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Due donne un carisma
MAGGIO-GIUGNO 2009 13 Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli
ANNO XIV MAGGIO-GIUGNO 2009
Due donneun carisma
Il mio povero cuore
è come una nave
in mezzo alla marea:
ora è profondamente abbattuto,
ora innalzato da gran confidenza:
spesso urta negli scogli
delle tentazioni,
ora incaglia nelle arene delle
aridità,
e sta, quasi senza moto,
aspettando il soffio divino
che lo tolga dalle sue avarie;
ora è percosso dalle tempeste
delle sue passioni
che gli minacciano rovina,
e sempre deve andare
contro acqua,
cioè rinnegare se stesso
per proseguire la sua navigazione
e arrivare al porto!
Signore, date stabilità al mio
volere…
(Maddalena Girelli)
Due donne un carisma
2 MAGGIO-GIUGNO 2009
Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli
Anno XIV - 2009 - numero 03a cura di Giuseppina Zogno
Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030.295675 - 030.3757965
E.mail: angelamericibs@tiscali.itc/c postale n. 12816252
Direttore responsabile:don Antonio Fappani
Progettazione grafica e stampa:COM&PRINT srl - Brescia
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SOMMARIO
ELISABETTA GIRELLI ................................pag. 2Lo spasimo dell’amore
PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE ..................pag. 3di Maddalena Girelli
INDIRIZZO E PASCOLOALLA PIETÀ: ...........................................................pag. 4Distacco dalla amicizie
EMERGENZA EDUCATIVA: ..................pag. 5La chiesa e i suoi santi ci interpellano
LE DONNE, LA “DONNA”E MADDALENA GIRELLI .......................pag. 7
ELISABETTA GIRELLI:Lo spasimo dell’amore
Il cuore di Bettina, come rivelano i suoi scritti, è quello della persona innamorata che spasima: vorrebbe esprimere adeguatamente all’Amato i trasporti che sente per Lui e non vi riesce. “... il mio cuore vi desidera sem‑pre. Anzi, in mezzo all’angustia presente, non sa trovare più nulla che lo consoli e lo con‑tenti fuorché Voi solo. Oh, se potessi mostrarvi il mio amore, o buon Gesù, quanto sarei con‑tenta anche in mezzo al patire! Ma io da me non so far nulla; e
se Voi voleste qualche cosa da me, tocca a Voi aiutarmi”.Mentre sperimenta la sua impotenza, Elisabetta dichiara al Signore di voler operare in modo da non frapporre ostacoli alla Sua 0nnipotenza, perchè possa disporre di lei nel modo che a Lui piacerà. Tutto mette nelle mani del suo Beneamato, vi si abbandona ciecamente, disposta a perdere tutto, ma non Lui. “Dal canto mio ‑ scrive ‑ vi prometto di non mettere alcun ostacolo alla vo‑stra grazia e mi getto nelle vostre mani disposta a tutto. Rinnovo l’offerta intiera irrevocabile di tutta me stessa perchè possiate proprio disporre di me come di cosa vostra; non abbiate nessun riguardo perchè nell’offrirvi me stessa intendo proprio di sacrificarvi tutto, tutto”. Nel cuore di ogni persona e perciò anche di Bettina, che pure vuol donarsi a Dio senza riserve, possono permanere altri interessi accanto a quello di Dio: l’attacco ai beni delle persone, al prestigio, alla salute, alla vita, alla pace ... perfino il desiderio di servire il Signore, ma secondo i propri gusti ... Elisabetta enumera una serie di interessi ai quali, tuttavia è disposta a rinunciare per sempre, per conformarsi in tutto alla Divina Volontà. “Sì, per amarvi e servirvi, o Gesù mio, nel modo che voi vorrete, son pron‑ta a perdere le ricchezze, l’onore, la pace, i parenti, la sanità, la vita ... e vi sacrifico specialmente l’unico desiderio