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Comunicazione d’Impresa -Laboratorio di strategie pubblicitarie

Stella Romagnoli

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 1

Laboratorio di Strategie PubblicitarieDefinizione e Storia della Pubblicità (prima parte)

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 2

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 3

Come possiamo definire la pubblicità?

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 4

La pubblicità è una forma di comunicazione

La comunicazione ha bisogno che ci sia:

• Un soggetto che dà inizio al processo comunicativo

emittente

• Un messaggio che attraverso…Messaggio

Canale • …un canale (mezzo di comunicazione, anche l’aria) raggiunge…

• Un destinatario, il soggetto a cui è indirizzata la comunicazione

destinatario

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 5

Inoltre, perché la comunicazione funzioni, occorre…

• Che l’emittente formuli il messaggio utilizzando un CODICE (lingua, gesti, …) che sia condiviso con il destinatario

codice

• Che NON vi sia del RUMORE a disturbare il canale e impedire la ricezione del messaggio da parte del destinatario

rumore

Il tutto, poi, avviene all’interno di un CONTESTO, una situazione, un ambiente circostante, ecc.

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Modello di comunicazione

committente emittente Messaggio Canale destinatario

codice

rumore

contesto

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A volte si inserisce anche l’elemento di risposta/reazione (feedback)

committente emittente Messaggio Canale destinatario

codice

rumore

contesto

feedback

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Applichiamo questo modello alla pubblicità

• Committente: chi vuole comunicare (l’azienda, il partito politico, l’associazione no-profit, ecc.), cioè colui che sente la necessità/utilità di comunicare e ne sostiene i costi

• Emittente: chi prepara il messaggio (l’agenzia di pubblicità)

• Messaggio: il messaggio pubblicitario• Canale: il media (TV, radio, stampa, stampa, internet,

ecc.)• Destinatario: target della comunicazione

• Possiamo avere un feedback diretto o indiretto a seconda del media utilizzato

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MA PUBBLICITA’ E COMUNICAZIONE SONO LA

STESSA COSA?

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LA PUBBLICITA’ HA UN INGREDIENTE IN PIU’

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CERCA DI CONVINCERE A FARE O PENSARE

QUALCOSA

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La pubblicità è una forma di comunicazioneargomentativa

La pubblicità è una forma di comunicazione argomentativa

Cos’è un’”argomentazione”?• E’ una tecnica atta a “provocare o accrescere

l’adesione delle menti alle tesi che vengono presentate al loro consenso”1

• E’ evidente che il discorso pubblicitario è di tipo argomentativo, perché si prefigge il compito di convincere sull’eccellenza di un prodotto o di un servizio, o di un programma politico

• E’ un discorso di tipo persuasivo

1C.Perelman e >>L. Olbrechts-Tyteca, 1958 – da Hapù di Marco Vecchia, Lupetti ed. 2003

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La pubblicità è una forma di comunicazione

argomentativa di massa

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La pubblicità è una forma di comunicazione argomentativa di massa• La pubblicità cerca di argomentare a fini persuasivi

una certa quantità di persone• Tipicamente utilizzando mezzi di massa (TV, stampa,

affissioni, radio)

• Massa sì, ma…

– Con l’avvento delle nuove tecnologie e grazie a internet, i target group pubblicitari si stanno restringendo sempre di più…

– E’ sempre più facile, infatti, mirare a convincere una nicchia mirata di individui (es. grazie ai media direct, o al planning di Google AdWords e di Facebook…)

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La pubblicità è una forma di comunicazione argomentativa di massa funzionale ad un progetto

più vasto1

1Da Hapù di Marco Vecchia, Lupetti ed. 2003

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Che vuol dire “progetto più vasto”?

• Una volta convinte le persone della bontà di un

prodotto (con la pubblicità), però, occorre che queste facciano qualcosa: si informino, lo cerchino, lo provino,

lo comprino…

• Il messaggio pubblicitario non è fine a se stesso, ma

serve al compimento di un piano più vasto. E’ FUNZIONALE al raggiungimento del vero obiettivo (es. aumentare le vendite di un prodotto, far eleggere un

partito)

• Non basta solo la pubblicità a raggiungere lo scopo

finale, ma è parte di un piano integrato con altre attività

(es. il piano di marketing)

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Altra definizione di pubblicità

La pubblicità si può definire1 come:

quel complesso di comunicazioni a pagamento, effettuate da uno o più

promotori bene identificati, attraverso mezzi di comunicazione di massa, e rivolte ad un

predefinito pubblico obiettivo al fine di stimolarne una risposta

1Elisabetta Corvi, La Comunicazione Aziendale, Egea 2007Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 19

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Storia della Pubblicità

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La prima comunicazione persuasiva…

• Il diavolo comunicatore ha l’obiettivo di vendicarsi di Dio; perciò decide di far sì che le Sue creature disubbidiscano al loro creatore.

