15. GLOBALIZZAZIONE, MIGRAZIONI, MUTAMENTO … · globalizzazione, migrazioni, mutamento sociale...

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15. GLOBALIZZAZIONE, MIGRAZIONI, MUTAMENTO SOCIALE

FIORENZO PARZIALE SOCIOLOGIA GENERALE UNIVERSITA’ LUMSA-ROMA A.A. 2016-2017

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15. GLOBALIZZAZIONE, MIGRAZIONI, MUTAMENTO SOCIALE

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15.1. LA GLOBALIZZAZIONE

Interesse della sociologia per la globalizzazione risale ai “padri fondatori” (es.

Marx)= comunità – società nazionale – società globale

Capitalismo come economia-mondo (Arrighi, 1994)

Ordine del mondo di tipo neoliberale a partire dalla fine degli anni Settanta:

crescente interdipendenza politica ed economica, garantita dalla potenza egemone

(USA), in grado di consentire la nascita di un mercato globale

Organizzazione dello spazio territoriale non diventa irrilevante ma non è più

dominio esclusivo dello Stato nazionale, cambia la scala su cui si esercita il potere

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CAMBIAMENTI NON SOLO ECONOMICI

LA SOCIETA’ DELLE RETI (CASTELLS, 2014): INNOVAZIONE TECNOLOGICA E NUOVO

MODO DI PENSARE E AGIRE (PER RETICOLI VS LINEARE)

L’INTENSIFICAZIONE DELLE RELAZIONI SOCIALI HA PRODOTTO UNA NUOVA

SITUAZIONE: CIO’ CHE AVVIENE IN UN LUOGO HA EFFETTI SU ALTRI LUOGHI

DISTANTI (ES. INVESTIMENTI IN BORSA, SPOSTAMENTO DI INGENTI CAPITALI DA

UN LUOGO ALL’ALTRO)

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COMPRESSIONE SPAZIO-TEMPORALE: IMMEDIATEZZA, VICINANZA,

DISANCORAMENTO DAL LOCALE (GIDDENS, 1994): IL DISEMBEDDING

(SRADICAMENTO)

GLOBALIZZAZIONE, PERO’, PRESUPPONE NUOVA CENTRALITA’ DEL LOCALE: IL

GLOCALE (ROBERTSON, 1995)

Le culture locali sono contaminate, la società globale è post-tradizionale (=

consapevolezza che ciò che è dato per scontato è una costruzione sociale)

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MA

APERTURA DELLA SOCIETA’ LOCALE E REAZIONE COMUNITARIA (CHIUSURA IN

COMUNITA’ LOCALI CONTRO INSICUREZZA SOCIALE)

LA SOCIETA’ DEL RISCHIO

BECK (2008): NELLE SOCIETA’ INDUSTRIALE LO STATO REGOLAVA E CONTROLLAVA

IL RISCHIO DI DISGREGAZIONE SOCIALE; INVECE I RISCHI ATTUALI SFUGGONO AL

CONTROLLO STATALE (RADICATO SPAZIALMENTE) IN QUANTO LA SOCIETA’

GLOBALE SI CARATTERIZZA PER UNA “IRRESPONSABILITA’ ORGANIZZATA”

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BAUMAN (2001): LA CHIUSURA IDENTITARIA E’ DISTRUTTIVA, SERVE UNA

COMUNITA’ APERTA, O MEGLIO UNA SOCIETA’ GLOBALE CAPACE DI CONIUGARE

L’UNIVERSALISMO CON IL PROVINCIALISMO CULTURALE:

SOCIETA’ CHE GARANTISCA A TUTTI IL DIRITTO DI ESSERE CONSIDERATI UMANI

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TRE RISCHI TIPICI DEL CONTESTO ATTUALE (BECK, 2008)

RISCHIO FINANZIARIO

RISCHIO TERRORISTICO

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RISCHIO AMBIENTALE

Alluvioni, inquinamento, cambiamento climatico = scarsità delle risorse,

incremento miseria e povertà = aumento delle migrazioni (dovute anche agli altri

due rischi)

