Dal miracolo economico al declino Seconda parte del corso di Economia Italiana a.a. 2013-14 Anna...

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Dal miracolo economico al declino

Seconda parte del corso di

Economia Italiana

a.a. 2013-14

Anna Giunta

Anna.giunta@uniroma3.it

Classifica PIL

2

Classifica Paese PIL in miliardi di Euro*1 Stati Uniti 11.8062 Cina 6.0743 Giappone 4.3314 Germania 2.4935 Francia 1.8986 Regno Unito 1.7707 Brasile 1.6378 Russia 1.4699 Italia (a) 1.567

10 India 1.338Fonte: elaborazioni su dati World Bank, ranking 2012*a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: 1.376 (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore)(a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013)

Tassi di crescita del PIL: dal miracolo al declino

Fonte: dal 1951 al 2005: Rossi, 2006. Dal 2006 al 2010 elaborazioni su dati IMF:World Economic Outlook, estrazione dati del 29/04/2011. Ultimo aggiornamento dati da parte del IMF del 3/2011

3

Italia Francia Germania Spagna Stati Uniti

1951-70 5,6 5,0 5,9 5,7 3,6

1971-80 3,6 3,2 2,7 3,5 3,2

1981-90 2,3 2,5 2,2 2,9 3,3

1991-00 1,6 2,1 2,1 2,7 3,3

1996-00 1,9 2,9 2,0 3,9 4,1

2001-05 0,7 1,6 0,7 3,1 2,6

2006-10 -0,3 0,8 1,2 0,9 1,0

Tassi di crescita del PIL: anni 2000

4

Dal 2006 al 2010 elaborazioni su dati IMF:World Economic Outlook, estrazione dati del 29/04/2011. Ultimo aggiornamento dati da parte del IMF del 3/2011

Italia Francia Germania Spagna Stati Uniti

2001-2005 0,7 1,6 0,7 3,1 2,6

2002-2006 0,9 1,8 1,0 3,3 2,7

2003-2007 1,1 2,0 1,6 3,5 2,7

2004-2008 0,9 1,8 1,7 3,1 2,2

2005-2009 -0,5 0,8 0,7 1,7 1,0

2006-2010 -0,3 0,8 1,2 0,9 1,0

Articolazione della seconda parte del corso

• Analizzeremo ora alcuni altri fattori caratterizzanti l’economia italiana come: la struttura dell’apparato produttivo e gli squilibri territoriali.

• Analizzeremo poi il percorso di crescita intrapreso negli anni ’60, il miracolo economico.

• Infine, verranno analizzati i problemi di crescita e competitività emersi nella seconda metà degli anni ’90.

5

LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE

DELL’ECONOMIA ITALIANA

6

Il PIL è il valore dei beni e dei servizi finali prodotti nell’economia in un dato periodo di tempo. Non vengono pertanto valutati i beni intermedi, quelli cioè usati per la produzione dei beni finali. In tal modo si evitano le duplicazioni derivanti dal “contare due volte” il valore di un bene

Classifica PIL

8

Classifica Paese PIL in miliardi di Euro*1 Stati Uniti 11.8062 Cina 6.0743 Giappone 4.3314 Germania 2.4935 Francia 1.8986 Regno Unito 1.7707 Brasile 1.6378 Russia 1.4699 Italia (a) 1.567

10 India 1.338Fonte: elaborazioni su dati World Bank, ranking 2012*a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: 1.376 (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore)(a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013)

CLASSIFICA PIL PRO CAPITE

Paese PIL pro capite in Euro*Stati Uniti 36.312Giappone 33.953Germania 30.170Francia 28.904Regno Unito 27.990Italia (a) 25.728Russia 10.201Brasile 8.095Cina 4.497India 1.082Fonte: elaborazioni su dati World Bank. Anno di riferimento 2012*a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: 1.376 (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore)(a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013)

9

LA STRUTTURA DELLA PRODUZIONE

10

Composizione % degli addetti alle unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011)

