La Tesina

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GIOVANNI OGNISANTI

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IT300 Italienska:

Fördjupningskurs med inriktning på språkvetenskap och litteratur

Göteborgs universitet

Giovanni-Michelangelo Ognissanti 880909

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.” 

Il simbolismo in Il Gattopardo 

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Indice

Introduzione p. 2

Cenni Biografici p. 2

Sommario de Il Gattopardo  p.3 

 Il Gattopardo p.4

  Don Fabrizio, simbolo della monarchia p.4

  Il crollo della monarchia p.9

  Tancredi, il ponte fra il vecchio e il nuovo mondo p.11

  Don Calogero, le conseguenze p.15

  Padre Pirrone, simbolo della Chiesa p.16

Conclusione p. 18

Bibliografia p. 20

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Introduzione 

Lo scopo del mio studio è analizzare come i personaggi de Il Gattopardo di

Tomasi di Lampedusa rispecchino la società e l’evoluzione della Sicilia e

dell’Italia al tempo dell’ Unità. Non si può negare che Tomasi dia una certa

importanza al simbolismo e alle metafore, come si può capire dalle sue lezioni su

Stendhal, un’opera molto intressante sia perche è unica sia perché vi troviamo

anche le opinioni di Tomasi sullo scrittore Stendhal , che ci possono fornire

informazioni su ciò a cui Tomasi dava importanza nella letteratura e e sul suo

modo di pensare. Una di queste informazioni è che Tomasi dava molta importanza

al non detto nei libri,1 il che permette di analizzare attentamente ogni frase delle

opere di Tomasi per trovare messaggi e metafore.

I personaggi nel libro hanno i loro ruoli, : Don Fabrizio Corbera è un principe,

Tancredi un soldato, Don Pirrone è un prete e Don Calogero è un criminale. Nella

mia ricerca voglio vedere se questi personaggi abbiano un significato anche

simbolico. Cosa rappresentano i personaggi? Sono solo chiusi nei loro ruoli come

principe o come soldato ecc.?

Cenni biografici

Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa, nacque a Palermo il 23

dicembre nel 1896 da un’antica famiglia nobile. Fu l’unico figlio maschio di

Giulio Maria Tomasi e Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò. Giuseppe Tomasi

era molto legato a sua madre, una donna con forte personalità che ha molto

1Tomasi di Lampedusa, Lezioni su Stendhal/Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Sellerio, Palermo

1977

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influenzato lo scrittore. La relazione con il padre fu del tutto diversa. Il padre era

di personalità molto fredda. Tomasi da bambino studiava nella sua grande casa a

Palermo dove imparò il francese. Lo scrittore ospitava spesso un suo cugino

poeta, Lucio Piccolo. Nel 1954 Tomasi assisté a un convegno letterario a San

Pellegrino Terme con suo cugino, e lì fece conoscenza con Eugenio Montale e

Maria Bellonci. Si dice che fu dopo quel viaggio che cominciò a scrivere Il

Gattopardo. L’anno successivo scrisse “Ricordi d’infanzia”. Lavorava anche su

altri testi: “La gioia e la legge”, “La sirena” e ”I gattini ciechi”. Riprese poi a

scrivere il Gattopardo. Inizialmente le case editrici (Einaudi una di queste) non lo

presero in considerazione. Solo dopo la morte di Tomasi nel 1957, Elena Croce,

una traduttrice, scrittrice e ambientalista, inviò il romanzo a Giorgio Bassani che

lo pubblicò nel 1958 con la casa editrice Feltrinelli. 2 Otto mesi dopo l’uscita il

romanzo vinse il premio Strega del 1959.3 

Sommario de Il Gattopardo

Il libro parla di un antenato dell’autore, il Principe Fabrizio Salina, che nel libro

viene chiamato Don Fabrizio, e della sua famiglia. Don Fabrizio è padre di sette

figli ed è discendente da un’antica famiglia nobile siciliana.

Tutto si svolge tra il 1860 e il 1910, e la narrazione comincia con lo sbarco di

Garibaldi in Sicilia. Il Principe capisce che l’aristocrazia sta perdendo il suo

potere e che ci saranno grandi cambiamenti. Infatti lo vede già nel nipote che

sceglie di combattere nelle file dei garibaldini.

