Ad Majora n°2

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Il numero sfogliabile di Ad Majora.

Transcript of Ad Majora n°2

di MATTEO MARII

Porgo, come al solito, un caloroso saluto a tutti gli studenti del Majorana. Dopo molta fatica e qualche difficoltà, siamo riusciti a presentarvi anche questo terzo numero di Ad Majora. Sono successe tante cose dall’ultima volta che vi ho scritto dalle colonne di questo giornalino, prima fra tutte, il rifiuto della proposta iniziale di autogestione e poi quella successiva di coogestione, presentata dai nostri rappresentanti d’istituto al “corpo insegnante”.

Io dovendo essere super partes e dovendo raccontare i fatti in maniera oggettiva, non dovrei prendere posizione al riguardo, ma questa volta sento il bisogno di “trasgredire” la regola sopracitata(fondamentale a detta di chi vi scrive!) per darvi un altro punto di vista che vi spinga a riflettere. E’ vero che forse poteva essere organiz-zata con qualche mese in più d’anticipo, che ci possano essere state delle opposizioni da più fronti, ma la ragione fondamentale per la quale la proposta è stata bocciata, è perché hanno visto quattro persone (che penso ci credessero nei corsi che proponeva-no), che si davano un enorme da fare ma che dovevano avere a che fare con 700 perso-ne completamente disinteressate ad ogni dettaglio dell’organizzazione, ad ogni idea che poteva essere messa in campo. Quante cose si sarebbero potute fare. Quante con-ferenze si sarebbero potute indire. Se non c’è interesse da parte vostra (perché, parlia-moci chiaro, non c’è stato) allora è in forse anche il mio lavoro in questo giornale. Forse, quando prendete in mano Ad Majora, invece di sfogliarlo, preferite cestinarlo, non volendo andare al di là dei confini della propria conoscenza e della realtà che ci circonda….non lo so...l’unica cosa che vi posso dire, è che - secondo me - abbiamo perso il significato della parola “unione”: essere uniti, per credere che questa scuola e gli studenti che la compongono, siano capaci di mostrare un grado di maturità che gli permetta di essere anche un po’ più credibili, rispetto ad ora.

l’Editoriale

ATTEZIOE!!

LA REDAZIONE DI AD MA-JORA, RENDE NOTO A TUTTI GLI ALUNNI DELL'ISTITUTO MAJORANA, CHE STA AT-TUALMENTE CERCANDO REDATTORI PER LA REDAZIONE DEL NOSTRO-GIORNALE. CHIUNQUE FOSSE INTERES-SATO PUO' INVIARE UN ARTICO-LO DI PROVA (A TEMA LIBERO) A QUESTO INDIRIZ-ZO: redazione.

admajora@gmail.com

OPPURE POTETE CHIEDERE INFORMAZIONI IN 4°F DA MATTEO MARINI

AD MAJORAAD MAJORAAD MAJORAAD MAJORA “Nel paese della bugia, la verità è una

malattia” Gianni Rodari

w w w . a d m a j o r a j o u r n a l . b l o g s p o t . c o m

Attualità e Politica

Barack...one mediatico

di LOREZO POMPEI

“Contrariamente alle voci che avete sentito non so-no nato in una mangiato-ia.Sono in realtà nato su Crypton e sono stato mandato qui per salvare il pianeta Terra.” Si è pre-sentato così Barak Oba-ma in una delle sue prime

uscite in veste ufficiale di Presidente degli Stati U-niti. Barak Obama ,già proprio lui, il primo pre-sidente nero degli USA e l'uomo su cui l'America, l'Europa e il Mondo fan-no affidamento per uscire da questa terrificante crisi economica. Ma ora è tempo di bilanci e quindi

bisogna levare a questo personaggio la veste di rock star dall'aria cari-smatica con quello stile tutto glamour e tutte quel-le frasi propagandistiche del tipo “Yes We Can” CONTINUA ALLA PAGI-

NA SEGUENTE

Anno V, numero 3

27 febbraio 2010

Barack..one mediati-co

2

Le assunzioni spen-sierate di Alemanno

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La sottile linea tra bene e male

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Indagine su un cit-tadino al di sopra di ogni sospetto.