Mezzogiorno Centro-Nord Italia

Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,72 0,30 0,39

Estrazione di minerali da cave e miniere 0,25 0,19 0,20

Attività manifatturiere 16,91 25,60 23,63

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0,56 0,51 0,52

Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento

1,73 0,86 1,06

Costruzioni 11,30 9,26 9,72

Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli

25,86 19,57 20,99

Trasporto e magazzinaggio 7,27 6,49 6,66

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 7,57 7,41 7,45

Servizi di informazione e comunicazione 2,28 3,56 3,27

Attività finanziarie e assicurative 2,90 3,85 3,64

Attività immobiliari 0,81 1,98 1,71

Attività professionali, scientifiche e tecniche 6,98 7,28 7,21

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 6,09 6,47 6,38

Istruzione 0,66 0,40 0,46

Sanità e assistenza sociale 4,36 2,83 3,17

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 0,97 0,95 0,96

Altre attività di servizi 2,79 2,51 2,57

TOTALE 100,0 100,0 100,0

11

Unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011)

Mezzogiorno Centro-Nord Italia

numero % numero % numero %

Agricoltura, silvicoltura e pesca 7840 30,20 18124 69,80 25964 100

Estrazione di minerali da cave e miniere 1242 36,64 2148 63,36 3390 100

Attività manifatturiere 115951 24,65 354513 75,35 470464 100

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata

2377 25,46 6959 74,54 9336 100

Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento

4483 35,48 8151 64,52 12634 100

Costruzioni 156138 25,55 455048 74,45 611186 100

Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli

443532 34,76 832324 65,24 1275856 100

Trasporto e magazzinaggio 41731 25,83 119811 74,17 161542 100

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 98683 29,18 239480 70,82 338163 100

Servizi di informazione e comunicazione 20756 19,42 86144 80,58 106900 100

Attività finanziarie e assicurative 32032 24,67 97816 75,33 129848 100

Attività immobiliari 25686 11,04 206897 88,96 232583 100

Attività professionali, scientifiche e tecniche 191028 26,97 517377 73,03 708405 100

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese

39021 23,29 128520 76,71 167541 100

Istruzione 7173 26,61 19786 73,39 26959 100

Sanità e assistenza sociale 69963 27,60 183500 72,40 253463 100

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento

15680 23,74 50376 76,26 66056 100

Altre attività di servizi 57240 27,82 148484 72,18 205724 100

TOTALE 1330556 27,69 3475458 72,31 4806014 100

LA DIMENSIONE DELLE IMPRESE

12

Dimensione media delle unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011)

Mezzogiorno Centro-Nord ItaliaAgricoltura, silvicoltura e pesca 3,4 2,1 2,5

Estrazione di minerali da cave e miniere 7,4 11,1 9,8

Attività manifatturiere 5,4 9,2 8,2

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 8,8 9,2 9,1

Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento

14,4 13,4 13,8

Costruzioni 2,7 2,6 2,6

Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli

2,2 3,0 2,7

Trasporto e magazzinaggio 6,5 6,9 6,8

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 2,9 3,9 3,6

Servizi di informazione e comunicazione 4,1 5,3 5,0

Attività finanziarie e assicurative 3,4 5,0 4,6

Attività immobiliari 1,2 1,2 1,2

Attività professionali, scientifiche e tecniche 1,4 1,8 1,7

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 5,8 6,4 6,3

Istruzione 3,4 2,6 2,8

Sanità e assistenza sociale 2,3 2,0 2,1

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 2,3 2,4 2,4

Altre attività di servizi 1,8 2,1 2,1

TOTALE 2,8 3,7 3,4

13

Unità locali e addetti nell'industria manifatturiera per ripartizione geografica. 2009.

2009 TotaleCentro-NordUnità locali 315977

74.7%Addetti 3530460

85.2%MezzogiornoUnità locali 107048

25.3%Addetti 615019

14.8%ItaliaUnità locali 423025

100Addetti 4145479

100Fonte: Asia imprese, 2009

14

Fino a 9 10 - 49 50 - 249 250 - 499500 e oltre

Totale

Centro-Nord

Unità locali 90,18 8,75 0,96 0,06 0,05 100

Addetti 24,21 33,29 26,28 7,11 9,11 100

Mezzogiorno

Unità locali 81,25 16,00 2,48 0,19 0,08 100

Addetti 37,61 29,76 16,60 3,99 12,03 100

Italia

Unità locali 83,45 14,21 2,11 0,16 0,07 100

Addetti 26,38 32,72 24,71 6,60 9,58 100

Unità locali e addetti nell’industria manifatturiera per classe dimensionale e per ripartizione geografica. Valori percentuali sul totale area geografica.

