogenea che riflette l’eclettismo della

personalità di Rocco Paglia-ra, intellettua-le vissuto tra l’800 e il ‘900 in quella Napoli di fin de Siècle animata da grande fervore artistico e cul-turale. Diret-

tore del conservatorio S.Pietro a Majella, Pagliara si dimostrò influente sia in campo lettera-rio, grazie all’ attività giornali-stica, sia sul versante musicale, tanto da divenire il più stretto collaboratore del compositore Giuseppe Martucci.

Il genio creativo permise a Pagliara di essere considerato uno dei precursori del wagne-rismo in Italia. Strettamente legato al mondo delle roman-ze, furono moltissimi i musici-sti che ispirandosi ai suoi versi composero melodie e canzoni. Nel 1947 le sorelle Adelaide e

S

Maria Antonietta, allora diret-trice dell’Istituto femminile Suor Orsola Benincasa, deci-sero di mettere a disposizione delle studentesse i preziosi la-sciti avuti in eredità. L’uso delle più moderne tecnologie e un intenso lavoro di ricerca, con-dotto sotto la direzione di Pa-ola Villani e Pierluigi Leone De Castris, docenti dell’università partenopea, hanno permesso di individuare le dinamiche di collegamento tra le opere d’arte e il contesto di riferimento. Dal pentagramma creato, base per la narrazione del museo, sono emerse quattro concrezioni di forze: Wagner; la festa di Pie-digrotta; lo strappo del velo; la Principessa Pignatelli.

Non solo punti lungo il cor-

ridoio dell’Università Suor Or-sola, sede del Museo, quanto vortici ‘caotici’ in accezione nietzschiana, origine di per-cezioni multiple differenti. Un’immersione totale nella Belle Epoque che non si limi-terà al coinvolgimento dello sguardo. «Si è voluto pensare ad un museo che potesse ga-rantire una fruizione totale delle opere» sostiene Leopoldo Repola.

Due gli aiuti essenziali per raggiungere questo obiettivo: i non vedenti e i bambini. Una vera iniziazione all’arte anche per il mondo dell’infanzia che ha avuto un ruolo attivo nella progettazione di spazi ludo-im-mersivi. I laboratori tattili e la realizzazione di scalpi e busti

permetteranno anche alle per-sone con disabilità di interagire con le opere d’arte. Addirittura percorsi olfattivi. Uno spazio riservato all’unico senso in gra-do di imprimere un marchio indelebile nelle persone, il solo a sfuggire a qualsiasi media-zione prima di giungere al ta-lamo. I visitatori percepiranno il profumo della metropoli di fine Ottocento, dai Caffe Chan-tant al palcoscenico di Wagner. Proprio a Napoli Wagner ebbe il suo riscatto. Reduce dal cla-moroso insuccesso milanese del Lohengrin, riscosse il plau-so del Teatro San Carlo.

Dagli ambienti aulici della città si passerà al folklore della festa di Piedigrotta. Elemento di congiunzione tra il mon-

La collezione Pagliara Centotrentasei opere restaurate: capolavori di El Greco, Corot, Morelli, De Mura e Cavallino

Museo Pagliara 2.0La Belle Époque a Napoli, un’occasione per riviverla

Antonio Buonansegna

Busto in terracotta

Il progettoQuadri, vetri,stampe, porcellane, percorsitattili eolfattivi

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 7

La mostra Un percorso sensoriale costruito su quattro nuclei:Wagner, la festa di Piedigrotta, lo strappo del velo, la principessa

do paludato dei teatri e quello popolaresco: il quotidiano. Fu l’avvento della stampa a modi-ficare il sostrato cuturale e della società napoletana.

Matilde Serao, che insieme al marito Edoardo Scarfoglio fondò il Mattino, racconta nelle pagine del giornale Roma e poi successivamente nel romanzo L’anima semplice di Suor Gio-vanna della Croce un episodio che i visitatori del Museo po-tranno rivivere grazie alla real-tà digitale: lo strappo del velo. Un ufficiale prefettizio strappa il velo dal volto di un’anziana monaca di clausura per identi-ficarla.

E’ l’ emblema della chiusu-ra definitiva del Monastero di Clausura della Cittadella di Suor Orsola. L’antica istituzione religiosa si trasforma così nella prima università femminile italiana segnando anche il pas-saggio da una dimensione mo-nastica ad un luogo aperto alla città.Le opere d’arte raggrup-pate nella fondazione Paglia-ra, appartenenti ad un periodo che dal Rinascimento si protrae fino ad inizio Novecento, non saranno disposte secondo un mero ordine cronologico.

Secondo l’architetto Repola «anche il collezionista più sfre-nato mostra una precisa visio-ne estetica» . Molti dei quadri ad esempio, rappresentano og-getti musicali. L’ amicizia che legò Pagliara a Martucci ebbe probabilmente rilievo per l’ac-quisto e la scelta dei quadri che solo apparentemente appaiono privi di un fil rouge.Fiore all’oc-chiello della collezione, l’opera di El Greco Le Stimmate di San Francesco.

