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IL MESSAGGERO DEGLI DEI
N. 23 - anno 8°
Dicembre 2011
DiplomiDovevamo essere 1000, ed invece eravamo
4000 anche noi dell’ITIS Merloni, presenti
nella cittadella di Bastia Umbra.
Rispondendo all’appello delPresidente della
Repubblica Giogio Napolitano che nel mes-
saggio di capodanno aveva inviatato tutti a
investire e scommettere sui giovani.
(continua nello Speciale)
Sabato 17 Dicembre nel-
l'aula magna dell'Istitu-
to Istruzione Merloni
Miliani, alla presenza
del Direttore della
scuola superiore di
giornalismo di Urbino,
dott. Gianni Rossetti e
del Sindaco della città,
Ing. Roberto sorci, sono
stati consegnati agli
studenti della sede ITIS
e a quella dell' IPSIA i
diplomi acquisiti al ter-
mine dell'anno scolasti-
co 2010/2011.
(continua a pag. 2)
all’interno
PACE
www.itismerloni.it
Promosso dall’Istituto Tecnico Industriale Statale “Sen. Aristide Merloni”
Patrocinio di:
Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili del Comune di Fabriano
Assessorato alla cultura della Comunità Montana Esino-Frasassi
di valore
mEETING A BASTIA UMBRA
Speciale
LAVORO
AGGIUNTO Al via ITS
FUTURO
2
Diplomi di
tanti studenti coinvolti, dei diversi indiriz-
zi presenti, hanno testimoniato la validità
del diploma acquisito, per il quale moltissimi
hanno trovato rapidamente lavoro, tanti altri
stanno affrontando con forti motivazioni studi
Universitari impegnativi, quali quelli dei corsi di
Ingegneria, di economia e commercio, chimica ed
informatica ed infine diversi frequentano
all'ITIS il corso biennale post-diploma per tecni-
ci superiori dell'area energetica. Fra i presenti
anche i diplomati del serale che, da anni, trovano nella sede centrale dell'ITIS una gran-
de possibilità, quella cioè di diplomarsi in informatica. Tante storie da scrivere e tanti ele-
menti di soddisfazione per il lavoro svolto da parte dei Docenti e di tutto il personale,
sotto il segno di un futuro genericamente difficile , ma parzialmente tutelato per i diplo-
mati tecnici dell'ITIS e dell'IPSIA. Questa indicazione dovrebbe essere assunta anche come
elemento di riferimento da parte dei tanti giovani in procinto di scegliere l'Istituto
Secondario: se si ama la tecnica, se le discipline scientifiche sono quelle di maggiore attra-
zione motivazionale e soprattutto se si pensa ad un lavoro coerente con gli studi condot-
ti, allora i diplomi tecnici hanno un valore aggiunto!!
L'occasione è stata, infine, la migliore per farsi un augurio di buone feste e di un futuro
nel quale i sogni dei giovani possano divenire realtà.
A tutti un pensiero di felicità,
Il Preside
a cura dell’editore
Giancarlo Marcelli
valoreaggiuntoaggiunto
I
na platea della serie "grandi occasioni" ha tenuto a battesimo l'avveni-
mento principe dell'Istituto Tecnico Industriale Statale Merloni, in concomitan-
za con l'apertura del nuovo anno scolastico 2011/2012: la giornata dedicata alla
presentazione ufficiale del Corso ITS Efficienza Energetica. Di alta caratura i
relatori presenti. La giornata, iniziata con il saluto del Presidente della
Fondazione omonima Graziano Fioretti, ha dato il via alla kermesse che è pro-
seguita con la presentazione dei percorsi formativi, quali Tecnico Superiore
per l'approvigionamento Energetico e la costruzione di impianti e Tecnico
Superiore per la gestione e la verifica di sistemi energetici, illustrati dal Prof.
Nicola Pinto dell'UNICAM e Prof. Vincenzo Paoletti, progettista Enfap Marche.
Due analisi accurate che hanno informato la platea, una sull'aspetto della logi-
stica, ricerca mercato, iscrizione e finalizzazione del corso. Un'altra sulle
diverse materie e loro specificità scelte dal comitato scientifico comprese le
opportunità di stage e formazione aziendale anche all'estero. Il docente Flavio
Corradini, dell'Università di Camerino, ha parlato del rapporto UNICAM e ITS. Il
ruolo dell'Amministrazione scolastica, tema clou per la ricaduta didattica e
professionale relativa al corso, ha avuto come interprete la Direttrice Anna
Laura Marini della Direzione Generale per l'Istruzione e Formazione Tecnica
Superiore del MIUR. La delegata del Direttore Generale USR Marche. Dott.ssa
Antonella Giannuzzi, ha portato il caloroso saluto della massima carica regio-
nale. Si è poi aperto lo spazio dedicato agli aspiranti all'iscrizione, con dibatti-
to ricco di informazioni e richieste. Le conclusioni sono state riservate
all'Assessore Istruzione della Regione Marco Luchetti. Ultimo intervento della
mattinata, dal forte respiro istituzionale, quello del Segretario della
Commissione Cultura Scienza-Istruzione della Camera dei Deputati, On. Maria
Letizia De Torre.
L'intero coordinamento del seminario è stato diretto dal Dirigente Scolastico
dell'Istituto Merloni, scuola capofila, Giancarlo Marcelli, già Presidente
Protempore della Fondazione: ITS Efficienza Energetica Per il Comune di
Fabriano, nelle veci del Sindaco, era presente l'Assessore ai Servizi Sociali,
Renato Paoletti. Ora ai fortunati corsisti, l'onore di farsi valere in questo nuovo
settore, ricchissimo di interesse e opportunità lavorative.
Intanto il 07/novembre 2011, dopo i saluti presieduti dalle cariche istituzionali,
sono iniziate ufficialmente le lezioni per 45 studenti provenienti da tutta Italia.
Una sfida sulla quale sono disposti a scommettere 44 operatori pubblici e pri-
vati che hanno creduto al progetto di Marcelli.
Sviluppare il potenziale dei giovani studenti verso nuovi settori professionali in
evoluzione è l'obiettivo dell'offerta formativa dell'I.T.S. per l'Efficienza
Energetica.
Straordinarie opportunità di lavoro per i giovani, nella cosiddetta "Green
Economy".
L'energia e l'ambiente sono i temi centrali su cui si basano le politiche di svi-
luppo economico esociale delle grandi potenze appartenenti al G20, tra cui
l'Italia.
Il recente risultato referendario sul tema del nucleare, ha segnato la strada
delle scelte energetiche del nostro paese che nell'immediato futuro dovranno
necessariamente passare attraverso un maggiore sviluppo delle fonti rinnova-
bili ed un uso più efficiente e razionale dell'energia.
Tutto ciò si tradurrà in straordinarie opportunità di lavoro per i giovani, nella
cosiddetta "Green Economy", in settori professionali nuovi e ad elevato conte-
nuto tecnologico.
Secondo dati recenti pubblicati da ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della
Formazione dei Lavoratori), nel periodo 1993-2009, ben l'80% di coloro che
hanno completato un percorso formativo in uno dei settori della "green econo-
my" ha trovato lavoro entro sei mesi. In questo quadro generale si inserisce
l'offerta formativa dell'Istituto Tecnico Superiore (ITS) per l'Efficienza
Energetica di Fabriano.
3
STUDIA e PUNTA
U
AL LAVORO!
4
a gioventù moderna non è più come quella di una volta; per i
ragazzi ora, trasgressione ed eccessi sono quotidiani. I loro prede-
cessori invece, si divertivano senza perdere il controllo; sembra che
per le nuove generazioni non ci si possa divertire senza lo sballo,
senza alcool o droghe che sia, sono quello il bello della vita. I giova-
ni d'oggi pensano di essere i padroni del mondo e non ascoltano nes-
suno, neanche i loro genitori, quasi sempre assenti a causa del loro
lavoro. Credono che a 16 anni sono abbastanza grandi per fare quel-
lo che vogliono, non tenendo conto delle conseguenze che possono
avere le proprie azioni, le quali rischiano di risultare molto gravi.
Questo eccesso di libertà, li porta sulla cattiva strada e li spinge a
fumare o drogarsi, solo per essere accettati dagli altri. Molti lo fanno
solo per essere uguali ai propri amici, al proprio gruppo e alla socie-
tà in generale, che "impone" un certo standard per essere alla moda.
