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FONDAZIONE ARCHIVIO / LABORATORIO DI CAPACCIO-PAESTUM
Un soldato di Capaccio nella prima Guerra Mondiale Cartoline dal fronte 1916-1918
A cura di Sergio Vecchio e Maria Teresa Schiavino
Arci Postiglione 2003
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FONDAZIONE
ARCHIVIO / LABORATORIO DI CAPACCIO-PAESTUM*
Sergio Vecchio
E’ dal 1970 che penso ad una pinacoteca/officina/laboratorio di arte moderna e ad un archivio delle
immagini (con biblioteca) della memoria di Capaccio-Paestum.
Uno spazio polivalente (così si diceva una volta quando ero giovane) che raccolga le opere di
Piranesi, gli artisti del Grand Tour, di Pitloo, di Turner, Gigante, Palizzi accanto a quelle di Cagli,
Kokoschka, Lichtenstein, Paolini, Alfano, Trotta, Willburger, Palladino, gli artisti dell’ultima
generazione e, perché no?, a qualche mia opera tra le più significative. Un laboratorio/ricerca che
comprenda anche i primi maestri della fotografia, a partire dalla sua invenzione, le cartoline
dell’800 e del primo ‘900, i documenti, i materiali relativi a Capaccio capoluogo, le foto di feste, di
processioni, le testimonianze delle lotte contadine, delle masserie, dell’opera di bonifica, della
malaria: un archivio in cui far confluire, organizzandola con rigore scientifico, la storia
antropologica e artistica, per oggetti e immagini, di questo territorio. E uno spazio per convegni ed
incontri in grado di divenire un punto di verifica e di confronto con la cultura italiana e un dialogo
tra il patrimonio archeologico e le arti visive, i beni culturali di Capaccio-Paestum, territorio che
vanta una ricca tradizione di episodi, leggende, documenti, ritualità e testimonianze che andrebbero
recuperati prima che di essi non rimanga alcuna traccia. Argomenti piccoli e grandi in ombra,
inesplorati, sottovalutati, dimenticati, laterali rispetto al patrimonio archeologico ma degni di essere
analizzati e conosciuti dalle nuove generazioni.
Tale contenitore Laboratorio/Archivio è indispensabile, oltre che per evitare, come in parte già è
avvenuto, la scomparsa di documenti ed opere, anche per promuovere una più corretta e incisiva
politica dei beni culturali e di tutela del centro storico di Capaccio, dei suoi portali, palazzi ecc.
molti dei quali in abbandono e bisognosi invece di amore e di restauri (pertinenti).
Da oltre trent’anni* ho raccolto e tuttora raccolgo con i miei pochi denari, senza l’appoggio
economico (e morale) tra l’indifferenza e il fastidio di santi, di regine e di re, materiali, opere e
* Testo letto nell’ambito della presentazione del progetto Fondazione Archivio/laboratorio di Capaccio Paestum ,
tenutasi a Paestum il 30 maggio 2003.
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documenti su Capaccio-Paestum nella vana attesa che qualcuno degli Enti operanti sul territorio
(Soprintendenze, Comune, Provincia, Regione, Università) fornissero un segnale di adesione alla
mia proposta di donazione di questa raccolta.
Joseph Beuys, Giulio Paolini, Lucio Del Pezzo, Peter Willburger, Salvatore Emblema, Riccardo
Dalisi, Tono Zancanaro i primi nomi che mi vengono in mente costituiscono, con le loro opere, una
parte importante del mio museo/archivio privato che vorrei divenisse pubblico.
Pierre Restanj, Michele Bonuomo, Ezio De Felice, Nicola Pagliara, Fulvio Irace, Mimmo Palladino,
Aldo Masullo, Angelo Trimarco: chi con un saggio, un libro, o un’opera, ognuno di loro ha
contribuito ad arricchire il mio clandestino museo/archivio.
Allo stato attuale non mi è possibile fare un inventario ragionato della collezione, che conta circa
900 pezzi tra foto, olii, tempere, disegni, incisioni e molti di più se si calcolano le carte, i
documenti, i santini, i chiodi, gli oggetti kitch. E poi Conrad, Sommer, Richter e i più grandi
fotografi del ‘900.
Credo che il mio museo/laboratorio, o per meglio dire officina, costituisca, nella Magna Grecia, il
primo esempio di un interminabile intrattenimento tra antico e moderno, tra beni culturali, arte e
archeologia, un dialogo disordinato, forse un po’ confuso, iniziato tanti anni fa grazie a Mario
Napoli ed oggi in continua evoluzione.
Stanco di aspettare promesse non mantenute, a clonazioni fotocopiate profit, a imitazioni
costosissime non riuscite del mio progetto, ho costituito in questi giorni la FONDAZIONE
ARCHIVIO LABORATORIO di Capaccio-Paestum con l’obiettivo di promuovere, in proprio,
attività di ricerca e di studio del patrimonio culturale del territorio, confidando nella collaborazione
della Fondazione Filiberto Menna, di Italia Nostra di Salerno e di associazioni e persone in sintonia
con il mio programma.
In questi giorni nel territorio di Capaccio-Paestum sta avvenendo un ampio dibattito intorno alla
revisione del Piano Regolatore che coinvolge, appassionatamente, l’interesse di cittadini, uomini
politici, bussiniss-men. La posta in palio è altissima e segnerà non poco i destini della città futura
(basti pensare alle problematiche della sola fascia pinetaria!).
Senza entrare nel merito della questione, almeno in questa sede, mi limito a riferire l’ultima (mia)
proposta in ordine cronologico, al Comune di Capaccio e alla Provincia di Salerno:
L’acquisizione, quale sede della Fondazione/Archivio/Laboratorio di Paestum dell’ex sala buffet
della stazione FS, ora in abbandono, e del casello ferroviario 21 (che sta letteralmente cadendo a
pezzi).
E’ l’ultima (e definitiva) proposta non sottobanco che formulo agli Enti per la realizzazione di un
progetto (e di un sogno) per il quale lavoro (gratis) da una vita e che coinvolge la memoria e la
storia, non solo “locale”, di un’intera comunità.
*Non si tratta di un museo in senso burocratico, ma certo della più interessante raccolta organica di
materiale documentario su Paestum e la sua storia moderna, curata da Sergio Vecchio, pittore
paestano, come ama definirsi.
Il materiale, risultato di ricerche trentennali condotte in ogni parte del mondo, meriterebbe una
sistemazione pubblica. Questa pagina che abbiamo voluto dedicare ad un museo privato che, ripeto,
propriamente museo non è, vuole anche essere un invito alle Istituzioni affinchè tengano fede ad un
impegno preso nel 1981 (delibera n. 803 del Comune di Capaccio) di istituire l’Archivio Storico di
Paestum al quale l’artista è pronto a donare tutto il materiale raccolto in giro per il mondo negli
ultimi trent’anni…In realtà si tratta di una sorta di Wunderkammer nella quale “ Sergio Vecchio non
fa che riproporci la sua ricorrente idea di un eterno presente dell’arte: l’ultimo tentativo, si direbbe,
dopo i fasti e il declino del grand tour neogreco del XVIII e XIX secolo, di restaurare nel presente
l’operante presenza dell’antichità, aggiornando in chiave espressionista l’appello winkelmaniano a
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una metaforica imitazione degli antichi”. (Fulvio Irace,Tour d’art, in Sergio Vecchio, Mario Napoli
e il museo della pittura, Casalvelino, 1997, pag.12 ).
Jolanda Capriglione, I musei della provincia di Salerno, Plectica, Salerno, 203, pag.67.
Capaccio e Paestum: Storia di una doppia identità
Dalla riscoperta di Pesto, come è noto, nasce un infinito intrattenimento letterario e visivo,
un’interminabile voyage pittoresque tuttora in opera, e l’immagine di Paestum circola ben presto in
tutta Europa. A Londra e a Parigi si pubblicano libri corredati da incisioni sulle rovine, e in Italia, il
più famoso degli incisori del ’700, Piranesi, disegnò i templi contribuendo sempre più ad accrescere
la fama del sito archeologico. Da questo momento l’avventura oltre il Sele, pur tra difficoltà di ogni
genere, diviene un obbligo per tutti gli intellettuali, artisti, scrittori, viaggiatori di tutto il mondo.
Il diario di viaggio, i taccuini colti creano un genere letterario assolutamente nuovo ed originale cui,
nel novecento, non si sottraggono nemmeno Benjamin, Ungaretti, Camus, Moravia, Malaparte e
tanti altri ancora.
E, dopo l’invenzione della macchina fotografica, un’interminabile processione di fotografi, Piòt,
Conrad, Sommer e altri, nel novecento gli Alinari, Brogi, Anderson, giusto per citare i più famosi
fino ai locali Samaritani, Gallotta, immortalavano l’area archeologica che dal dorico per colti ed
eruditi si trasforma, oggi, in rituale di massa.
E tra i pittori Turner, il più famoso, gli artisti della scuola di Posillipo e tanti altri ancora e poi, nel
novecento, Cagli, Paolini, Alfano, Willburger e mille altri e i pittori della domenica.
Una vasta bibliografia documenta di tali eventi, dalla riscoperta di Pesto ad oggi da cui il capoluogo
è quasi assente e la popolazione del luogo, investita da altri problemi, assiste indifferente.
Da Salerno ad Agropoli non un insediamento, solo qualche rara casa colonica, qualche rara capanna
di pastori. La popolazione di Paestum, almeno fino agli anni ’40 dello scorso secolo, è ancora
saldamente ancorata a Capaccio, dimenticata dal Grand Tour e dagli intellettuali. Nel 1901 il
comune di Capaccio non raggiunge i 5000 abitanti. Nei primi decenni del secolo si assiste ad un
lento ripopolamento della piana con il formarsi delle prime borgate nei pressi della stazione
ferroviaria, alla Torre, in prossimità del mare e nei dintorni della chiesa dell’Annunziata: gli abitanti
di Paestum superano di poco le 200 unità. Nel 1926 si costituisce il Consorzio di Bonifica, iniziano
i grandi lavori di risanamento, il riassestamento – con lo sguardo di poi discutibile – della cinta
muraria e si costruiscono canali di scolo, opere di prosciugamento, un impianto idrovoro. I nuovi
tracciati viari ipotizzano possibilità di sviluppo e di insediamento con prospettive occupazionali per
industrie come il complesso conserviero della Cirio, ora in abbandono, ed il tabacchificio del
Cafasso. Occore aspettare lo sbarco degli alleati per (ri) trovare un nucleo consistente di persone,
una comunità, una identità di gruppo e di interessi che sceglie, abbandonando il capoluogo, di
vivere e lavorare stabilmente a Paestum. Adesso sono molti i contadini, i braccianti che lasciano le
case in collina e quotidianamente raggiungono nella piana il loro posto di lavoro. Degli 8000
abitanti di Capaccio nel 1947 oltre un terzo lavora in pianura attorno al Sele e molti vengono da
Trentinara, da Giungano, da Albanella. La malaria non fa più paura: le cifre di mortalità e di
morbosità sono letteralmente crollate.
Fino al primo ‘900 è a Capaccio dunque il cuore degli abitanti ed è qua che si trovano i segni della
vita sociale: un convento, un asilo, le scuole elementari, l’avviamento professionale, le attività
commerciali, il fabbro, il falegname, il calzolaio, il sarto, il barbiere, il cimitero, l’ufficio anagrafe
del Comune, il cinema, il campo di calcio, le attività sociali e di ricreazione. E la popolazione della
collina, salvo alcuni ricchi latifondisti e pionieri dell’imprenditoria, guarda quasi con indifferenza*
il lavoro di scavi che avviene, più o meno sistematicamente, a partire dal primo ‘900, nell’area
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archeologica: e percepisce in ritardo, o per scelta, che a Paestum, grazie al mare e ad un embrionale
turismo non solo archeologico e alo sfruttamento dei campi con l’imput dei lavori di bonifica, sta
avvenendo uno strappo (ancora in corso), il taglio del cordone ombelicale tra la collina e la pianura.
Tale divisione si esaspera e si materializza intorno agli anni ’50, quando interessi economici –
l’edilizia, croce e delizia di Paestum, con l’abusivismo che l’accompagna, i grandi investimenti di
denaro pubblico – privilegiano il sito archeologico, che rappresenta il futuro anziché il capoluogo,
quasi del tutto abbandonato dai politici. Su Capaccio cala il silenzio, il pubblico colto non ha tempo,
interesse per ricercarne e studiarne, dal medioevo* al ‘900, i documenti, le scritture, le immagini
che testimoniano la memoria e le tradizioni di una civiltà, né si avverte la necessità di creare uno
spazio, un archivio, in cui questi materiali siano custoditi ed analizzati: si tratta di un genere
letterario e di ricerca storica troppo minore rispetto all’archeologia, talmente secondario da non
destare l’interesse dei ricercatori.
* Leggiamo in M. Mello, Capaccio-Paestum tra storia e cronaca: “Tedeschi e Alti Italiani hanno costruito i primi
alberghi presso il mare, le prime case, hanno occupato i primi pezzi di pineta. Era permesso, o quasi; chiunque avrebbe
potuto farlo. Ma sembrava impresa improduttiva, uno sfizio da ricchi, un’idea estrosa e balzana, quella di andarsi a
cacciare nella sterpina; e i capaccesi hanno guardato dal colle il fermento tra divertiti e ironici, non per poco. Gente dei
paesi vesuviani, dall’occhio e dall’intuito acuto, cominciava intanto a tirar su alla meglio i primi rozzi bazar, a servizio
dei visitatori della zona archeologica e dei bagnanti che, estate dopo estate, si facevano più numerosi, prima nella zona
antistante alle mura (il vecchio, glorioso “lido delle sirene”) e via via in zone sempre più estese, mentre arrivavano a
frotte avellinesi, beneventani, napoletani, lucani, famiglie dell’entroterra che cercavano uno sbocco al mare e che, in
alcuni casi, trovavano anche occasioni propizie per guadagni consistenti, per vantaggiose compravendite, per attività
stabili e durature. In modo scomposto e irrazionale, ma a ritmo serrato, la pianura andava popolandosi di case, ancor più
di persone, perché le case si potevano fittare a prezzi esosi d’estate ai villeggianti; e a far molti appartamenti era
l’aspirazione di chiunque disponesse di quattrini o di credito per indebitarsi.” (Estratto da La scuola di domani, anno IV
n.6, marzo 1978, pag.5).
* Scrive Nicola Cilento nel presentare la mostra Il medioevo scavato tenutasi a Salerno intorno agli anni ’80: “In tutti i
tempi la storia viene scritta dalle classi dominanti in una prospettiva che ne giustifica e ne esalta l’affermazione. In
particolare nel medioevo la storia era trasmessa solo dai chierici e cioè dai pochi che conoscevano la litteratio. Laicus
equivaleva a illiteratus. Gli anonimi, perciò, erano fuori dalla storia, pur essendo essi protagonisti delle attività
produttive e del progresso delle tecniche di lavoro. Di qui l’esigenza di ricostruire le espressioni della mentalità
collettiva e, insieme, la qualità e le condizioni anche materiali della vita quotidiana. Le scoperte derivanti dall’opera
congiunta dell’Università e dalla Soprintendenza di Salerno, evidenziate nella mostra concernano più punti dell’area
campana. Così sul colle di Capaccio Vecchia, si sta recuperando la vita di una comunità che appunto da Paestum si era
mossa, sotto l’impulso della malaria e delle scorrerie piratesche. Dinanzi all’attuale santuario della Madonna
dell’Assunta, torna in luce una precedente chiesa del IX-X secolo, con un insieme di strutture murarie relative a case di
contadini e artigiani. Ceramiche e monete, riemerse in abbondanza, consentono la ricostruzione delle forme di
insediamento della vita economica, delle relazioni con l’ambiente vicino e lontano.” (Sabatino Moscati, Scava
Medioevo, L’Espresso n.46, 1980.
Vedi Urbano Cardarelli, Benito De Sivo, La comparsa di una classe sociale in Altro Sele, Napoli, Fiorentino, 1964.
Cartoline dalla guerra
Nell’attività di archeologo di “modernariato” mi è capitato di imbattermi, casualmente, sepolte in
un buco d’ombra, in delle cartoline postali spedite da un soldato di Capaccio al padre (e alla
famiglia) durante la prima guerra mondiale.
Anche questa scoperta, mi sono detto, ha diritto di essere amorevolmente conservata e protetta in un
museo.
Il ritrovamento degli scritti di Alfonso Maffeo, soldato di Capaccio, costituisce una preziosa
testimonianza di uno spaccato umile del paese e un esempio di come la storia locale si intreccia con
la storia più grande.
Certo, queste cartoline postali miracolosamente recuperate dall’oblio, non costituiscono alcun
genere letterario né, dal punto di vista storico, dicono (né potevano dire perché sotto censura) niente
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di nuovo a proposito della guerra: sottolineano tuttavia la distanza, non solo geografica, e l’assenza
fra Capaccio e il fronte.
In fondo la vera guerra, in termini di coinvolgimento e di morti, fu costituita per Capaccio e dintorni
dalla cosiddetta spagnola, una terribile influenza che, in assenza di antibiotici, non perdonava e dal
precario stato economico ed igienico sanitario delle famiglie più umili.
(Da notare l’efficienza e la celerità del servizio postale di allora: dalla data di spedizione a quella di
ricezione non trascorreva nemmeno una settimana!)
Il giovane Alfonso Maffeo, commerciante e possidente di Capaccio, partito senza alcuno slancio
patriottico ma convinto in ogni caso che quello fosse il suo dovere, attraverso i suoi controllatissimi
messaggi comunica per lo più disposizioni circa i propri interessi in paese e rassicuranti notizie
sulla sua salute.
Ad Alfonso Maffeo, soldato che scrive con proprietà di linguaggio, esperto in contabilità e
intelligente, la guerra in fondo è andata bene, grazie alla sua cultura ed alle sue risorse intellettuali
che forse gli hano evitato missioni più pericolose in prima linea, al contrario di tanti anonimi soldati
analfabeti del Cilento, destinati al fronte come carne da macello, impossibilitati anche a comunicare
con le proprie famiglie.
Ma la vicenda privata di Alfonso Maffeo resterà fuori da queste pagine perché non ci riguarda e
perhè sarebbe ingeneroso e scorretto, con il senno di poi e in un altro contesto storico e sociale
ragionarne. Interessa invece restituire la sua vicenda pubblica – la sua partecipazione alla guerra –
alla comunità e a chi, antropologicamente, è interessato alla ricostruzione della memoria del luogo
in modo non settoriale e non separato dalla realtà (anche archeologica) del territorio. In cui,
appunto, cultura, letteratura alta, cultura materiale, scrittura umile e beni culturali costituiscono uno
strumento interdisciplinare di indagine, di testimonianza e di ricerca utile per la conservazione della
memoria di una comunità.
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Principale bibliografia sul progetto di Archivio di Paestum
Sergio Vecchio, Archivio storico di Paestum, Capaccio, 1982
- Diario di Paestum, Cava de’ Tirreni 1985
- Paestum in Archivio, Salerno 1989
- Il Museo della Memoria, Salerno 1992
- Al di là dell’Archeologia, Cava de’ Tirreni 1996
- Paestum in cartolina, Salerno 1996
- Mario Napoli e il Museo della pittura, Torchiara 1996
Mario Mello, Effetto Paestum, lo scempio a fuoco, Il Mattino, 31-7-1983
Ela Caroli, Pittura come?, L’Unità, 1-7-1983
Luigi Giordano, Museo, Gazzetta di Sa., 29-9-1983
Lisa Licitra Ponti, Domus, aprile 1985
Campo n.13, luglio 1983, con testi di Moravia, Masullo, Raspiserra, Trimarco su Paestum e la
collezione di Sergio Vecchio
Samy Fayad, Paestum riscoperta, Bell’Italia, pag.ne 74-78, n.60, aprile 1991
Dora C.Amato, Sperando il Sud, Viaggi nel mezzogiorno d’Italia, Esi, 1996, Napoli, pag.187-200
Vitaliano Corbi, La fauna di Paestum, Paese Sera, 9-5-1989
Valeria Ragno, Paestum, fotografia della memoria, La Città, 12-6-1996.
Paolo Apolito, Intervista a Sergio Vecchio, Il Corriere, 27-3-1996
Barbara Cangiano, Le immagini segrete del grand tour, 13-8-1996.
Ela Caroli, Sergio Vecchio, 1999 d. C., Corriere del Mezzogiorno, 28-10-1999
Gabriella Taddeo, Una delibera dimenticata, La Città, 1-9-2000
Nicola Fruscione, Vecchio dipinge la Magna Grecia, Corriere del Mezzogiorno, 6-9-2002
E poi articoli e interviste sui principali quotidiani e riviste italiani.
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“Carissimo padre…”
Un soldato di Capaccio nella Prima Guerra Mondiale
Maria Teresa Schiavino
Il ritrovamento, per vie abbastanza misteriose, di circa 150 cartoline postali di un soldato partito da
Capaccio per il fronte durante la guerra del 15-18, per antonomasia la Grande Guerra, è all’origine
di queste pagine.
La curiosità, l’interesse suscitato da questi rettangoli tutti uguali, coperti di una calligrafia minuta
(che spesso sembra cambiare a seconda del materiale usato per scrivere, del tempo a disposizione e
della quantità di cose da raccontare) risiede soprattutto nel riemergere, dopo circa un secolo di
distanza, delle parole apparentemente perdute di una comunicazione che si tesse tra la guerra e la
casa, tra la vita e la morte, tra il tempo dell’esistenza ed il tempo sospeso della guerra. Una
comunicazione che, partita dai giorni oscuri della guerra, non smette di comunicare, trovando strade
nuove per manifestarsi.
Nel voler riprendere i fili di questa comunicazione interrotta noi lettori di oggi possiamo, partendo
dallo stato degli studi che ci hanno preceduti, inserire i messaggi di Alfonso Maffeo e la sua stessa
figura di soldato, (soldato=individuo che ha perso la sua unicità nella serialità del ruolo, della
divisa, della parole scritte e pronunciate) in vari contesti - storico, geografico, antropologico -
rileggendoli alla luce di ciò che già conosciamo. Essi, più che gettare nuova luce sui fatti della
guerra, ne fanno materialmente parte, sono come i pezzi di ferro, di filo spinato, gli ordigni
inesplosi che i contadini del Carso, dell’Isonzo, della Somme ritrovano ancora oggi nei campi che
furono, tra il 1914 e il 1918, campi di battaglia. Una presenza fisica della guerra che permane, dopo
che l’evento è trascorso, divorato dal tempo e digerito dalla Storia, e viene ad installarsi
nell’immaginario interrogandoci sul senso del passato, dei suoi frammenti e della loro
conservazione ed interpretazione. Questa breve introduzione ha dunque l’unico scopo di portare il
lettore non tanto negli eventi della Grande Guerra quanto nella vita dei soldati al fronte attraverso le
loro corrispondenze, unica diretta testimonianza di un’esperienza interiore che quasi mai
corrisponde a quella raccontata dalla storiografia ufficiale.
