8. da dove traiamo lanostre origine e verso dove andiamo

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Parrocchia Sant'Antonino Martire Castelbuono. Parroco Don Mimmo Sideli Ciclo di conferenze " Le religioni e i reconditi enigmi della condizione umana" a cura di padre Filippo Cucinotta, ofm, docente di Teologia Orientale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia " San Giovanni Evangelista", Anno Pastorale 2013-14 8° incontro "Da dove traiamo la nostra origine e verso dove andiamo"

Transcript of 8. da dove traiamo lanostre origine e verso dove andiamo

Comunità parrocchiale “S. Antonino Martire”- Castelbuono -

LE RELIGIONI E I RECONDITI ENIGMI DELLA CONDIZIONE UMANA

Anno pastorale 2013-2014

Dalla Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le Religioni non

cristiane del Vaticano II, Nostra Aetate 

Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo:

la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte,donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.

Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.

Noi e le Grandi Religioni

Noi e le Grandi Religioni

comportamento

… accostarci con rispetto alle grandi Religioni al fine di poter attingere dai loro Libri sacri: - ciò che può arricchirci, - ciò che può aiutarci a cogliere le differenze,- ciò che può rafforzarci nelle nostre convinzioni.

Noi e le Grandi Religioni

comportamento atteggiamento

Papa Francesco, Lumen fidei, 34:  “… Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”.

L’itinerario

19/10 La natura dell'uomo16/11 Il senso e il fine della nostra vita21/12 Il bene e il peccato25/01 L'origine e lo scopo del dolore22/02 La via per raggiungere la vera felicità22/03 La morte26/04 Il giudizio e la sanzione dopo la

morte24/05 Da dove traiamo la nostra origine e

verso cui tendiamo

Ebraismo … prenderà l'anima e il corpo e li giudicherà insieme.

Islamismo Rizzeremo bilance esatte e nessuna anima subirà alcun torto.

Induismo Giungendo ai diversi mondi, continuano così il loro ciclo.

Buddhismo Così io riconobbi come gli esseri riappaiono sempre secondo le azioni.

Da dove traiamo la nostra origine

e verso cui tendiamo

Alla radice della questione

M. HeideggerIntroduzione alla Metafisica

[1935]

Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla?

Per chi […] considera la Bibbia come fonte di rivelazione e di verità divina, la risposta si trova già pronta ancor prima dello stesso porsi della domanda.

La risposta è la seguente: l’ente, in quanto non è Dio stesso, è creato da lui. Dio stesso “è” come creatore increato.

Chi si mantiene sul terreno di una tal fede può certo, in qualche modo, seguire il nostro domandare, e anche parteciparvi,

ma non può autenticamente interrogare senza cessare di essere un credente, con tutte le conseguenze che tale passo comporta. Si può solo comportare “come se…”.

D’altronde, la fede che non si espone costantemente alla possibilità dell’incredulità non è neppure una fede, ma una comodità e una convenzione stipulata con se medesimo di attenersi in futuro al dogma, come a una qualunque tradizione.

Non si tratta, in questo caso, né di un credere né di un interrogare, ma di semplice indifferentismo che si può oramai occupare di tutto - tanto del credere come dell’interrogare - magari anche con molto interesse.

… oltre l’inquietudine

La realtà prima e ultima

La realtà prima e ultima

Le tradizioni religiose

La realtà prima e ultima

Monistica

Le tradizioni religiose

La Realtà ultima è cercata oltre l'io empirico in un grande «sé» nel quale tutto si risolve: è l'impersonale, l'energia, il «vuoto», l'uno, il tutto, il meta-cosmico.

La realtà prima e ultima

MonoteisticaMonistica

Le tradizioni religiose

Un Assoluto personale, creatore e provvidente, diverso dal cosmo e dall'uomo,vicino ad essi, in virtù di un intervento effettuato liberamente nella storia in loro favore.

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A.J. Heschel

Dio alla ricerca dell’uomo. Una filosofia dell’ebraismo

(or. 1955, tr. it. 1969)

Tormentati, perseguitati da torti e inimicizie, i nostri padri malgrado tutto hanno continuato a gioire del fatto di essere ebrei.

“Siamo davvero felici. Quanto è bello il nostro destino, quanto è piacevole la nostra sorte, quanto è splendida la nostra eredità”.

A quali fonti attinge un siffatto modo di sentire?

La ricerca dell’immortalità è comune a tutti gli uomini. Per molti di loro, tuttavia, questo problema assillante è proiettato nel futuro.

Gli ebrei, invece, pensano non soltanto alla fine, ma anche al principio.