(Istat, Censimento industria e servizi 2011)

15

Fonte Eurostat: Structural Business Statistics (SBS). Dati aggiornati al 13/03/2014

Distribuzione percentuale dell’occupazione nell’industria manifatturiera per classi di addetti,

2010

2010Micro Fino a 9

Piccole 10-49

Medie 50-249

Grandi 250+ TOT.

Italia 24,59 30,79 21,33 23,29 100

Germania 7,39 16,37 24,59 51,66 100

Spagna 20,49 28,72 23,05 27,74 100

Regno Unito 9,29 20,43 28,10 42,18 100

Squilibri Territoriali

• Nelle otto regioni meridionali vive il 35% della popolazione italiana e si produce circa il 24% del PIL

• Nel 2012, il PIL pro-capite è pari il PIL pro capite del Mezzogiorno è pari a 17,4mila euro, mentre il PIL pro capite del Centro-Nord si attesta sui 30mila euro

• Negli ultimi 25 anni il divario Nord-Sud non si è ridotto

16

17

IL MEZZOGIORNO

Il Mezzogiorno include 8 delle 20 regioni italiane:

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

41% del territorio nazionale

34,6% della popolazione nazionale

(20milioni e 614mila/59milioni e 540mila, nel

2012)

18

IL PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)

• Nel 2012 il PIL del Mezzogiorno è pari a oltre 360 miliardi di euro, il 23,2% del PIL dell’Italia ed il 30,3% del PIL delle dodici regioni italiane del Centro-Nord

Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore dell’insieme di beni e servizi finali prodotti all’interno di un Paese o di una regione.

Il Mezzogiorno, in cui vive oltre un terzo degli italiani, produce circa un quarto del prodotto interno lordo.

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

364

1201

1567

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

Mezzogiorno Centro-Nord Italia

PIL 2012

19

IL PIL PRO CAPITE

• Il PIL pro capite è dato dal rapporto tra il PIL e la popolazione di un Paese o di una regione

PIL pro capite = PIL/Popolazione

• Nel 2012, il PIL pro capite del Mezzogiorno è pari a 17,4mila euro, mentre il PIL pro capite del Centro-Nord si attesta sui 30mila euro.

20

IL PIL PRO CAPITE

• Dunque il reddito pro capite del Mezzogiorno è poco più del 58% di quello del Centro-Nord

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

17.4

30.0

0.0

5.0

10.0

15.0

20.0

25.0

30.0

35.0

40.0

Mezzogiorno Centro-Nord

Anna
L' introduzione del Rapporto Svimez 2013 (piccolo fascicolo, separato dal rapporto), dice che il divario è pari al 57,4% nel 2012

IL PIL PRO CAPITE

• Le regioni meridionali presentano un diverso livello nel reddito pro capite. Calabria, Campania e Sicilia sono le più arretrate 21

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

35000

40000

Bolza

no

Valle

d'Ao

sta

Lomba

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Emilia R

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na

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to

Vene

toLa

zio

Friuli V

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ulia

Toscan

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Piem

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Ligu

ria

March

e

Umbria

Abruzz

o

Moli

se

Sardeg

na

Basilica

ta

Puglia

Sicil

ia

Calab

ria

Campa

nia

Italia

IL DIVARIO NORD – SUD

22

23

IL DIVARIO NORD – SUD NEGLI ANNI PIU’ RECENTI

Fonte: Istat

PIL pro capite (Mezzogiorno in % del Centro-Nord)

53.0

54.0

55.0

56.0

57.0

58.0

59.0

60.0

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

24

MEZZOGIORNO E DISOCCUPAZIONE

• Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra coloro che hanno almeno 15 anni di età e cercano attivamente lavoro e il totale della forza lavoro (cioè occupati + disoccupati)

• Nel 2013: – per il Mezzogiorno:

(1.449.839/7.348.574)*100= 19,7% – per il Centro-Nord:

(1.662.770/18.184.291)*100= 9,1%

25

L’EMIGRAZIONE • L’emigrazione interna resta molto elevata.

Dagli anni ’90 ad oggi il picco è stato raggiunto nel 2000 con circa 150mila persone che si sono trasferite al Nord

• Nel periodo 2001-2012:

Fonte: Svimez, 2013

Emigrati dal Sud 1.427.500

Rientrati 780.500

Saldo migratorio netto

647.000

Flussi migratori calcolati in base ai cambi di residenza

26

L’EMIGRAZIONE

L’incidenza dei laureati è tale da far parlare di brain drain, ossia di perdita netta di capitale umano a favore delle regioni del Centro-Nord.

