QUARESIMA 2007

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Insieme in cammino Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Quaresima 2007

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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Quaresima 2007

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Insieme in cammino

Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme

Quaresima 2007

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PAGINA 3L’EDITORIALECoprendo il sole con una manodi Don Daniele

PAGINE 4-5LA PREGHIERAPiccola introduzione (1a Parte)

PAGINE 6-74° CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE«Testimoni di Gesù risorto,speranza del mondo»di Sandro Bisesti

PAGINE 8-9CAPITELLI Camminando da Aldeno verso Cimonee Garniga Terme a cura della redazione

PAGINA 10DAL GRUPPO MISSIONARIO37 anni... e non sentirli

PAGINE 11-12DA «NA BELA STORIA» 20 anni da cuoca: la Milia

PAGINA 13PENSIERI DELLA TRADIZIONE CRISTIANAI vizi capitali: attualità o storiaa cura della redazione

PAGINE 14-15-16-17-18L’INTERVISTA«Aprite le porte!» a cura della redazione

PAGINE 19-20-21-22BOLLETTINO JUNIORL’angolo dei ragazzi

PAGINA 23I BILANCI DELLE PARROCCHIE

PAGINA 24I NOSTRI CONSACRATI Grazie Suor Ancilla

PAGINA 25LA PREGHIERA

PAGINA 26IN PARROCCHIALa famiglia: una risorsa per i nostri tempi di Flavio e LuciaPAGINE 27-28IL CHIERICHETTO Cronache di un chierichettoanni «quaranta» di Danilo MazzuranaPAGINA 29LETTERA DELLA QUARESIMA Verso un più grande amoredi Mons. Luigi BressanPAGINA 30Sistemazione della chiesetta di GarnigaVecchia di Guido ZanotelliPAGINA 31Le poesie di Don Valerio

PAGINE 32-33LE LETTERELa morte di Welby - La macchina e il sabato sera

PAGINA 34A PROPOSITO DI PREZZI Commercio con giustiziadal Gruppo MissionarioPAGINA 35L’ANAGRAFE

PAGINE 36-37I DEFUNTI

PAGINE 38-39Carnevale all’oratorio

PAGINA 40LE INIZIATIVE

Insieme in camminoRedazione: Giovanna Frizzi, Giorgia Giaimo, Elisabetta Giovannini, Maura Mazzurana, don Daniele Morandini, Marco Moratelli

Hanno collaborato a questo mumero:Danilo Mazzurana, Sandro Bisesti, Lucia Bottura, Flavio Zamboni, don Valerio Bottura, Alma Baldo e Guido Zanotelli.

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Coprendo il sole con una mano

Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi deiTesti Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e nontrovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante".

Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in mododa occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completa-mente la forza, la luce e la maestosità del-l'immenso sole. Nella stessa maniera, ipiccoli problemi riescono a darti la scusanecessaria per non proseguire nella tuaricerca spirituale. Così come la mano puòavere il potere di nascondere il sole, lamediocrità ha il potere di nascondere laluce interiore. Non incolpare gli altri perla tua incompetenza".Fa riflettere questa storia. Con una manopossiamo nascondere il sole, noi piccoliuomini e donne con la nostra vita possia-mo anche nasconderci Dio. Possiamo per-dere la bellezza di sentire che non siamosoli, possiamo convincerci che Dio non esi-ste, che i miei problemi o i miei dolori nonpossono ammettere la presenza di Dio. Dadove ripartire allora? Dove posso riscopri-re la bellezza del mio Dio? Le primecomunità cristiane non avevano dubbi:bisogna partire dalla Parola di Dio!Quella parola che fa crescere la Comunità,che la mantiene unita. Parola che nonsignifica solo i testi della Sacra Scrittura,ma Parola che deborda da quei testi perarrivare fino ad ogni persona che vive l'a-more e lo testimonia nel mondo. Voglio unsegno dell'esistenza di Dio? Allora posso anche cercare nel cuore di chi ama, di chi si donagratuitamente, di chi crede nel bene, di chi soffre in silenzio, di chi dona con gioia senza pre-tendere nulla.Lasciamo che questa Parola ci trasformi in questo tempo di quaresima, lasciamo entrare Dionella nostra casa e non rimarremo delusi.

Buona Quaresima dal vostro parroco don Daniele!

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La preghiera: piccola introduzione (1a parte)“La preghiera è un’anelito, un sussulto del cuore, è un soffio che non sai di dove viene e non sai dove va.La preghiera è un’ incontro, a volte uno scontro, spesso un’attesa.

E’ il pianto di Pietro al canto del gallo,è lo stabat di Maria ai piedi della croce.La preghiera è un attimo di eterno, è una scelta d’amore,è un bacio che accarezza un viso.La preghiera è un ricordo e un progetto,è un grido ed è silenzio.Sono le lacrime di chi piange per chi nonpiange,sono le suppliche della terra, le lodi dellaChiesa.La preghiera è il nostro respiro,la nostra vita, il nostro tutto.Non c’è uomo che non prega,c’è solo un uomo che non sa di pregare”.

