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Empirici e innovatori: linsegnamento della lingua greca nei primi
due decenni dell'unit nazionale. Il caso del liceo classico
Vittorio Emanuele II di Napoli1
Antefatto
Alcuni studiosi hanno considerato linsegnamento del greco come una delle
pi significative novit introdotte dalla scuola del nascente Regno dItalia. La
legge Casati, entrata in vigore per il Regno di Sardegna nel 1860 e poi estesa con
lUnit a tutta la penisola, prevedeva, infatti, fra gli insegnamenti prescritti, la
lingua e la letteratura greca, rispettivamente per gli alunni del Ginnasio e per
quelli del Liceo.
Non necessario sottolineare eccessivamente il carattere innovativo
dellinsegnamento della lingua greca. La scuola dellAncien Rgime fu certo
retorica e latina; i Gesuiti, padroni pressoch assoluti dellinsegnamento fra Sei e
Settecento, avrebbero ridotto la lingua greca, pure prescritta nella Ratio
studiorum, in una posizione di assoluta retroguardia, e in effetti in pi di un caso
ne trascurarono linsegnamento2. Tuttavia non mancarono altre esperienze
significative. Gi nel corso del Settecento in vari centri della penisola, come
Venezia Padova Firenze Napoli, lo studio del greco era in netta ripresa. Per
soffermarci sulla situazione napoletana, ancora nei primi decenni dellOttocento i
Gesuiti ristampavano, ad uso degli studenti di S. Sebastiano, le Institutiones
linguae graecae di Jacob Gretser, la grammatica che ormai, da pi di due secoli,
rappresentava il manuale di riferimento in tutti i collegi dellordine3. Accanto ai
Gesuiti va poi ricordata limportante scuola del Seminario arcivescovile, che
ospitava alunni non unicamente destinati alla vita sacerdotale e che si pregi di
alcuni fra i migliori grecisti italiani: Carlo Maiello, Giacomo Martorelli, Salvatore
Ignarra, e soprattutto Alessio Simmaco Mazzocchi, artefice della monumentale
edizione in due volumi delle tavole di Eraclea. Anche quando nel 1767, con
lespulsione dei Gesuiti, fu rotto il predominio del clero nellinsegnamento, nella
nuova scuola pubblica, disegnata da Bernardo Tanucci sulla base delle riflessioni
di Antonio Genovesi, il greco trov il suo spazio e continu ad essere insegnato
cos nel Collegio del Salvatore come negli altri collegi istituiti nella capitale e
nelle principali citt del Regno4. Sono gli anni in cui si avvicendarono sulle
1 Si ripropone qui, con alcune modifiche, larticolo gi pubblicato in Dalla civilt classica
allUmanesimo. Studi dei Dottori di Ricerca del Dipartimento (Pubblicazioni del Dipartimento di
Filologia Classica F. Arnaldi dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II, Studi/14),
Napoli, 2014, pp. 147-183. 2 Questa la ricostruzione di A. Curione, Sullo studio del Greco in Italia nei secoli XVII e XVIII,
Roma 1941, ancora oggi considerata sostanzialmente valida. Soprattutto su di essa si basa A.
Scotto di Luzio, Il liceo classico, Bologna 1999, p. 55, per sostenere il carattere di novit
dellinsegnamento del greco nelle scuole del neonato Regno dItalia. 3 Jacobi Gretseri... Institutionum linguae Graecae... Editio undevicesima iteratis curis castigata et
expolita, quae sit ex usu auditoribus in Coll. Soc. Jesu ad D. Sebastiani, Neapoli, Ex Gallicano
typographeo, 1828. 4 Per questo e altri aspetti discussi in questo Antefatto mi permetto di rimandare al mio libro Lo
studio del greco a Napoli nel Settecento (Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica F.
Arnaldi dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II n.s. 2), Napoli 2012.
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cattedre di greco dei licei napoletani Saverio Mattei, Crescenzo Morelli, Giuseppe
Glinni, Francesco Mazzarella Farao, Pasquale Baffi. Dunque inappropriato
asserire che lintroduzione del greco fra le materie di insegnamento delle scuole
del Regno dItalia fu una rilevante novit. Ci non vero almeno (e non solo) per
la capitale del Meridione. necessario, per, intendersi sul grado di conoscenza
della lingua ellenica che si ebbe a Napoli, come daltro canto nel resto della
penisola nel corso del Settecento. Nessuno, ad esempio, potrebbe dubitare delle
qualit di grecista di Pasquale Baffi, non solo perch un testimone straniero am
definirlo le plus habile hellniste de lEurope, e neppure per le sue
composizioni poetiche in lingua greca in lode di Caterina II di Russia, quanto
soprattutto per la sua opera di trascrizione e di traduzione in latino delle antiche
pergamene greche del monastero benedettino di Cava5. Eppure lo stesso Baffi,
nella grammatica da lui composta per le scuole e mai pubblicata, poteva
tranquillamente affermare che lindefinitum secundum activum, ossia laoristo
secondo, era uninvenzione degli studiosi e che dunque forme come ed
dovevano essere interpretate come imperfetti dei verbi e 6. Ed
era questo, daltro canto, il livello delle conoscenze grammaticali di unepoca che,
in mancanza dellapporto che qualche decennio pi tardi avrebbe fornito la
linguistica storica, doveva ancora fondarsi sullanalogia per indagare i numerosi
fenomeni linguistici che rifiutavano unadeguata sistemazione. Analoghi difetti
era facile riscontrare nella Nouvelle Mthode di Port-Royal, il manuale di greco
che nel Settecento si era largamente affermato in Europa e che, attraverso Napoli,
dove fu pi volte tradotto, si diffuse nel resto dItalia. Nelledizione del Nuovo
Metodo curata da Martorelli si ammetteva lesistenza di un cd. futuro secondo
attivo, che si formava mutando in la terminazione dellaoristo secondo,
privato ovviamente dellaumento; cos di verbi come , accanto al regolare
futuro , si registrava la forma derivata da un aoristo 7. Accanto
alle sviste grammaticali stentava a farsi strada una pi matura consapevolezza
dellevoluzione diacronica delle lingue. Gli studiosi nostrani, in ossequio ai
dogmi della tradizione cattolica, erano ancora legati alla teoria della monogenesi
ebraica. Del resto la teoria della derivazione della lingua greca dallebraico (e del
latino dal greco, con incluso il concetto della progressiva corruzione della purezza
originaria) era ben radicata anche nellEuropa settentrionale, divulgata, ad
esempio, dal professore di Uppsala Ingewald Eling, in unopera che a Napoli era
ampiamente conosciuta8. Da ci il fiorire delle tante pseudo-etimologie favorite
dallottima conoscenza della lingua ebraica che costituiscono il cascame pi
gravoso delle formidabili e ponderose opere di Mazzocchi e Martorelli, impegnati . 5 Su Baffi cf. F. DOria, Pasquale Baffi, in La cultura classica a Napoli nellOttocento, Napoli
1987, vol. I, pp. 93-121. La citazione tratta da G.V. Orloff, Mmoires historiques politiques et
littraires sur le Royaume de Naples, Paris 1819, vol. II, p. 385. 6 P. Baffi, Aristarchus seu novissima Graecae linguae discendae Methodus, Neapoli, mense
Aprili 1780, Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. V.A.50.5/4, ff. 26r-27v. 7 Nuovo metodo per imparare facilmente la lingua greca tradotto dallidioma francese [da
Giacomo Martorelli], Napoli, Nella stamperia di Giovanni Di Simone, 1752, pp. 168-169. In realt
lo stesso Martorelli si mostrava piuttosto scettico circa il futuro secondo e asseriva che era poco
in uso presso gli Scrittori. 8 L. Ingewald, Historia Graecae linguae, Lipsiae, Joh. Frid. Gleditsch, 1691, pp. 34-35. Eling
citato da G. Vico, La scienza nuova, 1730, Napoli 2004, p. 160, oltre che dallo stesso Martorelli
nella prefazione della grammatica (p. XI).
3
nello sforzo antiquario di ricostruire le fasi pi antiche della storia del Meridione
dItalia. Non vi fu, per, solo questa spinta clericale allo studio del greco.
Accanto ai chierici, educati in seminario, dotti in latino greco ed ebraico, dediti
alla ricerca biblica e antiquaria, capaci di ascendere nella carriera gerarchica fino
al grado arcivescovile, vi furono anche esponenti del ceto civile che a Napoli,
gi ai tempi dellAccademia degli Investiganti e di Gregorio Messere, ambivano a
risalire direttamente alle fonti prime del sapere medico legale teologico e, dunque,
aspiravano ad una piena conoscenza della lingua greca9. Questo filone laico si
dimostr ancora vivo quasi un secolo pi tardi, quando, chiusi i collegi dei
Gesuiti, fu lo Stato ad assumere direttamente la gestione dellistruzione pubblica.
La lingua greca ottenne allora nuova considerazione, non solo perch
indispensabile alle belle lettere e agli studi giuridici e teologici (cos Genovesi),
ma anche per motivazioni etico-civili (formazione del cittadino) e pi
genericamente culturali (conoscenza della storia del genere umano, in chiave
sempre meno antiquaria e sempre pi storicistica) 10. La citt cos accolse una
nuova figura di grecista laico, spesso inurbato dalla provincia per occupare i posti
lasciati vuoti dai Gesuiti, quelle cattedre che, per precisa scelta delle autorit, non
si dovevano pi affidare agli ecclesiastici. Anche Vincenzo Cuoco, durante il
decennio francese, approv lo studio del greco. Al pi consigliava di
semplificarne lapprendimento, ricorrendo alla grammatichetta di un altro grecista
napoletano del Settecento, il sacerdote Gennaro Sisti11.
