il Giornale Domenica16settembre2007 Cronache TIPIITALIANI · te del 5-10% le emis-sioni di ossidi...

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  • STEFANO LORENZETTO

    Un ingegnere genovese di 63anni, insieme con una biolo-gastatunitensedi 71,ha libe-rato il mondo dalla schiavitù delpe-trolio e dalla morsa dell’inquina-mento per i secoli a venire. Lucia-no Patorno e Nancy Ho sono riusci-ti a rimpiazzare la benzina conl’etanolo ricavato dai rifiuti urba-ni. Un giacimento inesauribile. Loso, detta così può ricordare la piùimpraticabile delle trovate: mette-re in moto l’automobile dopo averfatto pipì nel serbatoio. Ma questanon è una barzelletta.

    In Canada già funziona una bio-raffineria «made in Italy» che pro-duce il carburante e lo vende allaShell. E85 è il nome alla pompa delnuovo oro verde: 85% di etanolo,15% di benzina. Una miscela, per ilmomento. Con un piccolo ritocco aimotori domani potrà essere utiliz-zatoal 100%, essendo unalcol etili-co concentrato pressoché anidro,cioè privo d’acqua.

    L’etanolo (bioetanolo, per l’esat-tezza) che la professoressa Ho, do-cente universitaria di origine cine-se immigrata da molti anni negliUsa, è stata in grado di fabbricaresu larga scala grazie all’impiantocreato dall’ingegner Patorno, im-prenditore trasferitosi dalla Ligu-ria a Modena, ha qualche altra ca-ratteristica talmente unica da farlosembrare un inaspettato dono delcielo all’umanità giunta sull’orlodelbaratro: «Puòalimentaredasu-bito i propulsori Flex fuel montatisu numerosi modelli di vetture.Non affama il Terzo mondo e nonfaaumentare i prezzi del pane, del-la pasta, del latte, della carne per-ché non fagocita le coltivazioni dicereali destinate all’alimentazioneumanaeanimale,anzinon le intac-ca minimamente, e di conseguen-za non dissipa le già limitate risor-se d’acqua del pianeta. Presentaun contenuto netto dienergia tre volte piùaltodell’etanolo tradi-zionale. Elimina il70-75% del peggioredeigas serra, l’anidri-de carbonica, princi-pale responsabiledel-l’innalzamento delletemperature. Abbat-te del 5-10% le emis-sioni di ossidi d’azotoe di zolfo. È privo dimetalli pesanti. Azze-ra i particolati, me-glio noti come polverisottili. È totalmentebiodegradabile. Libe-ra il globo da largaparte dell’immondi-zia. E, ultimo ma nonultimo, ha un prezzoalla produzione di0,30 euro il litro, 580lire, esattamente co-me la benzina verde.Mentre l’etanolo di-stillato dal mais o dal-la canna da zuccherocosta il doppio».

    Guardatevi intorno,o scoperchia-te la pattumiera: tutta roba buonaper far marciare la vostra auto.Giornali, riviste, involucri per ali-menti, fogli di carta, corrisponden-za, cartoncini, cartoni, opuscoli. Epoi la lolla del riso e del frumento, icartoccidellepannocchie, lebagas-se della canna da zucchero, gli stelidel mais, i residui e le eccedenze dicoltivazioni agricole, il legno, la se-gatura, l’erba, le ramaglie, i rifiutiindustriali delle cartiere. InsommaPatorno tramuta in carburante perautotrazione tutto ciò che contienecellulosa.

    Contitolare con un socio della Si-patech di Sassuolo, laurea in inge-gneria elettrotecnica e meccanica,l’inventore s’è sempre occupato diautomazioni industriali: per la Ca-terpillar, per la New Holland (Fiat),per la Hoechst (Sanofi-Aventis). In

    campo biomedicale ha brevettatostrumenti rivoluzionari, dall’Endo-fixer, unasuturatrice endovascola-re che nell’aneurisma dell’aortaconsente di fissare un manicottodentro l’arteria senza intervenirechirurgicamente sul paziente, al-l’Anastomosis, che ricollega elasti-camente i vasi sanguigni recisi insala operatoria oppure dissecca levene varicose con le onde elettro-magnetiche evitando il bisturi.

    Patorno è tornato alla sua anticapassione, l’energia,dal1999,quan-do gli hanno chiesto d’escogitareun sistema per il riciclaggio deglipneumatici usati. Nel nostro Paesese ne accumulano 400.000 tonnel-late l’anno: metà finiscono indisca-rica e metà vengono trasformati ingomme rigenerate, conglomeratiper bitumazioni, materiale per pa-vimenti antiscivolo. L’inventore hafatto anche qui il miracolo: un bre-

    vettoche li riconvertenegli idrocar-buri d’origine.