Dice Romano Guardini: “In generalel’uomo non prega volentieri. E’ facileche egli provi, nel pregare, un sensodi noia, un imbarazzo, una ripugnan-za, una ostilità addirittura.Qualunque altra cosa gli sembra piùattraente e più importante. Dice dinon aver tempo, di aver impegniurgenti, ma appena ha tralasciato di

pregare, eccolo mettersi a fare le cose più inutili. L’uomo deve smettere diingannare Dio e se stesso.E’ molto meglio dire apertamente: “Non voglio pregare”.Ma è vero che la preghiera è solo noia? Proviamo a guardarla un pò più da vici-no... questa preghiera...

Perchè si prega ?A questa domanda potremmo rispondere semplicemente: “perchè Gesù ha pre-gato, perchè Gesù stesso ci ha detto di pregare, e perchè Lui stesso ci ha insegna-to a pregare con il Padre Nostro. Ma vorremmo capire meglio. La preghiera è unbisogno intimo dell’uomo, innato nel suo cuore. Perchè? Semplicemente perchè

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Dio ci ha creato perchè entrassimo in comunione con Lui e la preghiera siinserisce in questo gioco di comunione. La preghiera è uno strumento di amicizia,forse il più alto, il più misterioso, il più sublime. Dice Santa Teresa d’Avila: “Lapreghiera, altro non è che, un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo asolo con Colui da cui sappiamo di essere amati”.Nel gioco dell’amicizia la componente essenziale è quella della comunicazione.L’amicizia è fondamentalmente un incontro interper-sonale e questo non si fa senza parole, senza esplici-tazione. L’immagine di due persone che stanno l’unaaccanto all’altra senza dialogare, è l’immagine di due per-sone che non hanno rapporto fra di loro. Quindi nel-l’amicizia importante è il comunicare. Siamo invitati,quindi, al dialogo con Gesù. E’ questo il senso dellapreghiera: si prega per accrescere la nostra amicizia conDio.La preghiera è il mezzo, l’amicizia con Dio è il fine.

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Benedizione in famiglia nel giorno di Pasqua(quando si porta a casa l’acqua benedetta)

Cristo Signore, nella Pasqua di morte e risurrezione, dà in abbondanza agli uomini l’ac-qua che zampilla per la vita eterna. Quest’acqua trabocca dal pozzodella Samaritana e diventa fiume che bagna e vivifica la nuova Gerusalemme e i suoi abitanti.Il capofamiglia, la notte di Pasqua, prende l’acquabenedetta per portarla in casa e il giorno di Pasqua,prima del pranzo benedice la famiglia dicendo laseguente preghiera:

Benedetto sei tu, Signore del cielo e della terra, che nella grande luce della Pasqua manifesti la tua gloriae doni al mondo la speranza della vita nuova; guarda a noi tuoi figli, radunati intorno a questo tavolo:fa che possiamo attingere alle sorgentidella Salvezza la vera pace, la salute del corpo e dello spirito e la sapienza del cuore, per amarci gli uni e gli altri come Cristo ci ha amati. Egli ha vinto la morte, e vive e regna nei secoli dei secoli.

AmenIl capofamiglia con un ramoscello d’olivoporge l’acqua benedetta e ciascuno si fa il segno della croce.

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Si è svolto e concluso qualche settimana fa, nella terza decade di ottobre, a Verona il 4°Convegno Ecclesiale Nazionale. Una partecipazione forte, attiva e costruttiva.

Il tema: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” è stata la base, il filo conduttoreche ha abbracciato relazioni, interventi e discussioni. Il convegno ha cercato di intrecciarele diverse sensibilità e i cammini pastorali, unificati dall’ottica della testimonianza della spe-ranza, come il “proprio” specifico del cristianesimo. Il tema della speranza è stato affronta-to nella sua totalità, nelle varie sfaccettature come fulcro attorno al quale si snoderà il cam-mino pastorale della chiesa italiana e la sorgente della testimonianza efficace dei credentidentro la società.Un messaggio forte, quindi, ripartire con la forza del vangelo per affrontare i problemi d’og-gi.E’ necessario rimettere al centro la persona attraverso la verifica del nostro stare insieme,

della nostra comunità cristiana, per riformulare le nostre struttu-re pastorali, il nostro linguaggio per annunciare il Vangelo all’uo-mo di oggi con il linguaggio e le categorie dell’oggi.E’ un po’ questo il centro del messaggio che i partecipanti alconvegno hanno voluto consegnare alle Chiese e a tutto il popo-lo cristiano.“ La nostra speranza è una persona: il Signore Gesù, crocifissoe risorto. In lui la vita si è trasfigurata: per ciascuno di noi, per lastoria umana e per la creazione tutta. Su di lui si fonda l’attesa diquel mondo nuovo ed eterno, nel quale saranno vinti il dolore,la violenza e la morte, e il creato rispenderà nella sua straordina-ria bellezza. Noi desideriamo vivere già oggi secondo questapromessa e mostrare il disegno di una umanità rinnovata, in cuitutto appaia trasformato. In questa luce, vogliamo vivere gliaffetti e la famiglia come segno dell’amore di Dio; il lavoro e lafesta come momenti di un’esistenza compiuta; la solidarietà chesi china sul povero e sull’ammalato come espressione di frater-nità; il rapporto tra generazioni come dialogo volto a liberare leenergie profonde che ciascuno custodisce dentro di sé, orientan-

