, la Manon di Palmamondo - Bottegadidatticala lirica significa solo strillare cer-cando di...

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IL PAPPAGALLO

Sulla copertina de “Il Mattino illustrato” del 29 aprile 1978 si celebrava il talento del soprano, divenuta famosa in tutto il mondo

Elena Mauti Nunziata, la Manon di PalmaFu l’avvocato Agostino Peluso Cassese a spingerla nel magico ed incantato mondo dell’Opera

SAVINO CARRELLA

Correva l’anno 1978. Il profes-sore Saverio Calabrese, ingegnereformatosi alla scuola di Franciosi(luminare di scienza delle costru-zioni), esemplare per chiarezzaespositiva e preparazione, era an-che un grande appassionato dimusica lirica. Come tutti i profes-sori che lasciano un segno duratu-ro nei propri allievi, aveva una vi-sione globale dell’insegnamento.Pertanto, ci aveva, di tanto in tan-to, parlato anche di questa sua pas-sione extrascolastica, l’aveva con-divisa con noi e, quel giorno, sem-brava veramente molto eccitato.

Cominciò a raccontarci infatti diuna imminente rappresentazione li-rica al San Carlo di Napoli, la Ma-non di Massenet, un evento, al qua-le aveva una ragione in più per par-tecipare, “come ben possonocapire – aggiunse in modo per noipiuttosto sibillino –, i palmesi diquesta classe”. Noi palmesi, tiratiin causa e colti completamente disorpresa, ci scambiammo deglisguardi gravidi di perplessità e in-credulità. Proprio non capivamoche cosa c’entrassimo noi. Il pro-fessore allora intuì il nostro diso-rientamento e sbottò: “Ma come,la regina della serata sarà una vo-stra compaesana e voi non sapeteniente!”

Ora, più di trent’anni dopo, mi ècapitato fra le mani un numero deIl Mattino illustrato che, se avessiavuto la ventura di leggere all’epo-ca, mi avrebbe senz’altro risparmia-to quella brutta figura.

La rivista dedica la copertina a

Elena Mauti Nunziata e il lungoarticolo, a firma di Giuseppe DiBianco, che le viene dedicato pre-senta un titolo veramente illumi-nante: “Scusi Manon, lei è france-se? No, sono di Palma Campania”.

Ho avuto poi modo di ascoltareil soprano palmese proprio a Pal-ma: ricordo che si trattò di una ma-nifestazione presso la Scuola Me-dia Russo e la grande cantante of-frì ai suoi compaesani un saggio

della sua arte. Accompagnata da unmaestro di pianoforte, cantò cele-bri arie e canzoni classiche napole-tane.

Ma, a beneficio soprattutto del-le nuove generazioni, vorrei qui orariassumere i punti salienti della suaintervista.

L’articolo si apre all’insegna delnemo propheta in patria: la can-tante arriva al San Carlo dopo es-sere stata applaudita a Parigi, Lon-dra, New York e in tanti altri posti.Del resto, Napoli ha sempre espor-tato talenti, regalando agli altri ilmeglio che produce. Si sottolineapoi la formazione poliglotta dellaNunziata, in quanto la Manon concui debutta al San Carlo è in linguafrancese. Il giornalista rileva che lacantante parla un italiano impec-cabile, senza inflessioni dialettali eche anche il suo francese inganne-rebbe per autenticità anche un pa-rigino, ma che ancora si compiace,di tanto in tanto, di ricorrere allasua lingua materna (per noi napo-letani l’italiano credo si possa in-vece definire la lingua paterna) e,infatti, ricorda come la apostrofa-vano i familiari dubbiosi delle suescelte di vita: Chella guagliona cu‘a capa che non l’aiuta.

Elena Mauti Nunziata ricorda isuoi inizi, di quando i suoi sogni sichiamavano Sanremo e il Disco perl’estate di Saint Vincent. Le can-zoni che canticchiava all’epoca era-

no infatti di Gigliola Cinguetti,Mina, Milva e Claudio Villa.