Databile attorno al 1571, il quadro è testimonianza del periodo più denso di mistero dell’artista cretese . Le stimma-te di San Francesco colma il gap irrisolto tra le due fasi artistiche di El greco: la prima ancora le-gata all’arte bizantina, quella successiva connotata della pit-tura disarticolata propria del Rinascimento spagnolo.

Fu in Italia che El Greco ap-prese la lezione più importan-te per la sua carriera, destinata poi a diventare il marchio della sua arte: una pittura senza di-segno capace di trasformare la luce in segno. La fondazione Pagliara include inoltre capo-lavori di Jean Baptiste Camille Corot e la sua pittura en plen air, oltre alle opere dei più im-portanti pittori di genere del Mezzogiorno: Francesco De Mura, Pietro Scoppetta e Ber-nardo Cavallino.

Apertura delle porte del nuo-vo Museo Pagliara fissata per il prossimo 22 dicembre.

«Il fine è quello di creare non un museo, ma un palcoscenico all’interno del quale la rappre-sentazione è creata dalla men-te di ogni singolo fruitore». L’architetto Leopoldo Repola è l’anima Hi-Tech del progetto ‘Arte In Luce’. Esperto di esteti-ca dell’architettura e delle nuo-ve tecnologie, Repola è anche ricercatore presso l’Università Suor Orsola Benincasa, tra i primi istituti italiani a dotarsi di strumenti per il rilievo tridi-mensionale con fini di restauro e analisi dei beni culturali. «La ricerca è nata nel 1998 stu-diando il concetto di virtuale applicato alla architettura. Abbiamo sviluppato una serie di dispositivi. Dopo aver uti-lizzato Leap Motion , visori 3D e ogni altra apparecchiatura, ci siamo resi conto però che il virtuale doveva essere usato senza alcuno strumento tecno-logico. Era necessario -osserva il ricercatore- si trattasse di un virtuale “nudo”. Per questo mo-tivo abbiamo chiesto l’ausilio di chi è abituato a rappresenta-re la realtà senza alcun aiuto: i non vedenti. Il risultato è stata la creazione di uno spazio immersivo dove non è più pos-sibile scorgere alcuna forma tecnologica.

L’intervista

Antonio Buonansegna

L’ opera d’arte appare all’os-servatore senza filtri. Il nostro compito- sottolinea il l’archi-tetto - è stato quello di costru-ire solo intorno ad essa una realtà aumentata. Lo spazio di visione sarà ovvia-mente amplificato attraverso la scomposizione dei sensi e la parcellizzazione del linguag-gio. La ricerca sul periodo sto-rico, condotta dai docenti della nostra università, ha permesso di ricostruire lo scenario della Belle Epoque napoletana e così la vita di Rocco Pagliara. Non più un museo solo per gli oc-chi, ma per tutti gli altri sensi. Siamo riusciti a dare origine ad una dinamica olfattivi e auditiva che potesse muoversi insieme alle immagini. Verrà percepita una sequenza di odori e suoni che inghiottirà i visitatori nei 4 nodi portanti del museo. Esplosioni sia fisiche, con pareti che si sfonderanno lasciando che i contenuti digitali percorrano la galleria, sia culturali, permetteranno la diffusione del sapere. Ogni nucleo diventa luogo di interconnessione tra perce-zione e ricerca scientifica, sublimando lo scambio tra linguaggi.A parole sembra incredibil-mente complesso - conclude sorridendo Repola- ma è molto più semplice tradurlo in fatti».

Ogni fruitore potràcrearsi la propriarappresentazione

“Abbiamo utilizzato anche Leap Motion,visori 3D e molto altro

“Non più un museosolo per gli occhi ma per tutti i sensi

Le Stimmate di San Francesco, El Greco

«Un semplice museo? No,un palcoscenico mentale» L’architetto del progetto svela i segreti del nuovo allestimento

Leopoldo Repola

Corridoio dell’Univerità Suor Orsola Benincasa

Laboratorio sensoriale per l’infanzia

Il casoEdenlandia, sigilli per mancanza di autorizzazioni

Via alle feste, ci sono anche due villaggi di Babbo Natale

NapoliSi comincia il 7 dicembre con le luci nel colonnato di Piazza Plebiscito

dedicato a Luca De Filippo, scomparso nel novembre del-lo scorso anno. Il titolo, infatti, ricorda la scena di Natale in Casa Cupiello quando il padre Eduardo trova nella tasca di Lucariello lo “strummolo”, un antico gioco dei poveri, una trottola legata ad uno spago.

ercatini dell’artigiana-to locale al Vomero,

presepi ai Decumani, stand e bancherelle di prodotti fatti a mano a Chiaia e luminarie in tutta la città. Il Natale a Napoli «arriva in tutti i quartieri», ha fatto sapere il sindaco de Ma-gistris. La città si prepara ad accogliere la festa nel segno della tradizione, ma non man-cheranno novità.