Saldo migratorio netto

647.000

453.000 di età 15-34

anni

162.000 laureati

27

INDICE DI POVERTA’ REGIONALE. FAMIGLIE CHE VIVONO AL DI SOTTO

DELLA SOGLIA DI POVERTA’ RELATIVA (%)

Il 26,2% delle famiglie meridionali vive al di sotto della soglia di povertà relativa (pari a circa 1.000 euro al mese per un nucleo di 2 persone), contro il 6,2% di famiglie nel Nord ed il 7,1% nel Centro

2000 2012

Nord 5,7 6,2

Centro 9,7 7,1

Mezzogiorno

23,6 26,2

Fonte: ISTAT

IL MIRACOLO ECONOMICO (1955 – 1963)

1951-58 1958-63 1963-69

Tassi medi annui di variazione del PIL

5,3 6,6 5,3

La crescita del PIL è sostenuta, fino al 1958, dall’aumento degli investimenti (domanda interna)

Crescente ruolo delle esportazioni (domanda estera) dal 1958 al 1963 modello export-led

La trasformazione strutturale dell’economia italiana

Sviluppo industriale di un’economia aperta

29

I protagonisti dello sviluppo economico

• La grande impresa pubblica: il ruolo delle Partecipazioni Statali

• Il dinamismo di alcune grandi imprese privateNegli anni ’60 ci sono circa 693 grandi

imprese che occupano il 28% degli addetti alla industria manifatturiera. (Nel 2011 le

grandi imprese sono 350 ed occupano il 9,6 degli addetti all’industria manifatturiera).

• Lo slancio imprenditoriale nelle imprese piccole

30

I fattori all’origine del miracolo economico

• Disponibilità di una riserva abbondante di lavoro(Lewis, 1954)

• Moderazione salariale

• Prezzi bassi delle materie prime in un sistema di cambi fissi

• I vantaggi del paese inseguitore

31

IL MIRACOLO ECONOMICO MERIDIONALE

32

33

IL DIVARIO NORD - SUD SI RIDUCESENSIBILMENTE

34

Gli squilibri

• Dualismo industriale

• Emigrazione

• Squilibri territoriali

La crisi della grande impresa

• Shock petroliferi del 1973 e 1979

• Abbandono del sistema di cambi fissi

• Introduzione della microelettronica nel processo produttivo

Fattori esogeni di mutamento

35

La crisi della grande impresa

• Cambiamento nella struttura della domanda

la domanda dei consumatori diventa “diversificata”

• Aumento della conflittualità in fabbrica

• Aumento della integrazione commerciale e quindi della pressione concorrenziale

Fattori endogeni di mutamento

36

L’inversione di tendenza

• Le piccole imprese diventano motore del processo di sviluppo

Espansione della occupazione nelle imprese con meno di 100 addetti

• Spostamento dell’asse della specializzazione produttiva

37

La Terza Italia e i distretti industriali

• La diversa articolazione territoriale dello sviluppo: la Terza Italia (Bagnasco, 1977)

• Alfred Marshall (1842-1924) e l’analisi sui distretti industriali inglesi nel XIX secolo

• Esternalità marshallianeEconomie di specializzazioneEconomie di informazioneEconomie di accumulazione di competenze

38

• Si definiscono distretti industriali le entità socio-territoriali in cui una comunità di persone e una popolazione di imprese industriali si integrano reciprocamente.

• Le imprese del distretto appartengono prevalentemente a uno stesso settore industriale, che ne costituisce quindi l’industria principale. Ciascuna impresa è specializzata in prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Le imprese del distretto si caratterizzano per essere numerose e di modesta dimensione .

39

• Cooperazione e competizione tra le imprese

• Bassi costi di transazione

• Alta proiezione sui mercati esteri

40

• L’Istat ha individuato, sulla base dei dati del Censimento del 2001, 156 distretti industriali.

• 39,3% degli occupati dell’industria manifatturiera (1.928.602 addetti nei distretti industriali)

• Dei 156 distretti individuati dall’Istat,

45 sono specializzati nel tessile e abbigliamento;

38 nell’industria, meccanica;

32 nei beni per la casa;

20 nel cuoio, pelli e calzature;

7 nel settore alimentare;

6 nell’oreficeria e strumenti musicali;

4 nella gomma e plastica e 4 nella carta e cartotecnica.

