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UNIVERSIDAD DE SALAMANCA
Facoltà di Giurisprudenza
Dipartimento di Diritto Pubblico Generale Area di Scienze Politiche ed Amministrazione
GLI ARGENTINI DAVANTI ALLE URNE Un’analisi del comportamento elettorale tra
il 1984 ed il 2007
TESI DI DOTTORATO Riassunto
María Laura Tagina
2013
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Ringraziamenti
La tesi di dottorato che qui presento è la conclusione di un esteso periodo della mia
formazione accademica trascorso in diverse università ed istituzioni di istruzione superiore
d’Europa e dell’Argentina. Proprio per questo motivo, l’elenco dei ringraziamenti è
ugualmente esteso.
Ha inizio nel 2005 presso l’ “Universidad Nacional de San Martín” (UNSAM), dove ho
frequentato il corso di dottorato in Scienze Politiche sotto la direzione di Marcelo
Cavarozzi. A lui ringrazio il suo appoggio e fiducia, manifestatimi anche quando ho deciso
di proseguire la mia formazione fuori dall’Argentina, e quando è stato il momento del mio
rientro. Anche all’ ex - rettore dell’UNSAM, Daniel Malcom, il quale ha confidato nel mio
progetto accademico e non ha esitato di appoggiarlo. Tale fase prosegue a partire dal
2007 presso l’Università di Salamanca, luogo che paradossalmente ha significato per me
un incontro con l’America Latina. Là ho studiato, ho condiviso ed ho capito meglio, in tutta
la sua diversità e ricchezza, il continente nel quale dimoro. Manuel Alcántara è stato
senz’alcun dubbio il principale animatore di quest’esperienza; in qualità di direttore del
dottorato non soltanto ha curato per la sua qualità accademica; ma anche per far sì che,
pur trovandoci lontano, ciascuno dei suoi studenti si sentisse come a casa. A lui tutta la
mai riconoscenza ed il mio ringraziamento. Anche all’USAL mi sono arricchita con il
contributo di ognuno dei professori del Dipartimento di Scienze Politiche e dell’Istituto di
Iberoamarica; particolarmente, è da menzionare Iván Llamazares, il quale come direttore
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di tesi ha saputo orientarmi, animarmi ed esigermi, sempre con un atteggiamento da
collega più che da cattedratico. Anche a lui va il mio ringraziamento.
Le esprienze di mobilità accademica sono state assai decisive per l’elaborazione di questa
tesi. Presso l’ “Universidad Autónoma de Madrid”, ho accresciuto le mie conoscenze
frequentando il corso di Master su “Elezioni e Comportamento Elettorale” del professore
José Ramón Montero, al quale ringrazio la sua accoglienza, interesse per il mio lavoro e
costante disponibilità nei confronti delle mie iniziative accademiche. Presso il “Centro de
Estudios Avanzados en Ciencias Sociales” dell’Istituto Juan March, mi sono beneficiata per
la sua meravigliosa biblioteca che le sue autorità hanno messo a mia disposizione durante i
mesi del mio soggiorno. A Ignacio Sánchez Cuenca ed al personale della Biblioteca rivolgo il
mio più sincero ringraziamento. Presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Firenze), mi
sono beneficiata dell’esperienza in ricerca fornitami dal professore Leonardo Morlino,
mediante il seminario di dottorato “¿Come si fa Ricerca?” e le riunioni dei team di ricerca
sulla Qualità della Democrazia, che hanno ampliato significativamente la mia prospettiva
sull’argomento. A lui rivolgo il mio ringraziamento per l’accoglienza, la sua apertura e la
sua generosità. Infine, all’Università di Firenze ho avuto la lieta occasione di conoscere il
professore Roberto D’Alimonte, al quale qualche tempo dopo ho incontrato nuovamente
presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma. Oltre al fatto di aumentare le mie
conoscenze mediante la sua expertise in materia di temi elettorali, il suo aiuto con le non
meno importanti questioni amministrative è stato di un valore incalcolabile. Anche a lui
rivolgo il mio sincero ringraziamento.
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Contemporaneamente, questo percorso di crescita, è stato reso possibile grazie al
finanziamento di diverse istituzioni. La “Escuela de Política y Gobierno” dell’UNSAM, mi ha
concesso una borsa di studio parziale per frequentare il corso di dottorato presso tale
istituzione tra il 2005 ed il 2006; inoltre l’UNSAM mi ha assegnato una borsa di ricerca
mediante la quale ho potuto finanziare parte del mio soggiorno all’estero tra il 2007 ed il
2009. L’ “Universidad de Salamanca”, mediante il programma “Becas Santander”, ha reso
possibile il mio soggiorno in Spagna durante lo stesso periodo. Il Ministero di Educazione
di Spagna ha finanziato il mio soggiorno di ricerca presso l’Università di Firenze e presso la
Scuola di Science Umane durante il 2010. Infine, l’ “Asociación Universitaria
Iberomaericana de Posgrado” (AUIP) ha reso possibile un soggiorno di ricerca presso
l’USAL nel 2011, occasione in cui ho potuto proseguire lo svolgimento della tesi.
Alcuni ringraziamenti, oltre ad essere vincolati all’esperienza accademica, sono anche di
tipo personale. A María Celeste Ratto, per la sua generosità nel mettere a mia disposizione
i suoi contatti accademici ed agevolarmi un incontro con gli stessi. A Santiago Rossi,
all’epoca Direttore Esecutivo di “Ipsos Mora y Araujo”, il cui sopporto è stato decisivo
fornendomi i dati di opinione pubblica che analizzo nella tesi. Anche a Lucas Klobovs della
stessa ditta di consulenza. A Julio Barrios, per aver lavorato affiancato a me nella gestione
dei dati che danno supporto a questa ricerca. A Fabián Echegaray per le sue dettagliate
spiegazioni sugli strumenti metodologici di cui è autore e che sono stati di utilità per
l’elaborazione della mia tesi. A Guillermo Anlló per i suoi validi contributi bibliograficos
sull’economia argentina, e per discutere con me sugli aspetti teorico-metodologicos dei
contenuti macroeconomici della tesi. A Débora Lopreite per i suoi contributi bibliografici in
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materia di politica sociale. A Lucía Martelotte ed Ángel Camino Sánchez per la loro
assistenza nella fase preliminare di questa ricerca. Ad Ariel Sribman e Verónica Álvarez,
per essere stati il mio braccio destro (e anche quello sinistro) a Salamanca, quando ormai
ero rientrata a Buenos Aires. Assieme a loro, Michelle Fernández, il quale inoltre mi ha
beneficiato con la sua amicizia. Anche Lucía Selios, Juan Carlos Gutiérrez e Diego Brenes,
tutti loro sono stati la mia famiglia in Spagna.