Ormai non hanno più rispetto per nessuno, camminano sempre con il
cellulare in mano e non fanno caso al mondo che li circonda; per que-
sto avvengono anche molti incidenti. La nuova generazione è senza
pudore, usa un look di abiti con pantaloni a vita molto bassa, con le
mutande in "bella vista" . Ad alcuni di loro non piace neanche la moda
che seguono e questo crea anche dei disagi con loro stessi, perché
non si accettano per quello che sono realmente. Un disagio spesso
presente nella società attuale è la questione del fumo. Al giorno d'og-
gi, fin dalle scuole medie, per molti la sigaretta è una regola e quelli
che non fumano sono considerati gli "sfigati". E' ormai certo che il
fumo è uno dei maggiori problemi della sociètà del ventunesimo seco-
lo. Si inizia sempre prima, inconsapevolmente, si pensa di poter smet-
tere quando si vuole e non si smette più. E' questo quello che non
capiscono molti ragazzi, il fatto che diventi schiavo a vita del tabac-
co. A volte succede che dalla semplice sigaretta si passa a cose più
pesanti. Io penso che per essere accettati, non c'è bisogno di sem-
brare grandi agli occhi degli altri ma, si deve essere semplicemente
se stessi; se una persona è bella dentro, i suoi amici gli vorranno
bene per quello che è. Il parere della gente non conta, perché le per-
sone, in generale, criticheranno sempre e comunque
L
I giovani nel 2011
- Di Angela Fierro
3a Informatica
5
MERCURIUS
Periodico dell’ITIS “Sen.Aristide Merloni”
nato come POF dal 2000
Dal Quotidiano all’Esame di StatoEDITORE
Dirigente Scolastico
Giancarlo Marcelli
DIRETTORE RESPONSABILE
Marco Galli marcogalli@itismerloni.it
COORDINATORE EDITORIALE
Nicola Vescovo
IDEAZIONE GRAFICA
Marco Galli
IMPAGINAZIONE E GRAFICA
Erminia Stroppa Marco Galli
OTTIMIZZAZIONE ESTAMPA
Erminia Stroppa
DISTRIBUZIONE
Redazione Mercurius
REDAZIONE
presso l’ ITIS
“Sen.Aristide.Merloni”
Largo S.D’Acquisto 2,60044 FABRIANO (AN)Tel. 0732 2322 Fax. 0732 629047
email: info@itismerloni.itsito: www.itismerloni.it
LA REDAZIONE
El Qandyly Hayat 3A Inf.Fierro Angela 3A Inf.Porfiri Sara 3A Inf.Ciabattoni Naomi 3A Inf.Martina Lippolis 3A Chim.Baroni Gianluca 2BBurzichelli Mirko 2BLorenzo Mondaini 5A Inf.Nicola Vescovo 5A Chim.Giulia Luciani 5A Chim.Giorgio Serri 4A Chim.
Il gps dei
vichinghi partirono dal nord Europa per arrivare sino in America; gli studiosi si
chiedono come sia stato possibile arrivare in un continente così distante, senza mai
perdere la rotta? Un gruppo di ricercatori dell'università di Rennes ci fornisce una
spiegazione dal punto di vista scientifico. Quando il cielo era sereno, i navigatori si
affidavano alle stelle; per non sbagliare rotta bastava conoscere dettagliatamente i
venti, le correnti, le maree. Quando invece il tempo era perturbato, usavano la "sun-
stones", "pietra del sole", un misterioso minerale capace di individuare la posizione
del sole. Lo studioso francese Guy Ropart sostiene che la leggendaria pietra del sole
non era altro che spato d'Islanda, un cristallo di calcite trasparente. Minerale molto
comune in Scandinavia e ancora in uso oggigiorno in alcuni strumenti ottici. Questo
minerale polarizza la luce del sole e ha la proprietà della doppia rifrazione. Ruotando
permetteva di individuare con buona precisione la posizione del sole, anche quando
non si vedeva. A rafforzare la teoria di questa equipe di studiosi è stata proprio il
ritrovamento di questa pietra su una nave affondata nel 1592, nei pressi dell'isola di
Aderney. Seppur di principi diversi, il cristallo di calcite è considerato l'antenato
antico del gps.
Fondatore Marco Galli
I
vichinghi
IL MESSAGGERO DEGLI DEI
- di Giulia Luciani 5A Chimica
6
l giorno 4 giugno 2011, la classe seconda C si è recata,
accompagnata dai prof.ri Giuseppe Postacchini e Andrea
Simone, presso il Centro Islamico della Sunna di Fabriano.
I partecipanti all'iniziativa hanno avuto la possibilità di
incontrare e confrontarsi con una diversa cultura, per cono-
scere in modo più approfondito, la realtà dei propri amici e
compagni di classe mussulmani. I ragazzi sono stati accolti
dall' Imam ("capo"della moschea) fabrianese El Qandyly
Mustapha, da quello anconetano Dachan Door Mohamed,
in compagnia della propria figlia Asmae e dall' Ingegner
Khalid.
Entrando in moschea, i ragazzi si sono necessariamente
dovuti togliere le scarpe, questo come segno di umiltà verso
Dio. Asmae ha accompagnato gli studenti in questo breve
viaggio attraverso la cultura mussulmana, inizialmente
spiegando il significato della parola Sunna, ovvero "tradi-
zione del profeta".
In seguito, ha mostrato le caratteristiche architettoniche
della moschea, luogo di costernazione , dove l' arredamen-
to è semplice; costituito principalmente da tappeti allinea-
ti in fila, su cui i credenti una volta preso posto , andranno
a pregare, costituendo un corpo unico. L' Imam è posizio-
nato sul "mimbar" ( una sorta di scala con in cima una pol-
trona ) da cui recita il proprio sermone. Gli uomini solita-
mente si posizionano nelle prima file, mentre le donne si
sistemano dietro. In questo luogo, proprio per le donne, è
stata creata una sala apposita, munita di collegamento
audio-video, dove possono pregare in piena libertà. L' islam
è fondato su 5 pilastri fondamentali e ogni credente è tenu-
to a rispettarli, nei limiti delle proprie possibilità.
I precetti sono : - Fede assoluta in Allah - La preghiera che
à il momento d' incontro con Dio, da ripetersi almeno 5
volte al giorno - il Ramadan che è il mese della purificazio-
ne - La decima, una sorta di tassa che responsabilizza la
distribuzione del denaro fra i poveri - Il pellegrinaggio alla
Mecca, almeno una volta nella vita ( solo per chi è in con-
dizioni di poterlo affrontare sia economicamente che in
salute).
Asmae ha spiegato inoltre che il perno della società islami-
ca è il matrimonio e di conseguenza la famiglia; tanto che
è tradizione chiamare i figli con il nome dei suoceri. Il
prof.ssor Postacchini ha fatta una domanda a proposito
dell'intesa politica ai tempi dell'edificazione; la risposta è
stata deludente perché, in passato alcune leggi favorivano
la libertà di culto, secondo le tradizionali della propria reli-
gione, mentre andando avanti con il tempo, si è verificata
una regressione. In conclusione, per quanto riguarda l' inte-
sa politica, ci sarà da aspettare ancora molto.
UNA GIORNATA
I
DI Hayat El Quandyly 3A INF.
IN MOSCHEA
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Il lavoro multimediale "Unici ed Uguali"realizzato per Intercultura dall'Istituto
Merloni, fortemente voluto dal Dirigente Scolastico è stato scelto e selezionato, insieme ad unvideo dell'istituto Rossellini di Roma, per un forum di discussione tematico, all'interno del festi-val. L'appuntamento sarà condotto da un rappresentante istituzionale della politica o del Miur.
Diregiovani.it è un prodotto informativo multimediale pensato per i giovani, a loro dedicato e in cui loro sono protago-nisti. Ideato e realizzato dall'Istituto di Ortofonologia, si colloca all'interno del progetto multisettoriale "Giovani domani".Il Portale è nato con l'obiettivo di raggiungere i ragazzi, farli comunicare tra di loro e con il mondo degli adulti e di avvi-cinarli, utilizzando il loro linguaggio e la loro modalità espressiva, alle buone pratiche.
Presentazione Video ITIS ARISTIDE MERLONI DI FABRIANO Dott.ssa Valentina Colella
IL VIDEO INIZIA CON DELLE IMMAGINI DI GUERRA E VIOLENZA A DISCAPITO DI MINORANZE ETNICHE E POPOLAZIONIDISAGIATE. SI CONCLUDE ILLUSTRANDO IL CONCETTO DI PACE E TOLLERANZA NEI CONFRONTI DI TUTTI GLI UOMINI.4 RAGAZZI DELL'ISTITUTO PROVENIENTI DA DIVERSI PAESI COLLABORANO TRA LORO E PROMUOVONO IL CONCETTODI PACE E TOLLERANZA ATTRAVERSO LO STUDIO E LA DIFFUSIONE DI CULTURE DIVERSE.
