Drogherie e colorifici danno l’addio alla...

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L’ECO DI BERGAMO 17MARTEDÌ 28 OTTOBRE 2014

Il bando è online

Sul mercato 16 immobiliOperazione da 22 milioni

È online su www.agenziademanio.it

il terzo bando unico del 2014 che pro­

pone al mercato, mediante asta pub­

blica, 16 beni di proprietà dello Stato

situati su tutto il territorio nazionale,

con una base d’asta complessiva di

circa 22 milioni e 600 mila euro. L’ope­

razione rientra nelle attività di di­

smissione e ottimizzazione del porta­

foglio dei beni immobili dello Stato.

Per partecipare alla gara, che prevede

offerte segrete e vincolanti, è neces­

sario inviare, entro le ore 16 del 1° di­

cembre 2014, un’offerta economica

corredata della documentazione ne­

cessaria agli uffici delle Direzioni re­

gionali competenti per ciascun lotto.

Il giorno successivo, alle ore 10, una

Commissione di gara valuterà la con­

formità delle offerte pervenute. I beni

verranno aggiudicati a chi presenterà

l’offerta economica più alta, che dovrà

essere pari o superiore rispetto alla

base d’asta. Info: www.agenziadema­

nio.it, nella sezione Gare, aste e avvisi

– Vendita beni immobili.

Drogherie e colorificidanno l’addio alla cittàSono negozi di vicinato ormai in via di estinzione«Ztl e centri commerciali ci hanno penalizzato»

DIANA NORIS

«Questo negozio era un’istituzione, mi dispiace tan­to». «Non è che prima di Natalecambia idea? È sicuro di chiude­re?». Sono le 18, le signore del centro uscite dal lavoro passanoda «La Drogheria» di via Locatelliper prendere il detersivo bio o quell’ingrediente speciale per preparare un dolce. Ma sono gliultimi giorni, perché il titolare, Italo Amadeo, ha deciso di chiu­dere l’attività avviata dalle zie ne­gli anni Cinquanta. E così anchel’ultima drogheria della zona, do­ve gli articoli variano dal lucido per le scarpe ai tè e ai biscotti piùselezionati, entro la fine dell’annoabbasserà le serrande.

La drogheria superstiteNon ha nemmeno un nome la drogheria del signor Italo, «nonho un’insegna particolare, tutti mi conoscono come la drogheria,scriva pure così» ci spiega. Siamodi fronte all’ennesimo negozio divicinato, punto di riferimento peri residenti, che va a mancare nelcuore del centro, dove, nei dintor­ni, fino a 20 anni fa, «c’erano altridue negozi come il mio – spiegaAmadeo –. Adesso sono rimastosolo io, fino a dopo Natale, ma unavolta c’erano altre due drogherie,una in via Masone e una in LargoBelotti. E c’era anche un piccolosupermercato in viale Vittorio Emanuele, chiuso anche quello un paio di anni fa». Chiusure a raffica provocate da una serie diconcause, ma la principale, per ladrogheria di via Locatelli, si chia­ma «pensione»: «Non ho proble­mi con l’attività, ho la mia cliente­la e il negozio è di mia proprietà– spiega il titolare –. Io però vadoin pensione, i miei figli non conti­nuano e allora ho deciso di chiu­dere, per godermi, un po’ di tem­po libero». Il signor Italo lascia

. Certo, mi dispiace chiudere, maè anche normale che ci sia un ri­cambio generazionale e nelle ti­pologie di attività. Sono tranquil­lo, perché chiudo senza rimpian­ti».

La boutique dei coloriIn via Quarenghi Danilo Mismarada più di 50 anni vende «tolle» dipittura. E assiste le clienti quandosbagliano gli acquisti dei prodotti,anche quelli fatti al centro com­merciale, «quando invece di prendere la pittura bianca, la comprano nera, ma non avendopiù lo scontrino, non la possonocambiare. Allora io la faccio di­ventare grigia, e almeno la usanoper dipingere il cancellino di ca­sa». Episodi di vita da negoziante

Mismara nel suo colorificio. Scaffali vuoti: chiusura vicina FOTO BEDOLIS

una zona della città praticamentescoperta. Perché difficilmente aprirà un negozio come il suo, fatto di storia e di tradizione.