1.La prima guerra mondiale
I fatti che portarono allo scatenarsi della prima guerra mondiale sono ben noti a tutti: i colpi di
pistola esplosi da Gavrilo Princip a Sarajevo, che costarono la vita all’arciduca d’Austria Francesco
Ferdinando e alla moglie il 28 giugno 1914, ne sono soltanto il detonatore. Le potenze europee –
Francia, Inghilterra, Germania, la Russia in riarmo – sono coinvolte nella politica coloniale, e nel
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tentativo di affermare ciascuna la propria egemonia sul continente europeo: la guerra è dunque
scatenata, ancora una volta, da motivi economici più che politici, che siano essi la spartizione del
crollato impero ottomano, la supremazia sui mari, le questioni coloniali, che opponevano i vari
paesi fra di loro; ma poi essa continua quasi autonomamente come un ingranaggio che una volta
lanciato non può più – o forse non vuole – essere fermato. E’ l’ebbrezza del combattimento,
evidente nell’entusiasmo con cui i paesi europei si lanciano nello scontro (convinti, ciascuno per la
sua parte, della sua brevità e della vittoria certa); nei feroci contrasti tra interventisti e neutralisti,
nell’interventismo stesso, bandiera sotto la quale sfilarono molti intellettuali del tempo a partire
dagli anni ’80 del XIX secolo: si respira in Italia e in tutta l’Europa una vocazione alla guerra, un
richiesta di guerra le cui motivazioni vanno molto al di là di quelle che furono le cause contingenti
dell’esplosione del conflitto, e che risiedono forse in un’esaltazione di ideali valori legati alla
guerra, nel desiderio di trasformare l’Europa stessa in una società guerriera.Una cecità che è costata
cara all’Europa nel suo complesso: «Il problema storico principale della Grande Guerra è dunque
come abbia potuto l’Europa sacrificare dieci milioni di morti e oltre venti milioni di feriti in
quattro anni di carneficina per il progetto – dopo tutto limitato – di risolvere con la forza i conflitti
nazionali e le proprie tensioni inter-imperialiste. Il risultato a lungo periodo di questa immensa
distruzione di uomini e risorse fu la diminuzione complessiva del ruolo dell’Europa nel mondo.»1
Perché la guerra non fu facile, né breve né, come tanti avevano sognato, cavalleresca: prima guerra
“tecnologica” della storia, fu combattuta sulla terra, per mare e nel cielo con carri armati,
sottomarini ed aerei. L’intera Europa fu trascinata in un terribile bagno di sangue. Per la prima volta
le città subirono bombardamenti: nessuno poté più dirsi sicuro. «Quando nel 1914 i reggimenti di
coscritti dell’Europa partirono per la guerra, con le code dei riservisti alle loro spalle, la guerra
che li coinvolse fu di gran lunga peggiore di tutto ciò che i cittadini si erano aspettati. Nella prima
guerra mondiale, “guerra reale” e “vera guerra” divennero ben presto indistinguibili; le influenze
moderatrici che, secondo von Clausewitz […] intervenivano sempre per adeguare la natura
potenziale e la portata effettiva di una guerra diminuirono fino a scomparire»; le parti in causa « si
trovarono con ogni evidenza a combattere una guerra per la guerra. Gli obiettivi politici del
conflitto [….] furono dimenticati, i vincoli politici scavalcati, gli uomini politici che facevano
appello alla ragione esecrati, la politica, anche nelle democrazie liberali, si ridusse rapidamente
alla mera giustificazione di battaglie più vaste, di più lunghi elenchi dei caduti, di bilanci più
gravosi, di miseria umana straripante»2. La disillusione sulla durata della guerra e sul suo esatto
significato la ritroviamo già, a pochi mesi dal suo inizio, nelle parole di un soldato francese che
scrive a casa, il 13 novembre 1914: «Quand pense-t-on dans le campagnes de la guerre cà dure
1 Paolo Viola, Il Novecento, in Storia moderna e contemporanea, vol. IV, Torino, Einaudi, 2000, p. 7 2 John Keegan La grande storia della guerra, Milano 1994, p. 27.
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bien plus qu’on ne croyez et si la population civile ne réclame pas cà sera encore long parceque
depuis que je suis parti à l’endroit où nou sommes il y à pas encore beaucop de changement et
cependant il y en a eu des pertes…»3 : e l’Italia non sarebbe entrata in guerra che cinque mesi
dopo !
Se dunque il conflitto - i cui effetti nefasti si prolungheranno, con la nascita dei tre grandi
totalitarismi, fino alla Seconda Guerra mondiale - fu «un’aberrazione culturale eccezionale,
mostruosa, conseguenza di una decisione inconsapevole degli europei […] di trasformare
l’Europa in un società guerriera»4 in cui la politica giocò un ruolo minimo, mentre l’idea stessa di
guerra diventava egemone, chi pagò il prezzo più alto furono certamente i semplici soldati, i
reggimenti divisioni squadroni e batterie di cittadini-soldati la cui casa diventò la trincea, il lungo
fosso scavato nel fango, da cui si fronteggiava la propria immagine speculare, il nemico. La “terra
di nessuno” è lo spazio deserto, vuoto, che corre tra la doppia linea delle trincee, il fronte dove si
consumano gli assalti alla mitraglia, al lanciafiamme, alle bombe a mano. Terra di nessuno dove
caddero quasi dieci milioni di morti e venti milioni di feriti: questo il bilancio per l’Europa. E’
spesso nella trincea, nelle ore vuote tra un attacco e l’altro, sempre vissute nell’angoscia delle
bombe, che i soldati scrivevano le loro lettere a casa, cercando di tessere un filo di parole e
sentimenti con la loro vecchia vita, per non essere inghiottiti dal nulla.
2. Scoperta del soldato
«In un tempo in cui la tecnologia della comunicazione conferiva una velocità impressionante
all’andatura solitamente lenta della diplomazia tradizionale e sembrava impedire una diplomazia
di contatto personale, un congegno meccanico fallì nel suo compito: mentre la risposta serba
[all’ultimatum austriaco, n.d.r.] veniva dettata, l’unica macchina da scrivere rimasta nell’ufficio
affari esteri serbo si guastò, ed il testo finale fu copiato a mano – un misterioso presagio delle
imminenti ostilità, combattute da mani umane e pagate con vite umane, per quanto impressionanti
fossero le armi meccaniche.»5. Il valore simbolico assunto dalla materialità della scrittura ufficiale
nella risposta serba rimanda alle tante private scritture che racconteranno, ognuna con i suoi mezzi,
l’incomprensibilità del conflitto per le coscienze individuali: in questa contrapposizione tra le due
si rivela la frattura profonda provocata dalla guerra nella società del tempo, frattura che percorre
trasversalmente tutti i paesi coinvolti nel conflitto, e che fa scricchiolare la memorialistica della
prima guerra mondiale la quale, mettendo l’accento sui fatti e le azioni di guerra più che sulle cause
3 M.J. Ghouati-Vandrand, Il fait trop beau pour faire la guerre. Correspondance de guerre d’Élie Vandrand, paysan
auvergnat (août 1914- octobre 1916), Vertaizon, La Galipote, 2000, p. 52. 4 Ivi. 5 Stephen Ker, Il tempo e lo spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento, Bologna, il Mulino, c1983, p. 337-
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e gli effetti, ha fatto passare a lungo sotto silenzio ciò che quegli anni hanno significato per chi vi ha
combattuto, perdendo la vita o tornando a casa ma con orrende mutilazioni nel corpo e nello spirito.
La Grande Guerra si rivela come linea di demarcazione tra il mondo moderno ed il suo passato
arcaico e rurale proprio attraverso le esperienze dei militari partiti al fronte, i quali “rimangono”
idealmente nel loro tempo e nel loro mondo, con cui stabiliscono un rapporto epistolare intenso ed
incessante. E’ questo il caso delle cartoline di Alfonso Maffeo, che possiamo leggere come un
lungo racconto in cui si contrappongono la Capaccio degli inizi del secolo e il non-luogo del fronte,
che viene infatti indicato, sulle cartoline, non con un toponimo, ma semplicemente come “zona di
guerra”, quasi si trattasse di una zona franca, terra di nessuno dove solo la guerra avesse esistenza e
giurisdizione.
Ma della guerra non si parla, né si può parlare se non in termini vaghi (forse, non se ne può neppure
parlare, essendovi così profondamente sprofondati), e dunque quello che emerge dalle cartoline è
proprio la vecchia vita, Capaccio, gli affari che non possono essere abbandonati: è la “permanenza”,
la continuità della vita contrapposta al tempo sospeso della guerra.
3. Parole dalla guerra
«Forse, per sentir battere il polso profondo della guerra» scrive Asor Rosa6 «bisognerebbe
scendere ancor più giù, nelle testimonianze elementari, balbettanti della coscienza collettiva. Ma
anche in questo andare verso la profondità e le tenebre, la cultura si arresta sempre a un certo
punto, e dove non c’è cultura c’è il buio.» Il buio che è squarciato, per piccoli lampi e faticose
parole allineate l’una all’altra, dalle tante “scritture di guerra” venute alla luce un po’ alla volta, un
po’ per caso nel corso degli anni: lettere, cartoline postali, diari di guerra di soldati più o meno
alfabetizzati che si sono avvicinati alla scrittura per potere, nella loro oscura lontananza, mantenere
un legame con la casa.
L’attesa della guerra fu accompagnata in tutta Europa da un’enfasi del combattimento e del
“riscatto” che coinvolse personaggi rappresentativi del tempo – in Italia non solo D’Annunzio o
Marinetti, ma lo stesso Ungaretti furono favorevoli – e da feroci contrasti tra interventisti e non
interventisti, che raggiunsero livelli di incandescenza tali da portare, in Francia, addirittura
all’assassinio del pacifista Jean Jaures: ma l’evoluzione del conflitto incrinò ben presto l’illusione,
rivelando la gratuità di tanta morte. Questa consapevolezza la si ritrova, ad esempio, in alcune
desolate poesie di Ungaretti scritte al fronte: S. Martino del Carso, Fratelli, Pellegrinaggio. Ma è
soprattutto Veglia a rappresentare a pieno la condizione dell’uomo costretto a convivere con la
6 Alberto Asor Rosa, La cultura, cit.; p.1356
12
morte: «un’intera nottata passata vicino a un compagno massacrato la sua bocca digrignata volta
al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene
d’amore…» Poesia secca e contorta come un tronco mutilato dalla mitraglia, in cui, curiosamente,
l’unico momento di luce sono quelle lettere piene d’amore…
«Sulla linea del fuoco si infrangono le speranze catartiche di un’intera generazione di intellettuali
europei, e il loro ritorno è muto, povero di esperienza comunicabile: al loro fianco, per un
paradosso storico che solo le situazioni limite possono svelare, coloro che appartengono al mondo
della cultura orale scoprono la scrittura in un estremo e spesso disperato tentativo di
autorappresentazione, di autocoscienza…» 7 Le lettere, che la scrittura poetica semplicemente
nomina, sono dunque un contenitore prezioso, veicolo di parole e di sentimenti sospesi tra la vita e
la morte. Le lettere piene d’amore di Ungaretti possono essere cifra delle tante altre lettere che tanti
soldati scrivevano, con più fatica, sotto gli stessi pleniluni. E’ necessario, per una comprensione
senza ombre del fenomeno-guerra, fermarsi ad interrogare ed ascoltare queste fonti minori,
apparentemente più umili ma che forniscono informazioni sui sentimenti di una maggioranza
silenziosa ed ostile alla guerra, che la guerra dovette fare e subire8. Sembra che, nel corso del
conflitto, solo in Italia siano stati scambiati, tra i soldati e le loro famiglie, circa quattro miliardi tra
lettere, cartoline postali, cartoline in franchigia. Di tale enorme massa di corrispondenza poco è
rimasto. E’ degli ultimi decenni del secolo scorso il primo tentativo di censire quel che resta di
questi documenti “minori” che possono offrire alla ricerca storica squarci e prospettive nuove sulla
percezione della guerra da parte delle masse popolari che più di tutti la subirono. Notevole, in
Francia, l’esperienza di Radio France che, nel 1998, lancia un appello agli ascoltatori perché
ricerchino ed inviino lettere di loro congiunti coinvolti nella Grande Guerra9 - appello a cui
risponderanno circa 8000 persone. Nel contesto di una ricostruzione dell’esperienza della guerra dal
basso, questi materiali epistolari sono fondamentali per restituire umanità ai soldati, e per rivelare la
profondità dell’orrore in cui erano affondati: «Ces mots écrits dans la boue n’ont pas 80 ou 85 ans:
ils n’ont pas vieilli d’un jour. Ils ont la force d’une vie d’autant plus intense qu’elle tutoyait
l’abîme»10 scrive Jean Pierre Guéno a proposito dell’esperienza di Radio France, affermando
comunque che loro intenzione non è fare opera di storici ma piuttosto di far sentire questi «gridi
7 A. Gibelli, recensione al convegno di Rovereto, in Movimento operaio e socialista, n.1, 1985. p. 159. 8 A questo proposito è interessante rileggere, di Renato Monteleone, Lettere al re (Roma, Editori Riuniti, 1973): si tratta
di suppliche o minacce, anonime per ovvi motivi, rivolte al sovrano perché tenga fuori l’Italia dal conflitto. Queste
lettere, conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato, sono un altro grido dal basso del rifiuto della guerra,
allineandosi con tutti gli materiali minori prodotti dalle fasce popolari intorno alla guerra. Non tragga in inganno il
linguaggio elementare con cui esse sono redatte, al di sotto del quale si percepisce una consapevolezza profonda delle
condizioni del paese e delle motivazioni del conflitto. 9 Parte del materiale è raccolto in Paroles de poilus – Lettres et carnets du front 1914-1918, cit. 10 Ivi, p. 7
13
dell’anima affidati alla penna e alla matita, […] bottiglie nel mare che dovrebbero incitare le
generazioni future al dovere della memoria…»
In Italia la ricerca su questo tipo di scritture si deve innanzitutto alle riviste Materiali di lavoro e
Movimento operaio e socialista che nel 1982, col seminario di Rovereto, aprirono il sentiero della
ricerca, fino alle esperienze, tutt’ora in corso, degli Archivi di Scrittura popolare dell’Università di
Genova e del Museo storico di Trento. Il tentativo è quello di un recupero – difficile, lento – di tutto
quanto sia stato prodotto, sul versante della scrittura, nel corso della Grande Guerra11; la Biblioteca
Malatestiana di Cesena ha appena dato alle stampe il volume Verificato per censura. Lettere e
cartoline di soldati romagnoli nella prima Guerra mondiale12, in questo contesto le oltre 160
cartoline indirizzate a Vincenzo Maffeo nei tre anni di guerra si rivelano come uno degli “archivi”
più ricchi, se confrontati con gli altri materiali finora ritrovati.13
4.La corrispondenza di guerra attraverso le cartoline di Alfonso Maffeo
«Gli usi della scrittura, nelle loro variazioni, sono decisivi per comprendere come le comunità o gli
individui costruiscono delle rappresentazioni del mondo che è il loro ed investono delle
significazioni plurali, contrastate, le loro percezioni, le loro esperienze» afferma R. Chartier
nell’introduzione alla sua analisi sulla corrispondenza epistolare in alcuni comuni rurali della
Francia. Nella Grande Guerra le “comunità” dei soldati diedero luogo ad una produzione epistolare
quale non si era mai riscontrata prima nella storia d’Europa, produzione dettata dal bisogno di
continuare a mantenere in vita una comunicazione con ciò che si era stati costretti ad abbandonare.
La scrittura, fino a questo momento aristocratico strumento di comunicazione riservato alle classi
acculturate e alla letteratura, si democratizza in questa contingenza storica, divenendo “di massa”.
Si tratta di una specie di alfabetizzazione forzata, il primo, vero passaggio dall’oralità alla scrittura
per le classi popolari: da una parte la scrittura si impone come mezzo di comunicazione, dall’altra
l’oralità vi si trasferisce in maniera immediata, come diretta trasposizione dell’urgenza del pensiero
sulla carta: una scrittura dunque non ricercata, né letteraria ma “urgente”, di servizio perché veicolo
di conservazione dei rapporti umani. Non a caso ciò che emerge da questo tipo di corrispondenza
non ha nulla a che fare con la “retorica” della guerra: non vi è rielaborazione intellettuale né
ritroviamo in essa descrizioni dei luoghi o delle situazioni nelle quali il soldato si trova al momento
11 Cfr Per un Archivio della Scrittura popolare, Atti del Seminario nazionale di studio, Rovereto 2-3 ottobre 1987. In
Materiali di lavoro. Rivista di studi storici, 1/2 1987; Trento, La grafica, 1987. 12 Verificato per censura. Lettere e cartoline di soldati romagnoli nella prima Guerra mondiale, a cura di Giuseppe
bellosi e e marcello Savini, intr. Di Tullio De Mauro, editrice Il Ponte Vecchio, 2002. 13 Cfr, al proposito, Nota sulle fonti di «scrittura popolare» e abbreviazioni, in A. Gibelli,
Anche il Giornale della Provincia (Salerno 29 aprile 1916) pubblica un piccolo gruppo di cartoline postali che l’ufficiale
Raffaele Fiorentino, morto il 20 aprile 1916, aveva scritto al suo amico e corrispondente del Giornale Anacleto Bellelli.
Cfr ASS, Fondo Giornali, vol. 15.
14
in cui scrive, ma semplicemente delle richieste di notizie sulla salute dei familiari, delusione per
non aver ricevuto posta, quando il messaggio non consiste addirittura in un racconto rimandato,
posticipato al momento futuro della presenza. Una scrittura dunque che riflette solamente se stessa,
come contenente e come contenuto. L’arrivo del cartoncino rettangolare è già di per se stesso il
messaggio, la soddisfazione dell’attesa: «finalmente ieri sera ho ricevuto la vostra pregiata in data
nove luglio così ho potuto tranquillizzarmi un po’, ve lo scrissi anche ieri, perché erano diversi
giorni privo di vostre notizie ed ero in pensiero. Mi dite essere venuto Peppino Spirito in licenza e
vi ha raccontato un po’ quel che si fa in questi posti; convincetevi una buona volta che qui è peggio
dell’inferno, ma grazie a Dio siamo in Artiglieria e si può essere contenti, perché se voi vedeste
davanti di noi cosa c’è, son sicuro che vi fareste le croci a quattro mani.» (cartolina del 14
luglio1818). Le corrispondenze di guerra – questa di Alfonso Maffeo in particolare - sono dunque
rivelatrici, pur nella loro brevità ed asciuttezza, di quella fitta rete di relazioni affettive, pratiche,
economiche, che il soldato si sforza di mantenere nonostante la guerra. Il continuare a condividere
segni, progetti, persino problemi fa sì che la comunità di partenza perduri potentemente
nell’immaginario, e ad interagire: come una difesa inconsapevole dai rischi, anche psichici, che la
situazione traumatizzante che la guerra comporta; sull’altro versante esse rivelano la distanza
esistente tra l’individuo e lo Stato, la sottomissione – senza condivisione – a decisioni e scelte
operate da un superiore potere che non può essere discusso: è l’eterno conflitto tra macrostoria e
microstoria, le due grandi correnti i cui tempi e modi difficilmente coincidono. Da questa
prospettiva si percepisce un sentimento sotterraneo di estraneità e distanza dalla guerra da parte dei
soldati, che spesso non coincide con le posizioni politiche dei vari paesi coinvolti nel conflitto. Non
si può certamente parlare di pacifismo vero e proprio, ma di un rifiuto trasversale, che accomuna il
fante italiano a quello francese ed a quello tedesco: come nel racconto di un soldato francese che si
è trovato, in trincea, a stringere la mano dei soldati nemici: «Voilà comment cela est arrivé: le 12 au
matin, les Boches [i tedeschi] arborent un drapeau blanc et … nous demandent de nous rendre
“pour la frime”. Nous, de notre coté, on leur en dit autant; personne n’accepte. Ils sortent alors de
leur tranchées, sans armes, rien du tout, officier en tête ; nous en faisons autant et cela a été une
visite d’une tranchée à l’autre, échange de cigares, cigarettes, et à cent mètres d’autres se tiraient
dessus; je vous assure, si nous ne sommes pas propres, eux sont rudement sales, dégoûtants ils sont,
et je crois qu’ils en ont marre eux aussi»14 ; ed Alfonso Maffeo, in una lettera del 23 agosto 1917,
scrive :« Abbiamo circondati più di diecimila austriaci e per non distruggerli si attende che si
arrendino.» E così scrive lo scrittore americano John dos Passos, che nell’inverno del 1917 si trova,
14 Lettera di Gervais Morillon, in Paroles de poilus, lettres et carnet du front, 1914-1919, sous la direction de J. P.
Guéno et Yves Laplume, Paris, Librio 1998, p. 79.
15
al seguito della Croce Rossa americana, sulla linea del fronte, intorno ai fianchi del Monte Grappa:
«Le strade erano di tanto in tanto bombardate dai subdoli “ottantotto” austriaci, ma in realtà nessuno
dei due eserciti aveva voglia di dare combattimento»15
5. La comunità dei soldati
Dall’analisi dei documenti prodotti dalla “comunità dei soldati” emerge dunque una
rappresentazione del mondo, della guerra che, situandosi all’opposto di quella ufficiale, rivela al
proprio interno grandi similitudini. A partire dalla struttura formale dei messaggi, che si ripropone
con monotonia lettera dopo lettera, cartolina dopo cartolina (Colla presente assicurovi l’ottimo stato
della mia salute altrettanto voglio augurarmi di tutti voi…) (tanto da far affermare ad uno dei primi
studiosi, Adolfo Omodeo, l’assoluta insignificanza di questi documenti!) si legge in controluce un
quadro della mentalità delle classi inferiori – contadini, piccola borghesia – e dei suoi più o meno
forti legami col il nuovo stato unitario. La pratica della scrittura, che risulta esaltata dalla distanza,
come abbiamo potuto vedere, è una pratica che coinvolge a diversi livelli: esiste infatti la scrittura
ufficiale, quella dei regolamenti e delle nuove leggi dello stato cui l’individuo deve sottostare,
esistono per la prima volta delle circolari da conoscere per ottenere benefici, (mi farete sapere se il
sussidio è stato corrisposto a mia moglie io lo scrissi anche al segretario comunale che se ne fosse
cooperato. A mio senso, non solo aver abbandonato tutto ma non rifonderci almeno)16 esiste la
scrittura più o meno elaborata, più o meno assimilata, di queste corrispondenze private che alla
scrittura ufficiale fa riferimento, in timidi tentativi di autodifesa, di fuga dalle maglie molto fitte
dello stato autoritario (Carissimi, oggi si doveva partire intanto un’altra disposizione, si parte il
giorno 13 corrente. Sarei venuto costà questi due giorni ma siccome domani giorno 11 ci è la
riunione alla società cui faccio parte, e per assistere di presenza non ho deciso venire, oltre a ciò
sto tramando pure se potessi rimanere a Napoli ma sembrami difficilissimo)17. L’opposizione alla
guerra, che potrebbe leggersi nel quadro di un’opposizione più radicale tra la Storia con la S
maiuscola (con il suo seguito di potere, esaltazioni, guerre) e le piccole storie delle comunità
minori, ancora contadine e dunque legate ad un tempo più arcaico e rurale scandito da stagioni e
non da giorni, mesi, anni, è anch’essa espressa timidamente, ma di continuo: Bisogna solo pregare
Iddio di dar fine alla guerra così potrò ritirarmi presto io e tutti. E’ un’esigenza di vita che si
contrappone alla imposizione di morte dettata dall’alto, dallo Stato, astratto potere che entra nella
vita dei singoli regolandola secondo proprie necessità e categorie, che escludono del tutto
l’esperienza soggettiva: una prima forma di globalizzazione, come quando, alla fine del secolo XIX,
15 J. Dos Passos, La bella vita, Milano, Palazzi, 1969, p. 93. 16 Vedi doc. 4, 14 aprile 1916. 17 Vedi doc. 1.
16
fu adottata l’ora ufficiale che cancellò, d’un colpo, tutte le miriadi di ore locali18: e, non a caso, vi è
una coincidenza dei due fenomeni, i quali, insieme alla divisione e spersonalizzazione del lavoro –
che, a sua volta, si riflette nella meticolosa organizzazione della vita militare ormai intesa come
lavoro - sono legati ad una percezione “moderna” della società. Questa sottomissione al duplice
meccanismo esterno dello Stato e della guerra è vissuta come fattore straniante nella vita del soldato
il quale, in effetti, non ne parla che raramente. Non si trova infatti, né in questo epistolario né in
altri simili, alcuna esaltazione dell’intervento e quindi delle azioni di guerra, non vi è il mito della
morte eroica costruita dalla propaganda militare né la didascalica descrizione delle battaglie come
veniva fatta, ad esempio, nella monumentale opera dei fratelli Treves La Guerra (18 volumi), in
cui, per regola stabilita dal Comando Supremo, «non si dovevano vedere i morti italiani o i poveri
corpi dilaniati, deve risultare chiara la capacità offensiva del nostro esercito, anche la bellezza
dell’italica terra deve sempre essere sottolineata con inquadrature di vallate e di stupende catene
montuose»19. I soldati vivono un’altra guerra, che non è quella ufficiale, ma una tragedia quotidiana
e continua alla quale non si può sfuggire se non con il continuo riferirsi all’altra loro vita, la vera
che è altrove, nelle case e nei lavori abbandonati per obbedire a volontà superiori accettate perché
impossibili da rifiutare (ricordiamo per inciso come fossero severamente puniti gli imboscati e i
disertori): «Chers parents […] je suis ennuyé pour vous que vous ne trouviez pas de boeufs en
trouverez peut-être a Sauxillanges et puis si vous n’en trouvez vous vous debasserez bien avec de
vaches...»20, scrive un contadino francese alla sua famiglia, ma solo due giorni prima, in un’altra
lettera, una breve annotazione sull’orrore delle trincee: «…cà n’y sent pas très bon car les cadavres
n’y sont pas enterrés bien profond et ils sont en très grand nombre…» 21
Da un’analisi delle ricorrenze di parole nelle 150 cartoline di Alfonso Maffeo troviamo la parola
guerra solo nove volte, di cui almeno cinque legata alla frase “la guerra finisce”; troviamo invece
sei volte la parola speranza, diciassette volte la parola casa, e 84 ricorrenze fra cartoline, e lettere, a
dimostrazione di come questo tipo di corrispondenza fosse autoreferente!22 Bisogna prendere atto di
una tale vistosa divergenza tra le pubblicazioni ufficiali e quelle private, se si vuol rendere giustizia
ad una lettura non univoca della prima guerra mondiale.
