CMB, IN CORSO

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N.17 - novembre 2010

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Periodico trimestrale . Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB MO . Direttore responsabile: Paolo Zaccarelli . Segretaria di redazione: Francesca Martinelli . Proprietario: CMB Società Cooperativa . Via Carlo Marx, 101, CARPI (MO) . Anno V. N° 17 Registrato al Tribunale di Modena il 26/06/2006 con il n° 1810. Progetto grafico: HIC ADV . Stampa: Nuova Grafica N.17 - Novembre 2010

4SCUOLA LAVORO

incorso

6EDILIZIA SOCIALE

8I SOCI RACCONTANO

Opinioni e notizie da CMB

Le attività CMBin piccoli cantieri di eccellenza

Opportunità di formazioneper i più giovani

Una storia di Aldo Ravera

Carcere di Trento, pronta consegnaL’inaugurazione a dicembre

A metà giugno di quest’anno sono terminati, con ben 365 giorni di anticipo rispetto ai tempi contrattuali, i lavori per la costruzione del nuovo Car-cere commissionato dalla Pro-vincia Autonoma di Trento.Si è trattato di un ottimo ri-sultato per i tecnici e le ma-estranze di CMB che, grazie alla riduzione dei tempi di consegna, sono riusciti a ot-tenere un compenso incenti-vante di 5,5 milioni di euro, portando il valore dell’opera a 62 milioni di euro complessivi delle perizie di variante.Il 14 luglio 2010 l’Amministra-zione Provinciale ha conse-gnato quindi le nuove strutture

alla Direzione del precedente Carcere, mentre CMB è sta-ta incaricata di provvedere alla custodia dell’opera fino al 30 settembre e alla formazio-ne degli agenti penitenziari in merito al funzionamento degli impianti dell’intero comples-so. Le previsioni di consegna dell’immobile al Demanio si aggirano intorno alla fine del mese di ottobre, quando avrà inizio il trasporto dei detenu-ti. Solo a carcere pienamen-te funzionante avverrà l’inau-gurazione alla presenza delle maggiori autorità dello Stato.Dal punto di vista progettua-le, si è cercato di fornire una risposta non banale a tre esi-

genze specifiche e distinte tra loro correlate: la vivibilità delle strutture di detenzione, il comfort e l’efficienza delle strutture dedicate al personale di custodia, il massimo conte-nimento nell’impiego del per-sonale di vigilanza.Il progetto della struttura car-ceraria si è articolato in due sezioni: “dentro le mura” e “fuori le mura”. Nel primo am-bito trovano collocazione tut-te le strutture destinate alla detenzione, compresi gli spa-zi comuni per le attività spor-tive e di recupero. All’esterno sono invece previste tutte le at-tività amministrative, i servi-zi generali e gli spazi a servi-

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EDILIZIA PUBBLICA

Dentro le mura

Fuori le mura

Vivibilità ed efficienzaUn progetto all’avanguardia nel settore carcerario

zio del personale di custodia. L’intera superficie occupata è di circa 110.000 mq.

L’area destinata alla deten-zione è di forma rettangolare e ha una dimensione di circa 45.000 mq; lungo tutto il peri-metro corre un muro di cinta di 6 m (altezza minima netta), a cui si aggiunge un cammi-namento di 1,5 m di altezza. Sullo svolgimento perimetra-le sono state previste sei garit-te di controllo, tra loro colle-gate da un camminamento di

ronda senza soluzione di con-tinuità. All’interno delle mura si collocano le strutture carce-rarie, due distinti fabbricati in grado di accogliere circa 250 detenuti maschi e 20 detenu-te donne. La detenzione fem-minile è situata in prossimità dell’accesso alla cinta muraria, in posizione defilata rispetto a quella maschile. L’orientamen-to delle stanze di detenzione è stato studiato in modo da im-pedire ogni possibile introspe-zione tra le due strutture.Entrambe le sezioni sono do-tate di mensa, Chiesa Cattoli-ca e strutture per la pratica di altri culti, due palestre, labora-

tori per le attività di formazio-ne e lavoro, cucina, lavande-ria e teatro. La zona femminile è fornita di nido e celle per donne che abbiano figli di età non superiore ai 3 anni; inol-tre sono previste aree verdi e giochi in cui i ragazzi possano trascorrere il tempo prima dei colloqui coi genitori.