Desidero anche ringraziare l’ “Universidad Nacional de La Matanza”, in particolare l’allora
Preside di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Alejandro Finocchiaro, il Segretario alle
Ricerche, Aníbal Corrado, ed il Vice Rettore dell’Università, René Nicoletti. Tutti loro, nella
loro veste, hanno reso più semplice la mia partenza verso la Spagna ed il mio rientro in
Argentina. Infine, a Darío Cantón e Raúl Jorrat, mediante i cui seminari presso
l’ “Universidad de Buenos Aires” ho scoperto il mio interesse per gli studi elettorali.
Ringrazio anche i pareri forniti da diversi colleghi, i cui nomi non è possibile elencare,
riguardanti le presentazioni di diversi paper che ho presentato in occasione dei congressi
dell’ “Asociación Internacional de Ciencia Política”“(IPSA) nel 2009 e nel 2012,
l’ “Asociación de Estudios Latinoamericanos” (LASA) nel 2010, l’ “Asociación
Latinoamericana de Ciencia Política” (ALACIP) nel 2010 e nel 2012, la “Sociedad Argentina
de Análisis Político” (SAAP) nel 2009 e nel 2011 ed allo Workshop della “Red
Interuniversitaria en Opinión Pública Comportamiento Político y Elecciones” (Rete OCE) nel
2012 . Nel corso di tali presentazioni, questa tesi ha iniziato a prendere forma e,
contemporaneamente, si è confrontata con il rigore accademico.
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Finalmente, desidero ringraziare mio figlio, Lucio. Questa fase che descrivo, ha significato
in anni la metà della sua vita! E quasi la sua intera vita tenendo conto a partire dal
momento in cui s’iniziano a coniare i ricordi. Proprio per questo è che molte delle sue
principali esperienze di vita, buone e cattive, si trovano necessariamente vincolate al mio
dottorato. A lui dedico questa tesi, con la speranza che, a lungo termine, prevalga il
ricordo e l’apprendimento di quelle buone. Ringrazio anche mio marito Leandro, per
l’appoggio che mi ha fornito sempre, aldilà delle circostanziali stati civili che abbiamo
attraversato in questi anni. Ed ai miei genitori per la fiducia che hanno sempre avuto su di
me, per stimolarmi in tutte le mie iniziative e fornirmi il loro supporto nel raggiungimento
dei miei obiettivi.
María Laura Tagina
Marzo de 2013
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Introduzione
Le elezioni sono l’istituzione centrale del governo rappresentativo (Manin 1998); la loro
celebrazione periodica, in condizioni di libertà di competizione e di trasparenza delle
regole, consente di distinguere un governo democratico da un’altro che non lo è.
Contemporaneamente, la possibilità di eleggere e risultare eletto e, perfino, di liberarsi
mediante la via pacifica dei funzionari eletti, forma parte dei requisiti fondamentali delle
poliarchie (Dahl 1989). Proprio per tale motivo risulta rilevante analizzare come funziona
quest’aspetto della democrazia in paesi i cui regimi politici sono stati autoritari fino a non
molto tempo fa, tenendo conto che le democratizzazioni non sempre seguono un
processo lineare, e possono sperimentare perfino delle inversioni di tendenza (Morlino
2009).
Per cinquanta anni il campo del comportamento elettorale si è beneficiato dei rinnovati
sviluppi teorici, ai quali si è accoppiata un’abbondante ricerca empirica; tra questi sono
interessata ad evidenziare l’ipotesi del voto economico, sorta a partire dalla teoria
dell’elezione razionale (Downs 1957); le ricerche che questionano il “congelamento”delle
fratture (cleavages) sociali previsto da Lipset e Rokkan (1967), e rendono noto
l’indebolimento del voto di classe; e gli sviluppi relativi alla mediatizzazione della politica
(Sartori 1989; Castells 1993), che hanno spostato l’attenzione dalle predisposizioni a lungo
termine verso i candidati, le campagne elettorali e gli issues (Miller e Niemi 2003).
Ciascuna di queste teorie ha contribuito all’opera di svelamento dei fondamenti della
condotta elettorale nelle democrazie consolidate. Proprio per questo, metterle a prova
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nei paesi che hanno vissuto la loro terza onda di transizioni in America Latina, risulta di
particolare interesse sia per gli studiosi di questa materia, sia per quelli che si sentono
direttamente colpiti da quelle decisioni, e cioè, i politici che si trovano a competere per
l’ottenimento dell’appoggio elettorale.
Questo lavoro versa sulle elezioni in Argentina. Intendo con esso analizzare il
comportamento elettorale dei votanti durante i due decenni e mezzo successivi alla
transizione verso la democrazia. Per questo, comprende gli anni di governo dei presidenti
Raúl Alfonsín, Carlos Menem, Fernando De la Rúa, Eduardo Duhalde e Néstor Kirchner,
includendone l’elezione che ha consacrato per prima volta Cristina Fernández in Kirchner
come presidente. Trattasi, pertanto, di un’analisi diacronica, in comparato, il che consente
di analizzare i cambiamenti nel comportamento elettorale lungo il tempo.
Contemporaneamente, considera non solo le determinanti individuali del voto, bensì
include anche l’impatto del contesto, sia nella sua dimensione politico-istituzionale quanto
quella macroeconomica. In questo modo, il lavoro riesce a cogliere gli effetti a livello
incrociato che esercitano i fattori contestuali sulle probabilità di appoggio al partito
governante, e sull’influenza che hanno gli attributi, i pareri e le percezioni dell’elettorato
nella propria decisione di voto.
1. Contesto Teorico
La terza onda di transizioni ha trasformato non solo i sistemi politici, ma anche la
cittadinanza nelle nuove democrazie (Dalton e Klingemann, 2007). Al tempo stesso che le
transizioni occuparono il centro dell’agenda di ricerca in materia di scienze politiche, il
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ritorno alla democrazia ha significato un’opportunità per mettere a prova le teorie sul
comportamento elettorale che fino ad allora erano state testate in democrazie stabili, già
sia quelle riferite alle tradizionali spiegazioni del voto, oppure quelle nuove teorie diffuse a
partire dagli anni ’70. Lungo i tre decenni che sono trascorsi da quel momento, la
configurazione di fattori che spiegano il voto degli elettori si è andata modificando.
1.1. Il voto per aspettative future o prospettivo
Le spiegazioni del voto basate sulle aspettative future degli elettori, sono originariamente
vincolate alle teorie del voto economico. Tale teoria afferma che l’esito della gestione
economica del governo è un fattore di forte impatto sulla decisione dei votanti, ed è stata
messa a prova durante le elezioni celebratesi in contesti geografici ed istituzionali diversi.
