il Vangelo - Ufficio per le comunicazioni sociali · domani, la comunità online della piattaforma...

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Avvenire 12/11/2012 Page : A30

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LA FRASE

Parole interessanti per «seguaci» aperti

Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte.Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2011

Con Twitteril Vangeloessenziale

role di Benedetto XVI in occasionedella festa dell’Immacolata grazie auno shortlink che ripunta al discor-so del Papa. Don Paolo Cignetta,della diocesi di Piacenza-Bobbio,sceglie le parole di Oscar Wilde: «Sia-mo tutti nati nel fango, ma alcuni dinoi guardano le stelle». Il riferimen-to è guardare in alto, al «Duc in al-tum» più volte rivolto da GiovanniPaolo II ai giovani. Ed è alle giova-ni generazioni che parla fratel Fe-derico Russo prendendo spuntodalle Scritture di domenica scorsa:«La Parola di Dio non scese sui va-ri potenti di turno, ma su un uomosconosciuto che viveva da solo neldeserto».Il più recente tweet di don DavideChirco, invece, sottolinea che «Ma-ria Immacolata è segno tangibiledella libertà obbediente» e che «par-lare di Cristo significa parlare del-l’uomo e della sua dignità». Don Lu-ca Magnani di Milano nel suo pro-filo si descrive come «felicementeprete da giugno 2011» e mentre vi-sita l’Abbazia di Piona esclama twit-tando:«Che spettacolo vedere i ra-gazzi in adorazione eucaristica».Don Arturo Di Sabato, prete delladiocesi di Foggia, si occupa della pa-storale degli ammalati a Lucera enon perde tempo ad unirsi all’ap-pello del Papa per il Congo «affinchéfiniscano le violenze».Insomma è una comunità di porta-parola su Twitter. Una communitydifferente, anche dal punto di vistatecnico e tecnologico, rispetto allecomunità online precedenti all’eradel web 2.0.Oggi le community sono un «mashup», cioè un insieme miscelato difonti e informazioni che non ne-cessariamente risiedono in un’uni-ca piattaforma. È il caso di don Mar-co Galanti, pluridecorato cappella-no militare con 645 follower e unproprio blog, attivo e aggiornato, in-tegrato con altri social network co-me YouTube, Google Plus, Face-book. Suor Maria Chiara non è pro-priamente multitasking ma ci tienea dire al popolo del web «di essere

anche lei su Twitter» per poi scrive-re: «Il Signore benedica e proteggatutti voi, amici e amiche della Rete».Non mancano profili che pongonointerrogativi per intavolare cin-guettii. È il caso di don Matteo Ca-stellina, follower di Avvenire e diTv2000 (entrambi su Twitter con@Avvenire_NEI e @Tv2000it) che aisuoi «seguaci» chiede: «Quale futu-ro per i giovani se nessuno insegnaloro i valori della giustizia e del ri-spetto?». Don Stefano, sacerdotenella parrocchia di San GiovanniBattista di Sestri Ponente, in Liguria,fa una citazione del beato EdwardGiovanni Maria Poppe: «Bisogna ar-rivare a credere come ha creduto laMadonna per amare come ha ama-to lei». «L’essenziale è invisibile agliocchi» gli fa eco da San Leone, nel-l’arcidiocesi di Agrigento, don Sal-vatore Attardo, riprendendo quan-to scritto da Antoine de Saint-Exupéry.È con frasi brevi e sintetiche che inuovi «incisori di sicomori» – per ci-tare l’intervento dell’allora cardina-le Joseph Ratzinger al Convegno«Parabole mediatiche» del 2002 –annunciano la Parola con Twitter.Infatti, se con gli hashtag si combi-nano parole concatenate precedu-te dal simbolo # (cancelletto) percreare delle vere e proprie «etichet-te», non bisogna dimenticare chequanto scritto su Twitter viene an-che indicizzato sui principali moto-ri di ricerca, amplificando i concet-ti inseriti su Internet.

