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6 agosto 2017

vita trentina3REPORTAGE

Un murale a Peja. A lato, Fitore Haxhihasani,

fondatrice e responsabile del Centro per una vita

indipendente

Krasniqi che in passato è statovicepresidente del consiglio comunaledi Peja in rappresentanza delleminoranze. Il Patriarcato di Pec, culladella spiritualità serbo-ortodossa,rimane comunque presidiato dallapolizia, per evitare possibili attentati.Fuori dal monastero di Visoki Decani,

pianificazione urbanistica. Ancheadesso, in alcune zone, si alzano casedagli stili più diversi, dalla sera allamattina, in scampoli di terra. Il sistemafognario è carente. Per il 40% delterritorio municipale è pronto unprogetto preliminare per un impiantodi depurazione che potrebbecoinvolgere alcune imprese trentine.Alessio Zanghellini, presidentedell’agenzia per la depurazione dellaProvincia di Trento e Maurizio Camin,direttore di Atb, ne hanno discusso conle istituzioni locali e non. Si tratta ditrovare i soldi. Francesca Benci,trevigiana che studia al dipartimento diingegneria per l’ambiente e il territorioa Mesiano, è in città da qualche mese

per preparare una tesi sul trattamentodelle acque reflue nella vicina valRugova, peraltro già interessata da unprogetto sulla biodiversità checoinvolge anche il vicino Montenegro.Dopo diciotto anni dalla pulizia etnicaserba, dall’intervento aereointernazionale e dalle vendettekosovare, il Paese attraversa unadifficile transizione nonostante alcunipassi avanti siano stati fatti.Alle ultime elezioni nazionali hannovinto i partiti degli ex guerriglierialbanesi dell’Uck. Ai primi di agosto sisaprà se riusciranno a formare ungoverno. “I rapporti tra le etnie sonotranquilli. Anche grazie al dialogointernazionale”, afferma Elbert

In viaggio nel Paese, che attraversa una difficile transizione, con i giovani di “BalcAnimazioni”

A l valico di Merdare la filaè lunga chilometri.Scendere dal pulmino perrisalire a piedi la coda in

attesa di passare il confine traSerbia e Kosovo non è solo un modoper sgranchirsi le gambe dopo unviaggio che non finisce mai, maanche l’occasione per dareun’occhiata a quei macchinoniincolonnati, targati Germania,Austria, Svizzera, Belgio, carichi difamiglie. I kosovari emigratitornano a casa per l’estate. E unabuona parte delle auto sulle qualiviaggiano, ci verrà poi riferito, è anoleggio o di seconda mano. Siostenta una ricchezza che non c’è.Nei Balcani, spesso e volentierinulla è come sembra. A Peja (Pecper i serbi), municipalità di circa100mila abitanti (compresil’ottantina di villaggi delcircondario), città dal trafficoimpazzito, è ormai storica lapresenza della cooperazione,dell’associazione Trentino con iBalcani (Atb) in questo caso.Sviluppo locale, equo e solidale, trai suoi principi costitutivi. Diversi iprogetti che coinvolgono le realtàassociative del posto,accompagnandole, per poi cercaredi farle camminare con le lorogambe.La scorsa settimana, un gruppo diragazzi dell’istituto “Martini” diMezzolombardo e del “Depero” diRovereto (Tobia Abbondanza,Arxhenda Durqi, Silvia Tanel, GresaLlugiqi e Tiziano Cova) hapartecipato alla decima edizione diBalcAnimazioni, l’esperienza estivanei Balcani promossa da Atb eCooperativa Arianna, incollaborazione con il CSV Trentino.Giochi, laboratori, confronti, cantie balli con 200 bambini e ragazzi diuna scuola rom. Arianna Devigili eMassimiliano Ortler della Lav diTrento (la lega antivivisezione)hanno sensibilizzato i piccoli sulmondo animale. Insieme aFrancesca Correr, Tiziano eLeonardo Beber della cooperativaArianna (che si occupa didoposcuola). Coordinati da SerenaVecchietti e Irene Pizzocri di Atb eda Elena Pagni, fiorentina che aPeja ha passato più di un anno inservizio civile internazionale.Gran parte della città fu bruciatadai serbi, la necessità di ricostruirealloggi ha prevalso sulla

di Paolo Piffer

il Paese

stazionano invece i soldati della Kfor(la forza militare internazionale a

guida Nato). E per entrare, inentrambi i casi, è richiesto ilpassaporto. Sono passati i tempi in cuii serbi dovevano essere scortati a farela spesa. E a seguirli c’era ancheKrasniqi, che appartiene allaminoranza egiziana. Vivono nelvillaggio di Gorazdevac, separati daglialbanesi, come i rom nel loroquartiere. “Non si possono – aggiungeKrasniqi - mettere sullo stesso piano imassacri commessi dai serbi con isuccessivi delitti compiuti dai kosovari.Per il governo che si formerà dovràessere prioritaria l’opera della Corte digiustizia che tratterà i crimini di guerrakosovari. Nella legislatura successiva,poi, dovesse vincere il movimentoVetëvendosje (che alle ultime elezioniha coagulato il voto di protesta contro ilsistema politico, ndr), fondamentalesarà la lotta alla corruzione”.Fitore Haxhihasani dal nulla ha datovita al Centro per una vitaindipendente. Da quasi vent’annisegue ragazzi, uomini e donneautistici, down, con ritardo mentale;ora sono 36. Un centro, unico inKosovo, aperto dalla mattina alpomeriggio, quasi tutto l’anno, dovefare lezioni di letteratura ematematica, attività sportive, corsi diinformatica e cucina, ma anche diigiene personale oltreché realizzareprodotti artigianali e vendere vestitiusati. Con annesso un piccolo giardinopubblico che viene curatoperiodicamente.“Anibar” è un festival del cinemad’animazione, per la maggior partecorti, ormai all’ottava edizione. A metàagosto saranno in 230 i film inconcorso provenienti da 80 Paesi.“Riprendersi la città è il tema diquest’anno – afferma Vullnet Sanaja,direttore e cofondatore –. Il nostroobiettivo è quello di rompere l’apatiadi molti giovani, coinvolgendoli inattività culturali”. “Entrare nell’Unioneeuropea? E’ il nostro futuro, non c’èalternativa. Certo, visto com’è messa –commenta Krasniqi, con un’immagineche solo nei Balcani potevamo sentire -è come andare in discoteca alle cinquedel mattino dopo che c’è stata unagran festa. Sono lì che puliscono elavano per terra. Speriamo che cioffrano la colazione e che la serariaprano il locale”.

Il Kosovo - autoproclamatosi indipendente dalla Ser-bia nel 2008 dopo un processo avviato con i 78 gior-ni di bombardamenti Nato su Belgrado (ma non so-lo) del ’99, per ora ultima tappa di un conflitto mil-lenario tra albanesi e slavi – è il Paese d’Europa piùpovero, secondo solo alla Moldavia. La disoccupazio-ne è al 45%. Sale al 60% tra i giovani. Il 17% del Pilarriva dalle rimesse della diaspora, un altro 10% dal-l’assistenza internazionale. Interi villaggi si stannospopolando. Nel 2014 le domande di richiesta d’asi-lo all’estero sono state 32mila (ma è un dato sotto-stimato), in aumento del 76% rispetto a due anniprima. Un’enormità per un territorio “grande” comel’Abruzzo e abitato da neanche 1 milione e 800milaresidenti (il 95,6% musulmani, il 2,2% cattolici,l’1,5% ortodossi), dove l’età media è di neanche 29anni (il 92,9% della popolazione è di etnia albanese,l’1,6% bosniaca, l’1,5% serba, a seguire turchi,achali, egiziani, gorani e romaní). A Pristina, la capi-tale, la presenza degli “internazionali” è ancoramassiccia, tra Ong e contingenti militari stranieri.Gli americani stanno costruendo un’ambasciata imponente. A dimo-strazione dell’importanza geostrategica che questo fazzoletto di terranel cuore dei Balcani riveste per gli Usa, occhio ad Est, ma sguardo chearriva anche al di là del Mediterraneo.

Si prepara il programma di

giornata conun’associazione

di ragazzikosovari.

A lato, a spasso

per il mercato di Peja