il Vangelo - Ufficio per le comunicazioni sociali · domani, la comunità online della piattaforma...

1
Avvenire 12/11/2012 Page : A30 Copyright © Avvenire December 11, 2012 11:24 am / Powered by TECNAVIA / H Copy Reduced to 49% from original to fit letter page LA FRASE Parole interessanti per «seguaci» aperti Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte. Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2011 Con Twitter il Vangelo essenziale role di Benedetto XVI in occasione della festa dell’Immacolata grazie a uno shortlink che ripunta al discor- so del Papa. Don Paolo Cignetta, della diocesi di Piacenza-Bobbio, sceglie le parole di Oscar Wilde: «Sia- mo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle». Il riferimen- to è guardare in alto, al «Duc in al- tum» più volte rivolto da Giovanni Paolo II ai giovani. Ed è alle giova- ni generazioni che parla fratel Fe- derico Russo prendendo spunto dalle Scritture di domenica scorsa: «La Parola di Dio non scese sui va- ri potenti di turno, ma su un uomo sconosciuto che viveva da solo nel deserto». Il più recente tweet di don Davide Chirco, invece, sottolinea che «Ma- ria Immacolata è segno tangibile della libertà obbediente» e che «par- lare di Cristo significa parlare del- l’uomo e della sua dignità». Don Lu- ca Magnani di Milano nel suo pro- filo si descrive come «felicemente prete da giugno 2011» e mentre vi- sita l’Abbazia di Piona esclama twit- tando:«Che spettacolo vedere i ra- gazzi in adorazione eucaristica». Don Arturo Di Sabato, prete della diocesi di Foggia, si occupa della pa- storale degli ammalati a Lucera e non perde tempo ad unirsi all’ap- pello del Papa per il Congo «affinché finiscano le violenze». Insomma è una comunità di porta- parola su Twitter. Una community differente, anche dal punto di vista tecnico e tecnologico, rispetto alle comunità online precedenti all’era del web 2.0. Oggi le community sono un «mash up», cioè un insieme miscelato di fonti e informazioni che non ne- cessariamente risiedono in un’uni- ca piattaforma. È il caso di don Mar- co Galanti, pluridecorato cappella- no militare con 645 follower e un proprio blog, attivo e aggiornato, in- tegrato con altri social network co- me YouTube, Google Plus, Face- book. Suor Maria Chiara non è pro- priamente multitasking ma ci tiene a dire al popolo del web «di essere anche lei su Twitter» per poi scrive- re: «Il Signore benedica e protegga tutti voi, amici e amiche della Rete». Non mancano profili che pongono interrogativi per intavolare cin- guettii. È il caso di don Matteo Ca- stellina, follower di Avvenire e di Tv2000 (entrambi su Twitter con @Avvenire_NEI e @Tv2000it) che ai suoi «seguaci» chiede: «Quale futu- ro per i giovani se nessuno insegna loro i valori della giustizia e del ri- spetto?». Don Stefano, sacerdote nella parrocchia di San Giovanni Battista di Sestri Ponente, in Liguria, fa una citazione del beato Edward Giovanni Maria Poppe: «Bisogna ar- rivare a credere come ha creduto la Madonna per amare come ha ama- to lei». «L’essenziale è invisibile agli occhi» gli fa eco da San Leone, nel- l’arcidiocesi di Agrigento, don Sal- vatore Attardo, riprendendo quan- to scritto da Antoine de Saint- Exupéry. È con frasi brevi e sintetiche che i nuovi «incisori di sicomori» – per ci- tare l’intervento dell’allora cardina- le Joseph Ratzinger al Convegno «Parabole mediatiche» del 2002 – annunciano la Parola con Twitter. Infatti, se con gli hashtag si combi- nano parole concatenate precedu- te dal simbolo # (cancelletto) per creare delle vere e proprie «etichet- te», non bisogna dimenticare che quanto scritto su Twitter viene an- che indicizzato sui principali moto- ri di ricerca, amplificando i concet- ti inseriti su Internet. © RIPRODUZIONE RISERVATA DI VINCENZO GRIENTI l Vangelo annunciato in 140 ca- ratteri da sacerdoti, religiosi e lai- ci impegnati in