Castelvetro - Masera

Post on 08-Mar-2016

234 views 0 download

description

Castelvetro (PC) 3 giugno 2010 istituto “Emilio Biazzi” L’assistenza di base alla persona anziana, quando assistere sembra semplice. Giuliana Masera, Docente in discipline demoetnoantropologiche, Università degli studi di Parma “Non si può non comunicare” (P.Watzlawick, J. H.Beavin, D. D. Jackson, La pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, 1971) Comunicazione come trasmissione, passaggio di informazioni:  Comunicazione come relazione, mettere in comune,comprensione

Transcript of Castelvetro - Masera

Castelvetro (PC) 3 giugno 2010istituto “Emilio Biazzi”

L’assistenza di base alla persona anziana, quando assistere sembra semplice.

Gesti di cura nella relazione operatore

ed assistito.

Giuliana Masera,

Docente in discipline demoetnoantropologiche,

Università degli studi di Parma

Comunicazione, dal latino comunico, significa condivisione; può essere intesa come atto sociale e reciproco di partecipazione, atto mediato dall'uso di simboli significativi tra individui e gruppi diversi.

“Non si può non comunicare”(P.Watzlawick, J. H.Beavin, D. D. Jackson, La pragmatica della comunicazione umana,Astrolabio, 1971)

Comunicazione come trasmissione,

passaggio di informazioni:

Comunicazione come relazione,

mettere in comune,comprensione

Elementi universali della comunicazione

Gli elementi fondamentali di ogni processo comunicativo sono:

Claudio Melchior,Gli elementi della comunicazione,

Università degli Studi di Udine, Dipartimento Economia Società Territori

1. l'emittente: è il soggetto (o i soggetti) che comunica il messaggio

2. il ricevente: è il soggetto (o i soggetti) che riceve il messaggio

3. il messaggio: è il contenuto di ciò che si comunica. Può essere una informazione, un dato, una notizia o più semplicemente una sensazione

4. il codice: è il sistema di segni che si usa quando si comunica e

senza il quale non avviene la trasmissione del messaggio. Può essere sia una lingua, che un gesto, un grafico, un disegno.

5. il canale: può essere inteso sia come il mezzo tecnico esterno al soggetto con cui il messaggio arriva (telefono, fax, posta ecc.) sia come il mezzo sensoriale coinvolto nella comunicazione (principalmente udito e vista)

6. la codifica: è l'attività che svolge l'emittente per trasformare idee, concetti e immagini mentali in un messaggio comunicabile attraverso il codice

7. la decodifica: è il percorso contrario svolto dal ricevente che trasforma il messaggio da codice in idee, concetti e immagini mentali

8. il feed-back: è l'interscambio che avviene tra ricevente ed emittente quando l'informazione di ritorno permette all'emittente di percepire se il messaggio è stato ricevuto, capito ecc.

9. il contesto o ambiente: è il "luogo", fisico o sociale, dove avviene lo scambio comunicativo - può incentivare o al contrario disincentivare la comunicazione

Modalità comunicativeComunicazione verbale: utilizza le parole.

Comunicazione non verbale: espressione del volto, gesti, tono della voce, etc. E' meno facilmente sottoponibile a "censura", e quindi tradisce gli effettivi sentimenti, stati d'animo, opinioni.

Comunicazione simbolica: il nostro modo di vestire, gli oggetti di cui ci circondiamo, etc, costituiscono una parte molto significativa della nostra comunicazione

Un utilizzo congiunto delle diverse modalità comunicative produce i risultati più efficaci. L'apprendimento varia al variare delle tecniche comunicative e dunque dei diversi canali di percezione.

Un utilizzo congiunto delle diverse modalità comunicative produce risultati diversi. L'apprendimento varia al variare delle tecniche comunicative e dunque dei diversi canali di percezione.

tecniche di comunicazione

Canale di percezione

% di apprendimento

verbale solo udito 20%

grafica-gestuale-iconica

solo vista 30%

mista udito + vista 50%

mista udito+ vista+ discussione

70%

mista + sperimentazione

udito+ vista+ discussione+ uso simbolico

90%

occorre fare molta attenzione perché non tutto quello che viene comunicato arriva al ricevente.

il soggetto vuole dire 100in realtà dice 80

il ricevente sente 50 (a causa dei disturbi dell'ambiente)

capisce 30ricorda 20

Per una gestione efficace

della comunicazione ...

Pensare sempre:

1. a chi ci rivolgiamo (chi sono i soggetti con i quali devo entrare in relazione?)

2. l'obiettivo (cosa vogliamo che facciano, pensino, abbiano presente, al termine della comunicazione?)

Attraverso la risposta a queste domande, è possibile decidere:

3.che cosa comunicare (quali sono i punti fondamentali che devo comunicare per ottenere l'effetto voluto e creare la relazione?)

4.come comunicarlo (quali sono "gli strumenti" di comunicazione più adatti a ottenere l'effetto voluto? Scritto, orale, ecc. )

Dall’incontro curante/curato scaturisce una relazione che difficilmente potrà essere unidirezionale.

Il principio dialogico quale misura dell’umanizzazione.

(Martin Buber).

Una autentica relazione dipende dal fatto che ciascuno intenda l’altro quale egli è, lo accetti e lo confermi senza riserve, in una cornice autenticamente dialogica.

