Post on 01-May-2015
Introduzione
“E’ necessario che l’uomo analizzi dentro di sé gli scopi della propria vita e i valori che la ispirino, oltre che pensare al mondo che si accinge a modificare, incessantemente, giacché il problema non è solo di stabilire se la specie umana potrà sopravvivere, ma anche e soprattutto, se potrà farlo senza ridursi a un’esistenza indegna di essere
vissuta”. Roma 1969.
Questa frase, tratta dal rapporto “I limiti dello sviluppo” (Club di Roma 1969), evidenzia la necessità di dover sviluppare un comune pensiero e azione sia delle politiche di sviluppo, sia dei singoli individui e a tutti i livelli.
I comportamenti di tutti, devono essere ispirati ai valori fondamentali del rispetto e della
tutela dell’ambiente e alla consapevolezza che le risorse disponibili oggi non sono presenti
in misura illimitate, pertanto, devono essere utilizzate meglio e con maggior equilibrio
IL rapporto ha gettato le basi per L’affermazione di politiche di “sviluppo compatibile”
Solo recentemente il carattere etico della protezione dell’ambiente e della salute
è entrato nei concetti di “sviluppo sostenibile”.
“USA E INQUINA”
L’uomo inquina l’aria o l’atmosfera, il suolo e le acque.
“Usa e inquina”sembra essere stato il motto dell’umanità in questi ultimi secoli e l’inquinamento
del pianeta un necessario tributo da pagare per avere sviluppo.
L’allarme è scattato dagli esperti del clima delle Nazioni Unite nell’ultimo rapporto “International Panel
Climate Change” (luglio 2001)
L’Agenzia Europea per l’Ambiente definisce “inquinante” la sostanza che “immessa direttamente o indirettamente
nell’aria, può avere effetti nocivi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo complesso.
L’alterazione dell’atmosfera, dovuto alle attività umane, è in corso da oltre due secoli, da quando la
rivoluzione industriale ha avviato su larga scala l’uso dei combustibili fossili e accelerato il processo di
deforestazione e gli altri cambiamenti nell’uso della terra.
Problemi ambientali: l’inquinamento atmosferico
Le conseguenze sono sempre più visibili.
L’anidride carbonica, gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa , emessi dalle centrali termoelettriche, dalle raffinerie, fabbriche e autoveicoli espongono oltre un
miliardo e mezzo di abitanti del pianeta terra a rischi di affezioni dell’apparato respiratorio, e acidificando
le piogge danneggiano risorse naturali e monumenti.
Altri danni sono provocati dai clorofluorocarburi, i quali contribuiscono all’assottigliamento dello strato di
ozono stratosferico, che circonda la Terra con funzione di schermo nei confronti delle radiazioni
ultraviolette.
L’alterazione dell’atmosfera è talmente grave che induce gli scienziati a diffondere dati allarmanti, perché
si riducano le emissioni di anidride carbonica con l’aumento della quale si ipotizza un aumento della
temperatura media globale del pianeta di 4’5°C.
Le conseguenze sul clima e sull’ambiente saranno visibili a livello planetario.
I problemi dell’inquinamento atmosferico
Senza l’atmosfera non esisterebbe la vita sulla Terra così come l’atmosfera non sarebbe così com’è se non ci fossero gli esseri viventi.
L’atmosfera è l’involucro gassoso che circonda la terra ed è costituita da un miscuglio dia gas che noi chiamiamo
aria.
anidride carbonica (che viene prodotta dalla respirazione.
azoto (78’03) che viene prodotto nel processo di decomposizione delle sostanze organiche
azotate.
altri gas (0’98) come l’idrogeno, l’elio, l’argon, e il neon, che provengono da fenomeni naturali e si sono accumulati nel corso dell’evoluzione dell’atmosfera e il
vapore acqueo che dà origine all’umidità dell’aria.
ossigeno (20, 99%) che viene respirato dagli esseri viventi e viene prodotto dai vegetali nella fotosintesi
clorofilliana
L’aria che respiriamo contiene:
Questa composizione dell’aria è salubre, adatta cioè a sostenere la vita degli organismi presenti sulla Terra,
compreso l’uomo
L’involucro dell’atmosfera non ha una struttura regolare e omogenea: varia la composizione chimica,
la densità, la temperatura variano in base alla latitudine e all’altitudine.