Quando ci sono temi forti in ballo, è naturale che scatenino emozioni o pareri: dai più soft ai più contrastan-ti, se non rabbiosi…come risposta. Ne accenniamo un passo, firmato da un nickname, dopo un primo invioda parte della stessa persona, dell'intero discorso all' Onu del Presidente iraniano Ahmadinejad in data 22-09-2011:nemo profeta 30 settembre 2011 21:14 Bravi piccini ringraziate l'ONU, USA ed israele per la pace e la democrazia nel mondo, dal 1948 ad oggi: - Massacro dei Coreani,per mezzo degli americani - massacro dei Vietnamiti, per mezzo degli americani - massacro degli Egiziani, per mezzo degli ebreiisraeliani - massacro dei Palestinesi,per mezzo degli ebrei israeliani - massacro degli Iraniani, per mezzo degli Iracheni - massacrodegli Iracheni, per mezzo degli americani - massacro degli afghani, per mezzo di americani ed europei - massacro dei Libici, permezzo di americani ed europei. Questi sono, sino ad oggi, gli otto principali Olocausti procuratici democraticamente dall'ONU dagliUSA e da israele, Dio li maledica in eterno. Amen
Risposta della RedazioneIn un progetto recente della Provincia di Ancona, denominato "Adotta Un Conflitto", abbiamo parlato di guerre dimenticate, delleingiustizie planetarie a livello economico e militare e della Riforma dell'ONU. Avremmo davvero piacere se sfogliaste il libro illustra-to creato per l'occasione. Il suo nome è 'PAN e si trova all'indirizzo a lato. Grazie.http://www.percorsidipace.net/system/files/img/files/Fabriano_Merloni_PAN.pdf
DAL 09 AL 12NOVEMBRE 2011
PALAZZO DEI CON-GRESSI ROMA
DIRE GIOVANI DIREFUTURO
IL FESTIVAL DELLEIDEE
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Nazionale
vevano avvertito ma nessuno si è curato di ascoltare le loro parole, ed ora ne paghiamo le conseguenze. Sabato 15 ottobre, durante lo
svolgimento della manifestazione degli Indignati italiani nella capitale, un gruppo di persone ha rovinato il corteo devastando tutto, provocan-
do un'ingente quantità di danni e di feriti. Sono i black bloc, gli stessi che nel luglio 2001 misero in ginocchio Genova durante il G8. Erano
all'incirca 1000, vestiti rigorosamente di nero, indossavano caschi, passamontagna e protezioni ed erano armati fino ai denti. Una vera e pro-
pria guerriglia quindi ha preso vita tra le vie di Roma, mettendo in secondo piano le vere ragioni per le quali centinaia di migliaia di persone,
nelle più importanti capitali del mondo, erano scese in piazza: per dire basta alla crisi economica, alla disoccupazione e al precariato. Entrando
nei fatti della giornata, l'incubo ha inizio con l'assalto, da parte dei "neri", ad un piccolissimo supermarket dal nome Elite Market in Via Cavour.
Da lì in poi, il caos prende il sopravvento, vengono assaliti e distrutti tutti i simboli che, secondo il loro pensiero anarchico, anticapitalista e no
global, simboleggi il "capitale": banche, uffici postali, sedi di vari ministeri e inoltre vengono anche bruciate decine di auto di comuni cittadini,
a testimonianza di quanto possano essere ignoranti e violenti gli artefici di questo scempio. Con il passare delle ore il "blocco nero" si sparge
e si ingrandisce come una macchia d'olio, tanto che le forze dell'ordine sono costrette ad intervenire nei pressi di Via Labicana ed in un atti-
mo iniziano gli scontri. La polizia cerca di isolare ed accerchiare il gruppo ma è troppo tardi, i guerriglieri sono troppi, troppo armati e trop-
po violenti. Volano sanpietrini, molotov, bombe carta e fumogeni; lo scenario è terribile e i manifestanti pacifici non smettono di ripetere come
si stanno brutalmente rivivendo i tragici fatti di Genova. I violenti avanzano con la forza, fino ad arrivare a Piazza San Giovanni, dove avrà
luogo la parte più cruenta della guerriglia. Un blindato viene assalito e dato alle fiamme, un ragazzo viene investito in retromarcia da un mezzo
della polizia. Le forze dell'ordine non riescono a far evacuare dalla piazza la testa del corteo degli Indignati che, finita nella morsa degli scon-
tri, sta facendo lievitare il numero dei feriti. Gli scontri andranno avanti fino alle 19 e, per tutto il resto della notte, in altre vie secondarie. Alla
fine della giornata si conteranno più di settanta feriti, tra cui solo trenta tra le forze dell'ordine e circa due milioni di euro di danni provocati.
Il centro della città è devastato e le povere persone che hanno passato quei terribili momenti pieni di paura e ansia sono da una parte dispe-
rati ma dall'altra furiosi, soprattutto per come sono stati gestiti gli eventi. In effetti, se ci si pensa bene, l'intersecarsi di alcune circostanze,
come l'esplicito ritardo dell'intervento delle forze dell'ordine, fa riflettere e tanto. Viene da domandarsi: cosa o chi ha spinto a ritardare così
tanto l'intervento delle forze dell'ordine? Forse perché a qualcuno faceva comodo che i black bloc deviassero e di fatto annullassero la mani-
festazione? Sono solo supposizioni, ma sicuramente una vena di verità c'è. A testimoniarlo, le parole rilasciate al quotidiano la Repubblica, da
un black bloc presente in piazza durante gli scontri: "Noi non ci siamo nascosti. Il Movimento finge di non conoscerci. Ma sa benissimo chi
siamo. E sapeva quello che intendevamo fare. Come lo sapevano gli sbirri. Lo abbiamo annunciato pubblicamente cosa sarebbe stato il nostro
15 ottobre. Tutti sapevano cosa volevamo fare." Parole che parlano da sole, che scottano. Parole non prive di significato. Parole che pongo-
no al centro del ciclone, un organo su cui discutere in questo caso specifico, la polizia.
Una macchia nera nel cuore
A
DI Lorenzo Mondaini 5A INF.
della capitale
9
Esteri
'ultimo argomento estero che mi ha colpito maggiormente, è stato
quello della questione libica. Tutto ha avuto inizio l'estate scorsa, con
l'allerta e l'ansia, da parte di tutti i giornalisti inviati dalle tv e testate
giornalistiche in Libia, alla notizia di aerei partiti da varie basi europee.
Lo scopo della missione era, non solo bellico, ma umanitario. Il colonnel-
lo e capo del governo Gheddafi, l' aveva in qualche modo "accesa" con
le sue violenze e quindi l'obiettivo è stato da subito quello di annientar-
lo; anche se la cosa non è rimasta top-secret, a livello pubblico e ufficia-
le. Il Rais, essendo un dittatore, ha ucciso continuamente ribelli-patrioti
e civili, con lo scopo di avere il predominio su tutto e tutti. Coloro che
non rispettavano le sue regole, finivano puniti con la morte o pene dolo-
rose. Le informazioni, dai canali dei diversi mezzi di comunicazione,
sono però durate quanto..?.. una settimana?... due? Poi non si è senti-
to più nulla, il caso è stato messo quasi a tacere. L'argomento rincomin-
ciava ad aleggiare, di tanto in tanto, a venir fuori, soltanto per continua-
re a dire che erano stati uccisi altri civili innocenti del posto, oppure altri
rari casi medesimi. Soltanto con la cattura di Gheddafi, la notizia è rie-
mersa fuori completamente . Uno scoop mediatico che quei 2, 3 giorni
hanno esaltato, ripetuto, ripresentato in continuazione i momenti del
blitz: l'assassinio del Colonnello, le reazioni delle folli libiche e del CNT,
Consiglio Nazionale di Transizione, dopo la fine del dittatore e la morte
di alcuni suoi familiari. A me sorgono diverse domande, pensando a tutto
ciò, sopratutto: siamo sicuri che sia veramente lui e che non sia un suo
"sosia"? (perché anche Bin Laden è stato ucciso molte volte, ma non era
mai lui in verità..) E se fosse tutta una messa in scena per cercar di sosti-
tuirlo con un altro politico o personaggio del suo pari? Ora, a questo
Paese che cosa succederà? La guerra è finita? Indiranno davvero libe-
re elezioni per la formazione di un nuovo governo? Dittatura o democra-
zia? E soprattutto: gli altri paesi, cosi amici della Libia sino a "ieri", hanno
davvero agito per solidarietà verso il popolo inerme o per abbattere il
regime, alfine di riuscire in qualche modo a mettersi in fila di corsa, per
accaparrarsi il più possibile, insieme agli altri alleati della missione, le
grandi ricchezze; in primo luogo petrolio e gas? Mi viene da dire che, ci
sarebbe da aprire un lungo dibattito, anche perché mi domando: "Ma i
seguaci di Gheddafi.. possibile che non si rifacciano vivi? Si sono dati per
sconfitti cosi facilmente?". Io non credo alle cose troppo facili e penso
che prima o poi qualcosa riaccadrà.