All’esterno del muro di cinta trovano collocazione i fabbri-cati destinati a ospitare tutte le funzioni connesse con l’atti-vità detentiva: dalla portineria

per il controllo degli ingressi, agli uffici della Direzione, fino alla caserma e ai servizi per gli agenti di polizia penitenziaria, all’autorimessa e alle strutture per i detenuti in regime di se-mi-libertà. Il complesso è or-ganizzato “a corte”, sicché la piazza centrale costituisce un elemento di connessione tra le diverse attività. Finalità enfa-tizzata dal portico - presente in tutti gli edifici a contorno dei lati ovest ed est – dove sono si-tuati il bar, la mensa e la pa-lestra per gli agenti, una sala convegni, l’ambulatorio medi-co, i depositi e i magazzini.Uno dei parcheggi per le auto

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• capienza complessiva detenuti: 244• detenuti della sezione maschile: 204, di cui 154 a disposizione della Casa

Circondariale, 50 a disposizione della sezione di media sicurezza con detenuti sottoposti a trattamento avanzato/intensificato• detenuti del carcere femminile: 20• detenuti in regime di semilibertà: 20

IL PROGETTO ESECUTIVO È STATO REDATTOCON LA FINALITÀ DI SODDISFARE LE SEGUENTI ESIGENZE:

TUTTI I NUMERI DEL CARCERE DI TRENTO

DATI DIMENSIONALIarea con specifica destinazione di PRG area demanio carcerario superficie coperta massimavolume totale fuori terravolume complessivo v.p.p.superficie complessiva fabbricatisuperfici cortili di passeggio e colloqui familiarisuperfici aree pavimentatesuperfici a verdeparcheggi esterni alla precintaparcheggi interni alla precinta

m2 109.317,00m2 80.527,71m2 18.152,63m3 130.861,25m3 138.584,81m2 33.045,00m2 3.913,31m2 22.781,54m2 34.465,80n. 72n. 179

di servizio si colloca proprio all’interno della piazza, men-tre una zona di sosta più am-pia, destinata agli agenti di cu-stodia, è stata prevista dietro agli edifici di servizio.Il progetto è stato articolato secondo un obiettivo: fornire ai fruitori la prova tangibile dell’avvenuto rito di passaggio fra il mondo della correzione e una dimensione più simile al vivere quotidiano. In quest’ot-tica, i semiliberi hanno gua-dagnato una maggiore libertà nello svolgimento delle pro-prie funzioni quotidiane, men-tre il personale che gravita at-torno alla caserma trova degli spazi che lo aiutano a distac-carsi dalla durezza del proprio compito.In questo modo si è cercato di ricreare una dimensione che si avvicini, per quanto possibile, a quella della città.

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SCUOLA LAVORO

Scuola, università, lavoro:imparare in CMBOpportunità di formazione per i più giovani

Il rapporto tra scuola e mon-do del lavoro è il nocciolo di un’annosa questione da tem-po dibattuta.A ciascuno di noi è capitato di sentire diplomati e neo-dottori affermare di “avere molte conoscenze teoriche non immediatamente spen-dibili sul lavoro” e azien-de perplesse asserire che i primi “non sanno fare un mestiere”. L’analisi del tra-vagliato rapporto tra com-parti così diversi tra loro ma costretti a confrontarsi - non fosse altro per il fat-to che uno plasma risorse che poi trasferisce all’altro - sarebbe lungo e ci porte-rebbe lontano da quello che è l’intento di questo artico-lo. Come spesso accade c’è

però una via alternativa alla discussione sui “massimi si-stemi”: fare, nel proprio pic-colo, ciascuno la sua parte. CMB in questo senso non si tira certo indietro, intratte-nendo consolidati rapporti con il variegato mondo del-la formazione: dalle scuo-le secondarie di primo e secondo grado (quelle che erano a tutti più familiari quando si chiamavano “me-die” e “superiori”), alle Uni-versità, a vari Enti di forma-zione. Sono già numerose le forme di “contaminazione” sperimentate. Fra queste ci-tiamo l’adesione di CMB al Progetto “Bellacoopia Ju-nior” promosso da Legaco-op Modena, per divulgare i significati del movimento

cooperativo fra gli alunni di una scuola media di Car-pi, o le visite presso cantie-ri di studenti delle superiori. In particolare, oltre ai diplo-mandi geometri e agli stu-denti delle scuole edili in-teressati alle tecniche del cantiere, si sono aggiunti di recente allievi del liceo clas-sico interessati a visitare gli scavi archeologici all’inter-no del cantiere del parcheg-gio Novi Park nel centro sto-rico di Modena, dove sono emersi necropoli e reperti che vanno dal I d.C. fino al XVII. Sono proseguite poi le attività ormai consolida-te: la pratica di svolgere bre-vi periodi di stage in azien-da da parte di giovani delle scuole superiori (che trami-