Ai Decumani è già tutto pronto. Sono stati collocati sui lati della strada 42 banchetti in legno, tutti uguali per forma, ma non per dimensione.

Il Comune di Napoli ha pun-tato molto sulla parte struttu-rale delle bancarelle natalizie che accolgono come sempre i presepi.

Oltre alle classiche esposi-zioni dei pastori, quest’anno ci sono altre due grandi fiere: i villaggi di Babbo Natale. Il pri-mo, allestito a piazza Munici-pio, il Napoli Christmas Villa-ge, l’unico ad ingresso gratuito, aperto fino all’11 dicembre. Composto da venti casette di legno, lo spazio per le lettere dei bambini, un’area giocattoli e stand gastronomici. Il secon-do è il Santa Claus Village, alla Mostra d’Oltremare, che, per il boom di visitatori, si protrarrà fino al 18 dicembre. Sono in programma spettacoli live, tra cui un concerto swing e uno di cabaret, è presente una pi-sta di pattinaggio sul ghiaccio e una sala trono per avere un incontro ravvicinato con Bab-bo Natale.

Nel frattempo fervono i pre-parativi per la struttura che, con i suoi 40 metri d’altez-za, impererà sul lungomare: N’Albero. Alla Rotonda Diaz i lavori procedono a tempi mol-to rapidi, l’inaugurazione è confermata per l’8 dicembre, anticipata da una cena vip la sera del 7. Gli orari d’apertura saranno differenziati tra il we-ekend e il resto della settima-na, i biglietti varieranno dagli 8 ai 5 euro per il ridotto. Bam-bini e under 65 dovrebbero entrare gratuitamente.

È previsto, inoltre, più di un mese di eventi con un solo filo conduttore: i bambini di Napoli. «Mettiamo in campo la cultura – ha spiegato l’as-sessore Nino Daniele - per cercare di strappare i bambi-ni alla strada e alla Camorra». Il tema del Natale 2016 è ’E pazzielle, ovvero i giocattoli,

se accusa il Comune che, a sua volta, colpevolizza la prefettura. I possibili risvolti sono due: o il ripristino dei luoghi, ri-portando la struttura allo sta-to originale; oppure la riaper-tura del villaggio nel caso gli organizzatori forniscano al ma-gistrato le dovute autorizzazioni.

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 8

Anna Capasso

La manifestazione prenderà il via l’8 dicembre, ma sarà preceduto dall’inaugurazione dell’installazione luminosa del colonnato di San France-sco di Paola in piazza Plebisci-to la sera del 7 dicembre.

La prima festa dedicata ai bambini parte dal chiostro di

San Domenico Maggiore dove i piccoli potranno assistere alla mostra Storie di giocattoli dal Settecento a Barbie.

Un mese dedicato anche ai più grandi. Concerti con musi-che e canzoni della tradizione classica partenopea saranno ospitati al Maschio Angioino,

alla Casina pompeiana, nella chiesa di San Severo al Pendi-no e al convento di San Dome-nico Maggiore. Per la prima volta il 18 dicembre nel cortile di Palazzo San Giacomo si esi-birà la Fanfara dei carabinieri.

Le feste si chiuderanno il 6 gennaio con il tradizionale appuntamento della Befana in piazza Plebiscito. Il 14 gennaio è previsto un omaggio a Da-rio Fo. Il programma di Natale include anche l’iniziativa “Un giocattolo sospeso”, come il fa-moso caffè pagato e lasciato a chi ne ha bisogno. La collabo-razione tra numerosi negozi di giocattoli della città, permet-terà di acquistare un dono e lasciarlo in sospeso ai bambi-ni in difficoltà.

L’amministrazione ha previ-sto un’apposita ordinanza per agevolare la mobilità e limita-re il traffico fino all’8 genna-io. Dalle 10 alle 22 per tutta la settimana, è vietato l’accesso a veicoli e ciclomotori in gran parte del centro storico.

hiude dopo appena una set-timana il «Santa Claus Villa-

ge» di Edenlandia. Finisce sotto sequestro per «mancanza di agibi-lità» e «mancanza dell’autorizza-zione al pubblico spettacolo» (art. 80 e 68 del Tulps). Un progetto che

avrebbe dovuto segnare la rina-scita di un parco giochi al centro di controversie dal gennaio 2013. Il sopralluogo della polizia è avve-nuto in seguito ad un esposto del Comitato civico per la legalità e la trasparenza. Il nodo della vicenda

riguarda la mancata chiarezza tra la distinzione delle aree in cui si svolge il villaggio e quelle dell’E-denlandia interdette al pubblico. E’ partito il solito scarica barile per la responsabilità del caso, la società che gestisce la kermes-

C

Mercatini di Natale a piazza Municipio

Anna Capasso

M

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 9

Negli Usa l’abete di Rockefeller, a Tokyo il pollo fritto di “Kfc”Tradizione contro innovazione, le capitali mondiali pronte alla sfida

il colonnato.Tra le tradizioni più bizzarre

del mondo c’è quella giappo-nese. Per il Paese del Sol levan-te il 25 dicembre assomiglia più alla festa di San Valentino che al nostro Natale. La sera della Vigilia è, infatti, consue-tudine che le coppie vadano a cena fuori e mangino pollo fritto, per lo più da Kfc. La ca-tena americana ha addirittura creato un menu speciale per la ricorrenza.