Dunque, nei decenni che precedettero lUnit, Napoli gi conosceva, e con
buona continuit da pi di un secolo e mezzo, linsegnamento del greco di livello
liceale. Certo sia in citt che nel resto dItalia fu scarsa, nella prima met del XIX
secolo, la penetrazione delle novit filologiche e linguistiche che in quegli anni
soprattutto la Germania andava elaborando. Cos anche per il greco ci si attard a
riproporre conoscenze e metodi ormai plurisecolari: le Istituzioni di Gretser nelle
scuole dei Gesuiti e il Nuovo Metodo di Porto Reale nel Seminario arcivescovile e
9 C. Cantillo, Filosofia, poesia e vita civile in Gregorio Messere, Napoli 1996.
10 Genovesi, nel piano degli studi da lui elaborato per il collegio del Salvatore e proposto
allattenzione di Tanucci, aveva definito la lingua di Atene prima madre di tutta la presente
europea letteratura e aveva proposto riservare alla materia non una, ma due cattedre, la prima di
eloquenza, poesia e filologia, la seconda di grammatica. Aggiungeva: La lingua greca, oltrecch
entra in tutte le nostre cognizioni e principalmente di belle lettere uno dei pi necessari requisiti
della teologia cristiana e della giurisprudenza. Niun gran teologo fu mai, e niun giureconsulto, che
non ne fosse pienamente istruito. Aggiungo per lo studio dei Sacri Canoni, i cui esemplari sono
tutti Greci. Cf. A. Zazo, Antonio Genovese e il suo contributo alle riforme scolastiche nel
napoletano (1767 - 1769), Samnium 2, 1929, pp. 54-55. 11
V. Cuoco, Rapporto al re Gioacchino Murat e progetto di decreto per lorganizzazione della
pubblica istruzione (1809), in Id., Scritti vari, a cura di N. Cortese e F. Nicolini, Parte seconda:
Periodo napoletano (1806-1815), Bari 1924, in part. pp. 28 e 61. Nel corso del Decennio francese
il Decreto giuseppino n. 140 del 30 maggio 1807 lasciava in buona sostanza inalterato
linsegnamento liceale. Una ben pi radicale riforma fu invece varata da Gioacchino Murat con il
Decreto organico per listruzione pubblica del 1811. Linsegnamento della lingua greca veniva di
fatto eliminato, ma la riforma murattiana non sopravvisse alla Restaurazione. Con il Decreto
promulgato da Ferdinando I il 14 febbraio 1816, contenente gli Statuti dei Reali Licei del Regno di
Napoli, gli insegnamenti di grammatica e lingua greca e la applicazione delle regole
grammaticali a classici greci tornavano ad essere obbligatori per tutti i licei. Cf. A. Zazo,
Listruzione pubblica e privata nel napoletano: 1767-1860, Citt di Castello 1927, pp. 93 ss., 120
ss., 176 ss.
4
nelle scuole pubbliche12, questultimo poi, gradualmente sostituito dal pi recente,
ma poco innovativo, manuale del Burnouf13. Non va neppure dimenticata la
Compendiaria graecae grammatices institutio, prodotto del Seminario di Padova
della fine del Seicento, che nella Napoli preunitaria fu pi volte ristampata sino a
giungere alla editio quarta neapolitana nel 185314. Infine, un contributo non
trascurabile allinsegnamento del greco a Napoli fu offerto dai greci presenti in
citt, spesso legati alla Confraternita da secoli attiva nella capitale del Regno, o da
insegnanti provenienti, come gi Pasquale Baffi nella seconda met del
Settecento, da uno dei vari centri di cultura greco-albanese di cui disseminata
lItalia meridionale. Va qui fatta menzione di Costantino Margaris, che collabor
con la scuola di Basilio Puoti15
e insegn il greco moderno ad Antonio Ranieri e a
Giacomo Leopardi16, di Nestore Palli, sacerdote scismatico autore di alcune
grammatiche17, e Costantino Eutimiades, maestro di Ferdinando Flores e revisore,
12
Lultima edizione napoletana preunitaria di cui ho notizia del 1858: Compendio del nuovo
metodo per imparare con facilit ed in poco tempo la lingua greca corretto, ed accresciuto da
Salvatore Pisano-Verdino. Terza edizione assai migliorata dallautore, per uso dei Seminari, e
Licei del Regno delle due Sicilie, Napoli, Stamperia di Ferdinando Raimondi, 1858. Nella prima
met del secolo si contano almeno altre otto edizioni napoletane, o della grammatica intera o del
suo compendio: 1814, 1822, 1832, 1841 (Stamperia Reale); 1817 (G.M. Porcelli); 1828 (G.
Palma); 1841, 1842 (R. Di Napoli). 13
La Mthode pour tudier la langue grecque (1813-1814) di Jean Louis Burnouf fu tradotta in
italiano nel 1828, a Torino, ed ebbe ampia diffusione. Fu in uso a Napoli nel Liceo arcivescovile
dal 1849: J. L. Burnouf, Metodo per istudiare la lingua greca per la prima volta recato dal
francese in italiano in Torino ad uso delle regie scuole ed ora messo a stampa in Napoli sulla
XLV. ed. di Parigi con varie aggiunzioni del marchese Angelo Granito ad uso del liceo
arcivescovile, Napoli, G. Nobile, 1849. A questa edizione ne seguirono almeno quattro prima
dellUnit. Fra il 1860 e il 1869 loperetta fu ancora pubblicata, col nuovo titolo Primi principi
della grammatica greca. 14
Nella prima met del secolo si succedettero non meno di otto edizioni napoletane: 1821 (ex
typographia Orsiniana), 1828 (Editio secunda neapolitana, ex typ. Migliacci), 1835 e 1843 (Editio
tertia neapolitana, ex Typ. Migliacci), 1841 e 1846 (ex typographeo Fibreniano), 1843
(typographia Gentili), 1853 (Editio quarta neapolitana. Typographia Miccione). 15
M.L. Chirico, Basilio Puoti, in La cultura classica cit., vol. I, pp. 321-337. 16
C. Margaris fu il primo docente di greco del Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli, anche se, a
quanto pare, non vi insegn mai, per il sopraggiungere della morte; cf. M. Minniti Colonna,
Costantino Margaris, in La cultura classica cit., vol. I, pp. 471-486. Non va neppure dimenticato
che Margaris collabor con il principe di Belmonte, Angelo Granito, Soprintendente generale degli
archivi dal 1848 al 1860, ad istruire nella lingua greca gli allievi del Grande Archivio di Napoli, cf.
A. Granito, Dellordinamento del grande archivio, Museo di scienze e letteratura, a. XVIII, vol.
IX, 1861, pp. 36-37. La passione e limpegno con cui Granito si dedic a migliorare la conoscenza
della lingua greca sono testimoniati da un altro suo scritto: Lettera della pronunzia greca e
discorso della necessit e del modo di studiare le lingue greca e latina, Napoli, Stab. tip. G.
Nobile, 1845. 17
Palli, nativo del villaggio greco-albanese di Villa Badessa, in Abruzzo, fu autore di una
Pedagogia ossia istruzione per coloro che desiderano apprendere la lingua greca (Napoli 1830),
pi volte ripubblicata (1848, 1850, 1857, 1867). un piccolo libretto che ha lunico fine di
insegnare a leggere. La pronuncia prescritta naturalmente quella del greco moderno. Alle
informazioni sulla pronuncia seguono gli esercizi di lettura: dapprima il sillabario, poi passi da
Crisostomo, dallAntico e dal Nuovo Testamento, da Agapeto Diacono ecc. Pochi anni pi tardi
diede alle stampe una Grammatica greca (Napoli 1845; poi 1850 e 1862) e alcune edizioni
scolastiche di autori classici: Esopo, Senofonte e Luciano.
5
sempre per conto della scuola puotiana, della traduzione della grammatica di
Gennadio e della sintassi di Asopio18.
Se la nascita dellItalia unita apport delle novit in questambito, ci fu solo
e non fu poco nelle finalit, nei contenuti e nei metodi.
Finalit
Quale fosse la funzione che la nuova scuola pubblica era chiamata ad assolvere
nel Regno dItalia fu illustrato a chiare lettere dal ministro Scialoja, quando, nel
1872, present al re la grande inchiesta da lui voluta sullistruzione secondaria:
Il ceto medio attinge dalla istruzione secondaria la sua coltura e la sua educazione. Ad essa
parimenti ricorrono tutti coloro che intendono addirsi a pi elevati studi o a speciali
professioni. Dalle scuole secondarie quindi esce tutta quella gente che chiamasi civile, e che
merita desser tenuta per colta e bene educata [] Coteste scuole sono destinate ad essere
come il vivaio di quella somma di cittadini intelligenti, volenterosi, attivi, che costituiscono il
nerbo della societ civile, e che sono chiamati a compiere, or gli uni or gli altri secondo le
mutevoli vicende della fortuna, larduo ufficio del comandare e quello non men difficile
dellobbedire, senza protervia e senza vilt19
.
La scuola secondaria, dunque, doveva formare il nerbo della nuova nazione,
quel ceto medio che avrebbe frequentato lUniversit e che poi avrebbe servito lo
Stato assumendo incarichi e funzioni di pubblica utilit, provvedendo al progresso
comune. Nel progetto liberale tale istruzione era riservata in special modo alla
piccola e media borghesia che avrebbe trovato progressivamente nel servizio per
lo Stato, a diversi livelli di integrazione burocratica, la forma prevalente della sua
esistenza economica e sociale20.
La scelta di fondare listruzione del ceto medio sulla tradizione classica e
umanistica e, ancor pi, la scelta di imporre lo studio della lingua greca non era
affatto scontata e produsse accesi dibattiti gi negli anni Sessanta e poi, con
ricorrente frequenza, nei decenni a seguire. Il greco aveva dalla sua la forza di una
tradizione non trascurabile, come si visto, ma non certo paragonabile per
estensione e considerazione sociale a quella della lingua latina. Contava, inoltre,
18
Grammatica della lingua greca per uso delle pubbliche scuole di Grecia di Giorgio Gennadio e
Costantino Asopio; ora per la prima volta tradotta dal greco ed accomodata ad uso degli italiani
nello studio di Basilio Puoti da Bruto Fabricatore. I. Etimologia, II. Sintassi, Napoli, Tipografia e
libreria Simoniana, 1847-1849. La traduzione, che costituisce un importante tentativo di migliorare
linsegnamento del greco attingendo ai migliori autori greci contemporanei, un frutto della
scuola puotiana. Fu opera di Bruto Fabricatore con la collaborazione di Flores. Si pensato che
Eutimiades sia stato preferito come revisore a Margaris per la scarsa preparazione filologica di
questultimo. Gennadio ( , 17841854) fu il primo direttore della Biblioteca
Nazionale di Atene. Asopio ( , ca. 1785-1872) nel 1817-1818 insegn
presso la scuola della confraternita greca di Trieste, pass quindi a Gttingen e fu infine docente di
filologia a Corf e ad Atene. 19
Relazione del ministro Antonio Scialoja al re sul decreto che ordina uninchiesta sulla
istruzione secondaria maschile e femminile, in Fonti per la storia della scuola, IV, Linchiesta
Scialoja sulla istruzione secondaria maschile e femminile (1872-1875), a cura di L. Montevecchi e
M. Raicich, Roma 1995, p. 149. 20
Scotto di Luzio, Il liceo cit., p. 31. Cf. inoltre G. Bonetta in Fonti per la storia della scuola, III,
Listruzione classica (1860-1910), a cura di G. Bonetta e G. Fioravanti, 1995, pp. 18 ss.
6
lesempio della Germania, in particolare del Gymnasium prussiano, che offriva il
modello di una scuola secondaria di qualit, in cui entrambe le letterature
classiche cooperavano nellassolvere con successo il compito prioritario di
formare cittadini utili al bene comune e valorosi fino allestremo sacrificio per la
patria21. Comunque, che si guardasse alla Prussia o anche si detto alla
Francia o allAustria22, restava il fatto che in Italia nessuno degli stati preunitari
offriva un modello di organizzazione scolastica facilmente esportabile in tutta la
penisola23.