dole alla verità e al bene; la cittadinanza come esercizio di responsabilità, a servizio della giu-stizia e dell’amore, per un cammino di vera pace.”La prolusione introduttiva del card. Tettamanzi, presidente del comitato preparatorio, ha, inun certo senso, offerto una pista su cui confrontarsi: “Parliamo non solo di speranza, maanche ed innanzitutto con speranza”, intesa “come stile virtuoso, prima ancora che comecontenuto” e come “parte essenziale e integrante del realismo cristiano”. Il cardinale ha pre-sentato il convegno come “ un momento di grande grazia e di forte responsabilità” in gradodi intercettare alcune grandi sfide del nostro tempo e anche come invito rivolto ai credentiad aprirsi alla forza della testimonianza di Gesù risorto, speranza del mondo, indicando degliambiti di cammino.Il primo cammino avvenuto è “quello di una maturazione sempre più chiara e forte dellacoscienza della chiesa circa la sua missione evangelizzatrice”. Si registra oggi “ una più dif-fusa ed esplicita consapevolezza della distanza che nel nostro contesto socioculturale e insie-me ecclesiale, esiste tra fede cristiana e la mentalità moderna e contemporanea”. In sostan-

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Gesù Maestro, icona di Patrizia Dadamesposta nella chiesetta di Garniga Vecchia

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za viene ribadita la priorità di “tenere massimamente desta non tanto la preoccupazione perla distanza quanto la preoccupazione per la differenza, per la specificità della fede cristiana”in modo da essere consapevoli che, come credenti, “ siamo chiamati a custodire, ossia a con-servare, vivere e rilanciare l’originalità, di più: la novità unica ed universale della speranza cri-stiana, il dna cristiano della speranza presente e operante nella storia”. La specificità dellasperanza è legata alla risurrezione di Cristo ed allora “ in questione non è semplicemente lafine, la conclusione della vita, ma il fine, il senso, il logos della vita dell’uomo”Un secondo cammino è quello della “maturazione della coscienza e della prassi della comu-nione ecclesiale” e da qui l’avviarsi di nuove sfide “ per vivere una comunione ecclesiale piùampia, più intensa, più responsabile e, proprio per questo, più missionaria”. E qui va acce-lerata “l’ora dei laici” nel senso di coglierne l’intera ricchezza di grazia e di responsabilità perla missione evangelizzatrice della chiesa.Terzo cammino: la comunione ecclesiale nel suo rapporto con la speranza. “ In questosenso il vissuto come testimonianza, si configura come sintesi finale di un processo didiscernimento evangelico che si snoda attraverso le fasi del leggere e interpretare i segni disenso e di speranza, del decidersi come scelte libere e responsabili per offrire senso e semi-nare speranza, dell’impegnarsi in atteggiamenti e comportamenti concreti”. Questo tema,questa testimonianza abbraccia gli ambiti che il convegno ha messo a tema: lavoro e festa,cittadinanza, tradizione, vita affettiva e fragilità per definire un volto popolare di chiesa mis-sionaria, un volto radicato fortemente nel territorio e pre-sente nei momenti fondamentali della esistenza, quello conil volto della famiglia costruita attorno all’Eucarestia.Anche il Papa ha invitato a “dare risposte positive e convin-centi alle attese e agli interrogativi della nostra gente” cheper essere testimoni della speranza occorre “allargare glispazi della razionalità e far “incontrare amore e ragione”nel dibattito pubblico. “Dobbiamo” –ha detto il papa-“essere testimoni a tutto campo con il pensiero e con l’a-zione nei comportamenti personali e in quelli pubblici”.L’opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattar-si alle culture, ma è sempre anche una purificazione, untaglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento. Eancora “ un’educazione vera ha bisogno di risvegliare ilcoraggio delle decisioni definitive, che oggi vengono consi-derate un vincolo che mortifica la nostra libertà, ma in real-tà sono indispensabili per crescere e raggiungere qualcosadi grande nella vita.”.Bisogna imboccare la strada della attenzione alle persone ealle famiglie dedicando spazio e tempo all’ascolto e allerelazioni interpersonali e per fare ciò è indispensabile unaforte e sincera comunione tra sacerdoti e laici con quella stima e amicizia con quella capaci-tà di collaborazione e di ascolto reciproco rafforzando così quel senso di appartenenzaecclesiale che fatica a prendere piede.Nasce, quindi, il desiderio di annunciare con forza e vigore il Risorto, speranza del mondo,attraverso un discernimento “nuovo” da cui ha origine quella “testimonianza missionariadecisiva per il futuro del cristianesimo”Ora è il tempo di dare concretezza e vivacità alle conclusioni del Convegno, ma soprattuttoè il tempo di dare compimento alla speranza che vede la persona essere al centro del dise-gno di Dio, al centro dell’annuncio del vangelo e che deve trovare il modo di esplicitare con-cretamente nella vita quella “speranza” che lo rende “diverso” tra gli altri.