La città più romantica re-sta Parigi. Le celebrazioni co-minciano il 5 dicembre con

a Piccadilly Circus alla Fifth Avenue, dalla Puer-

ta del Sol al Sydeny Harbour Bridge, luci e colori nelle pros-sime settimane decoreranno le città di tutto il mondo. E come sempre sarà una sfida tra tradizioni e innovazioni.

A dare il via alle festività na-talizie è l’accensione del ma-estoso albero di Rockefeller Center, durante la Tree lighting ceremony avvenuta il 30 no-vembre. Come ogni anno, dal 1933, è arrivato a New York un abete che ha più di 90 anni, alto 29 metri, addobbato con 50mila luci led e una stella realizzata da Swarovski con 25mila cristalli e un diametro di 3 metri. Non tutti sanno, però, che l’albero, una volta dismesso dopo l’Epifania, vie-ne utilizzato a scopi benefici. Per il decimo anno consecu-tivo verrà donato all’associa-zione no-profit “Habitat for Humanity” che lo utilizzerà per costruire case per i meno abbienti. Ogni anno, tanto at-tese sono anche le decorazio-ni della Casa Bianca. Questa volta Michelle Obama ha su-perato tutti i record preceden-ti disponendo ben 62 alberi nella residenza di Washington DC, oltre 200mila mattoncini Lego per realizzare case di Pan di zenzero, 25mila pompon e 7500 fili di nastro per abbellire

Anna Capasso

San Nicola, tradizionale è la passeggiata tra gli Champs-Elysèes vestiti di luci e colori. Dopo l’albero scintillante di Swarovsky, quello colorato della Swatch e quello cosmico dello scorso anno, la Galeries Lafayette si tinge di bianco ac-cogliendo un albero realizzato interamente con carta da un artista italiano, Lorenzo Papa-ce, ispirantosi al tema Natale Stra-polare. L’abete gigante-sco, animato da una grande ruota, teleferiche e orsi polari, si erge al centro della cupola creando riflessi di luci che ri-

velano tutta la bellezza della Galleria.

Incredibile ma vero, c’è chi supera gli italiani in fatto di pranzi natalizi. In Polonia, durante la cena della Vigilia, si servono ben 12 portate di-verse, come il numero degli apostoli e al centro del tavolo viene posto un grosso wafer, “oplatek” in polacco, e ogni commensale ne mangia un pezzo, in onore della nascita di Gesù Bambino, al quale è riservato anche un posto vuo-to a tavola.

Un’altra tradizione mol-to particolare riguarda le Fi-lippine. Ogni anno il sabato prima della vigilia di Natale nella città di San Fernando si tiene il Festival delle Lanter-ne Giganti. Undici “barang-gay” (villaggi) partecipano alla manifestazione facendosi una concorrenza spietata per costruire la lanterna più ela-borata. Originariamente, le lanterne erano creazioni sem-plici di circa 2 metri di diame-

tro, realizzate in carta origami giapponese e illuminate da candele. Oggi, invece, sono costituite da una stragrande varietà di materiali e sono cre-sciute fino a raggiungere circa 20 metri di dimensione.

Le tradizioni natalizie sono numerose e diverse in angolo del mondo, ma c’è un posto in cui si riuniscono tutte: a Rova-niemi, in Lapponia, sede per eccellenza di Babbo Natale. A pochi chilometri dal Circolo polare Artico, in un luogo nel bel mezzo di aurore boreali, natura incontaminata e sce-nari fiabeschi c’è il villaggio di Santa Claus. È curioso sapere che la capanna di legno che ospita Babbo Natale fu rea-lizzata in tempi brevissimi, in occasione di una visita a sor-presa della moglie del presi-dente americano Roosevelt. Nel 1950 l’ex first lady, in veste di membro dell’Unrra, si recò a Rovaniemi per assicurare aiuti umanitari alla città dan-neggiata dalla Guerra.Una vetrina di KFC a Tokyo durante le festività natalizie

CuriositàBoom dei Christmas village nelle città italiane

perché sono ricostruite le mura di cinta della città fortificata. Tutto però è iniziato a Milano. È tradi-zione ormai che i negozi in zona Navigli si trasformino in un’e-norme “Christmas Store”, c’è un assortimento così ampio al pun-to che si può richiedere la con-sulenza di un personal shopper.