2

Franco Battaio, Gli spilli fissano le idee il Gattopardo , il gattopardo analisi guidataal romanzo,Alpha Test, Milano 2004, 2009, p.121 3

Tomasi di Lampedusa, I racconti, Feltrinelli, Milano 1999, p.7

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Come tutti gli anni il principe va con la sua famiglia a Donnafugata. Anche qui il

principe nota che ormai tutto cambierà. Don Fabrizio incontra il nuovo sindaco

del paese, Calogero Sedara, un uomo semplice, rozzo, furbo e di famiglia in

ascesa sociale. Don Calogero è un uomo corrotto, il che si mostra quando ci sono

le votazioni per l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, e Don Calogero fa

sparire i voti contrari. Tancredi, che è nipote del principe, sceglie di sposare la

figlia di Don Calogero invece che sua cugina Concetta. Il matrimonio fra Tancredi

e Concetta era deciso già da parecchi anni per mantenere il sangue nobile in

famiglia.

Don Fabrizio guarda con distacco come la sua vita e il mondo cambiano. Vive una

vita monotona fino alla morte che avviene a Napoli.

 Il Gattopardo 

Don Fabrizio, simbolo della monarchia

 Il Gattopardo si svolge durante lo sbarco dei garibaldini e nel processo per l’Unità

d’Italia, cose che ovviamente hanno un ruolo centrale nel libro. Già nel primo

capitolo troviamo Don Fabrizio che ricorda la scena di un soldato morto nel

giardino.

Ricordava il ribrezzo che le zaffate dolciastre avevano diffuse in tutta

la villa prima che venisse rimossa la causa: il cadavere di un giovane

soldato del 5° Battaglione Cacciatori che, ferito nella zuffa di

S.Lorenzo contro le squadre dei ribelli era venuto a morire, solo, sotto

un albero di limone. (Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo,

Feltrinelli, Milano 1997, p.27) 

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È un’immagine molto drammatica, con il soldato morto e abbandonato, ma c’è

anche la descrizione del bel paesaggio che lo circonda. Melo Freni scrive che c’è

proprio un rapporto fra l’ambiente umano e quello geografico ne  Il Gattopardo e

che l’ambiente dall’inizio s’intromette senza dare un senso di gioia.4 Quindi

Tomasi dà all’ambiente un ruolo negativo. Quando Don Fabrizio si ricorda del

soldato morto, descrive anche la natura. L’esperienza negativa del soldato morto

di Don Fabbrizo è collegata alla natura. Quindi Tomasi dà al libro un tono

alquanto negativo. Forse proprio perché Tomasi stesso considerava quel periodo

molto negativo. Alfredo Menetti scrive che  Il Gattopardo è una confessione

autobiografica trasposta in forme storiche.5 Quindi con la negatività del principe

verso la natura della Sicilia Tomasi mostra le sue opinioni negative su quel

periodo storico. Come scrive Melo Freni sul gattopardo “bisogna leggerlo con

grande attenzione perché ogni parola è pesata ed ogni episodio ha un senso

nascosto”, e questo dà modo di pensare che Tomasi abbia nascosto le sue idee su

 Il Gattopardo.6 Giorgio Masi scrive che praticamente tutti i personaggi hanno in

qualche modo corrispettivi storici7, il che fa pensare che i personaggi del libro

rappresentino qualcosa di più.

L’episodio del soldato morto sotto l’albero di limoni accade proprio nel periodo

dello sbarco dei garibaldini. Da questo punto nel libro c’è un tono più negativo.

Don Fabrizio vede l’ambiente con lo sguardo molto negativo. Sente che il mondo

è in una fase di cambiamento e non lo gradisce. Bárberi Squarotti dice che il libro

4Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.102

5Alfredo Menetti, I grandi della letteratura italiana, Fenoglio Sciascia, Tomasi di Lampedusa, vita

 personalità opere, Bignami, Sesto S. Giovanni Milano 2000, p.1306

Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.117

Giorgio Masi, “Come leggere il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa”, in: FrancoBattaio, Gli spilli fissano le idee il Gattopardo , il gattopardo analisi guidataal romanzo, Alpha

Test, Milano 2004, 2009, p.121

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ha due piani, quello autobiografico dove Tomasi si riflette con le sue esperienze

nel personaggio di Don Fabrizio e quello del riferimento costante agli eventi del

passato. Questa duplicità si manifesta nei personaggi, nella sfiducia, negli uomini

e verso il cambiamento del mondo. 8 Squarotti dice anche che la morte si

rispecchia nella desolata campagna siciliana, nei vecchi paesi sotto un regime

feudale.  Un esempio di questo si vede la tarda sera quando Don Fabrizio fa un

giro in carrozza e guarda il paesaggio. Un paesaggio abbastanza desolato. Vede

posti di blocco e soldati. “Al caffè Romeres ai Quattro Canti di Campagna gli

ufficiali dei reparti di guardia scherzavano e sorbivano granite enormi. Ma fu il