• Il target group è Eva, donna, aperta al nuovo, suggestionabile, coraggiosa…

• Perciò la convince con un’efficace copy-strategy ed una promessa molto allettante: “se mangerai il frutto dell’albero vietato diventerai come Dio”

• Eva si lascia tentare e convince anche il suo compagno• …E alla fine la colpa non è della curiosità di Eva, ma

della seduzione del furbo comunicatore…”il più astuto di tutti”, il serpente

Da Hatù – Marco Vecchia, Lupetti editore, 2003

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La preistoria

• Alla fine del II millennio A.C., in Egitto, Il tessitore Hapù pubblica in un papiro un annuncio di ricerca di uno schiavo fuggito offrendo una taglia

• Con l’occasione aggiunge anche questa frase (che c’entra poco con la cattura dello schiavo… ma molto con la sua intraprendenza commerciale)…

“il negozio del tessitore Hapù, dove si tessono le più belle tele di tutta Tebe, secondo il gusto di ciascuno”… se non è pubblicità questa…

Da Hapù – Marco Vecchia, Lupetti editore, 2003Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 23

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La storia della pubblicità è legata alla storia delle città

Eguizàbal Maza 1998, da Hatù – Marco Vecchia, Lupetti editore, 2003

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Le città in quanto luoghi in cui il commercio si sviluppa e

prospera. I commercianti sentono il

bisogno di far conoscere le proprie specialità anche a chi

abita lontano

Grecia e Roma

• La maggior parte dei messaggi pubblicitari erano affidati alle voci degli araldi o banditori comuni in Grecia e che a Roma venivano chiamati PRAECONES

• Il loro compito principale era quello di promulgare gli editti pubblici ma, a pagamento, si prestavano anche a divulgare annunci economici dei provati

• Un altro medium pubblicitario era una superficie di legno o muratura, ricoperta di vernice bianca, su cui era possibile scrivere o dipingere annunci pubblici o privati (AXON in Grecia e ALBUM a Roma)

• A Roma c’era anche il LIBELLUS, una sorta di volantino appeso alle pareti che ospitava annunci economici

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L’importanza delle insegne

• Forse lo strumento pubblicitario per eccellenza erano le insegne dei negozi e degli artigiani che non riportavano solo il nome della bottega e la definizione del tipo di commercio, ma aggiungevano anche segnali iconografici, che rendevano più attraente il messaggio

• Della comunicazione pubblicitaria del mondo romano è rimasta una testimonianza a Pompei– Il tintore con le immagini stile cartoon– Il fioraio che vende “ghirlande agli innamorati”– ecc.

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Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 28

Per secoli non ci saranno evoluzioni.

Saranno il mutare delle condizioni economiche e i progressi tecnologici

dei mezzi di comunicazione che cambieranno la pubblicità

La nascita della stampa

• E’ soltanto nel XIV secolo, con l’arrivo, forse dalla Cina, della stampa xilografica e nel XV con l’incisione della lastra meccanica, che si apre un nuovo modo di far pubblicità

• Con queste nuove tecniche, più economiche del manoscritto, vengono stampati volantini di carattere religioso per propagandare la vendita delle indulgenze

• L’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo (attribuita a Gutenberg) apre un nuovo modo di comunicare ancora meno costoso, e iniziano a comparire i primi manifesti stampati che però furono, per lo più, costituiti da avvisi ufficiali

Vanni Codeluppi – Che cos’è la pubblicità, ristampa 2011 editore Le Bussole

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Il primo manifesto pubblicitario

• Il manifesto realizzato nel 1477 dallo stampatore inglese William Caxton per promuovere le cure termali a Salisbury è ritenuto il primo manifesto di tipo commerciale

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Le Gazzette e le réclame

• Il vero mutamento che diede impulso all’evoluzione e alla diffusione della pubblicità fu la nascita del giornale.

• Nel 1600 inizia la diffusione delle Gazzette nei principali paesi europei, e con loro la réclame, la prima vera forma di pubblicità

• Le réclame erano solo testo, senza illustrazioni, e scritte come un articolo giornalistico.

• La diffusione massiccia delle réclame avvenne nel ‘700 in Inghilterra (con la rivoluzione industriale e la produzione in serie dei prodotti)

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Nasce l’agente pubblicitario

• Sempre in Inghilterra e tra il ‘700 e l’800 nasce anche la figura dell’agente pubblicitario

• L’agente pubblicitario si occupava di acquistare gli spazi sui diversi giornali e gazzette sparsi per il territorio per conto dell’azienda

• Era una figura di intermediazione che faceva comodo anche ai giornali stessi (un solo interlocutore invece di tanti utenti sparpagliati)

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Nascono le concessionarie

• Nel 1845 nascono in Francia le prime concessionarie(la più importante è Havas, tutt’ora esistente) e in Italia la figura del venditore di pubblicità fu introdotta da Attilio Manzoni nel 1863 (anche la Manzoni è attualmente una delle più importanti concessionarie italiane)

• Ma prima della nascita del creativi chi preparava i messaggi pubblicitari?

