DONATO PIROVANO. Purgatorio, XVII 91-93 «Né creator né creatura mai», cominciò el, «figliuol,...

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DONATO PIROVANO

Purgatorio, XVII 91-93

«Né creator né creatura mai»,

cominciò el, «figliuol, fu sanza amore,

o naturale o d’animo; e tu ’l sai».

Paradiso, XXIX 13-18Non per aver a sé di bene acquisto,

ch’esser non può, ma perché suo splendore

potesse, risplendendo, dir “Subsisto”,

in sua etternità di tempo fore,

fuor d’ogne altro comprender, come i piacque,

s’aperse in nuovi amor l’etterno amore.

Paradiso, X 1-6

Guardando nel suo Figlio con l’Amoreche l’uno e l’altro etternalmente spira,lo primo e ineffabile Valore

quanto per mente e per loco si giracon tant’ ordine fé, ch’esser non puotesanza gustar di lui chi ciò rimira.

Paradiso, V 19-24

Lo maggior don che Dio per sua larghezza

fesse creando, e a la sua bontate

più conformato, e quel ch’e’ più apprezza,

fu de la volontà la libertate;

di che le creature intelligenti,

e tutte e sole, fuoro e son dotate.

Paradiso, V 7-12

Io veggio ben sì come già resplende

ne l’intelletto tuo l’etterna luce,

che, vista, sola e sempre amore accende;

e s’altra cosa vostro amor seduce,

non è se non di quella alcun vestigio,

mal conosciuto, che quivi traluce.

Purgatorio, XVIII 37-39

però che forse appar la sua matera

sempre esser buona, ma non ciascun segno

è buono, ancor che buona sia la cera.

Andrea Cappellano, De amore

L'amore è una passione innata che procede per visione e per incessante pensiero di persona d'altro sesso, per cui si desidera soprattutto godere l'amplesso dell'altro, e nell'amplesso realizzare concordemente tutti i precetti d'amore.

Inferno, V 100-108

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,prese costui de la bella personache mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte.Caina attende chi a vita ci spense".Queste parole da lor ci fuor porte.

Purgatorio, XVI 73-78

Lo cielo i vostri movimenti inizia;

non dico tutti, ma, posto ch'i' ’l dica,

lume v'è dato a bene e a malizia,

e libero voler; che, se fatica

ne le prime battaglie col ciel dura,

poi vince tutto, se ben si notrica.

Purgatorio, XVIII 70-75

Onde, poniam che di necessitate

surga ogne amor che dentro a voi s'accende,

di ritenerlo è in voi la podestate.

La nobile virtù Beatrice intende

per lo libero arbitrio, e però guarda

che l'abbi a mente, s'a parlar ten prende.

Purgatorio, XV 67-78

Quello infinito e ineffabil beneche là sù è, così corre ad amorecom' a lucido corpo raggio vene.Tanto si dà quanto trova d'ardore;sì che, quantunque carità si stende,cresce sovr' essa l'etterno valore.E quanta gente più là sù s'intende,più v'è da bene amare, e più vi s'ama, e come specchio l'uno a l'altro rende.E se la mia ragion non ti disfama,vedrai Beatrice, ed ella pienamenteti torrà questa e ciascun' altra brama.

Vita nuova, XI 1

Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso; e chi allora m'avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente “Amore”,

con viso vestito d'umilitade.

Purgatorio, XXX 10-12

e un di loro, quasi da ciel messo,

‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando

gridò tre volte, e tutti li altri appresso.

Paradiso, XXX 38-42

ricominciò: «Noi siamo usciti fore

del maggior corpo al ciel ch’è pura luce:

luce intellettüal, piena d’amore;

amor di vero ben, pien di letizia;

letizia che trascende ogne dolzore.

Epistola XIII 68

Ed è chiamato Empireo, cioè che brucia del fuoco del suo ardore; non perché in esso vi sia fuoco o ardore materiale, ma perché in esso v’è ardore spirituale, cioè amore santo, vale a dire la carità.