La svolta avvenne grazie all’av-vocato Agostino Peluso Cassese.Portata da un familiare alla casa delfamoso avvocato e melomane, Ele-na esegue alcune canzoni di musi-ca leggera. L’avvocato la invita peròa cimentarsi con qualche famosaromanza. E, subito dopo averlaascoltata, le sue conclusioni cam-biano per sempre la vita di Elena.“Ma che canzonette e musica leg-gera! Questa ragazza ha una vocelirica, deve andare al conservato-rio e studiare canto. È sopranonata”. Elena resta sbigottita: per leila lirica significa solo strillare cer-cando di sopraffare la musica. Mal’ascolto di brani d’opera la con-vincono che si tratta invece di unmondo meraviglioso, armonico efiabesco. A sedici anni entra al con-servatorio San Pietro a Majella diNapoli. Cominciano anni di durolavoro, avendo come riferimento laTebaldi e la Callas. Ma Napoli nonsaprà cogliere subito il valore dellacantante palmese. A Napoli vinceun concorso, le consegnano unamedaglia d’oro, ma tutto finisce lì.Elena Mauti Nunziata crede che ilproblema fosse la mancanza di unacartuscella, carenza che sarà poispazzata via dalla risonanza mon-diale del suo nome. Ma per conti-nuare la carriera le tocca emigrare.Vince una borsa di studio al TeatroMassimo di Palermo. Qui credonoin lei, segue un corso di cinque annistudiando sette ore al giorno (altroche aspirare alla celebrità solo per-ché rinchiusi in qualche casa divetro a ostentare la propria stupidi-tà e ignoranza): storia dell’arte, delcostume, portamento, danza clas-sica, ginnastica artistica, dizione,lingue straniere e, ovviamente,estenuanti esercizi di tecnica delcanto. La consacrazione arriva conI Puritani di Bellini. Prima i teatriitaliani e poi quelli di tutto il mon-do le offrono scritture: il “Bellini”di Catania, il “Regio” di Torino, il“Margherita” di Genova, “La Fe-nice” di Venezia, l’ “Arena” di Ve-rona, Bologna, Roma e poi Vienna,Parigi, Caracas, il “Covent Garden”di Londra e il “Metropolitan” diNew York (su youtube si può ap-prezzare la sua voce grazie a diver-si filmati).

Ma il successo non allenta i suoivincoli di parentela e i legami conla sua terra: la palmese che porta lasua arte in giro per il mondo, nondimentica il profumo delle suecampagne e la freschezza e l’inge-nuità delle canzoni che cantava an-dando a scuola o nelle festiccioledi famiglia.

Eh sì, col Mattino Illustrato del29 aprile 1978 avrei saputo cosarispondere al professore Calabrese,peccato che l’avrei scoperto solo33 anni dopo.

Quellavolta alla“Russo”

Elena Mauti Nunziata,la nostra celebre concit-tadina, che si è esibitanei maggiori teatri mon-diali, ha cantato, comeavete letto nell’articolodi apertura, un’unicavolta anche a PalmaCampania. E’ stato unaventina di anni fa. Orga-nizzatrice della seratal’indimenticabile presi-de Filomena Nunziata.Fu lei che, approfittan-do di un passaggio delsoprano a Napoli perimpegni professionali,la invitò ed Elena, mol-to legata affettivamentealla sua ex professores-sa di Matematica, nonseppe dire di no ed ac-cettò di esibirsi nel-l’atrio della scuola in cuiall’epoca era stato alle-stito un teatrino per lemanifestazioni scolasti-che. La serata era ad in-viti e le oltre duecentosedie erano tutte occu-pate. Ma la voce dellapresenza del soprano siera diffusa per il paeseed erano convenute sen-za invito molte altre per-sone che, non potendoentrare, si accontentaro-no di “ascoltarla” dal-l’esterno, aspettandodopo l’esibizione cheuscisse fuori per “veder-la”. Un’esperienza pernoi che c’eravamo uni-ca. Ma perché anche ir-ripetibile? Non potreb-be l’AmministrazioneComunale onorare de-gnamente questa illustrefiglia di Palma, invitan-dola ufficialmente perun concerto?

(p. g. s.)

L’ANEDDOTO

La copertina de “Il Mattino illustato” dedicata ad Elena Mauti Nunziata