Siamo chiama a vivere questa quaresima in modo speciale: accogliere, vivere questa cammino verso la Pasqua alla scuola della nostra Mamma Celeste. Nella seconda semana sarà presente fra noi la Madonna Pel‐legrina di Fama nella ricorrenza del centenario dell’apparizione ai tre pastorelli. Anche noi ci meamo ai piedi della croce e desideriamo ac‐cogliere la consegna che Gesù Crocifisso vuole farci: “Donna ecco tuo figlio; figlio, ecco tua madre”. Abbiamo accanto a noi una Mamma spe‐ciale che ci dice: “Fate tuo quello che vi dirà”. Non possiamo essere in‐differen ma desideriamo davvero lasciarci guidare dalla nostra Mamma per arrivare ad alleviare le sofferenze di Gesù che là sulla croce si sacri‐fica per la nostra salvezza. Per meglio vivere questo dono ci lasciamo gui‐dare dalle parole di Suor Lucia che nelle sue memorie ci fa ripercorrere la sua esperienza e la sua docilità a crescere nel cammino di fede.
LA FEDEInnanzituo desideriamo approfondire questo dono della fede che ab‐biamo ricevuto nel giorno del nostro baesimo. Suor Lucia ci richiama questo dono dicendoci cosa è scaturito in lei e in Francesco e Giacinta nel primo incontro con l’Angelo.Suor Lucia così descrive l’incontro con l’angelo avuto nella primavera del 1916: “Presso il monte Capeço apparve ad una certa distanza un giova‐ne, come se fosse di luce, che si avvicinava, e che, arrivato accanto a lo‐ro, disse: <Non temete. Sono l’Angelo della pace. Pregate con me>. E, in‐ginocchiandosi a terra, piegò la fronte fino al suolo e ripeté tre volte le seguen parole: <Mio Dio, io credo, adoro spero e vi amo. Vi chiedo per‐dono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi ama‐no>. Suo Lucia così riflee e scrive: “Il primo appello, che Dio qui coman‐da araverso il suo rappresentante è un appella alla fede: Mio Dio, io credo!. La fede è la alla base di tua la vita spirituale. E’ araverso la fe‐de che crediamo nell’esistenza di Dio, nel suo potere, nella sua sapienza, nella sua misericordia, nella sua opera redentrice, nel suo perdono e nel suo amore di Padre. E’ araverso la fede che crediamo nella Chiesa di Dio, fondata da Gesù Cristo, e nella Dorina che ci trasmee e mediante la quale saremo salvi. E’ alla luce della fede che guida i nostri passi, con‐
ducendoci per la via straa che porta al cielo. E’ araverso la fede che vediamo Cristo nei nostri fratelli e li amiamo, li serviamo e li aiuamo quando hanno bisogno del nostro aiuto. Ed è ancora araverso la fede che ci viene la certezza della presenza di Dio in noi, la certezza di essere sempre soo lo sguardo di Dio. E’ uno sguardo di Luce, onnipotente e im‐menso, che si estende in ogni parte, che tuo vede, tuo penetra con chiarezza unica e propria del Sole divino, di fronte al quale il sole, quello che vediamo e che ci illumina, non è altro che un pallido riflesso, una te‐nue scinlla emanata dalla luce dell’immenso Essere che è Dio. Però la fede non consiste solo nel credere all’esistenza di Dio, nel suo potere e nella sua sapienza; ha molte altre diramazioni, lungo le quali si stende e alle quali deve arrivare la nostra piena adesione. Occorre credere che la parola di Gesù Cristo è la parola di Dio, perché Gesù Cristo è Dio, in tuo uguale a Padre, e può affermare: <Io e il Padre siamo una cosa sola>. In verità, Gesù Cristo è il Figlio di Dio che si è fao uomo in seno alla Vergi‐ne Maria per opera dello Spirito Santo: <Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Alssimo, Colui che nasce‐rà sarà dunque santo, e chiamato Figlio di Dio>. Quando, nell’annuncia‐zione, l’angelo rivolse a Maria queste parole, proclamò la divinità del Fi‐glio che doveva assumere carne umana nel suo seno materno e nascere per diventare uguale a noi, visibile ai nostri occhi, e così poter operare il mistero della nostra redenzione. Gesù Cristo è dunque Dio vero e Uomo vero. La sua parola è eterna per coloro che l’ascoltano e la compiono; ri‐fiutarla è firmare la propria condanna. Gesù Cristo è venuto al mondo co‐me Maestro per insegnare, per guidare i nostri passi sulla via della veri‐tà, della giuszia, della carità e della vita. Perché qualsiasi altro cammino che non sia quello tracciato da lui, è un cammino che porta alla morte eterna. La sua dorina è precisa ed esaa. Ma per rispeare la parola di Gesù Cristo è necessario conoscerla e creder in lui; poiché, come potrem‐mo rispeare una legge se non la conosciamo, o se non crediamo in co‐lui che l’ha promulgata? E’ necessario dunque acceare la persona di Cri‐sto. Ecco quindi che siamo sta crea e scel da Dio per essere la lode della sua eterna gloria, questo è il fine più alto cui Dio poteva desnarci! E’ avere in noi, per partecipazione, la gloria di Dio, con la quale lo possia‐
QUARESIMA: CON MARIA AI PIEDI DELLA CROCE
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Casa Parrocchiale, Don Pierluigi AlbricciVia alla Chiesa N°5 TurbigoTel. 0331899341 / Cell. 3391685800email: [email protected]: [email protected]
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Sommario
Madonna Pellegrina di Fama ‐ Programma 4
Chiesa universale 5
Azione Caolica 7
Scout ‐ Promessa e legge Scout 7
Accendi la Vita 8
La Compagnia degli Inconsapevoli Talen 9
Padre Daniele da Samarate 10
Afferrare il senso 11
Prendere il largo 12
Spigolature d'archivio 12
Gocce di memoria 14
Nosate 16
Malvaglio 16
Robeccheo 17
Turbigo 17
Consigli per la leura 18
Riceviamo & Pubblichiamo 18
Anniversari defun Turbigo 24
Archivio 24
mo lodare; è possedere l’onore di Dio, con il quale lo possiamo accresce‐re; è essere rives della dignità di Cristo, con la quale lo possiamo glo‐rificare, contribuire a far aumentare questa dignità nei membri del suo Corpo misco, affinché ognuno diven sempre più degno. Perciò è neces‐saria una piena donazione al Signore, una vita di fede, di speranza e di amore.Quante volte ci capita di dire che noi crediamo, questo ci impegna a co‐noscere amare e servire Gesù che ci chiama a seguirlo nell’arte dell’amo‐re. Purtroppo troppe volte viviamo una fede annacquata e facciamo fa‐ca ad essere fedeli agli impegni del nostro baesimo. Vivere la nostra quaresima alla luce dell’esempio di Maria è camminare alla luce della pa‐rola di Dio e non avere paura di lasciarci immergere nella misericordia di Dio Padre che ci chiama riconoscere i nostri pecca e confidare nel suo perdono in quanto Dio ogni volta che perdona dimenca l’offesa che ha ricevuto e ci dice: “Coraggio ricominciamo il nostro cammino di amicizia”.
L’EUCARISTIAUn invito che la Madonna e l’angelo hanno fao ai tre pastorelli è quel‐lo della partecipazione all’Eucarisa, così venivano invita: “Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingra. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio”. Questo invito così viene descrio da Suor Lucia: “Quando Gesù ha manifestato la sua intenzione di rimanere con noi nell’Eucarisa per essere il nostro alimento spirituale, la nostra forza e la nostra vita, i farisei si sono scan‐dalizza e non ci hanno creduto. Però se desideriamo la vita della grazia dobbiamo cibarci del corpo di Gesù. Per questo è rimasto nell’Eucarisa: per essere il nostro alimento spirituale, il nostro pane di ogni giorno che sosene in noi la vita spirituale. Vediamo che Gesù Cristo ci assicura la sua presenza reale, in corpo e anima, vivo come lo è in cielo, ovunque si trovino il pane e il vino consacra. Egli dice: “Questo è”; non ha deo: questo è stato, e nemmeno questo sarà. Ma: “questo è”. In ogni momen‐to, in ogni luogo, il pane e il vino consacra sono il corpo e sangue di Ge‐sù Cristo, e lo sono per tuo il tempo in cui questo pane e questo vino so‐no consacra. Nell’Eucarisa Gesù è vivo. Sì, vivo, perché araverso il suo potere divino è risuscitato, per non più morire e con il Padre e lo Spirito Santo rimane per l’eternità. Ma Cristo, presente suoi nostri altari, non è solamente alimento e vita; è anche vima espiatoria che si offre al Pa‐dre per i nostri pecca, soo le specie del pane e del vino. La croce, sulla quale egli ha dato la sua vita per noi, è la maggior prova del suo amore ed egli ha voluto consegnare con le sue stesse mani a ciascuno di noi la viva tesmonianza di questa manifestazione del suo amore, istuendo l’Eucarisa durante l’Ulma Cena faa con gli apostoli. Chiuso nei nostri tabernacoli, immolato sui nostri altari, il nostro Salvatore connua ad offrirsi al Padre come vima per la remissione dei pecca dell’umanità, sperando che molte persone generose vogliano unirsi a lui, farsi una co‐sa sola con lui, partecipando allo stesso sacrificio, per offrirsi con lui al Pa‐dre come vima espiatoria dei pecca del mondo. E che pecca sono ques? Sono gli oltraggi, sono i sacrilegi, sono le indifferenze, sono le in‐gratudini di coloro che, conoscendolo, lo abbandonano e non lo amano. E’ la freddezza e la durezza di altri Giuda, che meono con lui la mano nel piao per poi tradirlo e consegnarlo incorrendo nella propria condan‐na, non usando così per se stessi il fruo della redenzione operata e offer‐ta al Padre da Cristo. Egli connua ad offrirsi perpetuamente come vi‐ma per noi al Padre: silenzioso e supplice, nella solitudine delle nostre chiese; dimencato, disprezzato, maltraato, umiliato e povero, carcera‐to nella prigione dei nostri tabernacoli”. Proviamo a tener presenta questa preghiera che l’angelo ha suggerito ai tre pastorelli: “Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tu i tabernacoli della terra, in riparazione de‐gli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso”. Dobbia‐mo soffermarci un po’ a pensare la nostra relazione con l’Eucarisa, per‐ché recitando questa preghiera viene spontaneo pensare a tante cose, a tante situazioni dolorose, a tante persone. E invece prima di ogni altra cosa, dobbiamo pensare a noi stessi, al nostro modo di relazionarci con l’Eucarisa, alla nostra poca fede nella presenza reale di Gesù, che gene‐ra aeggiamen che hanno un nome e creano uno sle, un’atudine: la freddezza, l’indifferenza, l’irriverenza. Proviamo a pensare quando en‐triamo in chiesa, quando ci sediamo, quante volte capita di vedere per‐sone con accavallate le gambe come quando si è in un saloo, siamo da‐van a Gesù eucarisa e non ci vergogniamo di essere assen nel pensiero, assonna e indifferen a questo Gesù che si sacrifica per la no‐stra salvezza. Il nostro corpo indica la nostra fede e quanto crediamo al‐l’amore di Gesù verso di noi.