Il greco ebbe anche, e fin da subito, i suoi oppositori. Lingua ostica, dura da
imparare, a costo di uno studio i cui risultati concreti cominciano ad apprezzarsi
solo dopo anni di dedizione, la lingua di Atene mancava di attrattiva, soprattutto
per quanti ritenevano che il fine degli studi secondari non consistesse tanto
nellacquisizione di una cultura generale, in buona sostanza piuttosto
indeterminata, quanto nel fornire agli alunni conoscenze concrete, pratiche, utili
non solo per le professioni liberali, ma anche per il progresso scientifico e sociale.
Molti dunque chiedevano di ridurre il tempo a disposizione delle lingue classiche,
magari abolendo o rendendo facoltativo il greco, e di aumentare, al contrario, le
ore di studio delle lingue moderne e delle scienze. Era quel tipo di opposizione di
sinistra che voleva orientare in senso scientifico-tecnico la scuola pubblica o che,
nelle manifestazioni pi democratiche, chiedeva lavvio di un serio programma di
istruzione popolare24.
Linchiesta Scialoja, che negli anni 1873-74 tast il polso alla scuola italiana,
viaggiando per la penisola e raccogliendo le risposte di un pubblico ampio ad un
articolato questionario, registr il clima ostile con cui gli alunni, i genitori e anche
non pochi professori avevano accolto lo studio obbligatorio del greco.
Linsofferenza nei confronti del greco, ravvivata anche dai pessimi risultati
delle prove desame, port presto ad un primo tentativo di abolire la disciplina o,
almeno, di renderla opzionale, nel quadro di una pi generale riforma dellintero
sistema scolastico. Il progetto di legge, a firma del ministro Coppino, aveva
ottenuto nel 1867 lapprovazione del Senato, per poi smarrirsi nella palude della
procedura parlamentare25. Nel frattempo, tuttavia, aveva suscitato un ampio
dibattito presso il ceto colto della nazione26. Dalle pagine della Rivista
contemporanea Luzzatto tuonava contro il greco, considerandolo inutile al poeta,
al matematico, al medico e perfino al legale. N esso serviva per la vita pratica,
comera dimostrato dagli ingegneri allievi delle scuole tecniche, valenti quanto e
forse pi degli altri, anzi alla scienza in genere il greco rec limmenso servigio
di renderne tediose le parti pi piacevoli collintrodurvi sonori e mal adatti
vocaboli, pi lunghi non di rado degli oggetti che vogliono indicare, ed i quali
21
Cf. M. Raicich, Linchiesta Scialoja e la crisi della politica scolastica della destra, in Fonti
IV, cit., p. 38 s.; Scotto di Luzio, Il liceo cit., pp. 54-55. 22
Riferimenti in L. E. Rossi, Grammatica greco-latina e metrica in Italia fra il 1860 e il 1920, in
M. Bollack - H. Wismann - T. Lindken (hersg.), Philologie und Hermeneutik im 19. Jahrhundert,
vol. II, Gttingen 1983, pp. 275-285. 23
Cf. Raicich, Linchiesta Scialoja cit., p. 38 s. 24
Sullavversione al latino e al greco da parte di ambienti democratici e radicali vd. S. Timpanaro,
Sulla linguistica dellOttocento, Bologna 2005, p. 274 s. 25
Cf. Bonetta, in Fonti, III, cit., p. 65 s. 26
M. Raicich, Le polemiche sugli studi classici intorno al 1870 e linchiesta Scialoja, Belfagor
18, 1963, pp. 257-268, 534-551.
7
sono forse lunica difficolt che lo studioso riscontra nelle scienze naturali. Cos
Luzzatto concludeva auspicando che lo studio del greco fosse abolito come pure
avevano proposto vari senatori e che quello del latino dopo i primi rudimenti
fosse lasciato opzionale27.
Fra i pi autorevoli difensori del greco vi fu il napoletano Pasquale Villari, che
al tempo aveva gi iniziato ad insegnare storia presso lIstituto di studi superiori
di Firenze. Protestando contro la riforma Coppino, che minacciava di ridurre a
poca cosa lo studio della lingua di Atene (invece di greco, s detto un poco di
greco, il che significa tempo perduto)28, Villari delinea una vera e propria
laudatio delle lingue classiche, che una opinione universalmente accettata
considera come il mezzo pi utile, pi efficace alla cultura della intelligenza
giovanile. Le lingue classiche, infatti,
sono quasi un corpo vivente dimmagini luminose che respirano in ciascuna parola. In esse
si trovano tutti gli affetti, tutti i pensieri, la storia, lanima e la vita morale di un popolo. Il
fermarsi ad intendere una parola, fermarsi a intendere unidea sotto una forma determinata e
sensibile, che quello appunto che bisogna al giovanetto. E quando egli impara una lingua e
ne esamina la struttura grammaticale, impara una lezione di logica e di psicologia, fa lanalisi
del proprio pensiero e dello spirito umano senza mai perdersi nel vago.
Tuttavia la lingua nazionale non abbastanza lontana dallocchio della
mente, mentre il passaggio da una in unaltra lingua un viaggio da uno in un
altro mondo, e la forza educatrice di questo cammino cresce in proporzione delle
difficolt che dobbiamo superare, purch impariamo a superarle. A queste
considerazioni Villari ne aggiungeva altre, di chiaro stampo vichiano. Le lingue
classiche hanno un valore intrinseco: sono un organismo pi armonico e pi
estetico, perch furono create quando luomo era pi giovane e spontaneo, mentre
le lingue moderne sono pi astratte e meno creative. Solo la lettura degli autori in
lingua originale, non certo le traduzioni moderne, ci permette dunque di
comprendere lo spirito della Grecia, e questo spirito il pi adatto ad affinare
lintelligenza e la cultura del giovane, appunto perch lo conduce alle sorgenti
feconde della primitiva umanit, quando luomo era giovane come egli ora.
Insomma, istruire nelle lingue classiche un certo ordine di cittadini unopera
di cultura nazionale. Alcune delle riflessioni di Villari furono riprese anche dai
Gesuiti, in un articolo privo di firma apparso sulla Civilt cattolica29. Per
lanonimo estensore non v dubbio che la grecit e la latinit [] forniscano il
tipo esemplare in cui si ricerchino le forme del bello, da trasfondere nelluso della
lingua e della letteratura patria. Lo studio del greco giustificato dunque su
questa base classicista e retorica, mentre la causa del degrado degli studi classici
e, pi in generale, di tutta la scuola era additata nelle pessime istituzioni del nuovo
stato liberale e, come vedremo, nei cattivi metodi di insegnamento.
Le ragioni per cui il greco infine prevalse furono allepoca spesso esposte e
ribadite. Nessuno, forse, dei classicisti pi convinti le asser con maggiore
27
B. Luzzatto, Pensieri sulla istruzione secondaria, Rivista contemporanea 52, 1868, pp. 163-
187. Citazioni alle pp. 165-166. 28
P. Villari, Listruzione secondaria e il nuovo disegno di legge approvato dal Senato, Nuova
antologia di scienze, lettere ed arti, 7, 1868, pp. 657-692 (poi in Id., Nuovi scritti pedagogici,
Firenze 1891, pp. 253-316). Questa citazione e le seguenti sono alle pp. 674 ss. 29
Gli studii classici in Italia, Civilt Cattolica, a. XIX, s. VII, vol. III, 1868, pp. 143-158, 269-
279.
8
passione di Ruggiero Bonghi, che fu Ministro dellistruzione pubblica fra il 1874
e il 77. In giovent aveva appreso la lingua greca a Napoli, dallesule Costantino
Margaris, per dedicarsi poi alla traduzione di Platone e dei neo-platonici30
.
Nellillustrare il suo nuovo progetto di riforma della scuola, osservava con
soddisfazione che ormai le lingue e letterature classiche erano uscite vittoriose
dalla guerra contro chi le osteggiava reclamando maggiore spazio per le scienze
naturali e le lingue moderne31. Secondo Bonghi, il fine ultimo della scuola
secondaria quello di fornire ai giovani una cultura generale e di predisporli allo
studio delle scienze e delle professioni, da riservare per allUniversit. Non
bisogna, secondo Bonghi, riempire la mente degli alunni con cognizioni svariate e
sconnesse, piuttosto occorre renderla agile, sciolta, pronta ed idonea a volgersi
pi tardi a quella parte dattivit intellettuale o pratica, a cui il giovane per genio o
per bisogno si sente inclinato. A questo scopo nulla pi efficace dello studio
delle due lingue classiche. Esse infatti avvezzano a riconoscere il pensiero
proprio e, per la logica intrinseca dei linguaggi, costituiscono un esercizio
maraviglioso delle facolt ragionative, oltre a sviluppare quelle di associazione e
di fantasia. Affinch tale studio risulti davvero efficace, non va indirizzato alluso
pratico della lingua, bens ad apprendere lanatomia e la fisiologia del pensiero
espresso. Ci porta ad escludere non solo le lingue moderne, coi loro manuali di
conversazione, ma anche la lingua natia, perch appresa intuitivamente.
Nessunaltra disciplina ha dunque il valore educativo del latino e del greco e del
resto nessuna letteratura si pu paragonare per universalit e perfezione a quelle
classiche.
Sospinto da simili considerazioni, il greco fin per conservare nella scuola
italiana quello spazio che tuttora occupa. Mentre il latino era materia di studio a
partire dal I anno del ginnasio, la lingua ellenica cominciava ad essere appresa
nella classe IV (nella prima met degli anni Sessanta gi in III) e, come oggi,
accompagnava gli sforzi degli studenti fino al termine del liceo. Prenderemo ad
esempio il caso del Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Napoli, inaugurato il
10 marzo 1861, pochi giorni prima della proclamazione dello stesso Regno
dItalia. Si tratta di un punto di osservazione privilegiato, poich nelle sue aule,
cos fra gli alunni come fra i docenti, era possibile nei primi anni del Regno
incontrare personalit gi illustri o destinate a diventarlo nel breve volgere di
qualche anno, uomini che spesso hanno lasciato una testimonianza diretta del
tempo da essi trascorso nel Liceo ubicato nelledificio di S. Sebastiano e che, in
pi di un caso, hanno assunto un ruolo di primissimo piano a livello nazionale,
contribuendo a determinare lindirizzo assunto dallistruzione pubblica in Italia.
Pu essere utile riportare il quadro settimanale dellorario delle varie discipline,
cos come si pu ricavare dagli annuari del 1879-80 e 1880-81 del Liceo32. Il peso
delle due lingue classiche era preponderante al ginnasio, per diminuire poi nel I
30
M.L. Chirico, Ruggiero Bonghi traduttore di Platone e di Aristotele, in La cultura classica cit.,
vol. II, pp. 625-668.