solo segno di vita della città: le strade erano deserte” (op.cit. p.37). Don Fabrizio

capisce che ormai tutto sta cambiando. I soldati borbonici sono l’unico segno di

vita. I soldati sono l’ultima speranza per la monarchia. I soldati sono il simbolo

dell’ultimo barlume di speranza della monarchia perché sono loro che difendono

il regno da Garibaldi. Vediamo come Tomasi mostra la duplicità, dà una

negatività al paesaggio - come dice Squarotti - e i personaggi, qui rappresentati

dai soldati sono l’unico segno di vita, sono l’unica luce nella notte. Con immagini

come questa, credo che Tomasi mostri i suoi sentimenti attraverso Fabrizio. Con il

paesaggio da un senso di negatività che mostra il stato d’animo di Tomasi. Melo

Freni lo descrive addirittura come un paesaggio funereo9. Don Fabrizio vede i

soldati come l’unica luce nel paese, quindi come qualcosa di positivo.

Quando Don Fabrizio incontra il re, commenta facendo un paragone con i mobili

situati nel palazzo reale di Napoli: “Si percorrevano interminabili sale di

architettura magnifica e di mobilio stomachevole (proprio come la monarchia

8Giorgio Bárberi Squarotti “da Poesia e narrativa del secondo Novecento”, in: Alfredo Menetti, I

grandi della letteratura italiana, Fenoglio Sciascia, Tomasi di Lampedusa, vita personalità opere,  Bignami, Sesto S. Giovanni Milano 2000, p.132 9

Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009,, p.102

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7

borbonica)” (op.cit. p.29) Qui vediamo la duplicità di Tomasi che riflette i suoi

sentimenti attraverso Don Fabrizio nei suoi commenti sull’arredamento. Egli vede

l’architettura antica e la chiama magnifica, al contrario del mobilio che considera

stomachevole. L’architettura qui rappresenta l’antico, tutto ciò che c’era prima e

si vede il suo gradimento per questo. Poi il principe vede il mobilio e lo disprezza

amaramente. Fa il paragone con la monarchia borbonica che per colpa del suo re

ha perso contro Garibaldi ed è stato resa priva di autorità.

Queste sono chiare opinioni che rivelano che i sentimenti di Don Fabrizio sono

favorevoli alla monarchia di un tempo, è non al cambiamento in corso. Sono

chiari esempi che mostrano il principe come simbolo della vecchia Sicilia.

Don Fabrizio vede solo la bellezza nelle cose antiche, è molto legato a tutto ciò

che c’era prima, non vuole guardare avanti. Proprio come dice Squarotti, Don

Fabrizio è scettico di fronte ai tempi nuovi ed e consapevole della fine inesorabile

delle istituzioni e del mondo a cui appartiene.10 Tomasi dà un tono negativo a

tutto ciò che ha a che fare con i nuovi tempi.

Salvestroni dice che Don Fabrizio ha un attaccamento verso le cose antiche perché

cerca qualcosa di stabile ed eterno per risolvere i suoi conflitti interni che sono

causati dell’evolversi della situazione storica del tempo.11 Don Fabbrizio vuole

ricordarsi tutto com’era prima dei cambiamenti: “Dalle acque tiepide, dalle pietre

rivestite di muschi vellutati emanava la promessa di un piacere che non avrebbe

mai potuto volgersi in dolore.” ( Il Gattopardo p.76)

10Giorgio Bárberi Squarotti “da Poesia e narrativa del secondo Novecento” in: Alfredo Menetti, I

grandi della letteratura italiana, Fenoglio Sciascia, Tomasi di Lampedusa, vita personalità opere,  

Bignami, Sesto S. Giovanni Milano 2000, p.13211Simonetta Salvestroni, Tomasi di Lampedusa di Simonetta Salvestroni, La nuova Italia, Firenze

1974, p.47

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Le descrizioni di Don Fabrizio all’inizio del libro mostrano come Don Fabrizio è

diverso e separato dal popolo. Come il suo “cipiglio zeusiano” ( Il Gattopardo 

p26), il “ciglio olimpico” (Op.cit. p.112) e le sue collere molto forti, sono

riferimenti alla mitologia greca che fanno vedere come lui si veda superiore agli

altri. Viene paragonato a una deità. Lui stesso lo fa. Quindi si può ritenere che

Don Fabrizio viva in un mondo fatto di illusioni. Spesso nella storia umana i

regnanti vengono paragonati a deità. Un altro punto che indica in Don Fabrizio un

simbolo della monarchia: “Nell’affresco del soffitto si risvegliarono le divinità. Le

schiere di Tritoni e di driadi che dai monti e dai mari fra nuvole lampone e

ciclamino si precipitavano verso una trasfigurata Conca d’Oro per esaltare la

gloria di casa Salina” (Op.cit. p.23-24)

Qui Don Fabrizio sta ammirando la sua casa di Salina e anche qui usa metafore

della mitologia greca. Vede la sua terra e sé stesso come superiori agli altri.