IL SANTO ROSARIOProprio alla fine della prima apparizione, il 13 maggio, la Madonna ha deo ai tre pastorelli: “Recitate il rosario tu i giorni, per oenere la pa‐ce per il mondo e la fine della guerra”. Suor Lucia dà questa riflessione pensando a questo invito: “Quale sarà il movo per cui Nostra Signora ci ha ordinato di recitare il rosario tu i giorni, e non ci ha ordinato di as‐sistere tu i giorni alla Santa Messa? E’ una domanda che mi è stata ri‐volta molte volte, e alla quale vorrei rispondere adesso. La certezza asso‐luta del movo non ce l’ho, perché Nostra Signora non lo ha spiegato e tanto meno io ho pensato di chiederglielo. Dico perciò semplicemente quello che mi sembra e che mi è dato di comprendere a questo riguardo. Per la verità lascio interamente alla santa Chiesa la libertà di interpreta‐re il senso del Messaggio, perché le apparene e le compete; perciò umil‐mente e voleneri mi soomeo a tuo ciò che essa dirà o vorrà correg‐gere, modificare o dichiarare. Riguardo alla domanda di cui sopra, credo che Dio è Padre; e come Padre si adegua alle necessità e possibilità dei suoi figli. Ora, se Dio araverso Nostra Signora ci avesse chiesto di anda‐re tu i giorni a partecipare alla santa messa e fare la comunione, sicu‐ramente mol avrebbero deo, con giusto movo, che non era possibile. Alcuni a causa della distanza che li separa dalla chiesa più vicina dove si celebra l’eucarisa; altri perché non glielo consentono le loro occupazio‐ni, o i loro doveri di stato, di lavoro, le loro condizioni di salute, ecc. Inve‐ce la preghiera del rosario è accessibile a tu, poveri e ricchi, sapien e ignoran, grandi e piccoli. Tue le persone di buona volontà possono e devono ogni giorno recitare il rosario. E perché? Per meerci in contao con Dio, per ringraziarlo dei suoi benefici e chiedergli le grazie di cui ab‐biamo bisogno. E’ la preghiera che ci porta all’incontro familiare con Dio, come figlio che va dal padre per ringraziarlo dei benefici ricevu, per traare con lui le sue faccende private, per ricevere i suoi consigli, il suo aiuto, il suo sostegno e la sua benedizione. Dato che tu abbiamo biso‐gno di pregare, Dio ci chiede, diciamo come gesto quodiano, una pre‐ghiera che è alla nostra portata: la preghiera del rosario, che si può fare sia in comune che in privato, sia in chiesa di fronte al Sanssimo come a casa in famiglia o da soli, sia per strada quando si viaggia sia durante una tranquilla passeggiata in campagna. La madre di famiglia può pregare mentre dondola la culla del suo figlio piccolo o riordina la casa. La nostra giornata ha venquaro ore… non sarà poi tanto, se riserviamo un quar‐to d’ora alla vita spirituale, alla nostra conversazione inma e familiare con Dio! D’altra parte, io credo, dopo la preghiera liturgica del santo Sa‐crificio della Messa, la preghiera del santo rosario o corona, per l’origine e la sublimità delle preghiere che lo compongono e per i misteri della Re‐denzione che ricordiamo e mediamo ad ogni decina sia la preghiera più gradevole che possiamo offrire a Dio e di maggior profio per le nostre anime. Se così non fosse, Nostra Signora non ce l’avrebbe raccomandata con tanta insistenza. Infa, meglio di chiunque altro, Dio e Nostra Signo‐ra sanno ciò che più ci conviene e ciò di cui abbiamo bisogno. Il rosario costuirà un mezzo poderoso per aiutarci a mantenere la fede, la speran‐za e la carità”. Certamente questa tesmonianza ci può aiutare a recuperare la bellez‐za della recita del santo rosario e forse anche in famiglia si potrà gusta‐re la bellezza della fede che purtroppo va scomparendo. La Nostra Signo‐ra, come viene chiamata dai tre pastorelli, ci aiuterà ad innamorarci del suo Figlio Gesù che araverso la sua passione morte e risurrezione ci ha avvicinato all’amore misericordioso di Dio nostro Padre.PREGATE PER IL SANTO PADREMaria ha chiesto ai tre pastorelli di pregare molto anche per il Papa che è chiamato ad essere guida per la Santa Chiesa e dovrà soffrire. Questa aenzione e ricordo nella loro preghiera fu molto presente e anche il 13 agosto quando furono segrega in casa del sindaco e non potevano es‐sere presen all’appuntamento dell’apparizione della “Nostra Signora” e in quel giorno non apparve, mentre recitavano il rosario e avevano un po’ di more, ecco che si incoraggiavano offrendo questa sofferenza per la conversione dei peccatori e per riparare le offese che venivano fae al sacro cuore di Gesù, Francesco li invitava ad offrire questa sofferenza per il Santo Padre. Questo invito di pregare per il Santo Padre a maggior ragione lo dobbiamo vivere noi che in questo mese potremo avere il San‐to Padre nella nostra diocesi. Preghiamo affinché Papa Francesco sia an‐cora la nostra guida per diventare veri apostoli del Vangelo e speranza per chi ancora è insensibile al cammino della fede.Viviamo quindi questo cammino della quaresima con questo desiderio: con la nostra Mamma ai piedi della croce per consolare Gesù e parte‐cipare alla nostra redenzione. Buon cammino di conversione.
Don PierLuigi
3
DOMENICA 12 MARZOGiornata dell’accoglienza
Ore 16.30 Arrivo in elicoero della Madonna Pellegrina di Fama
‐ Accoglienza del Vescovo e del Parroco – Saluto dei Sindaci‐ Apertura della semana mariana da parte
dell’assistente spirituale nazionale Don Viorio de’ Paoli
‐ Processione alla Chiesa‐ Solenne intronizzazione della Madonna PellegrinaOre 18.00 Santa Messa presieduta da
Sua Ecc.za Mons. Paolo Marnelli Vescovo ausiliare di Milano
Ore 21.00 S. Rosario saluto ala Madonna e chiusura della chiesa
LUNEDI’ 13 MARZOPREGATE!
Giornata delle Famiglie e dei bambiniOre 6.15 Apertura della ChiesaOre 06.30 S. MessaOre 09.00 Lodi e S. Messa presieduta da
Mons. Giampaolo Cierio Vicario Episcopale zona IV
Ore 11.00 Consacrazione dei bambini della scuola maternaOre 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 Adorazione eucariscaOre 17.30 S. Rosario meditatoOre 21.00 S. Messa per tue le famiglie,
presieduta da Don Marco ZanoOre 23.00 Saluto a Maria
MARTEDI’ 14 MARZOCONVERTITEVI!Giornata dei giovani
Ore 06.15 Apertura della chiesa e saluto a MariaOre 06.30 S. MessaOre 09.00 Lodi e S. Messa presieduta da Sua Ecc.za Mons. Pierantonio Tremolada
Vescovo ausiliare di MilanoOre 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 Adorazione eucariscaOre 17.30 S. Rosario meditatoOre 21.00 S. Messa per i giovani presieduta da
Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Di Mauro vescovo emerito di Vigevano
Ore 23.00 Saluto a Maria e chiusura della chiesa
MERCOLEDI’ 15 MARZOFATE PENITENZA!
Giornata della sofferenzaOre 06.15 Apertura della chiesa e saluto a MariaOre 06.30 S. MessaOre 10.00 Lodi e Adorazione EucariscaOre 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 S. Messa con il Sacramento dell’unzione degli
ammala presieduta da Don Tullio ProserpioOre 17.30 S. Rosario meditatoOre 21.00 S. Messa presieduta da Don Viorio de PaoliOre 23.00 Saluto a Maria e chiusura della chiesa
GIOVEDI’ 16 MARZO A ROBECCHETTOAIUTATEMI A SALVARE LE ANIME!
Giornata eucarisca dei sacerdo e religiosi/eOre 06.15 Apertura della chiesa e saluto a MariaOre 06.30 S. MessaOre 09.00 Lodi e S. Messa presieduta da
Sua Ecc.za Mons. Carlo Ghidelli Vescovo emerito di Lanciano‐Ortona
Ore 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 Adorazione eucariscaOre 17.30 S. Rosario meditatoOre 21.00 S. Messa presieduta da Don Marco ZappaOre 23.00 Saluto a Maria e chiusura della chiesa
VENERDI’ 17 MARZOAFFIDATEVI!
Giornata del perdonoOre 06.15 Apertura della chiesa e saluto a MariaOre 09.00 Via CrucisOre 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 S. Rosario meditatoOre 17.00 Via Crucis RagazziOre 21.00 Via Crucis: Cammino della salvezzaOre 23.00 Saluto a Maria e chiusura della chiesa
SABATO 18 MARZOCONSACRAZIONE
Ore 06.30 Apertura della chiesa e saluto a MariaOre 09.00 Lodi e S. Messa presieduta da
Mons. Patrizio Garascia Vicario Zona pastorale V e consacrazione a Maria
Ore 11.30 S. Rosario e AngelusOre 15.30 Adorazione eucariscaOre 17.00 S. Messa S. EdoardoOre 17.30 S. RosarioOre 18.00 S. Messa Nosate, Robeccheo e MalvaglioOre 21.00 S. Messa presieduta da Sua Ecc.za Mons. Franco Agnesi Vicario zona pastorale II e concelebrata da Sua Ecc.za Mons. Giovanni D’Ercole Vescovo di Ascoli Piceno e presidente nazionale per l’Italia dell’Apostolato mondiale di Fama
Processione con fiaccolata aux flambeaux con la Madonna Pellegrina
Veglia fino alle 24.00
DOMENICA 19 MARZOGIORNATA DEL COMMIATO
Ore 06.30 Apertura della chiesa e salto a MariaOrario S. Messe fesve in ogni comunitàOre 10.30 S. Messa a Turbigo presieduta da Sua Ecc.za Mons. Roberto Bus vescovo emerito di Mantova Ore 15.00 Vesperi Presieduta da sua Ecc.za Mons. Roberto Bus vescovo emerito di Mantova e consacrazione al cuore Immacolato di Maria sarà presente anche Sua Ecc.za Mons. Giovanni D’Ercole Vescovo di Ascoli Piceno e presidente nazionale per l’Italia dell’Apostolato mondiale di Fama; al termine seguirà il saluto col canto dell’Ave Maria di Fama con il tradizionale gesto dei fazzole bianchi alla celeste Pellegrina che lascerà la nostra comunità per la Parrocchia di Carzano Riviera
PROGRAMMA DELLA SETTIMANA
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CHIESA UNIVERSALE
Cari fratelli e sorelle,la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Ri‐surrezione, la vioria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il crisano è chiamato a torna‐re a Dio «con tuo il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quan‐do pecchiamo, aende con pazienza il nostro ri‐torno a Lui e, con questa aesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spiri‐to araverso i san mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tuo c’è la Parola di Dio, che in questo tempo sia‐mo invita ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. In parcola‐re, qui vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19‐31). Lasciamoci ispirare da questa pagina così signi‐ficava, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiunge‐re la vera felicità e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione.
1. L’altro è un donoLa parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il po‐vero che viene descrio in maniera più deagliata: egli si trova in una con‐dizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tuo il cor‐po e i cani vengono a leccarle (cfr vv. 20‐21). Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato. La scena risulta ancora più drammaca se si considera che il povero si chia‐ma Lazzaro: un nome carico di promesse, che alla leera significa «Dio aiuta». Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tra ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale. Men‐tre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familia‐re, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inesmabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizio‐ne è quella di un rifiuto umano (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le perso‐ne consiste nel riconoscerne con gratudine il valore. Anche il povero al‐la porta del ricco non è un fasdioso ingombro, ma un appello a converrsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di apri‐re la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propi‐zio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il vol‐to di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispeo, amore. La Pa‐rola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, so‐prauo quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco.
2. Il peccato ci accecaLa parabola è impietosa nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco (cfr v. 19). Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. La sua opulenza si manifesta negli abi che indossa, di un lusso esagerato. La porpora infa era mol‐to pregiata, più dell’argento e dell’oro, e per questo era riservato alle di‐vinità (cfr Ger 10,9) e ai re (cfr Gdc 8,26). Il bisso era un lino speciale che contribuiva a dare al portamento un caraere quasi sacro. Dunque la ric‐chezza di quest’uomo è eccessiva, anche perché esibita ogni giorno, in modo abitudinario: «Ogni giorno si dava a lau banche» (v. 19). In lui si intravede drammacamente la corruzione del peccato, che si realizza in tre momen successivi: l’amore per il denaro, la vanità e la superbia (cfr Omelia nella S. Messa, 20 seembre 2013).Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità del denaro è la radice di tu i mali» (1 Tm 6,10). Essa è il principale movo della corruzione e fonte di invidie, li‐gi e sospe. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un ido‐lo rannico (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 55). Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solida‐rietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una lo‐gica egoisca che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace.