• Era la stessa azienda che si occupava di dare istruzioni al redattore del giornale (spesso un giornalista) e all’illustratore che provvedevano a realizzare l’annuncio

• La prima agenzia di pubblicità vera e propria nasce il 1843 a Philadelphia (Volney B. Palmer)

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I manifesti e la nascita degli slogan

• La litografia, nata nel 1796, consente di stampare in grandi dimensioni, quindi comincia la diffusione dei manifesti

• La stampa era letta dal pubblico più colto, mentre i manifesti raggiungevano tutta la popolazione (come oggi…)

• I manifesti non avevano illustrazioni, quindi per colpire l’attenzione furono inventati gli slogan: frasi sintetiche in grado di sorprendere e catturare l’attenzione

• Gli slogan però ebbero un vero riconoscimento in ambito pubblicitario nel ‘900, con la diffusione dell’immagine

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I manifesti illustrati diventano arte

• Nell’800 i primi ad utilizzare manifesti illustrati furono gli editori, per pubblicizzare le tavole litografiche degli stessi artisti

• Poi ricorsero alle illustrazioni anche i teatri (per le opere liriche), i cabaret e i circhi equestri

• Ma fu solo nella seconda metà dell’800 che furono pienamente sfruttate le possibilità offerte dalla cromolitografia, una tecnica di stampa a colori nata nel 1836. La pubblicità migliorò di molto la sua capacità espressiva

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La prima pubblicità a colori

Nel 1893 con un annuncio Mellin, si apre l’era della pubblicità a colori

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Gli artisti e la pubblicità

Nel 1868 esce a Parigi il manifesto Les chats, realizzato dal pittore Eduard Manet, per il libro dal titolo omonimo dello scrittore Champfleury

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Jules Chéret e il manifesto moderno

Jules Chéret può essere considerato il vero padre del manifesto moderno, perché introdusse nell’arte di fare i manifesti stilizzazione, suggestione e capacità di armonizzare l’immagine con il testo

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Toulouse-Lautrec

Forse il contributo più famoso al manifesto moderno viene da Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901)

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In Italia

Per merito soprattutto delle Officine grafiche Ricordi di Milano, dal 1889

vengono coinvolti molti degli artisti italiani più importanti dell’epoca. Tra

questi Leonetto Cappiello e Marcello Dudovich

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Cappiello

Con il gioco di contrasti nei colori attira l’attenzione

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Cappiello e il “manifesto-marchio”

Cappiello importa in Italia una concezione molto moderna della pubblicità, che prevede un’immagine grafica d’impatto che cattura al tempo stesso l’essenza del prodotto e la renda memorabile

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L’urbanizzazione influenza i media

• Con il veloce progresso di urbanizzazione delle città, le strade diventano il luogo centrale della comunicazione pubblicitaria e c’è una vera esplosione dei manifesti, anche molto grandi (le maxi affissioni di oggi)

• E l’utilizzo dei mezzi di trasporto (auto, tram a cavalli) impose di imparare a leggere i manifesti sempre più frettolosamente. Da cui la necessità di catturare rapidamente l’attenzione

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Gli artisti del ‘900 e la pubblicità

• I principali movimenti artistici di inizio ‘900 influenzano la

produzione dei manifesti (cubismo, futurismo), come

pure le tecniche artistiche più avanzate (il

fotomontaggio).

• Anche Pablo Picasso citò la pubblicità di marche

commerciali in collages e e disegni

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I futuristi e la pubblicità

• Sono stati soprattutto i futuristi italiani ad aver avuto un legame intenso con la pubblicità

• Si occuparono di manifesti, volantini, striscioni, annunci sui giornali, slogan…

• Nell’ambito del futurismo va ricordato il lavoro di Fortunato Depero che, creando nel 1919 la Casa d’arte futurista, svolgeva le funzioni di un’agenzia di pubblicità moderna, e mise a punto annunci così moderni e originali, che sono attuali ancora oggi

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Depero

“l’arte della pubblicità è un’arte decisamente colorata, obbligata alla sintesi (…) arte gioconda – spavalda – esilarante – ottimista”

Da Vanni Codeluppi – Che cos’è la pubblicità, ristampa 2011 editore Le BussoleStella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 46

Dudovich

Lo sapevate che il nome del La Rinascente è attribuito a D’Annunzio?

