Gli Alimenti nel Medioevo

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Gli Alimenti

nel

Medioevo

Il pane è al cuore

dell’alimentazione

medievale. Il pane era nel

Medioevo il simbolo dell’

alimentazione umana,

come già la religione

cristiana aveva

evidenziato nella

preghiera del "Padre

Nostro”.

Con il pane bianco di

frumento si cibavano i

ricchi.

Gli abitanti delle città medievali amavano il

pane bianco, fatto con il frumento, finemente

macinato. Il pane dei poveri è scuro, fatto

perlopiu’ di segale. I contadini sono costretti a

cuocere il proprio pane nei forni dei padroni,

al contrario le città sono piene di fornai.

All'epoca erano attribuite al pane

bianco anche qualità

taumaturgiche, tanto che una

storia narrà di come Ghino di

Tacco riuscì a guarire dal mal di

stomaco, con fette di pane

abbrustolito, uno dei più ricchi

prelati del tempo, l’Abate di

Clignì, mandato in cura ai bagni

di Siena da Papa Bonifacio VIII.

Nel '300 venivano inoltre

realizzati dei panini bianchi detti

«da bocca», utilizzati al posto dei

tovaglioli durante i banchetti.

Il pane rappresenta l’alimento essenziale dell’uomo medievale. Una razione

giornaliera si aggira tra i 500 gr. ed un chilo. Carne, pesce, legumi, frutta, grassi

e formaggio sono solo un accompagnamento occasionale a tale alimento.

I cereali sono alla base

dell’alimentazione e sono assunti

perlopiu’ sotto forma di pane.

L’avena sotto forma di minestra è

mangiata nelle regioni atlantiche

dell’Europa. Il frumento è il

cereale piu’ ricercato alla fine del

medioevo. La segale poteva

essere coltivata solo su terreni

aspri e il miglio è una specialità

del sud-ovest. Il grano saraceno

comincia a prendere piede in

Bretagna.

La gente del Medioevo

mangia molti ortaggi.

In particolare il cavolo

è il re degli orti

medievali. Nelle città,

nei mercati, i venditori

ambulanti vendono

spinaci, porri e cavoli

che serviranno per

preparare purée, zuppe

e minestre.

I legumi entrano quotidianamente nell’alimentazione dei

contadini. I legumi sono coltivati nei campi a cielo aperto.

La raccolta delle fave Tacuinum Sanitatis, XVe siècle

Paris, BnF, Département des

manuscrits, Latin 9333 fol. 47

I frutti sono destinati ai ricchi.

Le pere cotte nel vino, sono

considerate un dessert da assumere a

fine pasto.

Ad eccezione del latte umano utile

per il nutrimento dei neonati, il

latte degli animali non è

consigliato dai medici medievali,

secondo i quali aumenterebbe

l’umidità del corpo umano.

I latticini si potevano consumare

solo nei giorni di feste solenne, nè

a Quaresima o di venerdì e sabato.

Siccome era

difficile da

conservare, il latte

era trasformato in

burro o

formaggio.

L‘olio di oliva costava

caro, per tale motivo si

preferiva usare l’olio di

noci. Tale tipo di olio

era confezionato in

barrette avvolte in

foglie di cavolo. Tali

barrette venivano

conservate in vasi di

terra riposti in cantine.

Gli ultimi secoli del Medioevo sono

caratterizzati da un massiccio sviluppo

dell’arte di macellare animali. La carne più

pregiata era quella del vitello, seguita da

quella del bue.

In autunno si mangiava soprattutto la carne

di vitello e di ovino, d’inverno invece era

preferibile la carne di suino e bovino tranne

in quaresima quando non si mangiava carne

per motivi religiosi.

Cervo, cinghiale, lepre,

fagiano sono considerate

carni nobili.

Anche i contadini

cacciano piccoli uccelli

quali tordi e quaglie.

La chiesa cattolica impose di non

mangiare carne a Quaresima e

durante i giorni di magro, per un

totale di 100 giorni l’anno. Per tale

motivo era consumato in tali giorni il

pesce. L’aringa era il pesce dei poveri.

Il sale era il mezzo di conservazione piu’ usato. Il lardo salato

dona piu’ gusto alla zuppa, mentre l’aringa salata (trattata sui

battelli subito dopo la pesca) e il cibo dei contadini durante le

lunghe settimane di Quaresima.

Le spezie importate da lontano, hanno giocato un ruolo importante

nella cucina medievale.

Con il tempo si riuscì a produrre in Europa lo zafferano.

La cipolla e l’aglio sono ortaggi molto usati dai contadini.

Posseggono molte proprietà medicinali.

Fino al XIV° secolo, il

miele viene ancora

largamente considerato un

medicamento. Ad esempio

la cucina francese lo usa

solo nelle pietanze

destinate agli ammalati.