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Avatar 9

Sommario

e guardare ai risultati prodotti dalla sua amministrazione. Da dove iniziare? Non c'è che l'imbarazzo della scelta. Io propongo di partire dalle 2 guerre in cui l'America è impegnata cioè Afghanistan e Iraq. Interpellato a più riprese sulla questione afghana ha sempre risposto dicendo che avrebbe fatto di tutto per ritirare le truppe il prima pos-sibile senza però dare mai una data precisa. Alla fine del 2009 invece ha spedito circa 30.000 nuove truppe in Afghanistan. raddoppiando di fatto il numero totale di contin-genti nelle zone interessate(al povero Comandante Massoud sarebbero venuti i capelli dritti, mi viene da pensare!). La questione Iraq invece è più delicata già perchè l'oro

nero ed il Dio denaro hanno sempre una priorità maggiore e allora al diavolo i bei discorsi fatti in occasione della campagna elettorale.

Prendendo in esame le sue promesse elettorali si nota come in molti dei suoi discorsi ed interviste abbia ribadito il ritiro delle truppe dall'Iraq entro 6 mesi dalla sua elezione. Obama viene eletto e le cose iniziano a cambiare in un intervista al “Los Angeles Times” dice che avrebbe considerato(e sottolineo la parola considerato!) di riportare a casa alcune(anche alcune mi sembra una parola fonda-mentale!) delle truppe entro 16 mesi. Ma 2 settimane dopo la musi-ca cambia di nuovo!. Obama infatti dichiara al giornale “The Huf-

fington Post” che l'amministrazione avrebbe valutato di far rientrare le truppe entro 23 mesi. Il resto è storia recente: siamo nel 2010 e le truppe americane non si sono mini-mamente mosse dai 2 Paesi interessati... Da ben 2 guerre che continuano ad essere combattute si passa ad un vera e propria guerra geopolitica. Lo scenario questa volta è però l'Africa. Obama sta infatti intensificando l'insediamento di basi militari,con il pretesto degli aiuti umanitari, per dominare e occupare l'Africa tramite l'Africom. Ma perchè proprio l'Africa?. Nel progetto del Nuovo Ordine Mondiale(che io personal-mente accosto al termine Impero Americano) tutto è ben calcolato e l'Africa diventa fondamentale per poter dare un bel colpo alla nuova minaccia cinese. Il piano sarebbe quello di cacciare i cinesi dall'Africa in particolare dal Sudan(luogo dove prendono il petrolio), dallo Zimbabwe(dove prendono le materie prime). Bisogna aggiungere che per opera della CIA è in corso un vero e proprio processo di destabilizzazione in Ken-ya. Mi spiego meglio, il processo di destabilizzazione ruota intorno a Odinga,caso strano cugino di Obama e Primo Ministro in Kenya. Odinga ha un'alleanza islamica per sconfiggere i cristiani in Kenya, ma ciò si espande anche in Etiopia, Uganda, Con-go, Tanzania ed in un insieme di altre nazioni in quella regione. Così piano piano l'A-frica si sta trasformando in un campo di battaglia tra Stati Uniti e Cina con Obama a capo nella cacciata dei cinesi(che comunque hanno le loro responsabilità) appunto per ragioni geopolitiche.

A tutto questo poi bisogna aggiungere che Obama cerca di favorire una guerra civile in Congo,altro paese ricco di materie prime e favorire la crescita di Al Qaeda(a mio avvi-so vero e proprio braccio armato della CIA) nei paesi africani. Al Qaeda che comun-que è già presente in molti dell'Africa come Algeria, Tunisia e Marocco. Dall'Africa torniamo finalmente in America. Obama giurò che avrebbe votato per abolire il tanto discusso “Patriot Act”. Il “Patriot Act” è una legge federale concepita con il preciso scopo di ridurre attacchi terroristici(dopo il famoso 11 Settembre 2001) che rafforza il potere dei corpi di polizia e di spionaggio americani cioè CIA, FBI e NSA(ovvero l'a-genzia per la Sicurezza Nazionale) e diminuisce sensibilmente la privacy dei cittadini. Il “Patriot Act” si basa per la maggiore sulle intercettazioni. Queste intercettazioni sot-to l'amministrazione Bush raggiunsero un livello inquietante ma Obama invece di ri-manere fedele alla sua promessa, prima le denigrò (definendole addirittura immorali) ma poi votò per legalizzarle. Ma non è finita qui perchè vorrei analizzare anche un

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Barack...one mediatico

Sulla questione afghana

ha sempre risposto

dicendo che avrebbe fatto

di tutto per ritirare le

truppe il prima possibile

senza però dare mai una

data precisa. Alla fine del

2009 invece ha spedito

circa 30.000 nuove

truppe in Afghanistan.

raddoppiando di fatto il

numero totale di

contingenti .