parrocchia e pre- senti su Twitter con i propri profili personali. In attesa del primo tweet di Benedetto XVI che verrà lanciato domani, la comunità online della piattaforma di microblogging più conosciuta al mondo «cinguetta» versetti di Vangelo, Salmi, Beatitu- dini, aforismi e pensieri che richia- mano al magistero ecclesiale. «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv, 8,32)» twitta suor Cri- stina, religiosa delle suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato mentre don Francesco Bezzi, responsabile della pastorale giovanile di Palazzo- lo, in provincia di Brescia, riflette sul senso della comunione e della mis- sione, concetti che «si richiamano a vicenda e sono tra loro collegati». Don Ireneo Rogulski, sacerdote e studente alla Pontificia Università della Santa Croce, a quanti lo se- guono su Twitter pone la questione sul «doloroso effetto della mancan- za di responsabilità nei mass me- dia» in casi ad esempio come «il sui- cidio dell’infermiera australiana presa in giro dai giornalisti». Ci sono sacerdoti che lanciano «cin- guettii» per poi indirizzare gli uten- ti a pagine web, blog oppure video su YouTube come don Ezio Coco, parroco della chiesa di san Cri- stoforo di Catania, che rilancia le pa- I Molti i sacerdoti e le religiose già impegnati sulla rete sociale E da domani «twitta» il Papa DI DON GABRIELE MANGIAROTTI o scoperto Twitter. Mi prende più di Facebook, forse perché meno disper- sivo. Da un lato con la sua telegra- ficità ti costringe all’essenziale, dall’altro è realmente "rete", a- perta e pubblica. "Segui" chi vuoi, e ti segue chi è interessato a quel- lo che proponi. Così si realizza quello che per me è essenziale per definire un cattolico in rete: non l’etichetta, il "bollino di qualità", ma la ragionevolezza della sua proposta, la capacità di lettura a- deguata della realtà e dei suoi problemi. Insom- ma, a me è evi- dente che nel mondo del Web quello che conta sei tu, la tua iden- tità, la passione e la capacità di co- municare. Certo, il mio essere sacerdote in qualche modo mi aiuta, e l’espe- rienza della Chiesa è come un grosso fattore di realismo: non ti fa perdere dietro a leggerezze o ba- nalità, ti costringe ad essere at- tento a ciò che vale realmente, a non rinchiuderti nello strumento, nel mezzo; insomma, non ti fa per- dere il senso delle proporzioni. Twitter, paradossalmente, può es- sere anche silenzio. Nel senso che può farti fermare, pensare, rio- rientare. Può dare voce a chi non ha voce (si pensi ai tweet in difesa dei malati terminali o a tutela del- la vita umana fin dal suo concepi- mento). Twitter, insomma, non è solo il presente che si consuma in un tweet, ma può lasciare il segno. La presenza di cristiani (e sacer- doti) in Rete e l’uso di Twitter de- vono essere "piegati" allo scopo della evangelizzazione. Un catto- lico lo userà come i primi hanno usato la stampa, e come i Papi hanno usato la radio.La proposta va lanciata senza paura né bigot- tismi. Certo, accade spesso che le reazioni del mondo laicista ci sia- no, violente e pesanti: basta vede- re quello che è stato detto e scrit- to proprio per la presenza di Be- nedetto XVI su Twitter. E quindi lasciamo pure che chi non ha al- tro da fare che denigrare la Chie- sa vada pure per la sua strada; noi non smettiamo di dare ragioni. Quello che ho visto, dopo tanti an- ni in internet, è che i risultati si possono ottenere. Senza com- plessi di inferiorità. Ho sempre ritenuto che un aspet- to specifico della presenza di un prete in Rete sia l’attenzione alla bellezza: grafica ed espressiva. Guai al pressa- pochismo e alla superficialità; guai a chi crede che bastino con- tenuti "cattolici" per comunicare, guai a chi pensa di avere audien- ce seguendo le mode del mo- mento. Se si è di Cristo, si sa che tutto serve allo scopo. Io con Twit- ter mi diverto: è straordinario in- teragire