Download - Villa Aprica. Protesi d’anca più naturale e fisiologica ... · Alberto Vannelli chirurgo oncolo-go presidente di Erone onlus e Pri-mario ff della chirurgia generale ... Paolo Camos

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LA PROVINCIA 33DOMENICA 25 NOVEMBRE 2018

Grazie a questo approccio si riducono anche vincoli e limitazioni per il paziente nel postoperatorio

L’artrosi dell’anca, che sistima colpisca oggi circa 1 milionedi italiani, è una patologia degene-rativa che porta alla progressivausura della cartilagine articolaree deformazione dell’articolazione.Il quadro clinico è caratterizzatoda dolore inguinale che si irradiaanteriormente alla coscia associa-to a rigidità dell’articolazione del-l’anca e progressiva difficoltà alladeambulazione, nelle fasi avanza-te il dolore compare anche a ripo-so. Ma cosa succede quando il qua-dro artrosico e il quadro clinico raggiungono una certa entità e ilpaziente non risponde più alle cu-re conservative? Il dottor Paolo Camos, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia IV-Chirur-gia protesica e artroscopica rico-struttiva delle grandi articolazionipresso l’Istituto Clinico Villa Apricadi Como, spiega come sia necessa-rio prendere in considerazione la

sostituzione protesica dell’artico-lazione. «Attualmente i risultati clinici della protesizzazione del-l’anca sono positivi e portano a unmiglioramento sostanziale dellaqualità di vita dei pazienti - affer-ma Camos -.

Le tecniche chirurgiche di im-pianto protesico sono sempre piùrivolte a una chirurgia che rispettiil più possibile le strutture anato-miche coinvolte nella procedurachirurgica attraverso l’utilizzo diprotesi di ultima generazione a risparmio osseo e con l’utilizzo divie di accesso chirurgico mininva-sive».

«Il nostro gruppo - continua -utilizza per il posizionamento del-la protesi d’anca la via chirurgicadi accesso anteriore mininvasiva.Attraverso un’incisione cutanea anteriore all’anca di 8-10 cm, si giunge al piano muscolare e, senzaintaccare nessun muscolo, si rag-

giunge l’articolazione. Si tratta diuna via completamente intermu-scolare nella la quale si passa tragli spazi intermuscolari senza di-sinserire i muscoli dall’osso o pas-sarvi attraverso. Attualmente, questa via chirurgica è l’unica checonsente di non violare le struttu-re muscolari dell’anca coinvolte nella procedura chirurgica».

I VANTAGGI PER IL PAZIENTERispetto alle altre vie chirurgiche,«il paziente ha una cicatrice chi-rurgica ridotta, minore sanguina-mento e di conseguenza minore formazione di ematomi postope-ratori, minore dolore e una ripresadella deambulazione pressoché immediata, con riduzione della zoppia e limitazione funzionale post operatori. Inoltre, con la viachirurgica anteriore mininvasivasi riduce il rischio di lussazione della protesi e si ha migliore con-

trollo della lunghezza degli arti inferiori. Mediamente, otteniamoanche una riduzione del tempo medio di ricovero».

Con questo approccio chirurgi-co è possibile ridurre anche vincolie limitazioni per il paziente nel postoperatorio: «È sorprendenteil livello di autonomia che i pazien-ti raggiungono fin dalle prime giornate postoperatorie sia nei movimenti sia nella deambulazio-ne o nel fare le scale - conclude Camos -.

Nei pazienti più attivi spessoconsentiamo la deambulazione senza l’ausilio delle stampelle. Ri-tengo che i risultati clinici ottenibi-li con questa via chirurgica sianodirettamente correlati al fatto chel’approccio conservativo e rispet-toso dell’anatomia dell’articola-zione faccia percepire al pazientela nuova articolazione come più naturale e fisiologica».

Smart Clinic. La pressione arteriosa sale e i vasi si stringono

Cuore e freddo, un binomio pericolosoI percorsi di prevenzione per proteggerlo

Arriva il freddo e il no-stro cuore è più a rischio. Perché?Con l’abbassamento delle tempe-rature la pressione arteriosa salee i vasi si stringono.

Questo fa sì che, soprattutto inchi soffre già di cuore, si possa ave-re un peggioramento delle condi-zioni cliniche con un aumento del-la sintomatologia, dolore toracico,fino ad arrivare, nei casi più gravi,all’infarto miocardico. Ma che le-game c’è tra freddo e benessere del cuore? E cosa si può fare per mantenerlo sano?

Lo abbiamo chiesto al dottorDjavad Mahmoudzadeh, cardiolo-go di Smart Clinic Cantù (031.5481223). Qui potrete teneresotto controllo la salute del vostrocuore con percorsi di prevenzionesu misura come visita cardiologi-ca, Ecg, test da sforzo, monitorag-gio della pressione arteriosa nelle24 ore, Ecg Holter ed ecocardio-gramma. «L’inverno e le basse temperature possono creare di-sturbi, più o meno seri, nelle per-sone che hanno qualche problemadi cuore e in particolare in caso dicardiopatia ischemica, valvulopa-tia o ipertensione - spiega Mah-moudzadeh -. Nei pazienti con car-

diopatia ischemica, patologia percui a causa di una placca ateroscle-rotica nelle coronarie si forma unrestringimento che riduce l’appor-to di sangue al cuore.