18 Cfr S. Kern, Il tempo e lo spazio, la percezione del mondo tra Otto e Novecento, Bologna, il Mulino, 1983, p. 16
segg. 19 Daniele Girardini, 1915-1918, la Grande Guerra rappresentata, [cercare indirizzo sito] 20 M.J. Ghouati-Vandrand, Il fait trop beau pour faire la guerre.cit., p. 97. 21 Ivi. 22 L’importanza di questa comunicazione domestica è tanto maggiore in quanto intorno ai soldati vi era una cortina di
censura che si esprimeva in tanti modi diversi: dalla cancellazione di frasi all’interno delle lettere alla impossibilità di
ricevere giornali o riviste: un annuncio sul Giornale della Provincia di Salerno del 15 aprile 1916 avvisa i lettori di non
spedire copie del giornale ai soldati, perché queste vengono regolarmente restituite alla redazione, in quanto «i giornali
possono essere spediti solo dalle Amministrazioni dei giornali stessi».
17
Solo verso la fine del conflitto, in una delle ultime cartoline di Alfonso Maffei, troviamo accenti di
un patriottismo: Si abbattono i nemici con coraggio e fermezza. Di rimpetto al Monte Santo e
proprio siamo sull’alto Isonzo in territorio già una volta nostro che il barbaro nemico ce lo aveva
strappato e che ora è divenuto di bel nuovo nostro (cartolina del 3 agosto 1917); ma queste
espressioni – riconducibili anche, in parte, alla reazione patriottica che si verificò nell’esercito
italiano dopo la disfatta di Caporetto23 - appaiono straniere al tono complessivo delle cartoline, su
cui la guerra aleggia come un’entità fosca: e infatti, in una cartolina di poco precedente: Oggi costà
è fiera quanto desidererei trovarmi anch’io costà ma!…pazienza. lo spero almeno nell’anno
venturo che pure ne sarei contento (11 giugno 1918) e, ancora starei ancora meglio se potessi
venire a vedervi per quattro o cinque giorni. Vivo di speranze (28 giugno 1918): avviene, cioè quel
fenomeno di coinvolgimento di cui parla Antonio Gibelli, per cui l’individuo, pur soffrendo per
qualcosa che non comprende, finisce con l’accettarla per trovare un senso al proprio essere altrove,
in quel luogo, in quell’estraneità che rappresenta per lui la guerra: «Questo è l’Isonzo e qui meglio
mi sono riconosciuto una docile fibra dell’universo il mio supplizio è quando non mi credo in
armonia» scrive Ungaretti nell’agosto del 1916 nella poesia Fiumi. L’elaborazione poetica crea la
distanza necessaria per contemplare coscientemente una condizione che è di totale annientamento
dell’individuo. Non sempre i fanti arrivano infatti a riconoscere la perversità del meccanismo che li
macina, a comprendere che «l’istituzione militare diventa una delle sedi privilegiate di
acculturazione nazionale, di intervento disciplinare sui corpi, sulle menti, sui linguaggi, di
omogeneizzazione biologica e di controllo sociale. L’esercito e la guerra diventano insostituibili
laboratori e veicoli di trasformazione delle plebi in masse, di passaggio dalla deferenza al
coinvolgimento.»24
6. Alfonso Maffeo e la Capaccio degli inizi del secolo XX.
Di Alfonso Maffeo non sappiamo nulla, e non abbiamo voluto saper nulla – evitando qualunque
tipo di indagine anagrafica pur possibile – se non quello che viene fuori dalla lettura delle sue
cartoline e di altri frammenti, sempre epistolari, ritrovati contemporaneamente alle cartoline: figlio
di un commerciante di Capaccio, il cui negozio forniva allo stesso tempo oggetti in oro, tessuti,
scarpe, fazzoletti, cucchiaini etc. - ed avviato ad occuparsi del negozio insieme al padre, abbastanza
istruito a giudicare dallo stile epistolare, con buona conoscenza degli affari e delle leggi in
proposito, sposato, padre di almeno quattro figli. Parte per il fronte nel 1916 ed ha, come prima
23 Sulla frattura che si era creata in Italia tra il paese e lo Stato e che molti storici vedono oggi come la causa voluta
della tragedia di Caporetto, «frutto avvelenato di una scelta politica» di addossare ai soldati le responsabilità del
fallimento, vedi M. Isnenghi, La tragedia necessaria, Da Caporetto all’otto settembre, Bologna 1999. 24 A. Gibelli, Per una storia dell’esperienza di guerra dei contadini, in Movimento Operaio e socialista, A. 1986, fasc.
1, paag. 10.
18
destinazione, Taranto, qualche tempo dopo il fallimento della spedizione a Gallipoli della flotta
anglo-inglese per la conquista dei Dardanelli. Alfonso Maffeo, prima di partire per la guerra, lavora
col padre al negozio – un tipico esercizio commerciale di un paese del Sud degli inizi del secolo:
una specie di emporio in cui si vende un po’ di tutto, per sopperire alle necessità di una comunità
minima, in cui tutti conoscono tutti. Dalle cartoline si delinea l’immagine di una famiglia della
media borghesia meridionale: padre-patriarca, madre, due fratelli ed almeno una sorella.
Sicuramente i due figli maschi hanno avuto accesso ad un’istruzione superiore, frequentando le
scuole a Salerno, la grande città più vicina. Infatti, se per quanto riguarda Alfonso questo livello di
istruzione lo deduciamo dagli elementi caratterizzanti il testo e la calligrafia delle sue cartoline, per
l’altro fratello, Peppino - certamente molto più giovane - è detto chiaramente nei riferimenti che ne
fa Alfonso nelle comunicazioni col padre (“circa il fatto di Peppino, ho provato gran piacere a
sentire che è stato assegnato al 3° Genio e specie che se ne va a Firenze, voglio augurarmi che
faccia gli esami e sappia fare il suo dovere”, cartolina del 28 settembre 1916). Che l’accesso
all’istruzione fosse riservato ai maschi è evidente sia nel fatto che tutte le cartoline sono indirizzate
al padre, sia nella lettura dell’unica cartolina spedita dalla sorella ad Alfonso Maffeo, in cui è
evidente lo scarto nell’uso della scrittura e della lingua, tra l’uno e l’altra.
La guerra arriva e interrompe la strada tracciata, scombussolando la vita stessa della famiglia:
Alfonso, il fratello Peppino, il cognato Antonio tutti partono per servire la patria, lasciandosi alle
spalle tutto ciò che avevano cominciato a costruire. Un primo strappo dal tessuto rassicurante e
protettivo del paese natale, delle abitudini acquisite, del cammino tracciato. Alfonso, destinato
dapprima alla piazza marittima di Taranto, vi resterà per oltre un anno, avvicinandosi al fronte
soltanto nei primi mesi del 1917. La sua istruzione gli garantisce comunque una posizione migliore
degli altri all’interno della gerarchia militare: come caporale è destinato al lavoro di ufficio e di
contabilità e quindi lontano per almeno un anno e mezzo, dalle zone dei combattimenti: «Sono stato
occupatissimo in ufficio essendosi formata una nuova batteria, però vi dico pure che fanno
richiesta di me dove sono stato prima cioè nel mese di maggio non so se vado o resto qua, ad ogni
modo io mi trovo comodo tanto nell’una parte che all’altra; mi hanno richiesto perché li
contentavo in tutto specie nella paga che facevo, trovavano molto esatto il mio sistema per cui mi
richiedono hanno bisogno di una persona paziente» (Cartolina del 10 giugno 1917), mentre il
fratello Peppino sarà disperso in guerra e poi prigioniero degli austriaci, il cognato combatterà a
lungo oltre la linea del confine italiano25
Se della sua esperienza di guerra restano queste 153 cartoline – che abbiamo isolato all’interno di
un gruppo più vasto di documenti epistolari anche successivi, riguardanti la sua attività di
25 Cfr Appendice, lettera del 10/1/1917
19
commerciante - la corrispondenza con la famiglia, durante il periodo bellico, deve essere stata
molto più intensa, a giudicare dai suoi continui riferimenti ad altre lettere, cartoline, corrispondenze
varie che fanno dei documenti in nostro possesso una specie di struttura di rimandi extratestuali.
Alfonso Maffeo non è nella condizione di tanti altri soldati semianalfabeti che l’esperienza di guerra
ha portato per la prima volta a contatto con la scrittura: possiede un’istruzione superiore,
soprattutto economico-contabile, che si rivela nella costruzione sintattica dei suoi messaggi:
«Carissimo padre, colla presente accusovi ricevuta sia della lettera inviatami il giorno 14 quanto
quella del giorno 15 corrente. Rilevo in loro l’ottimo stato di salute di tutti voi» (16 aprile 1916):
sembra di trovarsi in presenza di una lettera commerciale, cui lo scrivente aveva comunque una
radicata abitudine. Dagli affari di famiglia in realtà egli non vuole e non sa staccarsi: per tutta la
durata della sua permanenza a Taranto continuerà ad occuparsene, sia attraverso l’acquisto di merci
per il negozio che attraverso contatti con vari rappresentanti e mediatori:« Circa le pezze di tela
ricevute da Barbuti veramente io gli ordinai 6 pezze federe e per completare una balletta gli dissi di
aggiungere due pezze tele, ne a mandate di più e cosa da niente mettete in vendita le federe che le
tele alla mia venuta vedrò di che trattasi, non vi preoccupate e necessario solo metterle di parte,
scrivetegli di averle ricevute o meglio gli scriverò io, il danaro glie lo farò tenere alla mia venuta,
lui mi scrisse anche a me. Circa il pacco delle scarpe non ve ne curate, non datevene proprio
pensiero giacché e cosa che non può andare, io appunto per questo feci mandare il campione a voi
e poi dare la risposta dietro il vostro parere, così ora gli dirò che nulla si può concludere. […].
Badate che i prezzi su tutti gli articoli c’è un aumento straordinario a confronto di quando partii io.
Io sono in compagnia di molti negozianti grossisti e mi fanno stare al corrente di tutto…» (16 aprile
1916). È questo, come si diceva, un atteggiamento molto diffuso tra i soldati, ben evidente
dall’analisi di molte corrispondenze, tra cui quella di Élie Vandrand, contadino francese: ma se già
dai primi mesi l’interesse per gli affari appare secondario rispetto al rischio della vita («degli affari
non ve ne curate, quello che resta e il meglio, volontà di lavorare e guadagnare non me ne manca,
come sono stato sembre voglio solo sperare di ritornare presto fra voi» (Taranto, 12 Maggio 1916)
dopo la partenza per il nord questo tipo di comunicazioni scompaiono quasi del tutto, lasciando il
posto soprattutto a preoccupazioni per la salute, la distanza, la mancata ricezione di notizie.
La corrispondenza di Alfonso Maffeo non è dunque una corrispondenza che si basa su un registro
“eroico”, e neppure drammatico. La sua scrittura conserva la pragmaticità e la concretezza della
classe sociale da cui proviene, quel ceto medio appena allo stato embrionale in una regione – il
Cilento – ancora soprattutto agricola; un ceto di “industrianti”, com’è denominata la professione
20
della famiglia di Alfonso Maffeo26 e che comincia a prendere possesso di attività finanziarie più
impegnative quali appunto l’acquisto di azioni o di titoli (“Vi avverto di farvi portare tutti i titoli
per andarli a cambiare, perché facilmente io vi telegraferò di partire per Napoli ed io da qui, e a
Napoli ci vedremo, siate svelto a fare questo, come pure a farvi portare il danaro giusto come mi
scrisse la sorella che ci sono un ventimila lire da spendere di diverse persone, raccogliete tutto e
segnatevi quanto vi consegna ogn’uno tanto di titoli che di danaro”, cartolina del 15 luglio 1917), e
che vede solo nel lavoro e nel consolidamento della posizione sociale il raggiungimento di una
forma di sicurezza individuale. La vita da soldato è solo un incidente, una pausa forzata.
7. La guerra lontano da casa
Una singolare coincidenza, per chi ha cercato notizie intorno allo “spirito” che animava le
popolazioni della zona di Capaccio/Paestum nel periodo della prima guerra mondiale, è stata
scoprire che lo scrittore americano John Dos Passos, giunto in Italia al seguito della Croce Rossa
americana, parte dal fronte del Grappa con una licenza e scende fino a Paestum, attirato dal
richiamo delle rovine. Il suo viaggio verso il sud è anche un progressivo allontanarsi dall’idea stessa
di guerra, verso un territorio ancora mitico e lontano dal presente. A Napoli «nessun cenno della
guerra. La città era un carnevale»27. Dopo aver percorso a piedi parte della costa amalfitana, fino a
Salerno, lungo un «Mediterraneo splendente», Dos Passos prende un treno da Salerno fino a
Paestum. Così descrive la sua visita ai templi: «A quel tempo non v’era stazione a Paestum. Il
conduttore ci fece scendere su una pista polverosa che non conduceva affatto alle rovine, ma alla
spiaggia. Dopo un bagno, in quelle acque deliziose di cristallo, giungemmo alle rovine, come
avevano fatto i vecchi viaggiatori, dal mare. Nessuna cosa vivente sotto lo sguardo, soltanto qualche
pecora che brucava fra i templi. Ci arrampicammo su e giù per le pietre rovesciate, ammirammo a
sazietà le grandi colonne color miele ed i loro larghi capitelli dorici. […] Fummo condotti con molti
scossoni fino ad una trattoria solitaria, dove bevemmo un pesante vino rossiccio e mangiammo tutto
quanto quella gente aveva in casa. Non riesco a ricordare con mezzo tornammo a Salerno. Paestum
fu il trionfo di quel viaggio.»28 A pochi chilometri di distanza, sulla collina, sorge l’abitazione da
cui Alfonso Matteo era partito per il fronte. (Qui sembra saldarsi quel cerchio di cui parla Sergio
Vecchio nell’introduzione: il mito di Paestum e del suo luminoso passato oscura l’esistenza del
paese reale, Capaccio, che non è neppure nominato).
26 Su 88 iscritti alla lista degli elettori del Comune di Capaccio, solo 7 sono definiti industrianti; in 4 casi su 7 la
denominazione “industriante” è affiancata a quella di “fittavolo”. ASS., Prefettura II serie, B. 286 f.lo 307. 27 John Dos Passos, op. cit., p. 96. 28 Ibidem, p. 97.
21
Niente, in quel luogo, parla di guerra. E in realtà la Zona - come spesso è indicato il luogo delle
operazioni militari - è così distante da divenire quasi un’astrazione per chi è rimasto a casa, lontano
dal conflitto.La stessa sensazione la si prova scorrendo le annate dal 1914 al 1917 di alcuni giornali
salernitani (ché non risultano pubblicazioni periodiche a cui fare riferimento a livello locale, né è
stato possibile trovare, nei documenti della Prefettura, quelle relazioni sullo “spirito pubblico” che
per il secolo precedente, forniscono preziose informazioni sulla sensibilità popolare rispetto ai
problemi politici e sociali). Senza voler considerare Il Quotidiano, che usciva in ogni provincia, per
volontà del governo, con il precipuo scopo di tener coeso il fronte interno col fronte di guerra, è
interessante scorrere le pagine del Giornale della Provincia, settimanale salernitano, per rendersi
conto della temperie cittadina ed anche per confrontare questa scrittura, più elaborata – e in qualche
modo più libera – con quella dei soldati.
Scrive un anonimo corsivista, l’8 gennaio 1916: «Se non esistesse (e sarebbe tanto di guadagnato
per noi e per l’erario dello Stato) quel grazioso servizio pubblico che addimandasi Postelegrafonico
il nostro mite, paziente e tre volte buono pubblico indigeno non si accorgerebbe che la nazione è in
guerra. Dov’è infatti il fragore d’armi e d’armati, dove il rullare delle colonne di autocarri, dove i
pesanti carreggi di formidabili batterie […]».
In realtà la guerra è troppo lontana per poterla avvertire in modo diverso che a causa del caroviveri,
dei prestiti di guerra, dei pranzi di beneficenza o per la retorica di una cronista che si firma Frou-
Frou e che, sullo stesso giornale, dopo aver fatto correre lo sguardo sulla bellezza del panorama
marino di Salerno, rivolge il pensiero alla gioventù italiana che, sui monti bianchi di neve «dove
passa gelida e fatale la morte» «attende e spera nella vittoria del nostro glorioso vessillo». Essa si
avvicina di colpo, sembra diventare vera solo quando arrivano i telegrammi che annunciano una
morte, o i corpi dei caduti. Ma anche sui giornali, come può sembrare vera la notizia di una morte
messa a fianco della pubblicità di un parrucchiere che taglia i capelli “alla moda di Parigi” o al
resoconto del ricevimento per l’onomastico del cav. R.?29 Ma si tratta forse semplicemente della
naturale accettazione della guerra – ridotta a notizia come le altre a fianco delle piccole cose
quotidiane.
Sul settimanale si avvicendano, sull’argomento, le firme di personaggi rappresentativi della cultura
salernitana – Panebianco, Andrea Torre, Giovanni Lanzalone, Matteo Cuomo. Nel 1914, al tempo
della neutralità, gli editorialisti esprimono il proprio rifiuto della guerra, ma questi atteggiamenti
cambiano con il cambiare della posizione del Governo, fino ad un’accettazione, pur forzata, in
nome delle necessità della Patria.
29 Cfr Giornale della Provincia, Salerno 3 giugno 1916 e 1 luglio 1916.
22
Curiosa è anche la concomitanza di testi che dimostrano, ai nostri occhi attuali, come l’entrata in
guerra fosse in qualche modo già certa, anche in tempo di neutralità: Giovanni Lanzalone, in un
articolo del 22 agosto 1914, loda la scelta di «neutralità fatta dall’Italia nel primo anno di guerra:
moderatrice fra le esorbitanze dei vincitori e le umiliazioni dei vinti, questa la parte riservata
all’Italia…». Ma a fianco, un altro articolo tratto dal Sole di Milano spinge a stipulare assicurazioni
che mettano al riparo le famiglie contro i «rischi di guerra: non pochi saranno certamente coloro
che, nella disgraziata ipotesi che i supremi interessi della Patria dovessero spingere il Governo ad
uscire dallo stato di neutralità potranno fruire dei benefici di una tale liberalità. Il contratto deve
essere naturalmente in vigore e nessuno, speriamo, si troverà in arretrato coi premi.» (Giornale
della provincia, 22 agosto 1914). Sullo stesso giornale, il 6 marzo ’15, tra il serio e il faceto Matteo
Cuomo descrive i rischi provenienti dalla guerra, non ultimo lo sterminio dei maschi e l’assunzione
dei poteri da parte delle donne, rimaste sole a governare e far funzionare lo Stato!
Man mano che la posizione di neutralità assunta dall’Italia si va facendo sempre più incerta, e
l’entrata in guerra a fianco degli Alleati sempre più sicura, anche i più accesi neutralisti, come
l’avvocato Matteo Calabritto, ne accettano le ragioni, mentre un editoriale di Donato Vestuti è già
del tutto intriso di quella retorica che avrebbe a lungo oscurato le reali condizioni della guerra:
«Alla dichiarazione della nostra guerra noi risponderemo col serrarci intorno al Re che personifica e
compendia l’idea della Patria. L’Italia in quest’ora non sente solo il fremito di guerra, ma un gran
palpito d’amore, che fonde con la sua fiamma gli spiriti, gli intenti, le speranze» (22 maggio 1915).
Ancora qualche giorno dopo, un corsivo di presentazione al discorso di Giovanni Cuomo per il
prestito di guerra, afferma: «Salerno che volle la guerra, ribadisce, col plebiscito economico, la sua
fiducia incrollabile nella vittoria» (Concordia di fedi nell’opera di amore a significativo olocausto,
Il G. della P., 15 gennaio 1916).
Lo stesso settimanale ospita la voce di Fausto Pavone che (Giornale della Provincia 8-1-1915)
denuncia la «ferrea limitazione della libertà di stampa», l’uso ed abuso della censura che impedisce
la diffusione di notizie vere sulla guerra; e si auspica che la vittoria porti la fine non solo di questa
guerra, ma della guerra; lo stesso Pavone in un lungo editoriale (Il G. della P., 15 gennaio 1916)
esalta l’opera del deputato socialista e pacifista tedesco Leibkenect che denuncia i motivi occulti
della guerra, l’imperialismo la conquista di territori e di mercati. Alcuni di questi editoriali (a partire
dal 1 aprile 1916) mostrano degli ampi spazi bianchi tra le righe: esempi di censura dell’ultima ora,
esposta nella sua evidenza senza alcun commento da parte della redazione: quello del 29 maggio
1916, sempre di Fausto Pavone, porta soltanto il titolo (Fronte unica e borsa divisa?) e la firma.La
condizione generale è quella – condivisa a livello nazionale – di una globale accettazione del
23
conflitto, con tutto ciò che esso comporta, fermo restando le differenti modalità di
quest’accettazione a seconda della diversa appartenenza politica e sociale.