Questo si vede ancora più chiaramente quando Don Fabrizio viene descritto: “Non

che fosse grasso: era soltanto immenso e fortissimo; la sua testa sfiorava (nelle

case abitate dai comuni mortali) il rosone inferiore dei lampadari.”

(Op.cit. p.25) Qui viene descritta la sua statura, e si può sentire l’autopinione di un

re, di uno che si sente come qualcosa di superiore agli uomini comuni. La sua

corporatura in confronto ai comuni mortali è immensa e fortissima. Si vede una

delle caratteristiche dei reali, non solo di quelli della Sicilia ma un po’ ovunque,

che in confronto agli uomini comuni sono anche di dimensioni superiori.

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Salvestroni dice proprio che Don Fabrizio viene descritto come un essere

superiore.12 Un altro esempio di distanza fra Don Fabrizio e “la gente comune”.

ci s’infilava in anditi sudicetti e scalette mal tenute e si sbucavain un’anticamera dove parecchia gente aspettava: facce chiuse di

sbirri, facce avide di questuanti raccomandati. Il ciambellano si

scusava, faceva superare l’ostacolo della gentaglia, e lo pilotava

verso un’altra anticamera, quella riservata alla gente di Corte.

(Op.cit. p.29)

Questa scena mette in evidenza la disparità di trattamento tra il Principe Don

Fabrizio e la gente comune, addirittura stigmatizzata come “gentaglia”. Don

Fabrizio diviene un simbolo del potere costituito che si arroga privilegi

connaturati alla sua stessa posizione sociale.

Il crollo della monarchia

Melo Freni dice che Tomasi affida al protagonista Don Fabrizio il compito di

esaminare la storia della Sicilia negli anni dell’Unità e lo sbarco dei mille. Quindi

la storia viene osservata dal punto di vista della sua condizione sociale,

l’aristocrazia. Già dall’inizio Tomasi si concentra sul declino dell’antica nobiltà di

fronte all’ascesa della nuova classe sociale, ex-contadini che diventano i nuovi

politici, i nuovi padroni. 13 

12

Simonetta Salvestroni, Tomasi di Lampedusa di Simonetta Salvestroni, La nuova Italia, Firenze1974, p.3813

Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.27

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Come al regno delle due Sicilie, anche a Don Fabrizio accade di iniziare un

inesorabile tracollo. Lui vede come il regno crolli davanti ai suoi occhi. Questo si

può notare durante il suo incontro con il re di Napoli. È un’udienza breve dove i

due parlano della famiglia di Don Fabrizio e un po’ della politica. Don Fabrizio

nota come il re di Napoli sia informale e non si comporti come un re. Si

demoralizza dopo l’incontro con il re perché nota come il re gli parli in un dialetto

napoletano molto accentuato e anche in maniera troppo informale. Il nuovo

mondo lo ha molto influenzato. “Io domandavo d’e ‘ppeccerelle toie, d’e

Principessine.” (Op.cit. p.30) Don Fabrizio comincia a sentire che la monarchia

sta cambiando e non è più quella di prima. Lo deprime molto anche il fatto che sia

il proprio re che glielo fa notare. Il re di Napoli, non uno qualunque, ne è la prova.

Questo spiega l’amaro commento di Don Fabrizio dopo l’incontro. “E mentre

palleggiava pettegolezzi con l’impeccabile ciambellano andava chiedendosi chi

fosse destinato a succedere a questa monarchia che aveva i segni della morte sul

volto.” (Op.cit. p.31). Questo passaggio fa anche vedere che Don Fabrizio si rende

conto che un cambiamento è in corso. Egli non pare più tanto sicuro come

all’inizio del romanzo.

Un altro esempio lo troviamo quando durante la cena il principe guarda i suoi figli

uno ad uno e comincia a pensare al figlio mancante Giovanni. Il figlio Giovanni

dice in una lettera al padre che preferisce la modesta vita di commesso in una ditta

di carboni anziché l’esistenza “troppo curata” fra gli agi palermitani. (Op.cit. 

p.33) Il figlio Giovanni non gradisce più la vità alla corte del padre e si trova a suo

agio conducendo una vita più semplice a Londra. Giovanni è cambiato con i

tempi, cioè da un passato aristocratico a una vita di carbonaio, proprio come i

regnanti d’Italia sono cambiati da reali a gente comune. La rottura fra padre e

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figlio rappresenta la rottura fra il nuovo e il vecchio mondo sociale. Mostra come i

tempi siano cambiati. Tomasi mostra come l’Italia sia cambiata. Don Fabrizio si

rattrista pensando a Giovanni, non solo perché Giovanni ha cambiato vita, ma

anche perché così com’è cambiato Giovanni cosi sta cambiando l’Italia.

