Il commissario buono di Veltroni...L3ambientazione Ç fondata sulla mia co - noscenza esul mioamore...

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LA SICILIALUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2016

.57la PPOLITICA

18 Mercoledì 16 Dicembre 2020

Cultura

Il commissario buono di VeltroniIl giallo. La nuova storia del detective e della sua scalcinata squadra di investigatoritra la Roma estiva post lockdown, citazioni letterarie e suggestioni cinematograficheANNALISA STANCANELLI

T orna il Commissario Buonvino inlibreria con un nuovo caso, tornaWalter Veltroni a raccontare Ro-

ma e a far vivere ai lettori una nuova sto-ria dell’insolito detective e della sua“scalcinata squadra di agenti”. Nel libropubblicato da Marsilio “Buonvino e il ca-so del bambino scomparso” si legge dellaRoma estiva post lockdown e si vive dicitazioni letterarie e di tante tante sug-gestioni cinematografiche. Abbiamo in-tervistato Walter Veltroni e gli abbiamochiesto del nuovo libro e di tante altrecose… come i modelli da seguire e lascuola a distanza.

Da dove nascono le storie che fa vivere aBuonvino e al suo insolito team?«Sono storie di fantasia, ovviamente.L’ambientazione è fondata sulla mia co-noscenza e sul mio amore per Villa Bor-ghese, luogo che considero tra i più affa-scinanti al mondo. Il personaggio delcommissario Buonvino è ispirato allepersone che mi piacciono di più: i pacati,forse passati da sconfitte pubbliche epersonali, malinconici ma dotati di sen-so dell’umorismo. Per i reati purtroppobasta attingere alla realtà…».

Citazioni di Dante e Lucrezio nel giallo.Perché scegliere questo genere narrati-vo? Quali i suoi modelli di scrittura, se cisono?«Mi hanno sempre affascinato le perso-nalità capaci di contaminare il sapere e isaperi. Capaci di tenere unite le diversediscipline della creatività, senza alteri-

gia intellettuale, senza la boria di chi sanei confronti di chi non sa o si immaginanon sappia. Le faccio due nomi: Il cardi-nal Martini, capace di tenere insieme laBibbia e Alice nel paese delle meraviglieo Umberto Eco, analista di Mike Bon-giorno e della storia medioevale».

C’è un’altra città del cuore che si candi-da nella sua fantasia come location di unsuo “giallo”? Magari una città siciliana?«Ambientare un giallo in Sicilia significasfidare la meraviglia del lavoro di An-drea Camilleri, non mi azzarderei. Ioamo enormemente la Sicilia. L’Isola La-chea o l’Etna potrebbero essere degliscenari affascinanti».

Roma appena uscita dal lockdown è al

centro del romanzo…che esperienza èstata? Durante il lockdown che libri haletto?«Leggo storia, storia dell’Italia del Nove-cento. Storia dell’Italia fascista. Per capi-re come è successo che il nostro paese siapotuto precipitare, con il consenso po-polare, in una dittatura e in una guerra.Non aver approfondito le ragioni di quelconsenso, secondo me, è una delle ragio-ni della fragilità della nostra vita pubbli-ca».

Che letture ha sul comodino oggi?

«Storia, sempre storia. E romanzi, speciesudamericani».

Quale libro avrebbe voluto scrivere?«Tanti, ovviamente. Tra i contempora-nei mi sarebbe piaciuto avere la fantasiadi Osvaldo Soriano quando ha scrittoTriste, solitario y final».

C’è un rito che si concede prima di ini-ziare a scrivere?«No, per me è un lavoro. Inizio al matti-no e vado avanti finché posso. Mi conce-do uno yogurt come premio a metà mat-tinata».

Quanto è importante il cinema nella suascrittura? Si rintracciano echi da pelli-cole celebri, anche in alcune frasi e pas-saggi narrativi, e l’influenza di alcunescene.«Penso per immagini. La formazione ci-nematografica è evidente nel mio mododi scrivere. A me piace trovare nei libriche leggo la sfida all’immaginazione dellettore.. Le storie di Buonvino sono mol-to cinematografiche e credo che anchequesto sia alla base del loro successo».

