Comunichiamo che oKK -...

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COMUNICHIAMO CHE

Pag. 3Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Il nostro socio Luigi D’Ambrosio Lettieri,particolarmente sensibile ai temi sanitarie di aiuto ai pazienti affetti da malattierare, ci ha fornito un resoconto sullostato dell’arte in materia. Ecco le preziosenotizie e gli aggiornamenti che ci comu-nica.

L’Italia ha intrapreso la strada di un in-tervento normativo globale nei confrontidelle malattie rare nel 2001, con l’entratain vigore del DM n.279/2001, che hadisposto specifiche tutele per i malati,disegnando un modello di rete dellestrutture sanitarie competenti e istituen-do lo strumento di rilevazione nazionaledel Registro presso l’Istituto superioredella Sanità.Le iniziative in materia hanno tenutopresente le modifiche costituzionali in-trodotte in materia di competenze legi-slative dello Stato e delle Regioni.Gli atti successivi sono stati orientativersa un efficace coordinamento delleattività regionali e di un approccio glo-bale al problema.

Le Regioni in un’ottica sovra regionalehanno aderito all’accordo Stato-Regionidel 10 maggio 2007 che ha previsto:- la creazione di un tavolo interistituzio-

nale Stato-Regioni;- l’istituzione di 112 presidi nazionali o

europei per le malattie a bassissimaprevalenza;

- l’istituzione di organismi di coordina-mento regionali o interregionali;

- il potenziamento del lavoro in rete.Il Ministero della Salute ha riservato fon-di speciali per il cofinanziamento di spe-ci f ic i programmi regional i perl’attuazione di progetti del Psn in materiadi malattie rare, insistendo sul coordina-mento e sugli accordi di cooperazionetra le Regioni.Le iniziative descritte sono sostanzial-mente coerenti con le indicazioni che laCommissione ed il Consiglio europeohanno fornito ai Paesi membri sulla stra-da da seguire per migliorare l’assistenzaalle persone affette da malattie rare.I documenti europei hanno messo inevidenza la generale carenza di iniziativee di politiche sanitarie specificamenteindirizzate alle malattie rare invitando

gli Stati membri a dotarsi di strumentidi pianificazione e di programmazione..Lo strumento generale per fornire orga-nicità ed efficacia agli interventi in ma-teria è stato presentato dal ministro Fazioattraverso lo schema di Piano sanitarionazionale 2011/2013 nel quale sono fis-sati i seguenti obiettivi:- adottare una strategia comune di coo-

perazione e di condivisione delle co-noscenze tra strutture competenti checonsenta di affrontare le situazionicomplesse;

- contribuire attivamente all’elabo-razione di strumenti comuni con par-ticolare riguardo agli strumenti dia-gnostici, all’assistenza medica e agliorientamenti sugli screening della po-polazione ed alla chiara valutazionesul valore aggiunto terapeutico deimedicinali orfani (che potrebbero con-tribuire ad accelerare la negoziazionesui prezzi a livello nazionale, riducendoi tempi di attesa per l’accesso a talimedicinali per i pazienti che soffronodi malattie rare);

- perseguire l’adeguata codifica delleMR affinché siano rintracciabili nel si-stema informativo basato sull’Idc;

- sostenere a tutti i livelli appropriatiregistri e basi di dati per fini epidemio-logici, reti specifiche di informazionesulle malattie (prestando attenzionead una gestione indipendente). A talescopo le Regioni dovranno migliorareulteriormente il livello di collaborazio-ne già raggiunto con il Registro nazio-nale delle Mr;

- migliorare il coordinamento dei pro-grammi di ricerca a livello nazionale eregionale, ma anche in ambito comu-nitario, per stabilire lo stato attualedelle conoscenze, individuando lepriorità per la ricerca di base, clinica,traslazionale e sociale e promuovendoapprocci cooperativi interdisciplinariche favoriscano la partecipazione diricercatori nazionali a progetti di ricer-ca finanziati a tutti i livelli appropriati,compreso quello comunitario, e facili-tino, in collaborazione con la Commis-sione europea, lo sviluppo della coo-perazione con paesi terzi attivi nelsettore anche per quanto riguarda loscambio di informazioni e la condivi-

sione delle competenze;- individuare centri di competenza ade-

guati nel territorio nazionale e consi-derare la possibilità di promuovernela creazione incentivando le strategiedi assistenza pluridisciplinare;

- promuovere la partecipazione dei cen-tri di competenza alle reti europee diriferimento;

- organizzare percorsi sanitari basati sullacollaborazione tra esperti del settore,non solo mediante lo scambio di infor-mazioni, ma anche di competenze conl’adozione di strategie utili che consen-tano, se necessario, la mobilità di pro-fessionisti, anche all’estero,facilitandoil trattamento dei pazienti vicino alluogo di residenza;

- sostenere l’uso delle tecnologiedell’informazione e della comunicazio-ne quali la telemedicina, ove necessa-rio, per garantire un accesso a distanzaall’assistenza sanitaria specifica neces-saria;

- consultare i pazienti e i loro rappresen-tanti sulle politiche nel settore specifi-co e facilitare l’accesso dei pazienti alleinformazioni aggiornate.

Le problematiche connesse con le ma-lattie rare sono assai complesse e coin-volgono in modo profondo i temi dellaricerca scientifica, dell’assistenza sanita-ria e della produzione farmaceutica.D i p a r t i c o l a re r i l i e vo a p p a rel’armonizzazione della normativa sovra-nazionale e la necessità di conciliarel’autonomia organizzativa delle singoleRegioni con i provvedimenti quadroadottati dal Governo e dal Parlamento.La strada imboccata è certamente quellagiusta e conferma che i principi solidari-stici che ispirano le politiche sanitariedel nostro Paese si estendono doverosa-mente alla ristretta platea dei pazientiaffetti da malattie rare e rispettano ilprincipio richiamato dall’art 32 della Co-stituzione.Naturalmente anche in questo settore,come in tutti quelli riconducibili allepolitiche del welfare, assume particola-re rilievo la dotazione di risorse econo-miche adeguate a sostenere la crescen-te domanda di salute in un quadrocomplessivo che risente, tra l’altro, dellevariabili demografiche e della gravecrisi economico-finanziaria internazio-nale.

MALATTIE RARE. LO STATO DELL’ARTE

Pag. 4 Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

La Fondazione Rotary, per rispondereall’urgente bisogno di aiuti in seguito alterremoto ed allo tsunami che hannocolpito il Giappone l’11 marzo, ha istituitoil Fondo soccorsi per il Giappone e le isoledel Pacifico per finanziare, soprattutto, iprogetti di ricostruzione delle zonecolpite.Il terremoto di magnitudo 8,9 è stato ilpiù violento nella storia del Giappone edha provocato un violento tsunami che haspazzato via le città costiere del Nord. Atutt’oggi sono almeno 7mila le mortiaccertate e oltre 10mila i dispersi, ma ifunzionari governativi temono unbilancio molto più alto.La Fondazione ha iniziato ad accettare ledonazioni on line dal 14 marzo scorso.Come si fa a devolvere il proprio

contributo? Come per donazioni abitualialla Fondazione. Sul bonifico intestatoalla Fondazione Rotary si deve indicarela finalità “Rotary Giappone e Isole delPacifico – Disaster Recovery Fund –G10005”.Saranno i rotariani delle zone colpite adindividuare il modo migliore di aiutare lecomunità disastrate. La parte piùconsistente degli aiuti sarà destinata allaricostruzione. I contributi saranno residisponibili ai Club e ai Distretti locali comepartecipazione della FR, sotto forma disovvenzioni paritarie e/o globali. Comeper tutte le sovvenzioni paritarie e/oglobali, il Fondo speciale richiederà lapartecipazione di almeno due Club eDistretti per progettare, realizzare e

portare a felice compimento il progettoassieme. I progetti richiedono lapartecipazione attiva del rotariani. Comeper tutti i Fondi che alimentano la FRanche la gestione di questo Fondospeciale sarà curata dagli amministratoridella FR.

Le donazioni a questo Fondo specialenon sono computate nel credito per leonorificenze Paul Harris Fellows. Percontro, contano per il conseguimentodegli obiettivi annuali, prefissati, delledonazioni dei Club e dei Distretti e fannoanche stato per il conteggio dei contributipersonali alla FR dei rotariani.

I rotariani, i Club ed i Distretti possonocontribuire con donazioni in contanti estanziamenti dal Fondo di DesignazioneDistrettuale (Fodd).

Dal Rotary una mano tesa al Giappone

Nel 1983, da una felicissimaintuizione del futuro governatoreFranco Anglani, presente comefondatore anche il governatoreincoming 2011-2012 MarioGreco, nacque, dalla visionecomune di vari Club, il progetto“Trulli Mare” per la promozionedel nostro territorio, che vedeora riuniti dieci Club (Brindisi,Brindisi Appia Antica, CeglieMessapica, Fasano, FrancavillaFontana Altosalento, Manduria,Martina Franca, Monopoli, OstuniValle d’Itria Rosa Marina ePutignano),L’attività coordinata dei dieciClub si avvia a conclusione con unimportante convegno sul tema “Ilpaesaggio agrario dell’oliveto secolare ela dieta mediterranea. Patrimonidell’umanità” che si terrà ad Ostuni,Masseria Lamacavallo, nella mattinata disabato 28 maggio.Al convegno prenderanno parte ilgovernatore Marco Torsello, ilcoordinatore distrettuale del progetto,Gianni Lanzilotti, numerose autorità (ilsindaco di Ostuni Domenico Tanzarella,l’assessore regionale all’Agricoltura, DarioStefàno, l’assessore regionale alle Politicheambientali, Lorenzo Nicastro, il presidentedella Commissione per le risorse agricoledel Parlamento Europeo, Paolo De Castro)studiosi, esperti ed operatori economicidel settore (il direttore del parco delle

Dune Costiere Gianfranco Ciola, ilpresidente del Gal Alto Salento CosimoPutignano, il presidente dell’IstitutoAgronomico Mediterraneo CosimoLacirignola, il presidente del Consorziodi Torre Guaceto Enzo Epifani, il direttoredelle Politiche regionali per lavalorizzazione degli oliveti secolariAntonello Antonicelli, il dirigentedell’Istituto tecnico agrario di OstuniAngelo Zaccaria e il presidente dellaFondazione per la Dieta mediterranea,Gaetano Crepaldi).Il convegno sarà l’occasione perun’approfondita riflessione sugli aspettisociali ed economici del nostro paesaggioagrario, in vista del possibilericonoscimento del bosco degli olivisecolari della zona quale patrimonio

dell’umanità da partedell’Unesco.Abbinato al convegno è ancheun concorso per scegliere imigliori oli dop del territoriointeressato dal progetto (Collinadi Brindisi, Terre Tarentine, Terrad’Otranto, Terra di Bari-Murgiadei Trulli e delle Grotte) con ladecisiva collaborazionedell’Istituto agrario “Pantanelli”di Ostuni e in particolare del prof.Francesco Prudentino, chevaluterà il prodotto con un paneldi degustatori al qualeprenderanno parte anche ragazzimeritevoli del V Agrario. Il bando

completo del concorso è pubblicato sulsito della scuola (www.pantanelli.it) .Prima della conclusione dell’annorotariano i partecipanti al progetto “TrulliMare” presenteranno anche l’iniziativa,proposta dal Club di Brindisi Appia Anticaper la creazione di uno schedario con lecaratteristiche dei vitigni autoctoni dellazona, e vi sarà anche un riconoscimentoda parte del Rotary per alcuni giovanimeritevoli del territorio, che hannoricevuto, nel corso dell’anno, significativipremi in ambito nazionale edinternazionale.

Ferdinando Sallustio

presidente Rotary ClubOstuni-Valle d’Itria-Rosa Marina

L’OLIVO PATRIMONIO DEL MONDO

Inviate le vostre foto a segreteria1011@rotary2120.it

L’unione fa la forza.

Ecco il risultato

dell’impegno comune

di 31 Club del

Distretto e di tanti

volontari del Rotary.

Nella foto, il pannello

del Rotary Club Bari

Castello, premiato “per

aver voluto portare

all’attenzione di tutti i

Rotariani convenuti in

Assisi, in occasione del

convegno ‘Sorella

Acqua’, il progetto

distrettuale ‘Acqua

sana per l’Africa’”.

Mensile dedicato ai Rotarianidel Distretto 2120

Rotary 2120 ROTARY INTERNATIONALDistretto 2120 Puglia e Basilicata

Ray KlinginsmithPresidente Rotary International

Marco TorselloGovernatore Distretto 2120

Anno Rotariano 2010 • 2011

SOMMARIO Maggio 2011

3Comunichiamo che

6La foto del mese

8Mostra e racconta Ray Klinginsmith

9La gioia delle regole. Una gioia senza frontiere Marco Torsello

11Vocational service Maurizio Muratore

13Il “Terzo occhio” del nomade basilisco Vinicio Coppola

16Primo: “catturare” la fiducia dei cittadini Maria Luisa Mastrogiovanni

19La terzietà del Giudice e il controllo sociale Marco Torsello

23Gustare insieme sorella acqua Patrizia Zanotti

27Cartolina dagli Usa

29Sull’amicizia (IV parte) Gianni Gasbarrini Fortuna

37La voce dei club

41Il grano saraceno Alfonso Forte

43Analisi (...chimica?) di una società (II parte) Donato Salerno

45Parlare di Rotary Maurizio Maurizi

47Il Rotary ad Haiti Erika Brescia

49Elogio dell’imperfezione Maria Concetta Piacente

N. 9 Aprile 2011Autorizzazione Tribunale di BariRS 1512/07

COMITATO PER LA STAMPAROTARIANA E LA REDAZIONEDELLA RIVISTA DISTRETTUALE

Direttore responsabile:

Maurizio Muratore (R.C. Lecce)mamuratore@libero.it

Componenti il Comitatodi redazione:

Francesco Lacerenza (R.C. Potenza)f.lacerenza@ memex.itSilvana Petrucelli ( R.C. Senise)avv.petruccelli@tiscali.itMaria Rosaria Mastidoro (R.C SanGiovanni Rotondo) mastidoro@alice.itGiancarlo Ciuffreda (FoggiaCapitanata) gciuffreda@alenia.itLuigi La Rovere ( R.C. Andria)larovere@ispec.itDanilo De Cicco (R.C. Trani)danilodecicco@libero.itCarmela Cipriani (R.C.Casamassima) carmela@cipriani-go.itMaria Concetta Piacente (R.C. BariOvest) a.galland@tin.itGabriele Soltesz (R.C. Acquaviva delleFonti – Gioia del Colle) gsoltesz@alice.itAntonio Biella (R.C. Taranto Magna-Grecia) antonio.biella@hotmail.itFrancesco Mileti (R.C. Fasano)francomileti@libero.itLina Bruno (R.C. Ceglie Messapica)bruno-lina@libero.itGabriella Di Gennaro (R.C. Nardò)gabrydiger@alice.it

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“MOSTRAE RACCONTA”

Pag. 8 Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Mia moglie Judie è stata maestra d’asilo per molti anni ed ha spesso raccontato lesue esperienze di “mostra e racconta”, ossia di quell’attività in cui i suoi scolaripotevano portare a scuola qualcosa a cui tenevano molto, come un animale domesticoo giocattolo, e dovevano parlarne agli altri bambini in classe. I bambini ascoltavanosempre con un senso di meraviglia i racconti dei loro compagni di classe.I Rotariani spesso condividono lo stesso senso di meraviglia quando scopronol’esistenza di progetti d’azione straordinari realizzati da altri club. Ed i progettid’azione del Rotary realizzati dai nostri oltre 33.000 club sono talmente tanti cheè davvero impossibile conoscerli tutti. Molti di loro rimangono sconosciuti ai piùe non vengono neanche riconosciuti, tranne che per i loro club sponsor. Tuttavia,l’insieme di tutti i progetti del Rotary sta chiaramente trasformando il mondo inun posto migliore.È un peccato non poter avere un enorme evento “mostra e racconta”, in cui ogniclub possa riferire al mondo quello che fa. Siamo cresciuti così tanto che è difficileper noi condividere anche le notizie dei nostri progetti d’azione con i nostriinnumerevoli club. Tuttavia, il Congresso annuale del RI permette a diversi club,distretti e organizzazioni multidistrettuali di esporre i loro progetti in modo efficace.E questo mese il Congresso RI di New Orleans presenterà molti progetti straordinarinella Casa dell’Amicizia.Il Congresso di New Orleans sarà un evento meraviglioso del Rotary. Pertantoincoraggio tutti i partecipanti a trascorrere quanto più tempo possibile nella Casadell’Amicizia per fare nuove amicizie con persone provenienti da tutto il mondo,vedere la mostra dei progetti del Rotary e partecipare a divertenti spettacoli. Leporte si apriranno sabato mattina e resteranno aperte per più ore del solito duranteil Congresso. Inoltre, per coloro che non possono partecipare all’intero Congresso,è previsto il pass di un giorno, solo per sabato, al costo di 40 dollari a persona, perpoter “provare” la Casa dell’Amicizia!Inoltre, il Congresso mi permetterà di godere di un’occasione di “mostra e racconta”personale. Sarò in grado di mostrare la base di un pilastro, situato nel CentroCongressi, che supporta l’enorme ponte sul fiume Mississippi. Si tratta dello stessoponte sotto il quale ho navigato sulla nave da carico Lykes Line durante il mioviaggio di 50 anni fa verso l’Università di Città del Capo come borsista del Rotary.E adesso posso raccontare a tutti, e con vero piacere, che è stato un viaggio Rotaryche dura una vita!

