Giacomo Leopardi (1798-1837)

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Giacomo Leopardi (1798-1837). Recanati. Da: Tuttiabordo. Stato pontificio. Fuga. Roma. Fallisce. Lo lascia molto deluso. Altri viaggi:1825- Milano; Bologna, Pisa. vedi. Canto di un pastore errante dell’Asia. - PowerPoint PPT Presentation

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Giacomo Leopardi (1798-1837)

Recanati

FugaRoma

Lo lascia molto deluso

Stato pontificio

Fallisce

Altri viaggi:1825- Milano; Bologna, Pisa

Da: Tuttiabordo

vedi

…E quando miro in cielo arder le stelle;Dico fra me pensando:A che tante facelle?Che fa l'aria infinita, e quel profondoInfinito Seren? che vuol dir questaSolitudine immensa? ed io che sono?...

Canto di un pastore errante dell’Asia

Uomo responsabile della sua sofferenza

Natura responsabile della sofferenza dell’uomo

QUAL E’ L’UNICA POSSIBILITA’ PROVVISORIA DI FELICITA’?

IL RICORDO DELLA GIOVINEZZA

LA GIOVINEZZA LA SPERANZA (L’ATTESA DELLA FELICITA’)

LA FINE DI UN DOLORE

LA POESIA CHE SUSCITA SENSAZIONI DI INFINITO

Ma spesso anche molto comuni enjambements

 L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.

 L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.

PARAFRASIHo sempre amato questo colle solitario e questa siepe che per un largo tratto impedisce la visione dell’ultimo orizzonte.Ma, stando qui seduto a guardare, immagino nella mia mente oltre la siepe spazi infiniti e sovrumani silenzi dove quasi il mio cuore prova sgomento. E non appena sento il vento stormire tra queste piante, confronto quel silenzio infinito con questo suono: e penso all’eternità, alle epoche passate e a quella presente e al suo rumore. Così in questa immensità il mio pensiero si immerge e perdermi in questa dimensione infinita mi fa provare una dolce sensazione.

Metro: endecasillabi sciolti.

L’Infinito è un idillio. L’idillio era nella poesia antica un breve componimento che descriveva la natura. Anche L. nei suoi idilli trae spunto dalla contemplazione del paesaggi, ma solo come

premessa per descrivere il suo stato d’animo.

1. Ricostruisci il contenuto del testo.……………………………………

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COMMENTO

2. Spiega il significato profondo del testo: cos’è l’infinito?L'Infinito non è un infinito reale, perché nella realtà materiale nulla è infinito. L’immaginazione può invece evocarlo e in questa dimensione l’uomo può sperimentare il superamento di ogni limite e questo è motivo di piacere, cioè di felicità. L'esperienza dell'Infinito è un'esperienza duplice, che porta chi la compie ad essere in bilico tra la perdita di se stesso (Così tra questa / immensità s'annega il pensier mio versi 13 e 14) e il piacere che da ciò deriva (e il naufragar m'è dolce in questo mare verso 15).

3. Considera il lessico della poesia: evidenzia tutte le parole che rimandano all’idea di infinito; sottolinea i dimostrativi e rifletti sul loro uso………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

 L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.

4. Considera il linguaggio figurato della poesia: evidenzia e spiega le metafore. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

 L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.

5. Considera il ritmo della poesia: evidenzia gli enjambements e il polisendeto; qual è la loro funzione?. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

 L’INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare.