Download - UN VIAGGIO DA “FIN DEL MUNDO” A CAPO HORN · una barca a vela o con una pic cola nave da crociera. ... notte Cabo de Hornos, effettuava lo sbarco con dei gommoni e poi tornava

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UN VIAGGIO DA“FIN DEL MUNDO”A CAPO HORNIl racconto, ricco di ricordi e immagini,dell’escursione in uno dei luoghi piùaffascinanti dei cinque continenti

Ogni viaggiatore ha ungrande sogno: unameta da raggiungerea ogni costo. Anch’io

avevo un sogno, volevo metterepiede sull’isolotto di Cabo deHorns, il mitico Capo Horn!Da bambina, leggendo i libri diavventura, mi avevano impres-sionata i racconti degli innumere-voli naufragi verificatisi su quel-l’isola e poi, leggendo le rivistedella vela, ero affascinata dai rac-conti dei velisti che osavanoaffrontare quel mare insidiosoper raggiungere Capo Horn.Tre anni fa decidemmo di visitarela Patagonia e subito cominciai a

informarmi con quali mezzi sipotesse raggiungere l’isola. Sco -prii subito che se era “mitica” loera per un motivo più che valido!Oltre a trovarsi all’estremo suddel continente americano, a esse-re l’ultima terra emersa non co -perta dai ghiacci e il punto di in -contro tra i due oceani: Atlanticoe Pacifico, è anche uno scogliodisabitato, senza un porto.Due sole leopzioni: andarci conuna barca a vela o con una pic colanave da crociera. Va lutammo alungo le due opzioni, la prima,per noi velisti, era di certo unasfida, ma non ci garantiva in nes-sun modo di poter raggiungere

l’isola, perché prenotando la bar -ca con tanto anticipo, non poteva-mo prevedere le condizioni deltempo e avremmo potuto restarein porto tutto il tempo, oppurebloccati in qualche baia in mezzoal vento e alla pioggia gelata.La seconda opzione era rappre-sentata da una piccola nave dacro ciera con 60 cabine. In quat-tro giorni, la nave partiva daUshuaia, raggiungeva in unanotte Cabo de Hornos, effettuavalo sbarco con dei gommoni e poitornava a nord, navigando al ripa-ro nei fiordi cileni, per raggiunge-re Punta Arenas nello stretto diMagellano. Non avevamo dubbi:questa era la scelta migliore sottotutti i punti di vista!Ed ecco che arrivò il giorno tantoatteso. Eravamo a Ushuaia! Lapartenza era fissata alle 16.Nell’attesa, avevamo fat to un otti-mo pasto in un locale dove servi-vano cordero (agnello) a volontàcon contorno di verdura. Alle 16, puntuali, con i sacchettidei mille acquisti effettuati nelfrattempo, ci eravamo avviati sul

pontile al quale era ormeggiata lanave Via-Australis. Dopo la par-tenza, il personale di bordo conun briefing ci aveva dato le istru-zioni necessarie per gli sbarchi.Sulla nave c’erano due saloni, inuno tutte le comunicazioni veni-vano date in spagnolo e nell’altroin inglese, i passeggeri potevanoscegliere la lingua che preferiva-no. Oltre a noi, unici italiani abordo, c’erano due spagnoli, duefrancesi e alcuni tedeschi, gli altripasseggeri erano americani, mes-sicani, argentini e cileni. Il perso-nale di bordo era cileno, co me lanave. Ci rendemmo subito conto che citrovavamo in un ambiente moltoospi tale, la cabine erano abba-stanza spaziose, con un grandefinestra dalla quale si vedevascorrere la costa, che navi-gando in mezzo ai fior-di, era abbastanzavicina. Il cibo eraottimo e il vinocileno, prodottodagli antichi viti-gni degli emigranti

italiani e francesi, eccellente.A bordo, nelle lunghe ore di navi-gazione, il personale intrattenevagli ospiti con filmati del secoloscorso sulla con quista dell’An -tartide, degustazione di vini ealtre attività interessanti.Il primo mattino ci svegliammoalle 6 mentre la nave faceva ma -novra di fronte a Cabo de Hornos.Ci radunammo tutti nei saloni eascoltammo, dopo una tazza dicaffè bollente, le istruzioni sul co -me affrontare lo sbarco con ilgommone. Era ancora buio edalle vetrate potevo vedere chestava piovendo. Su bito mi vennel’ansia: e se non fossimo sbarcati? Il mare sembrava calmo e nonc’era vento, loro stavano ese-guendo tutte le manovre: l’àncora

era già scesa e labarca presto

2 á 3 novembre 2011 á aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Il centro cittadino di Ushuaia (immortalato

nella foto grande riportata due pagine

sotto), è denominato conorgoglio dagli argentini

“la città più a sud delmondo” dimenticando

però che Puer to Wil liams,in Cile, è ancora più

a sud, essendo collocatadi fronte a Ushuaia!

Grazia Bertano

GraziaBertano è una

viaggiatrice-fotografa.Ha un suo sito personale,

www.graziaroundtheworld.it ricchissimo di immagini

ed è componente del Direttivodi “CuneoFotografia” dove

insegna l'uso diPhotoshop.

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spense i motori.Cominciò ad aumentare la luce euscimmo sui ponti esterni, sem-brava solo una leggera pioggerel-lina e noi eravamo coperti da tuteimpermeabili. La mia fotocameraera dentro un sacco impermeabi-le: poteva affrontare il mare!I gommoni vennero calati e noisalimmo a gruppi di dieci con ilpilota. I tubolari erano moltograndi, così non correvamo ilrischio di bagnarci. Un breve tra-gitto ed eccoci arrivati, il gommo-ne venne spinto verso un piccolopontile di legno e due uomini, inacqua, lo tenevano fermo per evi-tare che si ribaltasse. Un salto…ed ecco che misi il primo piede suCabo de Hornos!