Ray Klinginsmith

LETTERA DEL PRESIDENTE INTERNAZIONALE

LA GIOIA DELLE REGOLE.UNA GIOIA

SENZA FRONTIERE

Pag. 9Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

“La gioia delle regole”? E’ il suadente e simpatico motto che tu, Governatore, haiadottato all’atto del tuo insediamento alla guida del Distretto 2120. Un motto chesuona come un bonario invito rivolto non solo ai tuoi rotariani, ma anche a quellidegli altri Distretti e del mondo intero. Un lapidario motto che punta al rispettodelle regole con gioia, adoperandosi per sviluppare una cultura della legalità. Unalegalità che va coltivata e sostenuta nel delicato momento storico che stiamovivendo, e che stanno vivendo soprattutto le nuove generazioni, spesso suggestionatee irretite da falsi miti che privilegiano, con la complicità di subdoli miraggi, i tantidisvalori che proliferano nella nostra società consumistica, che antepone l’avereall’essere.Come arginare, caro Governatore, questo fenomeno così deleterio,e sempre più dilagante?“Gioia delle regole e cultura della legalità sono due facce della stessa medaglia.Va subito posto l’accento sui temi più pregnanti che concorrono a riempire dicontenuti il pianeta della stessa legalità, temi che vanno dalla salvaguardiadell’istituto familiare alla salvaguardia e tutela dell’ambiente, dal rispetto dellenorme comportamentali del codice della strada, alla prevenzione dei pericolidovuti al crescente bullismo ed all’uso incontrollato di Internet, sino al rispettodell’altro. Ritengo che sulla famiglia dobbiamo concentrare la nostra azionepedagogica e di tutela perché molte evoluzioni sociali hanno scaricato su di essatensioni e problemi sociali, ma nonostante ciò essa ha retto all’urto demolitore,anzi si è rivelata uno dei baluardi più solidi e resta il serbatoio più ricco e attivoper portare linfa alla cultura della legalità alla quale offre, sia pure nella delicatissimafase dei nostri tempi, principi senza tempo che vanno dalla solidarietàall’attaccamento alle tradizioni, dall’amicizia alla pace tra i popoli, dalla fratellanzaall’accettazione e al rispetto del diverso”.Insomma, l’amore verso l’altro…“Un amore teso ad alleviare la sofferenza e l’ingiustizia, tendendo la mano aidiseredati e incoraggiando concretamente chi ha fatto della solidarietà una ragionedi vita”.

Marco Torsello

LETTERA DEL GOVERNATORE

Pag. 10 Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Nell’ambito della gioia delle regole un posto di rilievo tocca ai giovani?“La risposta è senz’altro positiva. In questo anno di servizio ho sempre affermatoanche in tempi recenti, che il Rotaract, insieme con l’Interact, deve costituire il‘vivaio del Rotary’, e bisogna dare un forte impulso a nuove più vigorose cooptazioninelle nostre Associazioni giovanili. Ad una condizione ineludibile: che sianoimmissioni di ‘qualità’, di giovani uomini e donne consapevoli della natura, dellefunzioni e degli obiettivi che il nostro sodalizio intende loro affidare. Bisognaadoperarsi in modo che al Rotaract ed all’Interact sia riservata una più intensaattenzione da parte dei Distretti e dei Club, impostando un valido piano di sviluppoquanti-qualitativo degli organici, e stimolando l’orgoglio di appartenenza.Sono certo che i giovani e la presenza sempre più cospicua delle donne nei club,saranno i due punti di forza che imprimeranno una sferzata di slancio e vigoreal nostro sodalizio. D'altronde, lo stesso Paul Harris sosteneva che il Rotary èevoluzione e, se necessario, rivoluzione… ed i giovani per loro natura sono spessoportatori di idee nuove e talvolta rivoluzionarie.A noi il compito di guidare i cambiamenti nel solco di una tradizione consolidatasiin 106 anni di vita del nostro Rotary perché esso ha nel tempo costituito unpatrimonio irrinunciabile che sarà necessario far lievitare grazie anche alla nostracostante dedizione, e sviluppare con profitto attraverso una ricerca adeguata, unacooptazione mirata, una formazione diretta a far conoscere l'essenzialità deiprincipi rotariani”.Non è un programma un tantino utopico?“Nient'affatto! Sarà possibile realizzarlo se guarderemo con crescente attenzioneal territorio valutando le tante professionalità che ci circondano e che, spesso, noi,troppo presi dalla nostra professione e dagli affanni quotidiani, tralasciamo dicoltivare. Occorre catturare l’interesse, dare linfa alle attese con esempi, valori,testimonianze, e coltivando l’ideale rotariano del servire con gioia”.

VOCATIONAL SERVICE

Pag. 11Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Il mondo degli affari è dominato dal mercato e dall'utile economico. La politica,dalla competizione per il potere. In entrambi i casi c'è ben poco spazio per rapportipersonali sinceri. In Italia, la parola amicizia ha assunto addirittura un significatonegativo, di privilegio, di raccomandazione.L'amicizia è il mezzo per passare davanti agli altri, per eludere la norma.Confucio elencava cinque tipi fondamentali di relazioni interpersonali: la relazionefra imperatore e suddito, quella fra padre e figlio, la relazione fra uomo e donnae quella fra fratello maggiore e fratello minore. Tutti e quattro questi tipi direlazione sono gerarchici, fra superiore ed inferiore. Esiste però una quinta relazioneche non è gerarchica, ma avviene fra pari: è l'amicizia.La parola amicizia non ha un solo significato, ma diversi.Per Aristotele la distinzione più importante è quella fra amicizia fondata sull'utilee quella fondata sulla virtù, l'unica che merita il nome di vera amicizia (Aristotele,Etica Nicomachea).“Amico è colui a cui piace e che desidera fare del bene ad un altro e che ritieneche i suoi sentimenti siano ricambiati” (John M. Reisman).Nel Rotary, l’amicizia risulta immediata, favorita anche dalla condivisione dipassioni, di valori, di interessi che genera sempre maggiore attenzione verso unmodo di fare Rotary. La scelta di condivisione, oltre che di passioni, di finalitàumanitarie, è l’arma vincente del Rotary. Il Rotary infatti è nato come luogo disolidarietà e di aiuto al prossimo negli affari e nelle professioni. Il motto principaledel Rotary, "Servire al di sopra di ogni interesse personale", adottato dallo slogan"Servizio e non profitto personale", è la base di sviluppo per diventare rotariani.Paul Harris disse: "Dei centouno modi con i quali gli uomini possono rendersiutili alla società senza ombra di dubbio i più accessibili e spesso i più efficacirientrano nella sfera della propria occupazione". Siamo in tanti, con professionidifferenti; i rotariani hanno quelle professionalità, competenza e risorse chepossono, anzi devono, mettere a disposizione di chi ne abbia necessità. Laprofessionalità del rotariano “viene da dentro” e si esprime in una passione peril proprio lavoro, nella curiosità e nel desiderio di apprendere e migliorarecontinuamente.Questo è il motivo per cui il Rotary occupa un posto di preminenza in quantodifensore di un concetto di servizio saldato alla posizione professionale con unaattività di forte valenza sociale e con l'aiuto di un messaggio etico di particolare

Maurizio MuratoreRotary Club Lecce

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE

Pag. 12 Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

effetto. Da ciò deriva il perno basilare rotariano, il "vocational service", cioè ilconcetto di servizio attraverso la professione, ovvero di attività professionale incui trova spazio anche l’attenzione verso gli altri.Dobbiamo riconoscere che le nostre professioni sono anche a beneficio degli altrie che il nostro impegno può trasformare i Sogni di chi ha bisogno in Realtà.

IL “TERZO OCCHIO”DEL NOMADE BASILISCO

UN CANTORE DEI SASSI, LUIGI GUERRICCHIO

di Vinicio CoppolaRotary Club Bari Castello

Va subito precisato – anche per evitare malintesi ed erronee interpretazioni – cheil realismo simbolista di Luigi Guerricchio – “Ginetto” per parenti ed amici – èdiverso dal realismo socialitario di Guttuso e da quello politico-satirico di Grosz.Non è, insomma, pittura dell’occhio ma pittura dell’anima e dell’introspezione,in grado di dare corpo e sostanza alle “voci di dentro” di eduardiana memoria,cogliendo e caratterizzando la realtà nei suoi aspetti più problematici.Lo attestano in gran copia le sue numerose opere che ammirammo, dopo la suaprematura dipartita, in una accattivante antologica a Matera, allestita nel Conventodell’Annunziata: dagli olii ai disegni, dalle grafiche, alle ceramiche, alle sculture.Opere dalla forte valenza espressiva, con affondi psicologici in questo o quelpersonaggio, che danno voce alla muta protesta di una dolente umanità in perennericerca di un’identità offuscata dal susseguirsi di patimenti e rinunce. Di qui unagestualità popolare, spesso indecifrabile, nella quale l’artista si cimenta soventeper interpretare silenzi contemplativi e percorsi culturali grazie ad oggetti delvivere quotidiano, sobri ed essenziali.E’ un nomade per vocazione. Dopo la maturità classica conseguita a Matera,frequenta la “Scuola di nudo” e successivamente il corso di scenografia pressol'Accademia delle Belle Arti di Napoli. E durante il soggiorno nel capoluogopartenopeo aderisce al movimento dei “Giovani realisti napoletani”. A Porticiconosce il poeta lucano Rocco Scotellaro che, una volta a Roma, gli presentaCarlo Levi e Renato Guttuso. Quindi l’irrequieto basilisco si trasferisce a Salisburgodove è alunno assiduo delle scuole di pittura e scultura di Oskar Kokoschka e diGiacomo Manzù. Nel ’56 è di nuovo in viaggio, questa volta approda a Milanoper frequentare l'Accademia di Brera, diretta da Domenico Cantatore. Rientratoa Matera, negli anni Sessanta aderisce al Pci. Quindi, alterna l’attività pittoricaa quella di insegnante di Disegno.E’ un nomade, dicevamo. Ma è anche il cantore più genuino dei Sassi nonché dellunare paesaggio lucano e dei suggestivi calanchi. Paesaggi con i quali il basiliscorealizza il recupero della tradizione attraverso l’approfondimento di un linguaggioimpressionista che poi, mano a mano, assume toni squisitamente espressionistici.Angoli e scorci di un mondo agreste, una vita scandita dalla natura, ritmatadall’alternarsi del giorno e della notte. E lui, il nostro “Ginetto”, lungi dall’imitazionedel vero, si cimenta con il suo “terzo occhio” per farsi interprete di ansie, gesti eriti, e consegnarli poi alla Storia.E in virtù di queste qualità mediatrici, il mondo contadino, così caro al suo intimo

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sentire, viene sottratto al colore locale con improvvise e impreviste sterzate dallequali traspaiono commossi accenti intimisti. Una commozione di segno nuovoche fa scoprire pathos e plasticità negli oggetti e nella gente dei campi: figure daivolti incavati e deformi, sterpi ed alberi scheletrici che si ergono dalla terra aridanella speranzosa attesa di una pioggia vivificante. E ancora: squallide e desolateperiferie nelle quali si toccano con mano i guasti provocati dall’uomo che accentuanodegrado e abbandono.Dipinti, disegni e sculture assurgono così al ruolo di una denuncia sommessa, manon per questo meno efficace di quelle gridate ai quattro venti. Una denunciache fa scoprire il senso del paesaggio e degli uomini dei Sassi, al di fuori di ogniretorica, e con una valenza sconosciuta che mette a nudo le tensioni più ascosedel nostro io. Guerricchio, in altre parole, non esita a tirar fuori il coraggio dellarealtà – come osserva Carlo Levi – per dare impulso alle tensioni del quotidianoe rappresentare lo sgomento della classe subalterna, rassegnata a subire l’inettitudinee le angherie della classe egemone. Il tutto nel quadro di una natura abbarbicataa consuetudini secolari, con suoni e aromi appena appena scalfiti dalle conquistedel progresso. Una natura dal lento e placido fluire, dove il cuore continua apulsare in sintonia con il respiro di madre Terra.Dalle sue numerose e variegate opere – dai pastelli, alle ceramiche, alla cartapesta– traspare l’intero iter artistico di un pittore che affida le sue “chances” ad unlinguaggio essenziale, a volte lirico, a volte oggettivo e duro. Un linguaggio intrisodi una sottile vena d’ironia che gli consente di esprimere i sentimenti e l’animadella gente lucana. Indubbiamente, Matera e i Sassi sono stati i suoi due grandiamori. Ma con la stessa intensità ha amato anche le campagne e le case, il lavoroe le feste della gente del Sud. Senza contare che l'interesse per l'uomo e per il suopeso nella società e nell'ambiente si traduce in un realismo figurativo permeatodi cultura e tradizione popolare.Quanto ai Sassi, non esita a definirli più tuguri che case. “Allora erano popolatedi bambini, di donne, di animali. All’imbrunire, i muli se ne tornavano a casa,come uomini, diritti alla stalla. Che spesso era una stanza comune in fondo allastessa abitazione, separata dalle persone soltanto da una tenda”.Il segreto della inesauribile creatività di Guerricchio? Sono il Mezzogiorno el’immensa fede, purtroppo non condivisa da molti giovani suoi contemporanei,in un promettente futuro. A suo avviso, l’umanità non stava vivendo il suocrepuscolo ma la grande aurora di una nuova epoca. Di qui la sua particolare

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visione del Sud. Un Sud esente da truculente camarille mafiose, che non tendea generalizzazioni ma si articola in accattivanti dettagli: le grinze di un panno,il fumante e profumato piatto di pastasciutta, il delicato profumo di un fiore dicampo. Insomma, riporta sulle tele stati d’animo e sentimenti emergenti dallarealtà oggettiva, interpretando con inediti modi espressivi “un mondo antico”attraverso il racconto della quotidianità. Non per niente soleva ripetere: “Il tempoe il luogo fanno un pittore”. Stessa condivisione di Carlo Levi e Rocco Scotellaro.Nella sua Matera l’improvvisa tragedia. Nel ’96 – non aveva ancora compiuto 64anni – un arresto cardiaco lo coglie nel corso della cerimonia inaugurale del suoultimo lavoro, “Il Mercante della Murgia”, ossia carte del “Mercante in fiera”,da lui disegnate con figure, flora e fauna, prodotti e antichi mestieri della Murgia.“Ginetto” si porta una mano al petto. Tentano di soccorrerlo, ma Atropo è piùlesta a troncar lo stame.