Tancredi, il ponte fra il vecchio e il nuovo mondo 

Tancredi è il nipote di Don Fabrizio, e viene anche cresciuto da lui. Come Tomasi

usa Don Fabrizio per esprimere le opinioni sulla monarchia, così Tancredi viene

usato per mostrare il punto di vista dei garibaldini. Invece di sostenere la

monarchia e suo zio Don Fabrizio, egli sceglie di aiutare i garibaldini. Tancredi è

quello che apre gli occhi a Don Fabrizio che ancora non ha accettato che il

mondo stia cambiando. Tancredi diventa come un ponte fra il mondo vecchio e

quello nuovo.14Questo si può intuire quando il re di Napoli, parlando anche in

dialetto, si rivolge a Don Fabrizio: “Salina, stamme a sentere. Mi hanno detto che

a Palermo hai cattive frequentazioni. Quel tuo nipote Falconeri... perchè non gli

rimetti la testa a posto?”(Op.cit. p.30) Queste cattive frequentazioni sono i ribelli

e il re sospetta che Tancredi ne faccia parte. Don Fabrizio lo rassicura e dice che

Tancredi “non si occupa che di donne e di carte ” (Op.cit. p.30).

Nel loro successivo incontro, Don Fabrizio è molto freddo con Tancredi

sospettando di un suo coinvolgimento con i ribelli. Tancredi risponde alla sua

freddezza con allegria e dice: “ti ho visto con questi occhi al posto di blocco di

Villa Airoldi mentre parlavi col sergente. Belle cose, alla tua età! È in compagnia

di un Reverendissimo! I ruderi libertini!” (Op.cit. p.40). In questa frase scherzosa

14Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.81

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troviamo una critica reale verso Don Fabrizio e padre Pirrone, simboli della

monarchia e della Chiesa. Invece di fare i loro doveri vanno a spasso

probabilmente per incontrare donne. Tancredi li scopre occupati nei loro affari in

un momento molto delicato e cruciale per il paese. Tancredi pensa come i ribelli,

critici verso la monarchia e la Chiesa.

Poi Don Fabrizio nota che Tancredi è vestito in un modo strano e chiede dove è

diretto e Tancredi risponde :“Si preparano grandi cose, zione, ed io non voglio

restarmene a casa, dove, del resto, mi acchiapperebbero subito, se vi restassi.”

(Op.cit. p.40) Tancredi si è deciso a prendere posizione e fa vedere che vuole far

parte del cambiamento. Le parole seguenti di Don Fabrizio fanno vedere la sua

opinione. “Sei pazzo, figlio mio! Andare a mettersi con quella gente! Sono tutti

mafiosi e imbroglioni. Un Falconeri dev’essere con noi, per il re.” (Op.cit. p.40-

41) È chiara qui la critica che Tomasi fa attraverso Don Fabrizio. Queste opinioni

sono una testimonianza della connotazione di Don Fabrizio come simbolo della

monarchia. Il personaggio Don Fabrizio diventa un rappresentante della

monarchia.

All’arrabbiatura di Don Fabrizio Tancredi risponde con una delle frasi forse più

importanti del libro: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto

cambi. Mi sono spiegato?... Ritornerò col tricolore.” (Op.cit. p.41) Con questa

frase Tancredi mostra che non crede più nel re e ha deciso di partecipare ai

cambiamenti. Vuol far capire anche a Don Fabrizio che tutto deve per forza

cambiare. Anche qui vediamo che Tancredi funziona come un ponte verso le

nuove idee. Giorgio Masi scrive che Tomasi esprime ideologie politiche

attraverso i suoi personaggi e che Tancredi esprime quelli dalla parte liberale

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borbonica.15 Ciò si fa molto chiaro con la frase di Tancredi (se vogliamo che tutto

rimanga come è, bisogna che tutto cambi), che mostra il nucleo delle nuove idee.

Ha anche capito che ormai non si può più tornare indietro e il cambiamento è

inevitabile.