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15.2. LE MIGRAZIONI

Partiamo dall’evento oggi più drammatico, sebbene solo una piccola quota di

stranieri siano profughi, richiedenti asilo o cmq persone che sbarcano sulle nostre

coste

Sbarchi: i numeri restano impressionanti, basta vedere i dati definitivi del Viminale:

153.842 sono i profughi sbarcati in Italia nel corso del 2015, il 9% in meno dell’anno

precedente. Questa la fotografia dell’osservatorio sull’immigrazione di Repubblica

scattata al 31 dicembre 2015

Gennaio 2014-Febbraio 2016: quasi 8.000 morti in mare, o forse molti di più..

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LA QUESTIONE DEI RIFUGIATI L’86% DEI RIFUGIATI VIENE ACCOLTO NEI PAESI DEL SUD DEL MONDO (AMBROSINI, 2014) LA CONVENZIONE DI GINEVRA (1951) DEFINISCE COSI’ IL RIFUGIATO:

Chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per ragioni di razza,

religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni

politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale

timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque,

essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti,

non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi

(DIRITTI DELLA PERSONA: V. SLIDES 13)

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Richiesta d’asilo: procedura lunga (circa 2 anni), farraginosa, che produce uno status incerto e reversibile (paura costante del richiedente di tornare nel luogo da cui è partito, spesso teatro di conflitti). Negli ultimi anni il riconoscimento è stato soggetto a regole più severe (in Italia nella primavera 2017 il decreto Minniti-Orlando elimina la possibilità di ricorrere in appello da parte del richiedente asilo..) Spesso il richiedente asilo non vuole fermarsi nel primo Paese in cui approda (esemplare è il caso di chi sbarca in Italia), ma secondo gli accordi di Dublino (il trattato è stata redatto nel 1990, è entrato in vigore nel 1997, è stato rivisto più volte, da ultimo nel 2013, è stato temporaneamente sospeso nel 2015 e successivamente modificato, da metà marzo 2017 nuova versione) la domanda va presentata proprio nel primo Paese europeo in cui si giunge [Alì, siriano di 19 anni] Dopo aver attraversato l’Europa e aver trascorso alcuni mesi in una struttura di accoglienza per richiedenti asilo nelle Fiandre, a fine febbraio è stato informato che, in base al regolamento di Dublino, doveva tornare in Croazia e presentare lì una richiesta di asilo, pur non avendo nessun legame nel paese e nonostante la Croazia fosse stata condannata per il suo trattamento dei richiedenti asilo (fonte: Internazionale, 10 marzo 2017)

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L’ESISTENZA DI DIFFERENTI PROGETTI MIGRATORI: VARI TIPI DI IMMIGRATI

1. gli immigrati per lavoro

2. gli immigrati stagionali o lavoratori a contratto

3. gli immigrati qualificati e gli imprenditori (skilled migrations)

4. i familiari al seguito

5. i rifugiati e richiedenti asilo (più ampiamente: “migrazioni forzate”; casi spuri: rifugiati politico-economici)

6. immigrati irregolari, clandestini, vittime del traffico di esseri umani

7. migranti di seconda generazione

8. migranti di ritorno

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UNA DISTINZIONE PROBLEMATICA: REGOLARI O IRREGOLARI?

La clandestinità costruita: solo una minoranza, per quanto consistente, entra

irregolarmente in Europa; la maggior parte entra regolarmente con visto di breve

durata: sono OVERSTAYING

IL REATO DI CLANDESTINITA’

UNA PARTE DEGLI STRANIERI GIUNGONO IN ITALIA GIA’ IN CONDIZIONI DIFFICILI, E GIURIDICAMENTE SI TROVANO GIA’ AD ESSERE ESCLUSI/NON RICONOSCIUTI (ES. LEGGE BOSSI-FINI IN ITALIA); AL PRIMO FALLIMENTO NEL MERCATO DEL LAVORO NERO CADONO IN UNO STATO DI BISOGNO TALE DA COMMETTERE REATI (MANOVALANZA