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PRIMO:“CATTURARE”LA FIDUCIADEI CITTADINI

Dott. Antonio Laudati,

procuratore della Repubblica

di Bari

La passione per

l'attività investigativa

e la convinzione che il

segreto, nella vita,

sia fare sempre

ed onestamente

il proprio dovere.

E' il profilo del dott.

Antonio Laudati,

procuratore della

Repubblica di Bari

lontano dai flash

E’ procuratore di Bari dall’aprile 2009,quando venne nominato dal plenum delCsm.Antonio Laudati, classe 1954 (è di Fiori-no, in provincia di Avellino), ha alle spalleuna prestigiosa carriera. Maturità classicaconseguita presso il Convitto nazionaleColetta di Avellino e laurea in Giurispru-denza presso l’Università di Napoli, hainsegnato a Maddaloni e ad Avellino.Vinse il concorso come commissario diPubblica Sicurezza e, successivamente,quello in magistratura, che lo portò asvolgere il suo primo incarico a Lecco.Successivamente fece ritorno in Irpiniapresso la Procura della Repubblica diAvellino negli anni in cui l’ufficio erapassato da Ferrante a Gagliardi. Quindiil trasferimento a Napoli alla Dia, comesostituto procuratore dell’Antimafia, afianco del procuratore Grasso.Ultimo tassello del suo ricco curriculum,la nomina a direttore degli Affari penali

di Maria Luisa Mastrogiovanni

LA GIOIA DELLE REGOLE

Pag. 17Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

del Ministero di Grazia a Giustizia,incarico che fu anche di GiovanniFalcone. Sposato con un magistratonapoletano, ha tre figli.Ad essi ha cercato di trasmettere ciòin cui crede più di ogni altra cosa: ildovere di vivere onestamente, “perché– è convinto – al mondo servono sìgli eroi che combattano la mafia, maanche e soprattutto i cittadini cherendano sana la società”.

Quale ruolo può ritagliarsi ilsingolo cittadino che voglia da-re il proprio contributo asmantellare la “mafia spa”?“Può fare onestamente il propriodovere. Lo so che può sembrare unarisposta scontata, persino elementare.Ma per combattere la mafia servonogli eroi, quelli che sono disposti arischiare la propria vita, ma occorreanche e soprattutto un tessuto socialesano, dove i cittadini nel propriopiccolo, nel loro quotidiano, fannoil proprio dovere e lo fanno onesta-mente. Sono queste persone il ba-luardo contro qualsiasi tipo di infil-trazione, contaminazione criminale”.Come è arrivato da magistratoa occuparsi di mafia?“Agli inizi degli anni Ottanta, quan-do ero giudice istruttore a Lecco, lacamorra tentò di ammazzare, fortu-natamente senza riuscirci, il giudiceAntonio Gagliardi. La risposta delloStato fu quella di promuovere Ga-gliardi a procuratore di Avellino,della mia città. Così quando proprioGagliardi mi chiese di far parte dellasua squadra, di essere in prima lineanella lotta alla camorra che soffocavala mia terra, non ci ho pensato duevolte. Dopo Avellino è stata la svoltadella Direzione Distrettuale Antima-fia di Napoli e, poi, della DirezioneNazionale Antimafia”.

Quanto l’illegalità diffusa pre-para il terreno alle mafie?“Di sicuro costituisce il terreno peril reclutamento della ‘mano d’opera’.È chiaro che per le organizzazionicriminali è più facile avvicinare igiovani da impiegare come spaccia-tori, rapinatori, estorsori se questisono abituati a vivere in un contestosociale dove le piccole illegalità ven-gono percepite come normalità”.Che cosa l’ha spinta a fare ilmagistrato?“Per la verità io desideravo entrarein Polizia, fare il commissario. Houna passione per le attività investi-gative. Contemporaneamente fecianche il concorso in Magistraturae lo vinsi, ma questo non mi haimpedito di continuare a essere an-che ‘investigatore’. Anche ora chesono procuratore di Bari seguo leindagini più importanti attraversolo stretto contatto con le forze dipolizia”.Come si può e come si fa adessere in contatto continuo conl’illegalità e a non farsi sporca-re…“Io sono a contatto continuo conl’illegalità per contrastarla. Anzi,proprio perché quotidianamente so-

no a contatto e tocco con manol’illegalità, mi rendo conto di quantoquesta riesca a inquinare il tessutoeconomico, sociale, politico di unasocietà, alla quale viene tolta unaserie di possibilità di crescita”.È difficile non essere accecatidai flash?“I magistrati portano una toga neraproprio perché venga garantital’impersonalità della funzione, ma ilmondo dei mass-media ‘tenta’ e ten-de a personalizzarla. Ogni pubblicoministero ha, però, il compito diricordare che esercita l’azione giudi-ziaria in maniera impersonale.”Quali sono i nuovi businessdella “mafia spa” in Puglia?“Intanto il business della criminalitàpugliese continua a ottenere i mag-giori profitti sempre da ‘vecchie’ atti-vità come traffico e spaccio di sostan-ze stupefacenti, usura ed estorsione.Emergono nuove forme di contrab-bando di sigarette e si stanno affac-ciando nuovi fenomeni criminali perquanto riguarda il mercato delleenergie alternative e dello smaltimen-to dei rifiuti”.Quale è stato il “sì” che le ècostato più fatica?“Nessuno. Ho sempre fatto ogni scel-ta professionale in maniera consape-vole e responsabile”.E il no?“Devo ammettere che rifiutare laprestigiosa offerta di rappresentarel’Italia a Eurojust un po’ mi è dispia-ciuto, ma la sfida e il privilegio diguidare una Procura come quella diBari erano troppo alti per decideredi andare all’Aia. Insomma fral’Olanda e Bari ho scelto questa cittàe sono contento di averlo fatto”.È stato vittima di ingiustizia? Hamai commesso un’ingiustizia?“Ciascuno nella propria vita è vitti-

L’illegalità diffusa

costituisce il terreno per

il reclutamento della

‘mano d’opera’ da parte

della mafia.

Per le organizzazioni

criminali è più facile

avvicinare i giovani in un

contesto sociale dove le

piccole illegalità vengono

percepite come normalità

ma, complice, testimone o autore ditante piccole ingiustizie, a volte ancheinconsapevolmente. Non sono unsanto, ma nel mio quotidiano misforzo di evitare di essere quantomeno autore o complice”.A chi possono parlare i cittadini?“Innanzitutto alla loro coscienza. Senelle piccole ingiustizie quotidiane

a cui accennavamo prima facciamoin modo di mettere a tacere la nostracoscienza, adattandoci e adeguando-ci - per la serie: fanno tutti così -allora la battaglia alle ingiustizie eall’illegalità è persa in partenza. Poi,è chiaro che i cittadini possono edevono parlare a quelle Istituzionicredibili che sanno conquistare laloro fiducia, a cominciare dalla Pro-cura. Sono solito, infatti dire, chebisogna catturare soprattutto la fidu-cia dei cittadini, prima ancora chei latitanti”.Quali sono le sacche di illega-lità in cui la mafia diventa“sistema”?“La mafia diventa sistema lì doveriesce a diventare sistema, lì doveriesce a imporre l’omertà ai cittadiniattraverso il totale controllo dellasocietà. Non è, però, il caso di Barie provincia. Qui le organizzazionicriminali non sono riuscite a pene-trare nel tessuto socio-economico inmaniera tale da imporre quello che

si può definire un ‘sistema mafioso’”.Come magistrato prova la“gioia delle regole” o il suo è“solo” un lavoro?“Quello del magistrato non può es-sere mai solo un lavoro. Così comel’applicazione delle ‘regole’ non puòessere una ‘gioiosa’ applicazione. Leregole, specie quelle che quotidiana-mente applichiamo nel nostro lavoro,sono le leggi. Applicarle è per noiun dovere, non una gioia”.…il ruolo del Rotary?“Nel contrasto della legalità tuttele associazioni possono contribuirea dare una mano alle forze di poliziae alla magistratura. Non è necessa-rio organizzare iniziative straordi-narie, l’educazione alla legalità pas-sa anche dai piccoli comportamenti,fatti di onestà e concretezza. Ecco,ognuno di voi può essere una‘sentinella della legalità’ facendosolo un po’ più di attenzione a quel-lo che accade intorno. Senza maigirare la testa altrove”.

Il business della criminalità

pugliese continua a

ottenere i maggiori profitti

dalle ‘vecchie’ attività come

traffico e spaccio di

sostanze stupefacenti,

usura ed estorsione. Ma si

stanno affacciando nuovi

fenomeni criminali nei

settori delle energie

alternative e dello

smaltimento dei rifiuti

DIRITTI E DOVERI

Pag. 19Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Una partecipazione nutrita e momenti digenuina emozione. La tematica affrontata,del resto, è delle più attuali. Si è svolto il3 aprile scorso a Trani, nella sede diPalazzo Lodisposto, tra la Cattedrale edil Palazzo Torres, il Forum Interdistret-tuale sulla Giustizia – Premio PasqualePastore, organizzato dal Rotary Club diTrani, in collaborazione con i Distretti2120 e 2110 del Rotary International.Al Forum, che aveva come tema“Terzietà del Giudice e con-trollo sociale”, hanno preso partepersonalità rotariane e civili oltre cheoperatori del diritto.Dopo l’onore alle bandiere, il presidentedel Rotary Club di Trani, DomenicoFranco, ha dato la parola ai governatoridel Distretto 2120, Marco Torsello,e del Distretto 2110, Salvatore LoCurto.Marco Torsello ha, in apertura dei lavori,

LA TERZIETÀDEL GIUDICEE IL CONTROLLOSOCIALE

Il giusto processo e

la divisione dei ruoli

nella giustizia nel

forum

interdistrettuale del

3 aprile a Trani

di Marco Torsello

operato un breve ma completo excursussul tema del convegno, ricordando quantosia necessario che il giudice goda diun’autonomia istituzionale che lo pongasopra le parti e distante da esse e che nonvenga turbato dalle sirene di una derivadi politica giudiziaria che si contrapponealla politica parlamentare.Lo Curto ha rimarcato l’importanza deltema congressuale e dichiarato il suocompiacimento per il numero dei parteci-panti convenuti e l’efficiente organizza-zione.E’ successivamente intervenuto il presidentedel Premio Pastore, Pdg. FerdinandoTestoni Blasco il quale ha dichiaratoil proprio compiacimento per il successodelle due iniziative avviate dalla Fonda-zione Pastore di premiare annualmenteun giovane cultore ed un maestro del dirittopenale.Sono intervenuti per un breve saluto Fi-lippo Bortone, presidente del Tribu-nale di Trani e socio onorario del RotaryClub di Trani; Francesco Logrie-

co, presidente del Consiglio dell’Ordinedegli Avvocati di Trani; Tullio Ber-tolino, segretario della Camera Penaledi Trani; Luigi Riserbato, presidentedel Consiglio della Provincia BAT, eGiorgia Cicolani, vice sindaco diTrani.Il presidente del Rotary Club di Trani,Domenico Franco, ha, quindi, introdottoil tema della tavola rotonda, evidenzian-done la scottante attualità ed ha poi apertoufficialmente i lavori della forum, presen-tando alla platea tutti i relatori: Fili-berto Palumbo, avvocato penalista,professore incaricato di diritto penalepresso l’Università di Bari, autore dinumerose pubblicazioni, già presidentedella Camera Penale di Bari e componentedella Giunta Nazionale della stessa,componente del Consiglio Superiore dellaMagistratura dal luglio 2010; Dome-nico Carcano, consigliere della Cortedi Cassazione assegnato alla sesta sezionepenale, direttore scientifico della rivista“Cassazione Penale”, professore di Pro-

cedura penale presso l’Università Luissdi Roma e presidente della Commissioned’esame per il concorso d’accesso in ma-gistratura; Francesco Paolo Sisto,avvocato penalista, docente di Sicurezzadel Lavoro presso il Politecnico di Bari,deputato della Repubblica dal 2008, vicepresidente della Giunta per le autorizza-zioni a procedere, componente della Com-missione Giustizia della Camera e dellaCommissione Antimafia.Chiusa la tavolarotonda, Ferdinando Testoni Bla-sco, ha illustrato gli scopi della fonda-zione: premiare ogni anno un giovanelaureato che abbia redatto un articolo sultema congressuale e conferire il premio“Maestri del diritto” a grandi personalitàche nel corso della loro carriera abbianoapprofondito gli studi di diritto o procedurapenale.Ha, quindi, preso la parola, nel silenzioassoluto e rispettoso dell’intera platea, ilprof. Marcello Gallo per la sua“Lectio Magistralis”, ricca di spunti edi suggerimenti per il legislatore, masoprattutto di contenuti etici. Al terminedella lezione, seguita da interminabiliapplausi di tutti i convegnisti, alzatisi inpiedi per un doveroso tributo all’illustreoratore, il presidente della FondazionePastore ha consegnato a Gallo la medagliaquale “Maestro del diritto penale”.Successivamente Maria Teresa LaStella Pastore, moglie del compiantoPasquale Pastore, ha consegnato il premioPastore a Lorena Tacci, autrice diun pregevole scritto su “Il sindacatodella Corte di Cassazione suivizi della motivazione dellasentenza penale”.