Come una parte della classe dominante siciliana poco a poco Don Fabrizio si

stava rendendo conto che il cambiamento era inevitabile e per salvare quello che

gli rimaneva, tutto doveva cambiare. E Tancredi è colui che mette in moto questo

atteggiamento. Quindi Tancredi diventa il ponte verso le nuove idee e la nuova

Sicilia.

Piano piano si può vedere la rassegnazione di Don Fabrizio verso i cambiamenti.

Quando Tancredi torna è diventato capitano dei garibaldini. Don Fabrizio invita

Tancredi e il generale che è venuto insieme a lui.

Il Principe li aveva accolti dall’alto della propria inespugnabile

cortesia, ma da loro era stato davvero divertito e pienamente

rassicurato, tanto che tre giorni dopo i due “Piemontesi” erano

stati invitati a cena. (Op.cit. p. 63)

Non c’è più il disgusto precedente di Don Fabrizio. Li invita perfino in casa.

Ricordando cosa ha detto Tancredi nel primo capitolo, che questo poteva essere

considerato un atto criminale, ma a Don Fabrizio non pare importi più. Questo

invito diventa un segno della rassegnazione del principe. La nuova Sicilia non è

forse cosí male. La rassegnazione della classe dirigente è la rassegnazione di Don

Fabrizio. Quasi come un colpo di grazia Tancredi, promosso capitano dei

15Giorgio Masi, “Come leggere il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa”, in: Franco

Battaio, Gli spilli fissano le idee il Gattopardo , il gattopardo analisi guidataal romanzo, AlphaTest, Milano 2004, p.120

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garibaldini, organizza una festa tricolore nella casa di Don Fabrizio. Una festa che

mostra i tempi che sono cambiati,16 con soldati piemontesi e napoletani uniti sotto

lo stesso tetto.

Quello che diventa il simbolo dei nuovi tempi è il matrimonio fra Tancredi e

Angelica, la figlia di don Calogero. Come scrive Melo Freni “l’unione fra

Tancredi e Angelica serve per portare sangue nuovo ai vecchi casati, e per il

livellamento dei ceti, che era uno degli scopi degli attuali movimenti politici in

Italia.”17 Tancredi doveva sposarsi con Concetta, la figlia di Don Fabrizio, ma

s’innamora di Angelica e la sposa. Invece di creare un legame con la vecchia

Sicilia attraverso Concetta stabilisce un legame con Angelica, la nuova Sicilia.

Melo Freni chiama l’unione fre Tancredi e Angelica “il corpo del romanzo”

perchè mostra l’unione fra il nuovo e il vecchio mondo sociale.18 Il matrimonio

diventa come un simbolo per i cambiamenti nella Sicilia di quel tempo.

A Don Fabrizio dispiace molto questo legame. Quando il principe vede quei due,

gli vengono tanti pensieri malinconici. Tancredi lo vede e gli dice: “Ma cosa stai

guardando? Corteggi la morte?”(Op.cit. p.203) Gli vengono questi pensieri

malinconici perchè ormai Tancredi non puo più tornare indietro e ha

definitivamente lasciato la vecchia Sicilia. “La morte, sí, esisteva, senza dubbio,

ma era roba ad uso degli altri.” (Op.cit. p.203) Tancredi vede in modo positivo i

cambiamenti. Non vede la morte perché crede nel nuovo mondo. Qui i pensieri di

Don Fabrizio sulla morte sono anche più simbolicamente rivolti verso la morte

della monarchia, quando egli si rende conto che ormai Tancredi non tornerà dalla

sua parte, e questo testimonia che il crollo della monarchia è inevitabile. Tomasi

16

Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.7217Ibid. p.74

18Ibid. p.81

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15

mostra la speranza e l’attesa ma anche la delusione e la protesta di fronte al

disegno burocratico dell’Italia unita.19 

Don Calogero, le conseguenze 

Tancredi e Angelica sono felicemente sposati, ma dietro quel matrimonio ci sono

anche delle intenzioni meschine. Il padre di Angelica, don Calogero, voleva far

sposare sua figlia a Tancredi solo per salire nella scala sociale. Don Calogero non

ha titoli ma ha molto potere, ingegno e denaro. Viene descritto come

diabolicamente influente, avaro e intelligente. Quindi uno poco di buono. Come

Don Fabrizio dice a Tancredi, parlando di don Calogero, sono gente deficiente e

mafiosa (Op.cit. p.40). Non aveva tutti i torti. Don Calogero diventa un simbolo

della negatività, della mafiosità. Perché quello era il difetto dei cambiamenti in