Si può immaginare l’atmosfera come una serie strati sovrapposti e di vario spessore: ogni strato prende il
nome di sfera
Ogni sfera è separata dall’altra da passaggi dette pause.
Il 99% dei gas che formano l’involucro gassoso si trovano entro i primi 30km. di altitudine: salendo l’aria
diventa più rarefatta.
L’effetto serra
L’atmosfera mantiene la vita sulla terra attraverso un fenomeno naturale che è conosciuto come
effetto serra.Il calore immagazzinato dalla terra grazie al sole, nella
quantità adatta a consentire la vita, e impedirne un eccessivo raffreddamento, non riesce a superare la
barriera formata dall’atmosfera stessa e viene perciò respinto di nuovo verso la terra.
La Terra si comporta come un termostato . Se l’effetto serra non esistesse, la temperatura
del pianeta sarebbe di circa –35 gradi.
Così per milioni di anni il nostro pianeta ha goduto di del delicato equilibrio termico creatosi fra l’energia
proveniente dal sole e quella dispersa nello spazio.
Fattori di alterazione
L’aria è dunque una risorsa naturale del territorio dalla cui qualità dipende l’ecosistema ambientale e
il suo stato di salute.
La sua qualità è di conseguenza strettamente legata alla densità residenziale e produttiva, alla
domanda di energia, al traffico.
Le emissioni di gas serra e di particelle solide, aerosol, vapori, gas o miscele di tutto ciò , come
rifiuti delle attività umane, sono cresciute in quantità e velocità tali da diventare ormai
incompatibili con la capacità della atmosfera di accoglierli.
I gas naturali sono il vapore acqueo, il biossido di carbonio, l’ozono e il metano responsabili del
fenomeno. A questi si aggiungono quelli immessi dall’uomo, come gli ossidi di azoto, e i
clorofluorocarburi.
Le attività umane non creano quindi il fenomeno dell’effetto serra, ma contribuiscono ad alimentarlo attraverso una sempre più
concentrazione di gas.
La concentrazione di biossido di carbonio sembra essere il maggior responsabile dell’aumento della
temperatura dell’atmosfera.
La maggiore responsabilità è da attribuire a tre attività umane:
1) La deforestazione che modifica la destinazione ecologica di vasti territori.
2) L’impiego di combustibili fossili.
3) Il cambiamento nell’uso dei suoli.
Gli scienziati prevedono che se le emissioni di CO2 e degli altri gas-serra proseguiranno ai ritmi
attuali, la loro concentrazione nell’atmosfera raggiungerà nel 2100 un livello equivalente al
doppio dell’anidride carbonica del periodo preindustriale.
Di conseguenza la temperatura aumenterà di circa 3°C. rispetto al 1990.
Le emissioni di gas- serra nell’UE
Le emissioni di gas-serra dell’UE- responsabile di circa il 24% delle emissioni totali dei paesi
industrializzati-sono aumentate (Agenda europea dell’ambiente).
L’aumento è dovuto ad inverni rigidi nella maggior parte dei Paesi della UE, di conseguenza un maggior consumo di combustibile, sia per il riscaldamento, sia
per la produzione di elettricità e calore e per i trasporti
E’ diminuita la possibilità di rispettare gli impegni assunti in base al Protocollo di Kyoto
Le conseguenze del riscaldamento globaleRipercussioni sull’ambiente e sul clima:
1)Cambiamento della temperatura media del pianeta(+0,4-+0,8)
Gli aumenti più rilevanti sono avvenuti principalmente in 2 periodi:
a) Nel periodo compreso fra il 1910 e il 1945;
b) Nel periodo che va dal 1976 ai giorni nostri.
2) Scioglimento dei ghiacci.