Mai ci sentiamo straziati dall’ansia e dal terrore di vagare in un vuoto di tempo.

A noi appartiene il passato e, di conseguenza, non abbiamo paura di ciò che sarà.

Noi ricordiamo da dove siamo venuti.Siamo stati chiamati e non possiamo dimenticarlo, dato che carichiamo l’orologio della storia eterna.

Ricordiamo l’inizio e crediamo in una fine. La nostra vita si svolge tra due poli della storia: il Sinai e il Regno di Dio.

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Al-Hallâj (858?-26 marzo 922)

 

AL-HALLAJ

SCRITTI MISTICI

MONDADORI

I.

Fammi professare in verità la tua unicità, o mio Unico, perché fin là nessun cammino (umano) mi conduce.

Io sono una realtà e questa realtà è per il Reale (Dio), realtà rivestita della sua essenza. Mai più separazione tra noi.

Ecco che s’illuminano le luci scintillanti dell’alba, scintillanti nei bagliori del baleno. 

II.

Guida delle estasi, Re glorioso, io ti so trascendente,

III.

Io Ti proclamo superiore a tutte le glorificazioni di quelli che dicono - Gloria a Te - , superiore a tutte le professioni di fede di coloro che dicono - Non esiste dio all’infuori di Dio -,

superiore a tutti i concetti di coloro che ti pensano.

O mio Dio, tu mi conosci incapace di offrirti l’azione di grazia degna di te.

Vieni dunque in me a ringraziare te stesso. Ecco l’autentico ringraziamento. Non c’è n’è un altro.

IV.

“O gente, salvatemi da Dio (…) perché mi hai rapito da me stesso, e non mi rende più a me stesso.

Quanto a me, ecco che non c’è più nessun velo tra Lui e me, neppure un batter d’occhio, il tempo che io trovi il mio riposo, in modo che la mia umanità perisca nella sua divinità, mentre il mio corpo si consuma nelle fiamme della Sua onnipotenza: cosicché non ne resti più alcuna traccia, alcun segno, alcuna descrizione”.

V.

Ho molto pensato alle religioni, per capirle, e ho scoperto che sono i molti rami di un’unica Fonte.Non pretendere dunque dall’uomo che ne professi una, ché così s’allontanerebbe dalla Fonte sicura.

È invece la Fonte, eccelsa e di significati pregna, che deve venire a cercarlo, e l’uomo capirà.Tu che biasimi il mio amore per Lui, come sei duro!Se sapessi Chi intendo, così non faresti.

I pellegrini vanno alla Mecca, ed io da Chi abita in me,vittime offrono quelli,

io offro il mio sangue e la vita.

C’è chi gira attorno al suo tempio senza farlo col corpo perché gira attorno a Dio stesso, che dal rito lo scioglie.

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Śvetāśvatara UpaniṣadSesto Adhyaya

 

1. Alcuni saggi erroneamente dicono che la causa è la forza insita nelle cose, altri dicono che è il tempo. Ma è la potenza di Dio nel mondo la causa per cui si mette in moto la ruota dell'universo.

2. Egli è colui che invero comprende tutto il mondo, il conoscitore, il creatore del tempo, privo di qualificazioni, onnisciente: da lui dominata, si sviluppa la creazione, che è da concepirsi come terra, parte acquea, fuoco, vento, etere.

3. Dopo aver prodotto questa creazione e averla di nuovo riassorbita, dopo essersi unito volta a volta con i vari elementi della realtà […], ossia con l’unico […],

4. dopo aver prodotto la creazione […] e aver stabilito ogni condizione di esistenza, quando queste cose più non esistono, al tempo della distruzione della creazione, egli, distruttore dell'opera sua, si allontana dalla realtà fenomenica, distinto da essa.

5. Egli è concepito come l'inizio, il principio e la causa dell'unione apparente tra se stesso e il fenomeno, è al di là del tempo che è triplice ed è privo di distinzioni.

Dopo aver venerato questo dio che assume tutte le forme, che è diventato il mondo, che è degno di essere adorato, che giace nel nostro pensiero, primordiale,

dopo averlo riconosciuto come il sostenitore del diritto, il distruttore del male, come il signore della prosperità, come l'immortale che giace dentro di noi, pur contenendo tutto,

7. voglia il cielo che noi possiamo trovare questo signore supremo tra i signori, suprema divinità tra le divinità, supremo sovrano tra i sovrani, che è Dio nell'al di là e padrone del mondo, degno di essere adorato.

8. Per lui non c'è azione né strumento d'azione. Non c'è nessuno a lui simile o che sia superiore. Si sa invece della sua potenza, suprema e molteplice, che dipende dalla sua natura e opera basandosi sulla sua intelligenza e sulla forza.