che fu finora riservato alla con‑solazione del mio cuore: la vita religiosa. Rimetto al vostro beneplacito il tempo e il modo di adempire tal desiderio, acciocché in ogni momento Voi mi troviate pronta a ricevere i vostri comandi e sciolta da ogni legame ter‑reno per eseguirli”.A questi pensieri, stesi dalla Nostra durante un corso di Esercizi spirituali, ne seguono altri in ordine alle Meditazioni dettate dal Predicatore, ma sempre rivelano da angolature diverse, il desiderio prorompente dell’unione con Dio che Bettina ardentemente col tiva e dal quale è travolta. Ciò le causa una profonda ferita, unita al tormento di una ipotetica eventuale separazione dal Signore.“Mentre consideravo le pene dell’inferno, mi sono sentita tutta a un tratto penetrata e commossa dall’idea spaventosa della perdi ta di Dio. Come po‑trei fare a vivere senza amarvi, o mio Dio? E a questa domanda il mio cuo‑re non poté rispondere che coi sospiri e con le lacrime, perchè non vi sono parole che possono dire quello che io sentivo in quei momenti. No, non ho mai provato sì prepotente il desiderio di Dio e la persuasione di non aver più pace, finché tutta non mi sia data in preda al suo amore”.L’artista divino cesella la sua anima perchè la vita di Bettina sia mossa solo dal Suo Santo Spirito, e tutta la sua persona e la sua attività esprimano nella trasparenza l’Amore Trinitario. “Sul finir dell’orazione ... il proposito di voler amare ad ogni costo il Signore mi ha ispirato un nuovo coraggio per patire e perseverare”. Finché siamo quaggiù, l’amore e il dolore si intersecano. Il dolore, anzi, è il legno che attizza la fiamma dell’amore.Il contatto vivo e orante con Gesù ci dona la forza necessaria a percorrere questo cammino arduo, ma affascinante, che conduce alle vette del puro amore.
Due donne un carisma
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“Quando vedrete la turba d’innanzi e di dietrodite con adorazione nei vostri cuori: te fa duopo adorare, o Signore”. (Isaia)
Maddalena spiega come, avendo permesso il Signore che il suo Popolo fosse deportato in Babilonia, dove avrebbe visto ogni genere di false divinità, mandò il suo Profeta per richiamarlo all’adorazione del vero Dio. “Sorelle dice e non ci siamo an‑che noi in Babilonia? E da ogni parte non ci tocca vedere gen‑te che serve il danaro, che incensa le passioni, che sti‑ma suo fine la gloria e gli onori? Ella mette in guardia le “Figlie” e sorelle dalle seduzioni mondane e dà alcune piste di cammino perchè non cadano nell’idolatria, tentazione facile per chi vive a contatto con persone dalla mentalità pagana, e aggiunge: “Però noi possia‑mo appropriarci questo divino ri‑cordo e stamparcelo in mezzo al cuore e rammentarlo spesso co‑me preservativo contro le mas‑sime false e i pessimi costumi dei quali tante volte siamo i te‑stimoni e che, vivendo in mezzo al mondo, non possiamo sempre fuggire. Poiché vi è grande pe‑ricolo che dovendo noi talvolta per carità, per ufficio, per obbe‑dienza, trattare colla moltitudine di coloro che seguono le mas‑
sime del mondo, non restiamo anche noi contaminate dall’alito pestifero e non si attacchi anche a noi il fango che li imbratta”. C’è un solo modo, secondo Maddalena, per non lasciarci contaminare dalle influenze negative che subiamo nel contatto con le real tà mondane: “correggere in noi l’er‑rore degli altri e dire a noi stessi che tutti si ingannano adorando la gloria, i piaceri, le ricchezze di questa terra e che noi sole abbiamo ragione, adoran do ed amando Gesù Cristo, Crocifisso per noi, in sommo disprezzo, in somma povertà, in sommo do‑lore”. E’ facile constatare come l’opinione pubblica induca in errore, trascinando quelli che, per debolezza, pensano e fanno ciò che vedono fare dagli altri. Ma fossero po