Quando un paziente affetto dacardiopatia ischemica si espone atemperature basse può andare in-contro a episodi di angina ricor-renti (dolore al petto provocato dascarso afflusso di sangue al cuore)perché il lavoro cardiaco deve au-

mentare per riscaldare il corpo peril freddo. Chi è affetto da valvulo-patia (malattia che interessa le valvole cardiache) può essere piùa rischio di episodi di scompensoe di insufficienza cardiaca in se-guito all’incremento della pressio-ne e della frequenza cardiaca se-condarie all’abbassamento dellatemperatura. Per questo è impor-tante sottoporsi a controlli perio-dici che valutano la salute del cuo-

re».Anche le persone ipertese du-

rante l’inverno devono tenere piùfrequentemente sotto controllo lapressione, perché può succedereche la terapia antiipertensiva chestanno già assumendo debba es-sere aumentata. Il freddo può rap-presentare un «elemento di di-sturbo» rispetto all’andamento della terapia.

«In generale - conclude il dotto-re - i pazienti ipertesi devono pre-stare particolare attenzione per-ché nel 90 % dei casi sono asinto-matici, cioè non accusano nessundisturbo. L’unico metodo per farela diagnosi è la misurazione dellapressione arteriosa almeno due volte alla settimana, per chi già soffre di pressione alta, e almenouna volta al mese in chi ha la pres-sione normale.

La prevenzione delle malattiecardiovascolare è importante per-ché è la causa di oltre il 40% dellamortalità in Italia e nei paesi occi-dentali. Fondamentale è quindi non sottovalutare i fattori di ri-schio: fumo di sigarette, iperten-sione arteriosa, colesterolo alto, diabete mellito, familiarità, seden-tarietà, stress».

L’inverno e le basse temperature possono creare disturbi

Il convegno annuale di Erone

Si è celebrata pochi gior-ni fa la Giornata Mondiale del Tu-more al Pancreas: tumore aggres-sivo, difficilissimo da curare e pur-troppo in crescita, come raccontaAlberto Vannelli chirurgo oncolo-go presidente di Erone onlus e Pri-mario ff della chirurgia generaleal Valduce.

«Un killer silenzioso e poco co-nosciuto: in provincia di Como, ogni anno, si registrano almeno 90nuove diagnosi.

Arrivando dall’Istituto Nazio-nale dei Tumori di Milano, con l’istituzione di un’unità di chirur-gia oncologica è stato possibile mi-gliorare la collaborazione con le altre realtà locali e i medici di baseper garantire un servizio di assi-stenza per il territorio, ma non ba-stava: sentivo la necessità di crea-re una “coscienza oncologica” an-che per queste forme di tumore incui oggi le risorse sono ancora scarse. Così nel 2016, in occasionedel convegno annuale della nostraassociazione, abbiamo parlato ditumori del pancreas: la cura restadifficile, sia per il ritardo diagno-stico sia per l’elevato indice di complicanze postoperatorie, e perquesto la chirurgia è riservata a pochi centri specializzati.

Insieme agli altri attori del terri-torio abbiamo fatto propria la ri-chiesta della riforma sanitaria lombarda di migliorare gli indica-

SALUTE

Villa Aprica. Una tecnica mininvasiva che consente di non intaccare le strutture muscolari

Protesi d’anca più naturale e fisiologicacon la via chirurgica di accesso anteriore

Erone

Una coscienza oncologicacontro i tumori al pancreas

Il dott. Paolo Camos

tori, secondo i criteri di appropria-tezza clinica, percorsi diagnostico-terapeutici, prevenzione e assi-stenza. Grazie al coordinamentocon le unità operative di oncologiamedica e con il servizio di radiote-rapia del Sant’Anna, insieme ad altre realtà territoriali come ad esempio Villa Aprica, possiamo garantire risultati in termini di ef-ficienza ed efficacia terapeutica che pongono la nostra città tra leeccellenze oncologiche.

Con la centralizzazione dei pa-zienti verso reparti a elevato volu-me, si può assicurare i migliori ri-sultati in termini di sopravviven-za. Da ultimo la riduzione della migrazione sanitaria, ha come conseguenza il risparmio di risor-se e il miglior utilizzo delle compe-tenze territoriali.

Anche se molto resta ancora dafare, la strada è segnata».

Valduce. L’interazione con i familiari

Rianimazione aperta

Già nel 2002 H. Burchar-di affermava che «è tempo di capi-re che la terapia intensiva deve essere un luogo in cui l’umanità hauna priorità alta e che è tempo diaprire quelle terapie intensive chesono ancora chiuse». Parole che hanno guidato la scelta, nel genna-io 2016, di aprire le porte della ria-nimazione del Valduce ai parentidesiderosi di stare vicini ai propricari.

«Possono farlo nelle ore pome-ridiane e, in particolari situazioni,anche al mattino e durante la notte- sottolinea la caposala della Tera-pia Intensiva, Giuseppina Spina-police -. C’è stato un percorso for-mativo durato un anno, con incon-tri aventi lo scopo di dimostrare a

a tutti i membri dello staff che l’in-gresso dei parenti non rappresen-tava un ostacolo al nostro lavoroma poteva diventare un arricchi-mento sia professionale che per-sonale. A due anni dall’avvio quasitutti i medici e gli infermieri parla-no di un’esperienza positiva; la presenza dei familiari accanto alpaziente critico può migliorare larisposta alle cure e rende più sem-plice ed efficace la comunicazio-ne». «La scelta - prosegue Spina-police - è nata dal confronto con altre rianimazioni afferenti al Gi-viti, gruppo di valutazione degli interventi in Terapia Intensiva cheriunisce circa 300 terapie intensi-ve italiane ed europee, di cui anchenoi facciamo parte».

Lo staff del reparto di terapia intensiva del Valduce