te gli istituti dell’alternan-za scuola-lavoro e del la-voro estivo guidato hanno la possibilità di muovere i primi passi all’interno del-le imprese del territorio); le docenze di colleghi nell’am-bito di corsi di formazione tecnica post-diploma e post-laurea; i tirocini curriculari svolti presso CMB da laure-andi in discipline tecniche (che in un arco di tempo va-riabile da uno a sei mesi - a seconda del percorso di stu-di intrapreso e della Facol-tà frequentata - hanno modo di misurarsi con problema-tiche concrete nell’ambito di percorsi focalizzati).Per terminare questa carrel-lata ricordo infine l’ospitali-tà offerta a laureandi per la

5stesura di tesi di laurea su opere realizzate da CMB; la trasmissione di dati proget-tuali di opere oggetto di ap-profondimento e la parteci-pazione ad analisi statistiche mediante la compilazione di questionari sulle temati-che più varie. Tra le opere che vanno per la maggiore nella hit parade degli stu-denti vi sono quelle di mag-giore complessità e visibili-tà: dall’edilizia ospedaliera alla gestione dei project fi-nance, alle infrastrutture più complesse, alla “Torre Unifimm” di Bologna.Queste collaborazioni, oltre a rappresentare una concre-ta forma di responsabilità sociale di impresa, se cor-rettamente impostate pos-sono costituire per CMB tutt’altro che una perdita di tempo. Agli uffici/cantie-ri ai quali viene prospetta-to l’inserimento di stagisti e

tirocinanti è sempre richie-sto di identificare un pro-getto cui assegnare la nuova risorsa, così da evitare deri-ve opportunistiche connes-se alla disponibilità gratui-ta di un collaboratore e, sul fronte opposto, l’indetermi-natezza e la frustrazione che ben presto sopraggiungono in chi è adibito al ruolo di “garzone” o a “fare le foto-copie” (chissà poi perché, nel sentire comune, opera-re su quelle sofisticatissime macchine che fanno anche le fotocopie sia considerato così deleterio…).Anche per le esperienze più semplici, l’inserimento in azienda è sempre precedu-to da un colloquio da par-te dell’Ufficio Sviluppo Ri-sorse Umane o dall’Ufficio del Personale di Divisione, al fine di verificare l’effetti-va motivazione del candida-to e valutare assieme il pro-

getto per questi individuato. Questo approccio, cui per coerenza si affiancano pe-riodici follow-up in itinere da parte degli Uffici men-zionati, valorizza il contri-buto dei ragazzi generando una forte motivazione che a oggi, e con pochissime ec-cezioni, ci porta a valutare come molto positive le nu-merose collaborazioni fin qui instaurate, al punto da rappresentare la premessa per instaurare alcuni profi-cui rapporti di lavoro.E il ritorno alla scuola? In una logica di scambio tra scuola e impresa, non bi-sogna dimenticare il valore aggiunto che queste espe-rienze lasciano ai diretti in-teressati una volta termina-te: la possibilità di trovare un concreto riscontro e dare complementarità a quanto si studia sui banchi, poiché a tutti è capitato di chieder-

si “ma funzionerà poi dav-vero così in azienda?”.E in questo senso, quan-do ci congediamo da qual-cuno che ha maturato una maggior fiducia negli inse-gnamenti della scuola gra-zie al contributo di CMB, e ha rafforzato la propria ca-pacità di apprendere criti-camente, abbiamo forse la-sciato il migliore sprone e la più tenace sollecitazione ad assorbire al meglio gli inse-gnamenti scolastici. Il che non garantisce la pro-fessionalità di domani di questi ragazzi, ma ne costi-tuisce sicuramente una so-stanziale premessa.O, come si direbbe in un’im-presa di costruzioni, una “colonna portante”.

DanieleBenziSviluppo Risorse Umane

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EDILIZIA SOCIALE

Piccoli grandi cantieriRidotti per dimensioni, ma rilevanti per la comunità

Quando si parla di CMB vengono in mente chilome-tri di strade, ponti e ferro-vie, grandi ospedali, centri commerciali e interi quar-tieri. Ma CMB non è solo questo. Il più delle volte si lavora su “piccole perle”: cantieri di dimensioni ridot-te che tuttavia rappresenta-no punte di eccellenza per le tecniche e i significati, an-che grazie alle aspettative e alle esigenze delle comunità locali. Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno alcu-ne di queste opere si sono concluse e sono diventate operative a pieno regime.Per esempio la Scuola d’In-fanzia Balena Blu e Villa Ti-relli a Carpi e la Scuola Ele-mentare di Magreta (MO) e il Teatro di Vignola (MO).