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DI VINCENZO GRIENTI

l Vangelo annunciato in 140 ca-ratteri da sacerdoti, religiosi e lai-ci impegnati in parrocchia e pre-

senti su Twitter con i propri profilipersonali. In attesa del primo tweetdi Benedetto XVI che verrà lanciatodomani, la comunità online dellapiattaforma di microblogging piùconosciuta al mondo «cinguetta»versetti di Vangelo, Salmi, Beatitu-dini, aforismi e pensieri che richia-mano al magistero ecclesiale.«Conoscerete la verità e la verità vifarà liberi (Gv, 8,32)» twitta suor Cri-stina, religiosa delle suore del SacroCuore del Verbo Incarnato mentredon Francesco Bezzi, responsabiledella pastorale giovanile di Palazzo-lo, in provincia di Brescia, riflette sulsenso della comunione e della mis-sione, concetti che «si richiamano avicenda e sono tra loro collegati».Don Ireneo Rogulski, sacerdote estudente alla Pontificia Universitàdella Santa Croce, a quanti lo se-guono su Twitter pone la questionesul «doloroso effetto della mancan-za di responsabilità nei mass me-dia» in casi ad esempio come «il sui-cidio dell’infermiera australianapresa in giro dai giornalisti».Ci sono sacerdoti che lanciano «cin-guettii» per poi indirizzare gli uten-ti a pagine web, blog oppure videosu YouTube come don Ezio Coco,parroco della chiesa di san Cri-stoforo di Catania, che rilancia le pa-

I

Molti i sacerdoti e le religiosegià impegnati sulla rete socialeE da domani «twitta» il Papa

DI DON GABRIELE MANGIAROTTI

o scoperto Twitter. Miprende più di Facebook,forse perché meno disper-

sivo. Da un lato con la sua telegra-ficità ti costringe all’essenziale,dall’altro è realmente "rete", a-perta e pubblica. "Segui" chi vuoi,e ti segue chi è interessato a quel-lo che proponi. Così si realizzaquello che per me è essenziale perdefinire un cattolico in rete: nonl’etichetta, il "bollino di qualità",ma la ragionevolezza della suaproposta, la capacità di lettura a-deguata dellarealtà e dei suoiproblemi. Insom-ma, a me è evi-dente che nelmondo del Webquello che contasei tu, la tua iden-tità, la passione ela capacità di co-municare.Certo, il mio essere sacerdote inqualche modo mi aiuta, e l’espe-rienza della Chiesa è come ungrosso fattore di realismo: non ti faperdere dietro a leggerezze o ba-nalità, ti costringe ad essere at-tento a ciò che vale realmente, anon rinchiuderti nello strumento,nel mezzo; insomma, non ti fa per-dere il senso delle proporzioni.Twitter, paradossalmente, può es-sere anche silenzio. Nel senso chepuò farti fermare, pensare, rio-rientare. Può dare voce a chi nonha voce (si pensi ai tweet in difesadei malati terminali o a tutela del-la vita umana fin dal suo concepi-mento). Twitter, insomma, non èsolo il presente che si consuma inun tweet, ma può lasciare il segno.La presenza di cristiani (e sacer-doti) in Rete e l’uso di Twitter de-vono essere "piegati" allo scopodella evangelizzazione. Un catto-lico lo userà come i primi hannousato la stampa, e come i Papihanno usato la radio.La propostava lanciata senza paura né bigot-tismi. Certo, accade spesso che lereazioni del mondo laicista ci sia-

no, violente e pesanti: basta vede-re quello che è stato detto e scrit-to proprio per la presenza di Be-nedetto XVI su Twitter. E quindilasciamo pure che chi non ha al-tro da fare che denigrare la Chie-sa vada pure per la sua strada; noinon smettiamo di dare ragioni.Quello che ho visto, dopo tanti an-ni in internet, è che i risultati sipossono ottenere. Senza com-plessi di inferiorità.Ho sempre ritenuto che un aspet-to specifico della presenza di unprete in Rete sia l’attenzione allabellezza: grafica ed espressiva.

