TRADIZIONI AGROALIMENTARI IN MOSTRA ALL’EFAB DI TITO
IL MARE E LE SUE RISORSE CHE SCARSEGGIANO
La notte dei briganti
Settimanale Freepress
MERCOLEDI’ 27 OTTOBRE 2010
ANNO III N. 11
Direttore
ANTONIO SAVINO
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Arlotto pagina 2
Marganella pagina 4
Di Palma pagina 3
Albini pagina 4
COMBATTERELA CONTRAFFAZIONE
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I27 OTTOBRE 2010
2 RISOLVERELA MISTIFICAZIONEG
iornata di discussione
contro il problema
della contraffazione. Il
19 ottobre l’UNICRI, l’Istituto
Interregionale delle Nazioni
Unite per la Ricerca sul Cri-
mine e la Giustizia, darà vita ad
un evento presso il Centro In-
ternazionale di Vienna con
l’obiettivo di promuovere una
maggiore e migliore informa-
zione sui rischi determinati
dalla contraffazione.
Un forbito parterre di relatori
animeranno la discussione: il
Prof. Idrissou Abdoulaye, Di-
rettore generale del Centro Na-
zionale ospedaliero
universitario di Cotonou sugli
effetti dei medicinali contraf-
fatti, in Benin; Monica Pop,
Procuratore Capo specializzato
nel campo dei diritti sulla pro-
prietà intellettuale in Romania,
che descriverà gli strumenti di
lotta alla contraffazione attra-
verso le indagini penali; Pierre
Delval, Consigliere speciale per
il contrasto alla contraffazione
del Consiglio d’Europa, che il-
lustrerà le strategie per arginare
il fenomeno; Marietta Ulrich
Horn, in rappresentanza del-
l’Associazione internazionale
per l’autenticazione, che ragio-
nerà sul ruolo che le tecnologie
anti-contraffazione possono as-
sumere nelle strategie globali
per combattere il fenomeno.
L’istituto, che ha pubblicato nel
2007 il primo rapporto globale
sulla contraffazione, ha messo
in evidenza il ruolo che il cri-
mine organizzato ha assunto nel
business dei prodotti contraffati
con lo scopo di denunciare la
dilagante sottovalutazione di
questo fenomeno dalle immani
proporzioni.
Molti degli studi promossi
dall’UNICRI hanno trovato un
nesso di causalità del fenomeno
criminoso con l’ internaziona-
lizzazione economica, le nuove
tecnologie, l’apertura di nuovi
mercati, l’indebolimento dei
confini nazionali, le nuove op-
portunità di profitto rappresen-
tate dai diritti sulla proprietà
intellettuale.
Tutto ciò ha condotto verso lo
sviluppo di un’attività crimi-
nale transnazionale altamente
sofisticata che pone gravi rischi
per la salute e la sicurezza dei
consumatori e convive con le
forme legali di commercio nel
mercato globale in espansione.
Un giano bifronte che lega due
facce della stessa medaglia: ge-
neratore di profitti da convo-
gliare verso attività illecite
e strumento per riciclare
denaro riveniente da atti-
vità criminose.
L’UNICRI con questa
giornata vuole mettere a
punto ipotesi di misure
idonee da adottare per ar-
ginare tale fenomeno, ga-
rantendo tutela per i
consumatori contro i rischi
che ne derivano.