La Scuola d’Infanzia Balena

Blu si colloca in un quartiere residenziale in fase di grande espansione a Carpi ed è stata commissionata a CMB dal-la reggiana Andria Coope-rativa di Abitanti e da CDC di Modena. I lavori sono du-rati un anno e si sono con-clusi nel luglio 2010, per un importo di circa 1.350 mila euro. L’edificio, che pren-de il nome dalla particola-re struttura con copertura in legno rivestito di allumi-nio a forma di onda, è dotato di riscaldamento a pavimen-to, sistema fotovoltaico per l’energia elettrica e pannel-li solari per il riscaldamen-to dell’acqua. All’esterno le strutture prefabbricate sono state rivestite con un cappot-to di pannelli termoisolanti ad alta tecnologia, per un migliore isolamento termi-co. Degna di nota è la ram-

pa che collega la sala giochi al primo piano, realizzata in-teramente in legno lamellare con parapetti in vetro.

Ancora a Carpi, un lavoro di pregio è il recupero di Villa Prampolini Tirelli, edificio dichiarato di interesse sto-rico, artistico e architetto-nico dalla Soprintendenza. Proprio per questo, l’inter-vento è stato effettuato nel pieno rispetto dei parametri previsti dalle procedure del restauro scientifico. La villa si componeva di due corpi: un corpo centrale, destinato a residenza nobiliare e risa-lente al XVIII secolo - con fi-niture eleganti, elementi de-corativi a soffitto e a parete - e un oratorio con cappella privata. Nell’ala ovest, d’al-tra parte, gli ambienti era-no identificabili come servi-

zi alla residenza: alloggi per il personale, cantine, depo-siti, ex-stalle, lavanderia e un giardino interno ricco di piante ed essenze arboree.Alla luce della struttura esi-stente, la villa è stata oggetto di recupero e ripristino, con particolare attenzione alle dimensioni degli ambien-ti, alla valorizzazione degli elementi decorativi e dello scalone principale, accanto al quale è stato inserito un ascensore a vista in vetro e acciaio.

Nella prima zona collina-re modenese, su committen-za dell’amministrazione co-munale di Formigine, CMB si è occupata della realiz-zazione della nuova scuo-la elementare di Magreta. L’edificio, concepito a for-ma di “L”, è stato progetta-to nell’ottica del risparmio energetico e dell’impiego di materiali ecosostenibili. Vi troveranno posto quindi-ci aule in grado di accoglie-re circa 450 alunni, ma an-che i laboratori, la mensa, la palestra e l’auditorium. Quest’ultimo rappresenta il simbolo dell’intervento: pronto ad ospitare un im-pianto audio-video nel pic-colo locale adiacente, ha una capienza di 150 persone ed è destinato all’intera comu-nità. All’esterno della scuo-la, l’area verde è attrezzata e recintata per l’uso esclusi-vo dei bambini. Sarà dotata di percorsi pedonali e di una piazza pavimentata, che ser-virà da punto di aggregazio-ne anche per attività extra-scolastiche.

Un’opera di forte impatto sulla cittadinanza è stata il

7Teatro di Vignola, inaugura-to lo scorso 2 ottobre e dona-to dal committente Erman-no Fabbri al Comune della cittadina modenese. I lavo-ri sono cominciati nel 2006 con la demolizione del vec-chio Cinema Ariston, che aveva il muro esterno poste-

riore in comune con un con-dominio a esso adiacente. Dal punto di vista struttura-le, per lo stesso motivo, an-che la realizzazione del pia-no interrato dell’edificio a ridosso dell’esistente palaz-zina ha necessitato dell’im-piego della tecnica berline-

se dei micropali.Il progetto per la realizzazio-ne del Teatro ha necessitato di notevole impegno, a causa della struttura a piani diffe-renziati e delle particolarità della meccanica di scena, in-dispensabile per movimen-tare le scenografie del palco.

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I SOCI RACCONTANO

In memoria di nessuno Una storia di Aldo Ravera

Stoper lasciare il lavoro emi èstato chiesto se desiderassi salu-tare i colleghi scrivendounpen-siero sul giornalino. Poiché nonmi piacciono i commiati, diròancora del mio mestiere ricor-dando qualcuno che, involonta-riamente, ha contribuito a dareun sensoalmio lavoro.Assiemealla Cooperativa che ci ha en-trambiospitati,meeNessuno.

