Dire e Fare - Innovazione

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I report, in sintesi, dell'incontro di Pisa del 21 luglio 2015

Transcript of Dire e Fare - Innovazione

1. Inadeguatezza della infrastruttura digitale (connettività) a fronte di investimenti importanti permangono profonde differenze territoriali nel paese e all'interno della stessa Regione

CRITICITÀ

2. difficoltà ad attuare gli investimenti da parte degli operatori ritorno dell'investimento disomogeneità regolamenti scavi complessità delle norme e inaffidabilità dei tempi

3. carenza cultura digitale difformità dei servizi sul territorio (in termini di quantità e qualità) difficoltà a recepire le norme da parte delle strutture amministrative (es. si richiede pec anche quando non necessario)

1. Piano operativo nazionale con obiettivi concreti e costituzione del Catasto delle infrastrutture

PUNTI DI FORZA

2. Legge regionale catasto delle reti

3. Anticipazione regionale del piano operativo nazionale

1. Promuovere regolamentazioni comunali uniformi (scavi e posa reti) semplificazione amministrativa uniformità territoriale

IDEE PER IL FUTURO

2. Promuovere pianificazione integrata e sovracomunale individuazione i servizi minimi comuni a tutti i territori individuazione livello minimo territoriale per interventi sovralocali

3. Incentivare creazione e uso dei servizi digitali creare incentivi anche economici per i cittadini introdurre obblighi normativi diffondere cultura digitale all'interno della PA

4. riorganizzare servizi e procedure interne agli enti locali progettare servizi in grado di adattarsi alle evoluzioni tecnologiche progettare non soluzioni finite ma per segmenti interconnessi e interconnettibili non "reinventare la ruota"

«Formazione digitale è insegnare a “vivere nella rete”»

«La “competenza digitale” non esiste come competenza in se ma è un sistema di competenze trasversali e multidisciplinari»

1. cittadinanza “tech is not cool” ignoriamo la tecnologia volontariamente perché non è “sexy”

CRITICITÀ

2. Scuola il sistema didattico tradizionale è antitetico rispetto alla cultura digitale

3. Sistema produttivo (P.A. e Imprese) forte ritardo su obiettivi e tempi dell’agenda digitale

Questione culturale: “ignoranza” digitale trasversale

1. Alto utilizzo della tecnologia mobile da parte della popolazione di tutte le età, anche se principalmente per motivi ludici e social

PUNTI DI FORZA

2. Alta copertura di siti istituzionali anche se poco utilizzati, accessibili e troppo ancorati al primo modello

3. Grande bacino di buone pratiche servizi (Progetto TRIO, Punti PAAS, RTRT etc) ed esperienze locali di alfabetizzazione digitale da valorizzare e mettere in rete

1. Ripensare architettura organizzativa nella P.A., nella scuola etc.. attraverso team di competenza multidisciplinare

IDEE PER IL FUTURO

2. Stimolare bisogni digitali dei cittadini per avvicinarli attraverso la pratica (la competenza digitale non è competenza informatica) e coinvolgerli nella co-progettazione dei servizi on linee

3. Promuovere la cultura digitale attraverso facilitatori e animatori digitali. Fare informazione sull’utilità dei servizi digitali sfruttando i mezzi di comunicazione locale

La digitalizzazione deve diventare il tema centrale della vita della città coinvolgendo la politica nazionale, regionale e locale

1. Non c’è anello di congiunzione né dialogo tra chi ha il problema e chi la soluzione (PA e impresa; ricerca e impresa; etc)

CRITICITÀ

2. Manca una strategia condivisa tra i diversi attori e quindi una programmazione degli interventi necessari sui quali fare innovazione (dalla formazione ai settori nei quali investire)

3. La classe dirigente del pubblico e del privato Italiana manca di competenze capaci di valorizzare l’innovazione (anche a causa dello scarso ricambio generazionale)

1. Potenziale altissimo del territorio sia in termini di ricerca tecnologica (robotica, ecc.) sia di tessuto di piccole e medie imprese ICT innovative

PUNTI DI FORZA

2. Presenza di eccellenze territoriali legate alle specificità del territorio nei diversi distretti manifatturieri e industriali locali quali ad esempio la moda, la pelle, la cantieristica, il settore della carta, etc.

3. Disponibilità di una mole eccezionale di dati conosciuti e sconosciuti da acquisire e aggregare e da mettere in rete per conoscere i potenziali clienti e ampliare il mercato

1.Investire nella creazione di luoghi di aggregazione materiali e immateriali che facciano incontrare problemi e soluzioni, business e tecnologia. Con tutti gli

attori dell’ecosistema dell’innovazione (pubblico, privato, ricercatori, imprese,professionisti, innovatori sociali, ecc). Spazi fisici (es. Impact Hub, Polo Tecnologico di Navacchio, etc) e virtuali (es. Open Toscana).