opo Halloween e Black Fri-day, un altro rito di impor-

tazione americano approda in Italia: i Christmas village. «Un’e-voluzione del presepe vivente», vengono definiti. Sono luoghi d’attrazione per bambini e adulti

in cui si compra, si pattina, si in-contra Babbo Natale. Non sem-plici negozi dove acquistare ad-dobbi, ma qualcosa di più, una fabbrica dei sogni dove immerger-si appieno nell’atmosfera natalizia. A Riccione si anima un bosco fatto

di alberi e di luci, di bancarelle e babbi natale. Un progetto che ha aumentato del 16% le presenze negli alberghi. Uno dei più famo-si è il villaggio di “Natale Flover”, a Verona, dove si ha l’impressione di trovarsi in un borgo medioevale

D

Anna Capasso

New York

Rovaniemi

Parigi

VarsaviaD

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 10

“Long way from home” è il nuovo di-sco di Peter Cincotti, il pianista e cantante newyorchese dalle ori-gini italiane. Musicista

versatile e capace di esplorare stili musicali diversi: dal pop al rock, dal blues al funk fino al jazz, Peter Cincotti sarà in Ita-lia a dicembre e si esibirà a Na-poli il 15 dicembre per presen-tare in anteprima il suo ultimo lavoro. Si tratta di un gradito ritorno per il talentuoso pia-nista che per il breve, ma im-perdibile, tour sarà affiancato dal basso di Lex Sadler e dalla batteria di Joseph Nero. L’usci-ta di “Long way from home” è prevista in primavera del 2017. Per gli amanti del genere una grande occasione per ascolta-re le note del giovane pianista.

15 dicembre ore 22Hart Info 081 761 3128Via Francesco Crispi, 33

Peter CincottiConcerto all’Hart di Napoli

musicaprimo pianospettacoli

MostraSpinosa ritorna a Napoli per i suoi cento anni

Il Centro Ateneo SInAPSi (Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli stu-denti) dell’Università di Napoli Federico II e

la Fondazione Genere Identità Cultura presentano NapoliDivi-ne, rassegna cinematografica dedicata ai temi dell’identità di genere, della disabilità e delle migrazioni. L’iniziativa, pro-mossa in rete con Divergenti (Festival internazionale di cinema transessuale - Bolo-gna) e kju Festival (Festival di cultura queer - Napoli) e patrocinata dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli, propone una retro-spettiva del Divine Queer Festival di Torino, festival di cinema indipendente.

Officine Gomitoli - Ex Lanifi-cio Borbonico Sava di Porta Capuana20 e 21 dicembre ore 20.30

Napoli DivineDue giorni di eventisull’identità di genere

iunge alla dodicesima edi-zione il DiVino Jazz Festi-

val. In programma una serie di iniziative nei territori di Trecase, Boscoreale, Boscotrecase e Ter-zignoche a partire dal 7 dicem-bre e fino a domenica 11. Labo-ratori del gusto, visite guidate e performance artistiche per la rassegna ideata e diretta da Gigi Di Luca e finanziata dalla Re-gione Campania che coinvolge i quattro Comuni del VesuvianoTra gli ospiti dell’edizione 2016 del DiVino Jazz Festival grandi artisti del panorama musica-le campano e internazionale come James Senese e Napoli Centrale, Marco Zurzolo Quar-tet, Manomanouche Trio, Giulia Mazzoni, Young Jazz Orchestra Campana, Ivan Mazuze Quartet e Antonio Onorato.Proprio il sassofonista parte-nopeo è l’ospite più atteso del programma del festival. Con la storica band dei Napoli Centra-le, Senese presenterà al pubbli-co il suo ultimo lavoro “O San-ghe”, fresco vincitore della Targa Tenco come miglior album in dialetto. Oltre ai concerti n pro-gramma anche visite guidate con degustazioni, seminari di approfondimento legati ai pro-

dotti autentici campani. Infine gli spettacoli “Appunti di viag-gio” e “5 bicchieri di vino”,

Per info e contatti: www.divinojazzfestival.itinfo@divinojazzfestival.ittel. 081 8823978

Sul ritmo di SeneseDiVino Jazz Dal 7 all’11 dicembre il festival organizzato dal Comune di TrecaseCinque serate in programma tra musica, teatro e strade del gusto

G

Dopo il successo alla 38sima edizione del di Asti Teatri, la Locan-diera, nella nuova edizione prodotta

dalla Compagnia del LOTO di TEATRIMOLISANI , approda al Teatro Galleria Toledo per quattro spettacoli all’insegna del teatro d’autore. La piecè allestita da Stefano Sabelli nello scenario del Delta del Po è interpretata da Silvia Gallerano, una delle attrici italiane più premiata a livello internazionale degli ultimi anni e Claudio Botosso che veste i panni del Cavaliere di Ripa-fratta.