I ghiacciai antartici sono rimasti stabili mentre quelli artici hanno subito una riduzione. I dati confermano una tendenza alla riduzione nei ghiacci alpini e nelle catene montuose delle
medie latitudini dell’emisfero nord.
3) Precipitazioni e siccità
Le precipitazioni annue sono in aumento, soprattutto nell’emisfero nord. Nell’emisfero sud, invece, non ci sono significative variazioni in atto.: Nelle regioni subtropicali, vi è invece una tendenza alla diminuzione.
4) Circolazione atmosferica ed oceanica.
Due fenomeni periodici e ricorrenti hanno subito, negli ultimi decenni, modifiche significative: il fenomeno conosciuto come “El Niño” (El Niño Southern Oscillation- ENSO) ha aumentato la frequenza e l’intensità. Il fenomeno della NAO (Nort Atlantic Oscillation), accoppiata con la circolazione delle correnti oceaniche del nord Atlantico ha rafforzato la formazione di cicloni, correnti aeree e burrasche.
5) Eventi metereologici estremi
Le precipitazioni estreme (piogge, alluvioni) sono in aumento nelle regioni del pianeta dove anche le precipitazioni totali annue sono in aumento, si
manifestano con durata minore e intensità maggiore.
Le temperature estreme evidenziano la frequenza delle temperature minime (estremi di freddo).
Eventi estremi: (cicloni, tornado, ecc.), di questi non si rileva un aumento di frequenza nelle zone
tropicali o extratropicali, ma bensì la loro intensità e violenza.
Le previsioni relative a cambiamenti futuri prevedono rischi per l’Europa e l’area
Mediterranea
1) Rischi di alluvioni, rischi di adeguate risorse idriche, in particolare nel sud dell’Europa e nell’area mediterranea;
2) L qualità dei suoli tenderà a deteriorarsi in tutta l’Europa: nel nord per
le precipitazioni e alluvioni, mentre nel sud per perdita di nutrimenti derivata
dalla diminuzione delle precipitazioni e per i maggiori rischi di siccità.
3) L’aumento della temperatura media e la crescita della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera possono cambiare gli equilibri degli ecosistemi naturali e con conseguenti modifiche del paesaggio
4) L’aumento di anidride carbonica in atmosfera causerà un aumento della produttività agricola nel nord e centro Europa mentre nel sud per la riduzione della disponibilità dell’acqua e l’aumento della temperatura avranno effetti diversi
5) Il possibile aumento dei fenomeni metereologici estremi porterà danni economici e sociali sulle strutture e infrastrutture residenziali
e produttive.
6) L’aumento della temperatura modificherà l’uso del tempo libero della popolazione stimolando il turismo e le attività all’aria aperta.
7) L’aumento del livello del mere comporta maggiori rischi per le zone costiere del
mediterraneo
Le scelte tecnico-politiche e le soluzioni individuate
Le Direttive europee e le Leggi nazionali
Il progredire delle conoscenze scientifiche sull’inquinamento atmosferico e sui suoi effetti ha
avuto riflessi sulla legislazione comunitaria e nazionale.
•Aumento degli inquinanti regolati per legge.
•Riconoscimento dei modelli di simulazione della dispersione degli stessi inquinanti in aria come strumenti di analisi.
•Confermata l’interdipendenza di fenomeni prima trattati separatamente come acidificazione, eutrofizzazione e ozono troposferico.
La Direttiva Quadro sulla Qualità dell’Aria dell’Unione Europea (direttiva 96/62/CE recepita in
Italia con D.L n.351 del 4 agosto 1999) individua
la qualità dell’aria nei centri urbani o in altre zone particolari del territorio nazionale e tempi certi per
riportare a valore accettabili eventuali superamenti dei limiti
i livelli di riferimento per le concentrazioni dei principali inquinanti
impone
Convenzioni internazionali
Inquinamento atmosferico transfrontaliero
13 novembre 1979 la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) firma a
Ginevra la convenzione per proteggere l’ambiente e la salute dall’inquinamento
atmosferico transfrontaliero
Il Protocollo EMEP sul finanziamento a lungo termine del programma cooperativo per il controllo e la valutazione del trasporto transfrontaliero
degli inquinanti atmosferici in Europa
Il Protocollo di Helsinki sullo zolfo del 1985
• Protocollo di Sofia sugli ossidi di azoto del 1988
• Protocollo di Ginevra sui composti organici volatili (COV) del 1991
• Protocollo di Oslo sulle ulteriori riduzioni dello zolfo 1994
• Protocollo di Aarhus sui metalli pesanti e sugli inquinanti organici presenti (POP) 1998
• Protocollo di Goteborg su acidificazione, eutrofizzazione ed ozono del 1999
Protezione dello strato di ozono atmosferico
Accordo principale: convenzione di Vienna 1985 a cui l’Italia ha subito aderito.