Mimmo Francopresidente Rotary Club Trani

Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011Pag. 20

Risale appena al 1999, la riformache ha introdotto nel nostro ordina-mento costituzionale il concetto di“giusto processo”, ricalcando quelloche negli ordinamenti di commonlaw e particolarmente negli StatiUniti d’America, è stato sempre con-siderato come principio fondativodei rapporti Stato-cittadino e che giànel 1789 il Congresso degli StatiUniti ratificava con la formula“speedy and public trial, by an im-partial jury”.Come diretta espressione della Di-chiarazione dei diritti dell’uomo edel cittadino, si pretese oltre duecentoanni fa che “in ogni procedimentopenale l’accusato avrà diritto a unsollecito e pubblico processo da partedi una giuria imparziale”.Oggi, anche il nostro articolo 111della Costituzione stabilisce che “ogniprocesso si svolge nel contraddittoriotra le parti, in condizioni di parità,davanti a un giudice terzo edimparziale”. E aggiunge: “La leggene assicura la ragionevole durata”.Cosicché, è assolutamente chiaro,che un processo legalmente reso alle

parti si deve necessariamente artico-lare sulla base di tre presupposti: ilprimo dei quali richiede siano assi-curati imprescindibilmente i dirittidi difesa in modo che ciascuna delleparti sia posta nelle condizioni diconoscere l’esistenza del giudizio edi parteciparvi, avvalendosi di unadifesa tecnica con il patrocinio di unavvocato; il secondo, vuole che nes-suna delle parti abbia una posizionequalificata e privilegiata rispettoall’altra, dovendosi riconoscere aognuna una pari dignità; il terzo cheil giudice abbia un’autonomia istitu-zionale che lo ponga sopra le partie distante da esse, in modo che eglisia sottratto da qualsiasi interesse allasorti del giudizio e conserviun’imparzialità che lo renda serenodi esprimere una decisione consape-volmente e liberamente assunta.Non di meno, il processo deve essereil più possibile celere, per assicurarela certezza dei rapporti giuridici eassolvere ad un’esigenza di effettivitàdella decisione.Naturalmente, non è che ognuno diquesti principi non potesse ricavarsi

già dalle norme costituzionali anteriforma, solo che, da un lato tutti essisi trovavano sparsi in altre disposi-zioni costituzionali, cosicché la lororiaffermazione in un unico articoloha voluto ribadirne la imprescindi-bilità come presupposti irrinunciabilidi Giustizia, e dall’altro, la forza dellanuova disposizione pretende che an-che le vecchie norme siano viste inuna luce aggiornata secondo unadiversa sensibilità sociale.Certo, la prima ragione di imparzia-lità del giudice, va ancora ricondottaalla tripartizione di Montesquieu,che nella divisione dei poteri ha ri-conosciuto le basi di ogni democra-zia, fondata sul controllo reciprocoe sull’indipendenza di un potere ri-spetto all’altro. L’art. 101 della nostraCostituzione ha fin dall’inizio sancitoche i giudici sono soggetti soltantoalla legge e la priorità di questa,espressa dal popolo attraverso la suarappresentanza parlamentare, assi-cura che nessuna discriminazionepuò essere mai perpetrata a dannodi chicchessia.Nei tribunali italiani campeggia unascritta che è la stessa in tutte le auledi Giustizia. Fino a qualche anno faera: “La legge è uguale per tutti” edaveva una pluralità di significati.

Nella divisione dei poteri,

Montesquieu

ha riconosciuto le basi di

ogni democrazia,

fondata sul controllo

reciproco e

sull’indipendenza di un

potere rispetto all’altro

Pag. 21Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011Pag. 22

Innanzitutto, costituiva espressionedell’art. 3 della Costituzione quellodi uguaglianza sostanziale, perchésignificava che ogni persona si trova-va su di un piano di parità davantiai giudici, che non tenevano e nonpotevano tenere conto, di nessunadistinzione sui caratteri dell’individuoattinente all’essenza della sua uma-nità. Ma rappresentava anche il po-tere autoritativo dello Stato, afferma-to dalla superiorità della legge cheapplicandosi a tutti, deve essere ri-spettata nel suo valore sovrano. Dun-que significava anche che solo lalegge, nella sua indistinta applicazio-ne ai consociati, garantiva attraversoil rispetto che questi devono tributarlel’ordine sociale, e la pacificazionedel popolo, come elementi fondantidella democrazia e del progressoumano e sociale della collettività.Qualche anno fa, ministro Castelli,si sostituì il precedente precetto conuno diverso, e tuttavia anche questodiretta espressione di un principiocostituzionale: “La Giustizia è am-ministrata in nome del popolo”.I n m o d o c o r r i s p o n d e n t e ,l’intestazione delle sentenza dei giu-dici italiani, riporta la seguente dici-

tura: “Repubblica Italiana – In nomedel popolo italiano”.In entrambe le espressioni,l’invocazione della superiorità delpopolo italiano ha il senso di ram-mentare che la fonte di ogni potereè la sovranità popolare che si esprime,col sistema democratico, nella sceltadella rappresentanza parlamentaree attraverso il potere legislativo dicui questa è portatrice, il primatodella legge.Amministrare la giustizia in nomedel popolo italiano, è dunque la pa-rafrasi della vincolatività del giudicealle leggi.Richiamare questi concetti ha oggiun significato ulteriore, come unampio dibattito politico ha prepoten-temente messo all’ordine del giorno.La riforma costituzionale fin quidiscussa a livello teorico è approdataalla formulazione di un disegno dilegge e contiene un’importante no-vità: la separazione delle carriere fragiudici e pm. Una riforma che ha isuoi sostenitori e i suoi detrattori.Non voglio invadere un campo nonmio e per questo mi limito alla con-siderazione di un cittadino che vuolericonoscere nell’autorità giudiziariaquelle caratteristiche di preparazione,capacità, serenità di decisione per lequali va messa sullo scranno più alto,e il legislatore deve assicurale tutta

la considerazione necessaria e i mez-zi, in termini di strutture e di con-senso, più utili all’esercizio della suafunzione, abbandonando polemichee il perenne conflitto che svilisce leistituzioni.Ma il cittadino vuole che il giudicenon sia nemmeno turbato dalle sire-ne di una deriva di politica giudizia-ria che si contrappone alla politicaparlamentare, vuole che egli sia ef-fettivamente indipendente dalle pres-sioni e dalle lusinghe del potere ese-cutivo, e vuole nondimeno che egliappaia libero, perché non si possamai neanche solo dubitare della suaimparzialità e della sua indipenden-za.Solo nei termini in cui ciò potrà dirsirealtà, la nostra verrà riconosciutacome una democrazia finalmentecompiuta.

La fonte di ogni potere

è la sovranità popolare

che si esprime, col

sistema democratico,

nella scelta della

rappresentanza

parlamentare

GRANDI EVENTI

Pag. 23Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Al di là della valenza dell’evento“Sorella Acqua”, quella della “duegiorni” del 16 e 17 aprile, ad Assisi,è stata un’esperienza incredibile:umana e rotariana insieme.Oltre agli organizzatori, rimasti col-piti essi stessi della buona riuscitadella manifestazione, hanno avanza-to commenti entusiastici il presidenteinternazionale Ray Klinginsmith,Duane Sterling, il past presidenteWilf Wilkinson. Hanno riferito diaver trovato l’iniziativa perfetta erealizzata nel modo più consono econ indiscutibile stile. In particolareil presidente ha lodato l’intuizionedi testimoniare il fare (progetti rea-lizzati), prima di parlare; di far par-tecipi le comunità dello spessoredell’azione del Rotary; di concen-trarsi su un solo importante argo-mento (l’acqua) lasciando intravede-

GUSTARE INSIEMESORELLA ACQUA

Assisi 16 e 17 aprile

2011. Ovvero:

la scoperta

del piacere

di collaborare

ad un progetto

comune

Parte della folta delegazione distrettuale ad Assisi

da alcune riflessioni

di Patrizia ZanottiDelegata Distretto 2050

re che se si agisce bene su un temacosì difficile e così dibattuto,l’attenzione alle altre priorità nonpuò essere da meno; il coinvolgimen-to di tutta la leadership (passata,presente e futura) compatta e solidalenella iniziativa.L’evento infatti si è svolto grazie allacollaborazione di dieci Distretti ealla presenza del presidente interna-zionale Ray Klinginsmith; di duepast president, Wilf Wilkinson e Car-lo Ravizza; del board director ElioCerini, di numerose autorità civili,

politiche, rotariane e religiose. Si èaperto, inoltre, con la lettura delsaluto del Presidente della repubblicache inviato anche una medaglia persottolineare l’importante significato

della manifestazione.Tra i ricordi e le immagini più belleche ho portato via con me c’è quelladi Elisa, una degli 870 bambini chehanno attraversato la piazza di Assisie che sono tornati a casa con unamini shopper contenente le pubbli-cazioni sull’acqua realizzate dal Ro-tary (480 bambini nella giornata disabato e 390 quelli della domenica,per un totale di oltre 1.500 pubbli-cazioni distribuite: da “Azzurra èl’acqua” a “Gigi e l’acqua” nella suaversione italiana e inglese, a “L’acquaa piccoli passi”…).Gli sguardi sorpresi dei piccoli, ildesiderio spontaneo di alcuni genitoridi voler contribuire con pochi euroai progetti del Rotary, qualche cennodi diffidenza iniziale in alcuni versoun dono poi gradito e a cui ha fattoseguito la visita alla mostra dei nostripannelli: sono tutti momenti chehanno scandito il tempo trascorsoin mezzo alla gente, a cercare quel

La collaborazione di dieci

Distretti, la presenza

del presidente

internazionale,

di due past president,

del board director.

Sono solo alcuni numeri

dell’evento di Assisi

Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011Pag. 24

Giuseppe Tiravanti con il Governatore Torsello ritira il premio

Gruppo di Rotariani del Distretto nella Piazza Assisi

contatto con una comunità che nondobbiamo mai dimenticare di“prendere per mano” e accompa-gnare verso una maggiore conoscen-za di ciò che sappiamo realizzare.Aver avuto la possibilità di rimaneredue giornate in piazza, pur seguendoi lavori dagli schermi posti sotto ilgazebo, mi ha consentito di far com-baciare i due lati di una stessa meda-glia: quello di un Rotary che si ana-lizza, fa un bilancio di quantorealizza, traccia linee guida e si con-

fronta, ma anche quello di un Rotaryche scende in piazza per trasmettereal suo esterno ciò che fa.Le restanti pubblicazioni sull’acquasaranno distribuite nelle scuole diAssisi e sarà questo un modo affinché“Sorella Acqua” possa essere ricor-data dai giovani che abitano il terri-torio che l’ha ospitata.I libretti rotariani sull’acqua nellescuole, la Carta dell’acqua e quei 60pannelli sulle progettualità dei distret-ti rappresentano l’onda lunga di unevento che credo non vorrebbe ve-dere spenta la propria eco.L’entusiasmo legato all’evento è di-peso anche dal piacere di “faresquadra”; le amicizie e le sinergienon potranno disperdersi quando iriflettori si spengono.

870 bambini in un week

end hanno attraversato

la piazza di Assisi,

tornando a casa con una

mini shopper contenente

le pubblicazioni

sull’acqua realizzate dal

Rotary

Pag. 25Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Alcuni dei progetti presentati

Pannello Rotary 2120 Sereco Pannello Rotary 2120 Potenza

Pannello Rotary 2120Bari Mediterraneo

Pannello D 2120

Elisa, una degli 870 bambini presenti

I Governatori con il Presidente Nazionale Il Governatore ed il Segretario Distrettuale con alcuni Presidenti

SCAMBI CULTURALI

Pag. 27Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

CARTOLINADAGLI USA

Foto ricordo di un

viaggio oltreoceano

alla scoperta del

vero cuore del

Rotary

Momenti di amicizia a NY

L’emozione di visitare i luoghi che profumano della gioia delleregole è difficile da descrivere. Va provata, apprezzata, e solosuccessivamente comunicata, come si può.Come da tradizione, anche quest’anno una rappresentanza dirotariani si è recata negli Usa nell’ambito del progetto “Sge”,letteralmente scambio di gruppi di studio.Achille Cusani, team leader, ha accompagnato quattro giovaniprofessionisti a New York, presentandoli ai congressisti delDistretto 7230, il cui governatore, George Camp, ha riservatoloro una calorosa accoglienza.Ma il gruppo di partecipanti all’emozionante viaggio era bennutrito: oltre ai quattro giovani, vi erano anche 22 rotariani,otto rotaractiani, ed i cinque componenti del Gse. 35 in tutto,per provare l’ebbrezza di percorrere, oltre oceano, le stradedella legalità ed i corridoi del Rotary.Il fitto gruppo di partecipanti, guidati dal governatore MarcoTorsello, si era precedentemente recato a visitare la “Nostracasa delle regole”, che ha la sua sede centrale ad Evanston. Lìtutto comunicava l’atmosfera del Rotary. Davvero indicibilel’emozione di sedere sulla poltrona che fu di Paul Harris.

Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011Pag. 28

Chicago, sede del RotaryDa destra: Joe Clark, tors, Achille Cusani,Carmela Cipriani, George Camp

Il Governatore con le ragazze del Rotaract

Da destra, Cusani, George Camp al centro

DAI CLASSICI AD OGGI

Pag. 29Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

Il magistero del pontefice si dipanapoi nei paragrafi successivi fino alladefinizione della carità, come virtùessenziale per applicarsi alla solida-rietà verso l’altro, e verso gli altri; lavera felicità consiste nell’aiutare glialtri, la felicità dell’uomo percepitacome un ritorno di quel bene, che èl’aiuto riversato sull’altro da sé. Senon si riceve amore, se non si riceveamicizia, si finisce col non avere laforza di dare amore, di dare amicizia,fermo restando il concetto, che apparesempre complicato discernere se sia necessariodare prima per avere poi, o viceversa.Affermazione ripresa nella sua lezio-ne magistrale “Tra ερωϕ e αγαπη”(49° Congresso Distretto Rotary2080, sul tema “Amicizia nel Rotary,amicizia del Rotary”), da mons.Lorenzo Chiarinelli, vescovo inViterbo, premettendo la necessitàumana di andare oltre il solipsismo,

SULL’AMICIZIA

di Gianni Gasbarrini FortunaRotary International PDG Distretto 2080

Pubblichiamo

la quarta parte

del saggio

sull’amicizia

IV parte

cioè l’atteggiamento culturaledell’uomo che dà ragione di sé stesso,per superare il conseguente isola-mento, ribadisce quel concetto comesegue: “Sant’Agostino, all’inizio dellibro ottavo del De Trinitate, ci ricordache solo nella circolarità del dono,che è abbandono di sé all’altro, sisperimenta cosa vuol dire αγαπη,...e conclude con un’affermazione checi è molto vicina: … no, l’amore nonpuò soltanto donare, deve anche ricevere.Chi vuol donare amore, deve egli stessoriceverlo in dono, perché diversamente questasorgente sembra non essere più capace dizampillare”.

Il sigillo a questo concetto vieneconsegnato dalla Chiesa cattolicanel Catechismo degli adulti(Cda), “la persona esiste come uomoe come donna, perché ognuno esca dallasolitudine, ed entri in un dialogo diamore” (Cda, 1051: 502, Ed LibrVaticana, Città del Vaticano, 1995).Marc Augé, celebre antropologofrancese e professore presso l’Ecòledes hautes études en Sciences socialesdi Parigi, in una sua recente lezionemagistrale nell’Università di Perugia,ha avuto modo di ridefinire il ruolodell’individuo in chiave moderna,

ricollocandolo ancora una voltanell’ambito che gli compete al centrodi quella società, che da più parti oggisi tende a definire multiculturale, incui la persona, in presenza di universiculturali differenti, finisce per abdi-care al ruolo, che le è congeniale,quello cioè di essere uomo, di diritto,con tutte le prerogative della propriaidentità e del suo connaturato senti-mento di aggregazione, senza rinun-cia del “proprio sé stesso”.“Quando noi diciamo l’uomo, di chiparliamo?“In effetti di tre uomini: dell’uomoindividuo nella sua diversità (voi, io,alcuni miliardi di altre persone);dell’uomo culturale (quello che ha delleaffinità storiche, geografiche o socialicon un certo numero di altri); infinedell’uomo generico (quello che è andatosulla Luna, quello che ci ha condottodove siamo, nella buona o nella cat-tiva sorte, quello di cui noi sentiamoche l’immagine è colpita quando siattacca la dignità di un solo uomo).Ma questi tre uomini non sono cheuno solo: l’individuo concreto e mortale.“L’individuo non esiste se non attra-verso l’insieme di relazioni che sta-bilisce con gli altri, culturale in questosenso, situato in una storia e in unluogo, ma la sua storia può cambiare,ed egli può cambiare luogo. Gli in-dividui sono numerosi e ciascuno diessi è mutevole e diverso, come era solitosostenere Montaigne; la relazionedi ciascun individuo con la pluralitàdi culture, e la diversità di ogni cul-tura possono cambiare fin tanto cheegli non è più.“È uomo, di diritto. I diritti dell’uomoriguardano tutto l’uomo ed ogniuomo, ogni uomo in diritto di stabi-lire la sua relazione rispetto agli altrie alla storia, di costruire la propria‘essenza’ nell’accezione esistenzialista

del termine: i diritti dell’uomo, in questosenso, sono il diritto all’esistenza, allalibertà, alla scelta”.Dunque, ciò che bussa alle portedella nostra modernità (o già post-modernità?), è la necessità diun’accentuata consapevolezza dellaposizione privilegiata dell’uomo nelmondo e, di conseguenza, il bisognodi una ricerca della misura più altadella capacità e dignità dell’uomoattraverso la ricognizione dei valoriprimigéni, intendendo per valoriquegli ideali a cui gli esseri umani,indistintamente, aspirano o dovreb-bero aspirare. Se, per necessità ade-renti allo spirito dei tempi nuovi, lesingole società devono aprirsi allealterità e allo scambio interculturale,se appare scontato che esse devonocomprendere la molteplicità e riget-tare la convinzione del caratterechiuso e incomunicabile delle altreculture, è altresì vero che non è pos-sibile prescindere dal bisogno di iden-tificare le proprie radici, la propriaidentità, il richiamo alle tradizioni.Guardare al passato è la migliorelezione per capire e conoscere, nonpossiamo affrontare il presente senzaimparare da chi, prima di noi, hadisegnato le linee.Si potrebbe definire quel processoun nuovo umanesimo, ricompreso que-sto termine più propriamente inquello di “humanitas”, nell’ampia ac-cezione latina, cioè un misto sapientedi cultura, di educazione alla virtuo-sità, di civiltà, di civismo; questaumanità deve poter prendere formanelle singole enclavi culturali, marealizzarsi nel dialogo fra culturediverse, le quali si sentiranno costret-te ciascuna a “relativizzare” sé stessee i loro principi.Servire l’uomo e lavorare perl’umanità per renderla migliore, do-

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vrebbero essere (il condizionale è aitempi d’oggi doveroso!) i pilastridell’ideale e della missione di ognipersona, e tendere a questo nuovoumanesimo dovrebbe rappresentareil fine ultimo dello sviluppo persona-le.Non si riflette mai abbastanza sullaconstatazione, tanto ovvia quantovolutamente trascurata, che ogniforma di vita ed ogni forma culturaleda essa derivante, sia riferita ad unapersona sia data ad un insieme di

individui, anche pochi che siano, èrealizzazione di qualche bene e diqualche virtù, e come tale deve essereconsiderata; dunque, l’amicizia, o lacolleganza, se così si preferisce chia-m a r l a , d e v e m a t u r a r e i nun’atmosfera di interscambio di ane-liti ed esperienze diverse, facendotesoro delle virtù che occorrono nellae per la convivenza civile, cioè reci-proca tolleranza, da vedersi comeatteggiamento di rispetto ed apprez-zamento, e non di semplice accetta-zione dell’altro da sé, comprensione,senso della misura, padronanza deipropri istinti peggiori, che sempre

sono ospiti dell’umana natura. Dipiù: l’amicizia si costruisce proprionella scelta degli amici, nella gestionedelle loro doti e delle loro debolezze,che andranno a compensare le nostreove, tanto le une che le altre, avesserobisogno di integrare le rispettive,inevitabili lacune.È fuori discussione che il tema ami-cizia si sia trasformato per gradi inun capitolo di alto interesse specula-tivo, nel senso che le sovrapposizionifilosofiche e moraliste, eticali e con-fessionali, antropologiche e sociolo-giche, hanno finito per farlo apparireun vasto “potpourri”, inteso comeun insieme sterminato di problemii quali, lungi dal proporre soluzioni,spesso altri ne aggiungono e questi,a loro volta, altri ancora, ponendosempre più lontana un’attesa conclu-sione; un bene, tutto sommato, poi-ché un orizzonte più ampio permetteanche di intravedere aspetti, a tuttaprima neppure immaginabili. Tut-tavia, da una visione cartesiana delproblema, comunque necessaria ovenon eccessiva, per cui ogni questioneviene ulteriormente frammentata edè però fonte a sua volta di altri inter-rogativi, è alla fine imprescindibilepassare ad una visione euclidea dellecose, cioè giungere ad una sintesi,adatta a poche ma efficaci norme dicomportamento nella pratica quoti-diana dei rapporti amicali; ma forse,appare vano il solo pensarci. Il saggiolatino, uno fra tanti, Publilio Siro,vissuto nella seconda metà del I se-colo a.C., nelle sue “Senecae senten-tiae vel etiam proverbia”, nota rac-colta di sentenze e aforismi, avevaaffermato: “adducere inconveniens nonest solvere”.Ne è un esempio il corposo saggiomonografico di Birgitta Nedel-mann (Johannes Gutenberg Uni-

versitat, Mainz, D), leggibilenell’Enciclopedia delle Scienze So-ciali (vol I: 162-171, 1991, Ed. IstEncicl Ital Treccani, Roma), delquale si propongono alcuni passaggi,brevi e tuttavia molto pregnanti sulpiano concettuale, a dimostrazionedi quanto la questione “amicizia”stimoli il pensiero degli studiosi adesprimere concetti speculativi che,se ad una prima lettura possonoapparire quasi scontati, ad una rifles-sione più attenta rivelano a loro voltaa s p e t t i t a n t o s e m p l i c inell’enunciazione, quanto complessinella sostanza.“Nelle moderne società occidentaliil termine ‘amicizia’ indica una rela-zione sociale, i cui soggetti: 1) avver-tono una personale predisposizionel’uno verso l’altro; 2) si scambianoaffetto; 3) stabiliscono autonomamente ivalori , le norme e le linee di condottadel loro rapporto. L’amicizia, inoltre,è 4) una relazione intima, che 5) puòiniziare e concludersi liberamente”.Come si nota, l’argomento offre pro-blematiche avvincenti, che sollecita-no ulteriori letture: si potrebbe agirediversamente? No, di certo, ed eccoallora altri passaggi: “Il combinarsidi queste caratteristiche conferisceall’amicizia, assunta in questa sua

Francesco Alberoni

si è di recente

occupato di amicizia,

distinguendo tre tipi

di legami amicali,

quelli forti, quelli

medi, quelli deboli.

Il rapporto

con gli amici

appartiene

alla categoria

dei legami medi

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moderna accezione, l’aspetto pecu-liare di un fenomeno sociale alta-mente dinamico, flessibile e diffuso.Ciò comporta due conseguenze prin-cipali: in primo luogo, “l’amiciziamoderna” pone all’uomo dei parti-colari problemi di natura sociale,strettamente connessi alle cinquecaratteristiche appena elencate, cioè1) il problema della compatibilitàdell’amicizia con altre relazioni per-sonali e impersonali; 2) la distinzionedell’amicizia da sentimenti sociali dialtro tipo, unitamente al problemadell’interscambio affettivo; 3)l’edificazione di valori, norme e co-dici individuali, che regolano il rap-porto amichevole; 4) il mantenereun certo grado di riserbo all’internodi un’amicizia e tra differenti gradidella stessa; 5) quando e come ini-ziare, modificare e interrompere leamicizie”.In secondo luogo, secondo l’autrice, “ildinamismo, la flessibilità e la grandediffusione dei legami di amiciziadanno luogo a una gran varietà ditipi di amicizia”, che possono riassu-mersi in due fondamentali, uno nonistituzionalizzato e l’altro istituzionaliz-zato, ambedue connessi in varia mi-sura in un complesso contesto di“cinque poli di un continuum tra: 1)il personale e l’impersonale, 2)l’affettivo e lo strumentale, 3)l’autonomo e il prescritto, 4) il privatoe il pubblico, 5) la scelta libera equella obbligata”.Dopo l’introduzione sopra descritta,la Nedelmann svolge il proprio saggioin successivi capitoli, dedicatiall’amicizia come sentimento sociale,come interazione sociale (amiciziadiadica, triadica, di gruppo, amiciziacome processo), e alle condizioni efunzioni sociali dell’amicizia (cam-biamenti di status, insicurezza, pres-

sioni dall’esterno, cambiamento dicontesto sociale).Non rientra nei limiti, fissati in pre-messa da chi scrive queste note, ripor-tare, seppur in sintesi, i contesti deicapitoli succitati del saggio, al qualecomunque si rimanda per tutti coloroche volessero approfondire il tema,secondo la chiave di letturadell’autrice.Tuttavia, si desidera presentare ailettori un paio di ultime questioniprospettate dalla studiosa, cioè ilproblema dell’amicizia di gruppo e quel-lo della fase conclusiva dell’amicizia: sulprimo argomento si tornerà piùavanti, sul secondo già fin d’ora siriporta il suo pensiero. “I classiciantichi, in particolare Cicerone, ap-paiono molto più interessatiall’analisi conclusiva dell’amicizia diquanto non lo siano gli studiosi con-temporanei di scienze sociali. Sem-

bra che manchino del tutto, al giornod’oggi, indagini specifiche sul modoin cui le amicizie consolidate venga-no mantenute, come pure sul quan-do e sul perché vengano interrotte.Tale mancanza di interesse è sor-prendente, non solo per il fatto chel’esperienza della perdita degli amiciviene descritta come dolorosa, maanche perché essa può avere conse-guenze sociali assai negative… Re-lazioni basate su stretti contatti per-

sonali, su affetto reciproco e intimità,fanno insorgere nei soggetti molteaspettative, che possono venire in-frante con molta facilità… Le prin-cipali cause sembrano essere la liberascelta e l’autonomia nella definizionedi valori e norme”.Francesco Alberoni, studiosomolto noto in Italia, ma largamenteapprezzato anche all’estero, tral’altro dotato di notevole capacitàdivulgativa, si è di recente occupato,nella sua abituale rubrica del Cor-riere della Sera, proprio di amicizia(“Amicizia è saper amare, un benefragile e delicato”), distinguendo tretipi di legami amicali, quelli forti, quellimedi, quelli deboli. Ci è parso riduttivoriassumere l’articolo, che già di persé è compresso dagli obblighi spazialidel giornale, quindi si preferisce ri-portare per intero i punti essenzialidel suo pensiero: “I legami deboli sonoquelli che stabiliamo con i conoscen-ti, i colleghi, i vicini verso cui nonproviamo né forti sentimenti, néparticolari doveri; quando li lascia-mo, non ne sentiamo la mancanza.Anche i legami di affari e le alleanzepolitiche sono, di solito, deboli; infattisi fanno e si sciolgono in continua-zione con il mutare delle strategiedi lotta.I legami forti invece resistono al tempoe alle frustrazioni. La madre sta dallaparte del figlio qualunque cosa fac-cia… l’amore della madre è al di làdel bene e del male. Ma sono fortianche i legami che si stabilisconocon l’innamoramento... gli innamo-rati si lasciano e si ritrovano pian-gendo, si accusano e si perdonano.Legami forti sono anche quelli ditipo ideologico o religioso nei riguar-di del proprio partito, della propriachiesa, del proprio capo.Il rapporto con gli amici, invece,

“L’uomo si crede

scaltro quando

conquista un altro,

ma il miglior successo

è conquistar

sé stesso”,

recitava Trilussa

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appartiene alla categoria dei legamimedi. Mentre l’innamoramento spin-ge i due amanti a fondersi, l’amiciziasi costituisce lentamente, per incontrisuccessivi, e ogni individuo resta séstesso; essa non chiede ai due indivi-dui di sradicarsi dal proprio passato,di rinascere, di costituire una nuovaentità sociale… Tuttavia, anche gliamici finiscono per avere punti divista simili, per condividere moltivalori; ma con individualità distinte,ciascuna con il suo mondo privato,che l’altro deve rispettare e, anzi,proteggere. Per questo, l’amicizia èlibera, serena, non oppressiva; perquesto è però anche fragile, e richie-de attenzione e delicatezza. Quandoun amico si comporta con te in modomalvagio... in quel momento cessadi essere tuo amico; se tutto è dovutoad un equivoco, a un momento dicollera a cui segue una rapida chia-rificazione, non ci sono conseguenze.Ma se manca una spiegazione pro-fonda, se non viene ristabilita subitola fiducia totale, la rottura diventainevitabile; i due amici possono an-che perdonarsi, stringersi la mano,ma il loro rapporto non torna piùcome prima”.

CONCLUSIONI

Stando così le cose, sembrerebbefacile fare amicizia, avere amici veri,con i quali confidarsi, ai quali rivelareintimi sentimenti, travagli, momentidi gaiezza, progetti, cose andate abuon fine ed altre naufragate, insom-ma tutto il bagaglio del nostro retag-gio, il vissuto, e la proiezione di noistessi nel futuro. Sembrerebbe aivolenterosi, che hanno letto questotesto, di aver trovato la chiave perstringere amicizie, anzi, le chiavi,atteso che tanti sono stati i suggeri-menti, chiamiamoli così, riversati

alle loro attenzioni: dovrebbe esserecosì, tuttavia qualche dubbio assaleancora adesso chi scrive questo com-mento finale, meglio, questo tentativodi commento.Conquistare un altro per farne unamico non è cosa facile: “L’uomo sicrede scaltro quando conquista unaltro, ma il miglior successo è con-quistar sé stesso”, recitava Trilussa.E ancora il poeta romano, arguto ebuon conoscitore delle cose del mon-do,

La Tartaruga aveva chiesto a Giove:“vojo una casa piccola, in manierache c’entri solo qualche amica vera,che sia sincera e me ne dia le prove”.“Te lo prometto e basta la parola- rispose Giove –ma sarai costretta a vive’ in una casa cosìstretta,che c’entrerai tu sola”.(“L’Amicizzia”, Libro Muto, 1931-1935)

Lo spettacolo della vita quotidiana,non solo nel nostro Paese, è nel com-plesso desolante, inutile negarselo:è fin troppo facile intuirne i contorni,tanto per percezione personale, di-retta, senza se e senza ma, quanto perl’incessante mole quotidiana di noti-

zie in arrivo dai mass-media, e perl’unanime consenso di sociologi, an-tropologi, filosofi; le notizie cosiddettedi “cronaca nera” hanno sempre piùspesso l’onore delle aperture sui gior-nali e telegiornali, rubano la scenaalle note politiche, a quelle sportive,agli aspetti culturali, per non parlarepoi del “gossip”, ubiquitario nei massmedia, e materia esclusiva di rivistemonografiche. Segno dello spiritodei tempi nuovi? Quasi certamente,ma è lecito pensare che non stiacambiando in meglio? Di più: vieneil dubbio, ma solo per un attimo,che è l’idea del “meglio” che forsesta cambiando aspetto, e che i vecchiparametri siano tutti da rivedere:comunque, uno spettacolo desolante,che coinvolge tutti i rapporti inter-personali, quelli familiari e di lavoro,quelli amicali e quelli saltuari, quellifra uomini e donne, quelli fra adole-scenti e giovani, quelli fra giovani eanziani, quelli fra i giovani e le fami-glie.Stiamo attraversando da qualcheanno una fase, che si sperava termi-nasse in poco tempo, di rattrappi-mento dell’idealità, di un volare bas-so del pensiero, di un “agire in