chi, o molti, o tutti, quelli che si lasciano influenzare da cose futili, “noi dobbiamo stare ferme nelle massime del Van‑gelo e conformare ad esse la nostra vita”.Nene richiama quindi il bell’esempio di Tobia: “Egli quantunque gio‑vinetto e nella terra di schiavitù, dice la Scrit‑tura che quando anda‑vano tutti ad adorare i vitelli d’oro fatti da Ge‑roboamo Re d’Israele, egli fuggiva e se ne an‑dava in Gerusalemme al tempio del Signore”. In che modo noi dovremo comportarci davanti all’idolatria del nostro
tempo? Maddalena ci risponde:“Dobbiamo semplicemente rac‑coglierci nel santuario dell’anima nostra e, quivi, dato un pietoso sguardo al nostro Dio sì scono‑sciuto, sì disarmato, rinnovargli sull’altare del cuore quel giura‑mento di fedeltà che gli abbiamo fatto altra volta”.Lo stile con cui lo faremo ci è già suggerito dalla Parola di Dio attraverso il Profeta:“Con adorazione nei vostri cuori!” Più che le nostre parole, sarà la nostra vita a testimoniare Cristo. E, se, provocate, saremo chiamate a dar testimonianza del Vangelo con le parole, “confessiamo pure con franchezza che seguiamo Gesù Cristo in vita, perchè vogliamo seguirlo anche nel Cielo per tutta l’Eternità...”.
PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE
di Maddalena Girelli
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Il tema dell’amicizia è uno dei più toccanti e delicati. “Chi trova un amico dice il proverbio trova un tesoro”. La Bibbia stessa ci dice che, dopo la creazione dell’universo, Dio creò l’uomo e, mirandolo, esclamò: “Non è bene che l’uomo sia solo!” E volle accanto a lui la donna. E’ un bisogno imprescindibile della persona quello di relazionarsi coi suoi simili. L’amicizia nasce da qui. La si riceve come un dono, ma non si improvvisa. Ha le sue tappe di crescita che vanno coltivate e rispettate. Ci si potrebbe anche illudere di avere un’amicizia vera. Ecco perchè Elisabetta ci invita al discernimento. L’affetto scambievole, disinteressato, la condivisione di ciò che si è e di ciò che si ha, aiuta specialmente nei periodi difficili e rende più serena la vita. “Non sarà male, perciò scrive Bettina il voler bene ad un’amica, quando sia virtuosa e sincera; an‑zi, se ella ci è di aiuto a praticar la virtù, riguardiamola come un dono del Cielo...”. Tuttavia non è facile avere a portata di mano un tesoro cosi grande. Per questo motivo Elisabetta mette in guardia le giovani e le invita a discernere, tra le compagne, quali siano le amiche da scegliere. “Dovremo cercare tali amiche fra quelle che parlano di meno ed operano di più nel servizio di Dio: e se da loro avremo una caritate‑vole e franca correzione dei nostri difetti, e un ammaestramento di virtù dolce, semplice ed efficace, conosceremo che hanno lo spiri‑to del Signore, e le potremo ama‑re senza pericolo”. Tuttavia, data la fragilità della natura umana, spesso ad un sincero e corretto modo