Sicilia: i criminali aiutavano i garibaldini per riceverne potere e benefici dopo la

vittoria. Cercavano di salire la scala della nuova società. Volevano diventare

quello che Don Fabrizio era e di cui era il simbolo. Melo Freni lo chiama

addirittura “simbolo principale del cambiamento avvenuto” riferendosi ai

cambiamenti in Italia.20 

Quando ci sono le votazioni a Donnafrugata per l’annessione della Sicilia al

Regno d’Italia, don Calogero esce con una fascia tricolore e legge i risultati:

Iscritti 512, votanti 512, si 512, no zero. Ma don Ciccio, un amico di Don

Fabrizio, gli dice arrabbiato: “Io, Eccellenza, avevo votato ‘no’. No, cento volte

‘no’... Io ho detto nero e loro mi fanno dire bianco!” (Op.cit. p.109) 

19

Giorgio De Rienzo, Antologia e storia della letteratura italiana, Editrice la scuola, Brescia 1981,p.35820

Melo Freni, Leggere il gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009, p.47

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Quindi don Calogero ha falsato le elezioni per favorire sé stesso e i suoi scopi. In

quella notte buia su questi brutti fondamenti l’Italia cominciò a formarsi. La notte

buia e la delusione di Don Fabrizio fanno vedere la negatività e criminalità di don

Calogero. Don Calogero diventa proprio come un precursore del potere mafioso.

Non solo nei suoi atti vediamo che don Calogero non è un uomo onesto ma

l’autore Tomasi ha voluto sottolineare questo scrivendo il suo titolo con la d

minuscola “don Calogero”, in confronto a Don Fabrizio che è un uomo onesto e

viene sempre scritto con la D maiuscola, un dettaglio che sicuramente ha valore.

Padre Pirrone, simbolo della Chiesa

Padre Pirrone è un personaggio che sta molto vicino a Don Fabrizio. Il loro

rapporto evidenzia il complicato rapporto fra lo Stato e la Chiesa. Uno storico

conflitto di potere ereditato dal Medioevo, dalle sanguinose lotte fra Guelfi e

Ghibellini. Don Fabrizio mostra un’autorità che ha effetto anche su Padre Pirrone.

Si può vedere chiaramente quando sono a tavola e uno dei figli è in ritardo.“Il

ragazzo entrò subito (“scusatemi papà”) e sedette. Non subí rimprovero ma padre

Pirrone che aveva piú o meno le funzioni di cane da mandria, chinò il capo e si

raccomandò a Dio.” (Op.cit. p.32) Padre Pirrone viene comparato a un cane da

mandria, ovviamente una posizione di sottomissione. Don Fabrizio mostra di

nuovo la sua autorità quando va in gita per Palermo e anche se non è conveniente

costringe Padre Pirrone di venire.

Andare a Palermo la sera, ed in quei tempi di disordini, appariva

manifestamente senza scopo, se si eccettuasse quello di un’avventura

galante di basso rango: il prendere poi come compagno l’ecclesiastico

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di casa era offensiva prepotenza. Almeno padre Pirrone lo sentí cosi, e

se ne offese; ma naturalmente, cedette. (Op.cit. P.33) 

La rivalità fra i due si fa chiara quando Padre Pirrone e Don Fabrizio parlano dipolitica. Don Fabrizio dice: “Alla Santa Chiesa è stata esplicitamente promessa

l’immortalità; a noi, in quanto classe sociale, no” (Op.cit. p.50), e rivolge diverse

critiche verso la Chiesa. Ma Padre Pirrone replica insistendo diverse volte che

Don Fabrizio si deve confessare. Anche se Don Fabrizio è nobile Padre Pirrone

detiene un’incontrovertibile autoritá nella sfera spirituale, ed anche scusandosi del

dialogo citato riesce ad avere l’ultima parola “Eccellenza, sono stato troppo

brusco; conservatemi la vostra benevolenza ma, date retta a me, confessatevi.”

(Op.cit. p.49) Un altro buon esempio è durante il dialogo con Chevalley quando

Don Fabrizio dà la sua opinione sui cambiamenti e sul perché non ne vuole far

parte. Durante tutta la conversazione Don Fabrizio si sente sempre più stanco e

manifesta la sua rabbia su una statuetta della basilica di San Pietro, che è la sede

della Chiesa cattolica. (Op.cit. P.159) Don Fabrizio tiene la sua mano dominante

sopra S.Pietro quasi come il suo sovrano. “Parlava ancora piano, ma la mano

attorno a S.Pietro si stringeva; l’indomani la crocetta minuscola che sormontava la

cupola venne trovata spezzata.” (Op.cit. p.162) Come sta crollando Don Fabrizio

anche così la Chiesa crolla. Il sonno, la vecchiaia e la debolezza di Don Fabrizio

sono il simbolo dello Stato in cui si trova la monarchia.