Fu un’estate molto partico-lare di molti anni fa.Quel mese di agosto poi m’è rimasto impresso nella me-moria. Inutile che racconti del caldo e della città vuo-ta di un giorno subito dopo il ferragosto; il fatto è che ero solo in ufficio e non ri-cordo il motivo per il quale mi trovavo lì.Ero sul punto di andarme-ne, pochi passi mi separa-vano dall’uscita, quando all’altezza del centralino mi arrestai al suono del te-lefono che squillava. Dopo qualche secondo di indeci-sione entrai nella guardiola e sollevai la cornetta.Una voce maschile doman-dò con chi stesse parlan-do; risposi, un po’ secca-to per il fatto che qualcuno chiedesse chi ero senza pri-ma essersi presentato, ma il disappunto sparì imme-diatamente, sostituito dalla curiosità, quando il mio in-terlocutore proseguì dicen-do di chiamare dall’obito-rio dell’ospedale Forlanini dove, addosso ad un mor-to, avevano rinvenuto un foglietto con un numero di telefono. E poiché l’ospe-dale non aveva alcun reca-pito presso cui rintraccia-

re un parente o comunque un conoscente del defun-to, ecco che qualcuno con un briciolo di cuore aveva, come ultima risorsa, chia-mato quell’anonimo nume-ro di telefono, quello al qua-le stavo rispondendo.Assalito da una vaga in-quietudine, domandai a mia volta se il morto avesse un nome; ma quello che mi venne fatto in risposta non riuscii al momento a colle-garlo a qualcuno, pur non essendomi completamente sconosciuto.Chiesi di avere altre noti-zie e mi venne risposto che, tranne il nome con il qua-le era stato registrato, non se ne sapeva granché d’al-tro: quell’uomo si era pre-sentato spontaneamente in ospedale per un malore e, ricoverato, era poi quasi subito morto per una deva-stante malattia ai polmoni. Nessuno era andato a tro-varlo ed ora giaceva prati-camente nudo (s’erano per-si o erano stati rubati quasi tutti gli abiti con i quali era lì giunto) in attesa della fos-sa comune. Occorreva rin-tracciare qualcuno che lo vestisse e gli assicurasse una sepoltura dignitosa.Non sapendo cosa dire, mi feci lasciare un recapito te-lefonico e interruppi la con-versazione.Per prima cosa cercai di ca-pire se il defunto fosse sta-to dipendente della Coope-rativa: in poco tempo dalle carte ecco emergere il suo nome che corrispondeva ad un operaio originario di Napoli e assunto da pochi mesi, proveniente da un’al-tra cooperativa in difficoltà occupazionale. La poca an-

zianità di servizio mi aveva impedito l’immediato rico-noscimento.Uscii e mi avviai nella ca-lura verso il domicilio indi-cato nel fascicolo personale. La mia meta era un indi-rizzo di Trastevere e a bor-do della mia ondeggiante Dyane attraversai rapida-mente una Roma infuocata e deserta rimuginando nel-la mente le troppe coinci-

denze: ero andato in un uf-ficio chiuso per ferie dove avevo risposto per caso ad una telefonata generata da un numero annotato su un foglietto rinvenuto addosso a un morto. L’arrivo a destinazione pose fine alle mie riflessioni.La strada, stretta ed a sen-so unico, terminava sulla salita che porta al Giani-colo; il numero civico cor-

9rispondeva ad un caseggia-to di inizio ‘900 piuttosto mal tenuto. Entrai e dopo aver attraversato un andro-ne buio mi ritrovai in un cortile interno sensibilmen-te più fresco dell’esterno. Non v’erano indicazioni o cassette della posta che po-tessero indirizzarmi ad una delle due scale che vedevo, ma notai una donna anzia-na che spazzava in terra;

a lei mi rivolsi chiedendo-le dove abitasse la persona per la quale ero giunto fin lì. Come risposta ottenni a mia volta una domanda: “perché lo vuoi sapere?”.Ed io: “Quell’uomo è mor-to e sto cercando un paren-te che si occupi di lui”.E la signora anziana, con la massima tranquillità: “Ma che dici! È impossibile quel-lo che mi stai dicendo”. Di