Una forte emozione mi avvolse!Stavo per visitare l’isola che ave -vo sempre sognato!La compagnia Australis, per nonrovinare la vegetazione dell’isola,aveva costruito delle passerelle dilegno che ci guidavano fino ai luo-ghi da visitare. Eravamo in tuttoun centinaio di persone con quat-tro accompagnatori. Guar dando -mi attorno nella luce dell’albavidi subito, su una piccola altura,il grande monumento all’alba-tros, eretto per ricordare i marinaimorti attraversando quel capo.Mi avvicinai, sempre camminan-do sulle passerelle, per accorger-mi che era molto alto e per questomotivo, era diventato il simbolodell’isola. Intorno a me si sentiva-

no i commenti in molte lingue ederano tutti ugualmente entusiastidi essere finalmente sull’isola.Superato il monumento, di frontea noi, c’erano l’Atlantico e ilPacifico che s’incontravano conpesanti turbolenze, dato il disli-vello di nove metri tra i due ocea-ni. In lontananza si poteva imma-ginare l’Antartide sommersa daighiacci perenni. Rimasi un minu-to in raccoglimento per assapora-re pienamente il momento cheavevo tanto atteso. Non piovevapiù e un pallido sole stava sbucan-do tra le nuvole. Il freddo era in -tenso, non riuscivo a scattare lefo to senza i guanti.Seguendo un’altra passerella siarrivava al faro abitato dal guar-diano, un signore di mezz’età conil tipico berretto blu da marinaio.Nella sua dimora vendeva alcunisouvenir dell’isola che ci affret-tammo a comprare perché sape-vamo bene che erano introvabilinel resto del mondo! Un ricordotangibile del nostro sbarco!In poco tempo le condizionimeteorologiche cambiarono e sialzò il vento, lo stesso che avevamandato via la pioggia e aperto lenuvole al sole. I nostri accompa-gnatori si allarmarono e ci chiese-ro di tornare a bordo. Riuscimmoad arrivare alla nave appena intempo, prima che il vento aumen-tasse ancora e le raffiche arrivas-sero a 50-60 nodi. La nave avan-zava a fatica nel tratto di marenon protetto ed era molto inclina-ta, però essendo costruita perquel tipo di navigazione, i passeg-geri si accorgevano appena dellaforte inclinazione e nessuno ave -va problemi di mal di mare.Nel giro di qualche ora raggiun-gemmo il canale di Murray e neltardo pomeriggio sbarcammonella baia Wulaia, disabitato

angolo di paradiso, sull’isolaNavarino. Il giorno seguente navigammo alungo protetti dai fiordi, a voltevenivamo seguiti da foche e pic-cole balene. Non si vedevanoaltre barche. Le montagne che cicircondavano avevano le punteimbiancate e si stagliavano nettedalle nuvole cariche di pioggia. Verso sera arrivammo all’imboc-catura di un fiordo stretto, sull’ac-qua galleggiavano piccoli iceberg.La nave gettò l’ancora e poi, con igommoni, ci inoltrammo nel fior-do per raggiungere il ghiacciaioGunter Phuschow, non essendoancora andati a El Calafate, eranoi primi che vedevamo.Coi gommoni ci avvicinammo alfronte che terminava in acqua,continui rumori, come di ramisecchi spezzati, riempivano laquiete del luogo. Il freddo eraancora pungente ma il sito era tal-mente suggestivo da far dimenti-care tutti i disagi. Il brontolio con-tinuo, venne interrotto brusca-mente da una lastra di ghiaccioche cadde rumorosamente in ac -qua, creando delle onde leggere. In cuor mio pensai che l’uomo

non ha nessun diritto di distrug-gere queste meraviglie della natu-ra, eppure ogni giorno il nostropianeta è più inquinato.Ancora una notte sulla nave. Almattino fummo svegliati dalmare mosso, ma presto la nave siinoltrò di nuovo in acque più pro-tette e il rollio cessò. Purtroppopioveva a dirotto, il personaletentò più volte di fare sbarco sul-l’isla Magdalena, dove vive unacolonia di 120.000 pinguini Ma -gellano, ma alla fine fummo co -stretti a rinunciare. I pinguini,dopo aver seguito a lungo lenostre manovre, vedendoci andarvia si tuffarono in acqua e ci se -guirono per un breve tratto. Conla pioggia battente e il beccheggiodella barca non riuscii a scattarenemmeno una foto decente!All’ora di pranzo la nostra crocie-ra finì a Punta Arenas in Cile, lacittà più importante dello Strettodi Ma gella no. Sbarcammo sot tola pioggia, una breve visita dellacittà e poi avremmo raggiuntocon un bus Puerto Natales, altroluogo mitico e base per la visitaalle maestose Torres del Paine.Oltre al ricordo indelebilenella nostra memoria, del-l’avventura appena vis-suta, rimaneva ancheil timbro “Cabo deHornos” sul nostropassaporto!

A baia Wulaia gli alberi di lenga e i cespugli di calafate hanno fatto da cornice alla passeggiata

Con questa crocieradall’altra parte del mondola cuneese GraziaBertano ha realizzato ilsuo sogno di viaggiatrice.Un sogno documentatocon immagini in numeroassai superiore a quellepubblicate, che si possono ammirare all’indirizzo www.graziaroundtheworld.it

Lanave Via-Australisera caratterizzata

dalla gentilezza e dalla cordialità del personale di bordo.L’organizzazione cilena risultava

perfetta, curata nei minimi particolari per rendere

la navigazione piacevole e confortevole.

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