«Siamo rimasti in pochi, un’al­tra drogheria è quella del mio amico Mologni, in piazza S.Anna,attività storica – dice Amadeo dadietro il suo bancone, mentre continua con le sue faccende –. L’unica via per resistere sul mer­cato è la diversificazione». Sotto­linea come sia difficile portare avanti un’eredità come la sua, nonpiù riproducibile partendo da ze­ro. Impossibile riproporla con quel sapore di passato che si re­spira nel suo negozio: «Se qualcu­no vuole continuare con la mia attività, non deve cambiare moltonell’offerta, funziona così com’è

di vicinato vero, quelli raccontatida Danilo, uno dei soci del colori­ficio Lecler di via Quarenghi. L’ul­timo rimasto nella zona, che en­tro la fine dell’anno, abbasserà lasaracinesca. Nelle vetrine di ini­zio Novecento, dove i dettagli de­gli infissi sono decorati, come quelli delle pasticcerie di una vol­ta, ci si aspetta di trovare dolcettio cioccolati finissimi. Invece sonoesposti tubetti di colore ad olio per artisti – come recita una de­scrizione –, un tornio, alcune spa­toline, pennelli e stampi.

Anche il colorificio Lecler divia Quarenghi fa parte di quei negozi in via di estinzione, «per­ché ormai la gente si riforniscenelle grosse catene, anche se noiabbiamo prezzi molto competi­tivi» rimarca il signor Mismara.Un mondo fatto di cassetti e cas­settini che dal pavimento si ar­rampicano fino al soffitto, che custodiscono oli e colori preziosi,paste e tinture, tutto ciò che ser­ve agli artisti veri, a chi sta impa­rando o a chi sogna di diventarlo.Un mondo che, a detta di Danilo,è stato spazzato via «dalle limita­zioni al traffico, soprattutto conl’accensione delle telecamere loscorso anno». La causa principa­le della chiusura della storica at­tività, avviata dai parenti della moglie a inizio Novecento? «LaZtl. Io non vendo solo materialeper artisti, ma anche chili di pit­tura, che sono pesanti da tra­sportare – spiega Mismara –. Con l’attivazione delle telecame­re molti miei clienti hanno ri­nunciato a rifornirsi da me, per­ché hanno paura di prendere lamulta. C’è una signora che pur abitando qui vicino, ogni volta che deve venire mi chiama per sapere se è a rischio multa. Cosìnon si può più lavorare».

Appeso dietro al bancone inlegno c’è un quadretto con due fatture di merce venduta alle Ter­me di San Pellegrino. Era il 1923:«Vede, questo era il lavoro che facevamo una volta – dice Misma­ra mentre ci mostra con orgoglioil documento –. Le cose sono cambiate da tempo, con la crisi molte aziende che rifornivo sonochiuse. Anche la gente spende meno, c’è una fiacca generale. Iosono in pensione, ma mi dispiacechiudere. Mi mancheranno le chiacchiere con la gente, dare consigli, rendermi utile in qual­che modo».n

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi si riunisce il distrettourbano del commercio S

i riunisce oggi il Di­stretto urbano delcommercio, il cosid­detto Duc.