E IL REGNO DI
L
GHEDDAFI?...
- di Naomi Ciabattoni 3A Inf.
11
ome tutti gli anni, la Regione
Marche mette a disposizione delle
scuole del territorio, borse di studio
Leonardo; il nostro Istituto Tecnico
Industriale Merloni ha da sempre par-
tecipato e nella scorsa edizione, ovve-
ro nell'anno scolastico 2010/2011 sono
stati coinvolti 11 studenti, con destina-
zione Granada (Spagna).
Dopo il lavoro di selezione, il gruppo è
partito per tre settimane a Maggio. La
Provincia di Ancona ha affidato l'or-
ganizzazione di questo progetto ad un
agenzia di studio riconosciuta a livello
europeo, che ci ha seguiti, ci ha fatto
trascorrere delle giornate piacevoli,
dense di grammatica e cultura spa-
gnola.
Nella prima settimana, abbiamo rice-
vuto una preparazione linguistica per
dialogare nella famiglia ospitante e al
di fuori, come nei negozi, con altri stu-
denti e in qualsiasi altro momento sul
posto. Nelle altre due settimane inve-
ce, siamo stati indirizzati in aziende
locali, le quali ci hanno permesso di
compiere degli stage inerenti al nostro
corso di studi.
In questa permanenza in Spagna, non
sono state poche le difficoltà incontra-
te soprattutto nella lingua che, seppur
similare alla nostra, risulta comunque
facile da comprendere ma difficile da
parlare; tuttavia facendo anche qual-
che figuraccia, siamo riusciti a "soprav-
vivere" in una bellissima città ricca di
cultura, accogliente, scherzosa, colora-
ta, vivace e insomma molto piacevole
per degli studenti appena maggioren-
ni.
Vivere in famiglia, parlare con persone
nelle strade, ha migliorato giorno
dopo giorno il nostro lessico e ci ha
dato modo di passare da discorsi base
a discorsi articolati, permettendoci di
presentarci, di parlare della nostra
famiglia, di parlare della nostra scuo-
la, di parlare dei nostri costumi e sono
così passati tanti pomeriggi e tante
serate. La parte dello stage sicura-
mente ci ha attratti ancor di più, poi-
ché per molti è stata la prima occasio-
ne di lavoro. Svegliarsi a una determi-
nata ora per prendere il pullman, tro-
varsi sul posto a una determinata ora,
relazionarsi con altre persone, ci ha
aperto uno spiraglio di conoscenza nel
mondo del lavoro. Le pagine studiate
a scuola, i principi teorici, gli enunciati
scientifici, da un giorno all'altro, li
abbiamo potuti mettere in pratica.
Però la permanenza a Granada non è
stata solo studio e impegno. Sono stati
molti anche i momenti passati negli
accoglienti bar i quali, per ogni bevu-
ta, ti offrivano gratuitamente quelle
che in gergo locale vengono definite le
tapas: assaggini salati. Abbiamo tra-
scorso un pomeriggio al mare, alla
plaia spagnola, con un'acqua limpida
e trasparente che risaltava la bellezza
del tratto di costa circostante.
Inizialmente il confronto con altri modi
di fare non è stato semplice, poi l'inte-
grazione ci ha portati a conoscere uno
stile di vita che non è peggiore del
nostro, ma semplicemente diverso.
Infatti il dilemma è stato riuscire a
convivere con gli orari degli uffici e dei
negozi che sono differenti da quelli in
Italia. Le persone del posto si svegliano
più tardi e fino alle 10 è tutto molto
tranquillo; la sera anche dopo le 21, la
città è tutto una festa.. Molto attiva è
la vita notturna: a qualsiasi ora ti trovi
in strada, è sempre il momento di una
bevuta e di una chiacchierata con gli
amici.
Forse la cosa che ci ha storditi per tutta
la permanenza, è stata un' alimenta-
zione diversa che non ci ha dato l'op-
portunità di pasta e pizza per tre set-
timane. Di contro, abbiamo "assapo-
rato" brodaglie di vario genere, che
tuttavia erano commestibili, anzi alla
fine dei conti, qualche piatto era
anche gradevole. Però la cucina italia-
na è sempre la migliore del mondo.
Il 25 Novembre 2011, in questo nuovo
anno scolastico, noi studenti ci siamo
recati in Ancona, per venire a contat-
to con tutti gli studenti delle scuole
superiori, che hanno vissuto il bel pro-
getto "Leonardo Da Vinci". In questa
giornata, dopo la visione dei vari video
realizzati dagli stessi studenti e la pre-
miazione degli elaborati migliori, c'è
stato un momento conclusivo per i
saluti.
A distanza di mesi da questa esperien-
za, noi ragazzi abbiamo appreso
ancor di più che opportunità è stata
questa: un'esperienza che andrà ad
arricchire il nostro curriculum Vitae; un
perito informatico, un perito chimico,
un perito meccanico che, oltre a cono-
scere l'inglese, ha una certa padro-
nanza dello spagnolo, lingua molto
parlata e diffusa, non solo in Spagna
ma anche in altri punti del mondo
come il Sudamerica, ha delle chances
in più.
Un ringraziamento speciale va alla
Provincia, alla scuola, al nostro
Preside, che acconsente sempre a que-
sto tipo di attività e ai due referenti
accompagnatori, Giacomo Scortichini
ed Emanuela Cucchi, che si sono assun-
ti la responsabilità di undici ragazzi,
non per diciotto ore settimanali, ma
addirittura per tre settimane, giorno e
notte. Se abbiamo potuto prendere
parte a questa avventura didattica, è
stato quindi anche merito loro.
C
- Di NIcola Vescovo 5 a chim.
LEONARDO in SPAGNA
10
12
'evento è stato organizzato dal Fondo
Andaluso dei Municipi per la Solidarietà
Internazionale (FAMSI), dall'Iniziativa ART
dell'UNDP (Programma delle Nazioni Unite per
lo Sviluppo), dal Servizio per l'impiego del
Governo Regionale Andaluso e in collaborazio-
ne con la Provincia di Siviglia e il Comune di
Siviglia. Anche l'IIS Merloni-Miliani è stato invita-to, data la partecipazione ai lavori preparatori
della sessione di Foligno di inizio estate, deci-
dendo però di seguire, dalla sede della scuola.
i resoconti delle tre giornate.
Il Primo Forum Mondiale delle Agenzie per lo
Sviluppo Locale, che FELCOS Umbria sta pro-
muovendo in Italia in accordo con gli organizza-
tori, si propone di sviluppare un processo di
riflessione sullo sviluppo locale che, a partire
dalle esperienze concrete dei protagonisti, per-
metta di sviluppare un pensiero condiviso e un
lavoro in rete, finalizzato alla costruzione di
nuove strategie di sviluppo locale, adeguate al
contesto globale attuale e basate su un approc-
cio umano, solidale e sostenibile.
Al Forum hanno partecipato rappresentanti
delle Agenzie di Sviluppo Locale, dei differenti
livelli di governo, delle istituzioni e di attori di
numerosi paesi, con una presenza stimata di
circa 1000 persone.
Il primo Forum Mondiale delle Agenzie per lo
Sviluppo Locale s'inserisce in un progetto di
grande rilevanza a livello internazionale che
intende suscitare una riflessione sul contesto
attuale, sulle strategie di sviluppo locale e sulla
loro portata, attraverso un'analisi critica e
un approccio costruttivo di proposte di azione
per il futuro.
Seguendo un'ambiziosa agenda di lavoro, è
stato organizzato un appuntamento di tre gior-
ni rivolto ad agenzie di sviluppo locale, governi
ed enti locali, regionali e nazionali, provenienti
da tutti i continenti. Quest'incontro ha voluto
rappresentare un punto di svolta in un proces-
so partecipativo di creazione di conoscenza,
elaborazione d'idee e proposte d'azione; pro-
cesso cominciato un anno e mezzo fa e che
aspira a proseguire in futuro.