La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli al‐tri ciò che lui può permeersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigio‐niera dell’esteriorità, della dimensione più su‐perficiale ed effimera dell’esistenza (cfr ibid., 62).Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fos‐se un re, simula il portamento di un dio, dimen‐cando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corroo dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo
le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il fruo del‐l’aaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.Guardando questo personaggio, si comprende perché il Vangelo sia così neo nel condannare l’amore per il denaro: «Nessuno può servire due pa‐droni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24).
3. La Parola è un donoIl Vangelo del ricco e del povero Lazzaro ci aiuta a prepararci bene alla Pa‐squa che si avvicina. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vive‐re un’esperienza simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammaca. Il sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricorda che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero, in‐fa, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si svolge nel‐l’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1 Tm 6,7).Anche il nostro sguardo si apre all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che chiama «padre» (Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo di Dio. Questo parcolare rende la sua vita ancora più contrad‐dioria, perché finora non si era deo nulla della sua relazione con Dio. In effe, nella sua vita non c’era posto per Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso.Solo tra i tormen dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I ges richies a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Abramo, tuavia, gli spiega: «Nella vita tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormen» (v. 25). Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilancia dal bene. La parabola si protrae e così presenta un messaggio per tu i crisani. In‐fa il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di man‐dare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profe; ascolno loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco, ag‐giunge: «Se non ascoltano Mosè e i profe, non saranno persuasi nean‐che se uno risorgesse dai mor» (v. 31).In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi ma‐li è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramen e nel prossi‐mo. Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purifica dal peccato che ci acceca e servire Cri‐sto presente nei fratelli bisognosi. Incoraggio tu i fedeli ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle Campagne di Quaresima che mol organismi ecclesiali, in diverse par del mondo, pro‐muovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia uma‐na. Preghiamo gli uni per gli altri affinché, partecipi della vioria di Cristo, sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vi‐vere e tesmoniare in pienezza la gioia della Pasqua.
PAPA FRANCESCO
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2017La Parola è un dono. L’altro è un dono
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Nell’Aula Magna dell’Università Caolica del Sa‐cro Cuore si sono
riuni circa 700 delega per ascoltare le parole del Cardinale, per discutere sul fu‐turo dell’associazione nel prossimo trien‐nio e per eleggere il nuovo Consiglio diocesano.
Il Cardinale ha ringraziato “per il cammi‐no di questa Associazione, così decisiva per la storia della Chiesa Italiana, e per il contributo alla vita buona nel nostro Pae‐se in 150 anni di storia.”Riprendendo le parole di Papa Francesco al Convegno Ecclesiale di Firenze (“siamo immersi in un cambiamento d’epoca più che in un’epoca di cambiamento”) ha de‐finito il cammino futuro dell’AC, declinan‐do il tolo scelto per l’assemblea: “Fare
nuove tue le cose. Radica nel futuro, custodi dell’essenziale”.Partendo dalla situazione conngente del‐l’Europa e dell’Italia (crisi economica, de‐mografica e democraca, terrorismo, migrazioni), il Cardinale ha soolineato come i crisani d’oggi debbano essere di‐scepoli e missionari allo stesso tempo, senza paura e senza soerfugi.“Il tempo dei laici come clien della Chie‐sa è finito” ha affermato e “Fare nuove tue le cose indica che è il Signore a fare e ad agire, noi siamo chiama ad essere suoi collaboratori nell’opera di redenzio‐ne e di salvezza”.A seguire, il Cardinale ha dato alcune in‐dicazioni concrete per la vita dell’Azione Caolica: l’insistenza sulla tesmonianza nel quodiano della vita; l’importanza della famiglia come soggeo direo di azione ecclesiale, cioè di annuncio di Cri‐
sto e di evangelizzazione; infine, “la mis‐sione dell’Azione Caolica nella Chiesa locale”.Proprio su quest’ulmo punto Scola ha potuto contare in ques anni su di una presenza decisiva e importante di uomi‐ni e donne dell’AC in vari organismi dioce‐sani, dove l’associazione ha mostrato a tu il proprio carisma dell’unità. “La grande storia che avete alle spalle vi au‐torizza a pracare il carisma dell’unità e a farlo con osnazione, accogliendo l’indi‐cazione preziosa di Papa Francesco che bisogna abitare e non evitare i confli”
Per il testo dell’intervento o per saperne di più sull’A.C. collega al sitowww.azionecaolicamilano.it
Il gruppo scout è un ambiente edu‐
cavo gioioso, s‐molante e capace di
formare il caraere e la personalità dei ragazziFin da piccoli essi acquisiscono abilità prache e do spirituali che li abituano ad una sempre maggior autonomia e contribuiscono alla crescita in adul veri.La proposta scout, pur idenca per tu i ragazzi del mondo. è vissuta nei diversi contes culturali e religiosi.I suoi principi ispiratori universali sintez‐za nella Promessa, nella Legge Scout e dal Moo manifestano i caraeri di un umanesimo di chiara matrice religiosa che fanno dell'aiuto di Dio forza e soste‐gno di un cammino verso la pienezza e la felicità. La Promessa diviene segno di li‐bertà e mezzo per crescere nella propria personalità: valore principale è prendere un impegno di fronte a se stessi e di fron‐te agli altri.Il genio educavo dello scousmo sta proprio nell'aiutare il ragazzo a scoprire dentro di sé una legge che lo smola ad essere grande diventando ciadino del
mondo senza aver paura.Caraerisca della vita scout è impegnar‐si con una dichiarazione al gruppo pren‐dendosi le responsabilità, avere una giusta padronanza e molto buon senso, sviluppare ed equilibrare la volontà cer‐cando di fare del proprio meglio. Fare la Promessa significa condividere tue que‐
ste cose con altri che diventano compa‐gni di strada, amici e fratelli perché nel mondo è necessario uno spirito nuovo: dall'egoismo al servizio del prossimo... dalla rivalità all'amore.Sul cammino verso la libertà lo scout e la guida trovano ad indirizzarli la Legge Scout un breve decalogo di aeggiamen‐ interiori e di valori morali propos sem‐pre in chiave posiva.Non divie o rigide norme da seguire ma un orientamento verso una vita felice.Meritare fiducia con la propria lealtà e con la capacità di obbedire, non come abdicazione alla propria personalità, ma come mezzo per scoprire maggiormente le proprie capacità e meerle a disposi‐zione degli altri.Lasciarsi invadere dalla bellezza della na‐tura in mezzo alla quale siamo chiama a vivere, rispeare gli altri ed imparare a prendere la vita con gioia e serenità pur consapevoli delle difficoltà.Da queste poche ma profonde indicazio‐ni nasce la legge scout i cui semplici ar‐coli fanno della vita vissuta, con questo sle autenco, cammino di vera umanità e di pienezza crisana.
Promessa e Legge Scout
XVI ASSEMBLEA dell’AZIONE CATTOLICA AMBROSIANAIntervento del Cardinale Angelo Scola
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Nelle scorse semane, leggendo i giornali locali, mi sono im‐bauto in diversi arcoli che raccontavano di una campagna della Diocesi di Milano intolata Cresciu in Oratorio a cui ha partecipato anche il mio cantante preferito: Davide Van de Sfroos, il famoso cantautore che ha fao conoscere in tu’Ita‐lia la musica popolare lombarda. Questa campagna, parta dal‐la Diocesi con la collaborazione della Regione Lombardia, ha voluto focalizzare l’aenzione sulla grande importanza che gli oratori rivestono nella vita e nell’educazione dei bambini e dei ragazzi nel territorio lombardo. Il cardinale Angelo Scola, intervistato da Affari Italiani, ha deo che «il catechismo, il gioco, il canto, le amicizie, le gite aiuta‐no a rifleere sulla tua vita e non c'è niente di più importante. Uno vive nella misura in cui le circostanze gli insegnano qual‐cosa, ma per farlo devi avere dentro qualcosa che unifica, per noi era evidente che era Gesù. L'oratorio è lo stare insieme, la forza del noi. Ha una forza ancora oggi straordinaria: senza esperienze del genere si è frammenta, si passa araverso trop‐pe cose diverse, si è una somma di elemen, non una persona». Sono infa oltre mezzo milione i bambini delle scuole medie e superiori che frequentano gli oltre duemila oratori lombardi, a cui bisogna aggiungere gli innumerevoli collaboratori di ogni età: animatori, educatori, baris, catechis, cuochi, giardinieri e via dicendo. È proprio in oratorio che si tessono e si rafforza‐no i primi legami d’amicizia, che spesso sono i più saldi e dura‐turi, si fanno le prime esperienze fuori casa come la tradizionale semana in montagna o i tre giorni a Roma o ad Assisi, si ac‐quisiscono le prime responsabilità facendo l’animatore e si sco‐prono talen nascos. Tanto per citarne un paio, Giacomo Pore, membro del famosissimo trio comico Aldo Giovanni e Giacomo, ha scoperto il proprio talento di aore in oratorio, mentre il calciatore Beppe Bergomi [1] ha segnato i primi gol in oratorio. E chi di voi non ha mai improvvisato una scenea l’ul‐ma sera della semana in montagna? Chi non ha mai segna‐to un gol speacolare nelle porte troppo grandi per noi dilean? E chi non si è mai cimentato in una gara canora in uno dei tan giochi organizza dagli animatori? Io, per esem‐pio, ricordo che quando ero bambino avevamo messo in scena con un clamoroso successo il Conte Dracula e la Subaru Barac‐ca, due cavalli di baaglia del famoso trio comico a cui appar‐ene il Pore. E non c’è bisogno che raccon i pomeriggi passa a rincorrere un pallone nel campo sporvo senza aver la più pal‐lida idea di come colpirlo per mandarlo dove doveva andare. E chi è stato in montagna non può essersi dimencato i cori che facevamo parre durante le camminate, ma soprauo non può essersi dimencato l’autore che dominava il repertorio: Da‐vide Bernasconi, in arte Davide Van de Sfroos, che in comasco significa “vanno di frodo”, riferendosi ai contrabbandieri che so‐no protagonis delle ballate comasche e di innumerevoli sue canzoni, come quella del Cimino, immaginario importatore di sigaree svizzere che, interceato dalla finanza «sula strada de Briènn»[2], si tuffa nel lago, fugge a nuoto e … ascoltate la can‐zone e lo scoprirete!