Makuen et al (1992) ed Erikson et al (2000) ritengono che quando gli individui valutano il
presidente in funzione dell’economia, lo fanno utilizzando delle aspettative razionali. Il
concetto delle aspettative razionali è stato preso dalle scienze economiche; sostiene che
gli individui realizzano delle previsioni sull’andamento futuro dell’economia in base
all’informazione che hanno a disposizione, ed adattano razionalmente il loro
comportamente in base a tali aspettative. Ovvero, non agiscono soltanto come risposta
alla realtà presente, ma anche in funzione delle aspettative di evoluzione che possono
inferirsi dalla stessa1. Pertanto, con riferimento alla popolarità presidenziale ed
all’intenzione di voto, tali aspettative future non si fonderebbero esclusivamente su di una
valutazione retrospettiva della situazione economica o sulla gestione generale del
1Milton Friedman è riconosciuto come uno degli economisti che ha maggiormente influenzato nel consolidamento della teoria delle aspettative razionali.
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governo, bensì prenderebbero in considerazione le previsioni fatte dagli esperti ed, in
generale, l’informazione che circola sui mezzi di comunicazione e sulla quale la gente
commenta, premiando o punendo il governo prima che questi previsioni possano
avverarsi. Sulla stessa linea di Page e Shapiro (1992) quando valutano gli attributi
dell’opinione pubblica, i teorici del voto prospettivo coniugano nelle loro spiegazioni
l’ignoranza dell’elettore considerato a livello individuale, con la conoscenza sulle questioni
economiche che manifiesta l’elettorato a livello aggregato. La spiegazione di questo
apparente paradosso consiste nel fatto che gli errori di apprezzamento dell’economia si
cancellerebbero reciprocamente, dando luogo a delle percezioni economiche di media
ragionevolmente informate. Ad ogni modo, il punto centrale dell’impostazione non è se i
votanti sono o non sono ignoranti, bensì se utilizzano (razionalmente) quello che sanno,
oppure se (irrazionalmente) lo ignorano (Erikson et al 2000:299).
1.2. Il voto per temi rilevanti od issues
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso, si è incrementata in modo significativo la
porzione dell’elettorato che si autodefinisce come indipendente, si sono
professionalizzate le campagne elettorali e hanno conquistato impatto gli issues di
congiuntura “tematizzati” durante la campagna elettorale (Dalton 2003, Miller e Niemi
2003, Castells 1997). Per Miller e Niemi (2003:170) i “(nuovi) issues”, assieme a “(nuovi)
candidati” e le “(variazioni)” della copertura realizzata dalla stampa sullo svolgimento
giorno per giorno dei partiti e dei politici, formano parte dei cosidetti fattori a breve
termine che incidono sul voto. Tuttavia, le evidenze sull’impatto degli issues sul
comportamento elettorale sono ineguali, a tale punto che si potrebbe affermare che per
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ogni ricerca che ne dimostra il loro influsso vi si può opporre un’altra in senso contrario
(Johns 2010). Ciò nonostante, lo stato dell’economia è l’ issue che più lavori hanno
esposto come influente sulla valutazione dei candidati e dei leader politici, e sulla
decisione di voto (Miller e Niemi 2003; Johns 2010), conforme illustrato dalla bibliografia
menzionata sul precedente punto.
1.3. Il voto sociologico
Confrontate alle spiegazioni della condotta elettorale basate sui fattori a breve termine,
quali le issues e le percezioni dei votanti sul futuro, si trova un’altro approccio teorico, di
taglio sociologico, che pone enfasi sul carattere sociale della condotta politica. In questo
ambito, il voto è inteso più come un’azione sociale che individuale, determinato dalla
posizione del votante nella struttura sociale in cui è inserito.
Sotto questa denominazione un po’ generica delle teorie sociologiche del voto,
solitamente si allude alle spiegazioni della condotta elettorale in base alla classe sociale,
coniate in Europa a metà dello scorso secolo, per dar conto degli schieramenti partito-
classe manifestatisi all’epoca sui risultati elettorali, e vincolate con la teoria delle fratture
(cleavages) sociali di Lipset e Rokkan (1967). Il rinnovato interesse che ha assunto negli
anni ’90 la polemica riguardo la problematica classe sociale-voto, è riportata sulla folta
letteratura che da allora ha popolato le pubblicazioni sulla disciplina, con trattazioni
specifiche circa le questioni metodololiche e semantiche, tali quali le disquisizioni sul
concetto stesso di classe sociale (Pakulski 2002), l’elezione degli indicatori idonei per
misurarlo e le diverse tipologie costruite a tale scopo (Goldthorpe 1980,1997; Goldthorpe
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e Heath 1992; Evans 1992 e 1999;), le relazioni tra classe sociale individuale e classe
contestuale (Andersen e Heath 2000) e tra voto di classe e politica di classe (Mair 1999).
Con il trascorso del tempo, si è generalizzato l’uso dell’indice di livello socioeconomico
(NES) come una forma di poter conoscere dove sono situati gli individui dentro la struttura
sociale, e lo si è incluso come una variabile negli studi sul comportamento elettorale. Nel
caso dell’Argentina, questo indice combina tre indicatori: il livello educativo, il livello
occupazionale ed il patrimonio.
1.4. L’influenza del contesto nella decisione di voto
Miller e Niemi (2002) affermano che, sebbene la decisione di voto è situata sul piano della
condotta individuale, il votante opera “condizionato” e “limitato” da diversi fattori
contestuali. In questo modo, attribuiscono il primo di questi effetti al contesto socio-
demografico dentro il quale vive l’elettore ed al ruolo che compiono i mezzi di
comunicazione, interpretando ed conferendo senso alle vicende politiche, economiche e
sociali. Per quanto riguarda le limitazioni, queste opererebbero nell’ambito delle
istituzioni politiche: il sistema elettorale e la quantità e natura delle opzioni elettorali
disponibili (partiti e candidati).
2. Contesto Metodologico
Intendo analizzare il comportamento elettorale dei votanti argentini nell’arco di 25 anni,
transizione verso la democrazia fino ad oggi. A questo scopo, l’analisi comprende gli anni
di governo dei presidenti Raúl Alfonsín, Carlos Menem, Fernando De la Rúa, Eduardo
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Duhalde e Néstor Kirchner, includendone l’elezione che ha consacrato per prima volta
Cristina Fernández in Kirchner come presidente.
