Post on 01-May-2015
Giuseppe Boccuzzi
L’EVOLUZIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE BANCARIA E DEGLI STRUMENTI DI
VIGILANZA
Università Luiss Guido Carli di RomaMaster in Regolazione dell’attività e dei Mercati
Finanziari
Agenda
Le ragioni della regolamentazione delle banche
Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario
Gli accordi di Basilea
Basilea 1
Basilea 2
La crisi finanziaria e la riforma della regolamentazione finanziaria. Verso Basilea 3
Le ragioni della regolamentazione bancaria
• L’intermediazione bancaria consiste in una serie di funzioni (raccolta di fondi con obbligo di rimborso, erogazione del credito, servizi di pagamento e di intermediazione mobiliare) che comportano l’assunzione di vari rischi che se non gestiti correttamente possono portare alla crisi della banca e per contagio all’intero sistema bancario
• La crisi del sistema bancario può avere effetti negativi sull’economia reale
Interesse generale alla stabilità del sistema bancario
0fallimento del mercato
incapacità delle forze del mercato di determinare da sole assetti del sistema
finanziario stabili ed efficienti e quindi di prevenire le insolvenze
Il fondamento teorico della regolamentazione e della supervisione
Obiettivi della regolamentazione
STABILITÀ
Affidabilità
A livello macroeconomico:
stabilità del mercato nel suo complesso
il mercato è stabile ove disponga di meccanismi di prevenzione delle patologie e sia in grado di assorbire la crisi di una singola impresa
A livello microeconomico: equilibrio gestionale dei singoli intermediari
attraverso:
-patrimonializzazione, -diversificazione e consapevole gestione dei rischi
EFFICIENZA allocativa:
capacità del sistema di destinare in modo ottimale i mezzi finanziari forniti dai risparmiatori
tecnico-operativa:
capacità degli intermediari di offrire i propri prodotti al minor costo possibile
Finalità della vigilanza
Art. 5 Testo unico bancario (TUB) sana e prudente gestione:
sana gestione: capacità di produrre reddito; correttezza/rispetto delle regole; integrità
prudente gestione: adeguata gestione dei rischi
stabilità, efficienza e competitività del sistema finanziario
osservanza delle disposizioni in materia creditizia
Art. 5 Testo unico della finanza (TUF)• contenimento del rischio
• stabilità
• sana e prudente gestione
Art. 7 D.lgs 231/07• prevenzione riciclaggio
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Strumenti di vigilanza
Acquisizione informazioni (artt. 51 e 52 TUB)
Emanazione disposizioni prudenziali (art. 53 TUB)
Ispezioni (art. 54 TUB)
Autorizzazione o divieto di determinate operazioni (es. acquisto partecipazioni, apertura sportelli)
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Vig.
strutturale
Vig.
prudenziale
Le fonti della regolamentazione bancaria
4 livelli
IAccordi internazionali
Comitato di Basilea
•regolare cooperazione in materia di vigilanza bancaria
•migliorare e rafforzare le prassi di vigilanza e di gestione del rischio a livello mondiale
IIDiritto comunitario
Direttive bancarie e finanziarie
Regolamenti
Armonizzazione e convergenza degli ordinamenti nazionali
IIILegislazione nazionale
Testo unico bancario
Testo unico della finanza
Norme di principio e allocazione dei poteri
IVRegolamentazione amministrativa
Regolamenti
Ministro Economia e Finanze
Banca d’Italia
CONSOB
Normativa di dettaglio
La normativa nazionale: art. 53 TUB
Il Testo Unico Bancario: le regole di vigilanza prudenziale adeguatezza patrimoniale contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni partecipazioni detenibili governo societario, organizzazione amministrativa e
contabile, controlli interni e sistemi di remunerazione e incentivazione
informativa da rendere al pubblico attività di rischio nei confronti di parti correlate Il Testo Unico Bancario: i poteri d’intervento provvedimenti specifici nei confronti di singole banche:• restrizione delle attività o della struttura territoriale;•divieto di effettuare determinate operazioni, anche di natura
societaria;•divieto di distribuire utili o altri elementi del patrimonio;•fissazione di limiti importo alla parte variabile delle
remunerazioni•per le banche che beneficiano di interventi di sostegno