Luca Arlotto
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QUEL CHE RESTADEL PIANETA MAREIl mare è molto di più che
beltà, suggestione, diverti-mento e bagni estivi. Il mare
è foriero di cibo che arriva sullenostre tavole e di conseguenza,per molti, anche di lavoro. I pe-scatori che utilizzano questa ri-sorsa straordinariamente ricca losanno. Il mare è un elementosacro, vitale, da rispettare e trat-tare con i guanti. Ma quanto ècambiato nei millenni, da quandol’uomo scoprì che la sua stessasopravvivenza era legata ai mari?Tutto è mutato, gli scenari mon-diali, le leggi ed i prezzi del mer-cato, l’abuso di questa e di millealtre risorse presenti in natura; èmutato il palato della gente chevede nel pesce un alimento raffi-nato e fa a gara per recarsi nelleprime ore del giorno al mercatorionale, pur di accaparrarsiun’orata color argento e dellevongole vive e vegete che sguaz-zano nei recipienti. Così i prezzisono aumentati vertiginosamentenel tempo. E la gente pare non ac-corgersene. Il pesce diventa dun-que alimento alla base di una sanadieta, soprattutto mediterranea.Fonte di fosforo, sali minerali,proteine, grassi poli-insaturi tracui i notori omega 3. Ma le muta-zioni in corso nei mari di tutto ilmondo sono allarmanti, conse-guenza di uno sfruttamento inten-sivo senza più regole, senza freni,senza alcuna coscienza del peri-colo cui stiamo andando incontroanche noi esseri umani. Si comin-cia a parlare di pesca sostenibile:oggi più che mai. Lo fa l’Italia, lofa la Commissione Europea, che
pare riservi una certa sensibilità sultema. Greenpeace, associazioneambientalista che fa del mare il suocavallo di battaglia da sempre, pro-pone già nel 1996 un documentofrutto di ricerche, pareri scientificie autorevoli: detta 49 principi da ri-spettare per una pesca ecologica-mente corretta e sostenibile. Noitutti abbiamo il dovere di rivedereil concetto di mare. “Il mare ci so-stiene, ma noi non lo stiamo soste-nendo”, si legge nel documento. Epoi, non è a rischio la biodiversitàdel mare ma anche la vita di milionidi persone che dal mare dipendono,per il proprio sostentamento. Leprime a finire sul banco degli impu-tati sempre loro: le società indu-strializzate che devono avviarsi - èchiaro a tutti – verso una pesca re-sponsabile con basso impatto am-bientale. Non solo, è necessariorivedere, modificare alla radice inostri modelli di consumo. Le ri-forme costituiscono la strada giusta:sociali, istituzionali ed economiche.Sono i Governi gli unici a potere edovere intervenire per limitare ilsaccheggio incontrollato dei mari,
gli unici in grado di ragionare emettere in atto programmi di con-trollo e di sostenibilità per una ge-stione corretta ed efficace deipescherecci e della pesca. I soggettida coinvolgere, oltre ai comuni cit-tadini che acquistano e mangianopesce, sono numerosi: commer-cianti, pescatori, tutto il compartoproduttivo, industrie di lavorazione,imprese. Ciò che si legge nel docu-mento rispetto ad una pesca irri-spettosa e al suo impattocatastrofico sulle popolazioni ma-rine fa rabbrividire, non solo pen-sare. Un esempio. Ogni annovengono ributtati a mare più di 30tonnellate di pesce scartato dalle in-dustrie che producono mangimi efertilizzanti (farina di pesce). Undato che da solo induce a farsiun’idea del paradosso subito dalmare, dalle popolazioni marine chelo abitano; un dato che da soloporta a farsi un’idea dello scempiocui l’uomo è artefice e speculatore.Sempre dal documento firmatoGreenpeace si evince che mancanogli strumenti per monitorare ilgrado di depredazione subito dai
nostri mari a causa dellapesca invasiva. La prote-zione dell’ambiente ma-rino, si legge, è parteintegrante di una dove-rosa protezione delle ri-sorse ittiche; la gestionemonitorata della pescadovrebbe essere parte diun sistema di pianifica-zione integrato per rego-lare le attività umane chevanno ad influenzare lezone costiere ed i bacinifluviali. È consequen-ziale che la gestionedella pesca riguarda di-rettamente la gestionedei pescatori e della loroattività, quindi non la ge-stione degli ecosistemi(pratica che non deve ri-guardarci, in quanto lanatura si rigenera da sé).Per aumentare la produt-tività dell’ambiente mar-tino pratica diffusa è lasua fertilizzazione, pra-tica assai abominevole,sciagurata e contropro-ducente. Così come l’ab-battimento scellerato deigrandi predatori, foche ecetacei. Il mare ne escecome geneticamente mo-dificato, deturpato, ma-nomesso nei suoiequilibri raggiunti confatica nei millenni. Vio-lenze commisurate allaumana intelligenza.