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Il legame tra arte e pubblicità inizio ‘900

• Anche i principali esponenti del futurismo russo si dedicarono alla pubblicità (es. la coppia formata dal poeta Vladimir Majakovskij e il pittore fotografo Alexander Rodenko)

• Anche i dadaisti Man Ray e Kurt Schwitters e il surrealista René Magritte

• Legame intenso anche con la scuola della Bauhaus

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La pubblicità si fa industria

Gli Stati Uniti prendono piede…

• A partire dagli anni ‘20 e ’30 del 1900, la pubblicità assunse la natura di vero e proprio sistema industriale, e gli Stati Uniti furono il paese dove si sviluppò prima e con maggior intensità (sempre per il più elevato livello di industrializzazione e la necessità di vendere quanto prodotto)

• Per la precisione, le prime agenzie di pubblicità americane nacquero già a partire dalla seconda metà dell’800: importante ricordare la NWAyer &Son, fondata nel 1868 a Philadelphia che iniziò ad offrire gratuitamente la prestazione della redazione e illustrazione (nel compenso dell’acquisto degli spazi): la creatività entra nelle prestazioni dell’agenzia

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Le due correnti della pubblicità moderna

Negli Stati Uniti, con lo sviluppo della comunicazione pubblicitaria e delle agenzie, iniziano a crearsi due filoni

separati di impostazione alla creatività

La corrente scientifica La corrente estetica

• St. Elmo Lewis con AIDA• Kenney e Lasker• Hopkins e la scientificadvertising

• Reeves con la USP

• MacManus• Rubicam• Leo Burnett

La rivoluzione creativa di Bernbach

Nel dopoguerraStella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 51

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STORIA DELLA PUBBLICITA’

Fine della prima Parte

La corrente scientificaDal modello AIDA alla USP

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E. St. Elmo Lewis e il modello AIDA

Secondo questo pubblicitario, perché un’azione di vendita sia efficace, occorre:

1. Innanzi tutto attirare l’Attenzione del consumatore

2. Poi suscitare il suo Interesse per il prodotto

pubblicizzato

3. Infine stimolare il suo Desiderio di possederlo (o

consumarlo)

4. Il desiderio deve trasformarsi in Azione (concreta di

acquisto)

Nasce così il Modello AIDA, insegnato

tutt’oggi ai giovani pubblicitari

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Daniel Starch e il primo test di efficacia della pubblicità

• Secondo i Priciples of Advertising del 1923 di D.

Starch, un noto ricercatore, gli annunci pubblicitari

devono essere giudicati secondo le regole dell’AIDA, e

quindi sono efficaci se:

1. Sono stati visti

2. Sono stati letti

3. Sono stati creduti

4. Sono ricordati

5. Inducono all’azione

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La corrente scientifica dei pubblicitari cerca di dare una risposta a questa domanda…

Kennedy e Lasker

• Kennedy scrive “The book of advertising test” nel

1905, in cui mette gli esempi di come devono essere

scritti gli annunci pubblicitari

• Sostiene che “la pubblicità dovrebbe essere giudicata

solo sulla base dei prodotti che riesce a far vendere con

un certo investimento…

• Albert Lasker è comunemente indicato come il vero padre fondatore della pubblicità moderna, perché

istituì nella sua agenzia il primo reparto creativo (che

fino ad allora veniva sub-appaltato a free lance esterni).

Era ossessionato dalla ricerca delle regole sull’efficacia

della pubblicità (ed è per questo che assunse Kennedy)

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Claude C. Hopkins

• E’ stato probabilmente il più autorevole rappresentate della corrente scientifica. Scrisse per l’appunto il libro “Scientific Advertising”

• Anche lui (come Kennedy) venne assunto da Lasker e ne divenne poi socio

• Hopkins credeva nei testi lunghi, ben documentati, razionali e semplici e impaginati in stile redazionale, con grande uso di coupon e di prove gratuite

• Credeva che la pubblicità fosse fortemente legata al direct marketing e ai test

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Un annuncio pubblicitario di Hopkins

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Rosser Reeves

• Il più famoso erede della pubblicità “scientifica” e che chiuse un po’ il cerchio di questa fase della pubblicità americana, fu Rosser Reeves (1910-1984)

• Di lui rimane la formula acronima dell’USP: UNIQUE SELLING PROPOSITION, vale a dire che un messaggio pubblicitario, per essere efficace ha bisogno di una sola proposizione di vendita:1. Ogni avviso pubblicitario deve offrire una cosa

precisa al consumatore2. L’offerta deve essere tale che la concorrenza non

possa proporne una uguale3. L’offerta deve essere così forte e rilevante da

attirare le masse, nuovi consumatori

Stella RomagnoliComunicazione d'Impresa - Laboratorio di Strategie Pubblicitarie 61