di rapportarsi all’altro si mescolano sentimenti che snaturano l’amicizia stessa, come l’ansia smaniosa e il desiderio di possesso che ci fanno perdere la pace. Bettina, da fine psicologa, ci tratteggia alcuni modi infantili o un po’ morbosi da cui guardarci. “Se mai ... nell’affetto dell’amica anche buona vi entrasse una cer‑t’ansia smoderata di vederla e di parlarle; se nei nostri trattenimen‑ti ci entrasse una certa leggerezza ed adulazione ... se i nostri discor‑si ci empissero l’anima di pensieri estranei alla pietà, se la memoria dell’amica ci distraesse dall’ora‑zione, e più spesso e più volentie‑ri noi pensassimo all’amica che a Dio, allora bisognerebbe fare un bel sacrificio e staccarci anche da lei..”.La squisita sensibilità di Bettina le fa intuire ciò che passa nel cuore delle ragazze; conosce l’intensità del loro affetto e il bisogno di comunicarlo a qualcuno in qualche maniera. Ma sa anche, che spesso le giovani scambiano lucciole per lanterne, con conseguenti amare delusioni e inutile perdita di tempo. Scrive: “Noi siamo giovani, e sentendoci
il cuore pieno di caldo af‑fetto cerchiamo una via qualunque per disfogarlo; ed oh, quante volte ci tro‑viamo deluse nella scel‑ta delle nostre amiche!”. A questo punto ella avanza la proposta di un’amicizia perfetta. che non delude mai; capace di riempire il nostro cuore, di curarne le ferite, di appagarlo pienamente, di ripagarlo di ogni frustrazione, donandogli la pace e il riposo del cuore. Ascoltiamo le sue parole: “E se vi proponessi, o
giovinette, un’amicizia tutta dolce e santa, e tanto sincera e perfetta, che nulla vi lasciasse a desidera‑re? Ne sareste contente?” L’amico che non ci potrà mai mancare e al quale potremo rivolgere tutte le nostre energie e il nostro affetto, senza timore e senza misura è uno solo: Gesù. “L’amico specia‑le delle nostre anime sia Gesù! Io ‑ scrive Elisabetta ‑ ve lo presento e vorrei avere il linguaggio degli angeli per sapervi dire, in qual‑che modo, quanto Egli sia bello, quanto dolce, quanto buono e amabile sopra tutte le cose! Ge‑sù... non è come gli uomini, che più si trattano e si conoscono, si trovano imperfetti ed infedeli: più conosceremo Gesù, Egli divente‑rà più caro ed amabile agli occhi nostri ...L’amicizia con Gesù vale più di tutti i tesori del mondo e lo star con Lui è dolce Paradiso ... Se sa‑remo afflitte, corriamo a racconta‑re i nostri affanni a Gesù, piangia‑mo ai piedi suoi, ed Egli asciughe‑rà le nostre lacrime ci consolerà in modo mille volte migliore che non sanno fare le stentate parole dei conforti mondani.
INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ:Distacco dalle amicizie
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Le notizie che da tempo appaiono sui giornali a caratteri cubitali e quelle che la Televisione offre al nostro sguardo sono davvero allarmanti. Si direbbe che si moltiplicano i fatti di “cronaca nera “ i cui protagonisti sono adolescenti e ragazzi, peraltro “normali” che hanno alle spalle famiglie cosiddette “incensurabili!” Stupiscono, però, gli adulti che, di fronte ad atti di barba rie, come l’uccisione di persone o stupri di gruppo, si limitano a commenti di questo genere: “Bravate! Ragazzi immaturi! Adolescenti irresponsabili!” snocciolati con un’indifferenza che è, quanto meno, banale. Il Papa, un anno fa, diagnostica
va la situazione in ci troviamo con la formula di “emergenza educativa”.Non è mai stato facile educare, osservava il Capo della Chiesa, e oggi sembra diventare ancora più difficile. Di chi la colpa? Troppo sbrigativo risulta dire che la frattura tra le generazioni si deve al fatto che i bambini e i ragazzi di oggi sono diversi e “più difficili”. Ma è anche poco utile e, comunque, insufficiente attribuire tutte le responsabilità agli adulti di oggi, come se, per le loro carenze non fossero più in grado di educare.Certo è che tra i genitori e, in genere, gli insegnanti e gli educatori, è forte e diffusa la tendenza a