Il difficile equilibrio di rapporti fra Don Fabrizio e Padre Pirrone è uno specchio

ed un simbolo dei difficili rapporti ricorrenti fra la Chiesa e lo Stato del periodo

storico in cui si svolge il dramma della famiglia Salina.

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Conclusione

Leggendo il Gattopardo uno sente che ogni parola del libro è stata ben soppesata

e che tutte hanno un significato profondo. Tomasi ha voluto rendere significativaogni frase. Quindi cercare il non detto ha molta importanza. Vedendo anche nelle

“Lezioni su Stendhal” quanto Tomasi dia importanza al simbolismo e “al non

detto”21, diventa più significativo cercare il simbolismo e le opinioni di Tomasi

sparse con molta precisione in ogni frase. Il Gattopardo non è un romanzo storico

soltanto perchè alcuni personaggi sono realmente esistiti e perché ci sono

riferimenti diretti a eventi storici come lo sbarco dei mille, ma anche perché i

personaggi sono molto vivi e tutti diventano simboli di questi eventi storici.

La duplicità di Tomasi si vede attraverso il libro. Con i personaggi e anche con il

paesaggio, Tomasi mostra le ideologie politiche e i cambiamenti in Sicilia durante

l’Unità.

A Don Fabrizio, che è il personaggio principale, viene dato più spazio. Il principe

è un antenato di Tomasi, e tante opinioni sue si rispecchiano in Don Fabrizio.

Attraverso Don Fabrizio, Tomasi esprime opinioni negative sui cambiamenti in

Sicilia e sul nuovo governo, che secondo Don Fabrizio era pieno di mafiosi. Don

Fabrizio è una personificazione della monarchia siciliana.

Tancredi e Angelica sono il simbolo della gioventú e del futuro. La leggerezza

con cui loro affrontano la vita e i cambiamenti nella società mostrano la speranza

della gente comune. Il loro matrimonio è l’unione del vecchio mondo sociale e

quello nuovo. Un’unione che prima dell’Unità era impossibile.

21Simonetta Salvestroni, Tomasi di Lampedusa di Simonetta Salvestroni, La nuova Italia, Firenze

1974, p.31-32

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Don Calogero è la parte negativa del futuro. Don Calogero è il simbolo delle

conseguenze negative dei cambiamenti nella società. Don Calogero diventa il

nuovo sindaco e Tomasi ritrae don Calogero come un mafioso. Don Calogero è

l’opposto di Don Fabrizio ed è la personificazione dei nuovi politici e dei nuovi

tempi in Italia.

Padre Pirrone, umile prete che vive nell’ombra di Don Fabrizio, simboleggia la

posizione della Chiesa in quel tempo. Come Don Fabrizio Padre Pirrone è scettico

verso i nuovi tempi. La Chiesa perse tutti i beni durante il periodo dell’Unità il

che spiega la negatività di Padre Pirrone verso i nuovi tempi. La relazione fra Don

Fabrizio e Padre Pirrone rispecchia molto la relazione fra la Chiesa e lo Stato. Il

dualismo fra Chiesa e Stato viene ben simbolegiato dal rapporto ambivalente tra il

Principe Don Fabrizio, dominatore delle cose, e Padre Pirrone, che a sua volta

detiene il cospiquo potere di assolvere o non assolvere il penitente Don Fabrizio.

 Il Gattopardo ha molte dimensioni, ogni evento e ogni personaggio hanno un

valore simbolico, e dietro ogni valore simbolico troviamo il genio di Tomasi.

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Bibliografia

Alfredo Menetti, I grandi della letteratura italiana, Fenoglio Sciascia, Tomasi di 

Lampedusa, vita personalità opere, Bignami, Sesto S. Giovanni Milano 2000.

Franco Battaio, Gli spilli fissano le idee, il gattopardo analisi guidata al romanzo,

Alpha Test, Milano 2004.

Giorgio De Rienzo, Antologia e storia della letteratura italiana, Editrice La Scuola,

Brescia 1981.

Melo Freni, Leggere il Gattopardo, Flaccovio, Palermo 2009.

Simonetta Salvestroni, Tomasi di Lampedusa di Simonetta

Salvestroni, La nuova Italia, Firenze 1974.

Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Feltrinelli, Milano 1997.

Tomasi di Lampedusa, I Racconti , Feltrinelli, Milano 1999.

Tomasi di Lampedusa, Lezioni su Stendhal/Giuseppe Tomasi di Lampedusa,

Sellerio, Palermo 1977.