Il Duc della città diBergamo, denominato «Berga­mo Centro», si identifica inun’area di 1,3 chilometri qua­drati che si sviluppa nel centrodella città bassa di Bergamo

sull’asse Nord­Sud dalla Funi­colare alla Stazione ferroviariae sull’asse Est­Ovest da viaBroseta a via Pignolo. È uno deipiù importanti centri commer­ciali naturali della Lombardia,caratterizzato da un sistema diofferta ampio e composito e daun’offerta culturale e di intrat­tenimento ricca e attraen­

te.Nel Distretto si lavora pertrasformare il centro cittadinoin un luogo piacevole da viveree da frequentare. Nel distrettotrovano posto nove alberghiper 600 posti letto, 846 esercizicommerciali (con 135 negozi digeneri alimentari) per 90 milametri quadrati di superficie divendita, 131 bar e 69 ristoranti,

Balzer, incontro Codesa­Air Chef davanti a una bisteccaBocche cucite sul futu­

ro del Balzer ma qualcosa simuove. A quattro giorni dallachiusura annunciata, le parti incausa sono ancora alla ricerca diuna soluzione per tenere alzatele saracinesche del caffè­pastic­ceria del Sentierone e in questeore gli incontri si susseguono.

Giovanni Barghi, titolare diCodesa­Compagnia dei servizialberghieri, ieri ha visto NicolaCitarella, amministratore dele­gato di Air Chef, la società pro­prietaria del Balzer. «Nei prossi­mi due giorni ci potrebbero esse­re novità – annuncia l’imprendi­tore toscano che si è fatto avanti

per l’acquisizione del locale – almomento, però, nessuna dire­zione è stata ancora presa». Cita­rella conferma l’avvenuto incon­tro («davanti a una bistecca aiferri») ma si affretta a precisare:«Nessun accordo né preaccordocon il signor Barghi.Ha ventilatoun suo interesse a rilevare la no­stra attività ma prima dovrà tro­vare un’intesa con la proprietàdei muri». E Francesco Perolari,consigliere delegato di Immobi­liare Fiera, che dell’immobile èla proprietaria, taglia corto: «Nulla da dichiarare, quandoavremo novità le comunichere­mo».

Air Chef, la società del gruppoDnata di Dubai che da sei anniha in mano il Balzer, ha deciso dichiudere i battenti sette mesiprima della scadenza del con­tratto di affitto, il 31 ottobre 2014, e se non si farà avanti unimprenditore intenzionato a da­re lavoro a tutti i dipendenti delbar­pasticceria, abbasserà le sa­racinesche come previsto.«Tratto solo con chi si piglia incarico i 21 dipendenti, è una que­stione etica» dice Citarella, chedichiara di non aver ricevuto,sinora, nessuna concreta offertadi subentro nella gestione, puravendo incontrato Barghi. «Il

si dovrà verificare a che puntosono le trattative, e se i posti dilavoro saranno garantiti e come,non è escluso, infatti, che i di­pendenti del Balzer possano es­sere impiegati in altre attivitàdella Codesa, che si occupa diristorazione commerciale, uni­versitaria, sanitaria e in poli fie­ristici come il Creberg Teatro ela Nuova Fiera di Bergamo.

Resta infine ancora da scio­gliere il nodo del contratto preli­minare di locazione siglato dallafamiglia Menalli con l’Immobi­liare Fiera, quando Air Chef die­de disdetta e i titolari del Caffèdel Tasso pensarono di utilizzarequei locali per avviare una nuovaattività. Al momento l’unico ac­cordo siglato nero su bianco nel­l’intricata vicenda Balzer. n Ca. Bi.L’ingresso del Balzer

nocciolo della questione sono inostri lavoratori, della cifra peril passaggio di consegne (che nelfrattempo sarebbe scesa sotto iseicentomila euro, ndr)non è ilmomento di parlare, dico soloche possibili soluzioni potrebbe­ro arrivare anche da fuori Berga­mo, ma per ora non c’è nulla dicerto». Sul piatto, oltre ai dipen­denti, ci sono il marchio, gli arre­di e i macchinari del laboratoriodi pasticceria.

Giovedì incontro a tre tra Co­desa, Fisascat Cisl(che rappre­senta i lavoratori dello storicocaffè) e Ascom nella sede dell’As­sociazione dei commercianti. Lì