Un grazie al Sig.re Joseph Flagiello, Presidente
FELCOS Umbria da parte della REDAZIONE
L
Primo Forum Mondiale delle
Agenzie di Sviluppo Locale
"Territorio, Economia e Governance Locale: nuovi sguardiin tempi mutevoli".
5 / 7 ottobre 2011 Siviglia SPAGNA
13
“Consigliato” da Mercurius- il Messaggero degli Dei
chi afferma che il giornalismo vero, quello fatto con la suola
delle scarpe, come si dice in gergo, non trovi più spazio in Italia,
l'autore Gerardo Adinolfi con il libro "Dentro l'inchiesta-L'Italia
nelle indagini del reporter " risponde portando diversi esempi in
senso contrario: è cambiato il modo di fare inchieste e sono cam-
biati i canali su cui è possibile veicolarle, ma questo essenziale
esercizio di democrazia oggi resiste e cerca spazi nuovi per espri-
mersi. Quando e dove è nato il giornalismo d'inchiesta? Se alcuni
studiosi fanno risalire la nascita del giornalismo investigativo al
Settecento inglese, altri ritengono invece che sia nato con il cele-
bre J'accuse di Emile Zola, che denunciava le irregolarità commes-
se nel processo Dreyfus. L'autore mette in risalto, quale che siano
il luogo e la sua data di nascita, il nesso che vi è tra giornalismo
d'inchiesta libero da condizionamenti, da una parte e stato di dirit-
to, democrazia e insieme esigenza di proteggere le minoranze, dal-
l'altra. Il maggior merito del saggio di Adinolfi è quello di guardare
le inchieste dal di dentro, come suggerisce appunto il titolo. Si
parte dalla fase istruttoria che necessariamente deve precedere
quella operativa. L'autore ricostruisce i diversi modi in cui i gior-
nalisti reperiscono le informazioni e come curano il rapporto con
le fonti. Attraverso l'uso del computer e di Internet si ha la possi-
bilità di utilizzare database per la ricerca di dati, di utilizzare soft-
ware per ordinarli, di effettuare ricerche on line. Il computer assisted reporting, diffuso soprattutto negli Stati Uniti, più che semplice strumen-
to a disposizione del giornalista, è lo strumento con l'aiuto del quale vengono condotte oggi importantissime indagini e portate alla luce notizie
difficilmente reperibili con i metodi tradizionali. Dai libri al web e alla televisione, l'inchiesta cerca nuovi spazi. D'altra parte, negli ultimi anni il
giornalismo investigativo ha trovato spazi e forme nuove: è nato il giornalismo partecipativo, si sono diffusi blog e social network. L'interessante
saggio di Gerardo Adinolfi si chiude con una riflessione che individua nella mancanza di una forte etica pubblica la causa degli scarsi effetti che
lavori di grande valore dovrebbero suscitare, in termini di presa di coscienza e attivismo in senso democratico. Gli editori preferiscono investi-
re sulle soft news o sulle notizie suscettibili di essere spettacolarizzate, piuttosto che sulle inchieste, che stanno diventando ormai sempre più
un prodotto di nicchia. Alle nuove generazioni la speranza di verità, tramite l'unico strumento degno:l'indagine sul campo.
INCHIESTA
INCHIESTA
A
INCHIESTA
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n avvocato italiano, l'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato,sta preparando una denuncia al Tribunale internazionale penale dell'Ajaperché, a suo dire, pur sapendo che era in preparazione l'attentato alleTwin Towers, la Cia non fece nulla per fermarlo. Oltretutto, secondo il pre-sidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, che a suotempo indagò sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, che ora assiste lafamiglia come avvocato, titolare dell'inchiesta sull'attentato al Papa inPiazza San Pietro e già presidente della Commissione ParlamentareAntimafia, su Twin Towers e Pentagono le autorità USA hanno dato spie-gazioni ufficiali fuorvianti. Non è il primo caso di aderenti alla teoria delcomplotto per l'attentato dell'11 settembre 2001. Insieme al noto giudice,sono molte le persone, che hanno studiato meticolosamente la questione,giungendo alla conclusione con una sconvolgente verità.I sostenitori delle teorie del complotto interno partono dall'osservazionedel crollo dei due grattacieli: le Torri Gemelle sono cadute perché è crol-lata la base, per cui, obiettono ai documenti ufficiali, gli edifici sarebberostati minati con cariche di esplosivo nascoste in segreto in diversi piani."Tutti sanno che nessun grattacielo a struttura d'acciaio è mai crollato pereffetto delle fiamme - scrive ad esempio Kevin Ryan sul sito Internet'Journalof911studies. com' (uno dei quartier generali delle teorie alterna-tive) - Eppure quel giorno sarebbero avvenuti, ci si vuole fare credere, bentre esempi di questo fenomeno mai visto".Oltre alle Torri Gemelle crollò infatti l'11/9 anche un edificio più piccolo, ilWTC7, mai sfiorato dagli aerei. Il fisico Steven Jones, un professore dellaBrigham Young University, ha fatto una serie di approfondite ricerche sullameccanica del crollo delle Torri Gemelle, giungendo alla conclusione chenon può essere stato causato solo dall'impatto dei due aerei dirottati daiterroristi di Al Qaida.
Il filosofo e scrittore David Ray Griffin, è convinto che la strage sia stata"guidata e segretamente protetta" dalle autorità Usa "per giustificare laloro agenda globale". Mentre la 'Commissione 11/9' afferma che ilPentagono venne colpito da un velivolo dirottato alle 9.37 del mattino, adesempio, gli orologi del Pentagono si sono bloccati, nell'area colpita, alle9.32. Come giustificare la differenza? Secondo le teorie alternative l'esplo-sione al Pentagono è stata causata da un ordigno interno o da un missileCruise. Le dimensioni della breccia sono di 20 metri mentre le ali di unBoing 757 sono lunghe 38 metri.Un prezioso riassunto delle tesi cospirazioniste e delle spiegazioni ufficia-li di quanto è accaduto negli Usa l'11 settembre del 2001 si trova sul sitointernet della Bbc, nello spazio del cosiddetto News Magazine(http://www.bbc.co.uk/news/magazine-14665953). Vengono messe aconfronto le risposte che alle principali domande sull'accaduto fornisconoi sostenitori della cospirazione e le spiegazioni contenute nelle principaliinchieste: quelle della National Commission on Terrorist Attacks Upon theUnited States, meglio nota come 9/11 Commission, e del National Instituteof Standards and Technology.Perché gli aerei dirottati non sono stati intercettati, perché le Torri Gemellesono crollate così velocemente, come ha fatto un aereo guidato da undilettante ad arrivare indisturbato fino al Pentagono, dove è finito l'aereoUnited Airlines 93 e perché l'Edificio 7 del World Trade Center è crollatopur non essendo stato colpito? Per chi volesse leggere materiale sull'ar-gomento, esiste nella rete una vastissima proliferazione di siti, con unnutrito numero di verbali tecnici, disegni, fotografie e materiale sfuggito alcontrollo delle autorità o requisito subito dopo la tragedia.