Lo stile di Rosser Reeves

Curiosità: Reeves introdusse per primo il formato a 30” in TV –prima erano a 60” e sembravano telepromozioni)

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La corrente esteticaDa McManus a Leo Burnett

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La corrente “estetica”

• Probabilmente non è altro che l’evoluzione novecentesca del cartellonismo del secolo precedente

• Le immagini hanno sempre un ruolo forte, ma il linguaggio verbale interviene sempre più

• In questa corrente di pensiero pubblicitario, più che una “reason why” argomentata razionalmente per vendere, si ricercava l’emozione e la simpatia

• Una reason why emotiva

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Theodore F. MacManus

• Fondatore dell’omonima agenzia e assertore del “soft selling” e della pubblicità d’immagine contro la pubblicità della reason why di Kennedy

• Famoso per questo annuncio Cadillac, uscito una sola volta nel 1915 e ritenuto il più bello del secolo

• Questo annuncio ha un testo molto istituzionale, che termina con questa frase… Colui che merita di vivere, vive.

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Raymond Rubicam

• A parte i singoli “creativi”, un’agenzia che abbia realmente materializzato questa tendenza fu quella fondata da Rubicam.

• Rubicam lavorò in Ayer e, nel 1923, fondo con il suo socio la Young & Rubicam, un’agenzia ancora di successo

• L’annuncio più famoso è quello del 1930 (Impact)

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George Gribbin per Young&Rubicam

Un grande copywriter (divenuto Presidente della Y&R) è stato Gribbin, che dettò delle regole per scrivere un annuncio stampa efficace:

1. Fatti aiutare dal tuo art director a creare un’immagine che spinga il pubblico a leggere l’headline

2. Scrivi un’headline che porti il pubblico a leggere la prima riga della bodycopy

3. Scrivi la prima frase della bodycopy che porti sicuramente a leggere la seconda

4. Continua così finche non sei sicuro che il pubblico legga tutto il testo

5. Assicurati che l’immagine e tutte le parole riescano a costruire una storia che faccia venire al pubblico l’acquolina per il prodotto…

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L’annuncio più famoso di Gribbin

del 1938

Gribbin

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Leo Burnett

• Anche Leo Burnett inizia come giornalista, quando entrò in pubblicità ebbe come maestro MacManus e nel 1935, a Chicago, nel mezzo della crisi economica, fondò l’agenzia che porta il suo nome

• Cercava di trovare il “dramma” insito in ogni prodotto per prendere spunto e costruire l’idea pubblicitaria. Spesso questo si traduceva nell’invenzione di personaggi emblematici, simboli del prodotto e della sua missione.

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Leo Burnett

• Esaltò il common touch, il tocco dell’uomo comune nelle sue campagne (“se state parlando di mortadella non cercate di farla passare per prosciutto di prima scelta; dite semplicemente che è un’ottima mortadella”)

• Semplicità nel linguaggio: prendeva nota delle frasi della gente o di ciò che leggeva sui giornali per poterle “riciclare” nei suoi annunci

• Cercava “forza e semplicità” e le sue campagne stampa sembravano affissioni: molta immagine e poco testo.

• Creò personaggi-simbolo dei prodotti che ancora oggi vivono (la Tigre di Kellogg’s, il Gigante Verde) e soprattutto ideò la campagna della Malboro, da molti ritenuta la più importante della storia della pubblicità

Da Il Copywriter Mestiere d’Arte di Emanuele Pirella ed. Il Saggiatore 2001

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La campagna Malboro di Leo Burnett

• Da un’iniziale posizionamento sul target femminile voluto dalla Philip Morris (1954), Leo Burnett cambiò tutto e ne fece un brand fortemente maschile: pack con forti colori geometrici, rigido, sigarette più tozze… E poi lo fece interpretare da un cow-boy

• Seguirono il Malboro Man, il Malboro Country…• Non c’era la Unique Selling Proposition, ma un Unique

Emotional Plus, che ha portato ad un successo stellare la marca

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Campagna Malboro

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Nel frattempo inizia lo sviluppo delle radio (dagli

anni’20) e dal 1930 anche la televisione

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BernbachE la rivoluzione creativa

La rivoluzione creativa di Bernbach

• L’insofferenza verso le rigide regole della corrente “scientifica” e verso l’elegante vaghezza delle atmosfere “estetiche” creò un terreno fertile ad una rivoluzione nel mondo pubblicitario. E a guidare la rivoluzione ci fu William Bernbach (1911-1982)

• Con lui si fa cominciare la storia della pubblicità contemporanea

• Lasciò poco di scritto, se non qualche intervista, ma ripeteva che la persuasione è un’arte, e che “la verità non è verità finchè la gente non ci crede”, “Provoca, ma assicurati che la provocazione nasca dal prodotto”

• Utilizzava una forma di ironia originale: il negative approach: l’approccio che mette in evidenza i difetti del prodotto per poterne affermare meglio i pregi

• Fu il primo a concepire (e a realizzare) la fusione tra copy writer e art director (la coppia creativa)

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Bernbach e il negative approach

• Le due campagne che meglio spiegano la filosofia creativa di Bernbach sono Avis e Wolkswagen

AVIS: “Avis è soltanto il numero 2. Allora perché venire con noi?