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un tema assai importante in America ovvero la Federal Reserve System. Conosciuta anche come Federal Reserve o Fed venne istituita nel 1913 su proposta dell'allora pre-sidente Woodrow Wilson. Questa banca si è sempre dichiarata parte del governo degli Stati Uniti ma in realtà essa è privata. Cosa c'entra adesso la Federal Reserve? Obama aveva promesso che ci avrebbe trascinati fuori dalla crisi economica ma nei fatti il Pre-sidente degli USA non ha molto a che vedere con l'economia. Già perchè come in ogni plutocrazia che si “rispetti” è chi dispone di capitale che deve influenzare la politica del rispettivo Governo. Il fatto grave, comunque, è che Obama - invece di essere l'uo-mo della svolta - è l'ennesimo burattino di turno in mano a chi controlla l'economia e di conseguenza la politica mondiale. Il fatto che il suo potere decisionale sia stretta-mente manovrato dalla potente macchina rappresentata dalla Federal Reserve si evince dalle parole di Alan Greenspan(Segretario del Comitato dei Governatori della Federal Reserve) rilasciate durante un'intervista ad una televisione nazionale americana.

Greenspan alla precisa domanda “quale do-vrebbe essere il giusto rapporto tra un Presi-dente della Federal Reserve e un Presidente degli Stati Uniti” risponde così: “Beh, prima di tutto la Federal Reserve è un ente indipendente e questo significa, fondamentalmente, che non c'è un altro ente di governo che può invalidare le decisioni che prendiamo. Finchè sia stabilito ciò e non vi siano evidenze che l'amministra-zione o il Congresso o chiunque altro ci stia chiedendo di fare cose diverse da quelle che pensiamo siano appropriate, allora quali siano le relazioni, francamente, non im-porta.” Insomma la Fed è un ente al di sopra della legge, e cosa ancora più scandalosa è che in ben 97 dalla sua fondazione essa non hai mai ricevuto un solo controllo alle revisioni contabili da parte di nessun ente esterno agenti federali compresi. E con Oba-ma le cose non cambieranno certo, Ben Bernake(uno dei più potenti lobbysti al mon-do) è stato riconfermato come presidente della Fed da Obama stesso(ma come non aveva promesso guerra aperta alle lobbies ed ai lobbysti?). Sull'amministrazione Oba-ma e sul suo operato si dovrebbero scrivere tante altre cose ma in conclusione prendo in esame l'ultimo fatto estratto dal più recente passato. Negli ultimi mesi del 2009 O-bama è stato eletto come Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un record personale per Barak primo ed unico Presidente ad avere 2 incarichi contem-poraneamente. Ma allora perchè invece di fare i complimenti al risoluto Obama lo cri-tico anche per questo motivo? La risposta si trova nella Costituzione Americana, pre-cisamente nell'articolo 9 sezione 1 che vieta al Presidente degli Stati Uniti di assumere incarichi per conto di enti o istituzioni straniere. E quest'uomo avrebbe giurato di ri-spettare e difendere la Costituzione? Poi se vogliamo essere ancora più precisi nel cur-riculum di Obama scopriamo che non solo ha una laurea in giurisprudenza ma ha an-che insegnato diritto costituzionale alla Law School dell'Università di Chicago dal 1992 al 2004 quindi sarebbe,per noi comuni mortali, legittimo pensare che di Costitu-zione se ne intenda...Con questo ho concluso, insomma con la sua politica da “avanspettacolo” tutta apparenza e niente sostanza Obama avrebbe dovuto cambiare il Mondo, tutti noi inzialmente avevamo una speranza ma forse ci eravamo dimenticati troppo in fretta di una frase profetica di Orwell che dice “ Bisogna che tutto cambi, perchè tutto rimanga come prima..”