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DELLO SPACCIO) E DIVENIRE “GLI UTENTI” PRIVILEGIATI DELL’ISTITUZIONE CARCERARIA (VATRELLA, 2015)

Il caso estremo dei CIE (CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE)

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GRAN PARTE DEGLI STRANIERI SONO GIUNTI CON REGOLARE VISTO TURISTICO CHE POI SCADE = IL FENOMENO DEGLI OVERSTAYERS (REYNERI, 2011)

IL RUOLO DELLE SANATORIE: IL FALSO MITO DEL LORO EFFETTO DI ATTRAZIONE DEGLI IMMIGRATI

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% residenti stranieri nel 2014 nell’UE Lussemburgo 45,3 Bulgaria 0,8

Cipro 18,6 Lituania 0,7

Lettonia 15,2 Croazia 0,7

Estonia 14,8 Romania 0,4

Austria 12,4 Polonia 0,3

Irlanda 11,8

Belgio 11,3

Spagna 10,1

Germania 8,7

ITALIA 8,1

Grecia 7,8

Regno Unito (oggi non più nell’UE) 7,8

Svezia 7,1

Danimarca 7,1

Ue28 6,7

Francia 6,3

Malta 5,9

Slovenia 4,7

Paesi Bassi 4,4

Repubblica Ceca 4,1

Portogallo 3,8

Finlandia 3,8

Ungheria 1,4

Slovacchia 1,1

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Nota bene: in molti altri Paesi non europei il tasso di stranieri è molto più alto, ciò vale sia per Paesi ricchi, sebbene molto diseguali, come il Quatar, sia per Paesi poveri come l’Uganda Il caso italiano Il capitalismo industriale in molti Paesi si è fondato sulla selezione di forza lavoro operaia straniera: es. Germania e i Gastarbeiter (i lavoratori ospiti) Italia: capitalismo industriale si radica in un tessuto contadino arretrato economicamente e culturalmente: forza lavoro autoctona disponibile e migrazione interna Sud-Nord (quest’ultima è ripresa in maniera intensa negli ultimi 10 anni: 70.000-100.000 giovani meridionali emigrano ogni anno, una buona percentuale è laureata)

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Collocazione semiperiferica nella divisione internazionale del lavoro (export: eravamo “i cinesi d’Europa”) Anni 80’ = i primi immigrati Anni 90-2000 = il radicamento e le nuove migrazioni (dovute anche a guerre: v. guerra dei Balcani)

2000-2015 = consolidamento+crisi umanitaria soprattutto per instabilità Medio-Oriente

e Africa+emigrazione italiani all’estero: ci avviamo ad essere pienamente una società

multietnica.

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IL PROCESSO DI SEDENTARIZZAZIONE le 4 fasi dell’immigrazione (Bohning, 1984) 1. arrivano per lavoro maschi, giovani, celibi, relativamente qualificati, orientati al ritorno

2. cresce l’età media, aumentano gli sposati, si allunga il soggiorno

3. aumentano donne e ricongiungimenti, l’immigrazione comincia a stabilizzarsi

4. la permanenza si allunga, le famiglie si insediano, nascono istituzioni “etniche” Esistono differenti tipi di immigrazione, perché diverse sono le catene migratorie, e

diverse le “specializzazioni etniche”: la specializzazione non è una questione culturale,

ma è frutto delle reti sociali informali tra immigrati + stereotipi degli imprenditori: es.

gli indiani “non sono portati a mungere vacche”, ma in Emilia è divenuta la loro

specializzazione. Tutto ciò produce la discriminazione statistica degli stranieri