Michela Di Palma
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4 UN PEZZO DI STORIA
Si è tenuto a Melfi dal 29 set-tembre al 3 ottobre 2010l’evento “LA NoTTE DEI
BRIGANTI”, realizzato dall’Asso-ciazione culturale “Mediterraneo2000”, ormai alla sua terza edi-zione, rappresenta un buon mododi analizzare e rievocare ciò su cuiper molto tempo si è taciuto.Attraverso mostre, dibattiti e con-vegni, nonché musica, canti, degu-stazioni e recitazioni questi cinquegiorni hanno rievocato il “Brigan-taggio”. La rivolta filo borbonica che si dif-fuse nel Sud Italia, in particolarenell’area del Vulture, fece della Ba-silicata una ‘terra di Briganti’, laprotesta assunse il carattere dellaguerra civile che durò oltre cinqueanni ed interessò non solo la Basi-licata ma anche le regioni limitrofe. Ad attirare l’attenzione di molti tu-risti, come ogni anno, è stata laconsueta sfilata con costumid’epoca e la parata dei briganti acavallo, a cui hanno preso parte: ilgruppo storico “Imago Storiae” diPotenza che ha rappresentato ilglorioso battaglione tredicesimo diLucania (che si immolò per la li-bertà del Regno delle due Sicilie),
il gruppo “Briganti” di Potenza, ilgruppo “Carmine Donatelli Crocco”di Rionero, il gruppo “Ninco Nanco”di Frusci, il gruppo “Briganti” diLago Pesole e il gruppo “Briganti acavallo” di Melfi.Gruppi che anche per la loro denomi-nazione ricordano noti personaggiche ormai rimbombano come echinella nostra mente.
È bene portare a conoscenza ditutti, ciò che è diventata un’iconaper la nostra terra, ma anche gli epi-sodi drammatici che hanno caratte-rizzato gli anni successivi l’Unitàd’Italia, quando la repressione pie-montese portò le regioni meridio-nali in condizioni di miseria eestrema povertà. Questo evento non ha avuto carat-
tere meramente culturalema è stato anche unagrande cassa di risonanza,un pretesto per far cono-scere e diffondere la no-stra terra, un tentativo disviluppo turistico- econo-mico che ha portato grandirisultati.
Simona Marganella
Dal 29 Ottobre al 1 Novembre ri-
parte la decima edizione di Natu-
ralmente Lucano. Una vetrina
importante per dare mostra delle pecu-
liarità della terra lucana. Sapori, storia
e tradizioni folkloristiche illustrano ai
visitatori, attraverso un viaggio senso-
riale, cosa rende esclusiva la nostra
regione. Patrocinata dal Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali,
dall’OPE (Osservatorio Parlamentare
Europeo e del Consiglio D’Europa) e
dalla Regione Basilicata, la manifesta-
zione si svolgerà in tre giorni, alternan-
dosi con programmi informativi e
materiale divulgativo. Le presenze registrate negli anni
precedenti, hanno confermato un reale interesse ed una
voglia concreta di conoscere da vicino e constatare con i
propri occhi. Non solo visitatori lucani,ma
anche viaggiatori di passaggio, hanno
fatto tappa presso la fiera, allettati dalle
offerte “low cost” proposte dalle strutture
ricettive. Fanno da protagonista “perle”
di bellezza dal fascino indiscusso. Mara-
tea, gioiello del Tirreno. Rinomata e co-
nosciuta in tutto il mondo, accoglie ben
volentieri consensi ed elogi. Non da
meno, i paesaggi dei borghi dell’entro-
terra. Scorci di natura mozzafiato ed at-
mosfere rarefatte. Ottima meta per gli
appassionati dei paesi antichi. Il tutto da
accompagnare con l’assaggio di piatti ti-
pici. Degustazioni enogastronomiche e
molto altro da scoprire nei tre giorni di kermesse.
Agnese Albini
NATURALMENTE LUCANO
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