Galleria Toledo8 -9-10 dicembre ore 20.30 11 dicembre ore 18.00

TeatroLa nuova Locandiera alla Galleria Toledo

Si accendono le lam-padine sotto il tetto dello Smav a Santa Maria a Vico. La pro-posta musicale tutta all’insegna dello show

live e della giovane musica indi-pendente italiana prevede cin-que serate. Si parte con gli Ex - Otago, gruppo genovese che ha presentato da poco l’ultimo album Marassi. Poi i Landlord, conosciuti al pubblico per la partecipazione ad X Factor. Il 17 sarà la volta di Coez, rap-per campano che sta scalando le classifiche di dischi venduti. Nel periodo natalizio non man-cheranno altre date importan-ti, come Motta, ultimo premio Tenco, che si esibirà il 23.

9 dicembre Ex – Otago16 dicembre Landlord17 dicembre Coez18 dicembre Mai Stato Altrove23 dicembre Motta

SmavInfo: 392 504 9809

SmavDicembre ricco di eventi al music club campano

n occasione del centenario del-la nascita dell’artista napole-

tano Domenico Spinosa, Villa Pi-gnatelli ospiterà una importante retrospettiva sull’esponente della corrente Informale in Italia. “Do-menico Spinosa. 100 anni dopo”

è il titolo della mostra organiz-zata sa l’associazione “Progetto Museo”, Amici di Capodimonte e “Comicon”. L’esposizione com-prenderà 50 opere dell’artista ma sarà anche l’occasione per pro-muovere un percorso attraverso

i maggiori siti museali della città (Museo di Capodimonte, Museo del Novecento, Accademia delle Belle Arti). Alle opere di Spino-sa saranno affiancate quelle di altri protagonisti della stagione Informale italiana. Tra le opere

segnaliamo “Natura morta con manichino”, “Interno grigio” e “Il pendolo”.

Museo Pignatelliorario: 8.30 - 19.00, chiuso martedìingresso: 5 euroinfo: tel. +39 081 761 23 56

I

ltre 3 milioni di visualizzazioni su

You Tube, venti settimane in classifica dei dischi più venduti. Il “Mainstream tour” arriva a Napoli dopo oltre 100 date in tutta Italia. Ad un anno dall’u-scita dell’’omonimo disco Edoardo D’Erme, per tutti meglio conosciuto come Calcutta, festeggia i suc-cessi dell’anno che sta per concludersi alla Casa della Musica “Federico I” –pres-so il Teatro Palapartenope. Vincitore dell’ambita targa Tenco nel 2015 il cantauto-

re romano recentemen-te ha presentato cinque nuove tracce mussicali natalizie, tra cui “Nata-lios”. Dopo l’esibizione di Napoli Calcutta sarà

Calcutta in “Cosa mi manchi a fare”

Il fortunato Mainstream Tour prosegue con una tappa a Napoli

Calcutta: show alla Casa della Musica O

ospite nei concerti di Luca Carboni.

Casa della Musica15 dicembreBiglietto: 12 euro

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettoreMarco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra Origo

Coordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 11

Dopo aver riempito il teatro Diana di Napoli per la presentazione del nuovo romanzo, Maurizio De Giovan-ni presenterà alla

Feltrinelli “Pane per i Bastardi di Pizzofalcone”. Con l’autore partecipano Luigi Riello, Pro-curatore Generale di Napoli, Dino Falconio e Giulio Di Mi-zio. Le letture degli estratti del romanzo sono affidate a Tina Femiano.

La Feltrinelli7 dicembre ore 18Info: 081 199151173

Maurizio De Giovanni“Pane per i Bastardi”arriva alla Feltrinelli

culturaprimo pianoenogastronomia

ArteL’arte performativa di Fabio Mauri al Madre

Durante il Ponte dell’Immacolata in Piazza Angelina Lauro a Sorrento si terrà il Sorrento Street Food Village. L’obiettivo è

quello di valorizzare i prodotti tipici della tradizione gastro-nomica sorrentina e campana, generando intrattenimento e partecipazione. Saranno 25 le apette, sia locali che prove-nienti da diverse zone d’Italia, che proporranno i propri piatti forti: cuoppi, baccalà, polpet-te, zeppole e sfogliatelle.Le tre serate saranno accom-pagnate da un intrattenimento diffuso in tutta la piazza e da Show Cooking su tre ruote.