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Le catene migratorie Complessi di legami interpersonali che collegano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree di origine e di destinazione, attraverso i vincoli di parentela, amicizia e comunanza di origine Le reti migratorie sono una risposta “informale” all’assenza di una regolazione sociale efficace Lo sviluppo del lavoro autonomo e l’ethnic business: fenomeno dovuto non tanto alla cultura imprenditoriale diffusa nel Paese di origine e/o alla presenza di enclaves (attività rivolte a clienti della stessa etnia: es. attività alimentari, call center per telefonate internazionali) quanto alla cosiddetta vacancy chain (rilevazione attività di autoctoni da parte di stranieri: es. figlio del barista non vuole continuare il lavoro del padre, che a sua volta vende licenza e locale a uno straniero intenzionato ad intraprendere questa attività)

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TASSO DI OCCUPAZIONE E TASSO DI DISOCCUPAZIONE DEGLI STRANIERI SONO PIU’ ALTI DI QUELLI RILEVATI TRA GLI ITALIANI PERCHE’: + PERSONE IN ETA’ DI LAVORO STRANIERI = FORZA LAVORO “SECONDARIA”, PIU’FACILMENTE LICENZIABILE STATO DI BISOGNO E ACCETTAZIONE DI QUALSIASI LAVORO (SOVRAISTRUZIONE E FRUSTRAZIONE) = MINORE PERIODO DI DISOCCUPAZIONE E IMPOSSIBILITA’ DI FARE AFFIDAMENTO SU FAMIGLIE SOLIDE ECONOMICAMENTE VS COMMESSE ALL’ESTERO

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15.3. L’INCLUSIONE SUBALTERNA LA SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE I lavori degli immigrati sono caratterizzati dalle 5 P: Precari

Pesanti

Pericolosi

Poco pagati

Penalizzati socialmente

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Gli immigrati sono accettati (relativamente) come lavoratori disposti ad accollarsi i lavori più gravosi e sgraditi, purché non avanzino pretese e accettino di fatto che i lavori migliori siano appannaggio dei nazionali Inclusione finta, subalternità e concezione strumentale degli immigrati: negazione dell’alterità, naturalizzazione dell’etnia, corrosione del carattere democratico della società: cittadini/non cittadini si può tradurre in persone/non persone Molti immigrati sono poveri e così più facilmente investiti da stereotipi e diffidenza di classe La doppia alterità = straniero e povero: chi ci fa più paura? Chi discriminiamo di più? I rumeni sono considerati “extra-comunitari”, pur appartenendo all’UE, gli statunitensi residenti nel nostro Paese non sono invece considerati tali, pur essendo di fatto extra-comunitari

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Anche se negli ultimissimi anni è aumentata la quota di istruiti e provenienti da borghesia e classe media in fuga da Paesi in guerra (Siria, Gambia, etc.) Col tempo, infatti, la composizione degli immigrati è cambiata: incremento di donne, bambini, persone ad alta istruzione

Immigrati: mondo complesso, tanti attori diversi

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IL RADICAMENTO: TRACCE DI INCLUSIONE SOCIALE

Nel 2015 gli stranieri residenti in Italia sono oltre 5 milioni (+ dell’8%), di cui 2,6 milioni donne

4,24,8

5,6

6,47

7,57,9

8,48,9 9 9,2

3,84,2

4,5

5,25,8

6,26,5

6,87,4

8,1 8,2

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

alunni

residenti

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Le seconde generazioni tra identità sospese (la doppia assenza, v. Sayad, 2002), chiusura e innovazione In Italia + di 800.000 studenti privi della cittadinanza italiana: il tema dello “ius soli”

Coppie miste ancora poche decine di migliaia, ma tra i giovani è sempre più prassi.. Però: le seconde generazioni vivono ancora tra chiusura-stereotipi (anche

dell’ambiente familiare di provenienza) e aspirazioni tarpate da un’economia ancora

declinata secondo il colore “bianco” = stranieri non sono tutti, ma “solo” gli

extracomunitari = poveri, espulsi

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MA le diseguaglianze sono sistematiche!