Marco Galli
U
"Sapevano dell'11
settembre"
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casi di abbandono di neonati sono, ahimè, molto frequencasi di abbandono di neonati sono, ahimè, molto frequen--
ti, troppo frequenti, anche se purtroppo ne sentiamo parlareti, troppo frequenti, anche se purtroppo ne sentiamo parlare
solo sporadicamente, quando la realtà ci mette di fronte asolo sporadicamente, quando la realtà ci mette di fronte a
vicende eclatanti, terrificanti, disumane. Una volta i bambinivicende eclatanti, terrificanti, disumane. Una volta i bambini
venivano abbandonati davanti alla chiesa, quasi a volerlivenivano abbandonati davanti alla chiesa, quasi a volerli
lasciare "nelle mani di Dio"; adesso, purtroppo, sono più getlasciare "nelle mani di Dio"; adesso, purtroppo, sono più get --
tonati i secchi dell'immondizia e gli angoli delle strade, luotonati i secchi dell'immondizia e gli angoli delle strade, luo --
ghi lontani da qualsiasi appiglio, dalla speranza, dalla vita. Inghi lontani da qualsiasi appiglio, dalla speranza, dalla vita. In
Italia sono circa 3mila all'anno i neonati abbandonati e ritroItalia sono circa 3mila all'anno i neonati abbandonati e ritro --
vati (alcuni anche morti): il 73% è figlio di italiane, il 27% divati (alcuni anche morti): il 73% è figlio di italiane, il 27% di
immigrate, prevalentemente tra i 20 e 40 anni; le minorenniimmigrate, prevalentemente tra i 20 e 40 anni; le minorenni
risultano solo il 6%. Spesso questi episodi sono dovuti a casirisultano solo il 6%. Spesso questi episodi sono dovuti a casi
di depressione post partum, ma anche a problemi economicidi depressione post partum, ma anche a problemi economici
della donna, magari sola e maltrattata. Eppure ci sono tantedella donna, magari sola e maltrattata. Eppure ci sono tante
valide alternative.. Infatti, la legge italiana (e non solo) comvalide alternative.. Infatti, la legge italiana (e non solo) com --
prende norme per il diritto alla vita del neonato e allo stesprende norme per il diritto alla vita del neonato e allo stes --
so tempo per il diritto della madre all'anonimato. Dopo ilso tempo per il diritto della madre all'anonimato. Dopo il
parto la mamma può lasciare il neonato in ospedale e ha 10parto la mamma può lasciare il neonato in ospedale e ha 10
giorni di tempo per decidere se riconoscerlo; se questo nongiorni di tempo per decidere se riconoscerlo; se questo non
avviene, il bambino viene dichiarato adottabile. Ciò permetteavviene, il bambino viene dichiarato adottabile. Ciò permette
di assicurare al piccolo le dovute cure e assistenze, nonchédi assicurare al piccolo le dovute cure e assistenze, nonché
una futura famiglia. In tal modo, anche la partoriente è tuteuna futura famiglia. In tal modo, anche la partoriente è tute --
lata legalmente, perché, in casi diversi, è un reato perseguilata legalmente, perché, in casi diversi, è un reato persegui --
bile penalmente. Infatti, l'art. 591 del Codice Penale italianobile penalmente. Infatti, l'art. 591 del Codice Penale italiano
prevede la pena della reclusione da uno a sei anni, se dall'abprevede la pena della reclusione da uno a sei anni, se dall'ab --
bandono di un minore derivi una lesione personale e, se dalbandono di un minore derivi una lesione personale e, se dal
fatto ne derivi la morte, la pena va dai tre agli otto anni difatto ne derivi la morte, la pena va dai tre agli otto anni di
reclusione. Quindi chi decide di non tenere con sé il proprio reclusione. Quindi chi decide di non tenere con sé il proprio
figlio deve sapere che può mettere al sicuro il bimbo senzafiglio deve sapere che può mettere al sicuro il bimbo senza
alcun rischio. Purtroppo però, nonostante esistano una lungaalcun rischio. Purtroppo però, nonostante esistano una lunga
serie di disposizioni, di tutele e di strutture sanitarie cheserie di disposizioni, di tutele e di strutture sanitarie che
consentono il parto in pieno anonimato, sono ancora frequenconsentono il parto in pieno anonimato, sono ancora frequen--
ti le tragedie di questa tipologia , o addirittura l'infanticidio.ti le tragedie di questa tipologia , o addirittura l'infanticidio.
Questo fa pensare ad una cattiva conoscenza delle norme daQuesto fa pensare ad una cattiva conoscenza delle norme da
parte della donna che forse, nella maggioranza dei casi, nonparte della donna che forse, nella maggioranza dei casi, non
sa delle possibilità e delle garanzie che le vengono offerte.sa delle possibilità e delle garanzie che le vengono offerte.
Per qualsiasi informazione e per ricevere assistenza siaPer qualsiasi informazione e per ricevere assistenza sia
prima che dopo il parto, ci si può rivolgere al Comune di resiprima che dopo il parto, ci si può rivolgere al Comune di resi --
denza, ai centri di assistenza, ai consultori e alle numerosedenza, ai centri di assistenza, ai consultori e alle numerose
associazioni che si occupano di dare sostegno, anche psicoassociazioni che si occupano di dare sostegno, anche psico --
logico, a queste donne. Per il parto in anonimato invece,logico, a queste donne. Per il parto in anonimato invece,
basta recarsi in ospedale, nei reparti di ginecologia ed ostebasta recarsi in ospedale, nei reparti di ginecologia ed oste --
tricia, o rivolgersi alla Asl. Mettere al sicuro il proprio figliotricia, o rivolgersi alla Asl. Mettere al sicuro il proprio figlio
è l'atto d'amore più grande che, in questo caso, una madreè l'atto d'amore più grande che, in questo caso, una madre
possa fare. E se essere genitori può considerarsi un dovere,possa fare. E se essere genitori può considerarsi un dovere,
la vita è un diritto.la vita è un diritto.
socialesociale
DIRITTO ALLA VITA:
I
Corrispondente Università Bologna
di Giulia Violini
SI ALL'ANONIMATO, SI ALL'INFORMAZIONE, NO AGLI ABBANDONI!
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narrativanarrativa
crive "Fontamara" Ignazio Silone. Nel libro sono riportati alcuni avveni-
menti di Fontamara, piccolo paese di contadini. Il 10 giugno 1929 viene tolta
loro l' elettricità; ignari firmano una petizione che li priva dell' acqua d' irri-
gazione. Berardo Viola parte per Roma in cerca di lavoro. Dopo una settima-
na inconcludente apprende della morte della sua promessa sposa.
Riversatosi in strada, incontra un uomo. Succedono vicissitudini ed un equi-
voco che li porteranno all'arresto. In carcere Berardo viene a conoscenza
del fascismo e della resistenza, decidendo così di diventare un partigiano.
Però muore poco dopo e i fontamaresi decidono di pubblicare un manifesto
antifascista, che disgraziatamente porterà alla distruzione di Fontamara.
Questo determinerà il non ritorno definitivo dei sopravvissuti. Il libro è una
viva testimonianza di ciò che avveniva in Italia durante il periodo del fasci-
smo. Eliminando il contesto storico, trovo nella narrazione, elementi coinci-
denti con la realtà che ci circonda. Fontamara vive un momento di grave
crisi economica, un po' come la stiamo vivendo noi quest' oggi. Le persone,
soprattutto i giovani pur volenterosi, non riescono a trovare un impiego, non
hanno più i mezzi per costruire una famiglia su delle solide basi. I protago-
nisti si ritrovano ad affrontare una situazione di stallo, in cui non vede nes-
suna via d' uscita. Sanno a cosa vanno incontro, ma non sanno come contra-
stare le conseguenze. Anche se i fatti narrati sono accaduti più di ottant'
anni fa, rimangono molto attuali; infatti ci si lamenta della crisi, ma non si sa
come uscirne, non si hanno idee abbastanza valide da innescare una contro
tendenza.. Una delle cose che mi ha sconvolto maggiormente, è la bolla di
sapone in cui vivono i fontamaresi; loro non si rendono assolutamente conto
della realtà nazionale o quanto meno regionale in cui vivono. Sono chiusi
nella loro piccola vita di paese e non sono a conoscenza di ciò che accade al
di fuori di questa, fino a quando Berardo non va a Roma, diviene un partigia-
no e muore. Questo status è dovuto alla totale assenza di cultura e d' istru-
zione (nel testo viene sottolineato più volte che tutti gli abitanti sanno solo
scrivere il proprio nome e a volte nemmeno quello), una delle cause prima-
rie dei loro problemi. Questa mancanza impedisce ai contadini protagonisti
del libro, di contrastare il sopravvento dell'Impresario e anche la loro dipar-
tita. Infatti pur avendo voglia di fare, si ritrovano sprovvisti dei mezzi neces-
sari per controbattere tali attacchi. Accettano in questo modo le condizioni
dei vari patti, tutti ingannevoli, senza esserne a conoscenza dei contenuti,
senza averli compresi, senza rendersi conto che la loro firma su importan-
ti documenti, li distruggerà. Di per se, il pubblicare la morte del loro amico,
non escludendo nessun dettaglio, è un gesto eroico e giusto, ma avrebbero
potuto farlo con un po' più di furbizia. Questo libro mi ha fatto riflettere,
oltre che sulla brutalità dell' epoca fascista, sulla crisi economica e anche
sull'importanza dell' istruzione. La maggior parte degli studenti viene a
scuola pensando di dover fare un piacere ai propri genitori, agli insegnanti
o a chiunque gli intimi di studiare. E' un idea sbagliata, nel senso che si
dovrebbe studiare, non per compiacere gli altri, ma per compiacere se stes-
si. Credo che l' istruzione sia il punto di partenza per un futuro migliore, che
sia il punto di ribalta. In conclusione direi che è un libro interessante da leg-
gere, che spinge alla riflessione.