Non poteva, forse, essere altrimenti. Allora come oggi l’opinione pubblica ha un peso relativamente
modesto quando la posta in gioco è l’esplosione di un conflitto, dove i motivi ideali, retorici si
intrecciano e più spesso coprono i motivi reali che ne sono alla base.
Conclusione
Le cartoline di Alfonso Maffeo si sono comportate come la pietra gettata nello stagno, che dà vita
ad innumerevoli cerchi. Il tentativo – la necessità – di superare la lettura del loro contenuto, di
inserirle nel contesto più vasto del loro tempo e della loro storia ha consentito di restituir loro un
respiro ed un senso molto maggiori di quel che sembrano avere in realtà. Frutto di un’urgenza di
vita e di relazioni affettive, sono il segno di una condizione “altra”, rispetto alla storia, da quella cui
si è abituati a fare i conti. I milioni di morti della prima guerra mondiale erano tutti individui come
Alfonso Maffeo, non altrettanto fortunati. I grandi disegni di conquista dei governi, il disegno di
una Storia maggiore cozza contro queste esistenze che perseguono una storia differente ed ignorata.
Il confronto fra diverse scritture – quella ufficiale, questa privata, la giornalistica, la pubblicitaria –
porta allo scoperto lo scarto reale esistente, da sempre, tra i diversi gruppi che formano una società,
dove i semplici cittadini rappresentano l’anello più debole. Tra la retorica guerresca di alcuni e la
retorica caritatevole di altri, questi reperti di voci senza storia sono come un filo che lega i vari piani
di interpretazione dei fatti, e costituiscono dunque una sorta di controinformazione attraverso cui si
rivela il sentimento non univoco nei confronti della guerra, e l’esistenza di “gruppi” trasversali ai
confini dei nazionalismi: soldati e ufficiali, pacifisti ed interventisti, gli stessi governi,
rappresentano insiemi più omogenei di quanto facciano apparire le appartenenze nazionali. Il
confronto fra documenti epistolari di paesi diversi ha in qualche modo suggerito - rivelando
sensibilità comuni fra i soldati dei paesi combattenti - l’artificiosità delle frontiere e delle
motivazioni nazionalistiche alla guerra, la rivelazione di un senso di appartenza più forte alla
comunità locali che non agli Stati i quali vivono in una dimensione quasi impercettibile poiché
troppo astratta e lontana, separata da un abisso dalle masse che essi dovrebbero proteggere ed
organizzare. La messa in luce ed il confronto di tante scritture private (tra cui un posto andrebbe
dato anche ai tanti giornali di trincea e di prigionia dei soldati) potrebbe rivelare aspetti inediti della
sensibilità di questi gruppi trasversali, considerati per lo più all’interno della storia dei rispettivi
paesi.
Merito delle cartoline di Alfonso Maffeo di aver riproposto, col loro riapparire in questo momento,
queste riflessioni sulla guerra che, superando il loro limite temporale, ci fa interrogare sul senso e
sull’utilità di tutte le guerre.
24
Carissimo padre…
Un soldato di Capaccio nella Prima Guerra Mondiale
Trascrizione delle cartoline
Scheda tecnica
Si tratta di xxx cartoline postali, tutte inviate a Vincenzo Maffeo tra il 1916 e il 1918 da diversi
mittenti. Il più importante di questi è Alfonso Maffeo, il figlio primogenito, di cui si riscontrano in
tutto 136 cartoline; le altre provengono da Giuseppe Maffeo, figlio minore, e dal genero, di cui
conosciamo solo il nome: Antonio.
Le cartoline sono così suddivise:
33 cartoline per il 1916
52 per il 1917
35 per il 1918
Appendice: 16 cartoline di Peppino Maffeo e del genero.
Sono presenti due tipi di cartoline: le cartoline postali italiane (di formato xxxx) preaffrancate da 10
centesimi (in rosa) e 5 centesimi (in verde) con l’effige del re; e le cartoline che il Regio Esercito
forniva ai soldati, in numero di 3 al mese insieme a mezzo lapis, e che erano spedite in franchigia,
cioè senza spese postali. Per quanto riguarda ultime, esse recano dapprincipio la scritta “R. Esercito
italiano – corrispondenza in franchigia” e la bandiera dei Savoia; in un secondo tempo si
arricchiscono sul fianco destro di un’illustrazione più complessa con le bandiere dei paesi alleati e
un angelo alto che porta una palma; in un riquadro la scritta: Cittadini e soldati siate un esercito
solo. Vittorio Emanuele III.”; sullo stesso lato, a fianco dell’indirizzo, delle righe prestampate su cui
inserire i dati del mittente, così composte:
Indirizzo del mittente da riprodurre nelle risposte
Cognome e nome:
Grado
Reggimento
Compagnia
Nel corpo delle trascrizioni sono state indicate in questo modo:
Cartolina postale Italiana = C.P.I.
Corrispondenza del Regio Esercito= C.R.E
Nella trascrizione delle cartoline i testi sono riportati sempre integralmente, conservando anche gli
errori presenti. Viene indicato quando la scrittura continua sul verso o lateralmente, come
25
annotazione. Si è indicato il tipo di inchiostro usato ed anche le apparenti difformità nella
calligrafia.
Trascrizioni
1916 – 33 cartoline – 10/3/1916-30/12/1916
Napoli 10 –3-913 [ma 1916, come dal timbro postale sul verso]
Carissimi, oggi si doveva partire intanto un’altra disposizione, si parte il giorno 13 corrente. Sarei
venuto costà questi due giorni ma siccome domani giorno 11 ci è la riunione alla società cui faccio
parte, e per assistere di presenza non ho deciso venire, oltre a ciò sto tramando pure se potessi
rimanere a Napoli ma sembrami difficilissimo. State tranquilli, io sto bene e così voglio augurarmi
di voi. Saluti e baci a tutti Aff.mo Alfonso
[C.P.I. da 10 cent., rosa. Sul recto, in alto a sinistra, un cerchietto in matita rossa col numero 25]
Taranto 20 marzo 1916
Carissimi Genitori,
La presente è la terza cartolina che vi invio, io sto benissimo altrettanto voglio augurarmi di voi tutti
unito al bimbi e mia moglie. Colla 2° cartolina vi mandai l’indirizzo del reggimento ma visto che ci
è tale una confusione facilmente vengosi disperse le lettere, così ho creduto mandarvi un nuovo
indirizzo presso la casa di una signora la quale posso dire di aver trovato una seconda madre,
proprio buona, l’ho conosciuta a ½ [sic] di un amico napoletano. Gli abiti miei non li mando
restano qui, fra giorni vi chiederò un poco di biancheria e non altro, danaro non me ne occorre per
ora cerco adattarmi alla cavetta e con qualche piccola cosa a parte. Avvicinandosi il 25
l’Annunziata cercate di stare a corto [accorto, attento, chiara trasposizione del dialetto nella
scrittura, passaggio dall’oralità alla scrittura ndr] per Di Bello, Biagio Palladino e il figlio. Vedete
anche stare a corto per Vincenzo Cucco e Lucido Capo. Pietro De Cenzo e chi voi credete fate una
piccola verifica ai reggistri [sic] così vi fate una nota di quelli che dovreste avvisare per poter
esigere qualcosa. Indirizzate le lettere Sig. Alfonso Maffeo presso la signora Ludovica Ferretti, Via
Principe Amedeo 62 Palazzo de Pasquale. Tanti affettuosi baci e saluti a tutti aff.mo figlio Alfonso
26
[Cartolina postale con risposta, verde, doppia affrancatura da 5 cent., timbro : Verificato per censura
più altri timbri sbiaditi. Il messaggio, scritto a matita di color violetto, sembra di una calligrafia
diversa dalla precedente.]
Taranto 10 aprile 1916
Carissimi Genitori
Ricevo la lettera inviatami da mia sorella in data del giorno 8 corr. Resto assai meravigliato come
non avete ricevute altre due lettere non una, ma voglio augurarmi che siano arrivate almeno in
ritardo a causa della censura. Circa l’affare di Raffaele Taddeo, ve lo dissi anche l’altra volta e lo
scrissi anche a lui, alla mia prossima venuta tutto faremo. Non vi permettete di mandar niente
perché se ne parlerà quando tornerò se lo potrò. Ieri vi feci sedizione [per spedizione] di 4 fotografie
e in settimana vi farò tenere le altre. Penserò per la presentazione di mio fratello anzi ne parlerò
prima al compare Pasquale, fatemi sapere se farà gli esami in aprile come disse nella sua. Sto bene e
così voglio credere di tutti voi.Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso.
[C.P.I, rosa, da 10 cent. Sul verso, i timbri: Verficato per censura, e il numero 24, contornato da
una C, dentro un timbro tondo.]
Taranto 14 aprile 1916
Carissimo padre
Colla presente assicurovi l’ottimo stato della mia salute altrettanto voglio augurarmi di tutti voi, da
mio fratello non ho saputo più se gli esami li fa o pur no, ditemi voi qualcosa. Antonio mio cognato
trovasi ancora a Salerno oppure è partito di là. Seppi da Napoli che vi avevano fatto spedizione del
campione delle scarpe, l’avete ricevuto? Credo che quel poco di merce speditavi da Barbuto l’avete
pure ricevuta. Chi lo sa se Pasqua ce la faremo insieme, voglio augurarmi di si. Saluto e bacio
caramente tutti
Aff.mo figlio Alfonso
[sul verso…] mi farete sapere se il sussidio è stato corrisposto a mia moglie io lo scrissi anche al
segretario comunale che se ne fosse cooperato. A mio senso, non solo aver abbandonato tutto ma
non rifonderci almeno. Bacio i bimbi.
[C.P.I da 10 cent., rosa.
I timbri postali ordinari, verificato per censura, il numero 42 in un timbro tondo]
27
Taranto 16 Aprile 1916
Carissimo padre, colla presente accusovi ricevuta sia della lettera inviatami il giorno 14 quanto
quella del giorno 15 corrente. Rilevo in loro l’ottimo stato di salute di tutti voi e ciò mi rallegra non
poco anche io sto benone. Oggi ricorre la S. Domenica delle Palme e proprio adesso sono uscito
dalla chiesa ad avermi ascoltata la S. Messa. Circa le pezze di tela ricevute da Barbuti veramente io
gli ordinai 6 pezze federe e per completare una balletta gli dissi di aggiungere due pezze tele, ne a
mandate di più e cosa da niente mettete in vendita le federe che le tele alla mia venuta vedrò di che
trattasi, non vi preoccupate e necessario solo metterle di parte, scrivetegli di averle ricevute o
meglio gli scriverò io, il danaro glie lo farò tenere alla mia venuta, lui mi scrisse anche a me. Circa
il pacco delle scarpe non ve ne curate, non datevene proprio pensiero giacché e cosa che non può
andare, io appunto per questo feci mandare il campione a voi e poi dare la risposta dietro il vostro
parere, così ora gli dirò che nulla si può concludere. Per le tele petti se mi riesce le manderò. Per il
sussidio insistete che come lo hanno gli altri così debbo averlo io perché nulla tengo in fondiaria
appunto perciò ne pregai anche il segretario. Ricevete altre mie fotografie. Badate che i prezzi su
tutti gli articoli c’è un aumento straordinario a confronto di quando partii io. Io sono in compagnia
di molti negozianti grossisti e mi fanno stare al corrente di tutto. Saluto zio Gaetano, come pure don
Alessandro e la cara Signorina. Abbraccio tutti voi baciandovi aff.mo figlio Alfonso Maffeo
Bacio tanto i bimbi. A Vincenzino che glie ne pare?
[C.P.I da 10 cent., rosa.
I timbri postali ordinari, verificato per censura]
Taranto 25 –4- 1916
Carissimo Papà,
Ieri da Napoli vi inviai una mia credo che già l’avete ricevuta, ieri sera vidi anche mio fratello sulla
stazione di Salerno e lo trovai che stata proprio bene ed elegantissimo. Non vi dispiacete se la penza
a suo modo tanto non e alungo lo stare a Salerno, basta che studiasse almeno che tanto glie lo
raccomandai a voce, se consuma qualcosa in più fingete di averla mandata a me mentre io mi
adatto. Circa la lettera della fattura che arrivò dall’Inghilterra mandatemela presso la Signora,
Peppino mi disse che l’aveva detto a voi dove l’aveva restata quindi cercate di trovarla. Io sono
arrivato stamani qua avendo fatto un ottimo viaggio. Raccomandovi di far sollecitare a d.
Alessandro circa quanto gli scrissi nella vostra, insomma alla prima occasione. Dite alla mamma
28
che stesse senza nessun pensiero. Ditemi cosa disse quella persona a Salerno. Saluto e bacio a voi
tutti aff.mo figli Alfonso
[Cartolina postale italiana in franchigia. Corrispondenza del R. Esercito. Timbri: Piazza Marittima
di Taranto; Casa del soldato Taranto30; Verificato per la censura; Corpo di riserva di Taranto –
ufficio censura; timbro postale di Capaccio Sul verso, a stampa: Indirizzo del mittente da riprodurre
nelle risposte Cognome e nome: Maffeo Alfonso; Grado: soldato; Reggimento 4° Artiglieria
Fortezza; Compagnia: 14 Compagnia; Squadrone: 4° Squadrone. Le informazioni sono scritte a
mano da Alfonso Maffeo. Questa cartolina presenta una scrittura apparentemente diversa]
Taranto 12 maggio 1916
Carissimo Padre,
ho ricevuto la vostra lettera e con piacere apprendo che state tutti bene, io lo stesso, degli affari non
ve ne curate, quello che resta e il meglio, volontà di lavorare e guadagnare non me ne manca, come
sono stato sembre voglio solo sperare di ritornare presto fra voi. Vi raccomando non inquietate se
mio fratello vi faccia qualche lettera come il solito, cercate di contentarlo se non in tutto quanto lui
desidera almeno in parte, il mio piacere fosse che lui facesse almeno il suo dovere, sono un po’
spiacente di lui perché non mi ha mandata nemmeno una cartolina illustrata da che è ritornato a
Salerno, mentre io le invio alle persone estranee, solo al ricordarmi di loro. Taranto ora non è più
zona di guerra quindi a noi soldati ci hanno tolta la mezza lira a giorno e ci danno 2 soldi come
prima, vino non ce ne danno più ed anche il rangio è ridotto cosa che ha dispiaciuto un po’ quasi a
tutti perché con quei 10 soldi bastavano almeno per la corrispondenza giornaliera, [continua sul
verso] Domani mi metterò a rapporto circa la mia venuta, se mi concedono la licenza io potrei
essere alla stazione col primo treno il giorno 15 corr. Martedi. Voglio augurarmi che me la
concedano ma sembra per non più di un quattro giorni. Alla persona di Salerno venendo io glie ne
potremmo parlare e conchiudere l’affare se è il caso che lui può.
Saluto e bacio tutti, raccomando in special modo mamma di non preoccuparsi. Abbracciovi
Aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I.]
Taranto 31 luglio 1916
Carissimo Padre,
30. Le Case del soldato, organizzate da don Giuseppe Minozzi, erano dei luoghi di incontro e di svago per i soldati, dove
era anche possibile scrivere delle lettere. Cfr G. Minozzi, Ricordi di guerra, Amatrice, tip. Orfanotrofio maschile, 1956.
29
Ricordandomi del giorno 2 agosto, ricorrenza del mio onomastico, raccomando essere allegri e
passare detto giorno come se fossi io in casa perché realmente avessi potuto trovarmi avendomelo
promesso il signor Capitano da diversi giorni che mi mandasse ma invece non sono venuto potrò
trovarmi costà il 15 e 16 agosto se novità non ci saranno. Porgovi i più affettuosi saluti in uno a tutti
di casa. Baciandovi a tutti aff.mo figlio Alfonso [sul verso] Mi saluterete zio Gaetano ed i suoi.
[C.P.I. Francobollo e scritta in rosa. Timbro tondo col numero 33. Verificato per censura. Timbro
postale ordinario di Capaccio. Scritto a matita.]
Taranto 23 agosto 1916
Stamani sono arrivato dopo aver fatto un ottimo viaggio; ieri trovai la mamma ed il fratello che
stavano benissimo. Visitai Lorello e mi parlò di varie cosucce come pure lo zio Ernesto.
Voglio augurarmi la presente vi trovi come vi restai tutti, raccomandovi non far niente neanche
camminare troppo se volete che io stia tranquillo. Ho trovato lettere di Greco e di Antonio domani li
risponderò. Potevo restarmi ancora altri giorni che non mi pregiudicava a niente. [sul verso]
abbracciovi baciando tutti aff.mo figlio Alfonso
[Cartolina postale con risposta. Verde. Doppia affrancatura. In tutto 10 cent.Timbri vari. Verificato
per censura]
Taranto 26 luglio 1916
Carissimo papà colla presente assicurovi l’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi
di voi tutti. Pregovi dare ordine alla sorella di voler fare una nota di quanto occorre di merceria,
guardasse nei bottoni a vedere quali fanno più necessità non appena pronta me la farete tenere,
perché aspetto un viaggiatore da Napoli e vorrei passarle la commissione. Fatemi sapere, se il
segretario comunale e restato per il servizio militare o pure dispensato. D. Massimino e venuto?
Vorrei sapere se il barone Ricciardi si trattiene a Capaccio come mi fu detto quando fui costà
informatevene. Abbraccio e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso.
Avete ricevute le ghirlande? [in alto, in nota: Se avete occasione vedere il compare Ermenegildo,
ditegli che ritirasse il denaro tanto lui che la sorella e lo tenesse pronto.
[C. R.E. Piazza Marittima di Taranto. Verificato per censura. Sul verso, a stampa: Indirizzo del
mittente da riprodurre nelle risposte Cognome e nome: Maffeo Alfonso; Grado: soldato;
Reggimento 4° Artiglieria Fortezza; Compagnia: 81° milizia Territoriale.]
30
Taranto 26 Agosto 1916
Carissimo Papà, voglio augurarmi avervi già pervenuta la mia inviatavi ieri l’altro, colla presente
assicurovi sto benissimo, parimenti voglio augurarmi di tutti voi. Come arrivai a Taranto mi
informai se i nostri paesani che facevano parte del 63 e 64 fossero stati ancora qui, intanto mi fu
assicurato che loro son partiti [segue un rigo cancellato, forse censurato] Assicurate alla Palmieri
che il pacchetto consegnatomi per farlo dare a suo marito, non appena verrò io, glie lo consegnerò,
come pure direte ad Italia la lettera non ho potuto consegnarla perché lo‘ [sic] trovato già partito.
Facilmente farò una commissione di fazzoletti ad una casa di Milano, li farò spedire in assegno
direttamente a voi. Ieri ricevetti lettera da Antonio e cartolina da Greco. Salutovi affettuosamente
baciando tutti
Aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Piazza Marittima di Taranto. Verificato per censura. Sul verso, a stampa: Indirizzo del
mittente da riprodurre nelle risposte Cognome e nome: Maffeo Alfonso; Grado: soldato;
Reggimento 4° Artiglieria Fortezza; Compagnia: 81° milizia Territoriale. ]
Taranto 31 agosto 1916
Carissimo Padre,
mi meraviglio come fino ad oggi non ho ricevuto nessuna lettera da voi, come va? Sto in pensiero
datemi subito vostre notizie. Io sto benissimo ugualmente voglio augurarmi di voi tutti; vi ho
inviate diverse cartoline credo che le avete ricevute tutte.
Scrissi anche a Salerno ma nemmeno da loro ho ricevuto risposta, veramente sono due giorni che
non vado dalla Signora, forse sarà arrivata qualche lettera, questa sera ci vado e vedrò spero
trovarla. Saluto e bacio caramente tutti
Aff.mo figlio Alfonso
[scritta a matita. Informazioni sul verso come sopra. Timbri in azzurro: Verificato per censura;
Piazza marittima di Taranto]
Taranto 1° settembre 1916
Carissimo Papà, mi sorprende assai come fino ad oggi non ricevo vostre notizie come va? Speravo
ieri sera trovare qualche vostra presso la Signora, ma restai deluso. Pregovi scrivermi subito, darmi
notizie di voi e dei nostri a Salerno. Vi ho inviate diverse cartoline voglio credere che vi abbiamo
31
già pervenute. Godo florida salute parimenti voglio augurarmi di voi tutti. Vi scrissi anche un’altra
volta se vedete il compare Ermenegildo dirle che ritirasse il denaro tanto lui che la sorella e lo
tenesse pronto. Inviovi i più affettuosi saluti baciando tutti
Aff.mo figlio Alfonso
[Informazioni sul verso come sopra. Timbri in azzurro: Verificato per censura; Piazza marittima di
Taranto]
Taranto 10 Settembre 1916
Carissimo Padre
Credevo che oggi già fossi stato costà ma dato che il signor capitano è assente non ho potuto venire
però in settimana credo sarò certamente costà. Sto benissimo ugualmente voglio augurarmi di voi.
Oggi ho scritto anche a Salerno circa i fazzoletti la casa me li ha spediti qui a Taranto, quindi alla
mia venuta li porterò.
Per il cuore d’oro che voi mi parlaste qui non mi è riuscito di trovarlo però ho scritto a Napoli, se e
possibile averlo e così alla mia si troverà arrivato. Abbraccio e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[Informazioni sul verso come sopra. Timbri in azzurro: Verificato per censura; Piazza marittima di
Taranto]
Salerno 20 settembre 916
Carissimo Padre
Ho trovato tanto la mamma che Peppino benissimo. Parlato con Peppino dice di venire voi a
Salerno il mattino del 23 corrente che poi ve ne andate il giorno a Campagna.
Raccomandovi scrivetemi subito a Taranto e farmi sapere Vincenzino come sta se la febbre gli è
passata, se ancora gli continua, non trascurate di chiamare il medico, e dite alla madre di tenerlo
cautelato dato l’epidemia che corre in paese, non fatelo andare a scuola se non sta completamente
bene. Pregovi non trascurare a scrivermi. A Cosimo l’ho pagato io i posti della carrozza. Saluto e
bacio tutti vostro aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I., affrancatura in rosa, da 10 cent.]
Taranto 28 settembre 1916
32
Carissimo Papà, domenica scorsa vi inviai una mia e vi dissi di avervi spedito il pacco di fazzoletti,
però il pacco non lo mandai più, quindi non state in pensiero se non vi avvi pervenuto; ecco la
ragione: ebbi occasione di mandare a prendere degli astucci con cucchiaini e posatine argento che
ricevo in settimana e così vi farò invio dei fazzoletti e di questi. Ho ricevuto la cartolina circa il
fatto di Peppino, ho provato gran piacere a sentire che è stato assegnato al 3° Genio e specie che se
ne va a Firenze, voglio augurarmi che faccia gli esami e sappia fare il suo dovere. Io sto benissimo
come ugualmente voglio augurarmi di voi, Vincenzino credo già si è ristabilito del tutto. Saluto e
bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Piazza Marittima di Taranto. Verificato per censura. Sul verso, a stampa: Indirizzo del
mittente da riprodurre nelle risposte Cognome e nome: Maffeo Alfonso; Grado: soldato;
Reggimento 4° Artiglieria Fortezza; Compagnia: 81° milizia Territoriale. ]
Taranto 1 ottobre 1916
Caro padre domani vi spedirò il pacco con i soliti fazzoletti accluso vi troverete due scatole di
cucchiaini che riceverò stesso domani da Napoli mi decisi di non mandare allora i fazzoletti tanto
per fare un pacco solo e risparmiare spese postali. I cucchiaini li vendete 22.50 la scatola, i
fazzoletti troverete segnato su ogni dozzina quanto si devono vendere. Circa il fatto della Maio mi
sono informato anche qua circa le nuove disposizioni, e dato come stanno le cose io non
consiglierei mai ora a farla partire, perché priva d’altra compagnia energica lei è facile ad essere
imbarcata ma arrivata colà ci è molta probabilità a respingerla in dietro, gli direte che aspettasse un
altro poco per fare il passaporto, cercherò il possibile fare una scappatina verso la metà del corrente
e allora discuteremo il da farsi. [sul verso] Rispondetemi ditemi fino a che giorno sarà a casa
Peppino per regolarmi se posso [coperto dal timbro] a salutare. Desidero sapere pure quando
ricevete il pacco.