9. Nel mondo non c'è alcun padrone per lui, né signore, né c'è un contrassegno per lui. Egli è la causa, egli è il signore del primo degli organi di senso (ossia del respiro), non c'è per lui progenitore né signore.

10. L'unico Dio che, come un ragno con i fili, s'avvolse, per propria natura, con le entità derivanti dalla materia primordiale, ci procuri l'accesso al Brahman!

15. Egli, che è l'unico hamsa [identità dello spirito individuato con quello universale] nel centro di questo mondo, è pure il fuoco penetrato nell'oceano. Chi l'ha così conosciuto supera la morte. Non esiste altro cammino per giungere all'immortalità.

17. Colui che, della stessa sua sostanza, immortale, conoscitore, onnipresente, custode di questo mondo, è fisso nel Signore, costui domina per sempre questo mondo. Non altra causa si conosce per la sua eccellenza.

18. In quel Dio che al principio d'ogni era cosmica genera Brahma e gli consegna i Veda, io, desideroso di salvezza, cerco rifugio, in lui che è illuminato dalla propria intelligenza,

20. Soltanto quando gli uomini potranno avviluppare il cielo come una pelle, soltanto allora ci sarà la fine del dolore [anche] senza conoscere Dio.

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BUDDHAMAJJHIMA NIKAYA 22,

Alagaddupama Sutta(Il Serpente d’Acqua)

"Monaci, io vi insegnerò il Dhamma, come paragonato ad una zattera, al solo scopo di poter fare l’attraversamento, non allo scopo di dovervici attaccare. Ascoltate e prestate la massima attenzione. Ora ve ne parlerò.

Supponiamo che un uomo stia percorrendo un sentiero. Egli arriva in un punto in cui vede una grande distesa di acqua, con la sponda vicina dubbia e rischiosa, e l’altra sponda sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che da questa parte porti all’altra parte.

A lui verrebbe il pensiero, “Qui c’è una grande distesa d’acqua, con la vicina riva dubbia e rischiosa, e l’altra riva sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che porti da questa sponda all’altra.

E se io raccogliessi un po’ di sterpi, ramoscelli, rami e foglie e, dopo averli legati insieme, ne facessi una zattera, così da passare in sicurezza sull’altra sponda, facendo muovere la zattera con uno sforzo delle mie mani e piedi?”.

Allora l’uomo, dopo aver raccolto sterpi, ramoscelli, rami, foglie e, dopo averli legati insieme, ne fece una zattera per attraversare in sicurezza e andare all’altra sponda, facendo uno sforzo con le sue mani ed i piedi.

Dopo aver attraversato e andato oltre sull’altra sponda, egli potrebbe pensare, “Come è stata utile per me questa zattera! E’ stato grazie a questa zattera che, facendo uno sforzo con le mie mani e piedi, io ho potuto attraversare in sicurezza l’acqua per andare all’altra riva.

Perché allora, dopo averla issata sulla mia testa o sulla mia schiena, non me la porto dove mi pare?”.

Cosa ne pensate, monaci: nel fare ciò, farebbe bene l’uomo a fare ciò che ritiene di fare con la zattera?”.“No, Signore”.

“E che cosa dovrebbe fare l’uomo, per fare ciò che giustamente si dovrebbe fare con la zattera? Vi è il caso in cui l”uomo, dopo aver attraversato, potrebbe pensare,

“Come è stata utile questa zattera per me! Perché è grazie a questa zattera che, facendo uno sforzo con le mie mani e piedi, ho potuto attraversare in tutta sicurezza per andare all’altra riva.

Perché allora io, dopo averla attraccata sulla riva o legata su un palo nell’acqua, non me ne vado tranquillo dove mi pare?”. Questo, o monaci, sarebbe il giusto modo di fare ciò che dovrebbe essere fatto con la zattera.

Allo stesso modo, o monaci, io ho insegnato il Dhamma, paragonato ad una zattera, al fine di poter attraversare, non allo scopo di farvici attaccare.

Comprendendo il Dhamma come insegnato, paragonato ad una zattera, voi dovreste lasciar andare perfino tutti i Dhamma, per non parlare dei non-Dhamma”.

 

Uno sguardo sinottico

Ebraismo Ricordiamo l’inizio e crediamo in una fine.

Islamismo Io sono una realtà rivestita della sua essenza.

Induismo Egli è l'inizio, il principio e la causa dell'unione apparente tra se stesso e il fenomeno

Buddhismo il Dhamma, è una zattera, per attraversare, non per attaccarvici.

Ultimo incontro

13 luglioSan Guglielmo