Diseguaglianze principali:

1. scarsa mobilità sociale: promozione sociale solo attraverso lavoro autonomo, raro accesso alle posizioni da colletto bianco, BARRIERA TRA CLASSE OPERAIA E CLASSE MEDIA e SPRECO DI CAPITALE UMANO (L’INNOVAZIONE MANCATA, A CUI SI AGGIUNGE LA FUGA DEI LAUREATI ALL’ESTERO) Motivi: non riconoscimento/convertibilità del titolo di studio; barriere linguistiche; possesso di competenze non coerenti con richieste delle imprese autoctone; cultura lavorativa differente dalla nostra; MA tutti questi aspetti sono accomunati dalla discriminazione di fondo e dal fatto che le barriere di classe si intrecciano con quelle etniche

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2. elevata esclusione sociale: fasce di immigrati più deboli in segmenti ad elevato sfruttamento ed irregolarità (agricoltura, edilizia..talvolta in aziende legate a camorra, mafia) = lavoro servile, schiavistico

3. Isolamento psico-sociale

4. subalternità politico-economica: Immigrati fanno lavori umili ma utili alla nostra economia, versano contributi ma non sempre li riscuotono (quando tornano al loro Paese); 2012 spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in 12,6 miliardi di euro, pari all’1,57% della spesa pubblica nazionale vs 16,5 miliardi di contributi versati e tasse pagate dai lavoratori stranieri = 3,9 miliardi a favore degli italiani = ci rimettono sul versante lavorativo e anche fiscale-welfaristico (la legge Bossi-Fini del 2002 ha eliminato la possibilità per lo straniero che va via dall’Italia di riscattare contributi versati)

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Ricapitolando, i migranti sono:

gruppi subordinati con aspetti fisici o culturali valutati negativamente da parte dei gruppi dominanti

separati socialmente, lavorativamente, urbanisticamente dal gruppo etnico dominante

in alcuni casi isolati (es. donne sole: si pensi alle badanti e alla loro condizione di “sequestro 24h”) Ma possibili esiti di integrazione sociale per i migranti: assimilazione (sradicamento dalla cultura di origine), multiculturalismo (separazione, autonomia, ghettizzazione), transnazionalismo (legame tra culture, tra Paese di origine e quello di approdo)

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I REATI CONTRO GLI IMMIGRATI: XENOFOBIA E RAZZISMO

LA STRAGE DI CASTELVOLTURNO E LA RIVOLTA DI ROSARNO NEL 2010 Castelvolturno (Caserta) Il massacro degli immigrati (6 MORTI) portò a una sommossa della comunità immigrata contro la criminalità organizzata e contro le autorità, chiedendo che gli assassini venissero assicurati alla giustizia, un episodio fino ad allora unico nell'intera storia d'Italia

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Rosarno (Reggio Calabria)

Due giovani balordi del luogo, la notte del 6 gennaio, si sono divertiti a sparare con un

fucile ad aria compressa su tre immigrati, ferendone uno in modo grave. Non era la

prima volta. Le centinaia di immigrati che lavorano negli agrumeti che si estendono a

perdita d’occhio attorno al paese, sono stati fatti oggetto molte volte di questo tipo di

aggressioni, oltre che di provocazioni di ogni tipo. Questa volta i braccianti non erano

nello stato d’animo adatto a chinare la testa e hanno reagito. Si sono diretti a centinaia

verso Rosarno, partendo dai campi dove lavoravano e dai rifugi dove trovano

abitualmente un riparo indegno di un essere umano. È avvenuto quello che avviene in

circostanze simili. La collera dei lavoratori dei campi, quasi tutti africani, si è indirizzata

in modo cieco sulle vetrine dei negozi, sulle automobili dei rosarnesi, su qualche

cittadino. Stufi di essere trattati come bestie, stufi della miseria in cui li tiene chi sfrutta

il loro lavoro, resi disperati dall’aggravarsi della crisi, hanno risposto in modo istintivo.

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L’accoglienza dei migranti nei centri specializzati: tra primo e necessario supporto e impossibilità di essere autonomi (prigionieri silenti)

IL CIRCUITO GUERRE-FUGA-SFRUTTAMENTO-RAZZISMO..MA VI E’ ANCHE SOLIDARIETA’..