Inviovi tanti affettuosi saluti baciando caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I da 10 cent., affrancatura rosa, i timbri postali ordinari di Taranto e Capacccio, il timbro
Verificato per censura, timbro tondo C13.]
Taranto 4 ottobre 1916
Carissimo Papà, in fretta vi scrivo la presente, sto benissimo ugualmente voglio augurarmi di voi
Tutti. La mamma è ancora a Salerno? Come vi scrissi, desidero sapere fino a qual giorno starà costà
Peppino per regolarmi. Circa il pacco che due volte vi ho scritto di avervi inviato e poi mai avete
ricevuto, non potete credere qual fastidio mi ha dato, e ancora è presso di me perché dovrò rifarlo da
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capo, i cucchiaini insieme ai fazzoletti e perciò debbo fare un pacco a parte, ma invece io spedirò i
soli fazzoletti e i cucchiaini li porterò io insieme ad altri oggetti che aspetto da Napoli. Voglio
sperare se non in giornata almeno domani avere un po’ di tempo per rifare il detto pacco,
baciandovi tutti vostro figlio Alfonso.
[Scritto a matita viola. Sul verso: C.P.I da 10 cent., affrancatura rosa, i timbri postali ordinari di
Taranto e Capaccio, il timbro Verificato per censura , Piazza marittima di Taranto]
Taranto 6 ottobre 1916
Carissimo Padre, ho ricevuta la vostra pregiata e mi rallegro sentirvi bene, io ugualmente sto
benone. Di quanto mi dite tutto ho compreso io cercherò il possibile poter venire per il 15 corrente
ma prima no, quindi non posso salutare mio fratello lo saluterete voi per me, e ditegli che se ne
ricordasse di me. Venendo cercherò di andare prima a Napoli se posso, per acquistare quanto voi mi
avete accennato, così quando partirò vi invierò un telegramma e voi spedirete a Napoli intestato a
Liberato, la somma di 500 lire che credo posso acquistare le cose minute ed il resto lo farò spedire
in assegno. Voi non fate il vaglia se non ricevete il mio telegramma autorizzandovi a spedirlo. Ieri
ho inviato i fazzoletti e ne dovetti fare due pacchi non più uno come lo avevo già fatto, i cucchiaini
non li ho potuti mettere nel pacco quindi li porterò io, se sapreste [sic] quanto fastidio mi ha dato
non potete mai crederlo. Vi ripeto non vi onnorovete [?] a niente per l’acquisto di niente perché
penzerò io a tutto andando a Napoli e Cava. Andando a Salerno cercate prendere tutto dalla padrona
quanto sono dolente per non poter fare gli esami mio fratello ma io me lo figuravo che erano tutte
chiacchiere quelle che ci vendeva. Non mi prolungo più, prima che si ottenga la licenza vi scriverò
di bel nuovo. Per Lorello alla mia venuta discuteremo, non curatevene. Mi fa piacere che riceveste
il pacco con le maglie e l’altro con i fiori. Inviovi tanti affettuosi saluti baciando caramente tutti
vostro figlio Alfonso
Verrà Pasqualino Comunale e vi porterà lettera. [in alto, in nota: ho ricevuto lettera da Antonio e da
Greco].
[C.P.I da 10 cent., affrancatura rosa, i timbri postali ordinari di Taranto e Capaccio, il timbro
Verificato per censura, timbro tondo C27.]
Messina 15 ottobre 1916
Carissimo Padre, Eccomi ad inviarvi mie notizie da qui. Per quanto il viaggio è stato lungo l’ho
fatto benissimo quindi siate tranquilli, circa il periodo che resterò qua forse una settimana dato il
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lavoro che debbo sbrigare però potrà essere anche meno se mi daranno altro aiuto. Non appena
ritornerò a Taranto cercherò a ottenere la licenza quindi facilmente mi farò tutti i Santi costà, se mi
accordano parecchi giorni, l’idea mia è di andare prima a Napoli come già vi scrissi, provvedermi di
quelle cose necessarie e poi venire costà, in merito a questo vi scriverò di bel nuovo. Mio fratello
credo vi ha scritto e si troverà certamente bene data la sua assegnazione. [sul verso] Voglio
augurarmi che tutti godete florida salute parimenti vi assicuro di me. Porgovi tanti baci
abbracciandovi tutti segnami vostro figlio Alfonso
[C.P.I da 10 cent., affrancatura rosa, i timbri postali ordinari di Messina e Capaccio]
Taranto 8 novembre 1916
Carissimo Padre
Ieri ho ricevuta la vostra cartolina e sono completamente di accordo circa il venire anche voi a
Napoli, così potete anche voi ritornarci se avete bisogno di qualcosa in seguito.
Io non appena otterrò la licenza mi regolerò se posso andare o no direttamente a Napoli, ricordatevi
che io prima vi scrissi di poter mandare il danaro a Napoli poi subito dopo vi feci sapere di
trattenere perché si vuole uno che va in licenza invernale deve andare direttamente al suo domicilio
cosicché se io ottengo di poter andare a Napoli vi telegraferò e venite anche voi, contrariamente
verrò prima costà. Non son venuto fino a questo momento perché si aspetta che entrassero quelli
che partirono colla licenza Agricola. Sto benissimo. Bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Sul verso, a stampa: Indirizzo del mittente da riprodurre nelle risposte Cognome e nome:
Maffeo Alfonso; Grado: soldato; Reggimento 4° Artiglieria Fortezza; Compagnia: 81° milizia
Territoriale Piazza Marittima di Taranto. Verificato per la censura]
Taranto Batteria Ciura 14 Novembre 1916
Carissimo padre eccomi rispondere alla vostra pregiata 12 corr. pervenutami oggi, che con gran
dispiacere comprendo la scomparsa della povera zia, sono dolente ancora per quel povero Peppino
che è restato solo ed ora gli tocca ad unirsi con una delle sorelle. Raccomando a mamma di non
pensarci e non prendere collera, comprendo benissimo che solo quella sorella aveva e non gli e
restato più nessuno dei suoi, ma pensate al periodo in cui attraversiamo e si uniformasse. Lo so
benissimo che siete stati ad aspettarmi ogni giorno ma cosa volete che io facessi! Forse ne soffro
più io considerando tante cose ma non ci è da fare, posso soltanto dirvi contentatevi di questo
poteva esser peggio, ve ne parlerò alla mia venuta perché non son venuto prima. Come vi scrissi
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nell’ultima mia forse sarò costà per il 20 corrente o il 24; vengo e poi andremo a Napoli, non
pensate agli affari quel poco che fate e tanto di guadagnato cerchiamo di guadagnare [sul verso] in
seguito. [Segue altra cartolina]
[C.R.E. come supra. Batteria Ciura]
[cartolina successiva] mi domandate se ho bisogno di denaro, ma voi forse credete che io qui stia ha
seminare il danaro, ho avete dimenticato che mi consegnaste 180 lire l’ultima volta che fui costa, io
penso invece che son tanti mesi che manco da casa e credo che anche voi ve ne siete persuaso che
cosa sia mancarci io. Pazienza!
Lo so anche io che sono stati chiamati altri sotto le armi, però non v’impressionate, non è che li
chiama perché ci sono state perdite, ma invece: si debbono creare nuove batterie e piazzarle in
quelle posizioni conquistate per rafforzarci e non lasciare mai un palmo di terreno già preso, ecco
tutto. Alla mia venuta parleremo di tante cosucce dato che debbo stare 15 giorni e
contemporaneamente assoderemo varie pendenze. Voglio augurarmi di aver incassato una buona
somma, vi ricordo: credenza fatene pochissima sola a quei tali che sono meritevoli. Circa la licenza
invernale non è vero quanto voi dite. Voglio augurarmi che tutti godete florida salute, io sto proprio
benissimo. Bacio a tutti abbracciovi vostro figlio Alfonso
[C.R.E. come supra.]
Taranto 20 Novembre 1916
Carissimo padre,
fino ad oggi nulla mi è stato accordato, aspetto ad ore che mi sia concessa la licenza, vi sarò preciso
con altra mia, che voglio augurarmi di comunicarvi il mio arrivo. Sto benissimo lo stesso voglio
augurarmi di tutti voi, mi ha scritto Greco e Peppino, ed io non ho risposto per mancanza di tempo,
il cognato Antonio non mi ha scritto da molto, come va? Scrivetemi sembre con lettera. Saluto e
bacio tutti
aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra]
Taranto 21 Novembre 1916
Carissimo Padre
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Inviovi la presente con l’assicurarvi l’ottimo stato di salute così ugualmente voglio augurarmi di voi
tutti. Aspetto sempre a momenti la licenza, che vivere di palpiti. – pazienza. E’ stata chiamata la
classe del ‘76 e del ‘77 terza categoria ed in giorni saranno richiamati alla visita tutti i riformati dal
‘76 all’81 e poi pare che siamo al completo come mobilitazione, che bel piacere scommetto che in
paese non ci resta più nessuno. Neanche posso precisarvi la mia venuta perché l’aspetto ad ore.
Baciovi a tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto (Batteria Ciura) 22 Novembre 1916
Carissimo Padre
Colla presente assicurovi l’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di tutti voi, fino
ad oggi nulla ancora circa la mia licenza, voglio augurarmi per il 24 se non trovarmi costà averla
almeno ma pare che pure sia difficile per poi domani, quanta pazienza e pure non ci e da fare; sono
spiacente che non vi feci decidere ad andare a comperare qualche cosa per il magazzino, giusto
come diceste voi, ma penseremo per il Natale. Del resto non ci pensate proprio quel che tenete
vendete ed il resto lo vendono gli altri, voi trattate di fare danaro con quel che ci è, e conservarlo.
Credo che avete incassato parecchio. Saluto e bacio tutti di casa aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto 25 Novembre 1916
Carissimo padre,
Informovi colla presente l’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di voi tutti.
Stamane mi è stato promesso che lunedì o martedì prossimo mi manderanno in licenza, non lo credo
se non mi veggo arrivato a casa. Salutandovi vi bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto 26 Novembre 1916
Carissimo Padre
Ho ricevuto vostra pregiata mi compiaccio sentirvi bene anche io sto benone. Ho scritto stamane a
Peppino nostro e Greco.
In fretta questa volta. Abbraccio tutti baciandovi
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Aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto 28 Novembre 1916
Carissimo Padre
Inviovi la presente assicurandovi l’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di tutti
voi, ancora altri due giorni per partire. Quanta pazienza… mi era stata promessa per oggi intanto
debbo aspettare il 30, o il 1° dicembre, pure verrà. Da Peppino non ho ricevuto ancora risposta. Al
piacere di presto abbracciarvi, bacio tutti aff.mo figlio Alfonso Maffeo
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto 2 Dicembre 1916
Carissimo Padre
Eccovi ad informarvi che godo florida salute così ugualmente voglio augurarmi di voi tutti. Ieri
ricevetti lettera dalla sorella Concetta che mi assicura che anche lei sta bene. Voglio credere che per
Natale verrà tanto il cognato Antonio che Greco e facilmente anche Peppino nostro. Vi raccomando
voler chiudere gli occhi sul passato voler tenere in considerazione più mio fratello che a me perché
lui non si adatta come posso adattarmi io, non solo, ma è sempre giovane. Pazienza ad ogni suo
capriccio. In questi giorni saprete grandi cose circa la guerra, non posso spiegarvi perché… 31
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra. Batteria Ciura]
Taranto 4 Dicembre 1916
Carissimo padre
Ieri non feci il mio dovere di farvi la solita cartolina perché molto affaccendato a causa della festa di
S. Barbara, dato che l’Artiglieria festeggia tale ricorrenza. Si fece un bellissimo pranzo per tutta la
Compagnia e veramente riuscì meraviglioso. Pur con i diavoli per la testa certe volte si deve
pensare a divertire. Pazienza!
Io godo florida salute parimenti mi auguro di voi tutti, voglio credere di abbra[ccia]rvi tutti il più
presto possibile. Saluto e bacio tutti aff.mo figlioAlfonso
[In questa cartolina la data è posta in basso. C.R.E. vedi supra]
31 Si riferisce forse alla mediazione del presidente americano Wilson ai belligeranti per una pace congiunta, o alle
trattative di pace avviate dai governi degli Imperi Centrali proprio alla fine del 1916. La nota di avvio della trattativa,
respinta unanimamente dall’Intesa il 30 dicembre 1916, non tendeva veramente alla pace, ma aveva un evidente
carattere propagandistico.Cfr G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, vol. VIII, Milano, Feltrinelli 1979. p. 150/151.
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Taranto 7 Dicembre 1916
Carissimo padre
Informovi che facilmente Lunedì o Martedì mi congederanno la licenza, però se potessi trasportare
ancora qualche altro giorno mi fa più piacere appunto per restarmi con voi anche il 1° dell’ano ma
sembrami un po’ difficile. Mi regolarò al momento che mi sarà concessa.
Godo florida salute parimenti voglio augurarmi di voi tutti. Facilmente verrà anche Greco, perché
me l’ha scritto. Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. vedi supra]
Taranto 30 Dicembre 1916
Carissimo Padre
Sono qui di nuovo al mio posto, il viaggio mi ha portato benissimo siate tranquilli di me. Voglio
augurarmi che voi tutti state bene e che nulla ci fosse di nuovo, credo che a quest’ora Peppino sia
già arrivato costà. Spero vi sia pervenuta la merce di Ascarelli raccomando alla sorella spedirmi m.
1.50 fodera maniche. Vi ripeto non mi pensate perché hi trovato tutto come lasciai e con gran
piacere mi hanno ricevuto. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso.
Buon principio d’anno coll’augurio di essere insieme l’anno venturo.
[C.R.E. vedi supra]
1917 – 52 cartoline + 1 cartolina del cognato sempre inviate a Vincenzo Maffeo negoziante
Taranto 11 Gennaio 1917
Carissimo Padre
Colla presente vi do mie notizie, sto benissimo in salute un po’ male a questa nuova destinazione
l’indirizzo non ancora ve lo do perché sto facendo pratica se posso ritornare un’altra volta al mio
posto così in seguito vi farò conoscere dove mi resto. Non pensate a me perché dovunque stia
sempre io sarò ben voluto solo per stare un po’ più comodo.
Non vi meravigliate se non ricevete ogni giorno mie notizie perché non tanto mi resta il tempo il
tempo di scrivere e poi adesso debbo pagarmi la cartolina non potendomi servire più di quelle.
Voglio augurarmi che tutti godete florida salute che questo e il necessario. Facilmente in questi
giorni dovrà [continua sul verso] partire le classi del 74 e 75 dalla 1° categoria alla 3°. Non altro
saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
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[C.P.I. Affrancatura da 10 cent. In rosa. Timbri: Piazza marittima di Taranto. Timbro postale
ordinario]
Taranto 15 Gennaio 1917
Carissimo Padre, ieri andai a trovare i miei amici a Ciura e da colà vi inviai una mia, trovai la vostra
del 7 corrente e ad essa rispondo. Sono assai dolente a sentire che a mio fratello gli vengono le
febbri, voglio augurarmi che all’arrivo della presente si sarà completamente guarito, badate però
che quando sarà il giorno, che lui dovrà partire e tenesse la febbre si mettesse a letto chiamate
medico e maresciallo facendogli constatare che e colpito da febbre e così nulla gli possono fare se
non parte. Non avete nessun timore, perché lui deve andarsene quando sarà senza febbre e così può
viaggiare. Se vi è arrivata la merce da Ascarelli non curatevi più di mandarmi quel poco di fodera
perché non mi serve più. Voglio credere che pagaste solo quattro bimestri di fondiaria giusto come
io vi dissi e non pagate un centesimo più mai, e non ascoltate all’esattore che può venire a fare il
sequestro al magazzino anzi gli rispondete quando ve lo dice un’altra volta [continua sul verso]
fatemi vedere in qual ruolo figura mio figlio di avere esercizio intestato a lui e qual tassa di
esercizio pago io direttamente la sbaglia in tal modo. Dovrà finire per far vedere io un po’ a taluni.
Sono ancora alla 3° Compagnia Complementare. Saluto e bacio a tutti aff.mo figlio Alfonso.
Domani vi farò avere una lettera. La spedirete ad Ascarelli se ancora non avete ricevuto la merce.
[In alto, capovolto: ditemi chi di Capaccio parte della classe 74-75.]
[C.P.I. Affrancatura da 10 cent. In rosa. Verificato per censura. Timbro postale ordinario]
Taranto 22 Gennaio 1917
Carissimo Padre
Informovi colla presente l’ottimo stato di mia salute parimenti voglio augurarmi di voi tutti. Vi ho
scritto diverse volte e mai vi ho risposto in merito al giornale, perché mi diceste che continuano a
mandarlo, non vi date pensiero perché quando la redazione non si vede arrivare l’importo
dell’abbonamento, non lo manderà più. Con diverse mie precedenti vi ho domandate varie cosucce
ed ancora non mi avete fatto sapere nulla, scrivetemi, perché da parecchio non ricevo vostre notizie
se non che quando mi scrisse Peppino.
Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Piazza marittima di Taranto.
Timbri postali ordinari.]
Taranto 31 Gennaio 1917
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Carissimo Padre
Ho ricevuto la vostra del 29 corr., mi rallegro sentire che tutti godete florida salute parimenti vi
assicuro di me.
In merito a quanto mi dite dell’esattoria sta bene la seconda domanda fatta, io vi scrissi coll’altra
mia e mandai anche un biglietto per Di Foggia, voi l’unica cosa che dovete fare , poter parlare al
Sindaco di rimandare ad aprire il concorso o fissare l’arte pel secondo semestre di quest’anno, così
potrà essere facile trovarmi anche io costà,. Il necessario che si è fatto, di presentare la domanda
tanto per aver visto che ci sono altri concorrenti. Quando poi si dovrà concorrere e da regolarsi a
quanto possiamo ribassare per me ritengo che anche pel 2 per cento prenderla, per meno no. Il
deposito da farsi e preferibile con titoli di rendita, a questo penseremo più in là sperando sperando
in una mia venuta costà poterne discutere. Domenica vi scriverò più a lungo avendoci il tempo. Per
il cotone p. m.l. è inutile scrivergli voi perché gli ho già scritto io. Saluto e bacio caramente tutti
aff.mo figlio Alfonso
Il cotone costa molto più caro però.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Piazza marittima di Taranto.
Timbri postali ordinari.]
Taranto 15 –2-1917
Carissimo padre
Ho ricevuta la vostra e mi compiaccio sentirvi bene ugualmente vi assicuro di me. Non vi
preoccupate del fatto dell’esattoria, io non ci penso proprio, data la mia volontà di lavorare ci e
tanto da fare per poter guadagnare quando sarò ritornato fra voi. Terrò presente però tutti questi
signori, anzi tenete presente chi fu dei Consiglieri alla seduta di quel giorno. Vi avverto di farvi
portare tutti i titoli per andarli a cambiare, perché facilmente io vi telegraferò di partire per Napoli
ed io da qui, e a Napoli ci vedremo, siate svelto a fare questo, come pure a farvi portare il danaro
giusto come mi scrisse la sorella che ci sono un ventimila lire da spendere di diverse persone,
raccogliete tutto e segnatevi quanto vi consegna ogn’uno tanto di titoli che di danaro, ciò per non
fare errore. Vi raccomando la sollecitudine. Alla mia venuta parleremo in merito a quanto vi scrissi.
Condizionate bene denaro e titoli perché trattasi di una somma importante e partite sempre di
mattina così mi aspetterete da Liberato, al mio arrivo, io vi telegrafo subito che sarò sicuro della
licenza e del giorno che dovete partire son quasi sicuro in questa prossima settimana voi ripetovi
tenetevi pronto. Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
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Ho inviata una simile da Ciura col dirvi diverse cose, ho spedita la seconda per essere più sicuro[sul
verso] Cara sorella Siate tranquilla di me , vi assicurate alla mia venuta raccomando dirlo alla
mamma che forse fra giorni sarò da voi. Baciati tuo fratello Alfonso
[a matita, di lungo] la mia venuta è per pochi giorni.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari.]
Taranto 16 febbraio 1917
Carissimo Padre, la presente fa seguito alla mia inviatavi ieri, facilmente io lunedì otterrò la licenza
ma informatomi che a Napoli il giorno di carnevale non si può fare niente come pure il giorno dopo
così ho pensato venire direttamente a Capaccio e poi andare a Napoli e passeremo il carnevale
insieme. Se poi per una combinazione io non partissi Lunedì ma dopo allora sarà il caso telegrafarvi
quando dovete partire per incontrarci a Napoli, ad ogni modo vi approntate tutto, che, o in un modo
o nell’altro si tratta di giorni, sarei contento però trovarmi martedì a casa spero sia così
contrariamente pazienza. Trattate farvi portare tutti i titoli che debbono essere cambiati, le persone
sono le seguenti: Domenico Caserta – Antoniella Morena – Antonio Mucciolo e Luigi Pecora.
Quelli che vogliono farseli comperare li sapete voi stesso, quindi potete farvi consegnare il danaro
da tutti. Saluto e bacio caramente tutti coll’augurio di abbracciarvi presto
Aff.mo figlio Alfonso [sul verso] la mia venuto è per pochi giorni non credete che sia lunga, almeno
abbiamo agio di parlare di varie cosucce.
[cartolina postale con risposta, verde, doppia affrancatura da 5 cent., timbri postali ordinari,
verificato per censura]
Taranto 23 Febbraio 1917
Carissimo Padre
Eccomi subito a darvi mie notizie, io sto benissimo come pure il viaggio l’ho fatto bene, così voglio
augurarmi di voi tutti. Ho scritto all’agente di cambio quindi se vi scrive non è necessario mandarmi
la lettera perché già l’ho informato dell’errore fatto.
Voglio sperare che non fra molto venga di bel nuovo. Circa il trasferimento mio niente ancora ma
state tranquillo che non ne passerà molto.
Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari.]