Visto che il mio interesse è focalizzato sulla condotta degli elettori, quello che analizzo
sono dei dati individuali provenienti da indagini di opinione pubblica. Le stesse sono state
realizzate dall’agenzia di consulenza Mora y Araujo e IPSOS- Mora y Araujo, tra il 1984 ed il
2007. Trattasi, in ogni caso, di colloqui domiciliari (faccia a faccia), realizzati a partire da
campionamenti rappresentativi, a portata nazionale. In tutto, sono 43 sondaggi di
opinione distribuiti lungo 23 anni, poiché non vi sono dati relativi agli anni 2000 e 2001, e
sono stati realizzati tra uno e cinque sondaggi per ogni anno2. Nella loro maggioranza,
sono delle indagini pre-elettorali3, ad eccezione di tre sondaggi realizzati nel 1989, nel
2003 e nel 2005, effettuati successivamente alla celebrazione delle elezioni4. Ho accorpato
tutte le indagini in un’unica banca dati generali, che riunisce un totale di 50 mila colloqui
individuali; vista la quantità di casi che coinvolge ed il periodo di tempo lungo il quale sono
stati rilevati i dati, ad oggi questa è la banca dati elettorale più ampia con la quale si sia
finora affrontato uno studio sul voto in Argentina.
Trattasi, pertanto, di uno studio di caso, tenendo conto che analizzo in profondità i fattori
che spiegano il comportamento dei votanti di un solo paese e, contemporaneamente,
vincolo i miei ritrovamenti con domande di ricerca più generiche della scienza politica.
2 I particolari riferiti alla cobertura geografica di ogni campionamento, quantità di rilevamenti all’anno e numero di casi per rilevamento, sono riportati sull’appendice alla fine di questo capitolo. 3 Includo sotto questo concetto, sia sondaggi realizzati in anni elettorali previamente alla celebrazione delle elezioni, sia i sondaggi realizzati in anni tra un’elezione e quella successiva. 4 Questo è nei mesi successivi, entro lo stesso anno solare.
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Infine, congiuntamente all’analisi dei dati di opinione pubblica, analizzo anche l’evoluzione
delle variabili economiche, politiche ed istituzionali che mi consentono di caratterizzare il
contesto nel quale s’inquadra la condotta elettorale. Questa informazione l’ho ricavata da
fonti di dati primari ufficiali, la costituzione nazionale e le leggi elettorali.
2.1. La variabile dipendente
La variabile dipendente utilizzata durante lo studio è l’ intenzione di voto, ad eccezione
delle tre indagini post electorales menzionate al punto precedente che rilevano il voto
effettivamente emmesso. Per quanto riguarda l’analisi contestuale, utilizzo due tipi di
variabili dipendenti: a) da una parte, quella costante od intercetto dell’equazione di voto
costruita a partire da variabili a livello individuale; b) e, dall’altra, le pendenze dei
coefficienti di regressione di ciascuna delle variabili indipendenti di quell’equazione di
voto.
2.2. Le variabili indipendenti
Allo scopo di spiegare l’appoggio/la punizione al partito al governo, includo nell’analisi
delle variabili indipendenti a due livelli: a) quelle riferite alle percezioni e pareri dei votanti
ed i loro attributi personali, ovvero variabili a livello individuale; e b) quelle riferite ai
fattori di natura macroeconomica o politico-istituzionale che hanno conformato lo
scenario sul quale sono state prese le decisioni di voto individuali, o variabili contestuali.
2.3. Variabili a livello individuale
a) Percezioni sociotropiche prospettive
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b) Percezione del problema più grave
c) Variabili socio-demografiche: livello socioeconomico (NES), età e sesso
d) Immagine del partito al governo
e) Immagine del principale partito o candidato dell’opposizione
2.4. Variabili contestuali
a) Macroeconomiche
a.1.) L’indice dei prezzi al consumatore (IPC) o tasso di inflazione
a.2.) Il prodotto interno lordo (PIL)
a.3.) Il tasso di disoccupazione
a.4.) Il ciclo economico
a.5.) Il tasso di miseria
a.6.) Il “Piano di Convertibilità”
a.7.) L’Iperinflazione
a.8.) Il “Piano Austral” ed il “Piano Primavera”
a.9.) Indice di disuguaglianza di GINI
a. 10) Povertà
b) Politico-istituzionali
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b.1.) La dimensione del partito al governo nel parlamento; percentuale di
deputati e percentuale di senatori
b.2.) La frammentazione del sistema dei partiti
b.3.) Il ciclo elettorale
b.4.) La rielezione presidenziale
b.5.) Il sistema elettorale
b.6.) L’anzianità della democrazia
b.7.) Gli anni elettorali
b.8.) Gli anni di gestione
2.5. Le tecniche di analisi
La scelta delle tecniche di analisi è stata determinata da tre fattori. In primo luogo,
l’obiettivo, già accennato, di analizzare il comportamento elettorale dei cittadini argentini,
evidenziando i fattori che spiegano la loro decisione di appoggiare/punire il partito al
governo, riferendomi con questo sia ai fattori di carattere individuale relativi alle
percezioni e gli attributi dei votanti, sia ai fattori contestuali dentro i quali è inquadrata
tale decisione individuale. In secondo luogo, la tipologia dei dati sui quali si fonda la
ricerca, vale a dire, dati individuali ricavati da indagini. In terzo luogo, il carattere
dicotomico della variabile dipendente.
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Per analizzare i fattori individuali che spiegano il voto, ho scelto la tecnica di regressione
logistica binomiale. Per analizzare, invece, in che modo questa decisione individuale è
condizionata da fattori macro (o contestuali), ho costruito dei modelli gerarchici
multilivello (GHLM) per predire i valori della variabile dipendente come una funzione di
variabili predittive a più livelli (Jaccard-Turrisi 2003). Questa scelta richiede una quantità
minima di unità di livello 2 (contestuale) per poter essere applicata5, risultando la più
consigliata se si compie con questo requisito. Nel caso della ricerca, le unità di livello 2
sarebbero ciascuno degli anni che coprono l’analisi, cioè 22 in tutto, tenendo conto che
non vi sono indagini riguardanti il 2000 ed il 2001, che nel 2004 non è stata rilevata alcuna
informazione riguardante il voto, e che il 1989 è stato sdoppiato in due anni, vista
l’alternanza di partiti al potere e la realizzazione di sondaggi prima e dopo le elezioni.
L’ipotesi dalla quale parto è che gli individui intervistati in un anno determinato
assomiglierebbero di più tra di loro, comparati con quelli intervistati in un anno diverso
dovuto al fatto di trovarsi condizionati da un insieme di fattori macro (variabili contestuali
economiche e politico-istituzionali) che hanno variazioni da un anno all’altro. In altre
parole, gli individui (unità micro) si troverebbero racchiusi dentro ciascuno degli anni
(unità macro o contesti) della serie temporale che analizzo.