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Bernbach per Avis

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Wolkswagen. Think Small

Pensa in modo differente, anticonformista.

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L’innovazione di Bernbach

• Grazie alla scuola di Bernbach oggi abbiamo creatività irriverenti, auto-denigratorie, che fanno parodia e divertimento puro

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OgilvyE la reazione conservatrice

David MacKenzie Ogilvy

• Cognato di Rosser Reeves e anche suo rivale, nella vita cercò di costruire il mito di sé stesso. Scrittore, narciso, grande leader, nato in Scozia (1911-2000) ma cittadino del mondo, era in contrapposizione con la “creativity” di Bernbach

• Ogilvy era un assertore delle strategie di comunicazione fondate sull’immagine di marca: “ogni annuncio pubblicitario”, scriveva, “dovrebbe essere inteso come un contributo a quel simbolo complesso che è l’immagine di marca”

• Non è il primo a parlare di brand image ma è stato il primo a porre in termini netti il problema del territorio ideale della marca

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gli 11 comandamenti di Ogilvy

1. Quello che si dice è più importante della forma con cui lo si dice

2. Se la campagna non si basa su una grande idea non venderà3. Esponete i fatti4. Non stancate il pubblico per fargli comprare il prodotto5. Bisogna essere ben educati e non fare mai i pagliacci6. Bisogna fare pubblicità contemporanea7. I comitati possono giudicare gli annunci, ma non farli8. Se un annuncio ha successo, bisogna ripeterlo fino a

quando non avrà smesso di interessare9. Non scrivete mai un annuncio che non vorreste fosse letto

dalla vostra famiglia10. La marca è la sua immagine11. Non copiate

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David Ogilvy e la personalità di marca

• Sosteneva che non ci sono differenze sostanziali tra marche di whisky, sigarette o birra, ma vince l’azienda che riesce a offrire la personalità più spiccata al suo prodotto

• Il suo stile consisteva nel fondere titoli evocativi con testi lunghi ed argomentati

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David Ogilvy e il fascino del racconto

• Le sue pubblicità erano come uno scatto fotografico dentro ad un racconto non raccontato del tutto. Dove c’era sempre un po’ di mistero. Concentrato in un’immagine sola, forte, ambigua. La “grande idea”

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David Ogilvy ed il rispetto dei consumatori

“La responsabile d’acquisto non è scema. E’ vostra moglie”

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Dove 1957

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America Express 1970

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E intanto in Italia…

…In Italia

• In Italia si è ancora alla fase evolutiva della cartellonistica…

• Le poche agenzie italiane erano ciò che restava da prima della Seconda Guerra Mondiale e si trattava principalmente di studi grafici

• Iniziarono però ad arrivare le prime agenzie dall’estero (importate dalle multinazionali), come la Lintas (per Unilever) nel 1948, JWT, McCann Erickson(Coca Cola) ecc.

• Tutto il mondo della pubblicità fu stravolto dall’arrivo della televisione, così anche l’Italia…

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In Italia la RAI nasce nel 1944 (dall’URI del ‘24) con le prime

trasmissioni radio.La TV comincerà nel 1954

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L’epoca di Carosello

L’era di Carosello

• Carosello è destinato a influenzare tutta la produzione

creativa italiana in materia di spot televisivi…

• La televisione italiana iniziò a trasmettere la pubblicità solo nel 1957 e solo all’interno della

trasmissione Carosello• Far pubblicità significava:

– Preparare uno spettacolino di 100” in cui NON si poteva citare

il prodotto e farlo seguire da 35” di pubblicità vera e propria

– Ogni scenetta di 100” NON poteva essere ripetuta (quindi i

costi produttivi erano enormi)

– Tutto quanto doveva essere sottoposto prima alla censura della SACIS, un organismo di controllo molto democristiano e

cattolico

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Il successo di Carosello

• Questa formula si rivelò vincente dal punto di vista

spettacolare e Carosello diventò il programma più seguito della televisione italiana

• Tutto il mondo dello spettacolo venne coinvolto: dagli

autori di commedie musicali come Garinei e Giovannini allo scrittore Mario Soldati (che diresse se stesso nel