In questa fase

di post-modernità,

è verosimile

che il crollo

delle grandi ideologie

ci abbia insegnato

a guardare con

sospetto ogni disegno

utopico, ogni attesa

di cambiamento

radicale

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piccolo cabotaggio”, di un appiatti-mento di progettualità, di una frui-zione dell’immediato, di una tenden-za a gestire il presente solo per ilproprio tornaconto, spesso controaltrui e con il viso alle armi; pursenza indulgere ad eccessivo pessi-mismo (le risorse dell’uomo possonoe sanno essere anche positive!), èstato scritto che stiamo vivendo unastagione del pensare debole, da moltistudiosi definita “tout court” stupida,di basso profilo, in apparenza inar-restabile, in cui prevalgono modi divita immanenti e derive basate sulrelativismo senza inquietudini, in unaciviltà che ha puntato tutto sui valoridella rapidità e della fretta,sull’ideologia del qui ed ora, tutto esubito, è la dittatura del presente, il trionfodell’istantaneo, il mito illusorio della diretta.Già ai suoi tempi, Corrado Alvaroaveva sintetizzato da par suo, avevasintetizzato da par suo, in una frase,tanto breve quanto icastica, la rap-presentazione dello svolgersi quoti-diano della vita: “La disperazionepiù grave che può colpire una societàè il percepire che vivere onestamentesia inutile”: a nostro giudizio, puòvalere ancora oggi. È stato da piùparti affermato che la società nonesiste, e che esistono soltanto gliindividui, ma si comprende che difatto sono le persone che formanola società, e che quanto più questaè coesa tanto maggiore è l’impattoche può avere nella realtà ad essacorrelata; senza inseguire sofisticatedisquisizioni concettuali, nelle qualifinirebbe per perdersi anche chi scri-ve, il fondo del problema si percepi-sce perfettamente oltre la filigranadella terminologia, è sotto gli occhidi tutti, in quanto ne siamo testimonie allo stesso tempo partecipi, taloraanche attori, coinvolti senza volerlo

nelle spire del citato “relativismosenza inquietudini”, a sua volta cor-relato ad altri tipi di relativismo, chesembra quasi non lasciare scampoladdove, per principio e per scelta,si vorrebbe invece un vivere più retto,disposto al valore meritocratico, e

orientato al comportamento virtuoso.Si finisce, volendo usare una frase eun concetto oggi molto in voga(“come stai?”, “mi difendo!”), pergiocare in difesa, in attesa di un attaccoprevisto ma non primi a sferrarlo,costretti a parare i colpi altrui e, nellostesso tempo, a contrattaccare pernon essere sopraffatti, insomma a“giocare di rimessa”. Non si è tantoingenui da pensare che sia un fattonuovo, tutt’altro, ma, per attenersisoltanto al nostro Paese, bisognaammettere che la situazione attualenon è proprio delle migliori e che lapercezione, anche solo epidermica,dei nostri problemi sociali, orientaverso la tendenza ad un degrado,pur sempre arrestabile, solo che daparte di tutti lo si desideri veramente;in questa fase di post-modernità, èverosimile che il crollo delle grandiideologie ci abbia insegnato a guar-dare con sospetto ogni disegno uto-pico, ogni attesa di cambiamentoradicale, da cui emerge, per

l’appunto, l’attuale concezione delpresente.Sembra esistere del masochismo inquesta visione del mondo contem-poraneo, come se prevalesse la ten-denza a fare e farsi del male, pur sapen-do dove è situato il bene: “Videomeliora proboque, deteriora sequor”(“vedo le cose migliori e le approvo,ma seguo quelle peggiori”), per dirlacon Ovidio.Un problema non di poco conto:quando è stata citata la frase di Cor-rado Alvaro, ci siamo imbattuti neltermine società. Ebbene, della cosid-detta società fanno parte anche igiovani, specie coloro fa questi chestanno affrontando l’inserimento nelmondo del lavoro, ai quali dovrebbeessere consegnato un esempio dionestà di intenti e di comportamentivirtuosi nell’espletare professione,arte, mestiere propri, da parte degliadulti, gli attuali conduttori dellasocietà che produce benessere. Ècosì? Molti sono i dubbi in proposito,date le premesse.Non è un caso che, nell’ultimo testo,titolato “Il nichilismo e i giovani.L’ospite inquietante” (Ed. Feltrinelli,2007), Umberto Galimberti, frai maggiori filosofi del nostro tempo,affronti il problema dell’epidemia disvogliatezza psicologica, diffusa spe-cie fra i giovani, e del malessere chesembra avvolgerli: “... del silenzioche, massiccio, avvolge la solitudinedella loro segreta depressione, comestato d’animo senza tempo, gover-nato da quell’ospite inquietante, cheNietzsche chiama “nichilismo”, ecosì definisce: nichilismo: manca il fine,manca la risposta al perché. Che cosasignifica nichilismo? Che i valori supremiperdono ogni valore”.Si dice che i giovani sono il nostrofuturo: è vero, ma facciamo qualcosa

Data questa

situazione di degrado,

viene da pensare

che anche i legami

affettivi possano

essere spinti

nel vortice

di una deriva

delegittimante

Pag. 35Rotary International - Distretto 2120 - Maggio 2011

per loro? Se sentono che la vita èsenza senso, la responsabilità non èforse anche nostra? Una vita cheappare senza spessore, che sembranon tenere conto del passato, e cheforse è senza futuro.Il “forse” è d’obbligo: si vuole credere,si desidera sperare, che l’individuopossa ritrovare la via del volare alto, lavolontà di programmare sé stesso e i propricomportamenti al rispetto dell’altrui diritto,e possa imporsi la riemersione della capacitàdi condividere il tutto con altre persone,creando dunque aggregazioni, le più varie,in grado di incidere con efficacia sullavitalità della comunità correlata.E l’amicalità? Data questa situa-zione di degrado sotto gli occhi di

tutti, viene da pensare, si ripete, cheanche i legami affettivi, di vario or-dine e grado, possano essere spintinel vortice di una deriva delegitti-mante; forse è così, ma perché noncredere che proprio quest’aura ne-gativa possa, invece, spingere unapersona a cercare appoggio in altre?Ancora Cicerone: “Non c’è amici-zia senza rischio di perderla, non c’èsperanza senza tentare di conquistarel’amicizia”.Se è vero che al dinamismo di qual-che decennio passato è succedutoun declino ininterrotto, alla produ-zione la rendita, alla speranza il ri-

cordo, è anche vero che comincia asentirsi una brezza vibrante di vita-lità, un gusto del rischio, una forzainnovativa delle classi dirigenti cheinizia a farsi strada nella bonacciadi base, una visione ampia del futuro,l’ambizione di influire sui destini diuna Nazione e, attraverso questa,d e l m o n d o , u n b i s o g n odell’innovazione creativa di un fon-datore d’impresa o della capacità diguida di un dirigente politico odell’etica del lavoro di un ceto sociale.Le aggregazioni di persone, prove-nienti da più contesti sociali, diven-tano vieppiù numerose: associazioniculturali, professionali, politiche,sindacali, confessionali, sportive, dianziani, solidaristiche, umanitarie,di volontariato, sorgono con inso-spettato spontaneismo, qua e là, en-tro i confini della propria comunitàe fuori di essi, a tal punto globalizzateda competere anche con organismipolitici di alti livelli statali; è il cosid-detto poliassociazionismo, sul cui signi-ficato ed impatto sociale chi scriveha già da tempo richiamatol ’ a t t e n z i o n e ( s i p e r d o n il’autocitazione).Nel Rotary l’amicizia è la primaforza di motivazione: essere socievo-le, saper conversare e comunicarecon tutti , sentirsi partecipedell’occupazione e dell’ambiente divita di ciascuno, aprirsi agli altri consemplicità, sono elementi indispen-sabili, che devono essere presentinella volontà di ogni socio; l’amicizia(“friendship”, “camaraderie”) è ilperno intorno al quale girano i pro-grammi e le realizzazioni di un Clubrotariano.Lo Scopo del Rotary, al primo pun-to, recita: “Promuovere e svilupparerelazioni amichevoli fra i propri sociper renderli meglio atti a servire

l’interesse generale”, in inglese: “Thedevelopment of acquaintance as an oppor-tunity for service” (per l’esattezza,“acquaintance” si traduce con“conoscenza”, mentre “friendship”sta per “amicizia”). La differenzasemantica fra i due termini non devetrarre in inganno, anzi, a giudiziodello scrivente, rafforza il concettodi amicizia, collocando quest’ultimaad un livello superiore, poiché unconto essere conoscenti, altro contoessere amici: che poi in un club iconoscenti possano divenire amici èanche auspicabile, e bene sarà se ilfatto si realizza il più possibile. Tantoquesto è vero che nell’ambitodell’Azione Internazionale (Interna-tional Service) esistono anche gliScambi di Amicizia rotariana (Ro-tary Friendship Exchange); come sinota, vi compare il termine“friendship”, segno che, in fondo,non è proprio il caso di porre inessere troppe differenze di termino-logia; ciascun socio saprà individua-re, nel corso delle sue frequentazioni,altri soci con le caratteristiche degliamici propriamente detti.Sovviene, a ques to punto,un’ulteriore precisazione dal testodella studiosa tedesca, Birgitta Ne-delmann, già citata nel precedente

Nel suo ultimo testo,

Umberto Galimberti,

fra i maggiori filosofi

del nostro tempo

affronta il problema

dell’epidemia di

svogliatezza

psicologica che

sembra avvolgere i

nostri giovani

Comincia a sentirsi

una brezza vibrante

di vitalità, un gusto

del rischio, una forza

innovativa delle classi

dirigenti che inizia

a farsi strada

nella bonaccia di base

I capitolo di questa seconda partedel lavoro (vedi), laddove l’autriceindividua, nell’ambito dell’Amiciziacome interazione sociale, il paragrafoAmicizia di gruppo. Questo tipo diamicizia, individuabile in circoli,aggregazioni, fazioni, gruppi politici,“rivestono un’importanza cruciale,poiché superano le caratteristicheautolimitanti proprie dei rapportidisdici, senza subire le restrizionitipiche dei gruppi formali. Esse uni-scono gli individui sulla base di al-meno una caratteristica comune, esi fondano su di un solo interessecondiviso da tutti. Il modello di in-terazione proprio delle amicizie digruppo è strutturato secondo il mec-canismo dei legami personali indirettitra amici e amici degli amici, in con-seguenza del quale le amicizie digruppo tendono ad essere più esposteagli influssi esterni di quanto non lo

siano quelle diadiche... Il basso livellodi istituzionalizzazione caratteristicodelle amicizie di gruppo contribuiscealla fluidità del loro ordinamentointerno..., e in generale svolgono unruolo genuinamente consociativo,in quanto consentono l’instaurasi dilegami sia all’interno che fra diverseunità sociali”.Secondo lo scrivente, l’amicizia nelRotary si colloca bene in questo tipodi amicizia come interazione sociale (ami-cizia di gruppo), ma tendenzialmenteproiettata verso un’amicizia diadicao triadica o più ampia, con le carat-teristiche di un legame più coinvol-gente; è più facile imparare di più emeglio durante riunioni conviviali odi lavoro, piuttosto che da lezionimagistrali simposiali, non sempreistruttive, spesso spalmate di noiosapedanteria. Fra amici, o in procintodi diventarlo, si può essere moltodistanti a causa dei propri modi dipensare, ma sostanzialmente vicini

nei riguardi del reciproco sentimentodi affetto; tutto ciò è tanto vero, quan-to più due, tre amici hanno condiviso,meglio se continuano a condividere,sacrifici e sofferenze, ma anche mo-menti di gioia, questi ancor più coin-volgenti ove legati a comuni, defati-ganti percorsi e a conquiste tantoattese quanto travagliate; la comunio-ne di affetti, se spontanei e ben radi-cati, finisce per rendere superabili leinevitabili divergenze di pensiero epredisporre ciascuno, in caso di biso-gno, al soccorso dell’amico.

“Un amico come te”Nella vita sono stato fortunatoin tante cose,ma la più grande fortunache mi è toccataè quella di avere un amico come te.Nei momenti difficilicerti amici dicono:“chiedi pure, ti darò una mano...”Ma tu,tu ti alzi e lo fai!Non c’è fortuna più grande di quelladi avere un amico e di essere unamico,e conoscere un amico come te”

Judith Bond, 1987

È tutto, o quasi.“Il segreto per essere noiosi è dire tutto”,era solito affermare Voltaire, men-tre lo scrivente si permette di aggiun-gere un termine, sperando nella be-nevolenza dei lettori: “Il segreto peressere noiosi è voler dire tutto”.

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L’amicizia nel Rotary

è amicizia come

interazione sociale

(amicizia di gruppo),

tendenzialmente

proiettata verso

un’amicizia diadica

o triadica o più ampia,

con le caratteristiche

di un legame

più coinvolgente

Nel Rotary l’amicizia

è la prima forza

di motivazione: essere

socievole, saper

conversare con tutti,

sentirsi partecipe

dell’occupazione

e dell’ambiente di vita

di ciascuno, aprirsi agli

altri con semplicità,

sono elementi

indispensabili

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Senza troppo enfatizzare, la serataconcertistica di beneficenza, organiz-zata il 25 marzo scorso dal RotaryClub Andria Castelli Svevi, uni-tamente ai Rotary Club di Cano-sa, Corato e l’Inner Wheel diTrani, può tranquillamente es-sere definita un evento di grandesuccesso.Non solo per la presenza della rino-mata Orchestra Sinfonica dellaProvincia di Bari, composta diben 64 professori.Non solo per la bravura e la staturainternazionale del direttore MaestroPaolo Olmi, apprezzato per la gran-de espressività e il carisma ammalian-te.Ma anche per lo splendido gioiellinodel Teatro Curci di Barletta cheha ospitato la manifestazione, offren-do una scenografia che ha permessoai concertisti di esibirsi al meglio.Una cornice affascinante, normal-mente utilizzata per tanti altri appun-tamenti rotariani, che questa volta siè aperta al pubblico con una offertadi alto valore culturale abbinata allasolidarietà.Poi, il numeroso attento pubblico cheha affollato il teatro, tributando aimusicisti entusiastici applausi e che,peraltro verso, non ha potuto nonapprezzare l’attenta e puntuale orga-nizzazione.Una serata accattivante piena di emo-zioni.

Ma non è stata solo effimera soddi-sfazione. Per noi “successo” assumeil significato che deriva dall’etimologiastessa della parola (participio passato

del verbo succedere) che significa“venire dopo”.Il risultato che viene dopo l’azione opiù semplicemente il raggiungimentodei propri obiettivi.E noi, li abbiamo raggiunti tutti inquesto magnifico service.