Guai al pressa-pochismo e allasuperficialità;guai a chi credeche bastino con-tenuti "cattolici"per comunicare,guai a chi pensadi avere audien-ce seguendo lemode del mo-

mento. Se si è di Cristo, si sa chetutto serve allo scopo. Io con Twit-ter mi diverto: è straordinario in-teragire con tanti, accorgersi dicontribuire a un cammino che in-cide e porta speranza. C’è però unnota bene: Twitter non è diversodal mondo solito dell’informazio-ne. Allora è evidente che ci vuoleuna rete di "cattolici", che sappiatenere aperto lo sguardo al miste-ro, all’essenziale, al giudizio chenasce dalla esperienza cristiana.Rete vuol dire realmente trama dirapporti. Mai come in Internet èevidente che i rimandi, i collega-menti sono una ricchezza. Sul Webil principio di sussidiarietà, tantocaro alla Dottrina sociale dellaChiesa, ha un punto privilegiatoper realizzarsi. Non solo perchéchi ha le capacità può esprimersi,ma perché può mettere in attoquella "sinergia" che non porta viavisitatori, ma anzi li rende più fe-deli. Un sito "autoreferenziale",che cerca visitatori ma non favo-risce lo scambio, avrà certamentebreve vita.

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DI GIUSEPPE ROMANO

erché il Papa va su Twitter?Capovolgiamo la domanda:perché no? Se una

caratteristica va riconosciuta allaChiesa, è quella di aver sempreutilizzato senza esitazione tutti icanali della comunicazione.Bastano il ricordo di Gesù e di quellabarca trasformata in pulpito sullerive di un lago, l’ingresso di sanPaolo nell’agorà, la diasporamondiale degli apostoli e dei primidiscepoli, trasformatisi da pescatorie operai provinciali in pionieridell’annuncio ai quattro canti delmondo.

In tempi recenti la Santa Sede è statasolerte come sempre nel presidiare imedia. Twitter, che conta oggi 500milioni di frequentatori attivi, è fra i"luoghi" della rete una piazza in cuiè possibile annunciare il Vangelo. Igiorni intercorsi fra l’annunciodell’ingresso del Papa su Twitter, conla diffusione del suo account@pontifex, e la data stabilita per ilprimo messaggio hanno mostratoun’attesa crescente e un milione difollowers attesi entro Natale. Unafase di ascolto preziosa per radunarela folla di "seguaci" che fa di questosocial network un caso particolare.Twitter infatti, a differenza diFacebook, è pensato per

informazioni rapide e aperte allaricezione immediata di quantidecidano di mettersi in ascolto: non"amici" bensì followers, seguaci,appunto. Passate le curiositàgeneriche, sarà proprio questo arestare: un pubblico vasto compostodi singole persone che potrannoascoltare quando e come piaceràloro ciò che Benedetto XVIcomunicherà con frasi estrapolatedalla sua attività pastorale. Epotranno, se vorranno, "ritwittare"(cioè rilanciare) questi brevimessaggi ad altri, contribuendo adallargare la rete, un circuito checresce attraverso un meccanismo distima e di interesse. Credo che in

questo modello di diffusione ci siaqualcosa di profondamentecristiano. Un accesso libero e nonformale, che si trasforma in unriecheggiare di parole cheinteressano perché prima di noihanno colpito e interessato qualcunaltro che stimiamo e del qualeseguiamo le opinioni. È già stato fatto notare come lemassime bibliche ed evangelichesembrino tagliate su misura perTwitter. Questa misura breve puòrisultare per tanti più accessibile dilunghe riflessioni o di omelie che,pur significative, non fuoriesconodalle mura delle chiese.

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LA NOVITÀ

CON @UCSCEI I TWEETDELL’UFFICIO CEIL’«indirizzo» per seguirlo è@ucscei, ovvero il nuovissimoaccount dell’Ufficio Cei per leComunicazioni sociali suTwitter, dove da alcuni giorni èpossibile seguire il pensieroquotidiano proposto daldipartimento guidato damonsignor Domenico Pompili:«Anche l’Angelo che campeggianel logo del nostro Ufficio hainiziato a "cinguettare" – spiegaPompili nella newsletterdell’Ufficio – rilanciando il"tweet" del giorno, quella fraseche, con frequenza quasiquotidiana, vedete comparire alcentro della home page del sitodel nostro Ufficio (da quando siè "rifatto il look")». Il passo è«un piccolo ma importantesegnale», negli stessi giornidell’arrivo su Twitter del Papa:«Di fronte a un tale esempio –conclude Pompili – comepotevamo ancora esitare? Chedire, allora... seguiteci!».