Giro del Bel Paese Galbani), da Alberto Sordi (regista e

attore per il vermouth Gancia) a tutti i più importanti

registi cinematografii dell’epoca

• Le battute e gli slogan di Carosello entrarono nel linguaggio di tutti i giorni, mentre alcuni personaggi

fanno ancora parte dell’immaginario popolare italiano

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Il linguaggio di Carosello

• Sul piano del linguaggio i filmati di Carosello possono essere classificati in 2 grandi filoni:1. I film d’animazione

• Cartoni animati

• “Passo uno” (realizzati con oggetti in movimento)

2. I film “dal vivo” (con attori in carne ed ossa)

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I film d’animazione di Carosello

• Toto e Tata (Motta)

• Jo Condor e il gigante amico (Ferrero)

• Olivella e Mariarosa (Bertolli)

• L’Omino coi baffi (Bialetti)

• Calimero e l’Olandesina (Mira Lanza)

• Topo Gigio (Pavesini)

• Pippo (Lines)

• Caballero e Carmencita (caffè Paulista)

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Calimero per AVA

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Jo Condor per Nutella

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Il pianeta Papalla

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I film dal vivo di Carosello

• I “film dal vivo” di Carosello erano veri e propri spettacoli, interpretati dagli attori più importanti dell’epoca: Ernesto Calindri, Gino Cervi, Alberto Lionello, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi, Paolo Panelli e Totò

• Persino Edoardo de Filippo accettò di pubblicizzare a Carosello l’aroma del caffè Illy e la pomata Icardan

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Totò per il dado Star

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Alberto Sordi per Gancia

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Vittorio Gassman per i Baci Perugina

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Carosello pro e contro

• Mentre il mondo degli anni ‘60 rivoluzionava la pubblicità con Bill Bernbach, Leo Burnett e David Ogilvy, gli italiani si affezionavano alle scenette e ai codini pubblicitari (staccati fra loro)

• Da qui nasce la corrente dei format pubblicitari di maggior successo in Italia (ma che all’estero non vengono né capiti né apprezzati): una scenetta divertente con l’offerta di prodotto attaccata in fondo – esempio la saga Paradiso di Lavazza, gli spot di Panariello e

Fiorello per Wind, ecc.

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I creativi italiani degli anni ‘60

• Il personaggio chiave degli anni ‘50-’60 fu Armando Testa che, erede della tradizione cartellonistica, trasformò il suo studio nella più importante agenzia d’Italia

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Armando Testa

• Nel 1946 fondò l’agenzia omonima, nel 1960 vinse la gara per il manifesto delle Olimpiadi di Roma

• L’opera che lo rese famoso in tutto il mondo (esposta al MOMA di New York) fu il manifesto per Punt e Mes

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Emanuele Pirella

• Nasce come copywriter, appassionato di allitterazioni e assonanze, scansioni ritmiche (Bassetti il corredo che arreda) e rime…

• Si forma alla Young&Rubicam dove viene influenzato dalla cultura pubblicitaria anglosassone

• Studiava attentamente il prodotto per trovare l’insightgiusto, come nelle campagne Plasmon e in quella Gancia, ispirata allo stile di Cesare Pavese in Paesi Tuoi

• Inizia una collaborazione con l’art director Michael Gottsche, con il quale creerà l’omonima agenzia

Da Il Copywriter Mestiere d’Arte di Emanuele Pirella ed. Il Saggiatore 2001

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Le campagne provocatorie che lo hanno reso famoso

Foto di Oliviero Toscani

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Emanuele Pirella

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La fine di Carosello, la nascita di Publitalia

• Progressivamente la SIPRA (concessionaria di pubblicità della RAI) iniziò a ridurre i tempi delle scenette (c’era troppa richiesta di spazi pubblicitari) e poi introdusse la formula dei comunicati da 30” in appositi spazi televisivi (che non interrompevano i programmi)

• Infine Carosello chiuse i battenti, il 1 gennaio del 1977• Nel 1980 iniziano le trasmissioni di Canale 5, nel

1982 e 1984 si aggiunsero Italia 1 e Rete 4 al circuito di proprietà di Silvio Berlusconi

• Questo nuovo polo televisivo contribuirà a trasformare completamente il panorama pubblicitario italiano, con un’esplosione di investimenti

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Gli anni ‘80

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Gli anni ‘80

• Il mondo della pubblicità viene interessato da un processo di crescente internazionalizzazione, che ha coinvolto anche l’Italia con la moltiplicazione degli accordi tra le agenzie italiane e i network multinazionali

• In questi anni assume particolarmente rilevanza la marca: che diventa uno strumento per esprimere lo status sociale, ma anche un oggetto dotato di potenti valenze simboliche e culturali e un punto di riferimento insostituibile per le scelte dei consumatori

• Jacque Séguéla, con la sua agenzia RSCG, è stato quello che ha più teorizzato e applicato questa corrente di pensiero con la sua “pubblicità spettacolo”

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Jacques Séguéla

• Un altro pubblicitario egocentrico, presuntuoso, enfatico,

sovrabbondante… Stavolta francese, nato nel 1934, ha

scritto moltissimi libri sull’advertising tra il ‘70 e il ’90.