31
R. Bonghi, Sullinsegnamento classico secondario, in Id., Discorsi e saggi sulla pubblica
istruzione, vol. II, Firenze 1876, pp. 97-169. Le citazioni seguenti sono tratte dalle pp. 101-106. 32
Il Regio Liceo ginnasiale Vittorio Emanuele II di Napoli, Napoli, V. Morano, 1881 (a.s. 1979-
80), pp. 98-99; 1882 (a.s. 1880-81), pp. 144-145.
9
liceo e ancor pi negli ultimi due anni, quando aumentava decisamente il tempo
destinato alle materie scientifiche33:
IV ginn. V ginn. I liceo II liceo III liceo
Italiano 5 5 5 4 4
Latino 6 6 4 3 3
Greco 6 6 4 3 3
Storia (con Geografia al Ginn.) 3 3 4 3 3
Aritmetica (Matematica al Lic.) 3 3 6 3 3
Francese 3 3
Filosofia 2 2 3
Scienze naturali 3 2
Fisica e Chimica 4 4
totali 26 26 25 26 26
Bench nei decenni a seguire il dibattito sullutilit del greco si sia riproposto
ciclicamente, fino alla riforma Gentile pochi furono i reali cambiamenti. Fra
questi, il Regolamento approvato col R. Decreto del 24 ottobre 1888 ridusse di un
quarto il numero delle ore settimanali di greco, suscitando dalle pagine della
Rivista di filologia e distruzione classica la viva reprimenda di Enrico Cocchia,
che registrava il crescere di una corrente dopinione avversa agli studi classici,
considerati come aristocratici e dunque inadatti alle nuove democrazie
occidentali34.
Curtius
La vera novit che la scuola italiana apport nellinsegnamento del greco ebbe
un nome straniero e si condens in un libro di testo: la grammatica di Georg
Curtius (Griechische Schulgrammatik, 1852), che per prima rese disponibili agli
alunni le nuove scoperte della linguistica comparata. Curtius scrisse il suo
manuale negli anni in cui insegnava presso lUniversit di Praga, dopo aver gi
pubblicato due importanti saggi: La linguistica comparata nei suoi rapporti con la
filologia classica e i Contributi della linguistica comparata alla grammatica
greca e latina35. Pi tardi pass a Lipsia, uno dei maggiori centri europei per la
filologia classica, in cui studenti di varie nazionalit, e fra questi anche degli
italiani, si recavano ad ascoltare le lezioni di Ritschl, Lange e dello stesso
33
Durante gli anni 1876-1882 lorario settimanale di greco al ginnasio (12 ore) fu pi ampio che
negli anni Sessanta, quando si studiava greco per 8 o al massimo dieci ore settimanali. Dopo l82
si scese a 6 ore settimanali, per poi risalire a 10 alla fine del secolo. Cf. la tabella pubblicata in
Fonti III, cit., p. 95. 34
E. Cocchia, Gli studi classici in relazione con la coltura e con leducazione nazionale, RFIC
17, 1889, pp. 388-407. 35
Die Sprachvergleichung in ihrem Verhltniss zur classischen Philologie (1845);
Sprachvergleichende Beitrge zur griechischen und lateinischen Grammatik (1846).
10
Curtius36. Sulle ragioni che spinsero lo studioso tedesco a comporre un manuale
scolastico per linsegnamento del greco opportuno ascoltare lo stesso autore,
dalla prefazione alla decima edizione della grammatica:
Il mio intendimento fu sino da principio rivolto a raccostare il pi alle esigenze della
pratica nellinsegnamento quelle della linguistica, la cui essenza ha subito una radicale
trasformazione. Non lieve studio e meditazione si resero necessari, per trovare il giusto
mezzo; e gi, prima ancora che io dessi fuori il mio lavoro, avea predisposto lanimo alla
persuasione, che a molti sarei stato per parere novatore troppo ardito, a non pochi troppo
timido rispetto ai metodi, che sino allora aveano tenuto il campo nellinsegnamento. Dei pi
accertati risultamenti della scienza, che in misura troppo scarsa serano introdotti sino allora
nelle grammatiche ad uso delle scuole, non sariasi potuto, senza peccare di temerit,
accogliere in una grammatica, destinata alla scuola, se non quel tanto che gli alunni avessero
potuto presumibilmente intendere, senza avere ricorso ai confronti con linguaggi troppo
remoti, restando adunque nel giro della sola lingua greca, o tuttal pi con qualche lieve
accenno alla lingua latina [] Se non che lopera non poteva restringersi puramente allo
introdurre nella grammatica alcune particolari osservazioni: ben pi largo era il compito;
perch e faceva mestieri, che, massime nella dottrina del verbo, si porgesse unampia
trasformazione di tutto il sistema delle inflessioni, senza la quale non sarebbe stato possibile
al tutto di rendere visibile e chiaro il vantaggio pi rilevante, corrispondente alle nuove
vedute. E, daltra parte, questo nuovo metodo di trattazione, rispetto ad alcuni importantissimi
capitoli della grammatica, traeva con s molti mutamenti nella terminologia grammaticale,
stata sino allora in uso. Fu mio precipuo studio, di sostituire a dei numeri senza significato
vivo e parlante, dei nomi, rispondenti ad un fatto, per es. invece di Prima declinazione,
Declinazione dei Temi in A, e in luogo di Declinazione seconda, Declinazione dei Temi in O;
e di chiamar forti e deboli quegli aoristi e quei perfetti, che sino allora serano distinti per
numeri37
.
Nonostante la prudenza con cui Curtius affront il compito, molte furono le
novit da lui introdotte e si pu dire in breve che la sua impostazione corrisponde
a quanto ancora oggi si insegna nelle classi di grammatica greca, pur con tutti gli
aggiornamenti richiesti dalla prassi didattica e dai progressi dellindagine
scientifica. Il capitolo iniziale dedicato alla fonologia e in particolare alle
Unioni e mutamenti di suoni, il cui studio preliminare ormai necessario per
acquisire una maggiore consapevolezza dei fenomeni morfologici. Ad esempio, la
contrazione dell del tema con la desinenza permette di comprendere perch
il genitivo plurale dei nomi di prima declinazione sia quasi sempre perispomeno;
la nozione delle antiche semiconsonanti, poi scomparse, digamma e jod, spiega le
apparenti irregolarit nella declinazione di sostantivi come o ; o,
ancora, il concetto di apofonia chiarisce finalmente che le forme , e
sono riconducibili ad un unico tema. Ancora maggiori le innovazioni nel
campo della morfologia del verbo, a partire dalla chiara distinzione fra tema del
presente e tema verbale. Allo stesso Curtius risale la suddivisione dei verbi greci
in otto classi, priva di effettivo fondamento scientifico, ma tuttora in uso con vari
adattamenti, per ragioni di comodit didattica. Sempre a Curtius si deve
lintroduzione nello studio del sistema verbale greco della nozione di aspetto. Tale
nozione, gi presente in unaltra sua opera (La formazione dei tempi e dei modi
36
Su Curtius vd. Giorgio Curtius ed il suo giubileo cattedratico, RFIC 3, 1875, pp. I-VIII; R.
Meister, Curtius, Georg, in Allgemeine Deutsche Biographie 47, 1903, pp. 597-602. 37
Traduzione di G. Oliva, La decima edizione della Grammatica greca di Giorgio Curtius (Praga,
1873), RFIC 2, 1874, pp. 329-352. Citazione alle pp. 334-335.
11
nel greco e nel latino descritta attraverso la comparazione linguistica)38, fu poi
formalizzata nella Schulgrammatik. Curtius adoperava, per descrivere il
fenomeno, il termine Zeitart, ossia qualit temporale e di qualit del verbo si
parla nelle traduzioni italiane della sua grammatica, dove si insegnava agli alunni
a distinguere fra azione durativa, indicata dalle forme del tema del presente,
incipiente (tema dellaoristo) e compiuta (tema del perfetto).
Far accettare in un mondo per sua natura tradizionalista come la scuola una
grammatica cos innovativa, tanto nei contenuti che nella terminologia, non era
piccola impresa e di ci fu perfettamente consapevole lo stesso Curtius, che
avvert lesigenza di scrivere un commento destinato ai docenti, le Erluterungen
zu meiner griechischen Schulgrammatik (1863). Lopera di Curtius fu tradotta in
molte lingue europee, eppure non ebbe sempre vita facilissima presso le principali
nazioni. In realt, oltre che nellarea di influenza germanica e in Italia, ebbe una
certa fortuna e alcune riedizioni solo in Gran Bretagna, dove furono adottate sia la
grammatica che il commento39. In Francia il manuale fu tradotto solo nel 1884 e
non conobbe riedizioni, nonostante fosse conosciuto gi da tempo e valutato in
modo discorde dai critici40. Lo stesso accadde in Spagna41. Queste considerazioni
servono a rimarcare maggiormente che la calorosissima accoglienza ricevuta dalla
grammatica di Curtius in Italia fu piuttosto singolare e che, dunque, oltre che sul
valore intrinseco dellopera dello studioso tedesco, poggi su ragioni peculiari,
interne alle vicende della scuola e, pi in generale, della cultura italiana
dellepoca. Di fatto la Schulgrammatik ebbe qualche difficolt ad affermarsi
perfino in Germania, come lo stesso Curtius asseriva in una lettera inviata al
Bonazzi il 17 agosto 1869. Infatti, dopo aver ricordato che i suoi libri avevano
trovato buona accoglienza soprattutto in Italia, invitava il suo interlocutore a non
credere che le cose andassero altrettanto bene al di l delle Alpi, dove un gran
numero di insegnanti era decisamente contrario alla nuova tendenza e poco pi di
100 ginnasi utilizzavano il suo manuale42. Se si considera che in Prussia
38
Die Bildung der Tempora und Modi im Griechischen und Lateinischen sprachvergleichend
dargestellt (1846). 39
G. Curtius, The Students Greek Grammar. A Smaller Grammar of the Greek Language
translated under the revision of the author. Edited by W. Smith etc., London 1863; Id.,
Elucidations of the Students Greek Grammar by Prof. Curtius. From the German... by E. Abbott,
London 1870. 40
Grammaire grecque classique, par le Dr George Curtius... Traduite de lallemand sur la
quinzime dition, par P. Clairin, Paris 1884. C. Thurot gi quindici anni prima laveva recensita
giudicandola positivamente e auspicandone una traduzione francese (Annuaire de lAssociation
pour lencouragement des tudes grecques en France 3, 1869, pp. 42-64), ma alcuni anni pi tardi
C. Graux (Revue critique dhistoire et de littrature, XV, n.s., t. XI, 1881, p. 7), trov
loccasione per sminuire il valore della Schulgrammatik, a cui continuava a preferire Burnouf:
Trs convenable, je veux bien, pour lenseignement en Allemagne, la Grammaire grecque de
Curtius, traduite en franais, serait dej un livre bien dur pour les classes franaises. Il nest pas
assez synoptique; il est un peu effrayant daspect; les prliminaires, excellents, sont trop
dvelopps pour nos jeunes gens. 41
Anche in Spagna la grammatica di Curtius fu tradotta piuttosto tardi e non riscosse particolare
apprezzamento: G. Curtius, Gramtica griega elemental... Traducida de la 15 y ltima edicin
alemana por Enrique Soms y Castelin... Con un prlogo do D. Marcelino Menndez Pelayo,
Madrid 1886. 42
B. Bonazzi, Corso di analisi grammatico-radicale-comparativa in applicazione della
grammatica di G. Curtius. Vol. I. Avviamento allanalisi. 16 favole di Esopo e altri classici
scrittori, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1869, p. 7.