pubblico, fissazione limiti alla remunerazione complessiva degli
esponenti;•fissazione di condizioni e limiti specifici per l'assunzione di
attività di rischio
L’adeguatezza patrimoniale
• BASILEA 1 - Rischi di credito - 1988
• BASILEA 1 - Rischi di mercato - 1996
• BASILEA 2 - Comprehensive Version – 2004/giugno 2006
• Direttive 2006/48/CE (CRD I) e 2006/49/CE (CAD)
• Direttiva 2009/111/CE (CRD II)
• Direttiva 2010/76/CE (CRD III)
• DL 297 del 27.12.2006
• Circ. BI n.263 dic.2006 Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale
• BASILEA 3 - 2010
Le regole di vigilanza prudenziale
Il capitale proprio (Patrimonio di Vigilanza) è il primo presidio a fronte dei rischi connessi con l’attività bancaria e il principale parametro di riferimento dei requisiti prudenziali e per le valutazioni delle AdV
Il capitale assicura la solvibilità delle banche se è allineato al complessivo profilo di rischio della banca, ovvero in grado di assorbire le perdite che potrebbero verificarsi ed evitare situazioni di crisi
L’adeguatezza patrimoniale Il ruolo centrale del capitale
Le regole di vigilanza prudenziale
ATTIVOATTIVO
MEZZIDI TERZI
(risparmiatori)
MEZZIDI TERZI
(risparmiatori)
PATRIMONIO
Situazione Patrimoniale ante shock
ATTIVOATTIVO
MEZZIDI TERZI
(risparmiatori)
MEZZIDI TERZI
(risparmiatori)
PATRIMONIO
Situazione Patrimoniale post shock
SHOCK ASSORBIMENTOSHOCK
SOLVIBILITA’
Importanza del
livello dipatrimonio (capitale)
adeguato al rischio
della banca
L’adeguatezza patrimoniale Il ruolo centrale del capitale
Le regole di vigilanza prudenziale
Le regole di vigilanza prudenziale
la banca assume rischi
l’OdV chiede che ilpatrimonio sia commisurato
ai rischi assunti
l’assettoorganizzativo è
determinato dalla banca
l’OdV stabilisce regoleminimali di corretta
organizzazione correlate alla complessità operativa
e ai rischi assunti
PATRIMONIO “istituti di vigilanza prudenziale”
ORGANIZZAZIONE
Patrimonio di base (Tier 1)• + capitale versato• + riserve (compreso sovrapprezzo azioni)• + strumenti innovativi e non innovativi di capitale (Preference shares) • + utile • + filtri prudenziali IAS positivi• -avviamento, azioni proprie, perdite, immobilizzazioni immateriali, rettifiche di valore su crediti, filtri prudenziali IAS negativi, rettifiche di valore su attività al fair value
Patrimonio supplementare (Tier 2 ≤ Tier 1)• + riserve da valutazione • + strumenti innovativi e non innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base • + strumenti ibridi e passività subordinate (≤50% Tier 1)• + plus valenze nette su partecipazioni• + eventuale eccedenza delle rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese (solo banche IRB) • + filtri prudenziali IAS positivi• - minusvalenze nette su partecipazioni, filtri prudenziali IAS negativi
• DEDUZIONI partecipazioni in banche e altri intermediari; assicurazioni; shortfall banche IRB
Elementi del patrimonio di vigilanza
I 3 “PILASTRI” DI BASILEA 2
1° pilastrorequisiti patrimoniali minimi per fronteggiare i rischi tipici dell’attività bancaria:
• di credito e di controparte
• di mercato
• operativi
3° pilastrodisciplina di mercato
obblighi di informativa al pubblico riguardanti
• adeguatezza pat.niale,
• esposizione ai rischi
• caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo
2° pilastrocontrollo prudenziale
Banche: strategia e processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale,attuale e prospettica (ICAAP)
AdV: verifica affidabilità e coerenza dei relativi risultati; adotta, se del caso, le opportune misure correttive (SREP)
SOMMA DEI REQUISITI PATRIMONIALI a fronte di
rischio di credito rischio di mercato rischi operativi
le banche mantengono costantemente, in relazione ai rischidi perdita perinadempimento deidebitori (rischio di credito), un ammontare del patrimonio di vigilanza pari adalmeno l’8% delleesposizioni ponderate per il rischio
Metodi standard e IRB
le banche rispettano in via continuativa requisiti patrimoniali per i rischigenerati dalla operativitàsui mercati finanziari. Tali requisiti possono essere determinati secondo unametodologia standardizzata o secondo una metodologia basata su modelli interni,previa autorizzazione BI.