Le industrie principali dei distretti italiani sono quindi, in larga misura, quelle tipiche del Made in Italy

41

Dove sono i distretti industriali

I distretti individuati dall’Istat sono localizzati prevalentemente nel Centro-Nord: il Centro, con 49 distretti, rappresenta la ripartizione maggiormente interessata dalla presenza di aree distrettuali (31% del totale del Paese);

Il Nord Est, considerata l’area d’eccellenza nella diffusione del modello distrettuale italiano, con 42 distretti ne concentra il 27% del totale;

Nel Nord Ovest è presente un quarto del totale distretti (39) e, infine, nel Mezzogiorno il 17% (26).

42

Riepilogando

• Dal secondo dopoguerra la trasformazione della struttura dell’economia italiana è stata radicale e si è avviato un processo di convergenza del Mezzogiorno.

• L’Italia è specializzata nella produzione di beni tradizionali. Questa specializzazione non è mutata nel corso degli ultimi 25 anni.

• Frammentazione del sistema produttivo43

Gli anni ’80: l’analisi macroeconomica

• L’adesione al Sistema Monetario Europeo

• Alti tassi di interesse

• Crescita del debito pubblico

44

La crisi del 1992

• L’uscita dell’Italia dal SME

• La progressiva svalutazione della lira

• Nel 1996 la lira rientra negli accordi europei di cambio

• Il rallentamento della crescita

45

Il declino economico

• Mutamento del regime tecnologico• Crescente pressione commerciale• L’adesione all’Unione monetaria europea

L’ipotesi del declino: la difficoltà ad adattarsi

a shock esogeni ed endogeni

47

PIL pro-capite e componenti demo-economiche (tassi medi annui di variazione dal 1995 al 2007, %.)

Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti

PIL 1,5 1,6 2,2 3,6 3,0

Popolazione totale 0,3 0,1 0,5 1,0 1,0

PIL pro capite 1,2 1,5 1,7 2,6 2,0

% popolazione in età da lavoro1

-0,4 -0,3 0,0 0,1 0,2

Tasso di occupazione2

0,9 -0,1 0,5 2,0 0,1

Produttività media del lavoro3

0,7 1,9 1,2 0,5 1,7

Fonte: Saltari e Travaglini, 2009, p. 119, elaborazioni su dati Ameco

1Popolazione 15-64 su popolazione totale,2occupati totali su popolazione 15-64,3 PIL reale per occupato

48

PIL e componenti demo-economiche (variazione cumulate percentuali dal 1995 al 2006. Elaborazioni su

dati Ameco)

Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti

PIL 17,5 20 27,9 42,7 39,1

Popolazione totale 3,6 1,0 7,1 11,4 13,4

% popolazione in età da lavoro1

-4,3 -3,7 -0,8 1,1 2,7

Tasso di occupazione2

13,8 8,2 6,3 28,2 2,3

Produttività media del lavoro3

4,4 14,3 15,2 2,0 20,7

Fonte: Travaglini, 2008

1Popolazione 15-64 su popolazione totale,2occupati totali su popolazione 15-64,3 PIL reale per occupato

49

Le componenti della crescita

1. Variabili demograficheVariazione della popolazione complessiva e della popolazione in età da lavoro

Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti

PIL 17,5 20 27,9 42,7 39,1

Popolazione totale 3,6 1,0 7,1 11,4 13,4

Popolazione in età da lavoro/popolazione totale

-4,3 -3,7 -0,8 1,1 2,7

50

Le componenti della crescita

Variabili economiche (1995-2006)

Tasso di occupazione = (Occupati Totali/ Popolazione 15-64 anni) *100

Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti

Tasso di occupazione 13,8 8,2 6,3 28,2 2,3

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Variazione cumulate percentuali dal 1995 al 2006. Elaborazioni su dati Ameco

Il legame inverso tra occupazione e produttività

(tassi di variazione medi annui)

1971-80 1981-94 1995-07

PIL 3,8 2,0 1,5

Produttività per occupato

2,8 1,8 0,7

Occupazione 1,0 0,1 0,8

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Riforme del mercato del lavoro