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Fattori di spinta (push) e fattori di attrazione (pull) alla base dell’emigrazione

pressione migratoria e collocazione periferica del Paese di provenienza

guerre

carestie dovute anche a cambiamenti climatici (a loro volta da collegare ad espansione del capitalismo)

attese crescenti degli immigrati in tempi di globalizzazione: tendenzialmente non emigrano i più poveri, bensì quelli che hanno un minimo di risorse per intraprendere il viaggio; inoltre i Paesi di emigrazione sono quelli non troppo poveri in cui emergono le contraddizioni della modernizzazione economica e culturale: un minimo di sviluppo economico e più scolarizzazione = speranza e attese di una vita migliore rispetto al contesto in cui si vive, dal quale ci si allontana anche per rottura con la cultura tradizionale

polarizzazione geografica: città motore dello sviluppo che chiedono lavoro domestico ed esecutivo (società ricche richiedono servizi dequalificati)

esercito industriale di riserva utile al sistema imprenditoriale per flessibilità-riduzione costi (comparti labour intensive: es. sistema agroalimentare) o per calmierare salari

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(comparti meno tradizionali, + capital intensive: ma qui competizione con autoctoni (almeno in Paesi meno terziarizzati come l’Italia) per via della buona stabilità dell’impiego)

Caso italiano Data la collocazione semiperiferica della nostra economia, la presenza di forza lavoro straniera disposta a svolgere lavori sporchi, pesanti, talvolta penosi (macellazione animali, pulizia stalle, facchinaggio, etc.) produce 4 effetti interessanti

1. alimentazione delle piccole industrie tradizionali, che altrimenti scomparirebbero o verrebbero de localizzate 2. rivitalizzazione dell’economia informale e irregolare 3. sostegno agricoltura italiana, con possibilità di mantenere in vita diverse aziende familiari 4. riduzione spesa pubblica per servizi sociali, grazie alla centralità che riveste la famiglia nel nostro sistema di welfare

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15.4. SOCIOLOGIA E MUTAMENTO SOCIALE

L’ANALISI DELLE MIGRAZIONI CI RIPORTA A UN TEMA CLASSICO DA CUI TRAE ORIGINE

LA SOCIOLOGIA: IL MUTAMENTO SOCIALE

Evoluzione lineare? Dinamica circolare? Cambiamento complesso? (teoria degli stadi di

Comte, contraddizione tra forze sociali e sistema economico in Marx, lotta per il potere

in Weber, etc.)

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Approcci evoluzionisti (Spencer, Comte)

Evoluzionismo: selezione culturale come selezione naturale (Spencer nel XIX secolo)

Sociobiologia: Wilson (XX secolo) parla di centralità dei geni nel determinare i fenomeni

sociali: es. altruismo, aggressività, conformismo dipendenti da codice genetico

Approcci storico-sociali (Marx, Weber):

Differenziazione sociale e divisione del lavoro come frutto dell’azione sociale

Cambiamento dovuto a fattori economici, politici e culturali

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Conflitto come motore della storia, ma eliminabile come il potere (Marx) vs Conflitto

multidimensionale ma intrinseco alla società e ineliminabile (Weber)

Conflitto può produrre coesione interna, rafforzare chi detiene il potere, produrre alleanze

(Coser), il conflitto ha vari gradi di violenza ed intensità: in particolare l’intensità cresce se la

divisione tra dominanti e dominati è netta e le linee di divisione sociale sono sovrapposte

(Dahrendorf)

Centralità dei contesti storici: il mutamento sociale come processo di “civilizzazione”

manifestatosi in determinati contesti e non in altri; ad esempio il passaggio da una società in cui

prevale la forza ad una in cui prevale ragione e intelletto (razionalizzazione) è dipesa

dall’affermazione dello Stato moderno centralizzato europeo, secondo Norbert Elias (1939)