nuovo insisto: “è tanto pos-sibile che sta nella camera mortuaria del Forlanini!”. E quella, imperturbabile: “Tu non sai che stai dicendo! è proprio impossibile, nun è cosa, stai pazziando!”.Spazientito le chiedo. “Ma perché è impossibile?”.Mi parve di essere a un passo dalla comprensione dell’immortalità, in attesa che venissero dette le pa-role rivelatrici. Che infine vennero: “ Pecché ce piac-ciono assai ‘e ffemmene!”.In quell’attimo capii che la demenza senile aveva fat-to capolino da dietro l’in-gannevole normalità di una vecchia signora che spazza un androne e mi sentii fru-strato e improvvisamente stanco. Tuttavia chiesi an-cora: “Ma dove abitava? C’è qui qualche parente?”. La risposta, unitamente al fatto che la mia presenza e la discussione avessero at-tirato un gruppo di donne che ormai mi circondava, mi gelò il sudore addosso: “I’ so’ la mamma”.E poiché ero lì ammutoli-to e disorientato, una del gruppo cominciò: “Ma que-sto qui che vuole?” ed un’al-tra, di rimando: “Ma perché sta importunando ‘sta pove-ra vecchia?” e fu subito tut-to un brusio ostile che salì minacciosamente.Guadagnai rapidamente l’uscita del palazzo e la mia macchina arroventata dal sole. Mentre mi allontana-vo mi dicevo che non solo non avevo risolto il proble-ma ma era anzi peggiorato. Ritornai all’ufficio deserto e stetti un poco nella penom-bra della mia stanza riflet-tendo sul da farsi. Infine al-

zai la cornetta del telefono e chiamai prima R., pros-simo responsabile tecnico, per avere conforto, e quin-di l’ospedale Forlanini: la Cooperativa si sarebbe ac-collata le spese del fune-rale da affidare all’apposi-ta Agenzia comunale. Feci però presente che non ero riuscito a procurarmi del vestiario; anche volendo utilizzare dei miei abiti di-smessi, la differenza di sta-tura era tale da rendere im-possibile la vestizione di un uomo piccolo quale era sta-to il defunto. Mi venne ri-sposto che in qualche modo si sarebbe fatto.L’indomani mattina io e R. ci recammo all’obito-rio dell’ospedale Forlanini. La salma era stata avvolta in un lenzuolo, come in un bozzolo. Poiché non v’era traccia di familiari, demmo l’assenso alla chiusura del-la bara e la seguimmo, tra-sportata dal furgone mor-tuario, con l’utilitaria di R., fino al grande Cimitero Fla-minio. Durante tutto il tra-gitto non scambiammo una sola parola. L’autista del furgone si fer-mò qualche minuto presso un edificio interno al cimi-tero per sbrigare le prati-che burocratiche, quindi proseguì sino ad un campo spoglio dove un escavato-re meccanico lottò qualche minuto con il terreno riarso e indurito.Infine la bara fu calata e la fossa reinterrata; venne piantata sul tumulo una cro-ce di legno con una targhet-ta di alluminio e fu tutto. AldoRavera

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OCCASIONI PERDUTE

Viene dallo sport, dal cricket, per l’esattezza: il verbo “to spin” descrive il movimento del brac-cio per dare l’effetto alla palla. Ne deriva un mestiere, quel-lo dello “spin-doctor”: identifi-ca gli strateghi delle campagne elettorali e della comunicazione politica. Essere un doctor del-lo spin, vuol dire stare dietro le quinte, nascosto alla vista. Fare il suggeritore.Ne è passato di tempo (ses-sant’anni, opportunamente ce-lebrati) dal mitico confronto televisivo fra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Ac-cadde a Chicago, nella stazio-ne WBBM-TV, il 26 settembre 1960, in prima serata. Qualcu-no sostiene che quella sia la data di nascita della teledemocrazia.In questi cinquant’anni, la po-litica - almeno a certi livelli - si è fatta impalpabile, evanescen-te, sempre più simile al com-battimento virtuale della play-station: l’agone politico richiede abilità nell’apparire persino su-periori a quelle sostanziali.Ruolo dello spin-doctor è sug-gerire al datore di lavoro qua-li armi (argomenti) usare, come essere persuasivo, come repli-care alle tesi dell’avversario. Lo schema è quello del duello,