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Camminandoda Aldeno

verso Cimonee Garniga Terme

Inauguriamo con questo numerouna breve rubrica dedicata aicapitelli, edicole e cappelle votive

disseminati sul territorio dei nostricomuni. Sebbene passino inosservatiallo sguardo distratto di molti merita-no un momento di raccoglimento inquanto espressione più autenticadella devozione popolare.Sono stati scelti, per incominciare, a suggello dell’unione tra le comunità di Aldeno,Cimone e Garniga Terme, i capitelli che si incontrano lungo la vecchia strada che daAldeno consentiva di raggiungere un tempo Cimone e la Valle di Garniga Terme.Partendo da Aldeno, arriviamo alla località Valbagner e, proseguendo per circa quin-di minuti su di una strada in gran parte soleggiata, incontriamo per prima la cappel-la detta della “Madonnina del Ciap”, ricavata interamente nella roccia. Le dimensio-ni piuttosto generose hanno consentito di posizionare un altare ligneo e una statuadi Maria SS. Ausiliatrice. A protezione della statua una cancellata che i passanti ador-nano con improvvisati mazzi di fiori.La cappella risale ai primi anni del 1900 quando venne eretta per volontà di DonFrancesco Saverio Gottardi, allora curato di Garniga Terme che acquistò il suolo.Una leggenda racconta che la grotta divenne luogo di devozione in quanto fin daitempi antichi in quel luogo era stata collocata una piccola statua della Madonna. Sinarra che qualcuno, ritenendo che quel luogo non fosse sufficientemente decoroso,decise di spostare la statua per darvi una migliore collocazione, ma con grande stu-pore apprese che la statua ricompariva subito dopo in quel luogo, e ciò successe unaseconda e una terza volta. Per questo motivo che venne eretta la cappella che fuoggetto di restauro già nel 1914, 1933 allorquando venne autorizzata anche la cele-brazione della S. Messa e venne autorizzata la celebrazione della funzione religiosaprevia richiesta di volta in volta. L’ultimo restauro risale al 1995 per opera del grup-po A.N.A. di Garniga Terme; attualmente è affidata alle premurose cure del signorCesare Baldo di Cimone che non fa mancare fiori freschi e ceri votivi..Proseguendo nella salita - in quel tratto si fa più ripida - arriviamo ad un belvedereda cui si può osservare per l’ultima volta la Valle dell’Adige e l’abitato di Aldeno.Appena girata la curva - lo sguardo si rivolge alla località di San Giorgio e più oltrela valle di Cei-, ci si imbatte in una edicola sacra in muratura.

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La cappella della «Madonnina del Ciap»

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Non è dato sapere l’anno della suaerezione, certo è che la sua collo-cazione fa ritenere il manufattomolto antico. Il restauro eseguitoalcuni anni fa ha conservato ipochi resti dell’originaria dedicaall’Immacolata. La decorazioneoriginaria era costituita da un cielostellato e dalla scritta “Ave Mariaprega per noi”. L’edicola ora sipresenta in muratura con sassi avista e ospita una statua dellaMadonna.Appena superato tale manufatto,ci si trova in una piccola raduraall’ombra dell’unico superstite diquelli che i più vecchi ricordanocome “i primi Roveroni” o

“Roveroni del Ciap”, dove si è investiti da un lirico silenzio che distrae momentanea-mente dalla erta e conforta l’animo.Per chi prosegue verso Garniga Terme - vi è la possibilità a questo punto di deviareverso la Chiesetta di Postal e dirigersi verso Cimone o fare ritorno ad Aldeno – siincontra ben presto un cippo detto “della Croce bianca” datato A.D. 1533 che segna-va anticamente i confini tra le proprietà di Garniga Terme e Cimone.La strada ampia ed assolata, anche sea tratti ripida, porta ben presto a “isecondi Roveroni” e poi più sù fino airuderi del molin vecio di GarnigaTerme.Proprio al bivio della strada si puòsostare davanti all’ultimo omaggiovotivo che si incontra lungo questotragitto. Quest’ultimo capitello, detto“Capitèl del Palù” o “Capitèl dellaPeschiera” realizzato in muraturasopra una roccia, e protetto da uncancelletto in ferro battuto, custodi-sce un Gesù Crocefisso. L’edicolarisale al 1912 quando venne eretto peradempiere alla volontà testamentariadel proprietario del vecchio mulinoMarco Zanlucchi del Zobbio ed èstato a sua volta oggetto di restauroda parte del Gruppo A.N.A. diGarniga Terme nel 1994.