12
esistevano allora circa 200 ginnasi, facile desumere che la penetrazione della
grammatica del Curtius fu in Italia proporzionalmente perfino maggiore che nel
suo stesso paese dorigine, poich nel 1875 essa era adottata in ben 80 ginnasi
della penisola, contro gli 11 che preferivano Inama e i 5 rimasti fedeli a Burnouf43.
Influiva su tale stato di cose in primo luogo quel processo di "germanizzazione"
delle scuole italiane che nel 1870 era stato rivendicato apertis verbis in
parlamento dal ministro Correnti44. Piaceva, naturalmente, il modello di
organizzazione razionale offerto dai tedeschi, ma si aveva anche piena
consapevolezza dellarretratezza della filologia e della linguistica italiane e, per
contro, della qualit decisamente superiore raggiunta dagli studiosi doltralpe. E
tutto ci, dalle pagine di una rivista italiana poteva tranquillamente rammentarlo
un tedesco, proponendo, fra i rimedi per migliorare la qualit degli studi nella
nostra nazione, di inviare a spese dello Stato i giovani universitari nella patria
degli studi filologici:
Non si pu negare che lo studio filologico e per conseguenza la cultura classica che ne il
risultato sia, pi che nelle altre parti del mondo civile, fiorente in Germania, vale a dire, per
pi precisamente parlare, in Prussia ed in quelle parti della Germania settentrionale che gi da
tempo hanno accolte fra loro le istituzioni e gli ordinamenti prussiani. Da tutti i paesi del
mondo si accorse e si accorre ogni giorno per studiare le istituzioni tedesche e la scienza
tedesca in quei grandi centri della vita pratica e puramente scientifica che sono Lipsia e
Berlino, e ci collintendimento di trapiantare anco negli altri paesi quanto di meglio si sar
trovato45
.
Favor il Curtius anche lesplosione di quel fenomeno che Timpanaro defin
panglottologismo, il clamore suscitato dalle nuove scoperte della linguistica
comparata46. In quegli anni furono tradotte in italiano lopera fondamentale di A.
Schleicher, come anche i testi di Max Mller e Hayse47
. Lo spirito positivista dei
ceti pi avanzati non poteva non apprezzare il nuovo fondamento scientifico che
sottraeva gli studi umanistici allimpostazione retorica tradizionale. Tuttavia le
43
Scotto di Luzio, Il liceo cit., p. 53. Per il numero dei ginnasi regi in Prussia vd. L. Jeep, Gli
studii classici in Italia, RFIC 3, 1875, pp. 73-93 (p. 76). Il trentino Virgilio Inama (1835-1912),
professore prima di grammatica greca e poi di letteratura comparata presso lAccademia
scientifico-letteraria di Milano, fu lunico italiano mettersi in concorrenza con il Curtius,
pubblicando una grammatica (Grammatica greca per le scuole, Milano, Valentiner & Mues, 1869-
1870) impostata secondo i criteri della linguistica comparata e che, pur nel solco del maestro
tedesco, si rivel originale. Il manuale ottenne sulle pagine della Rivista di Filologia e
dIstruzione Classica, a cui collabor attivamente lo stesso Inama, lapprezzamento di G. Oliva
(1, 1873, pp. 76-89) e F. DOvidio (3, 1875, pp. 93-106). Inama, fra laltro, super lesitazione di
Curtius circa la cd. vocale congiuntiva nella coniugazione verbale, accogliendo definitivamente la
teoria della vocale tematica. A lui spetta, inoltre, lindividuazione del cd. aoristo terzo: V. Inama,
Osservazione sulla teoria della coniugazione greca, RFIC 1, 1873, pp. 149-175; Id., Degli
aoristi greci, RFIC 2, 1874, pp. 249-283. 44
Raicich, Linchiesta Scialoja cit., p. 38. 45
Jeep, Gli studii classici cit., pp. 73-74. 46
Timpanaro, Sulla linguistica cit., pp. 105 ss. 47
Le Lectures on the Science of the Language di Max Mller, fondatore della scuola di mitologia
comparata, furono volte in italiano da Gherardo Nerucci e uscirono a Milano nel 1864. Pressoch
contemporaneamente, a Torino, Enrico Leone dava alle stampe la sua traduzione del Sistema della
scienza delle lingue di Karl Wilhelm Ludwig Hayse. Infine, il Compendio di grammatica
comparativa di August Schleicher fu tradotto da Domenico Pezzi e fu pubblicato a Torino nel
1869.
13
aspettative nei risultati dellindagine glottologica erano eccessive. Ci si illudeva di
poter risalire, attraverso la comparazione fra le lingue, sino alle origini del genere
umano e ancora si discuteva, con grande preoccupazione della parte pi
tradizionalista della Chiesa e dunque, innanzi tutto, dei Gesuiti, se le lingue
moderne derivassero da ununica lingua originaria (monogenetismo) o se, in
contraddizione con il racconto biblico, avesse maggior fondamento la teoria
poligenetica. Infine, linvenzione di una stirpe indo-ariana, a partire dalla
ricostruzione teorica di una lingua che gi Friedrich Schlegel considerava
intrinsecamente superiore, forn una giustificazione di stampo razzista alla politica
di predominio coloniale48.
Fu lAustria la via attraverso la quale la Schulgrammatik penetr in Italia. Il
ministro Hermann Bonitz, impegnato nellopera di riforma della scuola austriaca,
accolse favorevolmente la grammatica e scrisse dei suggerimenti sul modo
corretto di adoperarla che Curtius aggiunse in appendice alle sue Erluterungen.
Fu cos che il testo cominci a diffondersi nel Lombardo-Veneto, anche grazie
alla prima traduzione italiana del veneziano Emilio Teza, pubblicata a Vienna nel
185549. Teza, che avrebbe insegnato sanscrito e linguistica a Pisa, fu il primo di
una serie di studiosi dellItalia settentrionale, i quali, favoriti dalla conoscenza
della lingua tedesca, svolsero unattivit di traduzione e di divulgazione
importante, pur priva di apporti originali. Seguirono a quella del Teza le
traduzioni di Fortunato Demattio (1865)50, allepoca professore ginnasiale a
Rovereto, e infine quella fortunatissima del moravo Giuseppe Mller (1868),
versione che continu ad essere impiegata nelle scuole italiane fino almeno alla
met degli anni Trenta51. Ledizione del 1868 seguiva di appena un anno il R.
Decreto del 10 ottobre 1867 con il quale il ministro Coppino varava le nuove
Istruzioni e Programmi per linsegnamento secondario, consigliando
espressamente il Curtius quale libro di testo per linsegnamento del greco52.
Mller fu attivissimo nel promuovere il nuovo libro di testo. Sempre nel 1868 e
sempre per i tipi della Loescher dava alle stampe la traduzione del Commento di
Curtius alla grammatica e pochi anni dopo (1872) fondava a Torino insieme al
linguista Domenico Pezzi la Rivista di filologia e distruzione classica, la prima
in Italia dedicata agli studi latini e greci, che si occup molto anche dei problemi
della scuola pubblica. Dalle pagine della rivista Mller, Pezzi e gli altri
collaboratori ingaggiarono unaspra battaglia per difendere le discipline classiche
48
Ivi, pp. 34 ss. 49
Grammatica greca del Dr. Giorgio Curtius, tradotta di consenso e con aggiunte dellautore,
Vienna 1855 (2a ed. 1865, 3
a ed. 1868). Su Teza vd. Timpanaro, Sulla linguistica cit., pp. 112, 119.
50 Grammatica greca del d.re Giorgio Curtius tradotta da Fortunato Demattio col consenso
dellautore, Torino-Firenze 1865. Nativo di Cavalese (Trento) Demattio aveva studiato a
Innsbruck con Schenkl. 51
Grammatica della lingua greca di Giorgio Curtius. Versione italiana riveduta sull8 ed.
originale da Giuseppe Mller, Torino-Firenze 1868. Su Mller vd. Timpanaro, Sulla linguistica
cit., p. 263 n. 3. 52
In subordine si consigliava la grammatica di un altro studioso tedesco, Raphael Khner, che era
stata tradotta in italiano e pubblicata a Vienna nel 1855. Va notato che il ministero aveva suggerito
testi di autori stranieri (per lo pi tedeschi, ma anche inglesi) anche per molte altre discipline e,
negli stessi Programmi, avvert lesigenza di invitare i docenti italiani a darsi da fare e a pubblicare
dei testi di studio validi, in grado di competere con quelli importati.
14
e rinnovarne la metodologia dinsegnamento, divulgando la filologia e la
linguistica tedesche53.
Questione di professori I professori incapaci ne converrete meco sono la vera piaga dei nostri collegi. Molti
di costoro non conoscono litaliano, per non dire il latino: quanto al greco non sanno dove stia
di casa. Potrei nominare quattro ginnasi di una provincia siciliana, nei quali neppure due dei
cinque professori docenti sanno sufficientemente il latino. Poveri giovani! povere scuole!
Pure continuano nel loro stato. Aggiungete a tutti questi coloro che si credono buoni e che
godono fama di professoroni. Son tutti empirici, digiuni affatto di ogni cognizione linguistica.
Per loro il latino derivato dal greco; e non poca fatica ci vuole a persuadere gli scolari usciti
dal costoro insegnamento intorno a quei veri che dominano oggid nelle principali scuole di
Europa sullorigine delle lingue classiche. Non raro il trovare da queste parti qualche
vecchio professore di rettorica, il quale, patendo di una diarrea metrica latina, intende quasi
unicamente a questo che i suoi scolari facciano versi latini, con quale vantaggio della
istruzione la loro riuscita vel dica54
.
Scorrendo i primi numeri della Rivista di filologia non infrequente
imbattersi in simili tirate contro i professori empirici, come allora furono definiti.
