Baudelaire e la Scapigliatura Testi a confronto: Baudelaire - Olindo Guerrini - Emilio Praga Lezioni...

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Baudelaire e la ScapigliaturaTesti a confronto: Baudelaire - Olindo Guerrini - Emilio Praga

Lezioni d'Autore

Testo-chiave del Simbolismo

Il poeta è un veggente, legge livelli della realtà inaccessibili agli altri uomini compiaciuto isolamento e incomunicabilità con un’umanità che sente a sé estranea.

Oggetto di critiche e di censure

La figura di Baudelaire diventa un modello.

Il movimento scapigliato vede nella Bohème francese nuove idee e comportamenti rivoluzionari.

Charles Baudelaire, Les fleurs du mal (1857)

Quando tu dormirai, mia tenebrosa,nel fondo di una tomba in marmo nero, e per castello e alcova non avrai che una fossa profonda ed un sepolcro in cui stilla la pioggia; quando grave premendoti sui seni impauriti e sopra i fianchi illanguiditi in dolce abbandono, la pietra al cuore tuo impedirà di battere e volere, e ai tuoi piedi di andare all'avventura, in quelle lunghe notti senza sonno la tomba ti dirà (dell'infinito mio sogno confidente, ché il poeta sempre sarà compreso dalla tomba): “Mancata cortigiana, che ti serve il non aver conosciuto quello che rimpiangono i morti?”. E la tua pelle il verme roderà, come un rimorso.

Charles Baudelaire, Rimorso postumo (1857)

Il celebre ritratto fotografico di Charles Baudelaire di Étienne Carjat (1862), da Wikipedia

Quando tu dormirai dimenticataSotto la terra grassaE la croce di Dio sarà piantataRitta sulla tua cassa,Quando ti coleran marcie le goteEntro i denti malfermiE nelle occhiaie tue fetenti e vuoteBrulicheranno i vermi,Per te quel sonno che per altri è paceSarà strazio novelloE un rimorso verrà freddo, tenace,A morderti il cervello.Un rimorso acutissimo ed atroceVerrà nella tua fossaA dispetto di Dio, della sua croce,A rosicchiarti l’ossa.

Olindo Guerrini, Il canto dell’odio, 1877 (1/5)

Io sarò quel rimorso. Io te cercandoEntro la notte cupa,Lamia che fugge il dì, verrò latrandoCome latra una lupa;Io con quest’ugne scaverò la terraPer te fatta letameE il turpe legno schioderò che serraLa tua carogna infame.Oh, come nel tuo core ancor vermiglioSazierò l’odio antico,Oh, con che gioia affonderò l’artiglioNel tuo ventre impudico!Sul tuo putrido ventre accoccolatoIo poserò in eterno,Spettro della vendetta e del peccato,Spavento dell’inferno:Ed all’orecchio tuo che fu sì belloSussurrerò implacatoDetti che bruceranno il tuo cervelloCome un ferro infocato.

Olindo Guerrini, Il canto dell’odio, 1877, (2/5)

Quando tu mi dirai: perché mi mordiE di velen m’imbevi?Io ti risponderò: non ti ricordiChe bei capelli avevi?Non ti ricordi dei capelli biondiChe ti coprian le spalleE degli occhi nerissimi, profondi,Pieni di fiamme gialle?E delle audacie del tuo busto e dellaOpulenza dell’anca?Non ti ricordi più com’eri bella,Provocatrice e bianca?Ma non sei dunque tu che nudo il pettoAgli occhi altrui porgestiE, spumante Licisca, entro al tuo lettoPassar la via facesti?

Olindo Guerrini, Il canto dell’odio, 1877 (3/5)

Ma non sei tu che agli ebbri ed ai soldatiSpalancasti le braccia,Che discendesti a baci innominatiE a me ridesti in faccia?Ed io t’amavo, ed io ti son cadutoPregando innanzi e, vedi,Quando tu mi guardavi, avrei volutoMorir sotto a’ tuoi piedi.Perché negare - a me che pur t’amavo -Uno sguardo gentile,Quando per te mi sarei fatto schiavo,Mi sarei fatto vile?

Olindo Guerrini, Il canto dell’odio, 1877 (4/5)

Perché m’hai detto no quando carponiMisericordia chiesi,E sulla strada intanto i tuoi lenoniAspettavan gl’Inglesi?Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavoQuesta tua rea carogna,Nuda la carne tua che tanto amavoL’inchiodo sulla gogna,E son la gogna i versi ov’io ti dannoAl vituperio eterno,A pene che rimpianger ti farannoLe pene dell’inferno.Qui rimorir ti faccio, o maledetta,Piano a colpi di spillo,E la vergogna tua, la mia vendettaTra gli occhi ti sigillo.

Olindo Guerrini, Il canto dell’odio, 1877 (5/5)

Quando sarai nel freddo monumentoimmobile e stecchita,se ti resta nel cranio un sentimentodi questa vita,ripenserai l'alcova e il letticciuolodei nostri lunghi amori,quand'io portava al tuo dolce lenzuolocarezze e fiori.Ripenserai la fiammella turchinache ci brillava accanto,e quella fiala che alla tua bocchinapiaceva tanto!

Emilio Praga, Vendetta postuma (1/2)

Ripenserai la tua foga omicidae gli immensi abbandoni;ripenserai le forsennate gridae le canzoni;ripenserai le lagrime delire,e i giuramenti a Dio,o bugiarda, di vivere e morirepel genio mio!E allora sentirai l'onda dei vermisalir nel tenebrore,e colla gioia di affamati infermimorderti il cuore.

Emilio Praga, Vendetta postuma (2/2)

La donna morirà: questo non provoca dolore, ma pensieri di vendetta, ricordi rabbiosi, senso di liberazione, di odio.

Nulla si salva dell’amore vissuto l’autore si sente libero di manifestare il suo odio e di immaginare scenari di distruzione del corpo e dell’anima della donna un essere distruttore nella vita e distrutto dalla morte.

La morte della donna vista come un traguardo

Lessico basso, spesso volgare, osceno.

Ambiti semantici prevalenti: rabbia, odio, distruzione e decomposizione della carne.

Termini positivi completamente affidati a un passato remoto e fugace.

Lo stile

FINE

Lezioni d'Autore