con tanti, accorgersi di contribuire a un cammino che in- cide e porta speranza. C’è però un nota bene: Twitter non è diverso dal mondo solito dell’informazio- ne. Allora è evidente che ci vuole una rete di "cattolici", che sappia tenere aperto lo sguardo al miste- ro, all’essenziale, al giudizio che nasce dalla esperienza cristiana. Rete vuol dire realmente trama di rapporti. Mai come in Internet è evidente che i rimandi, i collega- menti sono una ricchezza. Sul Web il principio di sussidiarietà, tanto caro alla Dottrina sociale della Chiesa, ha un punto privilegiato per realizzarsi. Non solo perché chi ha le capacità può esprimersi, ma perché può mettere in atto quella "sinergia" che non porta via visitatori, ma anzi li rende più fe- deli. Un sito "autoreferenziale", che cerca visitatori ma non favo- risce lo scambio, avrà certamente breve vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA H DI GIUSEPPE ROMANO erché il Papa va su Twitter? Capovolgiamo la domanda: perché no? Se una caratteristica va riconosciuta alla Chiesa, è quella di aver sempre utilizzato senza esitazione tutti i canali della comunicazione. Bastano il ricordo di Gesù e di quella barca trasformata in pulpito sulle rive di un lago, l’ingresso di san Paolo nell’agorà, la diaspora mondiale degli apostoli e dei primi discepoli, trasformatisi da pescatori e operai provinciali in pionieri dell’annuncio ai quattro canti del mondo. In tempi recenti la Santa Sede è stata solerte come sempre nel presidiare i media. Twitter, che conta oggi 500 milioni di frequentatori attivi, è fra i "luoghi" della rete una piazza in cui è possibile annunciare il Vangelo. I giorni intercorsi fra l’annuncio dell’ingresso del Papa su Twitter, con la diffusione del suo account @pontifex, e la data stabilita per il primo messaggio hanno mostrato un’attesa crescente e un milione di followers attesi entro Natale. Una fase di ascolto preziosa per radunare la folla di "seguaci" che fa di questo social network un caso particolare. Twitter infatti, a differenza di Facebook, è pensato per informazioni rapide e aperte alla ricezione immediata di quanti decidano di mettersi in ascolto: non "amici" bensì followers, seguaci, appunto. Passate le curiosità generiche, sarà proprio questo a restare: un pubblico vasto composto di singole persone che potranno ascoltare quando e come piacerà loro ciò che Benedetto XVI comunicherà con frasi estrapolate dalla sua attività pastorale. E potranno, se vorranno, "ritwittare" (cioè rilanciare) questi brevi messaggi ad altri, contribuendo ad allargare la rete, un circuito che cresce attraverso un meccanismo di stima e di interesse. Credo che in questo modello di diffusione ci sia qualcosa di profondamente cristiano. Un accesso libero e non formale, che si trasforma in un riecheggiare di parole che interessano perché prima di noi hanno colpito e interessato qualcun altro che stimiamo e del quale seguiamo le opinioni. È già stato fatto notare come le massime bibliche ed evangeliche sembrino tagliate su misura per Twitter. Questa misura breve può risultare per tanti più accessibile di lunghe riflessioni o di omelie che, pur significative, non fuoriescono dalle mura delle chiese. © RIPRODUZIONE RISERVATA P LA NOVITÀ CON @UCSCEI I TWEET DELL’UFFICIO CEI L’«indirizzo» per seguirlo è @ucscei, ovvero il nuovissimo account dell’Ufficio Cei per le Comunicazioni sociali su Twitter, dove da alcuni giorni è possibile seguire il pensiero quotidiano proposto dal dipartimento guidato da monsignor Domenico Pompili: «Anche l’Angelo che campeggia nel logo del nostro Ufficio ha iniziato a "cinguettare" – spiega Pompili nella newsletter dell’Ufficio – rilanciando il "tweet" del giorno, quella frase che, con frequenza quasi quotidiana, vedete comparire al centro della home page del sito del nostro Ufficio (da quando si è "rifatto il look")». Il passo è «un piccolo ma importante segnale», negli stessi giorni dell’arrivo su Twitter del Papa: «Di fronte a un tale esempio – conclude Pompili – come potevamo ancora esitare? Che dire, allora... seguiteci!». l’esperienza «Sintetico, efficace, personale: ecco perché è utile per l’annuncio» MARTEDÌ 11 DICEMBRE 2012 30 Don Mangiarotti, molto attivo nei nuovi media, "promuove" il social network: «È un canale dove non conta l’etichetta ma soltanto la proposta» portaparola [email protected] elle stesse ore in cui domani Benedetto XVI farà ufficialmente il suo ingresso su Twitter, i responsabili degli uffici per le comunicazioni sociali delle diocesi campane si ritroveranno all’Università di Salerno per discutere sui «Social media. Storia, processi evolutivi e nuovi modelli della comunicazione». Monsignor Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania e delegato regionale del Settore Cultura e Comunicazioni della Conferenza episcopale campana, la considera «una felice coincidenza», un sincronismo di buon augurio per il cammino che la Cec ha da poco avviato per rendere più determinante il ruolo dell’ufficio comunicazioni sociali in ciascuna e tra le 25 diocesi campane per fare sinergia. L’incontro di domani è il primo di quelli previsti dal nuovo progetto il cui obiettivo, in cinque anni, è arrivare a una pastorale organica ed integrata delle comunicazioni sociali. «Lo sforzo – commenta Miniero – sarà di investire sulla formazione, che deve tenere conto dell’evoluzione dei nuovi media e soprattutto dei nuovi contesti culturali con i quali la Chiesa si deve confrontare». Il Vangelo, il magistero della Chiesa, i documenti della Chiesa italiana, restano i punti fermi: ma c’è l’esigenza, spiega don Valeriano Pomari, incaricato regionale, «di uscire dall’autoreferenzialità, di conoscere concretamente i nuovi mezzi di comunicazione e di ascoltare nuove esperienze». All’incontro di domani saranno presenti, tra gli altri, il preside dell’Università Luigi Rossi, il direttore Annibale Elia e Alfonso Amendola, docente di Sociologia degli audiovisivi sperimentali. Valeria Chianese © RIPRODUZIONE RISERVATA N «Radicati nella Chiesa, attivi sul Web» La Campania studia i social media gni giovedì sera le parrocchie trentine si fermano e accendono la radio. Alle 20.30 parte la sigla di «Ascolta, si fa vita» che non è una trasmissione come tante altre bensì la tappa, rigorosamente in diretta, di un progetto pastorale – da vivere sul territorio, attraverso gruppi d’ascolto nelle sale parrocchiali o nelle case – lanciato dall’arcivescovo Luigi Bressan nell’assemblea diocesana. Dodici puntate, tre cicli tematici coordinati dall’Ufficio dei laici e delle comunicazioni sociali, che hanno portato i microfoni di Radio Trentino inBlu in periferia. Prima verifica? «In positivo – spiega Cecilia Niccolini, direttrice dell’Ufficio comunicazioni sociali – c’è il coinvolgimento di voci esperte e di testimonianze significative raccolte sul territorio». L’orario è impegnativo, ma le lettere arrivate via email al settimanale diocesano o nel blog della radio (in sinergia proficua) confermano la qualità della proposta affidata quasi completamente a laici: «Abbiamo valorizzato i nostri collaboratori come portavoce dei vari gruppi – spiega il conduttore Piergiorgio Franceschini, affiancato dalle colleghe inviate Antonella Carlin e Michela Grazzi – e abbiamo registrato anche incoraggianti sorprese: in un paese i giovani si sono incontrati al bar per seguirci in diretta». La sperimentazione non è finita: «Abbiamo cercato di approfondire i temi suggeriti dal vissuto della nostra gente – precisa Cecilia Salizzoni, coautrice del programma –come le relazioni, la sofferenza o la cupidigia. Diego Andreatta © RIPRODUZIONE RISERVATA O La radio, «ponte» fra parrocchie e famiglie A Trento il dialogo va in onda in diretta L’iniziativa della radio di Trento