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Barack...one mediatico

Obama - invece di

essere l'uomo della

svolta - è l'ennesimo

burattino di turno in

mano a chi controlla

l'economia e di

conseguenza la politica

mondiale.

parte dalla nomina di Franco Panzironi(l’ex segretario generale della suddetta azienda) ad am-ministratore dell’Ama. Il figlio di Franco, Dario Panzironi, è entrato a far parte della segreteria del sindaco per due anni e mezzo ad un prezzo irri-sorio: 164 mila eu-ro….incredibile…. Raffaele Marra, altro diri-gente, ex collega di Pan-zironi, è stato nominato Direttore dell’Ufficio Politiche Abitative e aspi-ra a diventare il nuovo Direttore generale della

Multiservizi. Mentre, almeno per quan-to riguarda il suo cerimo-niale e le relazioni inter-nazionali, l’ex Ministro dell’Agricoltura, ha fatto un pò “il braccino corto”: ha ingaggiato il figlio del Direttore dell’Ice – An-drea Vattani – per 4 anni a un prezzo molto ragio-nevole…solo 488 mila euro…..alla faccia dei migliaia di precari che hanno inoltrato domanda per essere stabilizzati dal Campidoglio…. L’unico settore – dove il primo cittadino poteva

di MATTEO MARII

�ovembre 2009 <<Si devono ridurre gli sprechi. Cancelleremo le

consulenze, le nomine e le integrazioni economi-

che dettate da logiche

politiche>> sono queste le parole che nell’aprile del 2008, Alemanno – allora candidato sindaco – pronunciava di fronte i suoi elettori. I romani ci hanno creduto – convinti che l’ex colonnello di An – potesse dare un segnale di discontinuità dalla pre-cedente amministrazione di centro-sinistra, e l’hanno votato dan-dogli una maggioran-za schiacciante in Consiglio Comunale: 35 consiglieri Pdl, contro 17 del Pd. Tante belle paro-le….che non trovano riscontri negli atti concreti. Infatti, ap-pena conquistato il Cam-pidoglio, il genero di Pi-no Rauti ha pensato bene di contornarsi di un piccolo team: solo 182 collaboratori per la modi-ca spesa di 18 milioni di euro…..e meno male che c’era il presunto “buco di bilancio” (lasciato da Veltroni). In primis, ha assunto in men che non si dica tutto l’establishment dell’Unire (Unione Incre-mento Nazionale Razze Equine), da sempre molto vicina ad Alemanno. Si

risparmiare – era quello dei Direttori di diparti-mento e i loro vice, ma anche lì, Alemanno ha fatto “spese pazze”. Ser-gio Gallo, nominato capo di gabinetto, costerà alle casse del Comune 292 mila euro annuali. Ales-sandro D’ Armini – vici-no ad An, Direttore gene-rale del dipartimento re-gionale della mobilità, prima con Storace e poi con Marrazzo - farà stac-care al Campidoglio, un assegno di 396 mila euro. Fino al 2010. Stessa musica per le as-

sunzioni relative all’ufficio stampa dove – fin’ora – sono stati assunti 24 collaborato-ri, per una spesa com-plessiva di 1,4 milioni di euro. A Mario Mori – ex comandante dei Ros e ex Direttore del SISDE - indagato a

Palermo per favoreggia-mento a Bernardo Pro-venzano, Alemanno ha consegnato la direzione di un dipartimento con delega alla sicurezza con tre collaboratori al suo servizio, per un costo glo-bale di 1 milione di euro. Anche se le grandi ope-re (nuove linee della me-tro, ecc.) non decollano – poichè la maggioranza continua a ripetere che “non ci sono soldi” – nel-la società Met.Ro sono state effettuate, come se nulla fosse, quaranta as-sunzioni fra dirigenti

Attualità e Politica

Le assunzioni spensierate di Alemanno

Il genero di Pino Rauti

ha pensato bene di

contornarsi di

un piccolo team: solo

182 collaboratori

per la modica spesa di

18 milioni di euro.