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L’edicola con la statua della Madonna

Il «Capitel del Palù» con Gesù Crocefisso

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Tanti sono gli anni dalla fondazionedel Gruppo Missionario di Aldenoe un poco ne siamo orgogliose. C’è

gente che festeggia anniversari ben piùconsistenti, sodalizi canori da ottantesimi.Per noi che ne facciamo parte il servizioalla MISSIONE non è un traguardo dafesteggiare, ma sempre un punto di “par-tenza”: dal nostro IO, dalle comodità,dalle scuse varie per non farsi coinvolgere.Come ne siamo capaci e con alterne diffi-coltà , soddisfazioni e incoraggia-menti da parte dei missionari,guardiamo al mondo deipiù poveri e andiamoavanti. E’ tempo dibilanci e desideriamofar conoscere alletante persone chehanno a cuore ilsostegno aiMissionari, dove sonoandate le offerte rac-colte:I due seminaristi adottati,hanno un nome e un volto, sono: – HONORE’ BIGIRIMA-

NAdel seminario di Gitega (Burundi)

– EMMANUEL MUANGEdi Nairobi Kenya.

Un altro;– CHACKO KUDIPPARAMBIL

di Alwaye (India) è diventato sacerdote e ci assicura preghiereper il bene ricevuto.

I missionari o volontari che hanno inoltre benefi-ciato del nostro aiuto sono:– la parrocchia

con le sue opere oratoriali,– sr. Martinelli e l’ospedale di

Bebedja in Ciad,

– dr. Tina Barbieri e l’adozionein Camerun,

– sr. Germana Boschettoin Madagascar,

– p. Carlo Plotegheri in Sudan,– p. Alessandro Valenti in Perù,– p. Francesco Zambotti

e le Tende di Cristo – i Padri Cappuccini

in Mozambico.Altre entità missionarie e volontarie sono

state aiutate e sarebbe troppo lungoelencarle.

Le nostre socie, visitano glianziani e ammalati, anche

in Casa di riposo, porta-no l’Eucaristia, sonocatechiste e sono pre-senti dove richiestocon raccolte e inviodi generi veri. Cifinanziamo con ven-dite e mercatini vari,

con offerte da Enti eprivati ecc.

Ci preme ricordare che la1° domenica di Quaresima –

25 febbraio ci sarà la MOSTRAMISSIONARIA nelle sale della canonica,come tutti gli anni, chiederemo alle perso-ne di buona volontà di darci una mano arenderla bella e interessante con lavoriartigianali o con torte. Quest’anno vicinoall’artigianato africano, ci sarà bigiotteriadi pregio e l’angolo dei bambini con libri egiocattoli. Ringraziamo tutti quelli che col-laborano con sensibilità a raccogliere le“briciole” per darle ai “poveri più poveri”e auguriamo un anno di serenità e salute achi non ha paura di contaminarsi, l’invitosempre cordiale di allargarsi e venire connoi a “vedere”.

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Un pomeriggio di gennaio sono andata a trovare lasignora Emilia, conosciuta da tutti come la cuoca“Milia” del campeggio, per farmi raccontare come, nel

lontano 1986, decise di dare la propria disponibilità a ricoprirel’incarico di cuoca “ufficiale” del campeggio parrocchiale.G. : Qual’è stata la molla che ha fatto scattare in te lavoglia di imbatterti in questa avventura?E. : Lara, mia nipote, un giorno venne da me e mi disse: “Saiche don Bruno sta cercando persone che vadano in campeggioa fare le cuoche?” Decisi allora di presentarmi al parroco e didare la mia disponibilità dicendogli che avrei voluto tanto veni-re in campeggio per aiutare a pulire. Don Bruno però mi rispo-se che per pulire si trovava sempre qualcuno e che io dovreidovuta essere, semmai, una delle due cuoche. L’altra “prescel-ta” fu la Gina (Campregher), con la quale mi sono sempre tro-vata benissimo. Andavamo molto d’accordo. Era bello sapereche don Bruno, verso maggio, si presentava alla mia portaricordandomi che a luglio ci sarebbero stati i campeggi e cheavrebbero ancora avuto bisogno di me! Don Bruno dicevasempre “Queste sono le mie cuoche ed io non potrei staresenza di loro!”G. : Ti sei mai pentita, anche per un solo momento, diaver dato la tua disponibilità?E. : Mai, mai pentita nemmeno per un momento, anzi, nonvedevo l’ora che il parroco mi chiamasse e che arrivasse il giorno della partenza per poter trascor-rere un periodo in compagnia dei giovani, anche perchè l’alternativa era di rimanere a casa da sola.G. : Quanti campeggi... Pinè, Barco, Salter, Vetriolo e Tiarno di Sopra... quale di questiluoghi ricordi con più nostalgia? Perchè?E. : Sicuramente Salter, senza dubbi! La casa non era nuovissima, ma c’era un grande prato per iragazzi, la cosa più importante per loro era giocare e divertirsi assieme e lì lo potevano sicuramen-te fare. Quello dei campeggi è il periodo più bello dell’anno, con i ragazzi, lontana da tante altre“angherie”.G. : Come erano gli animatori nei confronti delle cuoche?E. : Erano bravi, molto bravi, a dedicare il loro tempo ai ragazzi. Erano affettuosi e simpatici eogni mattina venivano in cucina a “controllare” che il menù fosse di loro gradimento.G. : E i genitori?E. : Erano sempre generosi ed entusiasti, ed il loro entusiasmo lo dimostravano nel portare enor-mi quantità di verdura, così tanta che non sempre riuscivamo a finirla. Genitori e nonni, inoltre,non vedevano l’ora che arrivasse la festa di fine campeggio, per poter mangiare la pasta con l’or-mai famosissimo ragù delle cuoche! Quante soddisfazioni... ricordo che le mamme ci chiedevanola ricette del minestrone, visto che i loro figli, a casa, non lo volevano mai mangiare.