Transcript of il Vangelo - Ufficio per le comunicazioni sociali · domani, la comunità online della piattaforma...

Page 1: il Vangelo - Ufficio per le comunicazioni sociali · domani, la comunità online della piattaforma di microblogging più conosciuta al mondo «cinguetta» versetti di Vangelo, Salmi,

Avvenire 12/11/2012 Page : A30

Copyright © Avvenire December 11, 2012 11:24 am / Powered by TECNAVIA / HIT-MP

Copy Reduced to 49% from original to fit letter page

LA FRASE

Parole interessanti per «seguaci» aperti

Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte.Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2011

Con Twitteril Vangeloessenziale

role di Benedetto XVI in occasionedella festa dell’Immacolata grazie auno shortlink che ripunta al discor-so del Papa. Don Paolo Cignetta,della diocesi di Piacenza-Bobbio,sceglie le parole di Oscar Wilde: «Sia-mo tutti nati nel fango, ma alcuni dinoi guardano le stelle». Il riferimen-to è guardare in alto, al «Duc in al-tum» più volte rivolto da GiovanniPaolo II ai giovani. Ed è alle giova-ni generazioni che parla fratel Fe-derico Russo prendendo spuntodalle Scritture di domenica scorsa:«La Parola di Dio non scese sui va-ri potenti di turno, ma su un uomosconosciuto che viveva da solo neldeserto».Il più recente tweet di don DavideChirco, invece, sottolinea che «Ma-ria Immacolata è segno tangibiledella libertà obbediente» e che «par-lare di Cristo significa parlare del-l’uomo e della sua dignità». Don Lu-ca Magnani di Milano nel suo pro-filo si descrive come «felicementeprete da giugno 2011» e mentre vi-sita l’Abbazia di Piona esclama twit-tando:«Che spettacolo vedere i ra-gazzi in adorazione eucaristica».Don Arturo Di Sabato, prete delladiocesi di Foggia, si occupa della pa-storale degli ammalati a Lucera enon perde tempo ad unirsi all’ap-pello del Papa per il Congo «affinchéfiniscano le violenze».Insomma è una comunità di porta-parola su Twitter. Una communitydifferente, anche dal punto di vistatecnico e tecnologico, rispetto allecomunità online precedenti all’eradel web 2.0.Oggi le community sono un «mashup», cioè un insieme miscelato difonti e informazioni che non ne-cessariamente risiedono in un’uni-ca piattaforma. È il caso di don Mar-co Galanti, pluridecorato cappella-no militare con 645 follower e unproprio blog, attivo e aggiornato, in-tegrato con altri social network co-me YouTube, Google Plus, Face-book. Suor Maria Chiara non è pro-priamente multitasking ma ci tienea dire al popolo del web «di essere

anche lei su Twitter» per poi scrive-re: «Il Signore benedica e proteggatutti voi, amici e amiche della Rete».Non mancano profili che pongonointerrogativi per intavolare cin-guettii. È il caso di don Matteo Ca-stellina, follower di Avvenire e diTv2000 (entrambi su Twitter con@Avvenire_NEI e @Tv2000it) che aisuoi «seguaci» chiede: «Quale futu-ro per i giovani se nessuno insegnaloro i valori della giustizia e del ri-spetto?». Don Stefano, sacerdotenella parrocchia di San GiovanniBattista di Sestri Ponente, in Liguria,fa una citazione del beato EdwardGiovanni Maria Poppe: «Bisogna ar-rivare a credere come ha creduto laMadonna per amare come ha ama-to lei». «L’essenziale è invisibile agliocchi» gli fa eco da San Leone, nel-l’arcidiocesi di Agrigento, don Sal-vatore Attardo, riprendendo quan-to scritto da Antoine de Saint-Exupéry.È con frasi brevi e sintetiche che inuovi «incisori di sicomori» – per ci-tare l’intervento dell’allora cardina-le Joseph Ratzinger al Convegno«Parabole mediatiche» del 2002 –annunciano la Parola con Twitter.Infatti, se con gli hashtag si combi-nano parole concatenate precedu-te dal simbolo # (cancelletto) percreare delle vere e proprie «etichet-te», non bisogna dimenticare chequanto scritto su Twitter viene an-che indicizzato sui principali moto-ri di ricerca, amplificando i concet-ti inseriti su Internet.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DI VINCENZO GRIENTI

l Vangelo annunciato in 140 ca-ratteri da sacerdoti, religiosi e lai-ci impegnati in parrocchia e pre-