FONTAMARA
- di Martina Lippolis 3A Chimica
S
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PICTURE SHOW
cinemacinema
orniamo indietro nel tempo di ben 30 anni "The Rocky HorrorPicture Show" è un film del 1975, diretto da Jim Sharman ed inspi-rato al celebre ed omonimo spettacolo teatrale del 1973 di RichardO'Brain. Quest'ultimo appare nel film nel ruolo del maggiordomoRiff Raff. La storia gira tutta intorno a Frank N' Furter (Tim Curry)uno scienziato alieno, travestito e bisessuale. Tutto ha inizio quan-do una giovane coppia, Janet Miss (Susan Saradon) e Brad Majors( Barry Bostwick) vanno a cercare aiuto in un castello, in seguito adun guasto della propria automobile. Si ritrovano così in un conve-gno di transilvani che aspettano di vedere "la creatura" , e futuromarito, di Frank N' Furter, Rocky Horror (Peter Hinwood), un bion-do palestrato niente male. Durante la notte Frank ha rapporti siacon Brad che con Janet, che a sua volta ha avuto un rapporto conRocky Horror . In seguito a questi avvenimenti, tutti si ritrovano nellaboratorio dove vengono pietrificati da Frank, che li userà poi inuno spettacolo teatrale. Il tutto accade per un diverbio. Il "biondi-no" verrà in seguito ucciso dai suoi fedeli collaboratori, Magenta(Patricia Quinn) e Riff Raff , fratelli ed amanti. L'ambientazione ini-ziale del film si svolge in una chiesa e non da neanche lontanamen-te l'idea di quello che ci aspetta dopo; la location è sobria e casta,come nei classici film d'amore. La prima canzone di Brad e Janet mi
ricorda vagamente "Grease", musical ormai cult. Appena la coppiavarca la porta del castello, l'atmosfera cambia totalmente e daromantica e sdolcinata si trasforma in puro stile nightmare. Tuttodiventa eccessivo ed eccentrico; i colori sono allegri e forti, i balli ele canzoni sono senza regole e quasi senza un filo logico preciso,proprio per sottolineare la pazzia dei protagonisti. I personaggistrambi e fuori dal comune, mi fanno venire in mente le creazionidel fotografo David Lachapelle ed in particolare Magenta mi riportaad un set con Uma Thurman. Una delle parti più belle è l'entratatrionfale di Frank N' Furter, creatore di tutto questo, con la canzo-ne "Sweet Transvestite", che a mio avviso è la migliore. Alcune partisono state copiate da Frankestein . Basti vedere quando Riff Raff ,per giunta simile ad Igor , tira le leve del laboratorio per dare vitaalla "creatura". La seconda è quando Frank dice di avere il segretodelle vita nelle proprie mani, celebre frase del dott. Frankestein.Insomma la scena del laboratorio è interamente copiata. La tramanon è molto avvincente, ma neanche scontata. Sono rimasta delusadalla sorte di Frank nel finale. Concludo con una frase che mi è pia-ciuta molto:" Non sognatelo , siatelo !".
- Di Sara Porfiri 3A INFORMATICA
T
THE ROCKY HORROR
18
'ultima registrazione di Janis Joplin,
prima di morire, è una canzone-regalo per
il compleanno di John Lennon, incisa il
primo ottobre 1970. Il quattro ottobre
viene stroncata da un'overdose di eroina.
Quando il nastro arriva a New York a casa
di Lennon, Janis se n'è già andata. Aveva 27
anni. La stessa età in cui sono morti Jimi
Hendrix e Jim Morrison, tutti e tre nel '70:
la tragica santa trinità del rock. Quando
Janis Joplin fa irruzione nell'empireo del
rock, da quello stesso magico palco del festi-
val di Monterey da dove Hendrix ha lasciato
il mondo senza fiato, le donne nel rock in
pratica ancora non esistono. Quarant' anni
dopo la morte, rimane la più grande voce
bianca femminile di questo genere, di stam-
po blues. Janis era nata a Port Arthur, in
Texas: grassottella e brufolosa, era timidis-
sima e già da adolescente era entrata in
conflitto con il perbenismo e la noia della
vita, di una piccola città del sud degli Stati
Uniti. All'università frequenta per un po',
all'inizio dei '60: non ha mai preso una lau-
rea; in compenso si guadagna il titolo di
'uomo più 'brutto del campus'. Quando nel
1963 si trasferisce a San Francisco, la città
cuore della Beat Generation, del Flower
Power e del Rock americano, ha già stabili-
to le due direttrici su cui modellare vita e
musica: le grandi eroine del Blues e i Beat,
Kerouac in testa. La sua prima avventura
professionale è insieme a Big Brother and
The Holding Company. Il primo disco ha
uno scarso successo, ma viene ripubblica-
to sull'onda dei trionfi posteriori. Tutto
cambia dopo Monterey, dove lascia il segno
con una leggendaria versione di 'Ball and
chain' di Big Mama Thornton. Con l'uscita
nel 1968 dell'album 'Cheap thrill', Janis
diventa una delle star assolute della fine
degli anni '60, potendo contare su 'Piece of
my heart', uno dei classici del suo reperto-
rio. Lascia i Big Brother, per formare la
Kozmic Blues Band. Con questo ensemble,
nel 1969 diventa uno dei simboli di
Woodstock, travolgendo un'intera genera-
zione con 'Try (just a little bit harder)' e
incide "I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again
Mama!". La collaborazione finisce presto e
poco dopo, Janis forma The Full Tilt Boogie
Band. Forse è il destino dei grandi, ma lei
muore quando le session del nuovo album
non sono ancora finite. L'eroina perde
improvvisamente la vita in un hotel di Los
Angeles, mentre sta registrando 'Pearl' che,
uscito postumo nel 1971, è il suo disco più
venduto, con la hit più grande della sua car-
riera, la versione definitiva di 'Me and
Bobby McGee'. Tra gli standard immortali
di 'Pearl', c'é anche 'Mercedes Benz', bef-
fardo esempio di satira sociale a cappella,
scritto insieme al poeta Beat Michael
McClure. Janis Joplin è stata cremata al
cimitero del Westwood Village Memorial
Park di Westwood, California e le sue cene-
ri sono state sparse nell' oceano atlantico.
La desolante morte prematura ha stroncato
una carriera che prometteva meraviglie,
ma è stata per Janis il passaporto per il
mito. Già nel 1979 Bette Midler si guadagna
la nomination all'Oscar, grazie alla migliore
protagonista femminile, per la sua interpre-
tazione di 'The rose'. Nei tardi anni '90 il
musical 'Love Janis', partito come produ-
zione off, diventa un successo clamoroso in
cartellone a Broadway; luogo cult che ha
lanciato cantanti come Laura Branigan and
Beth Hart. Di recente, anche il cinema si è
ricordato di lei: mentre da qualche tempo si
parla di una grande produzione, cui è asso-
ciato il nome di Renee Zellweger, nel 2012
è annunciato "The Gospel According to
Janis", con la giovane Zooey Deschanel. Se
esiste un Olimpo della musica, dove gli arti-
sti siedono in grandi troni, mangiano uva e
bevono vino, allora quello è il posto giusto
dove poter incontrare di nuovo Janis,
lassù… tra le divinità immortali, che hanno
cambiato il modo di fare e pensare la musi-
ca.
MUSICAMUSICA
- Di Michele Federici
Diplomato ex 5° A MEC.
L
Janis Joplin
19
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l giorno 23/10/11, mentre si stava svolgendo il motomondiale della moto GP, in un drammatico incidente si è spenta la vita di un grandissimo cam-
pione e idolo per tutti, MARCO SIMONCELLI, soprannominato SIC. Un grande Uomo, un grande professionista, una grande Sensibilità.