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(come Massimo Dave-nia, un fedellissimo di Storace) e funzionari. Questi sono – più o meno - i grandi cambiamenti che il centro-destra ha portato avanti, nel suo primo anno e mezzo di amministrazione. Bertolt Brecht – drammaturgo tedesco – si presta perfet-tamente ad interpretare un pensiero che mi sta balenando in testa, men-tre scrivo questo articolo: <<Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma

chi conoscendola la chia-ma bugia è un delinquen-

te>> Forse avete capito a chi mi riferisco. Oppure no?

Mesi dopo, sono andato a “spulciare” nuovamente le ordinanze di Retro-manno (il soprannome - affibiato dalle malelin-gue al primo cittadino della Capitale - per le sue continue retromarcie sui provvedimenti da attua-re). Sono passati quasi tre mesi da quando mi ero occupato delle sue assun-zioni spensierate, in barba alle casse comunali che – oggi più che mai – non contengono più neanche un euro. Alla data di oggi sembra che questo picco-lo vizietto, l’ex colonello di An non l’abbia perso. In soli tre mesi, sono arri-vati 25 nuovi elementi, che si sono andati “a far compagnia” ai 182 colla-

boratori, già assunti – in precedenza – dal genero di Pino Rauti. Abbiamo il “nuovo direttore esecuti-vo” – Antonino Turicchi - che prenderà 349 mila euro (all’anno). Secondo Alemanno, Turicchi: <<avrà il compito di assi-curare la coerenza,

l’efficacia e l’economicità dell’attività

di gestione>>. Le male-lingue e i critici, afferma-

no che – questo nuovo direttore – sia un “doppione” del segretario generale Antonio Luca-relli, e del capo di gabi-netto, Sergio Gallo (210 mila euro lordi). Agli inizi di novembre sono stati assunti: il pro-fessore Fabrizio Giuli-mondi (110 mila euro l’anno), Giovanni Formi-ca e Paolo Gramiccia, l’ex vicepresidente della Cdo di Roma (136 mila euro l’anno). Adolfo Panfili, medico personale del sindaco made in Pdl, è stato desi-gnato come delegato alla Salute. La consorte del dottore – Valeria Manga-

ni - è il nuovo Vice Presi-dente della società Alta Roma. All’Ama non ne parliamo, con 256 milioni di debiti, si continua ad assumere amici, parenti e via dicen-do… Fra i nuovi arrivi, ci sono molti amici del sin-daco come l’ex naziskin Stefano Andrini, Luca Panariello (già responsa-bile dell’Ufficio relazioni col pubblico del Campi-doglio, fedelissimo di Alemanno), il genero dell’amministratore Pan-zironi – Armando Appeti-to – per 2.904 euro (lorde) al mese. Fabio Massimo Fumelli (licenziato dalla prece-dente amministrazione, targata Veltroni) è stato riassunto con uno stipen-dio da fame: solo 6.431 euro al mese (4 volte e mezzo lo stipendio di un insegnante).

Stessa prassi all’Acea, dove è stato nominato il nuovo Presidente: Ranieri Mamalchi, ex capo segre-teria di Alemanno al Mi-nistero dell’Agricoltura, presidente provinciale dei probiviri di AN e consi-gliere della Fondazione Nuova Italia (fondata dal primo cittadino capitoli-no). Nella società Me.tro s.p.a., troviamo assunti un consigliere municipale di An – Giuseppe Sorren-ti – e Emanuele Pesciaroli

Attualità e Politica

Le assunzioni spensierate di Alemanno

In soli tre mesi, sono

arrivati 25 nuovi

elementi, che si sono

andati “a far

compagnia” ai 182

collaboratori, già

assunti in precedenza

criminali stiano in pri-gione per pochi mesi che non l’atto dell’uccidere stesso? Non sarebbe più corretto dare una pena maggiore a certa gente, anche per la nostra sicu-rezza? Nel nostro paese gli uomini non temono di compiere atti illegali e, secondo me, è anche per quello che ho appena scritto. Un’ altra forma di ille-galità in Italia (come in altri paesi dell’ Unione Europea) è l’ eutanasia: la si crede un omicidio. C’ è chi sostiene che sia giusto staccare la spina a persone ridotte ad uno stato vegetativo persi-stente e chi crede che sia sbagliato. D’ altro canto, nessuno ha torto: stacca-re la spina significa uc-