In primis, il compimento dei due

progetti scopo della serata di be-

neficenza

Il primo progetto riguarda l’Unitàoperativa complessa di Pediatria delpresidio ospedaliero di Andria, cheha intrapreso un percorso di forma-zione del personale medico miratoallo screening uditivo neonatale alfine di individuare il più precocemen-te possibile il deficit uditivo di originecentrale.Il Rotary provvederà all’acquisto diun apparecchio, l’ALGO 3i, che èun sistema automatico per lo scree-ning uditivo neonatale, con tecnologiaAABR. L’esame con l’ALGO 3i puòessere eseguito immediatamente dopola nascita (dopo le prime otto ore) neibambini di età compresa tra le 34settimane di età gestazionale e i seimesi, ed è caratterizzato da una ele-vatissima affidabilità sia in termini disensitività (il 100% dei neonati conproblemi uditivi viene “catturato”)che di specificità.Il secondo progetto s’inseriscenelle attività previste in materiad’individuazione precoce dei segnidi difficoltà di apprendimento.L’Unità operativa complessa di Neu-ropsichiatria Infantile della Asl Btviene fornita di apparecchiatura in-

teramente computerizzata - metodoCoPS (Cognitive Profiling System)per la valutazione psicometrica deibambini in età compresa tra i quattroe gli otto anni per identificare i puntidi forza e di debolezza in ambitocognitivo, permettendo quindi di co-struire programmi educativi persona-lizzati. Parallelamente all’acquistodel test partirà la formazione delpersonale, provvisto di adeguate qua-lifiche in ambito psicologico, perl’interpretazione dei risultati.

Ma la serata ha assunto un significatoparticolare raggiungendo altri treimportanti obiettivi: Il coinvolgimentoattivo nel service di tutti i soci delClub, rafforzando in ciascuno lo spi-rito di appartenenza al sodalizio e lacultura del servire; l’opportunità diun service efficace che ha determinatovisibilità esterna del Rotary nel terri-torio, anche tramite il coinvolgimento,come partner attivi del progetto, dellaProvincia di Bari, del Comune diBarletta, del Comune di Andria, dellaProvincia Barletta-Andria–Trani e dialtre Istituzioni; la condivisione diesperienze, valori e risultati con altriClub che, con sensibilità e perspicacia,hanno voluto percorrere insieme que-sto cammino creando un legame fortetra motivazione, passione e frutti delproprio impegno.

Raggiungere i risultati che desideri,essere felice e grato di averli raggiunti,essere cresciuto e avere aiutato a cre-scere, a migliorare e a dare vera feli-cità a chi ti circonda. E’ stato questoil nostro vero “successo”.

ROTARYCLUB ANDRIACASTELLI

SOLIDARIETÀ,MUSICA ESUCCESSO

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Incontrare Benedetto XVI inun’udienza pr ivata è s tataun’esperienza straordinaria. Una for-tuna capitata, lo scorso 30 marzo, adun nutrito gruppo di amici del nostroClub.Stante la piacevole giornata primave-rile l’udienza si è svolta all’aperto inpiazza S. Pietro nell’accogliente ab-braccio del colonnato del Bernini.Finalmente intravediamo la figura diBenedetto VXI che avanza verso dinoi e passa tra la folla che, entusiasta,saluta uno degli uomini più sapientidel nostro tempo. Eppure ciò checolpisce è la tenerezza e l’accoglienzadi questo volto sorridente...Poi il suo discorso, rivolto alla folla,che, però, ognuno di noi ha sentitocome rivolto a se stesso, al propriocuore…Nella dolcezza e pacatezza dei toniche lo contraddistinguono, il SantoPadre non ha mancato di rivolgereagli uditori e, direi, all’umanità intera,un benigno monito a divenire piùconsapevoli e attenti di fronte a quelliche ha definito “chiari segni dellosmarrimento della coscienza morale”.Infatti, il Papa nel delineare la figuradi sant’Alfonso Maria de’ Liguori,dottore della Chiesa, ha definito ilsanto (autore, tra l’altro, di uno deicanti natalizi più popolari, “Tu scendidalle stelle”), esempio a cui guardareper riscoprire nella propria esistenzauna chiamata verso uno stile di vitapiù vero “rivolto a realizzare unaconvivenza più giusta, più fraterna e

più solidale tra gli uomini”, valoriche hanno sempre i sp iratoSant’Alfonso.Alcuni di noi, avvocati - e il nostropresidente in primis - sono stati feli-cemente sorpresi della coincidenzache il santo in parola fosse stato, primadella vocazione sacerdotale, un bril-lante avvocato e insieme hanno scher-zato sul fatto che la strada della santitàè aperta a tutti…Benedetto XVI non ha mancato, poi,di evidenziare come anche il suo pre-decessore, Giovanni Paolo II, insistes-se sull’importanza della preghieraquale momento di dialogo e di incon-tro con Dio e con se stessi. Ha sotto-lineato: La preghiera è parlare di sé,affidare all’amico le nostre pene, lenostre speranze, le nostre paure, inostri desideri”, osservando che senon sempre sappiamo dare la giustaimportanza alla preghiera è perchénon siamo stati sufficientemente edu-

cati ad essa e a riscoprirne la suaprofonda ricchezza nella nostra vita.Essa è d’aiuto per affrontare al megliole sfide che ogni giornata ci prospetta.Ha pertanto evidenziato che“l’educazione alla preghiera èfondamentale” e che essa costituiscela più grande risorsa per affrontarela vita.Grazie Santo Padre per averci offertoquesti importanti spunti di riflessione!E’ stato, poi, emozionante, il momen-to in cui il Papa ha salutato e ringra-ziato per la presenza il nostro club:Rotary Bari Mediterraneo e i nostripiccoli, con orgoglio, hanno sollevatoil gagliardetto accompagnati dallegrida di esultanza di noi tutti.Ringraziamo il nostro presidente,Francesco Ranieri, per averci offertol’ opportunità non solo di vivere que-s ta emozionante esper ienzadell’incontro con Benedetto XVI, maanche perché la permanenza a Romaci ha dato la possibilità di vivere deibei momenti di condivisione tra lefamiglie e gli amici rotariani del no-stro club, e che ci hanno permessodi conoscerci meglio, e di apprezzarela ricchezza di sensibilità che c’è purnella unicità e particolarità di ognunodi noi e hanno certamente costituitoper tutti i partecipanti un momentodi crescita personale e nell’amicizia.

Maria Di Biase

ROTARYCLUB BARIMEDITERRANEO

BENEDETTO XVIDA VICINO.UN’EMOZIONEDIFFICILEDA DEFINIRE

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di Gabriele SoltészRC Acquaviva delle Fonti - Gioia del Colle

Il Rotary ha incontrato i cittadini,sabato 13 marzo, al Teatro Rossinidi Gioia del Colle. E’ stato, questo,il secondo degli incontri programma-ti, ed ha approfondito il tema “IlMezzogiorno e l’Unità d’Italia.Quello che si è fatto quello cheresta da fare”. Una relazione–di-battito in occasione dei 150 annidell’Unità d’Italia con l’intervento diGaetano Quagliariello e Angelanto-nio Spagnoletti e moderato dal gior-nalista e scrittore Lino Patruno.L’esame dello stato economico-socialedel Regno delle Due Sicilie presentatodal Angelantonio Spagnoletti ha evi-denziato il livello estremamente bassodella qualità della vita della popola-zione, in confronto a quello assicuratoalle popolazioni degli altri Stati ita-liani.Quagliariello ha sottolineato come ilMeridione sia stato coinvolto nel pro-cesso di civilizzazione europeo grazieall’unificazione dell’Italia sotto il Re-gno sabaudo.Il moderatore Lino Patruno ha sti-molato la discussione con i due rela-tori, alla quale più volte è intervenutocon domande incisive e “quasiprovocatorie” il governatore distret-tuale, Marco Torsello. Non sonomancati interessanti scambi di opi-nioni sul federalismo in corso di esa-me al Parlamento nazionale.

Venerdì 18 marzo, all’Hotel Svevodi Gioia del Colle ha avuto luogo,invece, la relazione “Uno scorcio diletteratura risorgimentale” da partedel socio Leonardo Sebastio, docenteordinario presso l’Università degliStudi di Bari.Sono state illustrate alcune poesie dipoeti risorgimentali, a partiredell’inno “Fratelli d’Italia“ del giovaneGoffredo Mameli; a “A Venezia“ di

Arnaldo Fusinato; e ancora “La spi-golatrice di Sapri“ e l’“Inno diGaribaldi“ di Luigi Mercantini.

Versi di tali poesie sono state lettecon bella partecipazione da VittoriaButtiglione, consorte del socio AldoLosito. Sentita e vitale partecipazioneha coinvol to numeros i socinell’interessante confronto di opinioniseguito alla relazione.

ROTARYCLUBACQUAVIVADELLE FONTI

UNITÀ D’ITALIA.IL FATTO ED IL“DA FARE”

IL GRANO SARACENO

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“L’umiltà, la comprensione degli altrui bisogni, la cortesia, pur sempre collegati ad una equilibrata dignità e adun necessario decoro costituiscono le doti con le quali l’uomo può costruire intorno a sè salda simpatia,

intensa cordialità, duratura amicizia”.

Chi mi conosce sa che leggere e scrivere sono stati sempre due miei grandi amori.L’altra sera, poltrona e pantofole pronte, presi dalla libreria, così per caso, il librodelle fiabe di Hans Christian Andersen. Nei secoli ne hanno raccontato Esopo,Fedro e poi i Fratelli Grimm e Italo Calvino e altri ancora… Le fiabe sono lasaggezza dell’umanità: attraverso la piacevole levità del racconto, l’apologo realizzaun obiettivo gnomico, suggerendo una condotta di vita all’insegna della prudenza,della laboriosità, della correttezza di comportamenti, del rispetto verso gli altri…E non c’è da stupirsi se ancora un anziano come me se ne disseti come acqua disorgente.Torniamo dunque ad Andersen. La mia attenzione si fermò, quella sera, allepagine che raccontano la storia del grano saraceno. La conoscete, amici miei.No? Allora, ve la racconto in breve. E… a modo mio.C’era una volta, a primavera avanzata, in una parte della terra, un campo coltivato a granosaraceno. Più in là, prosperavano vasti campi coltivati a grano, segala, orzo e avena, tutti rigogliosie forieri di buon prodotto.“Io sono ricco come gli altri cereali”, diceva il grano saraceno, “ma sono molto più bello, imiei fiori sono più graziosi, profumano come i fiori del melo”.Passarono alcuni giorni, quando su quei campi cadde una pioggia ristoratrice.Tutti i fiori del grano e delle altre specie chiusero i petali e chinarono le graziosetestoline: il segno più chiaro della ricerca di protezione e di umiltà. Il granosaraceno invece rimase dritto sugli steli, a conferma della sua innata superbia.“Piega la testa come facciamo noi!”, gli dissero i fiori del grano e dell’orzo, dell’avenae della segala.“Io non ne ho bisogno!”, rispose il grano saraceno.“Piegati come facciamo noi! - gridarono ancora quelli - Fra poco passerà in volo l'angelodella tempesta!”“Ma io non mi piegherò”, replicò il grano saraceno.“Chiudi i fiori - supplicarono le altre piante in coro - e piega le foglie! Attraverso il fulminesi può vedere nel cielo di Dio, ma tale vista rende ciechi gli uomini; che cosa succederebbe quindia noi piante della terra, se osassimo guardare in alto, noi che siamo molto inferiori?”“Molto inferiori? - disse il grano saraceno - Voglio proprio vedere nel cielo di Dio!”, gridòpieno di superbia e arroganza.

di Alfonso ForteRotary Club Bari

A PARER MIO

Ben presto arrivò la tempesta. Valanghe di pioggia e rovinii di fulmini fecero cheil mondo fosse una sola fiamma di fuoco.Quando il brutto tempo si calmò, il grano e l’avena e la segala e l’orzo si ritrovaronorinati, immersi in un'aria pulita, fresca di pioggia. Il grano saraceno s’accorseinvece di essere stato bruciato dal fulmine, e ora non era altro che una inutile erbamorta nel campo desolato. Un lago di lacrime.Passò di lì un nugolo festoso di passerotti. “Perché piangi - chiesero al grano saraceno?- Qui tutto è benedetto dal Signore; guarda come splende il sole e come corrono ristoratrici lebrezze, non senti che profumo viene dai fiori e dai cespugli? Perché piangi, dunque?”Il grano saraceno non rispose. Pagava il prezzo della superbia e dell'arroganza;scontava la punizione che non manca mai. Lo stormo di passerotti volò via, versoaltri campi, verso altri cieli.

Una lezione, quella che vi ho raccontato, amici lettori; una lezione che ci portaa meditare sull’inutilità, sul danno addirittura, che la superbia, l’alterigia, la vuotaesibizione possono arrecare a quegli uomini che di tali atteggiamenti fanno motivodi vita quotidiana, li esibiscono nei rapporti sociali, li impongono nel lavoro,quando non addirittura in famiglia e nella sfera della più vicina comunità.L’umiltà, la comprensione degli altrui bisogni, la cortesia, pur sempre collegatiad una equilibrata dignità e ad un necessario decoro, costituiscono le doti con lequali l’uomo può costruire intorno a sé salda simpatia, intensa cordialità, duraturaamicizia. Doti che, in definitiva, creano rapporti di sana comprensione e di proficuacooperazione; e che consentono di costruire iniziative comuni di progresso umanoe comunitario. Di benessere e di pace.