Alle ore 10:45 al circuito di Sepang in Malesia, nel corso del secondo giro e precisamente nella curva undici, la moto di SIC ha perso aderenza con
l'asfalto, s i è diretta verso l'esterno sul manto erboso, poi ad un tratto riprendendo contatto con l'asfalto, è rientrata all'interno della pista. Qui è stata
travolta dalle moto di Valentino Rossi e di Colin Edwards. Subito dopo l'incidente, ci sono stati attimi di paura per la vita di questo campione. Purtroppo,
dalle immagini si è capita all'istante la gravità dell'accaduto; il medico, impegnato allo spasimo a salvare questa vita, si è dovuto arrendere, nonostan-
te molti tentativi. A lui è toccato il compito di dare la notizia ufficiale della morte del pilota. Notizia che nessuno al mondo si aspettava di ricevere: ''Sic
è morto''. Il mondo e non solo quello sportivo, è scoppiato in lacrime per la perdita di un grandissimo campione che aveva solo ventiquattro anni. Il
nostro Marco stava solo raggiungendo il suo sogno, il quale era iniziato da piccolo all'età di sei anni. Maledettamente, questa è stata la gara che lo ha
portato sul gradino più alto del podio, il Paradiso. "Ora caro, Sic siamo sicuri che darai filo da torcere a Tomizawa, che morì per il tuo stesso
motivo...Insegna agli angeli ad impennare...".
Riflessione Vera:
Un bambino appena cresciuto che aveva avuto la fortuna di aver fatto della propria passione un lavoro, senza la costrizione del doversi creare un per-
sonaggio artificiale intorno: era simpatico, naturale, e questo bastava perché fosse vicino agli appassionati e a chi tifoso non era. Questo era Marco
Simoncelli. E' orribile morire giovani, ed ancor più terribile lo è quando la Morte giunge nella vita di un ragazzo che probabilmente non si è ancora posto
il problema di morire. Quando la vita di un giovane uomo viene interrotta bruscamente, qualunque ne sia la causa, è comune sentire, durante i funera-
li, le parole del sacerdote pronunciare sommessamente “Non si può morire quando non si è conosciuto il sapore della vita, quando lo si è ancora appe-
na assaporato. Simoncelli ha incarnato in sé, fino alla fine di Sé, il gusto di essere giovani e spericolati, senza perdere di vista il fatto di essere Umani”.
Il campione ha approfittato delle domeniche senza gara per dormire nel lettone dei genitori, non badando ai riflettori sempre addosso, gustando l'es-
sere un ragazzo normale come tanti, forse più fortunato di altri, ma non per questo diverso. La sua camera rimarrà così, una stanza ricca di trofei e
caschi, ma anche di peluche. Non conoscerà la vecchiaia, e neanche la retorica. Non gusterà la vita, ma almeno, si ha la certezza, che avrà assapora-
to il gusto di quel che sarebbe potuto essere.
SPORTSPORT
- DI Gianluca Baroni 2B
Mirco Burzichelli 2B
UN GRANDEUN GRANDEUOMO
I
N. 23 - anno 8°
Dicembre 2011
Lettera ad un figlio
Rudyard Kipling
Se puoi vedere distrutto il lavoro di tutta la tua vita e senza dire una parolaricominciare,
se puoi perdere i guadagni di cento partite senza un gesto e senza un sospiro dirammarico,
se puoi essere un amante perfetto senza che l'amore ti renda pazzo,se puoi essere forte senza cessare di essere tenero e sentendoti odiato non odiare,
pure lottando e difendendoti. Se tu sai meditare, osservare, conoscere,senza essere uno scettico o un demolitore, sognare senza che il sogno diventi il tuo
padrone,pensare senza essere soltanto un pensatore, se puoi essere sempre coraggioso e
mai imprudente,se tu sai essere buono e saggio senza diventare né moralista, né pedante.
Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta e ricevere i due mentitori con fronteeguale,
se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo quando tutti lo perdono.Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria saranno per sempre tuoi sommessi
schiavie, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,
Tu sarai un uomo.
L'Angolo della Crvsca in versi
ILMESSAGGERODEGLIDEI
Promosso dall’Istituto Tecnico Industriale Statale “Sen. Aristide Merloni”
Patrocinio di:
Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili del Comune di Fabriano
www.itismerloni.it
a Tavola della pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani hanno deciso di creare un grandespazio d'incontro, confronto e progettazione attorno a tre parole chiave: pace, lavoro e futuro.
Il Meeting, che si è svolto presso il centro fieristico UmbriaFiere rappresenta:1. un'occasione unica per discutere e approfondire tutti i più scottanti problemi del nostro paese e del mondo;2. una grande Università della Pace;3. l'occasione per riscoprire cosa vuol dire "fare pace" a scuola, nella città in cui viviamo e nel mondo;4. un grande laboratorio politico della società civile responsabile.
I quattromila giovani ed adulti che hanno parteciperanno al Meeting provenivano da ben 114 città di tutte le regioni italiane. Molti di lorosono stati impegnati in un lungo percorso di analisi della manipolazione delle parole e di riscoperta dei valori che sono iscritti nella nostraCostituzione e che devono essere rimessi al centro della nostra vita: nonviolenza, giustizia, libertà, diritti umani, pace e responsabilità.Insieme ai giovani italiani erano presenti anche molti giovani del Mediterraneo che stanno lottando per la libertà, la democrazia e il rispet-to dei diritti umani. E' stato uno dei primi grandi incontri tra le due sponde del Mediterraneo dallo scoppio della primavera araba. Verrannodalla Siria, dall'Egitto, dalla Tunisia, dall'Algeria, dal Marocco e dal Sahara, dalla Turchia, dalla Palestina e da Israele. Presenti inoltrei familiari delle vittime americane dell'11 settembre e quelli della guerra in Afghanistan e una rappresentanza di quella società civile africa-na che sta lottando contro la guerra e l'ingiustizia economica.
IL MESSAGGERO DEGLI DEI
Speciale n°22 anno 7 MAGGIO 2011
L
BASTIA UMBRA 23-24 Settembre 2011 MEETING 1000 GIOVANI PER LA PACE25 Settembre 2011 MARCIA PER LA PACE PERUGIA ASSISI
Speciale
PACE LAVORO FUTURO
Al centro del dibattito ci sono state tutte le principali domande dei nostri giorni: come uscire dalla crisi e dalle crisi che stiamo vivendo?Perché ancora oggi si continua a morire di fame e di sete? Come sostenere chi sta lottando per la libertà e la democrazia nel Mediterraneo?Come mettere fine alle tante guerre che stanno insanguinando il mondo? Come possiamo fare pace a scuola? Abbiamo diritto ad un lavo-ro? Come possiamo costruire la pace nelle nostre città?
Ben 50.000 persone invece hanno partecipato alla Marcia della Pace che questo anno coincideva con il 50°, dalla prima edizione voluta
da Aldo Capitini. Una coreografia di colori, di solidarietà, di altruismo e di voglia di fare ha illuminato l'intero percorso. un successo scon-tato che però, pretende come non mai, una risposta concreta ai silenzi su argomenti che non fanno notizia, pur nell'impegno concreto ditanti giornalisti nazionali di grande fama, regionali e locali. Ci si aspetta di più dalle testate che come mestiere si occupano di informazio-ne. Il nostro appello per la pace e la fratellanza dei popoli contiene alcuni principi, proposte e impegni:
Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se continuiamo a spendere 1.6 trilioni di dollari all'anno per fare la guerra non riusci-remo a risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo: la miseria e la morte per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, le mafie,la criminalità organizzata e la corruzione. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dalla sicurezza milita-re alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune.
Secondo. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità della politica e dell'economia. Dobbiamo mettere al centro le persone e ipopoli con la loro dignità, responsabilità e diritti.
Terzo. La nonviolenza è per l'Italia, per l'Europa e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, metodo e stile di vita, stru-mento di liberazione, strada maestra per contrastare ogni forma d'ingiustizia e costruire persone, società e realtà migliori.
Quarto. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli, a livello personale, nelle nostre comu-nità come nelle relazioni tra i popoli e gli stati. La logica perversa dei cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, del profitto e della com-petizione globale sta impoverendo e distruggendo il mondo. La solidarietà tra le persone, i popoli e le generazioni, se prima era auspicabi-le, oggi è diventata indispensabile.
Quinto. Non c'è pace senza una politica di pace e di giustizia. L'Italia, l'Europa e il mondo hanno bisogno urgente di una politica nuovae di una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani. Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario svi-luppare la consapevolezza delle responsabilità condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico.Sesto. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo costruire e diffondere la cultura della pace positiva. Una cultura che rimetta al centro dellanostra vita i valori della nostra Costituzione e che sappia generare comportamenti personali e politiche pubbliche coerenti. Per questo,prima di tutto, è necessario educare alla pace. Educare alla pace è responsabilità di tutti ma la scuola ha una responsabilità e un compitospeciali.
Il Direttore ResponsabileMarco Galli
Flavio Lotti con lo staff Marco Pannella al convegno sull' Esperanto