Erano empirici tutti i docenti delle lingue classiche che rifiutavano il metodo
scientifico di Curtius e continuavano ad insegnare secondo luso che essi stessi
avevano appreso a scuola da ragazzi. Aborrivano, dunque, la linguistica
comparata e concentravano tutta la loro attenzione sulla parola scritta, sul bello
stile da conseguire attraverso limitazione dei classici. Strumento e nel contempo
fine ultimo del loro insegnamento era la composizione in prosa e in versi, a cui
invece gli innovatori preferivano di gran lunga la traduzione dallitaliano nelle
lingue classiche e viceversa. Che il professore empirico dovesse essere
necessariamente meridionale, incapace e reazionario, come sembra suggerire il
collaboratore della Rivista di filologia, non corrisponde al vero per varie
ragioni. Empirici ve ne erano anche al Nord, e fra questi lillustre Tommaso
Vallauri, docente di eloquenza e di letteratura latina nellUniversit di Torino55
.
Vallauri disprezz al contempo la filologia tedesca e le idee liberali e patriottiche
e, come molti allepoca, giustific la sua avversione per le novit scientifiche
doltralpe su base sciovinista, rivendicando sulle genti barbare del settentrione il
primato della cultura classica, nata in Italia e in Italia rifondata nel Rinascimento.
Fra i retrivi vi furono anche molti uomini di Chiesa e in primo luogo i Gesuiti,
che nelle pagine della Civilt cattolica associavano il disprezzo per la scuola
dellItalia liberale alla scarsa considerazione che nutrivano per lopera del Curtius,
del quale, fatta salva la qualit scientifica, negavano recisamente lefficacia
didattica: A noi sembra scrivevano che la grammatica del Curtius pecchi
appunto in ci, e sia anzi un libro per gli studiosi di filologia comparata, non una
53
Timpanaro, Sulla linguistica cit., pp. 259 ss. 54
A. Gasperetti, Linchiesta sulle scuole secondarie nelle provincie meridionali, RFIC 2, 1874,
pp. 78-80 (citazione a p. 78). 55
Su Vallauri si veda G. Griseri (a cura di), Tommaso Vallauri nella societ e nella cultura
dellOttocento, Cuneo 1999.
15
vera grammatica, quale si richiede a fare apprendere la lingua greca cos come si
legge negli scrittori56.
Eppure sulla scarsa preparazione degli insegnanti vi era un ampio consenso e
anche i Gesuiti osservavano che i ginnasi e i licei erano spesso riempiti di
professori nati a scaldare le panche dei ridotti, anzi che ad occupare cattedre da
maestri; inesperti, ignoranti, presuntuosi, indisciplinabili, e pochissimo ben veduti
dagli onesti e probi cittadini57. Al momento di rifondare la scuola pubblica, dopo
lUnit, furono espulsi dallistruzione tutti coloro che avevano avversato il nuovo
corso e in loro vece furono assunti quanti avevano acquisito dei meriti durante i
moti risorgimentali o che almeno non fossero n clericali n borbonici n duchisti.
Il livello generale di preparazione degli insegnanti non miglior e ci fu vero
soprattutto per le due lingue classiche, che costituivano il cuore dellinsegnamento
secondario. Gaspare Finali, che fu membro della Commissione Scialoja fino
allestate del 1873, scrisse nelle sue memorie che dallesperienza dellinchiesta
governativa gli era rimasta limpressione, condivisa con altri colleghi, che nella
scuola italiana di greco tutti poco o nulla sapessero, a cominciare dai
professori58.
Se il ministero, sospinto dallapprovazione dei sostenitori del metodo
scientifico, premeva affinch venisse adottata la grammatica del Curtius, accadeva
poi che i docenti non fossero in grado di insegnarla, poich ne ignoravano i
fondamenti. Le cose non migliorarono neppure quando le universit cominciarono
a licenziare nuovi laureati capaci di ottenere labilitazione allinsegnamento,
superando lesame del temutissimo Giuseppe Mller. Le pagine dellinchiesta
Scialoja sono piene dei lamenti di alunni e genitori alle prese con i normalisti,
agguerriti e preparatissimi, che pretendevano per di illustrare la grammatica
greca a partire dal sanscrito. A questo proposito Francesco dOvidio, intervistato
dalla Commissione, osservava:
intorno al metodo vi il sospetto che molti professori diano importanza eccessiva agli
studi grammaticali, che molti vogliano spingerlo anche pi in l di quello che in un liceo
permesso; sar forse possibile che qualche giovane professore voglia nella scuola fare dei suoi
scolari altrettanti piccoli filologi e dia uno sviluppo eccessivo a questa parte nuova. So che
questi difetti ci sono, so che ho amici e colleghi in altre citt che hanno questo vizio [] il
tempo corregger questi abusi tanto pi che si vede che la riprovazione di questi abusi parte
da persone autorevoli come il professore Ascoli che ha dato solenne lezione ai giovan
professori che cominciano a parlare di sanscrito agli scolari del liceo59
.
Insomma, dalladozione del nuovo metodo non sembravano derivare per
linsegnamento quei benefici tanto auspicati. Anzi i Gesuiti e gli empirici avevano
buon gioco a sostenere che il Curtius non faceva che complicare linsegnamento
della materia, costringendo gli alunni ad apprendere uninfinit di questioni
linguistiche prima di metter mano alla parte essenziale dello studio della
grammatica: declinazioni e coniugazioni. Cos un professore universitario di
filosofia, Francesco Acri, sempre dinanzi ai membri della Commissione Scialoja
56
Civilt Cattolica, a. XXI, s. VII, vol. XI, 1870, p. 689. 57
Gli studii classici in Italia, Civilt Cattolica, a. XIX, s. VII, vol. III, 1868, pp. 150-151. 58
G. Finali, Memorie, Faenza 1955, p. 330. Sul problema della preparazione dei docenti vd.
Raicich, Linchiesta Scialoja cit., pp. 47-49. 59
Fonti IV, cit., p. 314.
16
si mostrava, con buon senso pratico, poco interessato ai metodi e molto pi alla
qualit dei docenti:
il Curtius considerato in s libro utilissimo perch vi d le regole della lingua in modo
scientifico; per per quei professori che sanno valersi di questo metodo scientifico del libro
come mezzo per lapprendimento delle regole utile. Al contrario per quei professori che si
trovano impacciati a maneggiare queste regole io lo credo dannoso. In una ispezione che ho
fatto, ho trovato due professori, uno dei quali era innamorato del Curtius e un altro non lo
voleva trattare e insegnava una grammatica fatta da lui medesimo. I giovani che studiavano
col professore che era un vecchio prete stato in Atene e che insegnava con una grammatica
fatta da lui, sapevano spiegare qualche periodo di classico greco e gli altri no. Dunque bisogna
disputare sullabilit di colui che si vale del mezzo della grammatica: la grammatica del
Curtius eccellente; nelle mani di chi sa usarla utilissima, nelle mani di chi non la sa
adoperare dannosa60
.
La questione del metodo e laltra, non meno urgente, della preparazione dei
docenti erano dunque strettamente connesse. indubbio che dal manuale del
Curtius, che pure ebbe il grandissimo merito di fondare su pi solide basi
scientifiche linsegnamento del greco, derivi anche quella tendenza a privilegiare
lo studio della grammatica rispetto alla stessa lettura dei testi che ha sempre
afflitto, come un male cronico, i licei italiani. Ed opportuno notare unaltra
peculiarit. Domenico Pezzi, in un suo articolo che contiene nel contempo un inno
a favore del metodo scientifico e una dura condanna nei confronti degli empiristi,
dichiarava che la vera scienza del linguaggio consisteva ormai nella grammatica
storico-comparativa e non in quella grammatica generale che induceva gli ultimi
seguaci di Port-Royal a tormentare i propri alunni con insulsi esercizi di analisi
logica:
Non scienza del linguaggio quella che si vanta di spiegare linfinita moltiplicit dei fatti
glottici (qual essa ci appare nella mirabile variet delle schiatte, de luoghi e dei tempi) col
solo sussidio di qualche schema logico, frutto miserando di una troppo ristretta osservazione!
Per conseguenza non ci rallegra punto il ricordo delle cos dette analisi logiche, supplizio cui
vedemmo ingiustamente condannati deboli intelletti infantili: e, se fra tanta mana di mutare e
di rimutare (la quale da ben venti anni fa tristo governo della istruzione fra noi), sussiste
ancora luso di tormentare con queste analisi i poveri fanciulli, facciam voti affinch le si
rimandino alle scuole di logica61
.
Ci nonostante la scuola italiana ha conservato insieme, strettamente uniti
nellinsegnamento delle lingue classiche, due strumenti forgiati da epoche e da
scuole grammaticali differenti, lanalisi logica dei portorealisti e la grammatica
comparata del Curtius.
Il Vittorio Emanuele II
A dar retta al prof. Carlo Maria Tallarigo, sacerdote originario del cosentino,
istruito nel seminario di Nicastro, agli inizi degli anni Sessanta a Napoli la
60
Ivi, p. 331. 61
D. Pezzi, Considerazioni sullistruzione, soprattutto classica, in Italia, RFIC 1, 1873, pp. 9
ss., 225 ss., 310 ss., 432 ss., 584 ss. (citazione a p. 322).
17
grammatica del Curtius era gi patrimonio comune degli insegnanti di lettere.
Siamo nel 1876 e il Ministro della pubblica istruzione aveva inviato a Napoli il
cav. Carlo Gioda, provveditore centrale, per unindagine sulle scuole private che
fu poi pubblicata sul Bollettino ministeriale. Linsegnamento privato era
tradizionalmente florido in citt e quellanno Gioda arriv a contare ben 93
istituti, che si contrapponevano alle ancora pochissime scuole pubbliche. La
relazione del provveditore metteva in evidenza la qualit mediocre o scarsa
dellistruzione impartita e non era tenera soprattutto nei confronti dei tanti docenti
sacerdoti, che numerosi arrivavano in citt dalle altre regioni del Meridione
perch desiderosi di mutare acqua e cielo, preti destri, briganti affermava
Gioda , non di rado preti spretati, sprovveduti dogni titolo legale per
insegnare, desiderosi di riuscire, pronti a sostenere ogni fatica62
. Tallarigo, che al
contrario era un docente di buona levatura, titolare di lettere italiane presso il
neonato Liceo Genovesi, si sent punto sul vivo dalle affermazioni del
provveditore e prepar per la Societ degli insegnanti una replica molto risentita.