Mescolato con vino e spezie, il

miele era presente sulle tavole

dei ricchi.

La Cucina

La cucina, nell’opinione popolare, è un

affare da donne. Ma nelle vaste cucine

delle famiglie dei signori e dei principi,

vi è una gerarchia di uomini preposti

all’approviggionamento e alla

preparazione dei pasti.

Il centro della casa è il camino, il luogo

dove I cibi vengono approntati.

Nell’equipaggiamento

di base della cucina, si

trovano il pentolone,

le pentole di terracotta

e la padella di ferro,

usate per tre tipi

diversi di cottura: la

bollitura, la cottura

lente e la frittura.

Nelle case dei

ricchi, la cucina è

separata dal luogo

dove il pasto

viene consumato.

Nelle cucine dei ricchi, spaziose e ben

equipaggiate, ognuno ha il proprio

compito: salsieri, incaricati degli arrosti,

insalatieri e zuppieri. Essi sono aiutati da

una miriade di giovani servi.

Le salse erano preparate a partire da spezie

fatte macerare in un liquido acido. Esse non

contenevano grassi. Si aggiungeva pane,

mandorle, noci pelate, e giallo d’uovo.

La salsa detta “cameline” era composta di

pane grigliato, uva verde schiacciata, ginger

e cannella.

Il pasticcio è alla

base della

preparazione della

carne e del pesce. I

cuochi lo

preparavano essi

stessi, mentre il

resto della

popolazione doveva

recarsi da appositi

pasticcieri.

Nel Medio Evo, erano molto amate le carni

colorate in giallo o in rosso (con zafferano o

sangue di dragone, quest’ultima una

secrezione resinosa di in albero proveniente

dall’Oceano Indiano). Per motivi religiosi i

pesci venivano presentati come se fossero

stati carni.

Nelle città medievali, i cuochi hanno il diritto di arrostire la

carne e i volatili, di preparare le salsiccie di maiale aromatizzate

con il finocchio e le spezie e nonostante l’interdizione che è fatta

loro, di commercializzare le salsiccie a base di sangue.

La tavola è preparata usando assi e cavalletti, retaggio di una

esistenza nomadica. Essa è poi coperta con una tovaglia di nappa

bianca, lunga e stretta, con un bordo con il quale pulirsi le mani.

Solo i più ricchi posseggono i propri coltelli, cucchiai e coppe. La

scodella in cui mangiare la minestra e il tagliere per la carne sono

soventi condivisi con un commensale. Il vasellame d’oro o

d’argento è un lusso raro, allo stesso titolo di quello di vetro.

Il Pasto nel

Medioevo

I miniaturisti, lavorando per

persone ricche si attardono a

disegnare le mense di costoro e

non certo quelle dei poveri.

Fanno eccezione le mense dei

poveri ritratte sulle Bibbie e i

Calendari.

Nel Medio Evo, si mangia solo due volte al giorno, il primo tra

le 10 e le 11 del mattino e il secondo tra le 16 e le 19.

Presso i contadini, una piccola

colazione può essere consumata all’alba. Per loro vi

è un solo pasto principale: la

cena.

Un borghese parigino del XIV° sec. raccomanda, nel caso

all’improvviso giungano degli ospiti, di preparare una zuppa a

base di prezzemolo, burro e avanzi di carne bolliti in acqua e

spezie. Alla fine della cottura potevano essere aggiunte delle uova.

I convitati mangiavano usando le sole

tre dita della mano destra.

Ci si lavava le mani prima e dopo il

pasto. I servitori portavano a tale

scopo, bacinelle e salviette.

I convitati sono

serviti a tavola, da

domestici

onnipresenti. Il

numero di servitori

è legato allo stato

sociale. Tra i

borghesi il pasto è

servito da due

servitrici. Presso i

poveri e la moglie

che serve.

Il servizio a tavola

è regolamentato

dal maestro di

palazzo.

Il panettiere

apparecchia la

tavola, prepara i

taglieri e porta il

sale. Il coppiere

assicura la

presenza del vino e

dell’acqua. Il

fruttiere serve le

prugne e le

nocciole.

Accanto al principe

compare la figura

dello scudiero

addetto al taglio.

Egli taglia il pane e

la carne e li serve al

principe. Solo un

nobile ha il diritto di

mangiare quanto

avanza o di bere il

vino destinato al

principe.

Al castello, i convitati sono

invitati a prendere posto a

tavola dal suono di un corno.

Il corno o la tromba

annunciano il cambio di

portata.

Il pasto della festa dei ricchi è

composto da tre a cinque

portate.

Dopo una prima portata,

composta da frutta o altri

piatti di stagione,

vengono servite le vivande

in salsa e le minestre.

Seguono gli arrosti, i

volatili e i pesci. Chiude il

pasto il dolce.