Il cantautore, a differenza degli altri tesmoni dell’iniziava dio‐cesana, da piccolo non ha frequentato molto l’oratorio, prefe‐riva girovagare per i paesini del lago che hanno ispirato le sue canzoni successive, ma ha acceato di collaborare perché si è accorto di aver perso un’esperienza importanssima e si è ac‐corto di ciò solo quando ha accompagnato i suoi tre figli alle ini‐ziave oratoriane a cui partecipano tu’ora spesso e voleneri. Lui ha tre figli e sua moglie si chiama Paola, proprio come la vo‐ce narrante della canzone Il costruore di motoscafi, che però è ispirato ad un vero costruore di motoscafi che ha un cane‐re tu’ora funzionante che ho visto dall’esterno, quando con i miei amici dell’università sono andato in gita a Mezzegra dove uno di loro ha la casa. Anche ques miei amici sono cresciu in oratorio e hanno avuto la grande fortuna di conoscere dal vivo il cantante, quando è stato ospite nella loro scuola anni fa e ha raccontato alcuni episodi della sua vita, tra cui suo nonno che gli narrava le storie della Bibbia in maniera un pochino roman‐zata e adaata al contesto salvadigh [3] dei mon a picco sul lago: da queste licenze poeche di un anziano giardiniere con la passione per la leura sono uscite le tre canzoni dell’album Per una poma (“per una mela”: vi lascio immaginare quale sia la mela![4]).«Credo che i ragazzi abbiano un grande bisogno di stare insie‐me e di avere una guida laddove sia a scuola che a casa manca l’occasione di toccare cer temi» ha deo il cantante nel corso di un’intervista ascoltabile su internet. «Un buon parroco, un buono staff può essere un valido alter ego della famiglia e per quello che ho sperimentato coi miei figli devo dire che abbia‐mo bisogno di queste realtà. Nella semplicità si nascondono quei valori, non tanto tuona dal pulpito, ma che sono quelli più importan che restano». Così il poeta ha voluto raccon‐tare la sua decisione di aderire alla campagna diocesana per ri‐cordare la grande importanza che gli oratori hanno nella formazione dei giovani e, anche se nelle sue innumerevoli can‐zoni non parla degli oratori, si può trovare qualche accenno di spiritualità, seppur mascherata dietro il simpaco folklore co‐masco. Questo arcolo, infa, voleva essere anche un invito a scoprire questo eccezionale cantautore che sa passare dalla filo‐sofica profondità de Il Libro del mago alla giocosità travolgen‐
L’ARTISTA CRESCIUTO IN ORATORIO
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Rieccoci cari leori! Come promesso, vi presenamo la nostra ulma faca. Siete pron per una nuova brillante commedia? Ci eravamo lascia a Parvico nel 1784, ora invece vi pro‐poniamo un salto temporale di quasi 150 anni…“Nell’anno del Signore 1926 la vita
nei piccoli paesi della nostra Lombar‐dia agreste è ancora tranquilla, lontana
dalla vita polica che agita gli animi dei governan. La vita de‐gli abitan di Borgo della Torre scorre immutata e, per alcuni, piuosto indolente e sonnolenta, giorno dopo giorno, fino a quando un episodio, apparentemente irrilevante, viene a tur‐bare gli animi: in paese arriva il Notaio Collegiato Carlo Azzi‐moni! Il disnto genluomo, dal suo arrivo nella piazza del paese, inizia a far domande agli incuriosi abitan e presto si diffon‐de la nozia della ricerca di sconosciu eredi di una defunta signora Ersilia Bartezza . Nessuno a Borgo della Torre conosce la signora e, soprauo, nessuno ha mai sento parlare di una profezia del secolo XVIII che dovrebbe riparare a un’anca ingiuszia , ma quando si diffonde (in modo piuosto bizzarro) la voce di un’eredità co‐spicua, tu gli abitan si animano cercando legami di sangue con l’esnta. Il povero Notaio Azzimoni, intrecciando la sua vicenda con le vite e le perso‐nalità curiose degli abitan di Borgo, inizierà una ricerca che lo porterà, passando araver‐so anchi segre e figli abban‐dona, fino all’Erede. In tuo il suo percorso, il Notaio farà conoscenza con gli abitan del paese, coadiuvato dal Par‐roco Don Franco e da un pic‐colo gruppeo di “espos”. A complicargli la vita invece, parteciperanno in mol: per‐sonaggi visionari, folli, ligiosi, indolen e sfaccenda, allegri e lavoratori . Così vicina a Milano ‐ la grande cià ‐ eppure così lontana dal caos ciadino nella sua anima agreste, Borgo della Torre, ad uno ad uno, mee in piazza tu i suoi figli, diversi fra di loro ma lega da storie e senmen comuni, fino a comporre un’u‐nica grande Comunità.”
Sperando di vedervi partecipare numerosi, vi aspeamosabato 8 aprile 2017, ore 21,
presso l’Auditorium della Scuola Media di TurbigoNon mancate!
P.S.: per chi verrà a vederci, la Mariea Colombo (abitante di Borgo della Torre) meerà a disposizione le sue uova… par‐colarissime!!!!!
Gli Inconsapevoli Talen
GLI INCONSAPEVOLI TALENTIPRESENTANO:
L’EREDITÀ DI ERSILIA BARTEZZATI!
te de La balera e Il duello che erano i nostri cavalli di baa‐glia in montagna, che a modo suo racconta la vicenda de‐gli indiani d’America [5] in Hoka Hey e poi tocca il cuore in Television quando cita «el Papa de Bérgum che parlàva cume noen»[6], per concludere con El carneval de Schi‐gnan, L’Alain Delon de Lenn e La Ballata del Cimino che rac‐contano meglio di una cartolina i paesi del lago[7], passando per la fantasca Nonna Lucia che vola via e … ascoltate e scoprirete come fa a volare via!E allora spiccherete il volo insieme a Nonna Lucia sopra gli splendidi paesaggi montani e i paesini a picco sul lago più profondo d’Italia, dove si annida El Mustru[8], e li guarde‐rete con gli occhi di uno dei maggiori poe dai tempi di D’Annunzio[9], ma poi quando aprite gli occhi fate un sal‐to anche in Oratorio e portate i vostri figli. Li porta anche un arsta del calibro del Van de Sfroos!Il prossimo grande appuntamento sarà agli inizi di marzo, più precisamente domenica 12, quando la Madonna Pelle‐grina di Fama aerrerà a Turbigo e sarà con noi per un’in‐tera semana. Avete qualche giorno per indovinare la mela e l’antenato di questo arcolo e il santo del precedente nu‐mero!
Andrea Colombo
[1] «Quarant’anni fa stavi per strada o in oratorio. È lì che ho imparato il calcio e i valori che sono servi per la vita, la carriera, e che ora spero di aver trasmesso ai miei figli».[2] «sulla strada di Brienno»: è un paese che s’affaccia sul Lago di Como, vicino a Mezzegra, dove Davide è vissuto in gioventù.[3] selvaco[4] Vi do un ulteriore indizio: uno dei personaggi dice così agli altri due: «Nii là a mangiàcch la poma, | Mangila tüc‐ch düü, |Magari diventuff püssee balòss de Lüü... » . Non vi faccio la traduzione perché vi ho già dato troppi indizi :)[5] Parla anche di un mio “antenato”, «un genueèss che ha sbagliàa strada»: indovinate un po’ chi è?[6] «Il papa di Bergamo che parlava come noi». E poi con‐nua così: «ancamò incöö che i henn passàa tan ann, | in cà di italiani gh'è ammò el Papa Giuvànn, |magari pugiàa sura la televisiòn | mentre parlen de Sanremo, de guéra o de balòn» («ancora oggi che son passa tan anni, | nelle case degli italiani c’è ancora il Papa Giovanni, | magari ap‐poggiato sopra la televisione | mentre parlano di Sanremo, di guerra o di pallone»[7] Schignano e Lenno sono due paesini che ho araversa‐to per arrivare a Mezzegra.[8] È un’altra simpaca canzone che vi consiglio di ascoltare[9] Li accomuna solo la passione per i motoscafi! Vi ricor‐date la beffa di Buccari che avete studiato a scuola?
PADRE DANIELE DA SAMARATEMISSIONARIO E LEBBROSO PER AMORE (7a PARTE)
L'amore non si arrende mai
“Dio dispone tuo soavemente!”I Superiori trasferiscono P. Daniele a Sao Luis nello stato del Ma‐ranhào, nella speranza che il clima meno caldo e più secco gli sia di aiuto. Nel giorno anniversario della sua Messa (25 mar‐zo) P. Daniele scrive alle suore cappuccine del Prata: Sarete si‐curamente ansiose di avere nozie sulla mia salute.Ma cosa volete! “Deus omnia suaviter disponit” e non sarà un religioso a sorarmi alla sua volontà.Dio dispone tuo soavemente... Eppure la salute di P. Daniele va di male in peggio, anche nella nuova residenza di Anil, dove è chiamato a fondare una nuova parrocchia. Un incidente, un tremendo calcio in faccia ricevuto da un cavallo imbizzarrito, lo rivela a tu come lebbroso. Le suore si prodigano per lui con cure materne; i confratelli e le famiglie vicine gli fanno visita, ma P. Daniele deve lasciare anche Anil... Dove ho cercato di fa‐re qualche cosa. Il dicembre 1913 giunge a Belém... In conven‐to sono stato ricevuto come Dio volle... Sia faa la sua volontà. Bisogna bere il calice fino in fondo... Poche parole del contagio incute un grande more anche nei fra.P. Daniele passerà alcuni mesi in una casea, nell'orto del con‐vento, cantando ed esercitando ancora, per quanto possibile, il suo ministero, in aesa di una sistemazione definiva. Il 27 aprile 1914: Alle 5 del pomeriggio ho lasciato (oh! Mio Dio quan‐to ho sofferto) il mio convento per venire ad abitare in questo “Réro” che la bontà dei miei Superiori e la gene‐rosità del Governatore mi hanno preparato. Sono venu ad accompagnarmi frei Ignazio e maestro Antonio.P. Roberto da Castellanza ricorda quella sera, quando P. Daniele baciò le mura e la porta del convento, prima di avviarsi verso il lebbrosario di Tucunduba... Egli andava esclamando: “Oh! Mura sante! Voi mi avete liberato da tan pericoli ed ora collo schianto nel cuore devo abbandonar‐vi!...”.E cadevano abbonda lacrime dai suoi occhi.
P. Daniele si rira nel lebbrosariodi TucundubaE così P. Daniele, che conosceva troppo bene l'abbandono spirituale dei lebbrosi del Para, inve‐ce di rifugiarmi nell'ospedale di Pernambuco dove sarebbe stato assisto dalle suore e da un cappel‐lano, oene di essere ricoverato nel lebbrosario di Tucunduba, a due chilometri da Belém, con l'intento di essere ule spiritualmente a quelle povere anime dimencate. Il campo raccoglie 300 ammala su un'area di 1.110 metri quadri. Al cen‐tro si trovano tre padiglioni, sul lato sinistro un'infermeria, da cui si stacca un largo corridoio che serve da cappella. Dispone lateralmente sor‐gono circa 70 case di fango, abitare da intere fa‐miglie lebbrose. All'intero bosco, melma, terreno spesso allargato. Qui hanno costruito una casea
per P. Daniele e l'hanno chiamata “Réro San Francisco”. P. Elio‐doro raccoglie dalla voce di P. Daniele il ricordo di quell'impao: Pensavo di essere accolto con dimostrazioni di sma, di affeo. Quale illusione!... Fui ricevuto, non come un padre che soffren‐do la stessa malaa dei fra può comprendere più facilmente il bisogno di consolare i figli, ma come nemico, intruso scopri‐tore delle loro magagne; e questo era il movo per cui, lo sep‐pi più tardi, si era tra loro combinato di non chiamar nemme‐no per l'assistenza religiosa... Compresi subito la precaria situazione del campo spirituale, e come il demonio invidioso im‐perava sui cuori di quei poveri infelici. Se io potevo un po' di be‐ne era nascostamente, e per mezzo di una pietosa crisana, pu‐re malata, che sapendo di qualche caso grave tra i lebbrosi, protea dalle ombre della noe, compariva fino al mio riro o casuccia di legno, e mi chiamava sommessamente senza farsi udire, avvisandovi della capanna dell'ammalato, che io poi cer‐cavo e preparavo per il Cielo. Oo mesi circa durò questo sta‐va di cose, finché a Dio piacendo, terminò il periodo di incertez‐ze. E fu precisamente la noe del Santo Natale del 1914, nell'occasione della Messa solenne di mezzanoe, che potei en‐trare un poco nelle simpae di quel popolo e così prendere di lui spiritualmente possesso. Immense le consolazioni che il Si‐gnore doveva concedermi!
Maurizio Antonello
SERVIZIO AFFIDI
AMBITO TERRITORIALECASTANESE
CERCASI FAMIGLIA ACCOGLIENTE
Care famiglie,siamo le operatrici del Servizio Affidi del Castanese e abbiamo urgente bisogno di voi!Cerchiamo una famiglia disponibile ad accogliere nella propria casa Giorgio (nome di fantasia), un bambino di 10 anni, a tempo pieno. Giorgio frequenta regolarmente l’ulmo anno di scuola elementare ed un centro pomeridiano.A causa di alcune difficoltà dei genitori, Giorgio non può aualmente connuare a vivere con loro e con l’affido li incontrerà una volta a semana.Aspeamo fiduciose una vostra risposta!