Paradiso, III 70-72

Frate, la nostra volontà quïeta

virtù di carità, che fa volerne

sol quel ch'avemo, e d'altro non ci asseta.

Aristotele, Metafisica, XII 7

E muove come ciò che è amato; invece le altre cose muovono in quanto sono mosse. Dunque, se qualcosa è mosso, può essere diversamente da com'è. Di conseguenza, il moto locale, che è il primo tipo di traslazione, è anche l'atto di ciò che è mosso; da questo può essere diversamente secondo il luogo, anche se non secondo la sostanza. Ma poiché esiste un essere che muove pur essendo esso immobile ed ente in atto, tale essere non può essere in nessun modo diversamente da com'è.

Aristotele, Metafisica, XII 7

In effetti la traslazione è il primo dei mutamenti, e di questo il primo è quello circolare; e questo lo produce quello [il primo motore], Perciò è un ente necessario, e necessariamente è il bene, e così è principio. Infatti il necessario ha le seguenti accezioni: questo sembra che lo sia per la violenza; quello ciò senza cui non è pos sibile il bene; infine quello che non è possibile che sia diversamente, ma è [necessario] in assoluto. È dunque da un tale principio che dipendono sia il cielo sia la natura.

Paradiso, X 82-87

E dentro a l'un senti' cominciar: «Quando

lo raggio de la grazia, onde s'accende

verace amore e che poi cresce amando,

multiplicato in te tanto resplende,

che ti conduce su per quella scala

u' sanza risalir nessun discende;

Von Balthasar: Dante

Perché un cristiano non dovrebbe poter amare una donna per tutta l'eternità e non poter farsi introdurre da una donna nella pienezza di ciò che si chiama «eternità»? E perché dovrebbe essere strano che un amore simile pretenda di coinvolgere, in vista del proprio adempimento, tutta intera la teologia, e il paradiso, il purgatorio e l'inferno? Non dovrebbe essere invece proprio questa la cosa più attendi bile?

Von Balthasar: Dante

Si potrà fin che si vuole avvolgere di punti di domanda la reale figura di Beatrice e la stessa reale vita d'amore di Dante per lei: il principio è comunque posto e per la prima volta e mai più in seguito riaffermato in modo così grandioso: che, cioè, il cristiano per amore dell'amore infinito non ha bisogno di buttar via un amore finito, ma lo può positivamente assumere e inserire in quello infinito.

Paradiso, XXX 16-21

Se quanto infino a qui di lei si dice

fosse conchiuso tutto in una loda,

poca sarebbe a fornir questa vice.

La bellezza ch'io vidi si trasmoda

non pur di là da noi, ma certo io credo

che solo il suo fattor tutta la goda.

Paradiso, XXXI 64-72

E «Ov’ è ella?», sùbito diss' io.Ond' elli: «A terminar lo tuo disiromosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi sù nel terzo girodal sommo grado, tu la rivedrainel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi sù levai,e vidi lei che si facea coronareflettendo da sé li etterni rai. 

Paradiso, XXXI 73-78

Da quella regïon che più sù tona

occhio mortale alcun tanto non dista,

qualunque in mare più giù s'abbandona,

quanto lì da Beatrice la mia vista;

ma nulla mi facea, ché süa effige

non discendëa a me per mezzo mista.

Paradiso, XXXI 79-84

«O donna in cui la mia speranza vige,

e che soffristi per la mia salute

in inferno lasciar le tue vestige,

di tante cose quant' i' ho vedute,

dal tuo podere e da la tua bontate

riconosco la grazia e la virtute.

Paradiso, XXXI 85-93

Tu m' hai di servo tratto a libertateper tutte quelle vie, per tutt' i modiche di ciò fare avei la potestate. La tua magnificenza in me custodi,sì che l'anima mia, che fatt' hai sana,piacente a te dal corpo si disnodi». Così orai; e quella, sì lontanacome parea, sorrise e riguardommi;poi si tornò a l'etterna fontana.