Figli delle stelle (2010) - rassegna stampa · 2013. 6. 16. · Title: Figli delle stelle (2010) -...

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Il cinema italiano è bello •

« L’equivoco della fiction “popolare”Ricordo di Orazio Gavioli »19ott2010

I soliti ignoti sono diventati brigatistiL’omonima canzone che alla fine degli anni 70 (con l’altra “Tu sei l’unica donna per me”, nello stesso album) decretò la fama di Alan Sorrenti, fa da titolo al film Figli delle stelle, regia di Lucio Pellegrini e sceneggiatura di Michele Pellegrini, omonimi ma non parenti, due nomi già ben presenti a chi segue gli sviluppi dell’autorialità cinetelevisiva dell’ultimo decennio.

Molto interessante. Grazie al buon utilizzo di un’eccellente schiera di attori che comprende Paolo Sassanelli, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Fabio Volo, Giorgio Tirabassi e, sola donna, Claudia Pandolfi, risulta convincente oltre che divertente (e originale, anche tenendo conto dei modelli di sfondo: dall’archetipo dei Soliti ignoti a Straziami ma di baci saziami nella buffa parlata dialettale di Favino che ricorda la memorabile performance di Manfredi nel film di Risi) l’assurda impresa di un gruppetto di disgraziati-esasperati, tutti all’incirca quarantenni ma condannati a vite ritardate su ogni fronte sia pubblico che privato, che progettano il sequestro di un ministro ma sbagliano e sequestrano un sottosegretario di scarso potere. Con l’obiettivo di ottenere un riscatto da devolvere alla vedova di una vittima di incidente sul lavoro.

Il racconto, pur considerando la probabile, consapevole e ricercata scelta di un tono e di un ritmo narrativo che vuole farsi specchio dell’assurdità della vicenda narrata (modello Coen?), in realtà trova spesso questo reciproco rispecchiamento in un altro senso: tanto è scombinata e sconnessa la banda, il “commando”, tanto risulta scombinato e un po’ sconnesso il racconto, la rappresentazione delle sue gesta.

Però è un film molto sintomatico, oltre che divertente alla maniera della buona commedia venata di molta malinconia e ricca di risonanze umane e sociali. L’azione di questo “commando” è nel 2010 la tardiva e caricaturale resurrezione – in chiave parodistica ma anche semiseria: nelle intenzioni, nei risultati che comunica, nel fatto che in Italia con i precedenti che abbiamo sarebbe difficile parlare del rapimento di un uomo politico senza provocare un brivido - di un’impresa brigatista.

I soliti ignoti sono diventati brigatisti » Corazzata Potemkin -Blog -Repubblica.it

22/10/2010...

Dunque sintomatico perché? Perché la tentazione di un gesto di protesta disperata e chiassosa appare comprensivamente plausibile e giustificata, nel contesto giovanile e tardogiovanile che abbiamo sotto gli occhi. Raccoglie un sentimento e una sensibilità che aleggia intorno a noi.

Ma ci si chiede anche se non vi sia di più in questi improvvisati e maldestri terroristi, ottime persone con la testa piena di maldigerite rimasticature ideologiche rivoluzionarie. Se non vi sia un’ombra nostalgica per una “meglio gioventù” perduta che – con tutti gli sbagli possibili e immaginabili – almeno coltivava aspirazioni di miglioramento del mondo.

Se è così, la faccenda non è da liquidare con frettoloso sdegno. Fa riflettere.

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