Il protocollo di Montreal contiene le misure per ridurre le sostanze nocive per l’ozono. Firmato da 30
paesi oggi ne aderiscono 175
Cambiamenti climatici
La “convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici” approvata a New York il 9
maggio 1992, costituisce il primo trattato internazionale vincolante riferito specificatamente
ai cambiamenti climatici.
Lo strumento attuativo della Convenzione è il Protocollo di Kyoto, che impegna i paesi
industrializzati e quelli in transizione a ridurre complessivamente del 5%, nel periodo 2008-
20012, le emissioni di sei gas serra dovute alle attività umane.
Se le emissioni di gas fossero mantenute in futuro all’attuale livello, si avrebbe una crescita
complessiva delle emissioni di circa il 20%.
La riduzione del 25% decisa a Kyoto, di obbliga tutti questi Paesi ad un taglio delle loro emissioni
inquinanti.
L’applicazione del Protocollo comporta per l’UE una riduzione delle emissioni dell’8% rispetto ai
livelli del 1990 entro il 2008-2012.
L’Italia dovrà ridurre le emissioni del 6’5%, pari a 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica
equivalente.
Merita una sottolineatura la valutazione a cui si è arrivati, pur rispettando gli obiettivi
previsti dal Protocollo di Kyoto. I risultati non saranno sufficienti per raggiungere una situazione di emissione “sostenibile”:
condizione necessaria perché ciò avvenga è infatti che si possa conseguire una
stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra.
Farà talmente caldo… che finiremo congelati.
La regione artica si sta riscaldando con una velocità doppia di quella del resto del mondo.
In Alaska, nel nord del Canada e in Groenlandia, la temperatura media è cresciuta al ritmo di 0’7°C per
decennio in questi ultimi dieci anni.
Le precipitazioni atmosferiche dal 1900 sono aumentate dell’8% e anche del 50% in inverno, in Groenlandia, nord
Canada, e Siberia settentrionale.
IL “permafrost” è in lento ma progressivo scongelamento e il limite meridionale della presenza di ghiaccio permanente si è spostato di una decina di
km. verso nord.
Nella regione antartica le piattaforme glaciali (estesi tavolati di ghiaccio sul mare ) si sono ristrette: dagli anni
settanta agli anni novanta, la piattaforma Wordie si è ridotta della metà come superficie.
Il volume complessivo dei ghiacciai della calotta tuttavia tende ad aumentare.
In questo contesto il bilancio di massa di ghiaccio delle medie latitudini e delle basse latitudini (Alpi, Himalaya, Ande, Kilimangiaro, ecc.) è
negativo: sono infatti in continua fase do riduzione sia di superficie sia di volume.
Le prospettive del futuro innalzamento del mare causato dal riscaldamento climatico globale, gli studi
dell’IPCC (Intergovernemental Panel on Climate Change) mostrano che nello scenario medio di aumento della
temperatura globale di circa 3°C. al 2100, l’aumento del livello marino sarà così composto:
• Per il 60% a causa della espansione termica degli oceani.
• Per più del 30% a causa degli apporti di acqua proveniente dallo scioglimento de ghiacciai delle medie e basse latitudini
• Per il 12% a causa dello scioglimento dei ghiacciai artici
Il problema maggiore che potrebbe derivare dallo scioglimento dei ghiacciai artici non è l’innalzamento del mare, ma la riduzione della salinità oceanica.