Piazza Angelina Lauro Sorrentodall’8 al 10 Dicembre

Street FoodSorrento, cibo sulle tre ruote

l Parco Archeologico di Pa-estum offre speciali op-

portunità per festeggiare la conclusione del 2016 oltre ad incrementare le visite alla Città Antica.Fino al 31 dicembre tutti i gior-ni, fatta eccezione per il 25 di-cembre sarà disponibile una navetta che, da Salerno, porterà a Paestum. L’orario di partenza, da Salerno – piazza della Con-cordia, è alle ore 11.00, mentre il rientro è previsto per le ore 16.30 con partenza dal Parco Ar-cheologico di Paestum e arrivo a Salerno in via Lungomare Cle-mente Tafuri, 1 (zona adiacente al Grand Hotel Salerno), vicino agli allestimenti “Luci d’artista”.Dal 21 al 31 dicembre, escluso il 25 dicembre, il Parco Archeolo-gico di Paestum ospiterà “Archè”, un’installazione di Alessandra Franco dalle 16:00 alle 19:00. Si tratta di una spettacolare instal-lazione-video in grado di sfrut-tare la duttilità dell’immagine in movimento e la trasversalità del video mapping, per raccontare il culto della dea Hera. L’instal-lazione-video avrà come “scher-mo” il tempio di Nettuno.Sarà possibile acquistare l’Ab-bonamento Paestum Mia Spe-ciale Natale. Si tratta di un ab-bonamento valido per un anno e garantisce l’ingresso libero e illimitato al Museo, all’area ar-cheologica e a tutte le iniziative che rientrano nel biglietto ordi-nario. Nel caso in cui la parteci-pazione all’evento ha un costo che si aggiunge al biglietto or-dinario, con l’abbonamento si pagherà solo l’evento. Il prezzo dell’abbonamento è di 15€, ri-

dotto: 7,50€.Le opportunità offerte dal Par-co Archeologico costituiscono un valido motivo per visitare Paestum ed immergersi in un sito che racconta la storia mil-lenaria di Poseidonia grazie ai templi greci, l’agorà, il Foro, il Museo con la tomba del Tuffa-tore, le metope del santuario di Hera. Un’opportunità da sfrut-tare, che il direttore del Parco, Gabriel Zucktriegel commenta così: «L’abbonamento annuale alla cifra simbolica di 15 euro serve per riavvicinarci alla po-polazione locale»Il biglietto d’ingresso al parco e l’abbonamentoa, si possono acquistare presso le biglietterie del Museo, presso lo stand in Piazza Mazzini (Salerno) oppu-re on line sul sito www.museo-paestum.beniculturali

La locandina dell’iniziativa Paestum Mia

Visita nell’antichitàPaestum MiaPer tutto il mese di dicembre previste installazioni e visite guidateIl parco archeologico festeggia così la conclusione dell’anno

I

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

Si svolgerà anche quest’anno, nel Cen-tro Storico di Napoli, la “Notte d’Arte. Tema di quest’anno è “Nu-triMenti - Cultura e

cibo nella storia dei popoli”.Nelle scorse edizioni, la mani-festazione ha sempre riscosso un enorme successo con una straordinaria partecipazione sia di cittadini che di turisti.Spettacoli, musica, cultura, arte, musei, laboratori e nego-zi aperti fino a notte inoltrata. Il tutto allo scopo di rilanciare e valorizzare il meraviglioso patrimonio artistico, architet-tonico e storico del territorio.

Centro storico di Napoli10 dicembre

NutriMentiUna Notte d’Arte al centro storico

Promossa dal Comu-ne di Napoli-Assesso-rato alla Cultura e al Turismo e dal Pan/Pa-lazzo delle Arti Napoli, la mostra è organizza-

ta da Civita Mostre in collabo-razione con SudEst57.Nel Palazzo delle Arti nuovo allestimento per le fotografie di Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. Promossa dal Comune di e dal Pan/Palazzo delle Arti Napoli, la mostra è organizzata da Civita Mostre in collaborazione con SudEst57 e raccoglie gli scatti più importanti del fotoreporter statunitense.

Pan Palazzo delle Arti di Napolifino al 12 febbraio

Steve McCurryIl fotoreporter Usa in mostra al Pan

l museo Madre ospita la mo-stra “Retrospettiva a luce soli-

da” dedicata ad uno dei maggior esponenti della neo – avanguar-dia del XX secolo Fabio Mauri.Le opere dell’artista roma-no, incentrate sull’esplora-

zione dei meccanismi di ide-ologia e delle strutture delle narrazioni mediatiche, riflettono sulla storia europea contempo-ranea, indagando nei suoi con-flitti e nelle sue contraddizioni. La mostra al Madre, in colla-

borazione con lo Studio Fabio Mauri, è la più completa com-prendendo oltre cento opere. Il visitatore percorrendo i corri-doi del museo napoletano potrà confrontarsi con la matrice performativa e teatrale della

ricerca dell’artista che culmi-na in una selezione di opere il cui punto di vista si ribalta fino a far diventare lo spettatore par-te integrante dell’esposizione. Il biglietto costerà 7 euro.Il Lunedì l’ingresso è gratuito.