rinunciare al proprio ruo lo. I nodi della crisi sono più di uno. Benedetto XVI sottolinea spesso come la nostra cultura e la vita sociale siano impregnate di relativismo, che esercita una vera e propria dittatura cui è i nevitabile sottrarsi. Se vengono a mancare parametri come: la verità per quanto riguarda la conoscenza, un bene oggettivo per quanto concerne l’etica, come possono instaurarsi rapporti positivi fra le persone e l’assunzione di impegni concreti di cui è intessuta la vita?E’ giocoforza, allora, che l’educazione si limiti a fornire “tecniche educative” importanti per trasmettere informazioni e abili tà, ma non
EMERGENZA EDUCATIVA: La Chiesa e i suoi santi ci interpellano
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decisive nell’offrire fondamenti solidi su cui costruire la vita.C’è un altro aspetto devastante: il nichilismo. Un’atmosfera che attraversa la vita e le toglie il respiro. Ne nasce una sorta di stanchezza, di desiderio di evasione, di smarrimento morale, che distruggono letteralmente la persona. Se vi aggiungiamo il naturalismo che riduce la persona a un elemento della natura, per cui intelligenza e libertà sono considerati semplicemente come sviluppi e affinamenti ulteriori di capacità cerebrali evolutesi progressivamente, il quadro dei fenomeni culturali del nostro tempo può apparire tutt’altro
che appetibile ai fini educativi. In questa crisi di valori, tuttavia, non dobbiamo perdere la speranza. E’ necessario, piuttosto, considerare il fenomeno come una ulteriore opportunità per contribuire affinché la società diventi un ambiente più favorevole all’educazione. La sapienza cristiana testimonia che educare è soprattutto un impegno d’amore e, come ogni vero impegno, costa. Il Papa ci ha ricordato che; “Ogni vero educa‑tore sa che per educare deve dare qualcosa di se stesso”, e, perciò, deve sacrificarsi. Don Bosco, che ha fatto dell’educazione dei giovanissimi lo scopo della
sua vita, ancorandola a Dio, affermava che “l’educazione è cosa del cuore”. La partenza è sempre il rispetto e la valorizzazione della persona umana; creata per un destino, ”eterno”. Essa si forma nel rapporto relazionale educatoreeducando; un incontro fra due libertà (una delle quali in formazione) in vista di un retto uso della “libertà”. Maddalena Girelli, il cui ambito prediletto, dopo quello della “Compagnia”, fu l’educazione cristiana delle fanciulle, scriveva:“Unico scopo della mia vita… non lasciar intentato qualsiasi mezzo, per la salvezza e il mi‑glioramento delle fanciulle. Se tanti cercano di perderle, per‑chè non vi sarà chi si sforzi a salvarle?”Nelle sue “Memorie” leggiamo ancora: “Ho proposto di adoperar‑mi con maggior impegno per‑chè quelle anime, che costano così care a Gesù, non abbiano a perdere la fede, ed esporsi al pericolo di dannarsi”.E’ evidente che il motivo ispiratore della sua opera educativa è l’amore, che ricalca quello di Cristo, il quale ha dato se stesso per noi. “Anche al presente scriveva si fa grande rovina delle anime, si chiude gli occhi per non vedere, si ricusa la medicina ... Ho sen‑tito risvegliarmi in cuore il desi‑derio di affaticarmi per quanto consente la mia incapacità per tirare anime a Dio. Quanto più sarò fedele all’ “Age contra”, tanto più guadagnerò anime a Dio”. Ecco, dunque! Quanti amano i giovani, possono sempre avere una riserva: i Santi dai quali attingere le motivazioni nello svolgimento del loro ruolo educativo e la testimonianza della loro vita come supporto di speranza.