Ecco cosa afferm a proposito dellinsegnamento del latino e del greco:
E poco misurata ci parsa laltra asserzione, che il latino sinsegni da per tutto sopra
grammatiche fatte su lo stampo antico, dacch ci sono scuole, dovesso sinsegna sopra
grammatiche scritte secondo il sistema del Curtius. Del resto, dica lonorevole Commissario:
credegli che la quistione del metodo in materia di grammatica latina sia stata oggi risoluta col
fatto? E nel caso affermativo, ci saprebbe egli indicare, anche andando in Germania, una
grammatica latina condotta a perfezione, secondo il metodo razionale, com quella del
Curtius pel greco? E poich siamo al Curtius, il Gioda mentre si rallegra chesso sia ricevuto
in tutte le scuole napoletane, nota che il profitto che possano trarne gli allievi non da
soddisfare, per essere venuto troppo tardi quel libro nelle mani dei professori. Se il profitto
non da soddisfare, a noi certo fa dolore: ma le cause di questo male potrebbero essere mille,
salvo quella che reca in mezzo lonorevole Relatore. Il Curtius si conosceva in Napoli sin dal
1860, e non cera professore di greco, per mediocre che fosse, il quale non lavesse in mano, e
dal 1870 in qua s insegnato dovunque. E codesto ci pare tempo sufficiente, perch altri si sia
potuto impratichire di quel sistema. O crede il Gioda che a questa bisogna, pi che anni
occorrano secoli?63
Tallarigo aveva sicuramente ragione circa linsegnamento del latino. A
differenza di quanto era avvenuto per il greco, non sempre si avvertiva lesigenza
di renderne razionale e scientifico linsegnamento ricorrendo alla grammatica
comparata. I pochi tentativi in tal senso ebbero scarsa fortuna64. Del resto perfino
nelle universit linsegnamento del latino cominci a rinnovarsi solo qualche
decennio pi tardi. In quegli anni, mentre a Torino imperava Tommaso Vallauri, a
62
Citazioni da C. M. Tallarigo, La Societ deglinsegnanti di Napoli e la relazione del cav. Gioda
sullinsegnamento privato napoletano, Napoli 1876, pp. 12-13. 63
Tallarigo, La Societ cit., p. 10. Su Tallarigo vd. F. Polidoro, Commemorazione di Carlo M.a
Tallarigo letta allAccademia Pontaniana nella tornata del 1. marzo 1891, AAP 21, 1891, pp.
79-88. 64
Ad es. le grammatiche latine di Enrico Pozzetti (1871) e laltra, molto meno valida, di Antonio
Racioppi (1874). Non era invece destinato alle scuole il lavoro di D. Pezzi, Grammatica storico-
comparativa della lingua latina giusta i risultati degli studi piu recenti brevemente esposta aglItaliani e specialmente ai professori di lingue classiche, Torino 1872. Il Ministro Correnti
chiese nel 1872 ad una Commissione di presidi, nominata per valutare i programmi delle scuole
secondarie, se fosse utile applicare anche al latino e allitaliano il metodo scientifico, ottenendo
una risposta negativa (vd. Fonti, III, cit., p. 213 s.)
18
Napoli spiegava il latino sul Portoreale mons. Mirabelli, che doveva la sua fama
di latinista al poema in esametri su San Pietro65.
Quanto al Curtius, per, il sospetto che la ricostruzione di Tallarigo fosse
dettata da fini apologetici, come osserva Raicich, legittima66. improbabile,
difatti, che gi intorno al 1860 i docenti napoletani, formati in scuole tradizionali,
ne fossero realmente edotti. Dieci anni pi tardi, al contrario, lopera del
grammatico tedesco era gi ben conosciuta ed era stata pubblicata anche a Napoli.
Nel 1869, contemporaneamente al Mller, Fausto Gherardo Fumi dava alle
stampe in citt la sua libera traduzione del Commento di Curtius67. Ancora pi
significativo il caso del monaco benedettino Benedetto Bonazzi, educato nello
studentato dellAbbazia di Cava dei Tirreni e poi a sua volta professore nelle
scuole badiali e rettore del seminario68. Bonazzi si dedic particolarmente
allinsegnamento del greco. Studi la grammatica del Curtius (Linsegnamento del
Greco in Italia e la grammatica di G. Curtius, 1869), la tradusse e pubblic a
Napoli (1869), e si ciment, inoltre, in un Lessico radicale-comparativo (1872) e
in un Corso di analisi grammatico-radicale-comparativa (1869-72), in cui
applicava il metodo razionale ad alcune favole di Esopo e ad una selezione di
brani dallAnabasi. La figura di Bonazzi dimostra come anche in ambito religioso
i principi della grammatica comparata iniziavano a farsi strada. La gelida
accoglienza che le sue opere ricevettero sulle pagine della torinese Rivista di
filologia, al di l dei meriti o dei demeriti effettivi del maestro benedettino, lascia
trasparire un atteggiamento non esente da pregiudizi69. Se dunque le affermazioni
di Tallarigo sono da considerarsi piuttosto forzate e, almeno in parte, inattendibili,
ben pi esagerate erano sulle pagine della Rivista di filologia le asserzioni del
Gasperetti, secondo il quale, ancora nel 1874 si seguivano nel Meridione le
antiche grammatiche o, se si adottava il Curtius, non lo si sapeva spiegare70.
Quanto accadde nel Vittorio Emanuele II, il pi importante liceo del sud Italia,
pu essere ricostruito anche grazie ad alcune testimonianze illustri. Nei primissimi
anni del Liceo, fra i docenti che il ministero volle inviare al Sud dalle regioni
settentrionali per diffondere il nuovo metodo razionale, vi fu Domenico Denicotti
(1829-1903), nativo di Pontevico (Brescia), che aveva condotto i suoi studi
superiori a Vienna. Gi prima dellUnit lo ritroviamo docente di latino e greco
nel Liceo di Cremona, impegnato a sostenere linsegnamento delle lingue
65
Sulla persistente impostazione retorica dellinsegnamento del latino nelle universit cf. M.
Raicich, Itinerari della scuola classica dellOttocento, in Fare gli italiani. Scuola e cultura
nellItalia contemporanea. I. La nascita dello Stato nazionale, a cura di S. Soldani e G. Turi,
Bologna 1993, pp. 156-157. 66
Ivi, p. 160 n. 32. 67
F. G. Fumi, Illustrazioni filologico-comparative alla Grammatica greca del dott. Giorgio
Curtius, Napoli, R. De Rubertis,1868. Fumi, che in quegli anni insegnava lettere classiche nel
Liceo di Reggio Calabria, era nativo di Montepulciano e aveva frequentato la Normale di Pisa e
poi lIstituto di studi superiori di Firenze. Alla traduzione del Commento aveva premesso un suo
lungo saggio di linguistica storica, meritandosi cos un doppio rimbrotto da parte dei Gesuiti, il
primo per le teorie che rischiavano di mettere in dubbio la verit biblica e il valore dei Padri della
Chiesa, il secondo per le lodi eccessive rivolte al Curtius (Civilt Cattolica, a. XXI, s. VII, vol.
XI, 1870, pp. 566-578 e 687-701). 68
Su Bonazzi, rampollo di una nobile famiglia di Marigliano, nominato nel 1902 arcivescovo di
Benevento, vd. G. Bianco, in Dizionario biografico degli italiani, 11, 1969, s.v. 69
Cf. la recensione di D. Pezzi, RFIC 2, 1874, pp. 97-100. 70
Gasperetti, Linchiesta cit., p. 79.
19
classiche con un discorso nel quale spende parole di elogio per la filologia
germanica71. Nel 1862 pass al Vittorio Emanuele II e una fortunata coincidenza
volle che la sua strada si incrociasse con quella di due allievi del Liceo, Francesco
DOvidio e Girolamo Vitelli, destinati a divenire eccellenti filologi. Ne parla la
filologa Medea Norsa, in una pagina dedicata agli studi giovanili del suo maestro
Vitelli:
Il 2 novembre del 1863, dati gli esami di ammissione, fu iscritto al Liceo ginnasiale
Vittorio Emanuele in Napoli. Le sue sicure e ampie cognizioni di lingua e letteratura italiana
e latina, la cultura generale, ma soprattutto la maturit di mente e la vivacit dellingegno
sorpresero gli esaminatori che lavrebbero ammesso anche al Liceo, ma [] Girolamo Vitelli
non sapeva nulla di greco, non laveva studiato mai; e solo durante gli esami dammissione,
tra una prova e laltra, era riuscito a imparare poco pi che lalfabeto. Fu iscritto quindi alla
terza ginnasiale, poich in quella classe cominciava lo studio del greco. E il greco divenne in
quellanno il suo studio prediletto; vi si infervor con passione tanto che alla fine del corso
pot non solo ricomporre esametri e pentametri che il professore gli aveva proposti confusi,
ma pot presentare anche alcuni distici suoi. Fu promosso non solo con tutti dieci e primo
premio, ma dalla terza ginnasiale pass alla quinta e dalla quinta poi pass in seconda liceo
riguadagnando cos due anni, sicch non ebbe la licenza ritardata nonostante la precedente
ignoranza del greco. In quegli anni si leg daffettuosa amicizia con Francesco ed Enrico
dOvidio, amicizia che solo la morte pot troncare: con Francesco, suo coetaneo, studiava il
greco e discuteva sulle innumerevoli letture che essi facevano, con grande entusiasmo, dei
libri pi disparati [] Il Denicotti, loro professore di greco al Liceo, che aveva studiato a
Vienna, fece venire per loro due copie della grammatica di Giorgio Curtius, allora tradotta dal
Teza. Quella grammatica cos limpida e chiara fu per loro una vera rivelazione: poterono
riordinare su basi sicure e precise le loro disordinate cognizioni di greco e ne furono
entusiasti72
.
Lincontro col Denicotti dovrebbe essere avvenuto nellanno scolastico 1865-
66 e per Vitelli, che al ginnasio aveva seguito un corso di studi tradizionale e
retorico, dovette essere senzaltro una rivelazione, cosicch anche molti anni pi
tardi ricord con affetto quel maestro educato filologicamente73. Cos anche
DOvidio rammentava con piacere quel docente amatissimo e amantissimo74,
che finalmente gli aveva insegnato il nuovo modo, alla tedesca, di leggere i
poeti, rispettando la scansione metrica75. Denicotti gi nel 1868 era passato al
Liceo Galvani di Bologna e prosegu poi la sua carriera come provveditore agli
studi76. Qualche anno pi tardi DOvidio, divenuto anchegli insegnante di Liceo,
71
D. Denicotti, Della necessit che si coltivino nel ginnasio gli studj classici: discorso letto in
occasione della solenne distribuzione de premii nellI. R. Ginnasio-Liceale di Cremona alla fine
dellanno scolastico 1857-58, s.l., Tip. Fezzi alias Ottolini, 1858. 72
M. Norsa, Ricordo di Girolamo Vitelli, ASNP 1935, s. 2., vol. 4., fasc. 4, p. 340. 73
G. Vitelli, Ricordi di un vecchio normalista, in P. Treves, Lo studio dellantichit classica
nellOttocento, Milano-Napoli 1962, p. 1140. 74
F. DOvidio, Scritti linguistici, a cura di P. Bianchi, Napoli 1982, p. 35. 75
F. DOvidio, Versificazione romanza, poetica e poesia medioevale, parte I, Napoli 1932, p. 192. 76
A Bologna Denicotti collabor alla Rivista bolognese con alcune recensioni e intavol una
polemica col retrivo Gaetano Pelliccioni, schierandosi a difesa della filologia tedesca (D.