tre metodi di calcolo, caratterizzatida livelli crescenti di complessità e dapiù stringenti presidiorganizzativi Base/Standardizzato/Avanzati Nel metodo Base il requisito patrimoniale è pari al 15% della media delle ultime treosservazioni di un indicatore del volume di operatività (margine di intermediazione)
I pilastro Basilea 2Requisito patrimoniale complessivo
II pilastro Basilea 2
gli intermediari devono disporre di solidi sistemi di governo societario, di una chiara struttura organizzativa, di processi efficaci per l’identificazione, la misurazione e la gestione dei rischi nonché di adeguati meccanismi di controllo interno.
Con riferimento specifico alle tematiche di adeguatezza patrimoniale, i soggetti vigilati, oltre a rispettare i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito, mercato e operativi, debbono disporre di strategie e processi per valutare e detenere nel tempo il capitale che essi ritengono adeguato - per importo e composizione - alla copertura di tutti gli ulteriori rischi ai quali sono o potrebbero essere esposti.
II pilastro Basilea 2
ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process
processo per determinare il livello di capitale adeguato a fronteggiare tutti i rischi, anche diversi da quelli presidiati dai requisiti patrimoniali di 1°pilastro, nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie, dell’evoluzione del contesto di riferimento, nonché di eventuali situazioni congiunturali avverse (stress test)
tutti i risk considerati nel Pillar 1
credito
mercato
operativi tutti i risk non non pienamente
catturati dal Pillar 1
tutti i risk non considerati dal Pillar 1
rischio strategico
rischio residuale
(da garanzie)
rischio di concentrazione
rischi legati acartolarizzazione
rischio tasso
rischio liquidità
rischio reputazionale
altririsk
II pilastroI rischi considerati nell’ICAAP
Informativa al pubblico
Al fine di rafforzare la disciplina di mercato, sono
previsti obblighi di pubblicazione di informazioni
riguardanti l'adeguatezza patrimoniale, l’esposizione
ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi
preposti all’identificazione, alla misurazione e alla
gestione di tali rischi
III pilastro Basilea 2
limitare i rischi di instabilità derivanti dall’inadempimento di un cliente singolo o di un gruppo di clienti connessi verso cui la banca è esposta in misura rilevante rispetto al patrimonio di vigilanza
Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni:concentrazione
OBIETTIVO
per le singole banche appartenenti a gruppi bancari il limite è del 40% del PdV purché, a livello consolidato, il gruppo rispetti i
limiti sopra indicati.
limite per singola posizione di rischio 25% PdV
esposizione nei confronti di una banca o impresa
di investimento
può superare il 25% purché: -l’ammontare della posizione di rischio non sia maggiore di € 150 mln;-la banca valuti che l’assunzione della posizione sia coerente con la propria dotazione patrimoniale e non superi il 100% del PdV
In mancanza di adeguate strutture per la selezione e il controllo della maggiore clientela, BI può fissare limiti più stringenti
Le regole di vigilanza prudenziale
limitare il rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di pagamento per l'incapacità di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) e di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk) - a causa del fenomeno della trasformazione delle scadenze.
Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni:liquidità
OBIETTIVO
le banche definiscono le politiche di governo del rischio, si dotano di un efficace processo di gestione dello stesso, e definiscono la soglia di tolleranza al rischio di liquidità intesa quale massima esposizione
al rischio ritenuta accettabilein un contesto di normale corso degli affari integrato da
prove di stress (es. giorni di sopravvivenza, sbilanci di fascia/cumulati)
La soglia di tolleranza al rischio di liquidità deve essere coerente con le misure adottate per la determinazione del rischio di liquidità sia a breve termine, sia per scadenze maggiori
Le regole di vigilanza prudenziale
Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni: Centrale dei rischi
OBIETTIVO
consente un più efficiente impiego delle risorse e migliorare la qualità dei portafogli
fornisce informazioni utili per valutare il merito di credito della clientela
attenua il problema dell’adverse selection
disincentiva comportamenti di moral hazard
a livello microeconomicoa livello macroeconomico
accrescere la stabilità del
sistema creditizio
Le regole di vigilanza prudenziale
Partecipazioni detenibili
contenere il rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie e, con riferimento a queste ultime, a promuovere una gestione dei rischi e dei conflitti di interesse conforme al criterio della sana e prudente gestione.
limite generale all’investimento in partecipazioni e in immobili
ammontare del patrimonio di vigilanza a livello consolidato
limiti specifici per le partecipazioni in imprese non finanziarie
limite individuale di concentrazione
limite complessivo
OBIETTIVO
Le regole di vigilanza prudenziale
Gli assetti organizzativi e di governo societario devono essere idonei a perseguire la sana e prudente gestione e assicurare che: il modello di amm.ne e controllo garantisca l’efficienza della gestione e l’efficacia dei controlli; i compiti siano ripartiti in modo da favorire la dialettica interna; la gestione dei rischi sia consapevole e coerente con le strategie; i poteri e le responsabilità siano precisamente definiti; la composizione degli organi sociali sia quantitativamente e qualitativamente adeguata alle esigenze gestionali e di controllo; il sistema di controllo contabile sia adeguato
I sistemi di remunerazione devono essere in linea con strategie e obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali corretti per il rischio, coerenti con livelli di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese e tali da evitare incentivi distorti che inducano a violazioni normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi
Governo societario, organizzazione amministrativa e contabile, controlli interni e sistemi di remunerazione e
incentivazione
Le regole di vigilanza prudenziale
La Banca d’Italia verifica il rispetto delle regole di vigilanza prudenziale e eventualmente dispone gli opportuni interventi correttivi con diverso grado di incisività, in relazione alla rilevanza delle carenze riscontrate.
L’intervento è il momento conclusivo di un processo di revisione e valutazione prudenziale il cui punto di partenza è l’analisi dell’esposizione a tutti i rischi rilevanti assunti e dei presidi organizzativi predisposti per il governo, la gestione e il controllo degli stessi.
Il Testo Unico Bancario: i poteri d’intervento
Lo SREPObiettivo
• Valutazione coerenza
• Rischi
• Organizzazione
• Patrimonio
Principi fondamentali dello SREP
• Approccio consolidato
• Focalizzazione sui rischi
• Proporzionalità
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Il Testo Unico Bancario: i poteri d’intervento
SREP e proporzionalità
La qualificazione degli intermediari
• Rilevanza sistemica
• Rilevanza individuale (banche reti, società prodotto, ecc.)
• Specializzazione operativa
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Fasi dello SREP
Pianificazione attività (priorità)
• Individuazione aree indagine, strumenti, tempi
Controllo• Regole prudenziali e limiti operativi
• Bilancio, 3° pilastro
• ICAAP
• Rischi, organizzazione, reddito, ecc. SAA
Valutazione
• Singoli profili di rischio / aree trasversali
• Complessiva
Azione di vigilanza
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Quadro sinottico
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Il sistema di analisi - SAA
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Il sistema di analisi - SAA
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Sorveglianza situazione intermediari e rilevazione precoce segnali di deterioramento per promuovere interventi correttivi
Controlli a distanza
Controlli ispettivi
Verifica: • effettiva esposizione ai rischi• efficacia sistema di governo e
di controllo• situazione economico-
patrimoniale • attendibilità segnalazioni• conformità al quadro
normativo
• generali• mirate/settoriali• follow up• tematiche
COMPLEMENTARITA’
L’azione di vigilanza
L’azione di vigilanza
Misure correttive• Inviti particolareggiati
Obiettivi Tempi
• Provvedimenti specifici
Misure organizzative specificheContenimento dei rischiRiduzione dei rischiLimiti distribuzione utiliTarget ratioRequisiti patrimoniali aggiuntiviProvvedimenti straordinari e procedure di gestione
delle crisi
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