→ diminuzione del costo del lavoro

→ maggiore occupazione

→ dotazione di capitale fisico invariata

= Minore produttività

Le imprese hanno sostituito capitale con lavoro

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Produttività

• Produttività oraria=Prodotto totale/ore di lavoro complessive

• Se tutti i lavoratori europei hanno lavorato complessivamente nello scorso mese 25 miliardi di ore e hanno realizzato un prodotto di 1000 miliardi di euro, la produttività oraria del lavoro sarà pari a 40 euro all’ora (1000/25)

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L’esperienza dei tre paesi

• Aumento della occupazione: Italia e Spagna

• Aumento della occupazione e della produttività: Francia e Germania

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Produttività totale dei fattoriPTF

• La più bassa crescita della produttività del lavoro dovuta alla minore dotazione di capitale può essere compensata dalla dinamica favorevole del progresso tecnico

• La produttività totale dei fattori misura quanto si riesce a produrre in più rispetto al contributo del capitale e del lavoro

• Misura la capacità di un sistema economico di generare e utilizzare innovazioni tecniche e organizzative

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• Minore produttività totale dei fattori dovuta ad una scarsa diffusione delle TIC nell’industria

• Questione dimensione - specializzazione

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TIC

(Tecnologie dell’informazione e della comunicazione)

• Utilizzo da parte delle imprese di personal computer (PC), posta elettronica e dotazione di un sito Web, per attività di business to business, business to consumer, acquisti, attività pubblicitaria, servizio ai consumatori, rete intra-aziendale

• Adozione da parte delle imprese di software organizzativi come:

LAN (Local Area Networks),Intranet, EDI (Electronic Data Interchange), ERP (Enterprise Resource Planning), MRP (Material Resource Planning) 58

Nanismo generalizzato

• Nel 2011, gli addetti alle grandi imprese manifatturiere (500 e più addetti) rappresentano il 9,6% dell’intera occupazione manifatturiera

• La dimensione media nell’industria manifatturiera è pari a 8 addetti

• Le unità locali con meno di 50 addetti rappresentano, nel 2011, il 98% del totale manifatturiero e occupano il 59% degli addetti

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Le conseguenze delle piccole dimensioni

• La dimensione è positivamente correlata con la produttività del lavoro

• La dimensione è positivamente correlata con l’adozione delle nuove tecnologie

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L’immutato modello di specializzazione italiano

• Tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’90 ci sono stati fenomeni di ricomposizione della specializzazione produttiva di molti Paesi, verso i settori ad alto valore aggiunto, come la chimica, la farmaceutica, l’elettronica, gli autoveicoli

• Nello stesso periodo l’Italia mantiene, invece, il proprio modello di specializzazione nei settori tradizionali e della meccanica, settori a basso valore aggiunto. Infatti, scompaiono o attraversano una forte crisi comparti importanti della industria come l’industria informatica (Olivetti), chimica, automobilistica (crisi FIAT), farmaceutica, elettronica di consumo

• Bassa crescita della produttività e specializzazione in settori assediati da una duplice concorrenza: asiatica e degli altri paesi dell’Unione Europea.

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La perdita di competitività(fonte: Rossi, 2006)

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Quote di mercato(fonte: Rossi, 2006)

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Competitività ed esportazioni• L’Italia perde terreno rispetto ai paesi europei

• Posto uguale a 100 la quota delle esportazioni italiane sul commercio mondiale nel 1998, si riduce a 78 nel 2006(*)

• La perdita delle quote di mercato non risparmia neanche i settori come il tessile-abbigliamento, prodotti in pelle e cuoio, il mobilio

64(*) Fonte: Annuario ICE, 2007

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Le condizioni del miracolo economico, le condizioni del declino

• L’ambiente competitivo

Ieri: Liberalizzazione per stadi del commercio internazione

Oggi: Mercato unico europeo e globalizzazione. Integrazione commerciale più elevata, maggiore pressione concorrenziale

• Il mercato del lavoro

Ieri: salari relativamente bassi e riserva di mano d’opera

Oggi: salari relativamente bassi rispetto a quelli francesi e tedeschi e immigrazione di manodopera

6666

• Controllo partitico delle imprese pubbliche e controllo familiare dei grandi gruppi industriali

• Dopo il processo di privatizzazione, la protezione nei settori delle public utilities, comunicazioni, energia, gas, trasporti

• Le ripetute svalutazioni competitive: competizione di prezzo e non di qualità

Una interpretazione“Difetto di pressione competitiva”

Nardozzi, 2004