l’esperienza«Sintetico, efficace, personale:ecco perché è utile per l’annuncio»

MARTEDÌ11 DICEMBRE 201230

Don Mangiarotti, moltoattivo nei nuovi media,"promuove" il socialnetwork: «È un canaledove non conta l’etichettama soltanto la proposta»

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elle stesse ore in cui domaniBenedetto XVI farà ufficialmente il

suo ingresso su Twitter, i responsabili degliuffici per le comunicazioni sociali dellediocesi campane si ritroverannoall’Università di Salerno per discutere sui«Social media. Storia, processi evolutivi enuovi modelli della comunicazione».Monsignor Ciro Miniero, vescovo di Vallodella Lucania e delegato regionale delSettore Cultura e Comunicazioni dellaConferenza episcopale campana, laconsidera «una felice coincidenza», unsincronismo di buon augurio per ilcammino che la Cec ha da poco avviatoper rendere più determinante il ruolodell’ufficio comunicazioni sociali inciascuna e tra le 25 diocesi campane perfare sinergia. L’incontro di domani è ilprimo di quelli previsti dal nuovo progettoil cui obiettivo, in cinque anni, è arrivare a

una pastorale organica ed integrata dellecomunicazioni sociali. «Lo sforzo –commenta Miniero – sarà di investire sullaformazione, che deve tenere contodell’evoluzione dei nuovi media esoprattutto dei nuovi contesti culturalicon i quali la Chiesa si deve confrontare».Il Vangelo, il magistero della Chiesa, idocumenti della Chiesa italiana, restano ipunti fermi: ma c’è l’esigenza, spiega donValeriano Pomari, incaricato regionale, «diuscire dall’autoreferenzialità, di conoscereconcretamente i nuovi mezzi dicomunicazione e di ascoltare nuoveesperienze». All’incontro di domanisaranno presenti, tra gli altri, il presidedell’Università Luigi Rossi, il direttoreAnnibale Elia e Alfonso Amendola, docentedi Sociologia degli audiovisivi sperimentali.

Valeria Chianese© RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Radicati nella Chiesa, attivi sul Web»La Campania studia i social media

gni giovedì sera leparrocchie trentine si

fermano e accendono laradio. Alle 20.30 parte la sigladi «Ascolta, si fa vita» che nonè una trasmissione cometante altre bensì la tappa,rigorosamente in diretta, diun progetto pastorale – davivere sul territorio,attraverso gruppi d’ascolto nelle sale parrocchialio nelle case – lanciato dall’arcivescovo LuigiBressan nell’assemblea diocesana. Dodici puntate,tre cicli tematici coordinati dall’Ufficio dei laici edelle comunicazioni sociali, che hanno portato imicrofoni di Radio Trentino inBlu in periferia.Prima verifica? «In positivo – spiega CeciliaNiccolini, direttrice dell’Ufficio comunicazionisociali – c’è il coinvolgimento di voci esperte e ditestimonianze significative raccolte sul territorio».L’orario è impegnativo, ma le lettere arrivate via

email al settimanalediocesano o nel blog dellaradio (in sinergia proficua)confermano la qualità dellaproposta affidata quasicompletamente a laici:«Abbiamo valorizzato inostri collaboratori comeportavoce dei vari gruppi –spiega il conduttore

Piergiorgio Franceschini, affiancato dalle collegheinviate Antonella Carlin e Michela Grazzi – eabbiamo registrato anche incoraggianti sorprese:in un paese i giovani si sono incontrati al bar perseguirci in diretta». La sperimentazione non èfinita: «Abbiamo cercato di approfondire i temisuggeriti dal vissuto della nostra gente – precisaCecilia Salizzoni, coautrice del programma –comele relazioni, la sofferenza o la cupidigia.

Diego Andreatta © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La radio, «ponte» fra parrocchie e famiglieA Trento il dialogo va in onda in diretta

L’iniziativa della radio di Trento