senti su Twitter con i propri profilipersonali. In attesa del primo tweetdi Benedetto XVI che verrà lanciatodomani, la comunità online dellapiattaforma di microblogging piùconosciuta al mondo «cinguetta»versetti di Vangelo, Salmi, Beatitu-dini, aforismi e pensieri che richia-mano al magistero ecclesiale.«Conoscerete la verità e la verità vifarà liberi (Gv, 8,32)» twitta suor Cri-stina, religiosa delle suore del SacroCuore del Verbo Incarnato mentredon Francesco Bezzi, responsabiledella pastorale giovanile di Palazzo-lo, in provincia di Brescia, riflette sulsenso della comunione e della mis-sione, concetti che «si richiamano avicenda e sono tra loro collegati».Don Ireneo Rogulski, sacerdote estudente alla Pontificia Universitàdella Santa Croce, a quanti lo se-guono su Twitter pone la questionesul «doloroso effetto della mancan-za di responsabilità nei mass me-dia» in casi ad esempio come «il sui-cidio dell’infermiera australianapresa in giro dai giornalisti».Ci sono sacerdoti che lanciano «cin-guettii» per poi indirizzare gli uten-ti a pagine web, blog oppure videosu YouTube come don Ezio Coco,parroco della chiesa di san Cri-stoforo di Catania, che rilancia le pa-

I

Molti i sacerdoti e le religiosegià impegnati sulla rete socialeE da domani «twitta» il Papa

DI DON GABRIELE MANGIAROTTI

o scoperto Twitter. Miprende più di Facebook,forse perché meno disper-

sivo. Da un lato con la sua telegra-ficità ti costringe all’essenziale,dall’altro è realmente "rete", a-perta e pubblica. "Segui" chi vuoi,e ti segue chi è interessato a quel-lo che proponi. Così si realizzaquello che per me è essenziale perdefinire un cattolico in rete: nonl’etichetta, il "bollino di qualità",ma la ragionevolezza della suaproposta, la capacità di lettura a-deguata dellarealtà e dei suoiproblemi. Insom-ma, a me è evi-dente che nelmondo del Webquello che contasei tu, la tua iden-tità, la passione ela capacità di co-municare.Certo, il mio essere sacerdote inqualche modo mi aiuta, e l’espe-rienza della Chiesa è come ungrosso fattore di realismo: non ti faperdere dietro a leggerezze o ba-nalità, ti costringe ad essere at-tento a ciò che vale realmente, anon rinchiuderti nello strumento,nel mezzo; insomma, non ti fa per-dere il senso delle proporzioni.Twitter, paradossalmente, può es-sere anche silenzio. Nel senso chepuò farti fermare, pensare, rio-rientare. Può dare voce a chi nonha voce (si pensi ai tweet in difesadei malati terminali o a tutela del-la vita umana fin dal suo concepi-mento). Twitter, insomma, non èsolo il presente che si consuma inun tweet, ma può lasciare il segno.La presenza di cristiani (e sacer-doti) in Rete e l’uso di Twitter de-vono essere "piegati" allo scopodella evangelizzazione. Un catto-lico lo userà come i primi hannousato la stampa, e come i Papihanno usato la radio.La propostava lanciata senza paura né bigot-tismi. Certo, accade spesso che lereazioni del mondo laicista ci sia-

no, violente e pesanti: basta vede-re quello che è stato detto e scrit-to proprio per la presenza di Be-nedetto XVI su Twitter. E quindilasciamo pure che chi non ha al-tro da fare che denigrare la Chie-sa vada pure per la sua strada; noinon smettiamo di dare ragioni.Quello che ho visto, dopo tanti an-ni in internet, è che i risultati sipossono ottenere. Senza com-plessi di inferiorità.Ho sempre ritenuto che un aspet-to specifico della presenza di unprete in Rete sia l’attenzione allabellezza: grafica ed espressiva.