Pertanto, i modelli multilivello considerano che i dati hanno struttura gerarchica, avendo
una variabile dipendente misurata nel livello inferiore e delle variabili esplicative nei
diversi livelli di gerarchia. Concettualmente possono essere considerati come un sistema
5 Si consigliano 25 unità di livello due o più, benché esistono ricerche che le hanno applicato con suceso con un numero di unità inferiore.
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gerarchico di equazioni di regressione, nel quale l’impatto dei predittori del livello
inferiore possono variare aleatoriamente tra i livelli superiori di analisi.
3. Modelli di voto
Livello individuale:
Y = α + β*aspettative future + β*immagine del partito al governo /presidente+ β*
immagine del principale partito/candidato dell’opposizione + β*corruzione + β*diritti
umani + β*disoccupazione + β*educazione + β*inflazione + β*mancanza di sicurezza +
β*altri diritti sociali + β*povertà + β*NES + β*sesso + β*età + ε
Modello gerarchico (multilivello):
Presento a continuazione uno dei cinque modelli di voto che includono il livello individuale
e l’influenza del contesto:
Log Y= ((G00+(sociotropica prospettiva*0,689)+(immagine partito al
governo*1,863)+((immagine partito oppositore*(-1,446))+(problema
inflazione*0,133)+((problema corruzione*(-0,258))+((NES*(-0,108))
+((età*(-0,336))+(( sociotropica prospettiva*( sociotropica prospettiva*ciclo
economico))+(immagine partito al governo*(immagine partito al governo*anno
elettorale))))))))6
6 La linea orizzontale sopra ogni variabile indica che la stessa è centrata nella sua media generale.
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4. Conclusioni
Tenendo conto che si tratta di un riassunto, a continuazione presento direttamente le
conclusioni di questo lavoro. Dall’analisi descrittiva sorge che le variazioni della
macroeconomia hanno avuto sempre una correlazione sull’umore dell’opinione pubblica.
Particolarmente, quando sono state rilevate le percezioni sul problema più grave del
paese, gli argomenti sui quali si è verificata una proporzione maggiore di menzioni sono
stati di natura economica, e hanno corrisposto sempre ad una variabile che i governi non
hanno saputo, o non hanno voluto controllare: l’inflazione negli anni ‘80 e la
disoccupazione negli anni ‘90. Analogamente, a partire dal 2003 e durante tutta la
presidenza di Néstor Kirchner, ha iniziato a delinearsi come centrale un tema non
economico, al ritmo della ripresa economica: la delinquenza / mancanza di sicurezza.
Per quanto riguarda l’entità degli argomenti che hanno governato l’agenda dell’opinione
pubblica, la supremazia delle questioni economiche al di sopra di altre problematiche
lungo tutto il periodo, ha fornito un indizio a favore della teoria che afferma l’influenza
dell’economia sulla decisione del voto. Allo stesso modo, l’incrocio tra percezioni sui
problemi del paese e NES ha evidenziato che esistono differenze rispetto all’importanza
che ogni segmento sociale attribuisce a questi problemi. L’economia in generale e la
disoccupazione, in particolare, hanno preoccupato principalmente i settori di NES basso,
come così pure la povertà; i segmenti più alti, invece, sono stati quelli che si sono
dimostrati più sensibili alla alla corruzione e anche quelli che hanno fatto più menzioni
sulla questione educativa; curiosamente, l’inflazione è stata scelta come il problema più
grave maggiormente dalla classe alta fino al 1992, periodo in cui ha mostrato il suo
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peggior volto. Questi risultati confermano la prospettiva di Weatherford (1978) e Leithner
(1993), per i quali lo strato sociale influenza le risposte politiche dell’elettorato sulla
recessione economica e, in generale, sui cambiamenti nell’economia.
Un’altro dato sorto dall’analisi descrittiva è stato quello riguardante la vigenza di quello
che potrebbe essere denominato cicli di fascino e delusione dell’opinione pubblica
rispetto dei governanti (Mora y Araujo 2011), inferito in questo caso a partire
dall’evoluzione delle aspettative sul paese. I dati hanno evidenziato che le aspettative
future sul paese hanno ripetuto lo stesso ciclo di ottimismo-moderazione-pessimismo
rispetto al futuro, in tutte le presidenze. Senz’alcun dubbio, la reiterazione di questa
sequenza definisce uno dei tratti che caratterizza il rapporto dell’opinione pubblica con i
governanti in Argentina, e pertanto della sua cultura politica.
Riguardo l’evoluzione dell’immagine del partito al governo comparata con l’immagine del
principale partito all’opposizione, l’evoluzione di entrambi le curve presentata in
comparato consente di visualizzare che il sistema dei partiti ha funzionato cme un
bipartitismo fino alla fine degli anni ‘90, periodo in cui il deterioramento dell’immagine
della forza politica al potere ha corrisposto ad un miglioramento dell’immagine del
principale partito all’opposizioen. A partire dal 2003, la caduta dell’immagine degli uni non
necessariamente è stata accompagnata da una crescita dell’immagine degli altri, benché a
partire dal 2002 quello che si misura è l’immagine del presidente e dei candidati
all’opposizione, anziché i partiti. Un’altro dato da sottolineare, è la predominanza
dell’appoggio al presidente più che nei confronti del partito al governo durante le due
presidenze di Carlos Menem, contrariamente a quanto accaduto durante il governo di
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Raúl Alfonsín, durante il quale l’opinione positiva sull’ UCR è stata superiore a quella
riguardante l’appoggio al governo.
Contemporaneamente, il mio proposito di analizzare il comportamento elettorale degli
argentini dal recupero della democrazia ha richiesto prendere in considerazione come si è
gradualmente trasformato lungo il tempo il constesto politico ed istituzionale nel quale si
sono celebrate le elezioni. Questo ha comportato l’identificazione delle variabili del
sistema politico che hanno potuto condizionare il comportamento degli elettori e
descrivere la loro evoluzione lungo il tempo. Da questo sono sorti i principali tratti sul
funzionamente del sistema politico argentino durante il periodo che comprende questo
studio, tra cui si evidenziano a) la vigenza di un modello unico di partecipazione parziale
alle elezioni per Presidente, Deputati e Senatori nazionali, con un sistema di rinnovamento
parziale delle due camere che ha moderato l’effetto sui risultati elettorali; b) la
progressiva frammentazione del sistema dei partiti, rispecchiatasi sull’ aumento del NES;
c) e partiti al governo che raramente hanno contato con una maggioranza assoluta alla
Camera, ma che, inversamente, quasi sempre l’hanno avuta al Senato. A questi è da
aggiungere d) la scarsa alternanza tra forze politiche nel Potere Esecutivo della nazione,
nel quale durante sedici dei ventiquattro anni è stato presieduto da presidenti di origine
giustizialista; ed e) il fatto che entrambi i due presidenti radicali eletti in quel periodo non
hanno completato il loro mandato.