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Non c’è mai stata tanta pubblicizzazione della donna come nel nostro tempo e, forse, mai altrettanta mancanza di rispetto nei suoi confronti.Dalle immagini televisive, dalle riviste e dalla stampa in genere, emerge una figura femminile che anche quando è protagonista, svende la propria immagine, la sua dignità, e, da soggetto, si trasforma in oggetto di consumo.I massmedia tendono a sottovalutare nella donna il suo ruolo di sposa e di madre, tipico della femminilità, per esaltare al contrario degli pseudovalori che la società di oggi propone, ma sono moralmente inaccettabili e costituiscono un’offesa alla famiglia e alla dignità umana.La donna cristiana ne esce ferita e disorientata. Talvolta succube di una indegna strumentalizzazione e, Dio non voglia, irretita e, magari, affascinata da una serie di disvalori che la minacciano e dai quali non sa più prescindere.Forse non è inutile rispolverare modelli, rimasti desueti, che finiscono per non avere alcuna rilevanza, mentre sono fondanti per l’identità della donna.Quali, dunque?! Il tipo di DONNA per eccellenza che la storia dell’umanità, e non solo dei credenti, ci pro
pone è quella della giovane trepida, ma consapevole della sua dignità e della sua responsabilità, che, davanti a una proposta sconvolgente, più grande di lei, valuta nell’insieme la situazione in cui si trova e ha il coraggio di accettare la vita in un supremo atto di amore per tutti. Maria ci offre un esempio preclaro di abbandono filiale e di “carità universale”. La Vergine dell’Annuncio, anziché “carpire” la vita, un dono che non le appartiene, vi si abbandona totalmente, si fida di Dio, certa di essere amata da Lui: è quindi libera di decidere e di promuovere la vita e l’amore.All’inadeguatezza umana antepone l’Onnipotenza divina: “Tutto è pos‑sibile a Dio!”. E noi, uomini di ogni tempo e di ogni luogo, abbiamo constatato il miracolo di un’esistenza trasfigurata, in servizio d’amore al mondo, fatto salvo per la sua mediazione materna.Sì, oggi come ieri, la donna è chiamata ad assumere questa sublime identità che le viene dal progetto di Dio. La sponsalità e la maternità sono l’emblema della sua dignità e della sua grandezza umana e soprannaturale. I santi, nostri fratelli nella fede, durante il loro percorso terreno lo hanno intuito e si sono lasciati attrarre all’imitazione della DONNAMARIA. Per Lei hanno avuto parole di tenerezza, l’hanno contemplata con amore e hanno intrapreso con Lei un cammino di edificazione. Nel metodo di vita stilato da Maddalena Girelli negli anni della sua giovinezza troviamo scritto: “Riguarderò Maria come la mia più cara Madre, ricorrendo a Lei con piena fiducia nelle mie tentazioni, afflizioni e dubbi…”. E ancora: “Metterò sotto la sua tu‑tela la mia Verginità, recitando
a tale scopo, mattina e sera, tre Ave Maria con l’orazione: “Regi‑na Virginum”.Nene, non del tutto paga delle sue scelte, va in prestito di preghiere e pratiche composte dalla sua santa prediletta, Bartolomea Capitanio, per preparare con maggior devozione la novena in occasione delle festività mariane. “Farò con maggior devozione la novena delle sue fe‑ste: e, per apparecchiarmi a cele‑brarle con più fervore userò quel‑le preghiere e pratiche che com‑pose la fervente Bartolomea per proprio ed altrui profitto”. Sollecitata, poi, dalla grazia e illuminata circa le esigenze di perfezione che il suo stato richiede, ella prega con fervore: “Signore, fatemi cono‑scere che volete da me!” E, con forza, quasi ad imprimerla come sigillo nel cuore, perché si traduca in vita, ripete la stessa risposta di Maria all’Angelo dell’Annuncio: “Ecce ancilla Domini!” realizzando così, pienamente, se stessa nel dono totale di sé a Dio.
LE DONNE, LA “DONNA”E MADDALENA GIRELLI
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O SS. Trinità,sorgente di ogni bene,
profondamente Vi adoroe, con la massima fiducia,Vi supplico di glorificare
le vostre fedeli ServeVenerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli
e di concedermiper loro intercessione
la grazia...Padre nostro, Ave Maria e Gloria
N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di no-vena, affidi la propria intenzione all’intercessione di entrambe le venera-bili sorelle.
2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a:
Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia.Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richieder-lo telefonando allo 030.295675.
Preghiera alle VenerabiliSorelle Girelli
per ottenere grazie!
Supplemento a “la Voce della compagnia di S. angela. BreScia”, marzo-aprile 2009, n. 2
Elisabetta Girelli Maddalena Girelli