    Come c’è riuscito?«Sononato ingegnere. Mio padre

    era tecnico all’Ansaldo di Genova.La nostra casa si trovava dentro lostabilimento. A 5 anni già giravoper i reparti. Ho visto dal vivo l’infi-nità di sottoprodotti, almeno uncentinaio, che escono dal ciclo didepurazione del carbon coke: ben-zolo, naftalina, etilene, catrame».Com’è arrivato all’etanoloricava-to dai rifiuti cellulosici?«Mihacontattato laPurdueUniver-sity, che si trova a West Lafayette,nell’Indiana,200chilometri da Chi-cago, 100 da Indianapolis. Aveva-no bisogno di alcuni sensori parti-colariper le macchinedei loro labo-ratori. E là ho incontrato NancyHo, biologa molecolare premiataal Congresso dal presidente Geor-

    geBushper aver messoa punto do-po 14 anni di ricerche un enzimageneticamente modificato. La pro-fessoressa è partita dai Saccha-romyces cerevisiae, microrgani-smi chehanno una funzione fonda-mentale nelle fermentazioni da cuisi ottengono il vino e la birra».Che cosa fa questo enzima?«Trasforma il glucosio e lo xilosio,due zuccheri, in etanolo. Invece chidistilla l’etanolodai cereali non rie-sce a modificare lo xilosio, e ciò ri-duce del 40% la resa finale di car-burante. Ma alla professoressa Homancava l’impianto in grado di in-dustrializzare il processo. Ha chie-sto a me di farlo. Così ho progettatouna raffineria di alcol, anziché dipetrolio».Vi siete messi in società.«Per gli Usa il brevetto se lo gesti-scono gli americani. Per l’Europaio. Nel resto del mondo siamo part-

    ner».Ma le bioraffineriesono di là da venire.«Non direi. Una è giàstataapertaa Toron-to dalla Iogen corpo-ration:daunatonnel-lata di paglia spreme350 litri di etanolo.In quattro anni è giàarrivata a 128 milio-ni di litri. Un’altra èincostruzione inPen-nsylvania. Tornoadesso da un viaggioinCina, dovegià ope-ravo con la Aodevi-ces per progettarestabilimentichepuri-ficano il silicio indi-spensabile alla pro-duzione di pannellifotovoltaici in Euro-pa e Medio Oriente.Gli enti governatividi Pechino mi sonopiombatiaddossoco-me falchi. I cinesi so-no affamati di ener-gia».

    Gli italiani no?«In Italia è tutto difficile. Ho inter-pellato la Hera, il gruppo quotatoin Borsa che eroga elettricità e gasai Comuni dell’Emilia Romagna:parole. Ho interpellato il Cpl, Con-sorzio productions logistics dellaLegacoop: parole. Ho interpellatola Confcooperative coinvolta nel ri-gassificatore di Brindisi: parole».Hainterpellato lepersonesbaglia-te.«Non ho agganci politici. Ho inter-pellato le banche: parole anche lì».Siamosicuri che esistano biomas-se cellulosiche sufficienti perestrarre l’etanolo?«Mi offende. Ogni anno l’Italia pro-duce 100 milioni di tonnellate di ri-fiuti: 40 milioni sono urbani. Il 35%di questi sono cellulosici, cioè car-ta, cartone e legni, però non ricicla-bili. Quindi stiamo parlando di 14