• Interpreta l’ottimismo degli anni ‘80

• Attacca l’ideologia mercantilistica della copy strategy,

come gabbia razionale all’immaginazione, e lancia la

star strategy:

– La star fa vendere

– La seconda natura della star è quella di durare nel tempo

– Terza natura della star: sedurre

• Passa dalla fisicità del prodotto all’immaterialità del

prodotto-star

Da Il Copywriter Mestiere d’Arte di Emanuele Pirella ed. Il Saggiatore 2001

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Più un guru che un creativo

• Nel 1981 Séguéla cura la campagna elettorale grazie alla quale François Mitterrand diventa Presidente della Repubblica francese, coniando il celebre slogan "La Force Tranquille”

• Da quel momento in poi viene considerato un guro delle elezioni

• Si dice che sia lui ad aver organizzato il primo incontro tra Sarkozy e Carla Bruni…

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Oro a Cannes per Seguelà

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Gavino Sanna

• Negli anni ‘80 in Italia si svilupparono diverse saghe pubblicitarie, anche se meno originali di quelle sviluppate nei paesi anglosassoni (Absolut Vodka, o Levi’s lavanderia), come quella del whisky Glen Grant (Michele l’intenditore), o la Milano da bere dell’amaro Ramazzotti.

• Significativa è l’opera di Gavino Sanna per Barilla: dallo spot Treno del 1985 fino al Babbo Natale del 1991 con Paul Newman, passando per il “gattino” del 1986. Gli italiani si identificarono in quelle storie semplici e sentimentali.

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Spot Barilla Treno 1985

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Dove c’è Barilla c’è casa

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Barilla spot Gattino 1986

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Gli anni ‘90

I cambiamenti degli anni ‘90

• Dopo la proliferazionre dei canali televisivi generalisti degli anni ‘80, negli anni ‘90 arrivano MTV e Stream, poi assorbita da SKY

• Oltre a questa importante evoluzione dei media, interviene anche la crisi della marca, con l’avvento degli hard discounts e delle grandi catene distributive con proprio brand

• Per risollevare la marca in pericolo sono intervenute le grandi campagne istituzionali come quelle di Levi’s, Nike, Coca-Cola, Adidas, ecc.

• In Italia nascono le grandi saghe pubblicitarie, figlie di Carosello: Telecom con Massimo Lopez, Parmacottocon Christian de Sica, Lavazza con Paradiso e Tullio Solenghi

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Mauro Mortaroli per Armando Testa

• L’agenzia italiana più importante è l’Armando Testa, ed il creativo più prolifico Mauro Mortaroli (papà del Paradiso e degli spot della Telecom)

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Spot Fortino per SIP

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Oliviero Toscani per Benetton

• Per quanto riguarda le campagne “print”, da notare la serie di Oliviero Toscani per Benetton, molto provocatorie e di gran successo

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Dal 2000 in poi

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Gli anni 2000 sono stati gli anni delle telecomunicazioni

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Aldo Giovanni e Giacomo per Wind

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Belen e De Sica TIM 2009

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Totti per Vodafone 2011

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La storia d’Italia TIM 2012

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Fiorello e Conti per Wind 2015

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Uno spot nato per il web. Successo mondiale 2014

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Il Ballerino di TIM che è diventato virale 2016

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Per arrivare con il record del mondo a Sanremo 2018

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La pubblicità ai giorni nostri

• Codeluppi la definisce “epoca ipermoderna”, con lo sviluppo della “metapubblicità”, una pubblicità che ha coscienza di sé e si cita, è autoreferenziata. Sempre meno legata al prodotto quanto a se stessa

• Con lo sviluppo di internet si passa dal testo all’ipertesto, ed i clienti vengono seguiti in base al proprio comportamento (Google AdWords e Facebook)

• Ma le regole per sedurre il potenziale cliente sono realmente cambiate?

Lo scopriremo nel corso di queste lezioni….

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GRAZIE PER L’ATTENZIONEwww.romagnolicomunicazione.it

Fonti:Hapù - Marco Vecchia, Lupetti editore, 2003

Che cos’è la pubblicità - Vanni Codeluppi, editore Le Bussole, ristampa 2011 Il Copywriter Mestiere d’Arte - Emanuele Pirella, editore Il Saggiatore, 2001

Pubblicità: teorie e tecniche – Mauro Ferraresi, Carocci editore 2017