Influenzare non significa cambiare l’altro, inculcargli la mia propria giustezza, ma consentire il disvelamento di quelle possibilità che devono essere lasciate germogliare e crescere.

..una relazione di collaborazione il cui obiettivo è il superamento dei problemi di salute e dove l’efficacia dell’intervento ruota attorno alla fiducia, all’empatia, all’interessamento, all’autonomia e alla reciprocità.

Il corpo, destinatario principale delle cure di molte professioni della salute, è il luogo in cui si materializza e trova espressione la malattia.

Nelle pratiche di cura, i corpi sono manipolati, toccati, trattati, igienizzati, controllati, disciplinati.

Prendersi cura significa vivere l’esperienza quotidiana con corpi vissuti, corpi narranti, corpi belli, corpi mutilati, corpi differenti, corpi trasgressivi quale occasione per attivare una relazione di vicinanza o lontananza con gli assistiti.

La pelle è il tramite del contatto, definisce i confini fisici della nostra essenza separandolo da ciò che non ne fa parte, il fuori, il mondo esterno; mette un limite e allo stesso tempo pone in relazione, separa e unisce, disgiunge e congiunge, allontana e avvicina.

La mano, rappresenta il tramite privilegiato per la realizzazione del contatto fisico, la mano tocca ed allo stesso tempo è toccata, percepisce con il tatto e stimola attraverso la sua azione, le mani sono in grado di suscitare, trasformare, e percepire sensazioni ed emozioni.

Il lavoro di cura si realizza attraverso gesti e parole ove l’azione tecnica, compiuta sulla persona, non può essere disgiunta dalla cura intesa in senso globale.

La mano che realizza il contatto pathico concretizza lacarezza; le dita in questo caso non vogliono sapere, macustodire, i segreti propri di quel corpo. La mano cheaccarezza non spezza barriere, ma avvolge, accoglie, riceve.Toccare è accogliere intenzionalmente e se così è, qualunquecontatto con il corpo del malato: un’iniezione, le cureigieniche, una medicazione si trasformano in un’occasione diriconoscere ed incontrare un corpo nella sua soggettivitàunica ed irripetibile.

Nella violenza del miogesto o nella suadelicatezza, nella suatonalità decisa o incertac’è tutta la miabiografia,la qualità delmio rapporto col mondo,il mio modo di offrirmi.Attraversando da parte aparte esistenza e carne,la gestualità creaintimità…… sono i gestiche fanno nascere uncorpo dall’immobilitàdella carne.

(Umberto Galimberti)

Nell’auscultare un torace, nel medicare una lesione da decubito, nell’esplorare l’addome del malato, nell’occuparci delle cure igieniche, nel massaggiare… possiamo inviare messaggi di vicinanza o distanza, di disponibilità o chiusura, di rassicurazione o insicurezza, possiamo rimandare all’esperienza del contenimento e del sostegno o della prevaricazione e della violenza.

Il toccare presuppone fiducia, fiducia che va costruita insieme, pazientemente, amorevolmente.

La speranza si presenta come un’ apertura nel tempo come un tempo aperto che vive del futuro e che non si arena nel passato.

Mentre il tempo è nella sua essenza separazione e disgiunzione,la speranza tende alla riconciliazione e alla riunificazione; e in questo senso essa è come una memoria del futuro .

La speranza come apertura nel tempo è la premessa all’essere-insieme: all’essere insieme agli altri nella solidarietà e nella comunione.

Eugenio Borgna

La speranza in quanto atteggiamento costruttivo fa crescere la coscienza che è possibile superarsi e che i problemi in gran parte possono essere affrontati; essa implica sempre un impegno e trae il suo dinamismo nella relazione

Il “curante” puòfungere dacatalizzatore perincoraggiare e fareil primo passo nelpromuovere speranza.

L’educazione alla responsabilità può costituire una possibile risposta alle nuove sfide legate alla modernità. Responsabile è colui che ha imparato a sperare (e per questo sa dare speranza) e che lotta contro le tentazioni del nichilismo attraverso la ricerca dell’attenzione,della cura, della passione nei confronti dell’umano.

Il lavoro di cura è opera di civiltà, investimento cognitivo ed emotivo morale e politico, per il lavoro di cura non sono disponibili regole di azione e codici di comportamento standardizzati.

Il lavoro di cura è lavoro di relazione…non basta fare,occorre il tempo per pensare a quello che si fa, un tempo quieto per pensare. Rendere condivisibile un sapere che viene dall’esperienza,spesso non documentato, che non trova parola, il sapere esperienziale costituisce un supporto vero e significativo all’agire,costante accompagnamento riflessivo al lavoro di cura

Vanna Iori

Bibliografia consultata.

•Masera G., Poli N., Vicinanza e lontananza attraverso gesti di cura, Franco Angeli, Milano,2007

•Bert G., Medicina narrativa, storie e parole nella relazione di cura, Il pensiero scientifico editore,Roma,2007

•Iori V., et al. Ripartire dall’esperienza direzioni di senso nel lavoro sociale , Franco Angeli , Milano, 2010

•Melchior C., Gli elementi della comunicazione,consultato in http://users.uniud.it/melchior/Elementi%20comunicazione.pdf