Taranto 1 Marzo 1917
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Carissimo padre, proprio stamane ho ricevuto la vostra e mi compiaccio sentirvi bene parimenti
assicurovi di me. Circa il pezzetto del giornale avete fatto bene mandarmelo, il resto non era
necessario trattasi della liquidazione della società cui faccio parte subito ho scritto al mio amico per
esserne informato. In merito alla merce che vi ha spedita barbuti i prezzi pare non fossero alterati
però sono poche pezze e la somma e grossa, forse le pezze sono grandi alla mia venuta vedremo io a
barbuti nulla gli avevo ordinato l’ha mandato lui come l solito. Sappiate controllarla bene al suo
arrivo. [sul verso]Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
Circa il trasferimento ancora nulla
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari. La
calligrafia appare meno inclinata rispetto alle precedenti cartoline]
Taranto, 2 Marzo 1917
Carissimo Padre
eccomi a darvi mie notizie: sto benissimo ugualmente auguromi di voi. Da mio fratello non ho
ricevuta nessuna risposta voglio credere che almeno a voi dia notizie. Vi ripeto, come tante volte
non vi meravigliate se non scrivo spesso, ora non tengo il tempo di una volta, spero essere trasferito
in seguito, e ritornando al mio posto posso contentarvi come allora. Per la mia venuta ancora non
posso precisarvelo. Ieri scrissi a Napoli per farmi invitare direttamente dalla società di cui faccio
parte per poter essere presente al momento della liquidazione se ciò non mi sarà accordato autorizzo
il mio amico di Sala Consilina ha rappresentarmi come l'altra volta, credo però mi accorderanno di
andare a Napoli dato che in quell'epoca si troveranno venute anche le cartelle e sarà per due
raggioni la necessità di accordarmi la licenza. Quando sarà il momento ve ne terrò avvisato e così
verrete anche voi. [Sul verso:] sono stato a visitare gli amici.
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Timbri postali soliti.]
Taranto 10 Marzo 1917
Carissimo Padre la presente fa seguito all’altra mia. Voglio augurarmi avervi pervenuta la mia in
risposta alla vostra lettera tengo il dubio che la censura l’abia cestinata per raggione della notizia
che voleva conoscere Carmela Carrione ad ogni modo se arrivata non fosse quella assicurategli di
star tranquilla perché quel vapore che voi mi accennate era carico di solo soldati Francesi quindi
non c’è da fare nessun cattivo pensiero per il figlio, me la saluterete tanto. A Margherita di Napoli
se non gli avete scritto gli scrivete dicendogli che alla mia prossima andata a Napoli gli farò tenere
le misure dovendole prendere di bel nuovo perché non le ricordo più.
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Ho scritto stamane anche al banco d’Italia per sapere quando saranno pronti le cartelle per vedere se
mi mandano.
Salutovi e baciovi di nuovo a tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.I timbri: Verificato per censura. Piazza marittima di Taranto. Timbri postali ordinari.]
Taranto 6 Aprile 1917
Carissimo padre,
La presente fa seguito all’altra mia inviatavi ieri, non pensate che non son venuto a farmi Pasqua
con voi, però assicurovi che con la giornata di oggi ho avuto un bellissimo piacere, cioè di essere
stato assegnato ad un posto molto migliore di come stavo siate tranquilli non per ciò aspetto sempre
di essere mandato dove stavo voglio augurarmi vederci quanto prima non pensate a feste il
necessario che si stia bene. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[cartolina postale con risposta, verde, doppia affrancatura da 5 cent., timbri postali ordinari, timbro
tondo col n. 25 ]
Taranto 14 Aprile 1917
Carissimo Padre, eccomi a darvi mie notizie, sto benissimo parimenti voglio augurarmi di voi tutti.
Veramente non tengo proprio a comunicarvi niente, ma giacché voi volete che vi scriva spesso, non
mancherò a contentarvi. Sono dolente che proprio nella settimana scorsa non dovette pervenirvi la
mia corrispondenza esatta come ve l’ho spedita e dovette farvi stare in continua aspettativa,
pazienza, cosa volete che io faccia, del resto se fossi venuto a quest’ora già fosse passato così e
meglio che ancora debbo venire e passare pochi giorni insieme a voi. Nello scrivermi fatemi sapere
l’altezza interna delle due vetrine dell’oro, cioè misurando dal piano interno fino sotto al vetro di
sopra, misuratelo esattamente e scrivetemela esattamente questa misura.
Voglio augurarmi che non sia tanto alla lunga, il fatto e che aspetto quella notizia da Napoli
volendomi togliere il pensiero io e farvelo togliere anche a voi, così quando si saranno consegnate
le cartelle ai singoli padroni si sta più tranquilli. [sul verso] son contento, perché ho ricevute lettere
da Peppino nostro Peppino Geco ed Antonio in occasione della Pasqua, voglio augurarmi che tutti
hanno scritto anche a voi così la mamma starà meno pensierosa. Gli affari me lo immagino vanno
malissimi, non vi preoccupate il necessario che state bene, non mancherà il tempo di farne. Ora
posso scrivere con maggior comodità perché dalla mattina alla sera sto sempre a tavolino, solo
stando qui a Taranto non si gode la franchigia postale. Saluto caramente tutti baciandovi vostro
figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari]
44
Taranto 29 Aprile 1917
Carissimo Papà, ricevo vostra pregiata e mi affretto rispondervi: tranquillizzatevi della trascuranza
usatavi mio fratello, perché a me ha scritto due volte in questi giorni, l’ultima sua porta la data del
23 corrente. Oggi scriverò anche a lui rimproverandolo di non avervi scritto. Circa la cartolina di
Papaccio ho compreso tutto, avendo inviata anche a me una cartolina facendomi consapevole di
ogni cosa.
Circa le mie venute nulla posso dirvi se non mi scrive prima da Napoli.
Godo florida salute parimenti auguromi di voi saluto tutti baciandovi vostro figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura.Piazza marittima di Taranto.
Timbri postali ordinari]
Taranto 30 Aprile 1917
Carissimo Padre
Informovi che mi è stato avvisato da Napoli di essere pronti i titoli però non vi muovete a niente se
prima non ricevete mia autorizzazione a poter partire. Io pel momento non posso venire cosicché
attendete mie lettera.- Godo florida salute parimenti auguromi di voi tutti. Salutandovi bacio tutti
Vostro figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari]
Taranto 2 Maggio 1917
Carissimo padre
In pari data vi ho spedito un’assicurata di lire mille il quale contiene il titolo del Prestito Nazionale.
Segue mia lettera dove vi chiarisco perché ve l’ho spedito. State tranquillo che io sto benissimo, di
venire io non e più cosa, andrete voi a Napoli a ritirarvi le cartelle, con la mia lettera vi darò tutti i
dettagli e andrete quanto più presto potete. [sul verso] La lettera ve la farò stasera e subito spedita.
Saluto e bacio tutti voi aff. figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari]
Taranto 3 Maggio 1917
Carissimo Padre
La presente fa seguito alla mia simile inviatavi ieri dove vi avvisava di avervi spedito l’assicurata
contenente il titolo di rendita di lire mille. Non appena l’avete ricevuto scriverete una cartolina al
Signor Prota quello che è sulla busta accusando ricevuta dell’assicurata e del titolo, lo ringrazierete
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e lo saluterete, questo perché lo feci spedire a lui e gli ho restato la ricevuta, in caso che ci
dovessero essere contestazioni. Ricevete una mia lettera dove tutto vi comunico, siate tranquilli e
non pensate a [sul verso] niente. Mi scriverete non appena vi ho dato il mio nuovo indirizzo. Sto
benissimo parimenti auguromi di voi tutti. Salutandovi vi bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[a matita]Ricordatevi della cambiale del Cilentano che pare scadeva il 30 o il 1° aprile. u.s.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa, timbri: Verificato per censura. Timbri postali ordinari]
(In viaggio) Foggia 4 maggio 1917
carissimo Padre, Eccovi a darvi mie notizie strada facendo, sto benissimo parimenti auguromi di voi
tutti.
State tranquilli che dove siamo stati destinati si sta molto bene forse meglio di Taranto. Posso
esservi anche utile riguardando al fatto commerciale dato che in alta Italia si può comperare meglio
di Napoli. Non appena mi son sestimato allora e il caso di metterci d’accordo.
Voglio augurarmi esservi pervenute quante lettere vi ho inviate specie l’assicurata e la lettera dove
vi parlavo di tutto. Pensate star tuti bene che io mi adatterò. [sul verso] La raccomandazione
principale è quella di star sempre tranquilli. Saluto e bacio tutti Caramente vostro figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari. Scritta in inchiostro violetto]]
Ferrara 5 maggio 1917
Carissimo Padre
Eccomi a darvi mie notizie anche oggi. Per quanto in viaggio godo florida salute parimenti auguro
di voi. Forse domani sera, domenica si arriva a destinazione così posso darvi il mio indirizzo e voi
potete subito scrivermi dato che da parecchio non ricevo vostre notizie, immagino voi come siete
restati col sentire di essermi allontanato, però assicurovi che per me è stato meglio andarmene
adesso perché trovami con classe anziane mentre se mi fossi restato altri 15 giorni mi toccava ad
essere aggregato con quelli del 98. Per cui state tranquilli che io sono con quelli che vanno ha
raggiungere posti di rifugio. [sul verso] Ho inviate delle cartoline illustrate per gli augurii alla
mamma alla sorella ed alla mia Michelina
Tanti baci a tutti vostro figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari]
Casarsa 6 maggio 1917
Carissimo Padre
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Eccomi stamane ad inviarvi mie notizie ancora sono in viaggio ma prossimo ad arrivare a
destinazione. Sto benissimo auguromi ugualmente di voi tutti. State tranquilli perché andiamo in
posti più sicuri che altro, ricordatevi sempre che siamo artiglieri.
Appena arrivato a destinazione vi spedirò il mio indirizzo così subito potete inviarmi vostre notizie
essendone desideroso. Non vi preoccupate se qualche giorno non vi arrivassero miei scritti perché
da qui la via e lunga quindi ci impiega [sul verso] un po’ di tempo di più. Saluto caramente tutti
baciandovi affezionatissimo figlio Alfonso
Vi ho spedito diverse mie in viaggio auguromi esservi pervenute tutte.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari]
Zona di guerra 6-5-1917
Carissimo Padre
Dopo 3 giorni di viaggio siamo giunti a destinazione ed eccomi subito a darvi mie notizie ed il mio
indirizzo.
Sto benissimo state tranquilli ho trovato meglio di dove stavo solo sto più lontano ma e cosa da
niente purché si sta al sicuro. Vi scriverò a lungo domani oggi è stato per darvi il mio indirizzo la
compagnia ove sono stato assegnato e anche Milizia Territoriale, come stavo prima. Ora, scrivetemi
subito, essendo desideroso di vostre notizie e fatemi sapere se avete ricevuto l’assicurata e il pacco
speditovi. Saluto e bacio tutti vostro figlio Alfonso [sul verso] Caporale Maffeo Alfonso 18ma
compagnia M.T. del 1°° Artiglieria Fortezza Zona di Guerra.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari: La cartolina reca il timbro:
Ospedaletto. Scritto in inchiostro violetto]
Zona di guerra 8 maggio 1917
Carissimo Padre
Inviovi la presente per assicurarvi l’ottimo stato di mia salute ugualmente auguromi di tutti voi.
Voglio augurarmi esservi già pervenute tutte le mie inviatevi sia strada facendo che da qui ove mi
trovo da due giorni appena. Il clima di qua, in questa staggione è bellissimo siamo circondati da
monti candidi (rivestiti di neve).
Nello scrivermi fatemi sapere se avete riscosso l’importo della cambiala dal Cilentano o ve ne
dimenticaste all’epoca della scadenza? Voglio credere di no ma anche dimenticatovi allora potete
benissimo mandarla per l’incasso, consegnandola all’ufficio postale. Mandatemi l’indirizzo del
cognato Antonio perché solo quello mi manca e voglio scriverlo.
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Ricordovi sempre, state tranquilli di me, trovomi ad un posto più che sicuro. Bisogna solo pregare
Iddio di dar fine alla guerra così potrò ritirarmi presto io e tutti. Mi scrivete pure quando andrete a
ritirarvi le cartelle, andate quanto più presto potete. [sul verso] Fatemi sapere se quei tali che
volevano acquistare i titoli se sono disposti a comperarli tanto per regolarmi. Ora il corso e
aumentato un pochino si compera quasi all’80, fu buono acquistare quelle 20 mila lire allora me ne
trovo contentissimo. Non vi dico altro per oggi inviovi tanti affettuosi saluti baciando tutti aff.mo
figlio Alfonso
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari: La cartolina reca il timbro:
Ospedaletto]
Zona di guerra 9 Maggio 1917
Carississimi eccomi come il solito darvi mie notizie godo florida salute parimenti auguromi di voi
tutti. Scrivetemi essendo ansioso ricevere vostre notizie che da molto non ne ricevo. Trovomi nei
pressi di Genova siate tranquilli, scrivetemi sempre indirizzandomi lettere all’indirizzo datovi con
mie precedenti. Saluto e bacio caramente tutti
Aff.mo figlio Alfonso [sul verso] Non dimenticatevi darmi l’indirizzo del cognato.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari: La cartolina reca il timbro:
Ospedaletto]
Zona di guerra 10 Maggio 1917
Carissimo Papà
Come al solito eccomi a darvi mie notizie: godo florida salute parimenti auguromi di voi tutti.
Piacenza 20 giugno 1917
Carissimo padre, pur avendovi scritto a lungo ieri vi invio la presente oggi per accusarvi rivevuta
della vostra speditami il giorno 11 giugno col quale mi dite di avermi spedito le 50 lire dal giorno
precedente, il denaro lo ricevetti e pare ve lo scrissi, ne restai meravigliato perché nulla vi avevo
chiesto, però pensai a qualche cosa di simile, pazienza.
In merito a quanto mi dite che vogliono essere pagati al circolo, voi non gli date neanche un soldo,
questo vale per il fitto del pianoforte forse? Fa proprio vergogna francamente gli dite che pagherò io
quando mi congedo. Il pianoforte portatelo dove era, non e cosa di venderlo, badate che ci sia la
chiave per chiuderlo. Dite a Paolino se vuol vedersi lui tutto comperiamo noi, non e uomo lui di
speculare su noi, non vi sgomentate di farlo portare al suo posto. In merito alla bottega di Grippa
sono dell’istessa idea vostra ma per non perdere le cinquanta lire e buono che glie la fate tenere però
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senza impegnare tempo a lungo. In riguardo alla registrazione degli oggetti d’oro, e la legge che lo
vuole e si deve fare, occorre un po’ di pazienza ogni qualvolta si vende. Il pacco vi dirò io come
dovete spedirlo la prossima volta che vi scrivo, per farlo arrivare presto lo farò spedire ad un
borghese di qua così sarò più sicuro di averlo. Saluto e bacio tutti vostro figlio Alfonso
(Baciate per me i cari figli)
([C.R.E.. Verificato per censura. Indirizzo del mittente da riprodurre nelle risposte Cognome e
nome: Maffeo Alfonso; Grado: Caporale Reggimento 10° Artiglieria Fortezza; 18° Compagnia:
Milizia Territoriale. Zona Guerra ]
Zona di Guerra 13 Maggio 1917
Carissimo Papà, la presente fa seguito ad altra mia speditavi stamane tanto per accusarvi ricevuta
della vostra pregiata pervenutami proprio ora che tanto aspettavo: ho provato gran piacere udire
vostre buone notizie. Con piacere ho appreso che andaste a ritirar le cartelle, quanto pagaste di
tassa? Sono tranquillo dell’esservi pervenuta l’assicurata contenente il titolo conservatemelo. Circa
le camicie non trovo difficoltà sulla tinta vi farò sapere io quando dovete spedirmele. Vi scriverò
più a lungo domani. Ad Ascarelli non ci pensate proprio, la ricevuta di quanto gli spediste non so
dove voi la metteste ma pare fosse insieme alla fatture, ricordo che mi diceste di avergli spedite £
1000.00, se vi scrivesse me lo farete sapere prima a me. Siate tranquilli sto benone mandatemi
quanto vi ho chiesto colla mia precedente perché sono senza. Saluto e bacio tutti vostro figlio
Alfonso
[vedi supra]
Zona di Guerra 13 maggio 1917
Carissimo Padre
Ieri vi scrissi una lettera e mi dimenticai il più necessario sono restato senza danaro, siate gentile
mandarmi 50 lire, spedirete due cartoline vaglie da 25 lire l’una così di economizzare la spesa
postale. Desidero sapere se avete ricevute due cartoline in franchigia speditevi una ieri e un’altra
avant’ieri per vedere se li lasciano passare, così scriverei sempre quelle e mi risparmierei questo
danaro per la posta. Oggi qui fa un caldo straordinario forse più di coteste parti. Io sto benissimo
parimenti auguromi di voi tutti.Al piacere ricevere presto quanto vi ho pregato ringraziandovi
porgovi i più affettuosi saluti baciando [sul verso] caramente tutti aff.mo figlioAlfonso.
[C.P.I. affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari: La cartolina reca il timbro:
Ospedaletto]
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Zona di guerra 15 – 5 – 1917
Carissimo padre
Assicuravi colla presente l’ottimo stato di mia salute parimenti auguromi di voi tutti. Inviovi tanti
affettuosi saluti baciando tutti vostro aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.Timbri soliti]
Zona di Guerra 16-5-1917
Carissimo padre
Informovi colla presente l’ottimo stato di mia salute parimenti auguromi di voi tutti. Voglio credere
che vi siano pervenute notizie da mio fratello, ha sempre quel gran difetto di essere trascurato per
quanto io gli raccomando di scrivere ogni giorno. Ricevete tanti affettuosi saluti baciando tutti
aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Posta militare.Timbri soliti]
Zona di Guerra 18 Maggio 1917
Carissimo Padre
Eccomi colla presente ad accusarvi ricevuta di due vagli, ve ne ringrazio sentitamente sono stato 6
giorni senza neanche un soldo; pure son passati. Ora, non mi spedite più danaro se non ve lo
domando io perché non voglio tenere più di quanto mi avete mandato, così non appena mi bisogna
ve lo mando a chiedere. Mi meraviglia come le cartoline in franchigia non vi sono pervenute, e pure
ne ho spedite diverse, la questione e che si annoiano di leggerle e non li lasciano partire vuol dire
che non ne scriverò più. Se il pacco non ancora ’avete spedito trattenetelo fino a che vi dico io di
spedirlo. Nello scrivervi ieri dimenticai dirvi in merito a Francesco Garofalo, se volete sapere il mio
giudizio e di non far male a nessuno, glie lo direte colle buone se può darvi tutto o in parte bene
contrariamente fargli rinnovare l’effetto calcolandoci gli interessi, tenetelo presente che pure lui è
un padre di famiglia e quindi considerarlo. Sto benissimo ugualmente auguromi di voi Saluto e
bacio caramente tutti vostro figlio Alfonso. [Sul verso] Carissima Sorella io tra lettere, cartoline e
cartoline in franchiggia fino ad oggi questa è la 13à vedi che li mando tutte numerate appunto per
farvi vedere che ogni giorno vi scrivo adesso giacché quelle cartoline vi arrivano non ne uso più.
Debbo fare solo un altro tentativo di imbucarle d un’altra parte.
Bacioti con tutti tuo fratello Alfonso
[Scrittura in inchiostro violetto, tranne l’indirizzo. Sul recto, in alto: 13° scritto a mano. C.P.I.
affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari: La cartolina reca il timbro: Ospedaletto]
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Maggio 22 1917
Carissimo padre
Ieri volli provare a spedire una cartolina in franchigia ed una al cugino Rosario, voglio vedere se vi
giungono. E un guaio, se si fosse sicuro che li facessero passare, sarebbe una bella economia,
intanto si deve spendere di propria saccoccia che francamente mi dispiace, pur limitandomi ad una
solo cartolina al giorno sono 3 lire al mese, ora che non si guadagna niente costa, non potete credere
come ci rifletto a spendere un soldo. Quando voglio vedere quel giorno di poter esercitare il mio
commercio per poter dare una botta ai guai, voi mi comprendete, non credete che io non ci
pensasse. A proposito: ditemi se il sussidio gli è stato aumentato so che alle mogli gli è stato
aumentato di due soldi ed ai figli di uno, sono altre sei soldi al giorno così potrei fare un po’ più di
lisso a scrivere, voglio sperare che sia anche effettuato a Capaccio questo aumento di sussidio.
Ricordatevi quanto vi scrissi nella mia se fosse possibile parlare a quella persona cui potrebbe fare
in modo di farmi venire per S. Antonio. Per Vincenzo Voza a fatti [sul verso] tanti miracoli lo
potrebbe fare anche per me dato che io non mi trovo proprio in zona di operazioni come lui. Magari
fargliene parlare da qualche persona a lui molto amica o pure con qualche cosa…
Auguromi godete tutti florida salute, io sto benissimo siate tranquilli. Saluto e bacio caramente tutti
aff.mo figlio Alfonso
[C.P. I., affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari]
Maggio 22 1917
Carissimo padre
La presente fa seguito ad altra mia inviatavi prima che avessi ricevuto la vostra pregiata del di
corrente. Con molto piacere rilevo che tutti godete florida salute parimenti assicuravi di me. Pare
che sia possibile ottenere quanto vi espressi nella mia precedente vi ho parlato di quale sarebbe il
mio desiderio. Mi accennate di avermi spedito il pacco speriamo che lo ricevo ora io appunto per
questo volevo farlo trattenere ancora del resto è fatto ora. Domani vi scriverò altra mia precisandovi
per il noto affare. Salutando caramente tutti vi bacio vostro figlio Alfonso
[A margine] Ho piacere d’avervi pervenute l’altre simili cartoline.
C.R.E. Timbri postali soliti.
28 maggio 1917
carissimo Padre eccomi ha rispondere alle vostre 24 e 25 corrente che con piacere ne rilevo che tutti
godete florida salute anche io grazie a Dio sto bene. Non vi preoccupate quando non ricevete
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corrispondenza perché non potete sapere quante difficoltà ci sono anzi io dati i posti dove stiamo
non so come possa andare in regola ogni cosa vedete che vi giungerà qualche lettera con data
precedente a quella cartolina con i soli saluti da mio fratello. Affrettatevi pregare quella persona
così verrei a mettere in ordine il fatto dell’oreficeria. Informovi che sono già stato assegnato in
Ufficio come stavo a Taranto.
Ditemi se staccate le cedolette di rendita dei titoli ceduti a Petraglia e Voza, credo di si perché ve lo
scrissi, abbiamo tenuto noi il danaro occupato dal 1° gennaio quindi spetterebbe più a noi del resto
glie li deste come stavano non gli dite niente più. Conservate il danaro che venendo io compreremo
gli altri anzi se qualche altro volesse il resto ma sempre alla pari, dateglieli e staccate le cedolette.
[sul verso] In merito al magazzino francamente lo fitterei anzi dato che gli resta sfittato si potrebbe
ottenere per un buon prezzo, giacché gli diceste che non vi serviva, volete che gli scrivesse io? O
parlategliene voi. Ritornando a mio fratello a me scrisse la settimana scorsa siate tranquilli, gli
scriverò domani e gli raccomando di non essere trascurato. Sono restato spiacente di Tonuccio
essere stato ferito come pure dell’altro.
Domani vi scriverò più a lungo saluto e bacio a tutti vostro figlio Alfonso
C.P.I. Affrancatura da 10 cent., rosa. Cartolina inviata da Ospedaletto. Scritta in inchiostro rosso.]
30 Maggio 1917
Carissimo Padre
Eccomi a darvi mie notizie, sto benissimo parimenti auguromi di voi tutti.
Circa il noto affare potete pregare quella persona che lui stesso sa a chi farlo, non trascurate molto,
che fosse non più tardi del 4, al massimo il 5 giugno gli fate vedere l’indirizzo solamente. Ieri
scrissi a Peppino voglio augurarmi non sia più trascurato a darvi sue notizie. Grippa cosa decise poi
colla bottega di greco, gli conviene pagare quel piggione oppure ve l’ha lasciata? Non basta quanto
tempo l’ha tenuta per tre soldi, come sono accorti cert’uni per gli affari loro.