Per avere maggiori informazioni contaatele Dr.sse Valeria Api e Valenna Satriano
al numero 3204317502o all’indirizzo [email protected]
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Il verseo introduvo apparene al capitolo 18 degli A degli Apostoli, il quinto libro del Nuovo Testamento che narra l’inizio del loro ministero evangelico, dopo la risurrezione di Gesù. In questo capitolo, l’Apostolo Paolo è a Corinto, reduce dall’insuccesso della sua pre‐dicazione ad Atene.Capitale della provincia romana dell’Acacia, Corinto era a quel tempo una cià fiorente e piena di avità grazie ai suoi due por. I ciadini che vi abitavano erano greci, siri, egi‐ziani, romani ed ebrei; di conseguenza c’era una certa tolleranza in campo religioso; per i pochi crisani presen non era facile profes‐sare la propria fede in una società ricca, ma a un tempo corroa e immorale. Consapevole della debolezza della sua tesmonianza, l’A‐postolo Paolo non si scoraggia perché è certo che il Signore non lo abbandonerà e manter‐rà la promessa citata nel verseo. Sono passa due millenni e la realtà di Corinto richiama da vi‐cino quella delle grandi cià occidentali globalizzate con eco‐nomie in espansione, ma afflie da crescen disuguaglianze, dove la precarietà e la sfiducia sono un drammaco sintomo di una crisi antropologica e culturale. Questa crisi, dalla quale nes‐suno è indenne, obbliga ciascuno di noi, creden e non, a in‐terrogarci sulla realtà nei suoi bisogni drammacamente più eviden. Per la visita di Papa Francesco a Milano prevista per il 25 di questo mese, il cardinale Angelo Scola ha scelto come te‐ma portante e rappresentavo proprio il verseo succitato. Lo scorso febbraio, nel corso di un breve intervento di saluto agli oocento responsabili organizzavi locali di varie parroc‐chie della nostra diocesi, convenu nell’aula Pio XII del Centro Schuster a Milano per un incontro organizzavo sulla visita del Santo Padre, il Cardinale ha dato alcune indicazioni affinché, in questo tempo che ci separa dal 25 marzo, le nostre comunità possano ben prepararsi a questo incontro con un aeggia‐mento di accoglienza e di ascolto. Riassumo alcuni dei conce espressi:
Il senso della visita ‐ Papa Francesco viene a visitare la Chiesa di Milano, afferma il Cardi‐nale Scola, come successore di Pietro, per confermarci su ciò che conta nella vita: Gesù come misericordia del Padre e il rapporto personale, comunitario con Lui, come generatore di gioia al di là delle fache e contraddizioni della nostra epoca. Tuo que‐sto sta a cuore aogni uomo, indipendentemente dalla sua fede; è per questo che la visita del Papa deve essere un dono per tu. In questo tempo di grande cambiamento, questa conferma è assoluta‐mente necessaria. Per chi facciamo questo ‐ La visita del Santo Padre è l’occasio‐ne di conversione, di verifica della propria fede e di riscoperta dell’identà di creden; l’appartenenza al popolo di Dio impli‐ca che l’amore per Cristo diven un criterio d’azione; ciò non si‐gnifica fare proseli, ma annunciare con la propria vita che il
suo amore per l’uomo è ciò che fa muovere tuo.Nell’esortazione apostolica “Evangelii Nun‐andi” del 1975, al punto 20 il Beato Paolo VI scriveva:” La roura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epo‐ca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tu gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esaa‐mente delle culture. Esse devono essere rige‐nerate mediante l'incontro con la Buona No‐vella. Ma questo incontro non si produrrà, se la Buona Novella non è proclamata”. Da al‐lora questo divario è sempre più marcato, ali‐mentato da una fede che è vissuta sempre più come fao privato. Un aiuto concreto può venire dall’esperienza umana delle gran‐di figure di santà della Chiesa Ambrosiana.Il faccia a faccia ‐ Anche se dentro una gran‐de folla, incontrare il Papa di persona, ha
connuato il cadinale Scola, è un’esperienza che segna la no‐stra vita e ridà gioia; non ci sono vecchi e nuovi media che ten‐gono: il “faccia a faccia è insuperabile”.“La celebrazione eucarisca”‐ La celebrazione eucarisca, in parcolare quella dell’Assemblea liturgica domenicale, è qual‐cosa di diverso da altre forme di devozione: è il gesto che ci ri‐chiama al valore della Chiesa come popolo di Dio che si raduna per fare memorie della Pasqua di Cristo. Pertanto, l’andare al parco di Monza per la Messa di Papa Francesco non è una gita turisca, ha soolineato il Cardinale, ma il riunirsi “per entrare nel Mistero che si rende presente e ci raccoglie aorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita”.
Infine riporto qui a lato il logo elaborato dal‐la Diocesi per l’occasione. L’idea del popolo vi è rappresentata, nella parte inferiore, dal‐le mani tese verso il Papa. Nel loro insieme, queste mani raffigurano il profilo del Duomo; un profilo che ricorda anche le montagne che caraerizzano le zone nord della Diocesi. Nella parte superiore vi è l’abbraccio del Pa‐pa che diventa anche un sorriso; al centro delle due par è delineata una croce.In conclusione desidero condividere con voi una mia riflessione sulla partecipazione al‐l’incontro dello scorso febbraio. Eravamo in tan, ognuno di noi aveva lasciato il proprio campanile per il conferimento di un sempli‐
ce incarico di coordinamento; in questo contesto ho percepito più chiaramente il senso di appartenenza alla Chiesa, avverten‐do, nello stesso tempo, un profondo senso di gratudine verso le persone che mi hanno preceduto con la loro tesmonianza di vita e di fede.
Per chi verrà alla Messa di Papa Francesco, a breve saranno for‐nite le relave indicazioni; consiglio nel fraempo di leggere il sussidio pastorale che è possibile scaricare gratuitamente dal sito: hp://www.chiesadimilano.it.
Renato Cardani
PAPA FRANCESCO A MILANO“In questa cià io ho un popolo numeroso, dice il Signore” (At 18, 10)
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PRENDERE IL LARGO!
LIBERAMENTE,MA CON RISPETTO E VERITÀ
Tu sappiamo cosa siano i social network; chi più e chi meno li ha in qualche modo visita, li ha ulizza, spesso sfrua, probabil‐mente ne ha abusato.Occorre rifleere su questa condizione, perché è di condizione che si traa. Molssimi fra noi sono eternamente “connessi”. Sembra quasi che lo sle di vita condoo dalla maggioranza delle persone non possa farne a meno. Sarà così?
I social sono diventa, ormai da tempo, il luogo principale dove esprimere le proprie opinioni.Alcuni per vari movi non riescono a farsi ascoltare? Digitano su una tasera ciò che pensano e tu lo sapranno. E’ diventato tuo semplice, forse troppo. Sui social c’è tanta superficialità, Sono tan‐ gli uten che si lasciano prendere la mano e pubblicano senza pensare, lasciando post anche molto for. Anche nei talk show te‐levisivi è presente molta animosità nel tentavo di legimare l’av‐versario, ma l’aggressività, la violenza e la rabbia presen sui social sono stupefacen.L’odio nel web è diventato quasi una presenza normale. I com‐men diffamatori sono tan, ulizza talvolta senza nemmeno es‐sere a conoscenza della verità dei fa, ma solo come capro espiatorio per situazioni personali di cui non si sa a chi dare la col‐pa. Sfogarsi per frustrazioni personali o rabbia non sappiamo se sia liberatorio, ma certo ferisce chi riceve le offese.Grande disprezzo viene scaricato anche su parcolari temache, come quella dell’immigrazione o dell’omosessualità. Basta un niente e dalle offese si passa facilmente alle calunnie, alla diffa‐mazione. Il tuo si trasforma nel cyberbullismo che, negli ulmi tempi, ha prodoo drammi e tragedie a vario tolo. Viene da pen‐sare che lasciare alle persone la possibilità di parlare a una platea immensa, senza freni e in tempo reale, spinga quelle fra loro me‐no equilibrate a dare il peggio di sé. E’ pur vero che non deve mancare la libertà di espressione, ma non ci deve essere razzismo, diffamazione ecc…
Forse è arrivato il momento di chiedere ai maggiori canali comu‐nicavi ‐ tu noi sappiamo di chi samo parlando ‐ di iniziare a darsi delle regole. Che effeo farà o sta già facendo tuo questo odio sulle nuove generazioni che stanno connesse molte ore? Im‐pareranno o stanno già imparando che nei rappor verbali tuo è lecito? Scrivere qualcosa sul divano da soli, dove apparentemente sembra che nessuno legga la tua riflessione, fa un’impressione di‐versa dal dirlo davan al grande pubblico a cui ci si sta rivolgendo. La rete senza regole sta diventando (è già) pericolosa, non solo per i singoli, ma anche per le istuzioni (la pirateria informaca è già da tempo una grave minaccia). Una convivenza civile dovreb‐be trovare un rimedio di giuszia per questo nuovo pericolo. Una baaglia sacrosanta sarà quella combauta per potersi esprimere sì liberamente, ma con rispeo e verità. Lo crediamo possibile ?
(a cura di Giorgio Mira)
Il 470° anniversario della nascita del gesuita Oa‐
vio Girolamo Pia – turbighese d’adozione come
il più celebre fratello Flaminio, cardinale di Santa
Romana Chiesa – fornisce l’occasione per tornare
su una delle figure più significave della Riforma
Caolica romana, scaturita dal Concilio di Trento.
Nato a Milano nel 1547, dopo il suo ingresso nel‐
la Compagnia di Gesù Oavio cambiò il nome in
Girolamo, in onore di suo padre. Studiò gramma‐
ca a Milano, indi per cinque anni dirio a Pavia,
tornando a Milano all’età di dicioo anni: qui fe‐
ce parte di un gruppo di dodici giovani riuni dal‐
l’arciprete del Duomo, Fabio de Angleria (Angera),
e qui decise di farsi cappuccino. Il padre Girolamo
però si oppose e il giovane dovee ritardare la sua
entrata nel mondo religioso. Durante un viaggio
verso Roma, visitò la Santa Casa di Loreto e là “si
sen chiamare” alla Compagnia di Gesù.
Fece il suo noviziato a Roma, dove fu ammesso il
24 aprile 1568 ed ebbe come compagno san Sta‐
nislao Kostka. Completò gli studi presso la Casa
Generalizia, durante il reorato di Everard Mercu‐
rian, quarto Superiore generale della Compagnia
dal 1573 al 1580. Si conservano tuora alcune sue
leere del 1582, dalle quali si evince come Girola‐
mo fosse in quel periodo al servizio Diego Jimé‐
nez, all’epoca Segretario della Compagnia. Presi i
vo solenni il 29 maggio del 1583, il padre Clau‐
dio Acquaviva lo impiegava «qual segretario per le
assistenze di Germania e di Francia»; due anni più
tardi veniva nominato maestro dei novizi alla Ca‐
sa dei Professi di Roma, incarico che gli permise,
fra l’altro, di conoscere Luigi Gonzaga, del quale
scrisse in seguito una biografia riguardante gli an‐
ni 1568‐1586, in cui l’autore riportava le confiden‐
ze del giovane e i suoi ricordi d’infanzia, delinean‐
COMUNE DI TURBIGO
Pronto Intervento Polizia Locale:
347 5230050dal lunedi al sabato 7.45/19.30
domenica e fesvi 9.30/12.30 – 14.30/17.30
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done con efficacia i diversi aspe della
sua personalità. E proprio da una delle
Vite del giovane Gonzaga scria dal ge‐
suita Virgilio Cepari si apprendono ulte‐
riore informazione su Girolamo Pia:
«uomo di rari talen, e doni naturali, ed
in parcolare di eminente giudizio, e
prudenza, e di segnalata pietà, e religio‐
ne» e ancora «uomo virtuoso, e spiritua‐
le, e ben intendente della Perfezione re‐
ligiosa».