Guai al pressa-pochismo e allasuperficialità;guai a chi credeche bastino con-tenuti "cattolici"per comunicare,guai a chi pensadi avere audien-ce seguendo lemode del mo-

mento. Se si è di Cristo, si sa chetutto serve allo scopo. Io con Twit-ter mi diverto: è straordinario in-teragire con tanti, accorgersi dicontribuire a un cammino che in-cide e porta speranza. C’è però unnota bene: Twitter non è diversodal mondo solito dell’informazio-ne. Allora è evidente che ci vuoleuna rete di "cattolici", che sappiatenere aperto lo sguardo al miste-ro, all’essenziale, al giudizio chenasce dalla esperienza cristiana.Rete vuol dire realmente trama dirapporti. Mai come in Internet èevidente che i rimandi, i collega-menti sono una ricchezza. Sul Webil principio di sussidiarietà, tantocaro alla Dottrina sociale dellaChiesa, ha un punto privilegiatoper realizzarsi. Non solo perchéchi ha le capacità può esprimersi,ma perché può mettere in attoquella "sinergia" che non porta viavisitatori, ma anzi li rende più fe-deli. Un sito "autoreferenziale",che cerca visitatori ma non favo-risce lo scambio, avrà certamentebreve vita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

H

DI GIUSEPPE ROMANO

erché il Papa va su Twitter?Capovolgiamo la domanda:perché no? Se una

caratteristica va riconosciuta allaChiesa, è quella di aver sempreutilizzato senza esitazione tutti icanali della comunicazione.Bastano il ricordo di Gesù e di quellabarca trasformata in pulpito sullerive di un lago, l’ingresso di sanPaolo nell’agorà, la diasporamondiale degli apostoli e dei primidiscepoli, trasformatisi da pescatorie operai provinciali in pionieridell’annuncio ai quattro canti delmondo.

In tempi recenti la Santa Sede è statasolerte come sempre nel presidiare imedia. Twitter, che conta oggi 500milioni di frequentatori attivi, è fra i"luoghi" della rete una piazza in cuiè possibile annunciare il Vangelo. Igiorni intercorsi fra l’annunciodell’ingresso del Papa su Twitter, conla diffusione del suo account@pontifex, e la data stabilita per ilprimo messaggio hanno mostratoun’attesa crescente e un milione difollowers attesi entro Natale. Unafase di ascolto preziosa per radunarela folla di "seguaci" che fa di questosocial network un caso particolare.Twitter infatti, a differenza diFacebook, è pensato per

informazioni rapide e aperte allaricezione immediata di quantidecidano di mettersi in ascolto: non"amici" bensì followers, seguaci,appunto. Passate le curiositàgeneriche, sarà proprio questo arestare: un pubblico vasto compostodi singole persone che potrannoascoltare quando e come piaceràloro ciò che Benedetto XVIcomunicherà con frasi estrapolatedalla sua attività pastorale. Epotranno, se vorranno, "ritwittare"(cioè rilanciare) questi brevimessaggi ad altri, contribuendo adallargare la rete, un circuito checresce attraverso un meccanismo distima e di interesse. Credo che in

questo modello di diffusione ci siaqualcosa di profondamentecristiano. Un accesso libero e nonformale, che si trasforma in unriecheggiare di parole cheinteressano perché prima di noihanno colpito e interessato qualcunaltro che stimiamo e del qualeseguiamo le opinioni. È già stato fatto notare come lemassime bibliche ed evangelichesembrino tagliate su misura perTwitter. Questa misura breve puòrisultare per tanti più accessibile dilunghe riflessioni o di omelie che,pur significative, non fuoriesconodalle mura delle chiese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

P

LA NOVITÀ

CON @UCSCEI I TWEETDELL’UFFICIO CEIL’«indirizzo» per seguirlo è@ucscei, ovvero il nuovissimoaccount dell’Ufficio Cei per leComunicazioni sociali suTwitter, dove da alcuni giorni èpossibile seguire il pensieroquotidiano proposto daldipartimento guidato damonsignor Domenico Pompili:«Anche l’Angelo che campeggianel logo del nostro Ufficio hainiziato a "cinguettare" – spiegaPompili nella newsletterdell’Ufficio – rilanciando il"tweet" del giorno, quella fraseche, con frequenza quasiquotidiana, vedete comparire alcentro della home page del sitodel nostro Ufficio (da quando siè "rifatto il look")». Il passo è«un piccolo ma importantesegnale», negli stessi giornidell’arrivo su Twitter del Papa:«Di fronte a un tale esempio –conclude Pompili – comepotevamo ancora esitare? Chedire, allora... seguiteci!».

