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associazione si propone di dare il proprio contributo. La crisi economica, ritengo, è forse l’ultima causa in ordine di tempo che ha causato mol-te scomparse terminate pur-troppo in suicidio. Le vere cause sono da approfondire sia nel contesto intra fami-liare, che in quello familiare oltre che in quello lavorativo.

Cosa le sta insegnando que-sta esperienza come Presi-dente dell’Associazione?Questa nuova carica è da un certo punto di vista d’arrivo e di maturazione personale e professionale. Da più di 15 anni frequento le aule di giu-stizia italiane, dedicando le mie energie in modo partico-lare al diritto penale e al dirit-to di famiglia. Da alcuni anni collaboro con il Tribunale per i minorenni di Venezia e

sono tutore di alcuni fanciulli allontanati dalle loro famiglie naturali. Per oltre dieci anni mi sono occupata di persone detenute in carcere. Mi sono avvicinata allo studio del fe-nomeno delle persone scom-parse anche grazie agli studi di scienze criminologiche che, ormai, sono diventati una vera e propria passione. A questo proposito, unita-mente al dottor Luca Massa-ro, da circa quattro anni mi reco negli Stati Uniti un paio di volte l’anno per approfon-dire non soltanto questa te-

matica ma anche tutte quelle che risultano essere in stretto rapporto alla scomparsa del-la persona. E’ proprio dall’e-sperienza americana che, unitamente ai soci fondatori di VITE SOSPESE , è nato il progetto multidisciplinare di cui accennavo poc’anzi. Tut-tavia, questa carica è per me anche un punto di partenza che mi permetterà di mettere al servizio della collettività oltre alla mia esperienza pro-fessionale ed individuale già acquisite, tutto l’entusiasmo personale e lavorativo in fieri

che muoveranno lo spirito e le persone che lavoreranno insieme a me nell’associazio-ne. C’è davvero molto lavoro da fare.

Quanta energia ci vuole a far conciliare il lavoro di av-vocato con la carica impor-tante che ricopre?Mi impegna tantissimo, “da matti”, si può dire? Non di-mentichiamo che oltre a svol-gere la professione di avvocato sono anche moglie e “mam-ma” di due gatti Maine Coon e di una simpatica cagnolina bassotto. Poi c’è la mia grande passione che condivido con mio marito, la criminologia. E quindi esiste lo studio costan-te della materia. Insomma, il vocabolo “noia” non e’ con-templato nel mio vocabolario. Inizio la mia giornata sempre alle sei e la termino verso le ventidue e trenta. Il tutto non stop. A parte gli scherzi, la ricetta per me e’ la seguente: tanta determinazione, impe-gno e senso del dovere. Por-tare sempre a termine ciò che mi viene affidato, dando il meglio di me stessa. Assolu-tamente indispensabile avere un grande ottimismo e la pre-senza di buoni collaboratori che mi affiancano sia nel la-voro che nella vita persona-le. Anzi, ne approfitto: grazie collaboratori!

Se potesse risolvere un caso…Bella domanda...non vorrei che la mia risposta generas-se una classifica a livello di importanza di persone scom-parse. Non esiste la categoria A e quella B. Tutti gli scom-parsi sono importanti. Certo che messa alle strette con questa domanda, forse il caso che vorrei risolvere e che mi darebbe maggiore soddisfa-zione è quello di contribuire al felice ritrovamento di un minore scomparso. ■

LE VERE CAUSE SONO DA APPROFONDIRE SIA NEL CONTESTO INTRA FAMILIARE, CHE IN QUELLO FAMILIARE OLTRE CHE IN QUELLO LAVORATIVO

“MI ISPIRO ALL’ESPERIENZA AMERICANA E OFFRO TUTTO IL MIO ENTUSIASMO. C’E’ MOLTO LAVORO DA FARE” ”Vado negli stati Uniti due volte all’anno per approfondire queste tematiche, e proprio dall’esperienza americana è nato il progetto multidisciplinare di Vite sospese”, dice Patrizia Trapella. Il lavoro multidisciplinare coordinato è ancora una novità per l’Italia.

Mi sono avvicinata allo studio del fenomeno delle

persone scomparse anche grazie agli studi di scienze

criminologiche che, ormai, sono diventati una vera

e propria passione