In una nota del 1576 il Provinciale dei
Gesui, padre Giovanni de Notari, rife‐
risce dei due Prefe degli studi: Girola‐
mo Pia e il palermitano Vincenzo Reg‐
gio; di Girolamo scrive: «Milanese,
d’anni 28 et nella Compagnia 8, di buo‐
na complessione, ha belli talen et giu‐
dicioso, prefeo di studi inferiori, et pre‐
feo delle cose spirituali, philosopho,
theologo buon spirito et saldo».
Anche il piacenno Giovanni Pietro Cre‐
scenzi Romani ha parole di elogio e lo
descrive come «Gran Theologo, Autor di
libri, Giureconsulto, ed erudito Oratore
di lingua Tosca, Greca, Lana e Hebrea,
il quale compose quell’opera d’oro, De
Bono status Religiosi».
Girolamo, infa, è conosciuto proprio
per quest’importante composizione,
tradoa nelle principali lingue dell’epo‐
ca.
Su richiesta di alcuni amici, Girolamo
scrisse anche un traato sullo stato co‐
niugale, che è andato però perduto, co‐
me riporta un aneddoto citato da più
fon e che ci permee di comprender‐
ne meglio il caraere: «Ricevu dal
Mondo i tre libri del Bene dello stato Re‐
ligioso con l’applauso e sma universa‐
le di tu i saggi; e di tu i buoni, vi fu
tra gl’amici del Padre Girolamo, chi li
suggerì, che avendo egli tanto bene
traato dello stato Religioso, avrebbe
fao il pregio dell’opera, se avesse altre‐
sì esposto al pubblico lo stato di secola‐
re e conjugato, e qualmente in esso pu‐
re si possa, e si debba, da chi in esso vive
servire a Dio. Abbracciò il Padre l’impre‐
sa; ma come che era poverissimo, e vo‐
lea esserlo sempre per amore della po‐
vertà, cominciò a scrivere su ritagli di
carte volan, e sopra coperte di leere,
e simili cartuccie il traato, il quale avea
intolato De Bono status Conjugalis. Era
già l’opera benché sì sparsa, e divelta in
tante carte, e ritagli ridoa presso che
a fine, quando un giorno entratoli in ca‐
mera per iscoparla, e ripulirla il suo
Compagno, che era un Fratello Coadju‐
tore della Compagnia di molta semplici‐
tà e bontà, e vedendo il tavolino del P.
Girolamo tuo pieno per ogni parte di
quelle cartucce, ritagli, e sopracoperte
di leere senza badar più che tanto a
ciò, che si facesse, che contenessero
que’ fogli volan nulla d’importante es‐
servi sopra scrio risolve fra se stesso, e
per levare quell’inule ingombro come
ei pensava, dalla camera, faone di tu
con gran diligenza fino al più piccolo mi‐
nuzzolo un fascio lo geò dove chi che
sia nol potessi più rinvenire. Appena
avea faa come a lui ne parea quell’o‐
pera di carità (meglio era il dir balordag‐
gine) al Padre, che ques se ne entra in
Camera, e dal vedere il Tavolino fuor
dell’usato sgombro, e ben ripulito dalle
sue carte intese dal Fratello tuo giuli‐
vo, che per amore della pulitezza l’avea
egli liberato dal fasdio di quelle tante
cartucce giandole tue in un fascio a
perdersi Dio sa dove. Qui il P. Pia con
una somma tranquillità senza dar ne pu‐
re menomo segno di primo moto d’alte‐
razione veruna, narrogli le lunghe fa‐
che, che egli aveali in un punto geate
a perdere, ne se ne dolse con la minima
parola di riprensione ò lamento. Da que‐
sta imperturbabilità del P. Girolamo po‐
trà facilmente chi legge dedurne il fon‐
do di soda virtù che in lui era».
Dopo la morte, avvenuta a soli 44 anni
il 14 agosto 1591, fu pubblicato il suo De
cardinalis dignitate desnato ‐ come ac‐
cennato ‐ proprio al fratello Flaminio,
che ne autorizzò la diffusione.
PAOLO MIRA
Bibliografia:
PAOLO MIRA ‐ PATRIZIA MORBIDELLI, “De Car‐
dinalis dignitate”. Omaggio a Flaminio
Pia, nel quarto centenario della mor‐
te, e alla sua famiglia, Turbigo 2013.
SPIGOLATURE D’ARCHIVIO
TURBIGO:470 ANNI FA NASCEVA OTTAVIO GIROLAMO PIATTI,
FRATELLO DEL CARDINALE FLAMINIO
13
GOCCE DI MEMORIA … cronaca di un restauro(puntata vencinquesima)
IL “TRIONFO” DELLA CONTROFACCIATA (Parte quinta)
“POPOLAZIONE ED OPERAI DI TURBIGO BAGA LUIGI MARIO / BONOMI CRESPI GIOVANNI BAGA TAPELLA CARIMATI / SE‐RATONI ROBUSTO E CARDANI PIERA GA‐RAVAGLIA LUIGI / BONZA CARLO DI + PIETRO DITTA LANGÉ E MONTI / ANNA TERESA VERMONDO PEROTTA TAPELLA RENATO / COLOMBO CRISTOFORO LAN‐GÉ FELICE PICCO LUIGI / EMILIA ED ENRI‐CO RIBONI SILVANO GREJ DECRISTOFORIS / CARNEVALI ERMENE‐GILDO CARIMATI MARIO / BRAGA BIA‐GIO ARRIGO BOTTINI VED. RANZANI TERESA / PURICELLI MARIO VISMARA MARIO MARIA E PIERO LANGÉ / GIULIA‐NA CEDRATI PARINI FRANCESCA E CE‐DRATI / ELIGIO / OBLATORI”L’analisi genealogica condoa sulla base dei registri anagrafici dell’archivio parroc‐chiale di Turbigo, ci ha consento di dare un nome e un volto a (quasi) tu i bene‐faori cita nel riquadro della controfac‐ciata:“EMILIA ED ENRICO RIBONI”, rispeva‐mente sorella e nipote (o probabilmente marito di una nipote) di don Edoardo Ri‐boni; la prima è ricordata anche nel ton‐do di Santa Chiara d’Assisi e nella parte inferiore della vetrata absidale di Santa Cecilia, mentre il secondo è citato nel ton‐do dedicato a Sant’Enrico II Imperatore (Santo che regge tra le mani il modellino della chiesa parrocchiale).“SILVANO GREJ DECRISTOFORIS”. Il tenen‐te SILVANO GRAY DE CRISTOFORIS, nac‐que il 18 giugno 1917 dal Commendatore GUIDO GRAY (Novara, 1880‐Novara, 11/06/1964 – avvocato, figlio di Luigi Gray e di Licinia Sanni), e dalla nobildonna IDA ANTONIA FULVIA DE CRISTOFORIS dei Marchesi PIANTANIDA, dea TONY (Milano, 13/05/1890‐Novara, 17/03/1977 – figlia di Luigi De Cristoforis Piantanida e
di Maria Caspani, proprietaria di Palazzo De Cristoforis, oggi sede del Comune di Turbigo), che si erano sposa l’11 novem‐bre 1914. Appartenente al reggimento “Lancieri di Montebello” (insignito della medaglia d’argento al valor militare), Sil‐vano morì a Roma, a Porta San Paolo, l’11 seembre 1943, colpito da una granata mentre combaeva per impedire l’occu‐pazione tedesca della capitale. All’inter‐
no della nostra parrocchiale, il nome di Silvano Gray De Cristoforis ricorre anche nella nicchia sinistra dell’altare dell’Addo‐lorata, proprio al di soo del dipinto di San Silvano Marre (si può infa notare l’iscrizione “IN MEMORIA DI / SILVANO GRAY DE CRISTOFORIS / 1917‐1943”). Se‐condo la tradizione, il volto del Santo rap‐presenterebbe un vero e proprio ritrao del tenente Silvano Gray, caduto da eroe per la patria, e qui immortalato da Mario
Albertella come un giovane soldato marre. Tale ipotesi può definirsi cor‐rea, visto che il confronto tra il dipin‐to e la fotografia di Silvano Gray ha permesso di individuare una buona so‐miglianza tra le due immagini. Specu‐larmente a San Silvano spicca la figura di San Guido, inserito nella nicchia de‐stra dell’altare dell’Addolorata con lo scopo di ricordare Guido Gray, padre di Silvano. Tra i benefaori della parroc‐chia vanno dunque annovera anche i coniugi Gray De Cristoforis Piantanida, i quali, contribuendo in più occasioni a
nome del figlio recentemente scomparso, si assicurarono il dirio di “personalizza‐re” la cappella della navata laterale di si‐nistra. “CARNEVALI ERMENEGILDO”, ricordato anche nel tondo dedicato a Sant’Ermene‐gildo Re dei Visigo e Marre, fu Podestà di Turbigo dal 1931 al 1943. ERMENEGIL‐DO CARNEVALI ((Turbigo, 17/04/1889‐Turbigo, 19/03/1963), figlio di GIUSEPPE (Turbigo, 02/10/1843‐Turbigo, 24/03/1922 – camparo) ed EMILIA ROSA CAROLINA MARZORATI (Turbigo, 29/10/1848‐Turbigo, 30/08/1930), dap‐prima negoziante di mobili e in seguito in‐dustriale tessile, si sposò in Turbigo il 18 seembre 1919 con MARIA SERATONI, dea MARY (Iron Mountain, Dickinson, Michigan, Parrocchia di Santa Maria del Rosario, 30/12/1893‐Turbigo, 10/03/1963), figlia di GIOVANNI (Turbigo, 25/05/1864‐Turbigo, 09/06/1931 – eser‐cente), e di ERNESTA GIUSEPPA MIRA (Turbigo, 01/09/1865‐Turbigo, 31/05/1937 – possidente).“CARIMATI MARIO”. MARIO UGO CARI‐MATI (Turbigo, 26/01/1907‐Turbigo, 19/04/1985), figlio di GIUSEPPE (Turbigo, 15/04/1881‐Turbigo, 17/10/1945) e di TE‐RESA ASSUNTA BOSSI (Turbigo, 14/08/1883‐Turbigo, 22/03/1952), si spo‐sò in Castano Primo il 2 aprile 1932 con NATALINA MARZORATI (Castano Primo, 1911 circa‐Turbigo, 27/05/1984), figlia di PIETRO e ERMINIA COROLLI. Mario Ugo
Tomba Gray ‐ Cimitero Comunale di NovaraSilvano Gray De Cristoforis
foto Luisa Vigna
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Carima è annoverato anche tra gli obla‐tori dei dipin della volta, a livello del ton‐do di San Biagio Vescovo e Marre.“BRAGA BIAGIO” (Turbigo, 15/08/1889‐Turbigo, 20/05/1954), figlio di GIOVANNI (Turbigo, 21/12/1866‐Turbigo, 18/11/1938) e di GIOVANNA IN‐NOCENTA SPERONI (Turbigo, 04/02/1863‐Turbigo, 06/08/1934), si sposò in Crissolo (Cuneo) con CAROLINA ERNESTA PEDROLI (Turbigo, 07/02/1895‐Turbigo, 05/01/1989), figlia di VINCENZO (Turbigo, 26/10/1864‐Turbigo, 20/04/1940) e MARIA TERESA COLZANI (Turbigo, 25/11/1868‐?).“ARRIGO BOTTINI”, l’unico obla‐tore di cui non si è ancora riusci a rintracciare da cer.“VED. RANZANI TERESA”, iden‐ficabile con TERESA MAZZONI (Turbigo, 21/02/1878‐Turbigo, 29/11/1954), figlia di ANGELO SANTINO (Turbigo, 01/07/1824‐Turbigo, 02/01/1896 – falegna‐me) e MARIA CAROLINA GARE‐GNANI (Robeccheo, 01/05/1833‐Turbigo, 22/01/1901), sposata in Turbigo il 31 dicembre 1899 con ANGELO RANZANI (Turbigo, 23/02/1873‐Turbigo, 05/02/1921), fruven‐dolo e possidente, figlio di EGI‐DIO FERDINANDO ANTONIO (Turbigo, 06/06/1837‐Turbigo, 28/09/1912 – sarto) e di MARIA DIONIGIA VARINI (Turbigo, 29/04/1846‐Turbigo, 09/12/1917). Teresa Mazzoni, vedova Ranzani, è ulteriormente menzionata in corrispondenza del tondo di Santa Teresa d’Avila, anche se si crede che i reali bene‐faori possano essere sta i figli di Tere‐sa, i tre fratelli RANZANI, fruvendoli, che proprio in onore della madre scelse‐ro di contribuire per quel determinato