A continuazione ho indagato sui motivi che hanno portato gli argentini ad appoggiare od a
ritirare il proprio appoggio ai diversi partiti al governo che hanno occupato il potere tra il
1984 ed il 2007. Questo ha comportato la realizzazione di un’analisi dei fattori individuali
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che spiegano il comportamento elettorale. A tale scopo, ho proposto un modello di voto
appoggiato sulla teoria del voto per aspettative, la teoria del voto por temi rilevanti od
issues, e la teoria del voto sociologico. In modo complementare, ho analizzato l’impatto
dell’immagine del partito al governo e quella del principale partito all’opposizione.
Simultaneamente, mi sono prefissa d’individuare se sono esistite delle variazioni
importanti lungo il tempo sull’impatto relativo di ognuno di questi fattori che possano
giustificare un’analisi contestuale successiva.
I risultati dell’analisi hanno evidenziato la presensa di una componente razionale nella
condotta elettorale degli argentini, data dalla vigenza del voto per aspettative (o voto
prospettivo) lungo tutta la serie storica. La convergenza tra percezioni ottimistiche e
appoggio al partito governante è risultata dimostrata in 19 dei 21 anni che hanno potuto
essere analizzati a partire dal modello proposto. In questo modo, l’aumento delle
probabilità di appoggio al partito governante per ogni miglioramento in un’unità delle
aspettative, per l’individuo medio, ha variato tra il 5,4% nel 1989 e nel 2003 ed un 25,7%
nel 1995. Allo stesso tempo, i controlli di endogeneità tra percezioni prospettive e voto,
hanno contribuito a consolidare questo rinvenimento. Particolarmente, risultano rilevanti
i risultati del controllo per identificazione partitica, tra il 1989 ed il 1999. Gli stessi indicano
che la variabile che fa interagire le percezioni prospettive con l’identificazione partitica
con il partito al governo non ha significatività statistica, al tempo che il valore del
coefficiente stesso è assai basso. Questo significa che la lealtà al partito non ha operato
necessariamente in modo indipendente rispetto dei risultati delle politiche attuate
durante gli anni del menemismo. Pertanto, non possiamo affermare che votare conforme
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alle aspettative razionali sia condizionato dal fatto di essere simpatizzante del partito al
governo. Ovvero, detto in altre parole, che non necessariamente quelli che s’identificano
con un partito valutano la realtà con paraocchi politici, conforme conclude Maravall
(2008) riguardo il caso spagnolo7.
Allo stesso tempo, si osserva la vigenza di una componente congiunturale del voto, data
dalla ratifica del vincolo tra issues ed appoggio / punizione al partito governante; in dieci
dei 21 anni analizzati, si è verificata la relazione tra la preoccupazione del votante per un
tema di congiuntura e la propria decisione di voto. Il senso dell’impatto ha variato da anno
in anno e da issue ad issue, con valori che hanno oscillato tra un 9,7% per l’inflazione nel
1986, ed un - 74% per la corruzione nel 1999.
Infine, dall’analisi emerge la vigenza di una componente materiale della condotta
elettorale, data dalla ratifica dell’impatto del livello socioeconomico e la sua vincolazione
stabile e di segno alternato, con le due forze politiche che hanno governato dal 1983, sia
in forma pura, sia in alleanze elettorali, che sia mediante derivazioni di questi stessi partiti,
come nel caso del “Frente para la Victoria” rispetto del Giustizialismo. Il valore
dell’impatto del NES è oscillato tra un -3,7 nel 1991 ed un -8,1 nel 1996, entrambi gli anni
con il giustizialismo al governo.
Pertanto, questa ricerca ha consentito per prima volta di rilevare in modo similtaneo e
lungo quasi due decenni e mezzo di storia elettorale argentina, la vigenza simultanea di
7 È da chiarire che Maravall (2008) introduce alla sua analisi l’ideologia dei votante al posto dell’identificazione partitica.
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questi fattori individuali che spiegano la condotta elettorale, e che ho denomitato quali
componente razionale, materiale e congiunturale.
Lungi dall’essere indipendenti, considero che le tre componenti sono vincolate tra di loro.
Ogni individuo occupa un luogo nella struttura sociale, dato dalle proprie condizioni
materiali di vita, e cioè, dalla sua occupazione, il suo patrimonio e la sua istruzione
(componente materiale); da quest’ultima sorge, a sua volta, la propria struttura di valori.
Il posto che occupa nella struttura sociale, determina - in buona misura - l’ambiente
dentro il quale questo individuo interagisce. Da questo ambiente e dai mezzi di
comunicazione, la cui scleta è anche influenzata dall’ambiente, sorge l’informazione che
utilizza razionalmente per la propria presa di decisioni di condotta (voto). Tali decisioni
tendono ad essere coerenti con i propri interessi materiali (componente razionale) ed i
propri valori. In questo contesto opera la congiuntura, con temi che lo influenzano ed a
partire dai quali giudica i partiti ed i suoi candidati (componente congiunturale).
Contemporaneamente, questi risultati confermano la necesità di affrontare degli studi
elettorali a partire da un approccio multicausale, data la vigenza simultanea e lungo il
tempo, di questi fattori esplicativi.
Quindi, a partire dalla verifica del disuguale risultato elettorale del partito al governo
lungo il periodo in esame, assieme alla variazione sull’impatto dei predittori individuali del
voto, mi sono proposta di valutare l’incidenza del contesto politico ed economico sulla
condotta elettorale degli argentini. Questo ha richiesto l’applicazione di una metodologia
che consentisse di considerare simultaneamente i fattori esplicativi a livello individuale,
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vincolati alle opinioni, percezioni ed attributi dell’elettore, unitamente alle caratteristiche
del constesto, definite queste dalle norme (Costituzione Nazionale e leggi ordinarie), dalla
relazione cambiante delle forze politiche, e dalla dinamica delle variabili
macroeconomiche. L’ipotesi dalla quale sono partita è quella che gli individui intervistati in
uno stesso anno, condividevano costrizioni comuni dati dall’ambiente politico-istituzionale
ed economico, che gli distingueva nelle loro risposte di condotta (voto) da altri individui
intervistati ambienti diversi. Questo ha richiesto la costruzione di modelli gerarchici di
voto, capaci di cogliere effetti a livello incrociato, tra i due livelli in cui si dirimono la
decisione di voto, quello individuale e quello constestuale.