    milionidi tonnellate che oggi si but-tano in discarica. Si potrebbe rica-varne, con 30 dei miei impianti, 4,8miliardi di litri di etanolo. Vale adire il 30% del fabbisogno naziona-le, visto che gli italiani consumanoogni anno16 miliardi di litri di ben-zina».E il restante 70% del fabbisogno?«Ci sono da sfruttare i residui le-gnosi industriali: cassette dellafrutta, trucioli di falegnameria, se-gatura, mobili vecchi, pallet, tra-versine ferroviarie, bobine di cavielettrici, imballaggi. Una città dimedie dimensioni, come Perugia,sciupaogni anno 15.000 tonnellatedi potature. Valgono 5 milioni di li-tri di bioetanolo. E poi pensi soloalla pulizia dei boschi».Ma se ancora non bastassero?«Ho letto l’intervista che MauroTe-deschini, direttore di Quattroruo-te, ha fatto col professorCarlo Rub-bianelnumerodi set-tembre. InquestoPa-ese vi sono un milio-ne d’ettari di terreninoncoltivati, haspie-gato il premio Nobel.Potremmo mettercia dimora piante noncommestibili la cuiresa energetica èenorme. Il miscan-thus, per esempio. Èuna canna ricchissi-ma di cellulosa checresce spontanea-mente in Cina e inGiappone. Supera i 4metri d’altezza, ladensità delle foglie ètale che una personanonriesce a passarciin mezzo, prosperanei climi temperaticomeilnostro, richie-de poca acqua, duracirca15anni e si rac-coglie d’inverno, unmomento ideale pergli agricoltori. Idemla canapa, adattaper i terreni aridi del nostro Sud.Idem i pioppi. Un pioppeto lungo10chilometri e largo altrettantopo-trebbe alimentare all’infinito, colsuo ciclo vegetativo, la più grandedelle bioraffinerie che ho progetta-to, 160 milioni di litri di etanolo an-nui».Bioraffineriache costeràunpatri-monio, suppongo.«È un investimento da 65 milioni dieuro. Calcolati i costi di produzionecon l’ammortamento, i ricavi dallavendita del bioetanolo e l’extra uti-le derivante dalla defiscalizzazio-ne, fin dal primo anno genera unprofitto netto di quasi 44 milioni dieuro. Tenga presente che in Italial’etanolo è defiscalizzato al 20%,ma dovrebbe arrivare almeno al47%, anche perché in Germania,Spagna, Belgio e Slovacchia è al100%, in Francia al 57%, in Finlan-

    dia al 55%. Mettiamo che lo Stato ol’Eni aprissero 100 bioraffinerie:con un investimento di 12.500 mi-liardi di vecchie lire, circa un terzodella manovra economica annun-ciata dal governo per il 2007,avrebbero affrancato per sempreil Paese dalla benzina».Non credo che gli sceicchi arabisiano molto contenti di lei.(Allarga le braccia).Non teme per la sua vita?«Le dirò: qualche timore ce l’ho».Il petrolio è destinato a esaurirsi?«Per forza. È un dato di fatto. O en-tro 20 anni o entro 50, ma finirà.Lo dimostra la speculazione suiprezzi: oggi è a 80 dollari il barile,contro i 30 di tre anni fa, mentredovrebbe costarne non più di 55. Eanche se non si esaurissero i giaci-menti, diventerebbe sempre piùdifficile estrarlo. Per cui i costi, intermini di energia impiegata nel

    pompaggio, supererebbero i rica-vi. Lo stesso dicasi se andassimo acercarlo sul fondo degli oceani».Resta il fatto che di auto pronteper l’etanolo non se ne vedonomolte in circolazione.«Piùchealtromancano idistributo-ri. Ma da fine luglio è in vendita an-che in Italia la Renault New Méga-ne alimentabile a E85. Il gruppoPeugeot-Citroën sta per presenta-reun’ampia gammadi modelli bio-compatibili. Saranno presto sulmercato Ford, Opel, Saab, Volvo eCadillac. Io stesso ho guidato daChicago a Lafayette una Ford chefunzionava con miscela all’85% dialcol e al 15% di benzina. Non c’èarea di servizio d’America dovemanchi la colonnina dell’E85».Una Ferrari che va etanolo?«Perché no? Le prestazioni miglio-rano. La formula chimica dell’eta-