soggeo religioso: ANTONIO (Turbigo, 10/01/1911‐Castano Primo, 30/12/1992); LUIGI ER‐NESTO (Turbigo, 28/10/1912‐Ca‐stano Primo, 17/02/1997); GIOVANNI (Turbigo, 27/12/1914‐Cuggiono, 12/05/1993).“PURICELLI MARIO”, nato in Bu‐scate il 13 oobre 1906 da VIT‐TORIO e ROSA GIANELLA, si sposò in Turbigo il 1 oobre 1932 con ENRICHETTA CEDRATI, nata in Turbigo il 5 oobre 1911, figlia di AMBROGIO (Tur‐bigo, 19/11/1889‐Turbigo 19/11/1967 – possidente) e di TERESA CATTANEO (1894 circa‐Turbigo, 10/01/1982 – sarta, ori‐ginaria di Rovellasca). Mario Pu‐
ricelli è citato anche nel ton‐do dedicato a San Mauro Abate, mentre in controfac‐ciata, ai piedi della Vergine, sono ricorda i suoi due figli (Annunciata e An‐gelo Carlo).“VISMARA MA‐RIO” (1884‐Turbigo,16/06/1963), elero‐tecnico, figlio di GIO‐VANNI (1855‐Turbigo, 25/10/1935) e di ROSA CASATI (1857‐1923), si sposò in Legnano, Par‐rocchia di San Domeni‐co, il 16 oobre 1909 con AURELIA BACCHI (1888‐Lecco, 18/04/1964), figlia di VITTORIO e di DROSILLA TURCONI. Mario Visma‐ra è ricordato anche nel tondo di San Paolo Apo‐stolo.“MARIA E PIERO LAN‐
GÉ” sarebbero rispevamente idenfica‐bili con MARIA VINCENZINA GAREGNANI (Turbigo, 11/10/1907‐Turbigo, 04/07/1979), figlia di GIACOMO AMBRO‐GIO (Robeccheo, 20/07/1866‐Turbigo, 15/09/1934) e di CAROLINA SANTINA MA‐RIA LANGÉ (Turbigo, 31/10/1871‐Turbigo, 19/06/1960), e PIERINO LANGÉ (Turbigo, 09/09/1933‐Turbigo, 24/04/1992), indu‐striale meccanico. I due oblatori qui cita‐ sono rispevamente la moglie e il figlio
di CARLO LUIGI LANGÈ (Tur‐bigo, 30/09/1906‐Turbigo, 21/09/1984), industriale meccanico, che dopo aver contribuito a nome della dia “Langé‐Mon”, decise con ogni probabilità di elargi‐re un ulteriore finanziamen‐to, questa volta però a nome dei familiari, già menziona nel tondo di Sant’Antonio di Padova.“GIULIANA CEDRATI PARINI FRANCESCA E CEDRATI ELI‐GIO”. ELIGIO CEDRATI (Turbi‐go, 29/08/1916‐Turbigo, 22/08/1992), industriale con‐ciario, figlio di AMBROGIO (Turbigo, 19/11/1889‐Turbi‐go 19/11/1967 – possidente) e di TERESA CATTANEO (1894 circa‐Turbigo, 10/01/1982 – sarta, originaria di Rovella‐sca), e fratello della già citata Enrichea Cedra Puricelli, si sposò in Turbigo il 18 maggio 1946 con FRANCESCA PARI‐
NI (Turbigo, 06/05/1923‐Busto Arsizio, 04/12/2007), figlia di PIETRO (Turbigo, 24/04/1900‐Turbigo, 24/04/1976) e di GENOVEFFA PARINI (Turbigo, 26/01/1901‐Turbigo, 20/10/1977). GIULIANA MARIA CEDRATI, nata nel 1947, è invece la figlia di Eligio e Francesca.
CARLO AZZIMONTI
BIBLIOGRAFIAGIUSEPPE LEONI, L’amministrazione co‐munale di Turbigo durante in ventennio fascista (seconda parte), CONTRADE NO‐STRE, Abbiategrasso, Grafiche Piero Arra‐ra & C., 1988, numero 27, pp. 70‐96.GIUSEPPE LEONI, UOMINI NOSTRI, Im‐prenditorialità e umanità nella moderniz‐zazione dell’Alto Milanese, CONTRADE NOSTRE, Novara, Italgrafica Novara, 2008, numero 52/2008, pp. 66‐69.GIUSEPPE LEONI, TURBIGO e la sua storia ‐ Palazzo De Cristoforis, Turbigo, 2010.GIUSEPPE LEONI, In memoria del turbi‐ghese Silvano Gray De Cristoforis. meda‐glia d’argento al valor militare, CorriereAltoMilanese.com, 2 oobre 2015, hp://www.corrierealtomilane‐se.com/2015/10/02/in‐memoria‐del‐tur‐bighese‐silvano‐gray‐de‐cristoforis‐medaglia‐dargento‐al‐valor‐militare/
Angelo Ranzani
Teresa Mazzoni
Sepolture de CristoforisCimitero Comunale di Turbigo
Aurelia Bacchi
Mario Vismara
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Nosate
Ma se fosse vero?
E’ sabato e al parcheggio di piazza Borromeo si faca a trovare un posto libero. Non tu sono arriva per la Messa ma anche in Chie‐sa non sempre si trova da sedere: sono per‐sone adulte, alcune venute per la “buona abitudine della Messa nelle feste comanda‐te”, altre per un bisogno di raccoglimento, al‐tre ancora per “alzare lo sguardo” e incontrare il Signore.Alla domenica si ripete la stessa storia: si ve‐dono a Messa alcune famiglie, appaiono al‐cune ragazzine nel coro e la prima fila, tua occupata da ragazzi pron con le risposte ma anche distra alle prese con il foglieo.
Anche il celebrante ha le sue distra‐zioni: l’altare è rivolto verso il popolo e all’i‐nizio mentre si esegue il canto d’ingresso, non si può non osservare i presen e ... pen‐sare agli assen. Anche a Nosate quan sono assen! Andare a Messa per una famiglia non è sem‐plice, tuo rema contro: i turni di lavoro non conoscono le feste, i ragazzi quando cresco‐no non disnguono la noe dal giorno, gli orari delle Messe non vanno mai bene, ...
Tue cose vere, ma sorgono tante domande: come risvegliare il bisogno di sal‐vezza, come favorire l’incontro con il Signore, quale linguaggio deve usare per rendere il Vangelo comprensibile all’uomo moderno? Domande che la Chiesa si pone da tan anni senza trovare una risposta convincente. An‐che i genitori che hanno accompagnato i figli nei primi anni e che sono aen al loro cam‐mino di vita, non sempre si rendono conto che meere da parte tuo quello che sa di Chiesa non renderà più facile il contao con i grandi problemi della vita.
Non pochi leggendo questo sorride‐ranno: si può vivere anche senza porsi tante domande, la vita pone problemi ben più im‐portan e che basta accontentarsi di quello che la vita offre. Non mancano neppure chi si lascia trascinare dalle mode e dai vecchi pregiudizi. Ma non è così per tu; anche a Nosate si in‐contrano tante persone aente ai valori e im‐pegnate a servizio del bene comune, si incontrano genitori preoccupa per il futuro dei figli, tante persone che sanno meersi in ascolto e che sanno leggere con un sano giu‐dizio crico quello che succede nella Chiesa e nel mondo.
A queste persone mi sento di pro‐porre un esercizio un po’ inquietante: chie‐dersi “e se fosse vero il mistero della fede che viene celebrato ogni domenica?”
don Giuseppe
...a proposito di Agorà di febbraio
I da economici vanno molto bene per una navigazione a vista e non si può che essere conten del risultato; i sogni lega alle struure si possono mee‐re nel casseo e guardare dal balcone di casa il mondo che cambia. Quelli che vogliono bene a Nosate possono scendere in strada e “vedere, valuta‐re ...e parlare” di quello che le generazioni che ci hanno preceduto hanno fao e ci hanno lasciato. A noi la responsabilità di quello che consegneremo a chi verrà dopo.
Domenica 26 marzo
Sul sagrato della chiesa parrocchiale di Nosate avrà luogo la vendita delle Colombe Pasquali confezionate dalle “Donne del
Mercoledì”. Il ricavato verrà devoluto a favore della Parrocchia di Nosate per il restauro dell’Ostensorio Ambrosiano del ‘700
PARROCCHIA DI MALVAGLIO:A TUTTI I VOLONTARI....GRAZIE 1000!
Troppo spesso io per prima mi abbandono a pensieri pessimis riguardo la “vita” nella nostra parrocchia, mi riferisco a Malvaglio, dove ci sembra che tuo sa un po’ morendo e in alcune situazioni ci si sente un po’ abbando‐na e poi ecco arriva un invito per un pranzo, una cosa semplice senza pre‐tese rivolto a tu coloro che nella nostra parrocchia prestano servizio.Ed è così che domenica 19 febbraio mi presento in oratorio e mi ritrovo con tante altre persone, una sessanna (e ques sono solo i rappresentan dei vari gruppi) che come me sono state invitate a condividere questo pranzo.Mi guardo intorno e scopro con meraviglia che alcune di queste persone non le conosco e altre non sapevo svolgessero volontariato in parrocchia ed al‐lora tanta gioia mi riempie il cuore, l’omismo sconfigge il pessimismo e mi rendo conto che la nostra parrocchia non solo è viva ma che tan sono i par‐rocchiani che la vivono e se ne prendono cura spesso umilmente e senza cla‐mori.Questo pranzo è stato speciale, non tanto per il cibo o i ringraziamen che nessuno di noi cerca ma per la bellezza dell’incontro, dello stare insieme co‐me una grande famiglia.
Sul cartellone che abbiamo vo‐luto riproporre per l’occasione (era già stato ulizzato dai ra‐gazzi per ringraziare gli educa‐tori) c’era la scria “per ogni
giorno, ogni istante, ogni amo che ci avete donato...grazie 1000”. Questo a indicare che non è la quantà di tempo che dedichiamo alla nostra chiesa e al nostro oratorio che conta, l’importante è esserci, anche per un istante con il cuore colmo di gioia ed entusiasmo per quello che si fa’, donare il no‐stro tempo agli altri come ci insegna il Signore ... quanta meraviglia! Da qui la scelta di donare un piccolo biscoo con la scria “servire è ama‐re” perché solo se ami servi e prendi cura delle cose e delle persone e que‐sta giornata ha dimostrato che sono tante le persone che amano e servendo si prendono cura della nostra bella chiesa. A questo punto non mi resta che ringraziare coloro che hanno organizzato questo momento ed in parcolare tu coloro che prestano servizio nella nostra parrocchia, nessuno escluso... Grazie a tu!!!
Susanna
Malvaglio
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RINGRAZIAMO: Mese di FEBBRAIO 2017
Offerte durante le SS. MESSE €. 4.525,00
Offerte CELEBRAZIONI FUNEBRI €. 750,00
Offerte AMMINISTRAZIONE SACRAMENTI
Baesimi €. 30,00
Offerte LIBERE €. 1.115,00
Offerte INTENZIONI SS. MESSE €. 1.560,00
RESTAURO CHIESA PARROCCHIALE
Ricevuto offerte e contributo mensile €. 455,00
Turbigo
La terra promessa è il suo regno, e la strada per
giungervi sono le beatudini della mitezza, della mi‐
sericordia, della fame e sete di giuszia, del perdo‐
no, della purezza di cuore.
Oavio De Bertolis S.I.