(candidato da Forza Ita-lia, alle comunali del 2006). Detto questo, il nostro caro sindaco – che ogni due giorni fa affiggere manifesti con su scritto, per esempio: <<Potati 4000 platani. Al lavoro

per voi, ogni giorno>> – non ha nulla da dire a sua discolpa?

corrente di queste limita-zioni. Tra le varie forme di illegalità troviamo: la pirateria, lo spaccio, gli atti di criminalità, gli atti di vandalismo, la corru-zione, la criminalità orga-nizzata, l’estorsione di denaro; nomi che non dovrebbero esistere, ma che sembrano invece es-sere al centro delle nostre giornate. Basta solo ac-cendere la tv e questi mo-delli diventano un esem-pio da imitare, che indu-cono la gente alla violen-za. Ma il problema qui non è l’emulazione di questi fenomeni, bensì l’esigua o assente pena che certe persone devono scontare. Allora forse non è più illegale il fatto che dei

di SARA D’ADREA Pensando alla legalità ci vengono in mente solo cose negative: il nostro pensiero va subito alle sue infrazioni e cerchia-mo di definirla solo in base al suo contrario. Per noi infatti la legalità è un limite da attraversare, invece di una regola che contribuisce al nostro benessere. Ma allora che cos’è lega-le e cosa no? La sigaretta è legale, lo spinello no. È vero che la legalità stabi-lisce un limite, ma è una linea così sottile, che la differenza tra ciò che è illegale e ciò che è legale è minima; è un confine quasi insignificante quel-lo della legalità, ma una persona ne può essere al

Attualità e Politica

Le assunzioni spensierate di Alemanno

La sottile linea tra bene e male

È vero che la legalità

stabilisce un limite, ma

è una linea così sottile,

che la differenza tra

ciò che è illegale e ciò

che è legale è minima;

è un confine quasi

insignificante.

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criminali uccidano e stiano in prigione per pochi mesi che non l’atto dell’uccidere stes-so? Non sarebbe più cor-retto dare una pena mag-giore a certa gente, an-che per la nostra sicurez-za? Nel nostro paese gli uomini non temono di compiere atti illegali e, secondo me, è anche per quello che ho appena scritto. Un’ altra forma di ille-galità in Italia (come in altri paesi dell’ Unione Europea) è l’ eutanasia: la si crede un omicidio. C’ è chi sostiene che sia giusto staccare la spina a persone ridotte ad uno stato vegetativo persi-stente e chi crede che sia sbagliato. D’ altro canto,

della Polizia, il capo della sezione Omicidi (Gian Maria Volontè), uomo all'antica e reazio-nario, assassina la pro-pria bellissima amante (Florinda Bolkan) nel suo appartamento, in via del Tempio n° 1. Consa-pevole e contemporane-amente incapace di so-stenere il potere che egli

staccare la spina significa uccidere una persona a cui Dio ha dato la vita, toglierla per sempre ai suoi parenti, invece non staccarla comporterebbe solo sofferenza da parte sua e dei suoi cari, un incubo senza fine, come se la vita le fosse già stata tolta. Per noi è illegale, ma si può affrontare que-sto argomento in diversi modi. Nel nostro paese l’ illega-lità ha delle origini molto remote: il primo esempio si ebbe nelle antiche so-cietà greche e romane, quando gli schiavi veni-vano considerati meno degli animali e la vita dei gladiatori era nelle mani dell’ imperatore. Trattare gli uomini in questo mo-do era veramente immo-rale; la diversità tra l’ imperatore e lo schiavo era solo apparente, perché sotto i vestiti erano in realtà due uomini uguali,

con gli stessi diritti e do-veri. A volte l’ illegalità può anche essere considerata “giusta” ai fini di un mi-glioramento sociale: basti pensare alle società se-grete e ai moti rivoluzio-nari degli anni 1820-1830, che contribuirono all’ unità d’ Italia e alla fuga degli Austriaci dal nostro territorio. Oppure si può fare l’ esempio dei partigiani, che costrinsero Mussolini e il fascismo alla resa. Al giorno d’oggi, una delle forme più degradan-ti e più “mediate” dell’ illegalità è quella edilizia, in base alla quale varie organizzazioni criminali hanno speculato creando villaggi e paesi in zone geologicamente pericolo-se dove si sono verificate poi catastrofi ambientali. Purtroppo noi possiamo essere solo testimoni si-lenziosi di tutte queste

irregolarità, finché non ci sarà una mentalità politi-ca diversa, che tenda me-no a chiudere gli occhi e a costruire castelli di sab-bia sulle speranze delle generazioni future. Almeno noi giovani nelle nostre piccole azioni quo-tidiane potremmo essere portatori di giustizia, de-nunciando soprusi e atti illegali e cancellando l’ omertà dai nostri cuori: siamo piccole gocce, ma insieme possiamo forma-re un oceano…