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20 anni da cuoca: la Milia“... coreva l’an 1987 e don Bruno a forza de far fumar el so zervel per trovare idee nove, en bel dì,l’ha pensà de organizar en campegio. Trovar la casa l’è sta fazile, anca i mateloti no i se fati desider-ar, ma le coghe... l’è sta propri en problema trovarne doe che savesa rimpinzar per ben tuta sta zent.Pensa, gira, domanda, prega, el don ormai l’era fuso. Finchè en bel dì l’è na a trovar la Milia...”(Da “ Na bela storia” di Marco Schir)

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G. : E infine, la gente del posto?E. : Non sempre si dimostrava accogliente e gentile nei nostri confronti, soprattutto a Salter.Ricordo che i ragazzini del paese entravano nel campo per disturbare. Un volta li sgridai e mi fece-ro perfino il bagno con le bombe d’acqua.G. : Quali sono i ricordi più belli di tutti questi anni?E. : Mi ricordo di quella volta in cui la Gina ed io eravamo nella nostra stanza che ci lavavamo esolo dopo aver usato la saponetta ci siamo accorte che era quella di don Bruno... “la saoneta delpret, che vergogna!” ... ho sempre in mente la volta in cui eravamo a Levico e ci mancava la pen-tola per fare le “bechete” e l’abbiamo così chiesta in prestito ad una famiglia del paese in cambiodi un cestino di ciliegie... e l’epidemia di morbillo a Pinè; al ritorno dal campeggio tutti i ragazzi sisono ammalati. E poi ancora, una volta ebbi un male alla gamba talmente forte che dovetti rima-nere a letto. Ricordo che i ragazzi mi chiamavano dal prato rivolti verso la finestra della mia came-ra. Come potrei poi dimenticare quando don Bruno ci portava le paste! Vassoi enormi di paste pernoi cuoche e per voi animatori!G. : Immagino che non vedessi l’ora che arrivasse sera per poter finalmente andare a dor-mire... centinaia di bocche da sfamare non sono proprio uno scherzo!

E. : La giornata iniziava alle otto di mattina e prima delle diecidi sera non era possibile andare a letto, tanto era il lavoro dafare. Certamente non c’era tregua, anche se, quando una cosasi fa volentieri e con il cuore, la fatica si sente molto meno!G. : Come sono cambiati i ragazzi in questi anni?E. : Sono cambiati sotto molto punti di vista! Oggi sono moltomeno affettuosi rispetto ai ragazzi dei primi anni di campeggio.Ricordo che all’inizio mangiavano tutto quello che cucinava-mo, mentre oggi sono molto più viziati; ad esempio possiamofare minestrone una sola volta durante tutto il campeggio, dipiù non lo mangerebbero. Mi sembra che i ragazzi di allora fos-sero più bravi e più generosi anche nei nostri confronti. Lamattina venivano sempre sulla soglia della cucina e ci davano ilbuongiorno, dillo pure, erano molto più educati! Adesso, o lisaluti per prima, oppure non ti dicono nemmeno ciao! Mi sem-bra quasi che fossimo più affiatate con i ragazzi...I ragazzi dei primi anni di campeggio sono ormai cresciuti,anche se ce ne sono alcuni molto affettuosi che ancora saluta-no e mi fermano per strada anche se, il più delle volte, sonocosì cambiati che non li riconosco neppure.