Nel romanzo vi è un accenno alla scuolache spesso è nei suoi pensieri; in questodifficile momento cosa vorrebbe dire a-gli studenti?«Di resistere, di non pensare che la scuo-la a distanza sia un modello. Che il rap-porto fisico con gli insegnanti e i compa-gni di classe è parte della esperienza disocializzazione, parte importante diquella esperienza umana che si fissa nel-la memoria. Per sempre». l

«Ambientareun giallo in Siciliasignifica sfidarela meraviglia dellavoro di AndreaCamilleri, nonmi azzarderei»Un pensieroai ragazzi in Dad

IL NUOVO LIBRO DI FRANCESCA GIURLEO

MARIA SCHILLIRÒ

P oeta di strada, uomo senza let-tere, ma letterato d’animo, Pe-tru Fudduni è uno degli autori

più amati della tradizione siciliana ea lui e ai suoi componimenti sagaci èdedicato “Petru Fudduni - La vocedel popolo” (Kalós Edizioni), il nuovolibro di Francesca Giurleo.

Nato a Palermo nei primi anni delSeicento, Fudduni, era un umile “pir-riaturi”, uno spaccapietre, che, anco-ra ragazzino, dovette andare a lavo-rare per aiutare la sua famiglia, mache, anche se costretto al buio della

miniera, non smise mai di coltivarela sua passione più grande: la poesia.Ed è di poesia e di ideali, del resto, chel’autore siciliano ha sempre vissuto enonostante abbia trascorso la sua vi-ta nella miseria più totale, in una Pa-lermo segnata da eventi tragici qualil’epidemia di peste del 1624 e la rivol-ta popolare del 1647, grazie ai suoiversi pungenti, è riuscito a dare voceal malcontento della comunità cuilui stesso apparteneva, conquistan-do non solo la benevolenza dei piùpoveri che in lui vedevano una possi-bilità di riscatto, ma anche la stima diquegli stessi aristocratici bersagli dei

suoi versi ingiuriosi che, affascinati,però, dalla sua capacità di improvvi-sazione, si divertivano a sopraffarloe provocarlo per poi godere delle sueargute e stravaganti risposte.

Partendo da un’attenta ricostru-zione storica e attraverso le rime alui attribuite, Francesca Giurleo rac-conta così ai lettori la vita dell’istrio-nico poeta siciliano, paladino dellagiustizia e della correttezza, la cuimemoria, tramandata sia dal popoloche dai più colti letterati e studiosi,tra leggende e realtà, ha resistito eresiste ancora al trascorrere dei se-coli. l

SCAFFALELa Nativitàtra pastorie contadini

del MedioevoPASQUALE ALMIRANTE

S iamo all’origine delteatro medievale,quando i contadini

rappresentavano i misteriraccontati dai vangeli nei sa-crati delle chiese ma anchenelle fiere o nelle piazze, du-rante i periodi della liturgiacattolica: la Pasqua o il Nata-le o il Corpus Domini, maanche le vite di santi parti-colarmente carismatici. Unapratica questa diffusa in tut-ta Europa e anche in Italia.

Tuttavia di questa formaprimitiva di teatro “sacro” èarrivato, colmo di suggestio-ne, un bel libro a cura di Ma-risa Sestito, edito da Marsi-lio, “La Natività dei pastori.Secunda Pastorum”, che ri-prende la tradizione del Me-dioevo inglese e dunque deisuoi pastori e dei contadiniche, avviandosi verso il luo-go della Natività, raccontanole loro sventure e la miseracausata perfino dalle “e n c l o-sure”, le recinsioni, dove, alposto delle colture, veniva-no allevate le più remunera-tive pecore. Tre pastori, unladro con sua moglie, la Ma-donna, l’angelo e Gesù Bam-

bino: questi i personaggidella rappresentazione, da-tata intorno al XV secolo, escritta con ogni probabilitàdal Maestro di Wakefield, unuomo di cultura sicuramen-te considerati i temi riporta-ti e lo stile stesso della com-posizione.

Da notare ancora la com-mistione tra latino e verna-colo cosicché lo spettacolo sisvolge tra il comico e il serio,tra la fede nella salvezza e-terna e l’amore per il Bambi-nello con la disperazione delquotidiano, rappresentata,per esempio, dal furto di unapecora che poi la moglie delladro finge di partorire peracquietare il derubato. Il li-bro riporta l’originale ingle-se, ma a fronte si dipana unacoerente e affabulatoria tra-duzione italiana, consenten-do così di godere di una piè-ce la cui naturale conclusio-ne, tra fame, freddo e deso-lazione della notte Santa, èl’adorazione, con la guidadall’Angelo, del Bambinello.

Il mondo di Petru Fudduni, uomo senza lettere, ma letterato d’animo