Cinema

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

La sottile linea tra bene e male

Gran Premio della giuria al Festival di Cannes, un premio Oscar nel 1971 e ben due David di Donatel-lo, uno come miglior film e l’altro a Gian Maria Vo-lonté come miglior attore protagonista. La trama

Il giorno stesso della sua promozione al comando della sezione Politica

di MATTEO RAMUDO

Il film è magistralmente interpretato dall’attore Gian Maria Volontè e dal-la magnifica Florinda Bol-kan, accompagnati dalla musica di Ennio Morrico-ne. Tutti questi elementi e la trama unica di questo capolavoro hanno fatto si

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della Polizia, il capo della sezione Omicidi (Gian Maria Volonté), uomo all'antica e reazio-nario, assassina la pro-pria bellissima amante (Florinda Bolkan) nel suo appartamento, in via del Tempio n° 1. Consa-pevole e contemporane-amente incapace di so-stenere il potere che egli

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stesso incarna, il poliziot-to dissemina la scena del delitto di prove e, durante le indagini, alternativa-mente ricatta, imbecca e depista i colleghi che si occupano del caso. Se in un primo momento ciò che guida il protagonista pare essere l'arroganza di chi confida nella propria insospettabilità, la veridi-cità di questa convinzione viene via via smentita dai fatti. Il poliziotto assassi-no, in virtù della vittoria dell'ordine costituito, fini-sce per agognare alla pro-pria punizione, che tutta-via gli viene preclusa dal suo potere e dalla sua posizione: l'unico testi-mone dei fatti, un anar-chico individualista, non vorrà denunciarlo per poterlo ricattare ("Un criminale a guidare la repressione, è perfetto!" esclama durante l'interro-gatorio). Il protagonista oramai deciso sulla sua posizione autopunitiva, consegna una lettera di confessione ai suoi colle-ghi, e si auto-impone gli arresti domiciliari: a casa, nell'attesa del suo arresto ufficiale, si addormenta e sogna di essere costretto dai suoi superiori a firma-re la "confessione della propria innocenza". Al risveglio, con l'arrivo dei pezzi grossi della polizia, lo attende il vero finale, non svelato esplicitamen-te dal regista ma caratte-rizzato dalla citazione di Franz Kafka che chiude il

film: «Qualunque impres-sione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio

umano.» (Fonte: Wikipedia)

Spunti di riflessione

Possiamo parlare di lega-lità? No, non si può parla-re di legalità in questo film, in questo film se parli di legalità vieni arre-stato e malmenato, in questo film, se parli di legalità, vieni zittito. Mi-nuto dopo minuto ti rendi conto di essere immerso in una realtà che ti disgu-sta, una realtà che cono-sci e che temi possa con-tinuare a vivere, ho paura anche io a parlare di le-galità. Quali sono i limiti di quest’ultima? Un uo-mo può considerarsi pri-vilegiato davanti alla leg-ge se ricopre un ruolo

importante nella società? Un artista può essere giu-stificato dal commettere violenze sessuali solo per ciò che ha creato? Quello che ci dobbiamo chiedere è se abbiamo davvero voce in capitolo, noi. Co-sa si può spingere a fare un uomo che arriva a sfi-dare se stesso e l’intero sistema? L’omicidio è quanto di più terribile possa compiere un uomo, assumersi la responsabili-tà di aver spento un’ altra vita. Ciò che più mi ha lasciato perplesso di que-sta pellicola è stata la scelta di dare al personag-gio un ruolo soggetto a cambiamenti di stato che non si addicono ad un uomo di potere, essen-zialmente potremmo an-che affermare che il diri-gente protagonista del film sia un debole. Que-sto mi fa riflettere sul fatto che l’espiazione è una necessità umana, ed era un fattore che prima non tenevo molto in con-siderazione. Mentre lui parla alla folla di repres-sione, di controllo delle masse, parla, suppongo, del controllo delle proprie emozioni, dei propri istin-ti. Chi reprime è sempli-cemente chi ha necessità di reprimere se stesso.