Denicotti, Sulla interpretazione di un passo di Tucidide. Risposta ad una lettera del professore
Gaetano Pelliccioni, Rivista Bolognese, a. 3, s. 2, 1869, pp. 264-275). La sua carriera di
provveditore pu essere seguita attraverso la consultazione del Bollettino ufficiale del Ministero
della Pubblica Istruzione. Fu provveditore agli studi di Messina (1870-74), Milano (1875),
provveditore centrale per listruzione secondaria classica (1876-79), di Torino (1881), di Parma
(1882-1889) e Cremona (1891-96). Fu collocato a riposo il primo agosto del 1896 e mor ormai
20
ebbe modo di muovere al vecchio maestro dei rimproveri, seppur conditi da
infinite dimostrazioni di gratitudine, dalle pagine della Rivista di filologia.
Apprendiamo, cos, che Denicotti aveva avuto una parte non lieve nella
compilazione dei programmi Coppino del 1867. DOvidio, nellosservare che i
vecchi programmi elencavano un numero eccessivo di autori da leggere e
peccavano di presunzione, notava che si era finiti per cadere nelleccesso opposto,
riducendo a poca cosa i classici da far studiare agli alunni:
A voi parve giusto sbandire queste pretese assurde, e stabiliste che il professor di greco,
stante lo scarso orario e la poca preparazione dei giovani, non avesse a far altro che
interpretare un testo, di prosa attica, nel primo corso e nel secondo, e un simil testo e un po di
Omero nel terzo; determinaste per ogni corso una data parte di grammatica da trattare; e la
storia letteraria, che avvezzava i giovani a trinciar giudizi sopra una quantit di opere non lette
e non leggibili da loro, e molte delle poche ore di scuola rubava alla lettura degli autori e
allapprendimento della lingua, che son le due vere e solide basi di una istruzione classica
seria e non ciarlatanesca, la mandaste a spasso addirittura77
.
La richiesta di dare maggiore sostanza allo studio del greco rimase tuttavia
inascoltata e, come vedremo avanti a proposito del Vittorio Emanuele II, la
situazione negli anni seguenti non cambi.
A Denicotti nel 1866-67 subentr Felice Barnabei, che una decina di anni
dopo, nel 1875, sarebbe passato alla Direzione generale delle antichit, legando il
suo nome alla creazione delle Notizie degli scavi e allistituzione dei Musei
nazionali di antichit in Roma78. Barnabei, teramano, formatosi alla Normale di
Pisa fu uno di quei giovani insegnanti ben preparati, che il ministero assegnava ai
vari Licei della penisola nella speranza di migliorare la qualit dellinsegnamento
secondario. Anche su Barnabei docente nel Vittorio Emanuele II disponiamo di
una testimonianza di valore, quella di Antonio Sogliano, archeologo che ha legato
il suo nome a Pompei:
Nel 1868 io ero nella quarta classe del Ginnasio annesso al Liceo Vittorio Emanuele di
Napoli, e minteressavo nello studio del greco e del latino. Erano state gi introdotte nelle
scuole secondarie italiane la grammatica greca di Giorgio Curtius e quella latina di
Ferdinando Schultze; ma la grammatica greca del Curtius nella sua redazione originaria
attirava il mio studio. Lapprendimento del greco consisteva ormai non pi in un faticoso
esercizio mnemonico, ma in un atto dellintelletto, mediante il quale la parola si scompone nei
suoi elementi, cio desinenza, tema e radice.
E ancora
cieco, come ricordava con commosso affetto lo stesso DOvidio (Versificazione cit., p. 192 n. 1).
Fra le sue pubblicazioni in verit poco numerose si ricordano la sua traduzione dellEdipo re di
Sofocle condotta sul testo di Schneidewin e Nauck (Vienna 1858) e il discorso su Pietro Giannone
pronunciato in occasione di una festa scolastica del Vittorio Emanuele II (Napoli 1867). 77
F. DOvidio, Troppo Senofonte nei Licei e poco greco. Lettera al cav. prof. Domenico Denicotti,
R. provveditore agli studi per la provincia di Milano, RFIC 3, 1875, pp. 432-438. Citazione a p.
433. 78
Su Barnabei vd. F. Pellati, in Dizionario biografico degli italiani, 6, 1964, s.v.
21
Nel Liceo il professore di latino e greco Felice Barnabei, oltre allinsegnamento della
mitologia, spiegava il carmen Arvalium e la epigrafe della colonna rostrata, e sulla lavagna
disegnava la pianta della casa pompeiana, illustrandola argutamente79
.
Gli argomenti delle spiegazioni di Barnabei tradivano, naturalmente, i suoi
prevalenti interessi archeologici, ma forse pi interessanti sono le osservazioni di
Sogliano sulla piena utilizzazione del Curtius nelle classi ginnasiali.
Contrariamente a quanto aveva affermato Gasperetti, almeno nella scuola
pubblica pi importante del Mezzogiorno, e molto probabilmente non solo, la
nuova grammatica era effttivamente insegnata agli alunni. A farlo erano proprio
dei sacerdoti, perch, almeno per i primi due decenni di vita del Vittorio
Emanuele II, linsegnamento nelle cinque classi ginnasiali fu spesso affidato a dei
religiosi. Nel 1868-69, quando Sogliano si iscriveva in quarta ginnasiale, docente
era il sac. Giacomo Bertini e in quinta cera il sac. Gennaro Colamarino80.
Tuttavia lo stesso Barnabei, dalle pagine delle sue Memorie, a ricordare le varie
difficolt che egli stesso e ancor pi i docenti del ginnasio avevano incontrato
nellinsegnamento del Curtius:
I primi tempi passati in Napoli furono in gran parte da me rivolti a prepararmi alla scuola.
Tutti quelli che sono usciti dalle universit ed hanno occupato cattedre nelle scuole medie
sanno per prova quanto sia insufficiente la preparazione universitaria, specie per ci che
riguarda linsegnamento del greco e del latino. I professori universitari insegnano molte belle
cose, ma poche di esse sono realmente utili nella pratica scolastica, quando occorre far
apprendere ai giovani la grammatica. E dimparare la grammatica avevano bisogno i
professori medesimi, ne avevo bisogno io stesso. Dalle vecchie canzoni di Portoreale si era
fatta la grande rivoluzione di passare al Burnouf. Ma il metodo del Burnouf non era n carne
n pesce, ed in ogni modo non corrispondeva punto a quelle certe esigenze che si erano
determinate con la cos detta introduzione dei metodi tedeschi, la conoscenza cio della
formazione delle lingue e lo studio della grammatica storica. Sia quel che si voglia, era venuto
il momento in cui il greco bisognava fosse insegnato col Curtius. [] Ma i professori, in gran
parte preti o religiosi pi o meno smonacati [], continuando a giurare nella santit delle
regole esposte dal Porretti o da qualche vecchio manuale, ripetevano la scena che si era
verificata nella quarta ginnasiale dellistituto dove insegnavo io. Il professore montava in
cattedra mentre cinquanta o sessanta ragazzi erano inzeppati nellaula. Venuto il momento di
spiegare il metodo del Curtius il professore leggeva qualche paragrafo del testo. Lo leggeva
con unaria di disgusto, come oppresso da una ingiusta fatica; si rivolgeva quindi agli alunni
con questa solenne domanda: Ne capite niente voi?; un coro di cento voci replicava con
tono di soddisfazione: Non ne capiamo niente! Al che con la stessa contentezza con cui
avrebbe intonato un Gloria Patri, il professore ripigliava: Non ne capisco nulla anchio!
facile ad ognuno comprendere quale fosse il profitto che si traeva da questo tirocinio. Del
resto anche quanti avevano seguito nelle universit regolari e moderni corsi di lingua e
letteratura greca non avevano acquistato una reale padronanza del testo del Curtius, quale
sarebbe stata necessaria per insegnare greco in un ginnasio o in un liceo. [] Occorreva
dunque che io completassi e perfezionassi la mia preparazione con la maggiore sollecitudine,
perch la nuova corrente ingrossava e bisognava mostrare di essere capaci di navigarvi e
venivano spesso delle ispezioni, non pi fatte da professori di vecchio stampo delle province
meridionali, ma da professori nuovi principalmente di Lombardia, nelle cui scuole il Curtius
79
A. Sogliano, La scuola archeologica di Pompei, RAL, s. VI, vol. XV, fasc. n. 5-6 (maggio-
giugno 1939), pp. 323-342. Citazioni alle pp. 332-333. 80
Annuario della Istruzione pubblica del Regno dItalia del 1868-69, Torino 1869, p. 203.
22
lo si insegnava. Studiavo quindi molto e con vero piacere, in ci incoraggiato anche dal mio
preside.81
dunque possibile, confrontando le varie testimonianze, ricostruire il modo in
cui il Curtius fu progressivamente adottato nelle aule del Liceo. Nei primi anni
Sessanta sia per il latino che per il greco il metodo di insegnamento era ancora
quello tradizionale. Denicotti fu il primo ad utilizzare la grammatica tedesca,
almeno per gli alunni pi preparati. Questo accadeva al pi tardi nella. s. 1865-
66. Appena tre anni dopo, il metodo scientifico era pienamente in uso, non solo
per le classi liceali, col Barnabei, ma anche in IV e V ginnasiale, seppure con le
difficolt che abbiamo visto. Diversamente, il latino continuava ad essere
insegnato secondo la vecchia impostazione retorica al ginnasio e solo al liceo,
ancora col Barnabei, con la nuova metodologia. Ci consente di comprendere
meglio le osservazioni che Barnabei fece nel 1873, quando fu intervistato dalla
Commissione dellinchiesta Scialoja in visita a Napoli. In quelloccasione,
rispondendo alle domande di Ruggiero Bonghi, si disse soddisfatto per gli
avanzamenti compiuti nellinsegnamento del greco, ma lament la dicotomia
esistente in quello del latino:
Barnabei: Io credo che il greco, insegnato come ora, dia buoni frutti, ma necessario che
sia insegnato sempre con un metodo e che i giovani non siano obbligati a spesso cambiare.
Avviene il fatto che i giovani che si avviano allo studio del greco con un metodo
generalmente ritenuto il migliore arrivano alla 3 liceale e proporzionatamente sanno pi di
greco che di latino. E io lho verificato collesperienza di 7 od 8 anni, perch i giovani alla 3
liceale arrivano a rendersi sufficientemente ragione duna pagina dei Memorabili collaiuto
del vocabolario. Ma nel latino non avviene cos, perch i giovani sono obbligati nel ginnasio a
studiarlo in un modo, nel liceo in unaltro. Io ne ho lesperienza nel liceo Vittorio Emanuele. Non so degli altri Istituti. Nel greco, dove fanno gli studi col medesimo metodo, arrivano a
fare pi profitto e mi pare che non sia certamente da disprezzare il risultato che essi possono
intendere collaiuto del vocabolario una pagina dei Memorabili. Molte volte avviene che per essere sicuri che il lavoro fatto dal giovane a casa sia proprio individuale, gli s