Il pacco non ancora mi è arrivato, voglio sperare che mi arrivi e non andasse disperso. Venendomi
in questi giorni ne ho piacere contrariamente mi adatterò. Non mi resta altro da dirvi per il momento
porgovi i miei più affettuosi saluti baciando caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I. Timbri soliti]
Zona di guerra, 3 giugno 1917
Carissimo Papà
Eccomi come sempre darvi mie notizie. Sto benissimo parimenti auguromi di voi tutti. Ieri vi ho
inviata una lunga lettera voglio augurarmi a quest’ora esservi pervenuta. Voglio credere che mio
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fratello vi abbia scritto così la mamma sarà più contenta. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.R.E. Posta militare.]
Zona di Guerra 10 –6- 1917
Carissimo Padre
Ricevo vostra pregiata e mi compiaccio sentirvi tutti bene parimenti assicurovi di me. Non vi
preoccupate se non avete ricevuto miei scritti anzi se vi son pervenute le mie precedenti già vi
tranquillizzate. Sono stato occupatissimo in ufficio essendosi formata una nuova batteria, però vi
dico pure che fanno richiesta di me dove sono stato prima cioè nel mese di maggio non so se vado o
resto qua, ad ogni modo io mi trovo comodo tanto nell’una parte che all’altra; mi hanno richiesto
perché li contentavo in tutto specie nella paga che facevo, trovavano molto esatto il mio sistema per
cui mi richiedono hanno bisogno di una persona paziente. Quanto mi di te in merito alla domanda
qui nulla è pervenuto ancora spero arrivi domani credo anche io essere contentato e se non e
possibile ora vela faccio ripetere. Il pacco non ancora l’ho ricevuto. Scriverò al giudice
ringraziandolo della sua cooperazione. A voi vi raccomando non essere in pensiero se non vi
pervengono puntualmente miei scritti, potrei dirvelo con più chiarezza venendo. Vi ho scritto in
fretta per rispondere subito ma vi scriverò subito. Voglio augurarmi esservi pervenute altre mie
spedite.
Saluto e bacio tutti vostro aff.mo figlio Alfonso.
[C.P.I. Timbri soliti]
Zona di Guerra 11 giugno 1917
Carissimo Padre
La presente fa seguito alla mia inviatavi ieri dove vi accusai ricevuta della ultima vostra. Come vi
dissi che facilmente mi richiedevano un’altra volta dove stavo e così veramente oggi sono stato
chiamato per fonogramma e sono ritornato al posto di prima e vi ho subito spedita la presente per
darvi come al solito mie notizie; però come sono arrivato mi è stato detto che la mia richiesta non è
stata per farmi rimanere qui ma per mandarmi ad un altro posto avendo bisogno di una persona
speciale per contabilità dove vado non lo so, perché non si dice mai dove si va, voi intanto non mi
scrivete se prima non ricevete mia lettera, quello che vi prego non state in pensiero per me, perché
ripeto dato il posto che occupo non e da preoccuparsi per me e sempre lo stesso anzi e meglio
andare in giro a destra e sinistra. Oggi ho ricevuto lettera da mio fratello e da Antonio stanno bene.
Il pacco non mi è pervenuto speriamo lo ricevo dove vado. Sono dolente per la pratica da voi fatta,
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ma se non arriva ve la farò ripetere, siate sicuro che arrivando a quel comando che è stata spedita
sarà rimessa al comando dove vado. Vorrei raccontarvi quanti giri ho fatti dal 30 maggio ad oggi, il
solo piacere vorrei se potessi incontrarmi on uno dei nostri speriamo sia così. In pari data ho inviato
una cartolina al giudice ringraziandolo di tutta la cooperazione a mio riguardo. Non mi resta dirvi
altro pel momento che porgervi i più affettuosi saluti col baciare a tutti. Auguromi che la presente vi
trovi tutti bene e fare un buon S. Antonio giacché non ha voluto che io mi fossi trovato fra voi.
Abbracciovi vostro figlio Alfonso
[C.P.I. Timbri soliti]
Piacenza 18 giugno 1917
Carissimo Papà,
Eccomi come sempre darvi mie notizie.
Eccomi come il solito darvi mie notizie. Godo florida salute parimenti auguromi di voi tutti.
Oggi ho ricevuto anche lettera da mio fratello il quale mi assicura di star bene. Se domani non
arriva a questo comando la domanda da voi fatta vi scriverò di ripeterla nuovamente che stando qui
a Piacenza e non in zona di guerra mi possono con maggior facilità congedere la licenza. Ripetovi
domani vi scriverò a lungo.
Se fossi stato più vicino non bisognava nemmeno la domanda ma siccome son lontano ci occorre.
Spero avere questo piacere. Saluto e bacio caramente tutti vostro figlio Alfonso
Qui fa un caldo indiavolato
[C.P. I., affrancatura da 10 cent., rosa. Timbri postali ordinari. Scrittura in inchiostro violetto]
Piacenza 28 giugno 1917
Carissimo Padre
Informovi aver ricevuto la vostra pregiata ultima inviatami godo sentirvi tutti bene anche io sto
benissimo e starei ancora meglio se potessi venire a vedervi per quattro o cinque giorni. Vivo di
speranze. Non vorrei farvi ripetere la domanda da voi, se fosse tanto buona quella persona fare lui
un telegramma solo così potrei venire subito dicendo che la mia presenza urge assolutamente costà
per liquidare interessantissimi come e la pura verità non già fosse bugia. Raccomandovi però non
far vedere a lui la presente. Ieri ho ricevuto lunga lettera da mio fratello dove mi diceva di essere
stato in un bel paesetto, ecco perché vi telegrafò chiedendovi del denaro, sempre così lui, pazienza.
Ora che sto qua non vi preoccupate se non ricevete mie lettere ciò significa che è stato per
mancanza di tempo non altro che questo, in ufficio ci e un tale lavoro che dalla mattina alle cinque
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smonto alle sei di sera, avendo una sola ora alle 11 per mangiare la gavetta, ringrazio sempre Iddio
e son contento di tal lavoro perché si sta almeno al fresco. Ieri sera e stasera sono stato in
compagnia di Eduarduccio Conso, non potete credere quanto mi è stato gradito l’incontro di un
compaesano, come se avessi visto mio fratello. Che disgrazia dov’unque vado non trovo mai un
paesano fortuna che incontro delle simpatie che subito mi affeziono. Saluto e bacio tutti aff.mo
figlio Alfonso
N.B. Come spedite la corrispondenza ora sta proprio bene l’indirizzo.
Belluno 9 luglio 1917
Carissimo Padre
Informovi dell’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di voi tutti. Oggi mi è
pervenuta lettera da Vincenzo di Sirio ed ho subito risposto.
Di lettere vostre non ancora me ne sono pervenute. La lettera di De Sirio l’avesse spedita a Piacenza
ma anche qui mi è arrivata lo stesso. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figli Alfonso
[C.R.E. Timbri soliti]
Zona di Guerra 21 Luglio 1917
Carissimo Padre. -
Ieri vi inviai la mia voglio augurarmi esservi già pervenuta. Come vi dicevo di dover andar via dal
posto ove ci troviamo ci è stato già comunicato, si parte domani. Appena sarò arrivato alla nuova
destinazione vi scriverò autorizzandovi di potermi scrivere. Sto benissimo parimenti voglio
augurarmi di voi tutti. Credo che a quest'ora avete ricevuto lettere da mio fratello così potete star
più tranquilli. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. Timbro: posta militare 17° Divisione. 10° Regg. Artiglieria Fortezza
Zona di guerra 3 agosto 1917
Carissimo Padre,
Eccomi come al solito darvi mie notizie per quanto io non ne ricevo, non so quale sia il perché:
ricevetti una sola volta la posta nel mese scorso diverse vostre e poi mai più, son convinto che voi
chi sa quante altre volte mi avete scritto e che io non ho ricevuto, ma voglio augurarmi riceverle
almeno in una volta così me la passo a leggere per diverso tempo. L’unico conforto e quello di
avere qualche notizia da casa. E intanto anche quello viene meno. Si vive di speranza. Si avanza
giorno per giorno; i nostri soldati si battono da leoni pur tra le fiamme. Che poesia! Da raccontar
poi quando quanto si vede ora. Dalle terre redenti inviovi mille baci, aff.mo figlio Alfonso
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[scritto lungo il lato corto] State tranquilli siamo artiglieri!
[sul verso, nello spazio dell’indirizzo] Si abbattono i nemici con coraggio e fermezza. Di rimpetto al
Monte Santo e proprio siamo sull’alto Isonzo in territorio già una volta nostro che il barbaro nemico
ce lo aveva strappato e che ora è divenuto di bel nuovo nostro.
Zona di guerra 23 agosto 1917
Carissimo papà,
Ieri ricevetti la vostra in data 18 agosto mi meraviglio come così presto. Godo sentirvi tutti bene
parimenti auguromi di voi tutti. Circa come vi dissi per la licenza invernale hanno risposto che deve
passare un anno da che ebbi l’altra quindi non pensiamo più a questa. Ora pregovi ancora un’altra
volta giacché perdeste il tempo a fare due domande allora ne dovete fare una terza firmata dal sig.
Maresciallo e argomentarla sempre sul fatto dell’oreficeria dato il decreto in vigore dal 1° luglio
corrente anno. Fate la domanda la portate al maresciallo la firma e la spedirà al comando della mia
batteria, come è l’indirizzo sulla presente. Son sicuro di ottenerla ora dato dato i progressi e bravate
fatte dalla nostra batteria. Abbiamo circondati più di diecimila austriaci e per non distruggerli si
attende che si arrendino.
Saluto e bacio a tutti aff.mo figlio Alfonso
[In alto, scritto al contrario: fate subito quanto vi ho detto e tenetemi informato al spec.]
Zona di guerra 17 settembre 1917
Carissimo Padre,
Informovi l’ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di voi tutti. Credo vi sia già
pervenuta la mia di ieri e avermi compreso in tutto. Sarebbe meglio però che la guerra finisse per
tutti così almeno si stia un po’ più tranquilli.
Salutandovi a tutti vi bacio vostro aff.mo figlio Alfonso
Zona di Guerra 11 Settembre 1917
Colla presente informovi l'ottimo stato di mia salute ugualmente voglio augurarmi di voi tutti.
Siamo sempre colla calma state tranquilli. Si mangia e si beve e si lavora pacificamente.
Ci è stata nessun'altra disgrazia fra i paesani oltre il figlio di Valentina? Voglio augurarmi di no.
Salutandovi e baciando tutti aff.mo figlio Alfonso
Sul verso, nelle informazione del mittente: 556¡ Batteria d'Assedio; 31¡ Raggruppamento.
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Zona di Guerra 25 Settembre 1917
Carissimi
Io sembre bene parimenti auguromi di voi tutti. Voglio credere esservi pervenute puntualmente tutte
le mie. Salutandovi bacio tutti
vostro figlio Alfonso
<come sopra>
[senza data. Seguito ad una cartolina che non abbiamo. La data del timbro postale è 1 ottobre]
in seguito alla cartolina precedente.
Noi se si fosse sicuro di incassare una buona somma circa all'esigenza, io spenderei tutto il danaro
che ci è disponibile, ma se poi si va scarsi, come si fa in caso che qualched'uno si presentasse per
restituirvi le cartelle? Quindi ditemi anche questo, cosa si può sperare circa l'esigenza e se hanno
incominciato a venire a pagare.
Insomma fatemi sapere un po’ di tutto così mi regolarò.
Sto benissimo ugualmente auguromi di voi tutti. Proprio in questo momento ricevo la vostra del 17
corrente che apprendo quanto mi dite. Saluti e baco tutti abbracciandovi vostro figlio Alfonso
[C.R.E]
Zona di Guerra 1 Ottobre 1917
Carissimi
come al solito godo floridissima salute similmente auguromi di voi tutti.
Oggi ci è arrivata una circolare ed ho appreso che si possono concedere 90.000 esoneri, mi son
rallegrato all'accrescere le speranze per me!
Chiudo coll'abbracciarvi e baciarvi tutti
aff.mo figlio Alfonso
[come sopra ]
Zona di Guerra 4 Ottobre 1917
Carissimo Padre
Anche oggi privo di vostre notizie. Perché questo? Per quanto non vi sia niente da dirmi ma tanto
per sentirvi bene almeno. Io fin'oggi non posso lamentarmi vorrei tentare se mi potessi trovare fra
voi per il 15 corrente ma sarà un po’ difficile, proverò! Salutando e baciando tutti
aff.mo figlio Alfonso
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C.R.E.
Dal Fronte 5 Ottobre 1917
Carissimi
Dopo diversi giorni ricevo la vostra dove mi compiaccio sentirvi tutti bene così ugualmente si
assicura di me. La matassina che la sorella ha acclusa nella lettera mi è sufficientissima ed anche
come colore presso a poco si adatta. Vediamo alla mia venuta poi quella persona cosa saprà fare.
Guardate un po’, se mi riesce venire in questo mese bene, contrariamente mi tocca ad aspettare il
mese entrante quindi non sarà molto a lungo e sarò fra voi. Abbracciovi tutti baciandovi aff.mo
figlio Alfonso
[C. R. E.]
Dal Fronte 8 Ottobre 1917
Carissimo Padre
Oggi finalmente ho ricevuto la lettera da mio fratello e mi assicura che sta bene, l'ho risposto subito
metre (sic) lui mi ha risposto dopo 20 giorni. Sto benissimo ugualmente auguromi di voi tutti.
Abbracciandovi vi bacio aff.mo figlio Alfonso
Dal Fronte 9 Ottobre 1917
Carissimo Padre
Ricevo vostra del 3 corrente e mi compiaccio sentirvi bene ugualmente assicurovi di me.
In merito a quanto desideravo conoscere circa il danaro, mi avete scritto in modo tale, da non
poterne capir niente tanto da non poter essere mai possibile, calcolando di non aver potuto mettere
da parte neanche un centesimo da che son venuto io l'ultima volta; ad ogni modo la lettera la
conservo appunto per farvela vedere quando verrò. Io non volevo sapere per nessuno scopo come
voi sempre interpretate ma per regolarmi a quanto potrei fare nel venire costì. Vi scriverò più a
lungo e vi chiarirò meglio la posizione. Salutandovi tutti caramente vi bacio aff.mo figlio Alfonso
Dal Fronte 11 Ottobre 1917
Carissimo Padre
Come al solito godo florida salute parimenti auguromi di voi tutti. Le licenze invernali finora sono
state di 15 giorni più il viaggio e così sarà fino al 31 ottobre, invece poi ad incominciare dal primo
novembre invece di 15 giorni sarà di 20 quindi a me conviene attendere fino al principio del mese
entrante per godere di 5 giorni in più oltre di ciò nel frattempo Liberato conchiudesse qualcosa di
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positivo, verrei per sempre. Vi pare che sia giusto così? Ho creduto farvelo sapere per
tranquillizzarvi di non aspettarmi giorno ma invece sarò costà dopo la fine del corrente.
Abbracciandovi tutti vi bacio vostro figlio Alfonso
[C.R.E.]
Oriolo Romano 13 Dicembre 1917
Carissimo Padre
ieri ricevetti il pacco contenente esattamente ogni cosa, ringrazio del pensiero avuto ad accludermi
delle mele e dei fichi, non ne avevo più visti da che fui da voi. Mi meraviglia per di essermi
pervenuto il pacco senza lettera, come va? Oggi ho ricevuto dalla sorella Concetta una illustrata.
Godo floridissima salute, francamente in pochi giorni mi son rimesso del tutto, non mi sembra più
aver tanto sofferto.[verso] Pare che la cosa voglia finire speriamo sia così.
Auguromi che voi tutti godete florida salute abbracciandovi e baciando tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I affrancatura in rosa da 10 centesimi. Timbri: Viterbo, Capaccio.]
Oriolo Romano 26 dicembre 1917
Carissimo Padre – ricevuto stamane vostro espresso, immediatamente vi ho telegrafato voglio
augurarmi esservi pervenuto in tempo cioè prima di partire. Spero e auguromi che tutto vada bene.
Torno a raccomandarvi ed in ispecie alla mamma non stiate preoccupati che non ricevete lettere da
mio fratello vi spiego il perché essendone venuto a conoscenza: dove lui trovasi non ci sono state
azioni di combattimento e per quanto ci fossero state lui era a posto sicuro, la ragione che non viene
corrispondenza è perché ci è una quantità di neve che non possono trafficare i postini, quindi siate
convinti che come voi non ricevete sue notizie così lui non ne riceve delle vostre. Vi siete persuasi?
Non fate castelli in aria ve ne prego. Circa la corrispondenza vostra ho ricevuto tutto e da tutti
auguromi così anche voi da me. Non fate mai più espressi, perché è uguale la lettera col solo
francobollo si riceve subito che arriva in paese.
In merito all’anticipo chiestovi l’avvocato non lo trovo esagerato voglio sperare sia onesto. Porgovi
tanti affettuosi saluti in uno a tutti di casa nonché baciarvi. Abbracciovi vostro aff.mo figlio
Alfonso
P.S. Son sicuro che risposta al telegramma spedito al comando cui dipende mio fratello non ne
verrà, ma mi farete sapere qualcosa in proposito.
[in alto, al di sopra della scritta “Cartolina Postale italiana”: Ho scritto all’Ufficio Concentramento
di Bologna per avere notizie sul conto del comando a cui dipende Peppino e di lui.]
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1918 – 26 cartoline
Oriolo Romano 1 –1 – 1918
Carissimo Padre
Non ho scritto ieri ne ieri l’altro perché stavo in aspettativa dell’avvocato intanto il mio aspettare è
stato invano: veramente è stato cattivo tempo e poi forse nel primo dell’anno non ha voluto restare
fuori di casa auguromi venisse almeno in settimana. Ho ricevuto la vostra del 28 e l’altra del 30
godo sentirvi bene al pari di me. Raccomando alla mamma essere meno pensierosa. [sul verso] In
questo paese tanti non ricevono dei loro e poi son venute dopo 40 o 50 giorni fidare sempre in Dio.
Bacio ed abbraccio tutti
Aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I.]
Oriolo Romano li 3 Gennaio 1918
Carissimo Padre
La presente fa seguito alla mia di ieri tanto per darvi mie notizie, sto benissimo ugualmente voglio
augurarmi di voi tutti. Oggi nemmeno (sic) si è visto l’avvocato forse ha pensato di occuparsi senza
recarsi qua sarà anche meglio del resto faccia lui. Da Bologna non mi è ancora arrivata la risposta
circa le informazioni di Peppino, sto molto animato perché anche a me ogni giorno arrivano
informazioni sui militari che trovasi fra noi immaginate un po’! Voglio sperare che le mie parole
non siano lusinghiere e son convinto che così sarà. Abbraccio tutti
Baciandovi aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I.]
Oriolo Romano 6 –1 – 1918
Carissimo Padre
Oggi finalmente ho potuto avere il piacere di vedere qui il sig.r Quinto, vi scriverò domani a lungo.
Abbiamo passata una giornata proprio divertita per quanto l’ampiente (sic) si prestava poco.
Ho notato in lui una persona molto affabile, e solo l’avermi portate vostre notizie mi ha sembrato
conversare con voi. Mi ha detto che si è interessato di Peppino ed aspetta risposta. Ricevete anche
una cartolina firmata da me e da lui.
Abbracci affettuosi e baci a tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C. P. I., affrancatura in rosa da 10 cent. Timbri ordinari.]
60
Oriolo Romano 14 –1 – 1918
Carissimo Padre,
ieri non feci il mio dovere di inviarvi mie notizie ma per quanto Domenica non ebbi neanche un’ora
di tempo di potermi fare due passi perché pieno di lavoro. Ieri mi pervennero i due vaglia grazie del
pensiero. Sto benissimo voglio augurarmi così di voi tutti. Se ci fosse in casa un paio di scarpe delle
mie da potersi arranciare (sic) ne avrei proprio piacere perché tengo un paio di scarpe che pesano un
5 chili tanto piene di chiodi; da comperarle qui non [sul verso] non è il caso, perché dovrei spendere
50 lire per averle, voi però se in casa non ce ne fossero non ve ne curate perché rimedio lo stesso,
accomodandone qualche paio se vi riuscisse possibile vi dirò io quando dovete spedirmele. Di mio
fratello niente ancora.
Saluto e bacio tutti vostro
Figlio Alfonso
[C.P.I.]
Oriolo Romano 19 febbraio 1918
Carissimo Padre
Giusto come vi scrissi ieri l’altro, informovi che ho potuto fare fin’oggi solo l’abbonamento per far
avere 500 sigarette a Peppino, per altro non ho potuto ancora però voi potete spedirgli pacchi di solo
2 kg l’uno, tanto di pane che d’altro. Più ho mandato a prendere 100 cartoline a Roma di quelle che
potete servirvene voi, appena avute ve ne farò spedizione, ora pare che spedirgli lettere comuni non
ne arrivino così per essere sicuro ho voluto acquistarne 100 in modo da poterne cedere anche ad
altre famiglie.
Quanto mi è stato assicurato, dietro disposizioni recentissime non sia più comodo fare abbonamenti
per farle avere da manciare (sic) quindi cercate voi mandargli quanto potete e mai più di 2 kg per
volta.
Ho scritto a Spinelli in America come pure a Postiglione voglio augurarmi [sul verso] non vi
secchino più. L’abbonamento fatto per le sigarette l’ho fatto a vostro nome però o pagato tutto.
Il freddo continua.
Aff.mo figlio Alfonso
Ho ricevuto lettera da Greco bravo, trovasi a Torino bel piacere.
[C.P.I.]
Oriolo Romano 7 marzo 1918
61
Carissimi
Godo florida salute ugualmente auguromi di voi tutti. Da Taranto ancora nulla mi han fatto sapere,
spero conoscere qualcosa prima che vi scriva un’altra volta. Qui la solita vita, nulla di nuovo.
Abbraccio e bacio tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.P.I]
Oriolo Romano 10 marzo 1918
Carissimi
Come al solito godo florida salute ugualmente auguromi di voi tutti. Nulla di nuovo voglio
augurarmi esservi pervenute notizie da Peppino.
Tanti saluti al cognato Antonio.
Scrissi all’avvocato ma fin’ora non ho ricevuto ancora risposta. Speriamo che finisca proprio la
guerra, così non cerchiamo elemosine.
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I]
Oriolo Romano li 11 marzo 918
Carissimi
Eccomi come al solito darvi mie notizie, godo florida salute ugualmente voglio augurarmi di voi
tutti.
In merito alla mia licenza nulla posso ancora precisarvi, ma ci spero poco, che sia in questo mese.
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I. Manca il timbro della censura]
5 Aprile 1918
Carissimo padre
Oggi S. Vincenzo voglio augurarmi esservi pervenuti i miei auguri inviatovi ieri l’altro.
Godo florida salute parimenti voglio augurarmi di voi tutti. Niente di nuovo sono al posto ove
siamo arrivati il 27 scorso e dalla cartolina che vi ho mandati gli auguri potete avere idea del paese,
non è affatto cattivo. Voglio credere che già mi avete inviata una vostra e non passerà tempo per
ricevere vostre notizie che con tant’ansia aspetto. Da mio fratello avete ricevuto altre notizie?
Voglio augurarmi di sì dato che l’ultima sua ricevuta era con una data molto antecedente. Inviovi i
più affettuosi saluti e baci infiniti a tutti. Aff.mo figlio Alfonso
62
[C.P.I.]
Napoli 31-5- 918
Carissimo Padre
Mi son disbrigato molto alla svelta, parto proprio oggi.