La nascita della teledemocraziaQuando l’apparenza conta più della sostanza

dello scontro di personalità che prevale sullo scontro di idee. Del resto, sostengono alcuni spin-doctor americani, l’eletto-rato di opinione attribuisce più importanza alla biografia del candidato che alle sue parole. Il duello ci fa tornare all’essenza della politica, la classica distin-zione tra amico e nemico, come la evidenziò Carl Schmitt, gran-de pensatore, che purtroppo piaceva a Hitler (ricambiato): Schmitt si riferiva allo stranie-ro, al nemico esterno, a Stalin innanzitutto. Aggiungeva che il politico deve essere più prepa-rato alla lotta del soldato, per-ché “il secondo combatte solo qualche volta, il primo sempre”, e in questo caso parlava della democrazia, di un conflitto de-mocratico in cui la posta in gio-co è conquistare consenso e to-glierne all’avversario. Uno dei più famosi spin-doctor del nostro tempo si chiama Karl Rove. Lavorava per George W. Bush. Fu costretto a dimettersi quando si scoprì che aveva co-struito falsità per giustificare la guerra in Iraq (l’uranio di Sad-dam, le fantomatiche armi di distruzione di massa). È Rove ad aver convinto Bush a effet-tuare il famoso discorso (“Mis-

sione compiuta!”) sulla por-taerei Lincoln nel maggio del 2003. In seguito, sbugiardato dai media, il suggeritore è stato costretto a uscire di scena, ma la guerra in Iraq è cominciata e si è prolungata anche grazie a fal-sità costruite.Un trio di spin-doctor (Philip Gould, Alastair Campbell e Pe-ter Mandelson) è alla base del trionfo di Tony Blair, che il 2 maggio 1997 divenne il più gio-

vane primo ministro del secolo, in Gran Bretagna. Il New Labour (a volte basta aggiungere “nuovo” al vecchio prodotto) aveva sbaragliato i conservatori: 418 seggi contro 165. Dieci anni dopo, la stra-tegia elettorale di Blair - anzi, la costruzione della sua leader-ship - è stata accuratamente spiegata dal trio di artefici. Bi-sognava miscelare programmi concreti e ideali astratti, usare

Rudi Ghedini collabora con Red Tv, Carta e il Guerin

Sportivo. Ha pubblicato il romanzo Semifinale (1999),

le Confessioni di un interista ottimista (2006), una

biografia generazionale di Andrea Pazienza (I segni di

una resa invincibile, 2005) e una ricostruzione del più

grave incidente sul lavoro del dopoguerra (Nel buio di una

nave, 2007). Da ultimo, per Malatempora, Il compagno

Tommie Smith, racconti all’incrocio fra sport e politica.

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tutti i media, consapevoli delle loro differenti qualità (emozio-nali, di approfondimento, ecce-tera), intervenire continuamen-te, velocemente, perché le cose possono cambiare in fretta, an-ticipare e vanificare le mosse dell’avversario. Vennero scel-ti slogan di una semplicità ele-mentare: “Ora basta!” (contro i Conservatori); “La Gran Bre-tagna merita di più!”, “Con il popolo e non con i privilegi!”,

fino al banalissimo, efficacissi-mo New Labour, New Britain.Il trio aveva ideato una speciale Rapid Rebuttal Unity (“unità di rigetto rapido”) della propagan-da avversaria: quando i Con-servatori presentarono alcune proposte sulle tasse, in poche ore uscì la controproposta. In-torno ai luoghi in cui si svolge-vano le manifestazioni dei Con-servatori, veniva distribuita la propaganda Newlaburista.

In Italia si preferisce celare ciò che altrove è rivendicato, ma pare che Berlusconi abbia riprodotto “effetti” simili nel 2006. Tutti ricordano che la sua campagna elettorale fu così effi-cace da consentirgli di recupe-rare un divario che appena un mese prima sembrava incolma-bile. Pare (ripeto) che i suoi se-guaci abbiano organizzato una manifestazione “spontanea” a Vicenza, mandando gruppi a fischiare l’allora presidente del consiglio Prodi, e che al segui-to ci fossero telecamere pronte a distribuire quelle immagini sulle reti televisive... Ma devo tornare a Kennedy e Nixon, a un duello televisivo che ha fatto epoca: il primo match in diret-ta fra aspiranti alla Casa Bian-ca nella storia della comunica-zione politica. Quella sera di settembre, gli ingredienti fondamentali si ri-velarono tre: il ciuffo sbaraz-zino di JFK, la ricrescita della barba di Nixon, e l’effetto col-laterale di certi antibiotici per un’infezione al ginocchio. Cioè, una goccia di sudore… Risulta-to: Nixon vinse nel gradimen-to di chi aveva ascoltato il duel-lo alla radio, Kennedy stravinse fra chi aveva seguito l’evento in televisione (la maggioranza de-gli elettori).Come spiegare un esito così dif-forme? In parte dipese dal fatto che Kennedy poteva già conta-re sugli antenati degli spin-doc-tor, consulenti all’immagine che sapevano come esaltarne la disinvoltura e trasformarla in telegenia. In parte dipese dal-la goccia di sudore che appar-ve sul volto di Nixon dopo un quarto d’ora di dibattito e vi ri-mase per lunghi, interminabili secondi: andò a fermarsi nella fossetta sul mento, focalizzando l’attenzione di milioni di spet-