RINGRAZIAMO: Mese di GENNAIO 2017
Offerte durante le SS. Messe €. 3.488,00
Offerte celebrazione Funerali €. 200,00
Offerte Amministrazione Sacramen
Matrimoni €. -
Baesimi €. 50,00
Offerte intenzioni SS. Messe €. 1.905,00
Offerte €. 430,00
Robeccheo ‐ Santa Maria delle Grazie17
Carissimi, tu i fru che Dio ha dato all’uma‐nità sono rinchiusi nello S. Santo, il soffio d’a‐more infinito nel giorno di Pentecoste è stato il diluvio d’amore di Dio sul mondo, soffio eterno d’amore presenmento dell’eternità che ci fa nuovi, è la nostra forza se lo lasciamo entrare; invocandolo fa fiorire in noi la via del‐la luce. Non rifiuamoci all’amore di Dio la‐sciamoci invadere dallo S. Spirito che ci inse‐gna a pregare ed Egli prega in noi. Ogni preghiera del cuore è un passo verso il cielo e darà alle nostre anime luce di stella e ristoro di rugiada tanto da impedirci di langui‐re nelle tenebre del peccato e poi Dio verrà e ci darà pienezza di sole e di onde, tua la sa‐pienza Divina per farci for e felici di sopran‐naturale fortezza e gioia, la voce di Dio è suo‐no d’amore.Amando Cristo Gesù moriremo al mondo ma risusciteremo nello spirito, il Cristo ha spalan‐cato le porte dei cieli con la Sua passione e ha messo a tenerle aperte gli angeli della miseri‐cordia e del perdono perché ne fluissero, luci profumi di purezza e can sereni; divenire co‐me bambini e farci piccoli perché la porta dei cieli è piccola e strea. Ogni lacrima ci sarà ca‐ra perché per essa avremo conquistato la gioia eterna, dirigiamo il nostro occhio spirituale nell’abisso di luce Divina. Non lasciamo passa‐re invano l’arrivo della nostra Mamma Celeste di Fama che il suo sguardo tocchi i nostri cuori per aprirli alla Sua esortazione di prega‐re il S. Rosario e fare penitenza.
Margherita
La Madonna ci vuole ammonire sull'urgenza della preghiera. La
preghiera ci fa crescere nella fede, speranza e carità e ci unisce a
Dio che è il nostro fine ulmo e il senso di tua la nostra vita.
Anton Nadrah
Al Banco libri in chiesa parrocchiale a Turbigoè possibile prenotare:
Nello Scavo, Perseguita,Piemme Editore 2017, € 18,50
Le persecuzioni sono quodiane: discrimina‐zioni nei luoghi di lavoro e studio, riduzione in schiavitù, sfruamento sessuale, prelievo di organi, prigionia e torture, sparizioni, fur di bambini, condanne a morte, pulizia etnica e massacri. È questo l’esito dell’inchiesta
condoa per oltre tre anni da giornalista di Avvenire Nello Scavo, esperto di criminalità organizzata e terrorismo globale. Se in Medio Oriente o in alcuni paesi africani, come la Nige‐ria, caolici e protestan sono entra nel mirino degli islami‐s, in molte aree dell’Asia sono bersaglio dell’estremismo in‐dù e buddista. Anche in America Lana i fedeli sono oggeo di minacce e violenza, mentre sacerdo e operatori pastorali cadono soo i colpi della criminalità organizzata e del narco‐traffico.
Philip Jenkins, La storia perduta delcrisanesimo. Il millennio d’oro della Chiesa in Medio Oriente, Africa e Asia(V‐XV secolo). Com’è finita una civiltà,Editrice Missionaria Italiana, 2016, € 22,00
Il Crisanesimo non è mai stato una faccen‐da solo “europea”; fin dai suoi esordi si è se‐gnalato come una religione triconnentale,
fiorente inizialmente in Asia, quindi in espansione in Africa, soprauo nel Nord, e infine esportata in Europa. Le vicende della storia hanno poi visto un progressivo sgretolamento della presenza crisana in Medio Oriente, fino alle selvagge persecuzioni auali dell’Isis. Capire perché qui le chiese ri‐schiano la scomparsa, sgomberare il campo da facili stereo‐pi, rivalutare una storia perduta, è quanto ci propone questo libro di Philip Jenkins; un saggio che è il racconto di una civil‐tà pressoché sconosciuta.
CONSIGLI PER LA LETTURAa cura di Paolo Mira
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Non dar in balìa della tristezza e non tormentar con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è la vita dell uomo, l'allegria dell'uomo
è lunga vita. Distrai e consola il tuo cuore, eni lontana la profonda tristezza, perché la tristezza ha rovinato mol
e in essa non c'è alcun vantaggio. Gelosia e ira accorciano i giorni, le preoccupazioni ancipano la vecchiaia.
Un cuore limpido e sereno si accontenta dei cibi e gusta tuo quello che mangia.
Sir 30,21‐25
Cari amici abbiamo da poco lasciato alle spalle la 39° Giornata per la Vita e come vo‐lontari del Centro di Aiuto alla Vita ci ap‐presamo a riprendere le avità di questo anno 2017. Abbiamo amato la vita e ci sia‐mo spesi con essa, l’abbiamo festeggiata con gioia il 5 Febbraio partecipando a : “Offri un fiore per la Vita”Ringraziamo tu coloro che nella propria Parrocchia hanno dato modo di realizzare
questo evento e tue le persone che sensibilmente hanno sostenu‐to il nostro CAV con l’acquisto di un fiore. Nella nostra Comunità Pa‐storale di Santa Maria in Binda abbiamo potuto realizzare 2.047,00 euro che andranno a completare un progeo Gemma.Sempre nuove mamme si presentano a noi con i loro bisogni, con le loro richieste di aiuto. Noi crediamo che le difficoltà di una mamma non si risolvono eliminando la vita, ma aiutandola a superare le diffi‐coltà anche concretamente.La giornata della vita diventa occasione di sensibilità e offre la pos‐sibilità di sostenere le avità del CAV. Nell’anno 2016 abbiamo po‐tuto accogliere 47 mamme in aesa o con bimbi gia’ na, avato 6 Proge Gemma a mamme che hanno deciso di non ricorrere all’a‐borto.
VIVA LA VITA! (le volontarie)
Hai qualche ora semanale/quindicinale di tempo libero… Siamo alla ricerca di persone di buona volonta’
13 FEBBRAIO 2017
Al conceo di dirio non sembra più associato quello altreanto essenziale e complementare di dovere, così che si finisce
per affermare i diri del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diri
e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa.
Papa Francesco
Conoscila Mutua Volontaria
Ospedaliera di Turbigo?
È un’associazione esistente da parecchi decenni, aperta a tutti i cittadini di Turbigo e di Nosate, che a fronte di un modesto contributo annuo si prefigge di alleviare economicamente i disagi che le famiglie sopportano per le degenze ospedaliere dei propri componenti.
Convenzionata con la coop “LA SALUTE”
Sconti: 10% su visite specialistiche e prestazioni di fisioterapia, 5% su ecografie.
Se desideri avere maggiori informazioni chiamanei giorni di lunedi e giovedi, dalle ore 14.00 alle ore 15.00
il n. 0331899141Ti aspettiamo.
IL CENTRO D'ASCOLTOCARITASÈ IL LUOGOA CUI POSSONO ACCEDERELE PERSONEIN CERCA DI ASCOLTOE POSSIBILI RISPOSTEAI PROPRI BISOGNI
* CENTRO D'ASCOLTO CARITAS TURBIGOper le persone residenti a Turbigo e Nosate aperto in Via Fredda n. 9 a Turbigoil martedì dalle ore 18:30 alle 19:30 - aiuto alimentareil mercoledì dalle ore 16:00 alle ore 18:00 - centro d'ascoltoil venerdì dalle ore 18:00 alle ore 19:00 - segreteria
Ass.sorelle Brioschi
TELEFONO 338 8003787 ACCESO DURANTE GLI ORARI D'APERTURA
* CARITAS MALVAGLIOper le persone residenti a Malvaglio e Robecchetto aperto in Via Fiori a Malvaglio il giovedì: dalle ore 15:30/17:30 aiuto alimentare
In qualunque situazione della vita, non devo dimen‐
care che non smeerò mai di essere figlio di Dio,
essere figlio di un Padre che mi ama e aende il mio
ritorno. Anche nella situazione più brua della vita,
Dio mi aende, Dio vuole abbracciarmi, Dio mi
aspea.
Papa Francesco
SU RADIO T.R.M.
la radiodel Castanese
tutti i giorni alle ore 20:30e tutte le domeniche alle ore 9:30
viene trasmessa la S.Messa
RADIO T.R.M. Trasmissioni Radio Malvagliop.zza s. Bernardo 2 Malvaglio
telef./fax 0331 875383
fm.88.00 MHz per Malvaglio e Robecchettofm.95.90 MHz per Turbigofm.99.50 MHz per Nosate
internet : www.radiotrm.commail :[email protected]
Vi prego di curare con speciale premura le struu‐
re di iniziazione delle vostre Chiese, parcolarmen‐
te i seminari. Non lasciatevi tentare dai numeri e
dalla quantà delle vocazioni, ma cercate piuo‐
sto la qualità del discepolato. Né numeri né quan‐
tà: soltanto qualità.
Papa Francesco
La compassione è pare con l’altro, soffrire con l’altro, avvicinarmi a chi soffre; una parola, una carezza, ma che venga dal
cuore; questa è la compassione. Per chi ha bisogno del conforto e della consolazione. Questo è quanto mai importante: la
speranza crisana non può fare a meno della carità genuina e concreta.
Papa Francesco
(Udienza Generale mercoledì 8 febbraio 2017)
Anniversario defunti Turbigomese di Aprile
Mercoledì 5 aprile
Morti dal giorno 3 al giorno 9 aprile2007: Rudoni Giuseppina; 2008: Villa Anna Rina2012: Landini Anito, Uberti Luigia 2013: Breccia Lucia; 2016: Rizzotto Ida
Mercoledì 12 aprile
Morti dal giorno 10 al giorno 16 aprile2007: Varini Giuseppe, Cagelli Angela2008: Giudici Vincenzina2009: Foieni Modesta, Cesarino Angela, Braga Vincenzina2010: Cavaiani Alva Suor Sandrina, Tapella Luigi2011: Barbarisi Maria 2013: Carimati Francesca, Marzorati Adolfo2014: Della Vedova Valentino, Barbano Sandra, Caccamo Concetta
Mercoledì 19 aprile
Morti dal giorno 17 al giorno 23 aprile2008: Renzi Pasquale, Parolini Carlo, Bossi Anna2010: Bellini Angelo2011: Ciozzani M. Esilde, Cucchi Ermanna, Banda Giacomina2012: Veglia Pierangelo, Colombo Angela2013: Rustioni Mario 2014: Collato Maurizio2015: Airoldi Mario, Mierini Mario, Airoldi Luisa
Mercoledì 26 aprile
Morti dal giorno 24 al giorno 30 Aprile 2007: Colombo Carlotta; 2008: Pisoni Giovanni 2010: Sacco Filippo2012: Gambero M. Luigia, Ciceri Luciano, Dall'Agnese Luigi 2014: Zambon Maria2016: Langè Mario, Landini Gemma
ARCHIVIO
ROBECCHETTO CON INDUNO Gennaio – Febbraio 2017
Battesimi:1) Mocchetti Aurora;
Morti:1) Furlan Giuseppe, anni 84;
MALVAGLIO Gennaio – Febbraio 2017
Battesimi:1) Ndreka Nikolas;
Morti:1) Iseni Giuseppina, anni 85;2) De Dionigi Giovanna, anni 95;3) Mazzani Pierina, anni 101;4) Vacchini Gianfranca, anni 86;5) Melchioretto Marcellino, anni 84;6) Puricelli Anna Maria, anni 90;
TURBIGO Febbraio
Battesimi:3) Brancato Samuele
Morti:14) Colombo Maria anni 9715) Fasani Maria anni 8216) Milan Agnese anni 9017) Calautti Maria Assunta anni 9518) Cereda Fiorentino anni 90
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