Una differenza di salinità tra le acque dell’Atlantico settentrionale e quelle
dell’Atlantico centro meridionale potrebbe causare una glaciazione di gran parte
dell’emisfero nord
Il meccanismo di funzionamento di tutte le correnti marine, e più in generale della grande corrente marina globale, detta (“great ocean
conveyor belt) di cui la corrente del Golfo fa parte integrante, si basa sulle differenze tra la
temperatura e la salinità dell’acqua marina tra zone diverse del pianeta.
L’impoverimento nel manto di ozono
L’ozono circonda la terra fra i 15 e i 55km. di quota, è l’unico gas in grado di schermare le radiazioni
ultraviolette (UV-B) che raggiungono il nostro pianeta e che sarebbero molto dannose per la salute e la
riproduzione degli ecosistemi.
I Clorofluorocarburi usati negli impianti refrigeranti e nelle bombolette spray e altre sostanze chimiche assottigliano lo strato dell’ozono nella media-alta
atmosfera.
Nella medio-bassa si deve all’aumento della presenza del metano.
Dove si verifica
Sull’Antartide (primavera australe –50%)Sull’Artide (primavera –15%)
Emisfero settentrionale (alle medie latitudini) –6% inverno, primavera
Emisfero meridionale (alle medie latitudini) –5% per tutto l’anno.
Il Protocollo di Montreal (1981) a cui hanno aderto 187 paesi impone la riduzione di di clorifluorocarburi e
di tutte le altre sostanze dannose
Si stima che lo strato di ozono stratosferico dovrebbe tornare entro la metà di questo secolo entro i livelli precedenti al 1980.
Le conferenze mondiali sull’ambiente e lo sviluppo
Stoccolma 1972. Partecipano 172 nazioni. Si sancisce che il “bene ambientale” deve essere tutelato da
ogni singolo paese così come si tutelano gli altri interessi nazionali.
Rio de Janeiro 1992. Partecipano 172 nazioni. Temi centrali: clima, biodiversità, sviluppo sostenibile
e foreste. Approvata l’Agenda 21, una sorta di piattaforma per avviare il mondo sulla strada dello
sviluppo sostenibile.
Il Summit di New York, 1997. Partecipano 173 capi di stato. Contrasti fra l’Unione europea e gli USA per ridurre
del 15%, entro il 2010, i livelli di emissione di anidride carbonica. Gli americani percepiscono lo smog e il buco dell’ozono come problemi “vicini e concreti” ma
l’effetto serra come problema “lontano e astratto”
Il Protocollo di Kyoto
Gli elementi fondamentali del Protocollo
Cronologia: la lunga e difficile strada verso il protocollo di Kyoto
Lunghi negoziati costretti per la opposizione dalle industrie del carbone, da quelle petrolifere
e automobilistiche, preoccupati che le misure adottate per diminuire i gas serra ledano i
propri interessi commerciali. Uso di carburanti meno inquinanti.
1997, 11 dicembre, a Kyoto, in Giappone, patto tra governi, durante la conferenza delle Nazioni unite
1998 , 16 marzo a New York, si propone la firma del Protocollo alle nazioni Unite
2000, 25 novembre i negoziati si bloccano a La Hague, in Olanda
2001, 13 marzo: gli Usa si oppongono al Protocollo.
14 marzo : vertice UE-USA, gli europei decidono di andare avanti nello spirito di Kyoto anche senza gli USA che non pongono ostacoli.
23 luglio, 180 nazioni portano a termine il decisivo accordo di Bonn, che apre le porte al completamento dei dettagli legali del Protocollo.
2002, 26 agosto- 4 settembre: Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile Joannesburg, Sudafrica.
2004, novembre: la Russia ratifica il Protocollo
2005, 16 febbraio: il Protocollo di Kyoto entra in vigore.
2006, Montreal, gli USA ne restano fuori ma discutono, Cina e India promettono qualche briglia ecologica al loro
sviluppo.
2008-2012, “primo periodo di impegno” del Protocollo di Kyoto, nel quale le emissioni delle nazioni industrializzate nel loro insieme dovrà
decrescere del 5% sotto i livelli del 1990.