A tale scopo, in primo luogo ho iniziato dal misurare l’adeguamento del modello di voto
nullo, senza variabili esplicative, ed analizzare la variazione tra gruppi della costante; dato
che questa variazione è risultata statisticamente significativa, allora ha avuto senso
proseguire con l’analisi contestuale. Successivamente, ho incluso le variabili indibendenti
misurate a livello individuale; a questo punto, le variabili che misurano l’impatto degli
issues hanno cambiato il loro significato statistico rispetto del modello costruito secondo
le premesse della regressione logistica. Concretamente, considerare la disoccupazione
quale il problema più grave ha smesso di essere statisticamente significativo, mentreché
considerare come tale la corruzione è passato ad esserlo; allo stesso tempo, percepire
l’inflazione come il problema più grave è passato ad avere un segno positivo, indicando un
aumento nelle probabilità di appoggio al partito al governo, il quale è stato considerado
dai votanti come il migliore per risolvere il problema che rappresenta quell’ issue.
Contemporaneamente, ho potuto verificare che l’impatto di ognuna di queste variabile è
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mutata da un contesto all’altro, vale a dire, da gruppo a gruppo, ovvero da un anno
all’altro, e che tale variazione è risultata statisticamente significativa.
Successivamente, ho calcolato i modelli con costante aleatoria, i quali hanno corroborato
l’impatto diretto di alcuni fattori sulla condotta degli elettori. Concretamente, il tasso di
disoccupazione ed il Piano di Convertibilità hanno avuto un’incidenza positiva diretta sulla
probabilità di appoggio al partito al governo, verificandosi come spuria la relazione tra
disoccupazione e voto, e verificandosi il Piano di Convertibilità come causale dell’aumento
di appoggio al governo. A sua volta, il modello che introduce la Convertibilità, ha ottenuto
un miglior adeguamente che il modello di livello 1, con variabili indipendenti soltanto
individuali.
Per quanto riguarda l’impatto indiretto dei fattori contestuali, tredici variabili – sei di
queste politiche e sette economiche – hanno avuto influenza sull’impatto di almeno alcuni
fattori individuali, sebbene con una diversa magnitudine. A questo punto, ho potuto
verificare l’impatto positivo della rielezione presidenziale sul voto per aspettative o voto
prospettivo, in concordanza con i risultati delle ricerche precedenti riguardanti periodi di
tempo più brevi, o realizzate a partire da dati aggiuntivi (Cheibub e Przeworski 1999;
Gelineau 2007; Ratto 2011; Tagina 2012a). Anche è risultato ratificato l’impatto positivo
della dimensione del partito al governo nel Parlamento, risultando che a maggior quantità
di deputati del partito al governo presenti in Parlamento, maggior impatto della
componente razionale-valutativa del voto (voto prospettivo). Ciò conferma le conclusioni
delle ricerche di Lewis Beck 2000; Anderson 2000; Samuels 2004; Van der Brug et al 2007.
Al tempo stesso, ho potuto verificare l’effetto positivo della prossimità delle elezioni, in
27
concordanza con le conclusioni di Gramacho (2007). Anche si è dimostrato l’impatto
negativo dell’anzianità della democrazia nel voto prospettivo, aspetto che non era stato
esaminato sino ad ora; questo significa che la componente razionale del voto è diminuita
unitamente alla routinizzazione dei processi elettorali. Questo risultato ha importanti
implicanze per il funzionamento della democrazia in Argentina; significa che le elezioni
non sono state istituzionalizzate come un’occasione di rendicontazione nei riguardi degli
elettori, poiché la funzione punizione / ricompenza del voto si è gradualmente indebolita,
tenendo conto della componente valutativa del voto prospettivo. Questi risultati
conferiscono evidenza a favore delle posizioni più scettiche sul funzionamento dell’
accountability elettorale en generale (Cheibub e Przeworski 1999), e delle nuove
democrazie in particolare (Maravall 2003; O’Donnell 2007). Per quanto riguarda il
cambiamento del sistema elettorale per l’elezione del presidente, ed il ciclo elettorale,
nessuna di queste variabili ha raggiunto un’influenza statistica significativa, in opposizione
alle conclusioni de Samuels (2004) al riguardo.
Riguardo il contesto economico, il ciclo economico ha avuto un impatto negativo ed il PIL
adeguato in modo positivo, significando che l’impatto del voto prospettivo è cresciuto al
ritmo della crescita dell’economia, in sintonia con Maravall (2003), ed in opposizione alle
conclusioni di Echegaray (2007), per il 1989 ed il 1995, nella sua analisi con variabile
dipendente aggregata. Nemmeno queste conclusioni risultano allettanti per quanto
riguarda il funzionamento della democrazia in Argentina, poiché i cittadini appaiono come
più proclivi a premiare i governanti la cui gestione assicura il loro benessere che a punire
quelli che glielo tolgono.
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Con riferimento al rapporto tra contesto e voto per issues, lo stesso non era stato studiato
previamente. Al riguardo, ho riscontrato che l’impatto negativo della corruzione è
cresciuto in tempi di stagnazione dell’economia. Questo implica che i cittadini avrebbero
un atteggiamento più tollerante nei confronti della corruzione quando le condizioni
economiche sono prospere. Per questo motivo risulta che, in tempi di stagnazione o
depressione economica, crolli la credibilità dei partiti ed, in genere, delle istituzioni
politiche, lasciando la porta aperta al sorgimento di alternative populiste, che tendono a
prescindere delle mediazioni istituzionali. Questo tratto è anche preoccupante rispetto del
funzionamento della democrazia in Argentina. Allo stesso tempo, e anche con riferimento
agli issues, l’ impatto positivo dell’inflazione si spiega mediante il risultato positivo che ha
fornito la variabile che misura l’applicazione dei piani di controllo inflazionario durante il
governo di Alfonsín.
A sua volta, l’associazione positiva tra disoccupazione e NES è risultata provata come
spuria (come così pure nel modello a costante alleatoria), considerando che è stata
l’attuazione del Piano di Convertibilità quello che spiega l’aumento nell’appoggio al partito
al governo delle classi basse. Allo stesso modo, la relazione tra NES e voto si è indebolita in
contesti di stagnazione o depressione economica, definiti da una crescita negativa del PIL.