    nolo è C2H5OH: nel radicale OH èpresente ossigeno, come in tutti glialcoli. Equivale a sovralimentare ilmotore. Per di più nell’etanolo nonoccorre aggiungere gli antideto-nanti, indispensabili nella benzina.Un tempo la super veniva addizio-nata con tetraetile di piombo, uninquinante micidiale. Oggi la verderichiede il benzene, che inquinameno,però inquina.Al traffico stra-dale si imputa il 93% delle emissio-ni di ossido di carbonio, il 60% diquelledi idrocarburi eossididi azo-to e il 12% di quelle d’anidride car-bonica, c’è poco da fare».Il professor Antonino Zichichi so-stiene che l’anidride carbonica èsenz’altro aumentata da quandoè iniziata l’era industriale, mache l’uomo incide solo per il 10%sul clima, il resto dipende dai fe-nomeni naturali, a cominciaredai raggi cosmici. In mezzo milio-ne di anni la Terra ha perso e ri-trovato il Polo Nord e il Polo Sudgià quattro volte.«Sono d’accordo. Ma il nostro gua-io è che, a causa del massiccio uti-lizzo dei combustibili fossili, per laprimavoltanella storia dell’umani-tà l’anidride carbonica si accumu-la in tempi troppo veloci e si con-centra nelle aree urbane e indu-strializzate. Ristagnasse sull’ocea-no, sarebbe diverso».Però del Brasile, che fa il 48% del-l’etanoloperautotrazione prodot-to nel mondo, io ricordo il lezzopestilenziale dei biocarburanti.«Invece l’etanolo ricavato dagliscarti di cellulosa è inodore».Ma ho letto che corrode i motori.«Lo escludo. Ai metalli non può farnulla».La sua bioraffineria non provocaodori e fumi?«No. La fermentazione avviene inautoclave. È un sistema che richie-de la mancanza di contatto conl’aria. Gli enzimi sono anaerobi, vi-vono solo in assenza di ossigeno».Avrà bisogno di una discarica peri residui della lavorazione.«Al contrario. Sono io che devo in-sediarmi vicino alle discariche perrecuperare quanto di buono vi ècontenuto».La sua bioraffineria non producescarti? Impossibile.«Certo che li produce. Ma non lichiamerei scarti, bensì sottoprodot-ti: mangimi, fertilizzanti chimiciper l’agricoltura,polimeridellapla-stica, lubrificanti, adesivi.Tutta ro-

    bache è fuoridal con-to economico di cui leho parlato prima echevadunque adam-pliare il margine diguadagno».Avrà bisogno di mol-tidipendenti edi tan-ta energia elettrica.«La forza lavoro per ilciclo produttivo di 24ore su 24 assomma aun centinaio di perso-ne. L’energia me laproducodasolo: il pri-mo elemento da to-gliere nella fase dipretrattamentodei ri-fiuti cellulosici è la li-gnina, che ha un altopotere calorifero».Avrà bisogno di unavasta area.«La bioraffineria piùgrande si estende su60.000 metri quadra-ti.È lasuperficieoccu-pata dall’incenerito-redi rifiutiurbanidel-la città di Brescia,quellodipintocon ico-

    lori del cielo che si vede dall’auto-strada A4».Una direttiva europea fissava al2%laquota di mercato deibiocar-buranti che gli Stati membri era-no invitati a raggiungere entro il2005. Il quantitativo salirà al5,75% nel 2010. L’Italia che co-s’ha fatto?«Niente.Però l’11marzo2006 il go-vernohavarato la legge81 chepre-vede l’obbligatorietà dell’integra-zione di bioetanolo nelle benzine inpercentuali crescenti: dai 320 mi-lioni di litri nel 2006 fino ad arriva-re ai 920 milioni di litri nel 2010».Equantineabbiamoprodotti fino-ra?«Neanche mezzo litro».

    (390. Continua)stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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    TIPI ITALIANI

    ‘ ‘In Canada stiamo usando la pagliaIl mio carburante non affama il Terzomondo, elimina il 70-75% di anidridecarbonica, azzera le polveri sottilie ha lo stesso prezzo della verde,mentre ricavarlo dalle colture costail doppio. Ci bastano 100 impianti

    Gli scarti cellulosici oggi si sprecanoCon quei 14 milioni di tonnellategettati in discarica si soddisfa il 30%del fabbisogno energetico nazionale:4,8 miliardi di litri. Il restante 70%da scorie industriali e piante adatteai terreni aridi, come il miscanthus

    «La benzina? Non ci servirà mai piùRaffino i rifiuti al posto del petrolio»

    LUCIANO PATORNO

    Ingegnere, titolare di brevetti rivoluzionaridalla chirurgia al riciclaggio. In societàcon una biologa molecolare ha progettatoun impianto per produrre un bioetanoloche vale tre volte quello ottenuto dai cereali

    UN PIENO DI IDEELuciano Patorno, 63 anni,

    ingegnere genovesecontitolare della Sipatech

    di Sassuolo (Modena). Si èoccupato di automazioni

    industriali per Caterpillar,Fiat e Sanofi-Aventis. Ha

    anche brevettato unsistema per riconvertire inidrocarburi 200 milioni ditonnellate di pneumatici

    usati che ogni anno in Italiafiniscono nelle discariche

    L’ingegnerLucianoPatorno con laprofessoressaNancy Hodella PurdueUniversity,nell’Indiana,creatricedell’enzima chetrasformai rifiuti urbani

    Nancy Ho, sociadi Patorno,fotografata conGeorge e LauraBush alla CasaBianca.Il presidenteamericanoha premiatoal Congressola biologamolecolare

    il Giornale � Domenica16settembre2007 Cronache 13