Vita di corte = controllo emozioni e stigmatizzazione della violenza = presentarsi bene in

pubblico = interiorizzazione e disciplinamento di corpo e mente

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LE GRANDI ANTINOMIE INDIVIDUATE IN SOCIOLOGIA E LE MACRO QUESTIONI IN CAMPO:

1. TÖNNIES: COMUNITA’ VS SOCIETA’

DURKHEIM: SOLIDARIETA’ MECCANICA VS SOLIDARIETA’ ORGANICA

DOMANDE: LA DIFFERENZIAZIONE SOCIALE SI AMPLIERA’ O SI RIDURRA’? E’ UN PROCESSO

LINEARE? L’AGIRE STRUMENTALE PREVALE SU QUELLO VALORIALE? COMUNITA’ E SOCIETA’ NON

CONVIVONO FORSE ANCHE OGGI?

2. AUTORITA’-TRADIZIONE VS RIVOLUZIONE

DOMANDE: L’ORDINE SOCIALE COME E’? SI PUO’ CAMBIARE? IL CONFLITTO DISTRUGGE LA

SOCIETA’ O LA TIENE INSIEME?

15. GLOBALIZZAZIONE, MIGRAZIONI, MUTAMENTO SOCIALE

FIORENZO PARZIALE SOCIOLOGIA GENERALE UNIVERSITA’ LUMSA-ROMA A.A. 2016-2017

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3. DISEGUAGLIANZE DI CLASSE VS STATUS INDIVIDUALI

DOMANDE: COSA SONO LE DISEGUAGLIANZE? IN COSA CONSISTONO? LA NOSTRA VITA E’

LEGATA A CONDIZIONAMENTI DERIVANTI DAI GRUPPI/CLASSI DI APPARTENENZA O DALLE

RETI IN CUI CI MUOVIAMO COME INDIVIDUI? QUALE E’ LA STRUTTURA DI CLASSE OGGI?

4. SACRO VS PROFANO: QUALI VALORI CI TENGONO UNITI? COSA E’ L’ETICA? E LA MORALE?

5. ALIENAZIONE VS PROGRESSO: LA NOSTRA VITA E’ SEMPRE PIU’ RAZIONALIZZATA, NEL

SENSO CHE E’ STANDARDIZZATA, SPERSONALIZZATA, RIPETITIVA, ASSERVITA A

INDUSTRIA/BUROCRAZIA/TECNOLOGIA O SCIENZA/CONOSCENZA/RAGIONE POSSONO

PRODURRE UNA SOCIETA’ MIGLIORE? ALIENAZIONE LAVORATIVA O ESPANSIONE DEI LAVORI

CREATIVI? LA TECNOLOGIA CI LIBERERA’ DAL LAVORO? IL PROGRESSO E’ UN PROCESSO

TUTTO SOMMATO LINEARE O L’INNOVAZIONE POTREBBE DISTRUGGERE ANCHE LE

CONQUISTE DEGLI ULTIMI DUE SECOLI NEL CAMPO SCIENTIFICO, CIVILE E POLITICO?

15. GLOBALIZZAZIONE, MIGRAZIONI, MUTAMENTO SOCIALE

FIORENZO PARZIALE SOCIOLOGIA GENERALE UNIVERSITA’ LUMSA-ROMA A.A. 2016-2017

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GIA’ IL FATTO CHE RISPETTO AL PASSATO OGGI UN NUMERO CRESCENTE DI PERSONE SI

PONE QUESTE DOMANDE RAPPRESENTA UN FATTO POSITIVO, ANCHE SE QUESTI STESSI

INTERROGATIVI MOSTRANO L’ESISTENZA DI MINACCE DA NON SOTTOVALUTARE

LA RIFLESSIVITA’ SOCIOLOGICA INSIEME ALLA RICERCA CHE ESSA ALIMENTA FORNISCE UN

SAPERE CHE PUO’ EDUCARCI A DIVENIRE ATTORI RESPONSABILI DELLA SOCIETA’DI CUI NOI

STESSI SIAMO I PRODUTTORI