tatori. Già Nixon – vicepresi-dente uscente, con Eisenho-wer – aveva dovuto detergersi il sudore sulla fronte, accaldato dai riflettori e indebolito dalla streptomicina che doveva inge-rire in seguito a un intervento chirurgico al ginocchio.L’aspetto più significativo di questo evento mediatico è aver cancellato i contenuti del di-battito. Nell’immaginario, nel-la percezione di quella strana entità che ci piace chiamare “opinione pubblica”, è rima-sta l’idea che Kennedy fosse il nuovo e Nixon il vecchio. Che il primo fosse progressista e il secondo reazionario. La realtà è ben altra. Sul pia-no verbale, Nixon cadde nella trappola su chi fosse più anti-sovietico, e un paio di volte si sentì costretto a dare ragione all’avversario: errore imperdo-nabile. Sul piano visivo, fra Ni-xon e Kennedy c’erano appena 4 anni di differenza (il pubbli-co intervistato dai sondaggisti pensava fossero 10 o 11); en-trambi si erano rasati al matti-no, ma ci sono persone che de-vono farsi la barba tutti i giorni e altre che possono tenere ritmi più dilatati.L’immagine di Nixon fu com-promessa da quella che i socio-logi della comunicazione han-no definito “the five ‘o clock shadow”, l’ombra della barba alle cinque della sera. Nixon vinse fra i radioascolta-tori perché alla radio non si ve-dono né la barba né le gocce di sudore.Ma, come cantava un gruppo rock, erano maturi i tempi di Kennedy, perché Video Killed the Radio Stars. RudiGhedini

blog: rudi.splinder.com

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Notizie in breve

Uno straordinario successo di pubblico ha caratterizzato la terza edizione del Festival della Salute di Viareggio, la cui organizzazione è stata ancora una volta sostenuta da CMB in qualità di main sponsor.I visitatori sono stati 140.000 e circa trecento le iniziative tra convegni scientifici, di divulgazione e intrattenimento. Migliaia di screening gratuiti sono stati eseguiti alle oltre 600 persone che si sono sottoposte ai test (diabete, esame spirometrico, esame posturale). Il Festival ha dato spazio anche alle presentazioni di libri, alle attività sportive quali danza e yoga, nonché ad attività didattiche e di divertimento per bambini e ragazzi coinvolti.Fra gli ospiti d’eccezione meritano di venire ricordati gli sportivi Mario Cipollini, Massimiliano Rosolino e Alessia Filippi, i politici Nichi Vendola e Luca Barbareschi, insieme a numerosi sindaci e assessori di diverse parti d’Italia e a intrattenitori quali Patrizio Roversi, Paola Maugeri, Paolo Mingone.

Lo scorso 2 ottobre è stata inaugurata presso la Biblioteca dei ragazzi “Il falco magico” di Carpi la mostra “Annalisa e il bambino coraggioso”, che espone alcune tavole originali dell’illustratrice Annalisa Serino. La nostra collaboratrice per “Cmb in corso” prematuramente scomparsa nel 2008.L’esposizione si concentra sul percorso del libro “Un bambino coraggioso” sviluppando una storia che, in chiave fantastica, affronta il tema della corretta alimentazione. Seguendo l’avventura di Japepè su una lontana isola in cui è nascosto un tesoro, i bambini sono portati a confrontarsi con il “problema frutta e verdura”, alimenti fondamentali per nutrirsi in modo sano. Il libro, pubblicato nel settembre 2010 dalla famiglia Serino, permette di aggiungere un importante tassello al percorso artistico di Annalisa.

Inaugura la mostra“Annalisa eil bambino coraggioso”

CMB sostiene il Festival della Salute

Oltre 2500 partecipanti, provenienti da diverse parti del mondo, si sono misurati coi 42 Km della 23a edizione della Maratona d’Italia Memorial Enzo Ferrari, tenutasi a Carpi domenica 10 ottobre.Fra questi si sono distinti, partecipando con un’uniforme targata CMB, due nostri colleghi: Rocco Cazzarò (che con un tempo di 2h 51’ 47’’ si è piazzato 58°) e Paolo Gruppo (che ha battuto il suo record personale con 3h 31’ 21’’).

Due soci alla“Maratona d’Italia”