Il Protocollo distingue i Paesi in tre fasce:
A) I paesi industrializzati devono ridurre i gas serra del 5%.
B) I Paesi in via di transizione, per i quali sono stati stabiliti parametri di emissioni pari a quelli misurati nel 1990
C) Paesi in via di sviluppo a cui è riconosciuto il diritto a seguire un proprio sviluppo, essi non sono soggetti a vicoli particolari e avranno maggiori margini di manovra.
I meccanismi di flessibilità
Il Protocollo di Kyoto ha introdotto tre meccanismi a supporto delle iniziative
intraprese a livello nazionale:ET- Emission Trading:
Consente a un paese industrializzato di vendere ad un altro i diritti in eccesso che derivano da una riduzione delle proprie emissioni oltre la soglia sulla quale si è
impegnato
CDM- Clean Devolopment Mechanism
Imprese private possono implementare progetti di riduzione delle emissioni in Paesi in via di sviluppo,
al fine di raggiungere gli obiettivi di riduzione fissati
JI- Joint Implementation
La collaborazione fra i paesi industrializzati permette il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle
emissioni in modo da compensare crediti e debiti. Un partecipante può ad esempio acquistare “Diritti di
Emissione” (ERU Emission Reduction Units) risultanti dai progetti di riduzione delle emissioni implementati in un altro Paese industrializzato e utilizzare questi
diritti per adempiere ai propri bisogni.
La logica che sta alla base di questi tre meccanismi è che:
a) Le emissioni di gas serra sono un problema globale
b) “Dove” si ottiene ha un’importanza relativa
I crediti ottenuti con JI e o CDM ridurrà di un quinto i costi annuali di raggiungimento degli obiettivi prefissati.
L’analisi economica
L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto ha senso per il clima e per l’economia
La maggior parte dei Paesi per raggiungere il proprio obiettivo avranno costi bassi senza dover ricorrere ai
tre meccanismi di Kyoto o ai “serbatoi di carbonio”(sinks)
Il mercato internazionale di carbonio prevede costi di riduzione delle emissioni tra i 3 e i 20
dollari per t. di anidride carbonica.
Per tutti i settori, tranne quelli a maggior intensità energetica, questa cifra raramente
rappresenta oltre il 3-5% dei costi.
L’impatto sul PIL dell’economia della maggior parte dei paesi industrializzati occidentali nel 2010
sarà inferiore all’1% senza il commercio delle emissioni.
Con il commercio delle emissioni realizzato all’interno dell’OCSE il costo scenderà a meno
dello 0,5%, e nei singoli Paesi scenderà tra lo 0,1% e l’1,1%.
Questa cifra rappresenta una “perdita” annuale nel PIL previsto per il 2010 che varia tra lo 0,1 e 0,01
%.
Infine, con il commercio delle emissioni la perdita del PIL nei paesi OCSE si troverebbe al di sotto
dello 0,2% .
Benefici secondari addizionali
• L’accesso al nuovo mercato internazionale del carbonio (valore 30miliardi di $); partecipazione al Meccanismo di Sviluppo Pulito (%-17 miliardi $ all’anno entro il 2010)
• L’accesso a nuovi mercati nell’ambito delle energie rinnovabili e dei servizi energetici (40 e 78miliardi di $ all’anno entro il 2010.
• L’opportunità di diventare leader nel campo della tecnologia e di guidare le future tendenze di produzione
• I guadagni potenzialmente significativi della produttività con miglioramenti dell’efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse.
• I benefici economici derivati da una riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria e dal minore
impatto delle miniere e dei sondaggi per la ricerca di combustibili fossili.
• I benefici derivati da una riduzione della domanda di energia e da rifornimenti più
diversificati.
• L’eliminazione dei costi associati ai danni causati dal cambiamento climatico.
Si prevede che i paesi che si muoveranno rapidamente verso l’attuazione delle misure
raccoglieranno benefici positivi e soddisferanno il loro obiettivo di Kyoto ad un costo minimo o
nullo.