G. : Certo che trovare una persona che dice sempre sì, al giorno d’oggi, non è così sem-plice...E. : Ormai sono troppo vecchia per fare del volontariato, anche se mi sarebbe sempre piaciuto. Adire il vero ho sempre dato una mano, soprattutto ai famigliari e ai parenti che ne avevano biso-gno.G. : E per il 2007... hai già preso una decisione? Continuerai ad essere la Milia cuoca delcampeggio o andrai meritatamente in pensione?E. : Se mi danno la pensione, ci vado volentieri... se invece avranno ancora bisogno di me, accet-terò sicuramente! Comunque quest’anno credo che non andrò... anche se... se qualcuno me lo chie-desse, penso che direi ancora di sì. Dopotutto, in tre (cuoche, ndr), non è poi così faticoso comequando eravamo solamente in due... vedremo.Me ne vado verso le 17:15, promettendo ad Emilia che il primo bollettino che esce sarà suo. Se lomerita proprio, chi altri sarebbe riuscito a resistere a vent’anni di duro lavoro in cucina? Grazie“Milia”, per noi ragazzi di ieri, oggi e domani sei e rimarrai sempre la cuoca più famosa del cam-peggio.

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I vizi capitali: attualità o storia?Da questo numero del nostro bollettino parte uno speciale sui pensieri mal-vagi che generano seduzione nell’uomo e lo allontanano da Dio. Sono soloricordi del passato o sono ancora attuali? Sono vizi o solo atteggiamenti nor-mali dell’uomo del 2007? A voi ogni commento.

L’INGORDIGIA

Questi alcuni pensieri che seguono provengono da grandi sapienti del passato,forse però hanno qualcosa da dire anche a noi. I padri della chiesa (grandipensatori cristiani dei primi secoli) dicevano che l’ingordigia sta al primo

posto tra i vizi: “madre di tutte le tentazioni”. “Gastroemachia” la chiamavano, cioè“follia della pancia”. Chiariamo subito che non implica il piacere del mangiare o dellabuona cucina, che non hanno nulla di peccaminoso. L’ingordigia è l’atteggiamento divoracità non ordinato, smisurato desiderio di cibo. Gli eccessi non sono solo a livel-lo quantitativo, c’è l’ingordigia di chi non sa rispettare i tempi, di chi non vede gli altrimentre mangia. Oggi sperimentiamo quanto sia dannosa per il nostro corpo, si ingur-gita cibo come fosse carburante per il corpo: basso prezzo e rapidità. Risultato: l’uo-mo nel benessere non capisce, diventa ottuso.Ci rende in sovrappeso reale e psicologico. Il cibo sopramisura toglie la misura al par-lare (quando abbiamo mangiato troppo non abbiamo più voglia di fare niente), il beresopra misura ci fa diventare quello che non siamo. Secondo i padri della chiesa l’in-gordigia è la porta di tutte le passioni: mangiare e amare sono le due facce della stes-sa medaglia, per questo bulimia e anoressia oggi sono malattie molto diffuse. Quandosiamo sotto esami o frustratidallo stress o non mangiamoo ci abbuffiamo.Come si combatte l’ingordi-gia? Primo con la rinunciaagli eccessi. Il corpo vaascoltato: il piacere non halimiti, per questo dobbiamodarglieli noi. La tradizioneebraica inoltre invita alla pre-ghiera come condivisione, eanche al digiuno che peròche va fatto insieme agli altri,come dono, non come sem-plice rinuncia. L’obiettivo èpassare dalla logica del con-sumo a quella della comu-nione.

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«Aprite le porte!» Intervista a casa Tugu

Arrivo a casa Tugu alle 8 di un giovedì sera. La famiglia al completo mi aspetta sor-ridente sul pianerottolo: il papà Florian di 35 anni, la mamma Belma di 33, Henri,un bel ragazzino di 12, e la piccola Sharon di 5.

Vengo accolta in un confortevole salotto, arredato con gusto, caldo ed accogliente.Sembra proprio di essere in una qualsiasi delle nostre belle casa italiane: ordine, cura, per-sonalità, se non fosse per qualche foto che, si intuisce, ricorda i familiari, quelli lontani,

quelli che si riesce ad abbracciare solo una volta all’anno.Ovviamente comincio la conversazione ringraziando per la disponibilità e la spontaneitàcon la quale questa famiglia albanese ha accettato di raccontare la sua storia, così simile atante altre, a tutte le storie di emigrazione, ma anche così unica quando essa viene vissutain prima persona, quando i segni che lascia li vedi proprio sulla tua pelle, li senti nel tuoanimo.Domanda: Da dove arrivate e qual era la vostra occupazione in patria?F: Siamo di Tirana, abitavamo entrambi in centro. Io avevo acquisito il diploma presso unliceo scientifico della città ed ero iscritto ad ingegneria. In realtà, però, il mio sogno era dipoter frequentare giurisprudenza, ma nel mio paese il regime dittatoriale controllava leiscrizioni universitarie e per me, figlio di una famiglia semplice, era impossibile entrare afar parte della ristretta cerchia di studenti ammessi a questa facoltà. Fatto sta che quelloche stavo facendo non mi soddisfava…B: Io ero prima ballerina presso il teatro della città, ho avuto la fortuna e l’onore di balla-