L’argento l’ho restato a Valletta al prezzo momentaneamente di £ 818.60, però mi ha detto di
poterne speculare ancora di più e così non ho voluto il denaro siamo restati che mi scriverà di
quanto più si può ricavare, quindi vi scriverò io quando dovete andarci per prendervi il denaro. Vi
raccomando di non mancare di andare a Salerno lunedì ed auguromi ottenere ottimo risultato.
Liberato del suo affare anche [sul verso] mi ha dato buone speranze quindi o l’uno o l’altro spero
riuscire in qualche cosa. Siate tranquilli e fatemi sapere se don Antonio vi accoglierà lunedì con
buona speranza. Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.P.I.]
Livorno 1 giugno 1918
Carissimo Padre
Dato che mi son fermato qui per un paio d’ore, inviovi la presente per tranquillizzarvi: ieri vi ho
spedita un’altra mia da Napoli voglio augurarmi esservi pervenuta.
Ricordatevi di pregare il maresciallo se gli giunge l’informazione circa l’asserire di essere padre di
4 figli o altro, facesse il suo dovere. Mi fate sapere a Salerno cosa fate in merito al nostro affare.
Non siate in pensiero sto molto bene per quanto mi sia bagnato abbastanza l’altra sera.
Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.P.I.]
Zona di guerra li 4 giugno 918
Carissimo Papà
Sono arrivato a destinazione, ho trovato tutti i miei compagni in ottima salute e in una buona
posizione. Sto benissimo ugualmente auguromi di voi tutti, il viaggio l’ho fatto molto bene. Se
ancora non avete scritto col farmi sapere cosa combinaste a Salerno scrivetemi all’indirizzo che
rimasi ad Angelina. [sul verso]Saluto e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso
185° Batteria da Posizione
41° Raggruppamento – 155° gruppo – Zona di Guerra.
63
Caporale Maffeo
[C.P.I. In alto un numeretto manoscritto cerchiato: 24]
Dal fronte 8 giugno 1918
Carissimo padre, rispondo alla vostra preg. 22 corrente godo immensamente sentirvi tutti buoni
parimenti assicurovi di me. Sempre allegro mai sgomento siate pure tranquillo, si e (sic) diventati
gagliardi guerrieri e da dirlo a fronte alta non più imboscato.
Sono contento che vi arrivano le mie ogni giorno così potete essere senza pensiero. In una baracca
sto insieme al capitano non state in pensiero se il tempo non si porta bene e cosa proprio da niente.
In riguardo a d. Antonio voglio augurarmi la sua risposta benché tardi sia favorevole, ci tengo
speranza date le disposizioni molto favorevoli, al mio modo di vedere. Raccomandovi non essere
affatto in pensiero, vi ripeto, Iddio mi guarderà da ogni pericolo, il necessario è che il secolare
nemico sia sconfitto così la guerra finirà presto. Bacioni a tutti abbracciandovi aff.mo figlio Alfonso
11 Giugno 1918
Carissimo Padre,
Eccomi come al solito, informovi l’ottimo stato di mia salute, ugualmente auguromi di voi tutti.
Oggi costà e fiera quanto desidererei trovarmi anch’io costà ma! pazienza. lo spero almeno
nell’anno venturo che pure ne sarei contento. Voglio credere che le mie vi pervengono
puntualmente così non avete a lamentarvi ed accusarmi di trascuratezza, veramente, quando posso
scrivere senza spendere non sono niente trascurato. Non ho da dirvi altro saluto e bacio tutti aff.mo
figlio
Alfonso
[[C.R.E.]
Zona di guerra li 12 Giugno 1918
Carissimo Padre
Fino ad oggi nessuna vostra mi è pervenuta come va? Voglio augurarmi almeno alla posta di questa
sera mi giungano vostre notizie.
Di salute ottimissima ugualmente auguromi di voi.
Domani e S. Antonio ed io qui, pazienza! perché anche lui mi crede più necessario qui che a casa.
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.R.E. Timbri ordinari.]
64
[Senza Luogo] 14 giugno 1918
Carissi (sic) Padre
Mi fa gran meraviglia come fino ad oggi non mi arrivano vostre notizie, come va? Sono quindici
giorni che son partito di casa e mai possibile che non avete inviato nessuna lettera? Sono in pensiero
per ciò, scrivetemi subito non trascurate, l’indirizzo lo lasciai molto chiaro quindi non posso
dubitare che sia questa la causa di non arrivarmi la posta. Auguromi stiate tutti bene al pari di me,
non siate preoccupati per mio riguardo, siate tranquilli, grazie a Dio son capitato ad un posto più
tosto buono che altro neanche io me l’aspettavo quindi non e da stare in gran pensiero. Fatemi
sapere qualcosa in merito al fatto di Salerno. Auguromi vi sia già arrivata la lettera fatta inbucare
(sic) a Roma. Saluto e bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
16 Giugno 1918
Carissimo Padre
Neanche ieri mi pervennero vostre notizie, anche se mi avreste voluto scrivere appena ricevuto la
mia, pure a quest’ora avrebbe dovuto arrivarmi dato che io vi ho inviata da qui il giorno 4 una mia.
Voglio augurarmi almeno, che sia causa del servizio postale un po’ lento e nient’altro. Siate
tranquilli di me, sto benissimo solo ieri notte ci fu un bombardamento che durò circa 8 ore, tutti
incolumi.
Bacio tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
Zona di guerra 21 giugno 1918
Carissimo Padre
Eccomi darvi notizie della mia nuova destinazione. Assicurovi che si sta nella medesima posizione
che abbiamo lasciata, si sta sempre in festa col cannone quindi si può essere sempre allegri. State
tranquilli e scrivetemi all’indirizzo come è sulla presente, cioè il medesimo di prima senza segnarci
il raggruppamento.
Saluto e bacio tutti vostro figlio Alfonso
[Sul lato corto] Auguromi essere pervenute le mie sia a voi che ad Annunziata.
[C.R.E.]
65
[Senza Luogo] 19 giugno 1918
Carissimo padre
La presente fa seguito alla mia inviatavi ieri; oggi abbiamo ricevuto ordine di andar via da questo
posto ove ci troviamo, voi intanto non mi scrivete se prima non ricevete altra mia così non facciamo
la solita storia come è capitato adesso, voglio augurarmi di andare in un posto almeno più buono,
saluto e bacio tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.R.E.]
[Senza Luogo] 26 giugno 1918
Carissimo Padre
Sembre come al solito godo florida salute auguromi ugualmente di voi tutti.
Oggi attendo lettera anche da voi voglio augurarmi ci sia qualche notizia in merito all’affare.
Saluto e bacio tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.R.E Timbri soliti. Un timbro tondo: L’ufficio è sprovvisto del bollo. Il comandante la Batteria]
27 Giugno 1918
Carissimi
Sempre come al solito in ottima salute auguromi ugualmente di voi tutti.
Baciandovi tutti vi abbraccio
Aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
Dal fronte 28 giugno 1918
Carissimo Padre
Rispondo alla vostra preg. 22 corrente godo immensamente sentirvi tutti buoni parimenti assicurovi
di me. Sempre allegro e mai sgomento siate più tranquillo, si e diventati gagliardi guerrieri e da
dirlo a fronte alta non più imboscato.
Sono contento che vi arrivano le mie ogni giorno così potete essere senza pensiero. In una baracca
sto insieme al capitano non siate in pensiero se il tempo non si porta bene e cosa proprio da niente.
In riguardo a D. Antonio voglio augurarmi la sua risposta benché tardi sia favorevole, ci tengo
speranza data le disposizioni molto favorevoli, al mio modo di vedere.
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Raccomandovi non essere affatto in pensiero vi ripeto Iddio mi guarderà da ogni pericolo, il
necessario che il secolare nemico sia sconfitto così la guerra finirà presto. Bacioni a tutti
Abbracciovi aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
Dal fronte 29 giugno 1918
Sembre in piena armonia, salute ottima, bacioni a tutti.
Vostro figlio
Alfonso
[C.R.E., il verso è illustrato con bandiere e vittoria alata. Timbri come sopra.]
14 luglio 1818
Carissimo Padre
finalmente ieri sera ho ricevuto la vostra pregiata in data nove luglio così ho potuto tranquillizzarmi
un po’, ve lo scrissi anche ieri, perché erano diversi giorni privo di vostre notizie ed ero in pensiero.
Mi dite essere venuto Peppino Spirito in licenza e vi ha raccontato un po’ quel che si fa in questi
posti; convincetevi una buona volta che qui è peggio dell’inferno, ma grazie a Dio siamo in
Artiglieria e si può essere contenti, perché se voi vedeste davanti di noi cosa c’è, son sicuro che vi
fareste le croci a quattro mani.
Godo floridissima salute al par di voi siate tranquilli non avete pregiudizio alcuno che Iddio
guarderà tutti.
Voglio augurarmi che tutti coloro che non hanno scritto non tardi ad arrivare loro notizie.
Salutando tutti abbraccio baciandovi
Aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E. ]
15 Luglio 1918
Carissimo Padre
Come al solito godo florida salute parimenti auguromi di voi tutti. Mi domandaste nella vostra voler
sapere se Valetta mi aveva scritto in merito a quell’affare: niente ho ricevuto contrariamente ve lo
avessi comunicato. Mi meraviglio come il fatto di D. Antonio va così per le lunghe, mi credevo che
a quest’ora già fosse tutto conchiuso ed intanto niente ancora, trica e venga buono32 dice il
proverbio. Inviovi i più affettuosi saluti baciando tutti di casa aff.mo figlio Alfonso
32 Espressione popolare che significa “ritardi pure, purché vada bene”.
67
[C.R.E.]
18 Luglio 1918
Carissimo Padre
La presente fa seguito alle due cartoline spedite ieri, godo florida salute parimenti auguromi di voi
tutti.
In merito a quanto vi dissi niente ancora state tranquillo voi e tutti che a me non manca giudizio.
Voglio augurarmi aver ricevuto qualche notizia positiva in merito al fatto di D. Antonio. Inviovi
tanti saluti abbracciando tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
19 Luglio 1918
Carissimo Padre
Eccomi al solito darvi mie notizie sto benissimo ugualmente auguromi di voi tutti. Son sicuro che
siate stato qualche giorno privo di mie notizie non per mia colpa ma causa dello spostamento della
Batteria come vi accennai giorni fa. Facilmente domani partirà per la licenza un mio amico, vi
spedirò una lettera a mezzo suo onde vi parlo con più chiarezza circa di quanto vi accennai per
essere internato…
Voglio augurarmi che avete già saputo qualcosa da D. Antonio.
Nello scrivermi usate l’indirizzo come sta sulla presente.
Chiudo col pregarvi essere tranquilli di me. Saluto bacio caramente tutti aff.mo figlio
Alfonso
[C.R.E.]
Taranto 6 gennaio 1917
Carissimo fratello
Ieri ricevetti la tua inviata
10 Agosto 1918
carissimo padre
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Ricevo vostra pregiata del 5 corrente e mi rallegro sentirvi tutti bene assicurandovi ugualmente di
me. Sono ancora qua, son sicuro che pure questo tentativo mi viene a fallire, mi si rimanda di
giorno in giorno tanto vi scrissi di non inviarmi più lettere intanto non mi riesce. Pazienza! Siate
pure tranquillo che ho risposto al sig.r Lanzetta di Napoli dicendogli che non è il caso poterlo
contentare. Se ne parlerà a miglior tempo.
Ricevete i miei affettuosi saluti coll’abbracciarvi e baciarvi a tutti. Vostro figlio
Alfonso
[C.R.E.]
17 Agosto 1918
Carissimo Padre
Son sicuro che avete fatto un po’ di sosta a scrivermi appunto perché ve lo vietai io, intanto sfallì il
mio tentativo pazienza! Son sicuro però che già vi saranno giunte le mie ove vi dicevo di scrivermi
nuovamente e che già mi avete inviate vostre notizie.
Godo florida salute questo e il necessario auguromi ugualmente di voi tutti.
Saluto caramente baciandovi tutti aff.mo
Figli Alfonso
[C.R.E.]
18 agosto 1918
Carissimo Padre
Altri dodici giorni di questo mese e poi si avvicina a momenti il giorno della mia venuta. Quel
telegramma che mi parlaste non è ancora arrivato, desidero sapere come lo indirizzaste perché mi fa
rabbia, se fosse stato una cosa urgente era anche così, voglio sapere se lo faceste a nome vostro
oppure lo fece il maresciallo.
Sto benissimo auguromi altrettanto di voi salutando e baciando tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.R.E.]
7 ottobre 1918
Carissimi
69
Sembre in ottima salute, notizie buonissime da per tutto. Voglio augurarmi che tutti godiate florida
salute. Sarei curioso sapere in merito alla risposta di D’Anzilio allo zio Gaetano. Auguromi ricevere
anche vostre notizie essendone quasi ora. Saluto e bacio tutti
Vostro Alfonso
[C.P.I. Timbri soliti]
9 Ottobre 1918
Carissimi
Sembre in ottima salute, non vi meravigliate se non scrivo a lungo perché ci stiamo sestimando e
tempo ce ne resta ben poco. Vi comunico che la neve ci ha già onorati, siamo tutti bianchi.
Saluti e baci a tutti aff.mo Alfonso
[C.P.I.]
14 ottobre 1918
Carissimo padre,
come al solito godo florIdissima salute ugualmente auguromi di tutti voi.
Sarà vero forse, che venendo a casa vi resterò per sembre (sic), non lo credo che arrivi questo
giorno non sarà lontano a quanto pare.
Salutandovi e baciandovi tutti aff.mo figlio Alfonso
[C.P.I]
18 ottobre 1918
Carissimo padre,
come al solito sempre in ottima salute ugualmente auguromi di voi tutti. Qui siamo in pieno inverno
piove e nevica, freddo a tutta forza ma credo che si stia meglio qua che nell’interno data l’epidemia
che corre, voglio sperare che costà non abbia successo nessun’altra disgrazia. Pare che per quanto
non fossi provvisto di cartoline in franchigia, non manco mai darvi mie notizie, credo possiate
essere contenti. Da mio fratello avete ricevuto più notizie? Ricevetti la cartolina dalla sorella e vi
risposi con lettera auguromi esservi già pervenuta a quest’ora. Il compare Pasquale avesse scritto a
voi? Salutovi e bacio caramente tutti aff.mo figlio Alfonso.
185° Batteria da posizione 155 gruppo d’assedio F. di G.
[C.P.I.]
Dal campo della festa 5 Novembre 1918
70
Carissimo Padre
Pervenutami vostra pregiata del 31 scorso, mi rallegro sentirvi tutti bene similmente assicurovi di
me. Di tante disgrazie quanto mi ha addolorato la scomparsa di quel povero Domenico Vecchio. Si
dice bene quanto uno sembra di godere allora gli si troncano i passi, aveva avuto il piacere di restare
neanche sotto le armi intanto senza la guerra e morto. Povera moglie con tanti figli. Non mancherò
di inviargli una mia lettera. Son sicuro che già sarà stato fatto il telegramma anzi arriverà tra
qualche giorno. Al piacere di presto rivederci abbraccio e bacio tutti vostro figlio Alfonso
Appendice
Cartoline di Peppino Maffeo e di Antonio Passaro
Salerno 17 aprile 916
Carissimo padre
Ho ricevuto stamattina l’assicurata, non dubitate che ch’io faccia più come una volta…
Venerdì o sabato col treno delle due verrò costà per trattenermi pochi giorni, non potrò stare molto
perché gli esami facilmente saranno anticipati. Il fratello scrive? Che dice, verrà a pasqua? Io non
ho potuto scrivergli perché non ricordo il suo indirizzo. Me lo scrissi, ma l’ho perduto. Baci a tutti
Aff.mo Peppino [sul verso] Tanti saluti a don Alessandro Falcone. Di nuovo
Peppino
[C.P.I. da 10 centesimi]
Salerno 3 –5 – 916
Carissimo padre
Domani sarò costà col treno che parte di qui alle 2. Verrò per regolare alcune cose trattenendomi
con voi appena qualche giorno. Non so se troverò la carrozza di Cosimo, prima non ho potuto
avvisarvi perché è stata una pensata improvvisa. Baci affettuosissimi a tutti aff.mo Peppino
[C.P.I. da 10 centesimi]
Salerno 21 maggio 1916
Carissimo padre
Mandatemi subito lire trenta, occorronmi per recarmi a campagna e per altro non sapendo se potrò
venire costà.
Baci a tutti
Peppino
[C.P.I. da 10 centesimi]
71
Firenze, 30 novembre 1916
Carissimi
In pochi giorni ho scritto parecchie lettere e cartoline, ma finora non ho ricevuta risposta alcuna.
Come va? Mi pare che siete voi adesso che volete farmi stare in pensiero. La mamma come sta?
Spero che siasi tranquillizzata perché ho scritto spessissimo. Mi pare di avervi detto che mi occorre
qualcosa… intanto nulla... per carità, non siate così trascurati.
Non ho altro a dirvi. Sto bene, siate, tranquilli. Nella speranza di un vo[sul verso]stro sollecito
riscontro saluto tutti, abbracciandovi caramente. Aff.mo Peppino
Mandatemi l’indirizzo preciso del fratello, gli ho scritto ma non so se l’abbia ricevuta; di lui ho
avute qui due lettere. L’assicurata non è possibile averla me la daranno quando tornerò al corpo.
[C.P.I. da 10 centesimi]
8-3-917
Carissimo padre,
sto benissimo, siate tranquilli. In questi giorni scorsi non vi ho scritto perché sono stato un po’
disorientato per il nuovo cambiamento di dimora, mi trovo adesso 35 chilometri distante dal punto
dove mi trovavo prima, però sto sempre al sicuro. Ricevei ieri la vostra lettera.
Bacio tutti
Aff.mo Peppino
30-4-917
Saluti e bacioni cari a tutti
Peppino
Ho ricevuto l’ultimo pacco.
[C.R.E.]
Zona di guerra 31 – 7- 1917
Carissimo padre,
eccomi anche oggi a darvi mie notizie. Siete contento adesso che scrivo tutti i giorni? Spero di si. Se
sapeste come sto bene adesso per tutto! Spero che mi facciano rimanere sempre qui. E il fratello
starà anche lui bene? Sono sempre in pensiero, perché finora non mi ha fatto saper mai nulla di
preciso. Baci a tutti
Abbracciovi aff.mo figlio Peppino
72
[C.R.E. Sul retro: G. Maffeo; Reggimento: 3° Genio; Compagnia: 37°; Riparti speciali: zona guerra
]
Zona guerra, 10-8-917
Carissimo padre,
finalmente ho ricevuta una lettera dal fratello e sono tranquillo. Mi dice che sta bene e che si trova
in un buon posto, però è molto lontano da me. Gli ho risposto a lungo con una lunga lettera
all’indirizzo che voi mi mandaste ultimamente e spero che la riceva. Mi dice pure che da molto
tempo non riceve vostre notizie, e questo fatto è dovuto certamente ai tanti cambiamenti che in poco
tempo ha fatto, che cioè la posta gli arriva con molto ritardo. Bacioni a tutti
Abbracciovi insieme alla mamma Vostro Peppino
[C.R.E.]
Zona Guerra, 11 –8-917
Carissimo padre,
ho ricevuto ieri sera l’altro vaglia di £ 25 e vi ringrazio assai. Ditemi siete contento adesso del mio
modo di comportarmi?.. Spero di sì e non dubitate che non vi farò mai più dispiacere. Ieri vi scrissi
un’altra mia dicendovi d’aver ricevuta una lettera dal fratello, perciò siate tranquilli sul conto
nostro, che stiamo bene tutti e due. Mi dispiace soltanto che stiamo così lontani l’uno dall’altro, che
fortuna sarebbe stata se fossimo capitati vicini! Ma, bisogna rassegnarsi. Ricevei pure ieri una
cartolina dalla sorella Concetta. Abbracciandovi insieme a tutti di casa mi dico vostro aff.mo
Peppino
[C.R.E.]
Zona guerra 3-10-917
Carissimo padre,
Eccomi anche oggi ad assicurarvi dello stato della mia salute sempre ottima, come mi auguro sia di
voi tutti. Vi raccomando, se capita qualche volta che non ricevete mie tutti i giorni di non
impensierirvi né fare cattivi pensieri, poiché può dipendere da ritardo della posta o da mia
dimenticanza.
Ricevete intanto insieme a tutti di casa i più affettuosi baci Vostro Peppino
[C.R.E.]
Z.G., 5-10-917
73
Sempre in ottima salute.
Bacioni a tutti
Vostro Peppino
[C.R.E. Scritto con lapis viola]
Zona di guerra, 10/1/1917
Carissimo suocero,
Pieno di gioia vi do la mia salute che finora sto benone. Al doppio mi voglio augurare che sia di voi
tutti. Fra giorni spero andare Initalia (sic) e così verro anche in licenza presto. Abbracciovi e baciovi
tutti mi firmo vostro genero Antonio
[C.R.E. nello spazio riservato al mittente: Passaro Antonio, Reggimento: Artiglieria campale
pesante 12° Batteria 11° Corpo d’Armata. Zona di Guerra. Timbri: Posta militare; verificato per
censura; timbro del reggimento.]
23 – 5 –17 [chi scrive è un nipote di Vincenzo Maffeo]
Come siete rimasti con Grippa? E’ venuto a parlarvi? Vi mando i concedi firmati. Sto bene e voi?
M’auguro bene tutti. Abbraccio tutti baciovi con la zia aff.mo vostro Peppino
[C.R.E. Al posto dell’indirizzo del mittente: “Arrivederci presto La vittoria si avvicina”. Timbro del
Reggimento cavalleggeri Umberto]
Maggio 25 – 917
Zio caro,
ho ricevuto il vaglia. Grazie sempre del costante pensiero. Sto bene; mi auguro lo stesso di voi tutti.
A nome mio direte a Grippa che se vuol continuare a tenere in fitto la bottega dovrà pagare 80 lire
annue. [sul verso] diversamente gli farete il concedo. Abbracciandovi tutti baciovi insieme alla zia
aff.mo vostro Peppino
Dicembre 24 -917
Invio a tutti auguri di felicità e lunga vita. Spero presto riabbracciarvi. Bacioni aff.mo Peppino
[C.R.E. Greco Giuseppe; Grado: Caporale; Reggimento: Cavalleggeri Umberto I; Compagnia 1°
squadrone; 1° Div. Cavalleria]
74
Arco, 28-12-92433
Carissimo fratello,
non ho finora ricevuta alcuna tua e non so a che cosa attribuire la causa di tanto silenzio. Ho saputo
dal cognato Peppino che la mamma è ammalata e sono tanto in pensiero. Scrivimi perciò presto per
tranquillizzarmi. Io qui mi trovo bene e sono contento di esserci venuto, sono anche sicuro di
ottenere grandi vantaggi. Non ho saputo ancora niente dell’esito della mia visita a Napoli ed ho
pensato di scrivere al Collegio medico di Cava sperando di poter sapere quale categoria di pensione
mi abbiano assegnata e se sia il caso di accettarla. Raccomandandoti ancora di scrivermi presto e di
dirmi che la mamma siasi completamente ristabilita, ti abbraccio con tutti di casa
aff.mo Peppino
[C.P.I., 30 centesimi]
33 Benché al di fuori del periodo della guerra, questa cartolina non le è estranea: Giuseppe Maffeo fu disperso e poi
prigioniero degli austriaci, probabilmente ferito. Dopo sei anni dalla fine del conflitto è ancora in attesa della pensione
di guerra. Una piccola curiosità, nel confronto di questa cartolina con le precedenti, è l’aumento del costo
dell’affrancatura che passa da 10 a 30 centesimi