l’esperienza«Sintetico, efficace, personale:ecco perché è utile per l’annuncio»

MARTEDÌ11 DICEMBRE 201230

Don Mangiarotti, moltoattivo nei nuovi media,"promuove" il socialnetwork: «È un canaledove non conta l’etichettama soltanto la proposta»

por

tap

arol

apo

rtap

arol

a@av

veni

re.it

elle stesse ore in cui domaniBenedetto XVI farà ufficialmente il

suo ingresso su Twitter, i responsabili degliuffici per le comunicazioni sociali dellediocesi campane si ritroverannoall’Università di Salerno per discutere sui«Social media. Storia, processi evolutivi enuovi modelli della comunicazione».Monsignor Ciro Miniero, vescovo di Vallodella Lucania e delegato regionale delSettore Cultura e Comunicazioni dellaConferenza episcopale campana, laconsidera «una felice coincidenza», unsincronismo di buon augurio per ilcammino che la Cec ha da poco avviatoper rendere più determinante il ruolodell’ufficio comunicazioni sociali inciascuna e tra le 25 diocesi campane perfare sinergia. L’incontro di domani è ilprimo di quelli previsti dal nuovo progettoil cui obiettivo, in cinque anni, è arrivare a

una pastorale organica ed integrata dellecomunicazioni sociali. «Lo sforzo –commenta Miniero – sarà di investire sullaformazione, che deve tenere contodell’evoluzione dei nuovi media esoprattutto dei nuovi contesti culturalicon i quali la Chiesa si deve confrontare».Il Vangelo, il magistero della Chiesa, idocumenti della Chiesa italiana, restano ipunti fermi: ma c’è l’esigenza, spiega donValeriano Pomari, incaricato regionale, «diuscire dall’autoreferenzialità, di conoscereconcretamente i nuovi mezzi dicomunicazione e di ascoltare nuoveesperienze». All’incontro di domanisaranno presenti, tra gli altri, il presidedell’Università Luigi Rossi, il direttoreAnnibale Elia e Alfonso Amendola, docentedi Sociologia degli audiovisivi sperimentali.

Valeria Chianese© RIPRODUZIONE RISERVATA

N

«Radicati nella Chiesa, attivi sul Web»La Campania studia i social media

gni giovedì sera leparrocchie trentine si

fermano e accendono laradio. Alle 20.30 parte la sigladi «Ascolta, si fa vita» che nonè una trasmissione cometante altre bensì la tappa,rigorosamente in diretta, diun progetto pastorale – davivere sul territorio,attraverso gruppi d’ascolto nelle sale parrocchialio nelle case – lanciato dall’arcivescovo LuigiBressan nell’assemblea diocesana. Dodici puntate,tre cicli tematici coordinati dall’Ufficio dei laici edelle comunicazioni sociali, che hanno portato imicrofoni di Radio Trentino inBlu in periferia.Prima verifica? «In positivo – spiega CeciliaNiccolini, direttrice dell’Ufficio comunicazionisociali – c’è il coinvolgimento di voci esperte e ditestimonianze significative raccolte sul territorio».L’orario è impegnativo, ma le lettere arrivate via

email al settimanalediocesano o nel blog dellaradio (in sinergia proficua)confermano la qualità dellaproposta affidata quasicompletamente a laici:«Abbiamo valorizzato inostri collaboratori comeportavoce dei vari gruppi –spiega il conduttore

Piergiorgio Franceschini, affiancato dalle collegheinviate Antonella Carlin e Michela Grazzi – eabbiamo registrato anche incoraggianti sorprese:in un paese i giovani si sono incontrati al bar perseguirci in diretta». La sperimentazione non èfinita: «Abbiamo cercato di approfondire i temisuggeriti dal vissuto della nostra gente – precisaCecilia Salizzoni, coautrice del programma –comele relazioni, la sofferenza o la cupidigia.

Diego Andreatta © RIPRODUZIONE RISERVATA

O

La radio, «ponte» fra parrocchie e famiglieA Trento il dialogo va in onda in diretta

L’iniziativa della radio di Trento