Per maggiori info: tel. 081 19313016

I

pagine a cura diGiuseppe Di Martino

MARTEDÌ 6 DICEMBRE | pagina 12

ato armatore, cresciuto imprenditore, morto po-

litico. Una vita, quella del co-mandante Achille Lauro, tra-scorsa, in un modo o in un altro, sempre a contatto con il popolo, sempre sulla bocca dei cittadini e non solo. Ammaliatore per qualcuno, populista e sfrutta-tore per qualche altro. Di Lauro si è detto tanto. Sul piano locale prima, su quello nazionale poi, la personalità eclettica dell’ar-matore monarchico è stata ter-reno fertile per tanti quotidiani che ne hanno fatto oggetto indi-scusso ma discusso: dalle criti-che de Il Mattino alle offese de l’Unità passando per le parole lusinghiere de Il Tempo.

A rivalutare la sua figura gli allievi del V ciclo della Scuola di Giornalismo dell’universi-tà Suor Orsola Benincasa nel libro Achille Lauro: una storia italiana. Questo quinto libro della collana di inchieste diret-te da Paolo Mieli e coordinate dal professore di storia con-temporanea Eugenio Capozzi, «tende, attraverso una ricerca giornalistica e una riflessione storica, a reinterpretare e porre in discussione i luoghi comuni su un grande tema della storia napoletana e campana del se-condo dopoguerra». Diviso in quattro sezioni, il libro comin-cia con un Lauro imprenditore, poi presidente della squadra di calcio del Napoli, per finire con il politico e l’uomo di spet-tacolo. Tra le molte ragioni per

riconsiderare il personaggio di Achille Lauro c’è, come riporta l’introduzione scritta da Paolo Mieli, «quella per cui oggi ci ap-pare un anticipatore di alcuni modi di fare politica che si sono riprodotti negli anni successi-vi alla sua uscita di scena: da Antonio Bassolino a Silvio Ber-lusconi». Precursore della de-mocrazia “leaderistica”, come la definisce il professor Capozzi, e del connubio tra imprenditoria, politica e mondo della comuni-cazione, il Lauro della Grande Guerra racchiude in sé molti elementi tuttora contempora-nei. «Questo miliardario non volle certo far quattrini come sindaco di Napoli, anzi ne spe-se di tasca sua. Era un guappo orgoglioso, un capopopolo che impose più di una volta Napoli a Roma, e che trasgredì le rego-le imposte dalla capitale. Quel-le regole in forza delle quali un amministratore che non sia Lauro riesce difficilmente a far qualcosa. Se è onesto. Lauro è morto ma non si può dire che il malcostume sia finito solo per-ché lui non c’è più», ha scritto Mieli riportando le parole di Montanelli. Lauro è morto ma il malcostume non è finito. Al contrario, forse, proprio grazie a questa “continuità” il giudi-zio riguardo a quel periodo e, di conseguenza, riguardo alla “mi-naccia Lauro” è cambiato. Era il 2007 quando l’ex senatore nelle liste del Pci, Antonio Guarino, scrisse, in una lettera al Corrie-re del Mezzogiorno, di aver co-nosciuto Lauro: era «burbero,

Achille Lauro, ‘o comandante trascinatore

NFilomena Avino

Giovanni Leone: Un caso giornalistico degli anni ‘70 è il primo volume (biennio 2003/2005) della col-lana di inchieste della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa, coordinata da Paolo Mieli. Il lavoro è incentrato sulle dimissioni del sesto presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Il primo volume

Giovanni Leone,un caso italiano

Montanelli«Lauro è morto ma il malcostume non è finito con lui».

Mieli«Achille Lauro: anticipatore di alcuni modi di fare politica».

Le inchieste storiche dei giornalisti del Suor Orsola

arrogante, spesso volgarissimo, ma intelligente, fattivo, realiz-zatore. Fu un bene per la città dopo l’indecente e rovinosa amministrazione Moscati (sin-daco di Napoli dal marzo del 1948 al luglio del 1952) e prima di alcune e indecenti ammini-strazioni successive». Analo-

Napoli al tempo del fascismo è il titolo e il tema della nuova inchiesta (del biennio 2015/2017). Il libro verterà sulla ricostru-zione storico-giorna-listica di una delle sta-gioni più controverse della storia del Paese: il fascismo. Ventennio nel corso del quale proprio la libertà della stampa e dell’informa-zione è stata fortemen-te compressa.

La prossima inchiesta

Napoli ai tempidel fascismo

gamente, lo storico dell’archi-tettura Alfonso Gambardella in Napoli, di Giuseppe Galasso, scrive che le amministrazioni successive furono «quasi altret-tanto nefaste di quelle laurine».

E questo volume prova pro-prio a ricostruirne, riequili-brarne e, in qualche modo, attualizzarne la sua figura: «un ricchissimo imprenditore, prima qualunquista e poi mo-narchico, un politico formatosi fuori dalla politica che, presen-tandosi agli elettori, aveva loro chiesto una delega con la con-vinzione che i successi privati potessero, in automatico, tra-sferirsi all’ambito governativo», scrive Capozzi nel saggio dedi-cato alla valutazione storiogra-fica del ruolo svolto da Achille Lauro.

Nella foto in alto Achille Lauro. In basso la copertina del libro.