Cinema

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Ciò che più mi ha

lasciato perplesso di

questa pellicola è stata

la scelta di dare al

personaggio un ruolo

soggetto a cambiamenti

di stato che non si

addicono ad un uomo di

potere.

di VEROICA TESEI

L'ultimo colossal di James Cameron ha stupito gli amanti del 3d e della fantascienza ed allo stesso tempo ha provocato cosi tanti rumors da appannare la grandiosità della pellicola. Vincente mix di effetti speciali e storia appassionante che tanto piace al pubblico ame-ricano, anche in Italia ha avuto la sua buona dose di fans. Ci troviamo a 5 anni luce dalla terra, in un futuro non troppo lontano. Siamo su Pando-ra, inesplorato pianeta alieno abitato da Na'vi, esseri felineggianti alti 3 metri dalla pelle blu striata, che basano le loro esistenze sul contatto stretto ed "intimo" con la na-tura e che venerano Eywa, divinità in costante connessione con tutto ciò che appartie-ne al Pianeta. I terrestri si stanno trasferendo in massa con i loro eserciti per impossessarsi dell'uno-

btanium, un cristallo ferroso che sulla Terra è più prezioso dell'oro e che i Na'vi proteggono in quanto fondamenta del loro albero-casa. Per poterli studiare meglio gli scienziati hanno inventato un modo di clonare il loro dna mischiandolo al nostro e crean-do degli AVATAR per l'appunto, cioè dei corpi fantoccio in cui trasferirsi psi-

cologicamente e sembrare a tutti gli effetti dei Na'vi. Viene ingaggiato per avvicinarsi a loro e convincerli a cedere il loro bene, usando un Avatar, Jake Sully, un ex-marine costretto sulla sedia a rotelle che sostituisce il fratel-lo gemello scienziato, rimasto ucciso proprio poco prima di partire per Pandora. Lo stretto contatto tra Jake e la principessa Na'vi Neytiri fa sbocciare l'amore tra i due e decidere Jake ad appoggiare la causa del suo popolo, scatenando una guerra sangui-nolenta. Grandi perplessità per questo film sono sorte quando appassionati cineamatori hanno notato l'imbarazzante somiglianza tra Avatar ed il successo Disneyano Pocahontas: • In ambedue le storie gli invasori attaccano la terra indigena per sfruttarne le ri-

sorse; • Ipersonaggi: Neytiri e Pocahontas sono figlie dei capo tribù, "promesse" in spo-

sa a valorosi guerrieri, Tsu'tey e Kocoum; • Entrambe si innamorano di coloro che devono convincere gli indigeni a lasciare

che le loro ricchezze gli vengano sottratte, rispettivamente Jake Sully e John Smith;

• I protagonisti maschili sono sotto il comando di uomini che sembrano tenere alla missione quanto loro, ma che si rivelano interessati esclusivamente alle ric-chezze del posto;

• I due popoli vivono in mezzo agli ambienti più affascinanti ed incantevoli, con-ducono vite che si basano sulla credenza di un' entità superiore strettamente le-gata alla natura.

Se le analogie tra le due storie non bastassero, ci si potrebbe più facilmente appoggiare alla somiglianza grafica e stilistica di un altro film... "AIDA DEGLI ALBERI" (2001) ,rigorosamente made in Italy, ha anticipato di 9 anni i personaggi e le ambientazioni di Cameron, a tal punto che potrebbe "sembrare" che il regista americano abbia semplicemente fotocopiato le scene riadattandole alla sua storia.. I creatori italiani di Aida si sono sentiti lusingati da tale corrispondenza tra le due pellicole, smentendo, a loro parere, qualsiasi plagio da parte della 20th Century

Cinema

Avatar

Grandi perplessità per

questo film sono sorte

quando appassionati

cineamatori hanno

notato l'imbarazzante

somiglianza tra Avatar

ed il successo Disneyano

Pocahontas.

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