Questi risultati confermano le conclusioni di Lupu e Stokes (2009), che a partire da dati
aggiunti ritengono che a partire dal 1983, il legame partito-classe è risultato più forte in
periodi di relativi stabilità e più debole nei periodi di turbolenze sociopolitiche e di crisi,
(Lupu e Stokes 2009:81).
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Nel lungo termine, tuttavia, ho verificato che l’impatto del NES sul voto è cresciuto al
ritmo della routinizzazione delle elezioni, contrariamente a quanto affermato dalla
letteratura che segnala una diminuzione del peso esplicativo dei fattori a lungo termine
(Miller e Niemi 2003), e la bassa probabilità che i cittadini stabiliscano dei vincoli partitici
stabili nelle nuove democrasie (Dalton e Klingemann 2007). Quest’evoluzione a lungo
termine risulta contraria all’evoluzione del peso del voto per aspettative8, indicandone
che da una prospettiva a lungo termine, la componente razionale, basata sulle aspettative
razionali, e la componente materiale, basata sul livello socioeconomico (occupazione,
istruzione e patrimonio) hanno un peso inversamente proporzionale sul voto. Anche ho
verificato che l’influenza del NES sul voto, è risultata rafforzata a causa dell’aumento
dell’inequità e della povertà.
Per quanto riguarda l’impatto dell’immagine del partito al governo, è aumentata dinnanzi
alla prossimità delle elezioni e quando il presidente si è candidato alla rielezione,
risultando la relazione tra contesto, immagine del partito e voto esaminata per prima
volta con questa ricerca. Ciò significa che la sorte del partito al governo nelle elezioni
presidenziali è condizionata dalle azioni (od omissioni) del partito stesso, specialmente
durante l’anno in cui si celebrano le elezioni; e questo legame è ancora maggiore se il
candidato è lo stesso presidente.
In relazione all’influenza dell’immagine del principale partito all’opposizione nel voto al
partito governante, ho riscontrato che un aumento nella frammentazione del sistema dei
partiti ha fatto decrescere l’impatto di questa variabile. Ciò significa che la 8Vedasi Tabella 1 dell’Appendice del Capitolo xx per apprezzare entrambe le evoluzioni.
30
frammentazione dei partiti danneggia sopratutto l’opposizione più che al partito al
governo, poiché l’opinione sull’opposizione perde impatto sulla decisione di voto quando
aumenta il numero effettivo dei partiti legislativi. A sua volta, negli anni in cui sono state
celebrate delle elezioni, è cresciuto l’impatto negativo dell’immagine dell’opposizione sul
voto, come così pure è sucesso con l’immagine del partito al governo, dimostrando che
tutti i partiti, aldilà della posizione che possano occupare in relazione al potere, acquistano
visibilità negli anni elettorali, rendendosi la propria presentazione più rilevante per i
cittadini. La relazione tra contesto, immagine dell’opposizione e voto non era stata prima
d’ora stata trattata.
Queste conclusioni sorgono come risultato di considerare ciascuna delle interazioni
statisticamente significative in modo separato. Successivamente, ho costruito tutti i
modelli di voto che la combinazione di tali interazioni consentiva, selezionando i cinque
modelli con miglior adeguamento ai dati. Da questa selezione sorge che gli effetti che
sono combinati nei modelli con miglior adeguamento sono l’incideza della rielezione
presidenziale sul voto per aspettative e sull’impatto dell’immagine del partito al governo;
l’influenza della prossimità delle elezioni sull’impatto dell’immagine del partito al governo
e del principale partito all’opposizione; e l’impatto del ciclo economico sul voto
prospettivo.
Per concludere, ho calcolato le probabilità di voto predette a favore del partito
governante di ciascuno dei cinque modelli, per un individuo i cui pareri, percezioni ed
attributi sono in coincidenza con i valori di media della popolazione. In questo modo, è
stato possibile visualizzare l’entità dell’impatto congiunto delle variabili individuali
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combinate con le variabili di contesto, in ogni modello. Infine, ho realizzato un’esercizion
di simulazione, applicando variazioni sugli attributi individuali e contestuali, il che mi ha
consentito illustrare le probabilità di voto predette per ogni ipotetica situazione.
In questo modo, ho potuto confermare che il voto è una decisione individuale che, pur
essendo libera, opera condizionata e costretta da fattori ambientali (Leithner 1993; Miller
e Niemi 2002).
In un senso più globale, queste conclusioni hanno delle implicanze per gli studi sulla
democrazia, poiché valutano il funzionamento della sua istituzione fondamentale, le
elezioni, in uno dei paesi in cui è stata inaugurata la terza onda di transizioni in America
Latina. In questo senso, i risultati non sono del tutto allettanti. Risulta positivo che le
elezioni siano riuscite a routinizzarsi, ed i processi elettorali si siano svolti in condizioni di
normalità (Alcántara 2012). Tuttavia, risulta preoccupante che la funzione di punizione /
rincompensa del voto si sia indebolita lungo il tempo. Anche, il fatto che la componente
materiale del voto, che allude al vincolo tra livello socioeconomico e voto si sia rafforzata
al ritmo dell’aumento della povertà e l’inequità. Questo fa inferire (pur se in modo
induttivo) la possibile incidenza di pratiche clientelari, che spiegherebbero inoltre che la
che la sanzione al governo in periodi di crisi sia minore che la rincompensa in tempi di
prosperità; e anche che l’alternanza dei partiti al potere non sia stata così tanto frequente
in questo periodo, tenendo conto che il peronismo ha governato durante quindici dei
quasi ventiquattro anni che sono trascorsi dal 1983 al 2007. Ad ogni modo, l’incidenza
delle pratiche clientelari sul voto, dal punto di vista quantitativo, dovrebbe essere oggetto
di un’altro studio che affronti questo fenomeno in tutta la sua complessità.
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Nell’ambito di questi risultati, trovo specialmente importante effettuare un ulteriore
approfondimento sulla funzione dell’informazione che compiono i mezzi di
comunicazione. È necessario capire meglio come influenza il consumo d’informazione
politica sulla decisione dei votanti e, contemporaneamente, analizzare quali sono le
strategie di inquadramento e la priorizzazione dell’informazione che mettono in pratica i
media in Argentina, anche se il consumo d’informazione politica di certi segmenti della
società, in buona parte, è stato globalizzato. Questo consentirà capire meglio come opera
questo processo d’inquadramento e di priorizzazione in relazione alle promesse elettorali,
sulle quali si fonda la decisione di voto. E anche servirà per fare luce su uno dei fattori che
coinvolge il successo dell’ accountability elettorale, e cioè l’assimetria dell’informazione
dei votanti riguardo i politici (Maravall 2003 e 2008), ai quali è necessario sorvegliare.
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