IDEE PER IL FUTURO

2. Inserire questi luoghi in una programmazione di sistema e di lungo periodo che individui obiettivi strategici attorno ai quali raccogliere le migliori competenze e

incoraggiare l’innovazione del settore privato grazie ad una governance definita a livello prima regionale e poi nazionale.

3. Rispondere ai bisogni formativi delle PA e del settore privato per rafforzare le competenze digitali e non; per

aggiornare e per colmare gap culturali.

CRITICITÀ 1. Formazione all’interno della PA Esiste un gap di professionalità nell’ambito della cultura digitale che occorre colmare per dare consapevolezza delle opportunità di utilizzo e delle potenzialità per migliorare la qualità della vita della collettività in termini di qualità della vita, per responsabilizzare e per sostenere relazioni orizzontali tra istituzioni e cittadini.

2. Lettura negativa della «trasparenza» Un’interpretazione come controllo e l’aggravio dei procedimenti hanno spesso frenato la diffusione della cultura degli open data all’interno delle PA.

3. Qualità dei dati La filiera del processo produttivo dei dati non è sempre funzionale a renderli aperti : questo spesso crea la diffusione del «mostro PDF» contro il quale c’è necessità di sviluppare tools per rendere i dati più omogenei.

PUNTI DI FORZA

1. Open data come risorsa chiave per una migliore pianificazione e programmazione dell’azione della Pubblica Amministrazione (smart city).

2. Open data come creazione di valore aggiunto in termini di sviluppo economico, culturale e di cittadinanza attiva.

IDEE PER IL FUTURO

1. Educazione alla cultura del dato sostenere la diffusione della cultura sul tema fin dalla formazione primaria anche con esperienze pratiche che sviluppino il contributo civico alla qualità dei dati.

2. Creazione di «luoghi» pubblici di dati per sostenere un modello nuovo e alternativo alla privatizzazione dei dati.

3. Formazione e messa in relazione di professionalità interdisciplinari attive sui due fronti chiave del data scientist (analisi e divulgazione ).

BUONE PRATICHE 1. «Confiscati bene» da un progetto dell’Agenzia delle Entrate nasce il lavoro di un gruppo informale di cittadini sui dati dei beni confiscati.

2. «Soldi pubblici» portale del Governo per migliorare accessibilità e comprensione dei dati di spesa della PA.

3. Progetti UNIPI e CNR il laboratorio di ricerca SoBigData sui temi dei big data e del social mining per aggregare una vasta rete europea di ricercatori di varie

discipline come research infrastucture.

4. Approccio della Regione Toscana rivolto a sviluppare un’interazione intuitiva con i cittadini e aprire alla collaborazione con altri enti e istituzioni (Odinet, OpenToscana).

1. Inadeguatezza professionale del personale della pubblica amministrazione Il blocco del turn over del personale rende difficile promuovere l’innovazione e cercare finanziamenti adeguati

CRITICITÀ

2. Ridotta capacità pianificatoria della p. a. Le norme di bilancio e di procedure rendono perlopiù difficoltoso il processo e impediscono la pianificazione in senso progettuale globale e non settoriale 3. Scala comunale insufficiente a dotare la p.a. di strumenti I Comuni sprecano energie e risorse nel costruire software, progetti e procedure organizzative del personale ciascuno per sé, lavorando in modo inefficiente

1. Sperimentazioni della Regione Toscana La Regione mette a disposizione strumenti (piattaforme informatiche uniche a disposizione dei Comuni) e modelli di governance adeguati

PUNTI DI FORZA

2. Anci Toscana come agente di coordinamento Anci promuove politiche di innovazione e progettazione coordinate tra comuni e offre opportunità e strumenti per la formazione del personale e degli amministratori

3. Il valore dei giovani laureati Valorizzare il potenziale di numerosi giovani neo-laureati di questa nuova generazione che hanno una forte spinta verso il sociale e le dinamiche di innovazione

1. Fare rete Promuovere aggregazioni di Comuni per dotarli di staff di progettazione condivisi; per sfruttare occasioni di formazione di area

IDEE PER IL FUTURO

2. Innovazione a largo spettro Fare dell’innovazione una politica perché l’innovazione è ovunque e non è solo ICT, ma si deve puntare a innovare tutte le procedure

3. Competenze Forte specializzazione nell’innovazione (lavorare sui temi e raffinare la competenza) e farlo attingendo anche a risorse professionali internazionali che portano valore

4. Sguardo largo Portare le istanze migliorative dei Comuni ai tavoli nazionali e partecipare alla fase ascendente della programmazione europea

Piattaforma/vetrina e laboratori territoriali del Miur. Per creare sinergie tra enti, imprese, scuole, associazioni, fondazioni.

BUONE PRATICHE

I servizi della Regione Toscana a disposizione dei Comuni per semplificare e rendere omogenee le piattaforme in uso.

Il protocollo di intesa dei Comuni della Provincia di Massa per lavorare in modo congiunto alla progettazione europea.