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ANALISI (...CHIMICA?)DI UNA SOCIETA’

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Noi Italiani abbiamo il senso del bello, e infatti difficilmente sbagliamo l’abbinamentodei colori della cravatta o del foulard con quelli del vestito; nel design poi, siamomaestri indiscussi. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il Rinascimentoche ha rappresentato il trionfo dell’Arte, della Architettura e dell’Urbanisticadiffusa in tutto il mondo. La stessa musica figurata è nata da noi sulla scia dellequattro righe del Gregoriano, canto senza tempo, dalla melodia indecifrabile,per cui Verdi diceva che avrebbe dato in cambio tutte le sue Opere per compren-derne il segreto. E poi l’homo Italicus è l’abitante naturale del paradiso terrestrechiamato Italia, quindi nato in una culla estetica unica al mondo.Ma anche altre caratteristiche nazionali ci vengono riconosciute, e rimproverate,come il servilismo, l’opportunismo, e a volte la mancanza di etica e di dignità.Esse hanno segnato alcuni drammatici momenti della nostra storia Nazionale:basta citare Caporetto e l’“8 Settembre”! Nel pamphlet “La libertà dei servi”ben ha scritto Maurizio Viroli (ed. Laterza) che queste caratteristiche sarebberolegate alla cultura delle corti e delle Signorie del 400-500 che oggi si sono allargateadismisura fino a costituire una mega corte che coinvolge milioni di persone chesi identificano con il Signore: questa la natura del Fascismo. E tutta la commediaall’Italiana di Mastroianni, di Sordi ed oggi di Verdone, si è abbondantementenutrita di questi temi.Inoltre il Machiavelli, pur essendo vissuto in un periodo antecedente all’Inquisizione,riteneva gli Italiani “sanza religione e cattivi” perché vittime di una macchina dipotere centralizzato e coercitivo. Un ruolo particolarmente importante infattideve essere riconosciuto sicuramente alla Religione, avendo determinato ladifferenza tra un modello di società controriformista post-tridentina e quello delledemocrazie del Nord Europa, ispirate invece alla Riforma Protestante.Varianti dello stesso atteggiamento mentale sono l’opportunismo od il trasformismo(in politica) che ha la sua ragione profonda nella mancanza di orgoglio ed identità,forse a causa della continua violazione e occupazione del territorio nazionale daparte degli eserciti e potenze straniere per più di un millennio. Queste vicendehanno sviluppato anche nel popolo una spiccia mentalità di sopravvivenza chesi esprime nella ben nota frase “Franza o Spagna purché se magna”.Per questa ragione la nostra cultura è ben diversa rispetto a quella di altre nazioniche per millenni non hanno conosciuto invasioni straniere come la Gran Bretagnae la stessa Turchia. Ne è frutto avvelenato il fatalismo conservatore e decadenteche nel “Gattopardo” porta ad escludere ogni possibilità di reale cambiamentosociale e considera come unica opportunità concessa al popolo occupato, quella

DISSONANZE

di Donato SalernoRotary Club Gallipoli

II PARTE

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di provvedere ai propri affari privati (il “Particulare” del Guicciardini e “Cosa nostra”).Inoltre la notoria scarsa propensione alla legalità ed all’etica probabilmente nascedalla identificazione del concetto di reato con quello di peccato, dove è prevalentela soluzione del perdono rispetto alla pena. D’altronde davanti all’ingiustizia, seè vero che non paga la vendetta, che si avvita inevitabilmente in un circolo vizioso(la faida), anche il perdono senza espiazione non è del tutto edificante e costruttivo,perché non sviluppa un giusto e sofferto senso di colpa e, quindi, di ravvedimento.Questa analisi o, se preferite, anatomia (dissezione) della nostra società puòsembrare fredda, cruda e dolorosa da accettare, ma è razionale, perché mette anudo le pieghe più intime del nostro comune sentire.E riaffermando con il Petrarca che “Io parlo per ver dire, non per odio d’altrui né perdisprezzo”, mi torna alla mente la voce dolente dei nostri grandi Poeti: l’invettivadel Sommo Dante (Serva Italia ….), l’invocazione struggente del Leopardi (“OhPatria mia… io sol combatterò, procomberò sol io”). Ma tra tutti, per forza e modernitànell’impegno civile, si distingue l’amato Foscolo, che nell’immortale carme, tuttodedicato all’Italia, esalta la nobile anima dell’Alfieri che “errava muto ove l’Arno è piùdeserto i campi ed il cielo disioso mirando”, mentre,”Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,decoro e mente al bello italo regno,nelle adulate reggie ha sepolturagià vivo, e i stemmi unica laude A noi…”.I Grandi Italiani han dimora in Santa Croce a Firenze, là, dove c’è idealmentel’Italia vera, anche il nostro spirito trova un po’ di pace.

PARLAREDI ROTARY

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Il Rotary è una Associazione internazionale apolitica e laica, formata da profes-sionisti,imprenditori e dirigenti che uniti dalla propensione al servizio, collaboranoa progetti di volontariato ed a iniziative umanitarie, promuovendo altresì la buonavolontà e la pace fra i popoli. E’ stato fondato nel 1905, a Chicago, da Paul Harrische, assieme ad altri amici, intese in tal modo cercare di sopperire ai tanti bisognidella Società di quel tempo. Attualmente consta di oltre 33.000 Clubs sparsi intutto il mondo e comprende oltre 1.250.000 Soci di ogni razza, religione e culturache prestano, volontariamente, il loro tempo ed il loro talento seguendo il motto“servire al di sopra di ogni interesse personale”. Il loro scopo è migliorare lecondizioni di vita delle proprie e delle altre Comunità e la comprensione interna-zionale offrendo medicinali, assistenza medica, acqua potabile, corsi di formazioneed istruzione a milioni di persone. Due esempi per tutti. L’eradicazione dellapolio, ottenuta attraverso il programma Polio-plus, creato nel 1985, ed il programmaBorse di studio che consente ogni anno a circa 1000 giovani di studiare all’estero.Sarebbe oltremodo riduttivo parlare del Rotary come di un Club qualsiasi o comedi una Associazione che ha per scopo far incontrare degli uomini per agevolarei loro affari o per alleviarne la solitudine. Come ho scritto anni fa è “una realtàassociativa, immersa nella storia da oltre cento anni, da considerarsi una dellepoche possibilità in grado di risvegliare l’umanità da quel certo torpore che affliggela quotidianità dei nostri tempi, per far vivere una esistenza all’insegna dell’amicizia,dell’onestà, del rigore, della serietà, della concretezza e, soprattutto, del servizio”.Da subito si è imposto alla attenzione degli uomini di buona volontà in quantoè stato il fenomeno globalizzante ante litteram, essendo riuscito a superare il murocostituito dalle nazionalità e quello delle diverse culture e delle differenti confessioniche, fino ad allora, aveva determinato i rapporti degli individui con lo spazio delvivere affrontando i problemi di una Società, che necessita di aiuto, con progettisostenibili come, ad esempio, quelli supportati dalla Fondazione Rotary.Purtroppo alla capacità di fare non corrisponde quella del far sapere per cui, fuoridel Sodalizio, pochi hanno cognizione di cosa sia e cosa rappresenti e soprattuttocosa faccia questa importantissima Istituzione. Ma anche fra i Soci, si deveammettere, che non tutti sanno che, negli anni, ha distribuito più di 2,1 milionidi dollari in sovvenzioni. Soltanto una esigua minoranza, effettivamente, conoscea fondo le peculiarità di questo che rappresenta il programma più ampio e dimaggior successo mai intrapreso all’interno della Associazione come, ad esempioil senso ed il ruolo del Fondo permanente che, della Fondazione, rappresenta laprincipale risorsa. Esso, invero, permette di sostenere il Fondo programmi annuale

PENSIERI

di Maurizio MauriziPdg Distretto 2090

consentendo di superare i momenti di crisi dei mercati finanziari come quello chestiamo ancora attraversando e non sappiamo quando terminerà.Al di là delle problematiche economiche, peraltro molto importanti, occorresottolineare che il Rotary con il suo forte impegno nell’affrontare le varie necessità,ha influito e continua ad influire sulla costruzione di un mondo diverso basatosulla solidarietà, sulla pratica della non violenza e nella speranza della possibilitàdi comporre ogni contrasto incontrandosi e confrontandosi pacificatamene.Dialogo e confronto, infatti, sono alla base della sua filosofia che crede neirapporti interpersonali, negli incontri, nei sentimenti di amicizia da cui possonoscaturire soluzioni atte a cambiare il cambiabile e a guardare al domani confiducia ponendo sempre al centro dell’agire, l’uomo, la sua dignità ed anche lesue aspettative.Negli anni questo modo di fare ha contribuito a rendere il Sodalizio un punto diriferimento ed un modello da imitare e da seguire, rappresentando l’interfaccianaturale fra le istituzioni ed il mondo imprenditoriale, professionale e quelloculturale ed assecondando, nel tempo, le mutate esigenze.Grazie alla competenza e alla preparazione dei singoli Soci nei vari settori, ilRotary si è messo al passo con i cambiamenti, proponendo soluzioni ottimali edefficaci pur riuscendo, al contempo, a mantenere intatte le caratteristiche ed ilfascino della tradizione. Infatti l’operare in amicizia, l’essere irreprensibilinell’esercizio della propria attività, l’impegnarsi nel servizio verso l’umanità, ilricercare nuovi amici che si riconoscono nei suoi ideali, non sono venuti maimeno. Altrettanto intatta è rimasta l’opera costante, convinta ed, innanzi tutto,trasparente e concreta, nella convinzione e nella consapevolezza che le realizzazioninon vanno in porto solo con la speranza ed il desiderio né con il compromessocioè con il vivere secondo principi che ammorbidiscono la vita e finiscono perinaridire cuori ed esistenze.

Pag. 48 Rotary International - Distretto 2120 - Gennaio 2011

IL ROTARY AD HAITI

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Secondo una stima del Governo haitiano il terremoto che ha colpito Haiti il 12gennaio 2010 ha provocato 222.570 morti e 300.572 feriti; più di un milione dipersone hanno perso la propria casa. Il sisma, di magnitudo 7.0, è stato il piùviolento degli ultimi 200 anni.Il Distretto 7020, che comprende Haiti, ha raccolto fondi per 1,5 milioni di dollarie donazioni per 11,5 milioni di dollari destinati all’approvvigionamento di materialesanitario e di altri beni di prima necessità. I Rotariani di tutto il mondo hannosupportato, con fondi propri, numerosi progetti ad Haiti. Inoltre, Rotarianiprovenienti da più di 20 paesi hanno contribuito con oltre 2 milioni di dollari alFondo di Assistenza del terremoto di Haiti, un fondo di donazione creato dallaRotary Foundation. A un anno dal disastro, 53 progetti hanno ricevuto finanziamentidal Fondo.Il Ministro dell’Istruzione haitiano stima che il terremoto ha danneggiato odistrutto 3.978 scuole, ormai non utilizzabili. Circa i 2/3 delle sovvenzioniprovenienti dal Fondo di Assistenza sono stati impiegati per la ricostruzione e perl’arredamento delle scuole. La prima a beneficiare del fondo è stata La SainteFamille, scuola elementare di uno dei più poveri quartieri della città Les Cayes.E’ frequentata da 682 studenti, compresi 42 profughi. Una contribuzione di 56.000dollari proveniente dal Fondo, unitamente ad una contribuzione di 128.000 dollari,da parte di Rotary Club, con l’aggiunta di contribuzioni individuali, ha portatoalla ricostruzione di sei classi della scuola.L’equivalente di 30 milioni di alberi vengono bruciati ogni anno poiché utilizzaticome combustibile da cucina. Di conseguenza il paese ha visto una riduzione del98% degli alberi, uno dei più alti livelli di deforestazione del mondo. Il Fondo diAssistenza ha allocato 13.725 dollari per un progetto del Rotary Club di Carre-four/Mon Repos che ha l’obiettivo di informare 1.300 studenti sull’importanzadel rimboschimento. Gli studenti dovranno piantare e avere cura di alberi dafrutto come il mango, il limone, l’arancio, il pompelmo, il ciliegio e il cocco al finedi ridurre l’erosione e di incrementare la produzione agricola.Secondo le Nazioni Unite, prima del terremoto, il 58% degli haitiani non avevaaccesso all’acqua potabile – percentuale bruscamente salita dopo il disastro. ARidge Burn, cittadina in cui il 95% degli abitanti lavora nel settore dell’agricoltura,non vi è irrigazione, acqua potabile o elettricità. Una somma di 64.566 dollaridal Fondo di Assistenza è stata impegnata per un progetto del Rotary ClubMirebalais che ha lo scopo di costruire 80 cisterne (con una capacità di 2.500galloni ognuna) per la raccolta dell’acqua piovana. Le cisterne e i filtri fornirannoacqua potabile a circa 3.000 persone.

DAL ROTARY INTERNATIONAL

a cura di Erika Brescia

Traduzione dell’articolodi Diana Schobergpubblicato sulla rivistaThe Rotarian - Aprile 2011

Il Governatore del Distretto 7020, Diana White, raccomanda ai club che volesseroaiutare Haiti a non inviare materiale ma a collaborare con uno dei 19 club haitianio a inviare contribuzioni al Fondo di Assistenza per il terremoto di Haiti. Contribuitecollegandovi a www.rotary.org/haiti.

ELOGIODELL’IMPERFEZIONE

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“I momenti più felici della civiltà occidentale sono stati quelli informati al diritto del dissenso, dacui sono scaturiti, in campo sociale, documenti quali la proclamazione dell’indipendenza dei popoliasserviti e, in campo scientifico l’aperta sfida a leggi universalmente accettate da parte di uominiquali Copernico, Galilei, Newton, Darwin e Einstein che hanno capovolto sistemi apparentementeimmutabili e così facendo hanno spianato la via al progresso”. Così inquadra culturalmentele origini dell’età contemporanea Rita Levi Montalcini, nata a Torino nel 1909,medico, professore presso la Washington University di St. Louis, illustre ricercatrice,Premio Nobel per la medicina (1986), fautrice della omonima Fondazione e… perdi più autrice di saggi non solo da leggere ma – direi – da meditare.In “Abbi il coraggio di conoscere” (ricorda il “sapere aude” di Kant) afferma: “La conoscenzaè il bene supremo dell’uomo, perché senza di essa non possono esistere gli altri valori fondamentaliai quali ci si appella”. E continua: “In passato, solo un numero estremamente esiguo di individuiera in condizione di avvalersi delle capacità intellettuali: queste, infatti, erano negate alle donne ead entrambi i sessi appartenenti ai ceti sociali più bassi”. Oggi, la situazione è certamentecambiata, tuttavia “troppe persone vivono in condizioni primitive afflitte dalla fame, da malattieendemiche, da servitù intellettuali”.Se questo è il problema, la causa è da ricercare in una distorta logica politica tesaa valorizzare solo il profitto e gli interessi degli stati economicamente più competitivi;a tal riguardo, non basta auspicare la speranza che “la pace prevalga sulla guerra,la verità sulla menzogna, il perdono sulla vendetta” (Giovanni Paolo II), non bastadeprecare la tecnologia ritenendola responsabile di automatismi amorali ecomportamenti talora perversi, non basta parcellizzare, psicoanalizzare, vivisezionareil presente senza raccordarlo al passato e al futuro (T. S. Eliot). Scrive la Montalcini:“Deve essere considerato obbligo morale di tutti gli individui, sia come esseri umani ma ancor piùin qualità di scienziati ed educatori, il compito di affrontare le problematiche che affliggono l’interogenere umano usando al massimo grado le capacità raziocinanti in loro possesso, anche quandoquesto dovesse significare lottare contro interessi di parte e di potere”.Inoltre, al di là dei successi scientifici facilmente riconoscibili e da tutti accettati varibadito che “gli scienziati non detengono il monopolio della saggezza.La soluzione dei problemi che affliggono il genere umano spetta in parimisura a filosofi, uomini di fede e soprattutto… agli educatori” (in “Elogiodell’imperfezione”).Si pensi ai giovani: “Oggi, rispetto a ieri, i giovani fruiscono di una straordinaria ampiezzadi informazioni; il prezzo è l’effetto ipnotico esercitato dagli schermi televisivi che li disabituanoa ragionare (oltre a derubarli del tempo da dedicare allo studio, allo sport, e ai giochi che stimolanola loro capacità creativa, creano una realtà definita che inibisce il loro potere di inventare il mondoe distrugge il fascino dell’ignoto)”.

di Maria Concetta PiacenteRotary Club Bari Ovest

VALORI SENZA TEMPO

E le donne? La Montalcini (ebrea) scrive: “Come non esiste un vero problema della razza,ma esistono i razzisti, così il vero problema delle donne è il sessismo e la misoginia che nonconsentono un autentico equilibrato approccio all’autoaffermazione”. Ciò che veramente contanella vita e nella Storia è “la passione, la generosità, la comprensione, l’empatia verso ilprossimo e soprattutto l’accettazione di noi stessi con i nostri errori, le nostredebolezze, le nostre virtù. È dovere di ogni individuo, uomo o donna che sia, proporsiuna scala di valori con l’obiettivo di godere ora per ora, giorno per giorno dellastraordinaria esperienza di vivere”.Quanto ai rotariani e alle rotariane, hanno da apprendere da tale lectio magistralis: l’esaltazionedel sapere ma anche il senso del limite, la supremazia della conoscenza ma semprefinalizzata ad una gerarchia di valori, l’attenzione alle molteplici problematichesocio-politiche ma nondimeno il giusto equilibrio tra essere e avere, evoluzione eprogresso, scienza ed etica. Questo è saper vivere!

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