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re anche con Kledy, che poi ha trovato fortuna proprio qui in Italia. Vivevamo, tutto som-mato, senza grossi problemi, avevamo tanti amici, degli interessi che la vita in città ci per-metteva di coltivare e non pensavamo certo di emigrare.F: Purtroppo però avvertivamo anche che le cose stavano rapidamente cambiando.Proprio in quegli anni il regime rafforzava le sue misure restrittive e la crisi si respiravaormai ovunque e sempre di più.D: Eravate già sposati?F: Ci siamo sposati il 24 gennaio 1992 e siamo rimasti a vivere a Tirana in una casa dinostra proprietà.D: Perchè avete deciso di venire in Italia e quando siete partiti?F: Bisogna sapere che mia nonna è italiana, nata a Padova. Nel 1945 ha sposato mio nonnoe si è trasferita con lui in Albania. Paradossalmente, questa parentela ha influito negativa-mente sull’iscrizione a giurisprudenza di cui ho parlato prima: mai e poi mai sarebbe stataconcessa al nipote di un’italiana “fascista” la possibilità di frequentare quell’università…Comunque… fino ad allora non pensavo ad emigrare, ero già stato in Italia e sapevo cheanche qui bisognava lavorare e sudare, che non ci aspettavano a braccia aperte, che, insom-ma, il vostro paese non era la “Mecca”. Pensavo che il mio futuro sarebbe stato a casa, aTirana.Nel 1990 però, l’allora Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi propose e feceapprovare la Legge CORA, che prevedeva la possibilità per gli italiani residenti all’estero,così come ai loro figli e nipoti, di rientrare in Italia, garantendo loro, inoltre, un lavoro eun alloggio. In realtà sapevamo bene che non sarebbe stato così semplice, ma il visto eracomunque assicurato e quindi, senza nemmeno sapere bene quello che stavo facendo, il 7

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ORARI SANTE MESSEFESTIVO DEL SABATO

Cimone ore 19.00

FESTIVO

Aldeno ore 08.00Aldeno ore 10.45Aldeno ore 20.00Cimone ore 09.30Garniga ore 10.30

GIORNI FERIALI

Aldeno lunedì ore 17.30Aldeno martedì ore 17.30Aldeno mercoledì ore 08.00Aldeno giovedì ore 08.00Aldeno venerdì ore 08.00Cimone giovedì ore 17.30Garniga mercoledì ore 17.30

1° venerdì di ogni mesea Garniga Vecchia alle ore 18.00

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novembre 1992 salii sul traghetto di linea e partii alla volta di Milano, dove nel frattempomia nonna ed altri parenti si erano trasferiti.B: Io invece rimasi a Tirana e raggiunsi Florian esattamente un mese dopo, il 7 dicembre.D: E quindi vi siete ritrovati a Milano…F: In realtà noi pensavamo di sistemarci a Padova, dove c’era la casa della mia bisnonna.Ci siamo però resi conto che anche per i nostri parenti di lì non era facile comprendere edaccettare il nostro arrivo. L’Albania era un paese poco conosciuto e, proprio in quel perio-do, i telegiornali trasmettevano le notizie allarmanti che arrivavano da Tirana: gli assalti alleambasciate, le navi cariche di clandestini…i miei parenti erano diffidenti e questo noi l’ab-biamo percepito subito. Così ci siamo ritrovati in Italia, con un bel visto , poche parole diitaliano e la necessità di trovare in fretta una sistemazione.D: Cosa avete deciso di fare quindi, come avete risolto queste difficoltà?F: Come detto, mia nonna abitava a Milano. Una sua vicina di casa, la signora Stella, pos-

sedeva una casa a GarnigaVecchia e si offrì di affittarcela.Così, bagagli alla mano, affron-tammo un nuovo trasferimentoed arrivammo in Trentino.Furono giorni molto difficili. Iosono una persona che tiene leproprie emozioni dentro di sè,non sono uno che si commuovefacilmente, ma non mi vergognoa dire che, in quei primi momen-ti tra queste montagne, ho piantospesso, non riuscivo a capire per-chè mi trovavo qui, tutto mi eraestraneo.B: Anche per me è stata durissi-ma. Dopo un primo periodo a

Garniga Vecchia ci siamo trasferiti alla frazione Zobbio, ma la mia nuova vita era moltodiversa da quella di Tirana, ora mi ritrovavo in un piccolo paesino di montagna, senzaamici, senza lingua, senza la mia famiglia.Anche tutti i miei colleghi e i nostri amici comuni erano emigrati o stavano pensando difarlo. Sapevo che la vita che avevo lasciato in patria non esisteva più, che tutto era cambia-to, che anche il teatro dove mi esibivo era stato chiuso. La nostalgia, però, era ugualmentefortissima e, nonostante il fatto che io e Florian fossimo uniti e che, nel frattempo, stesseper nascere Henri, soffrivo molto.D: E per quanto riguarda il lavoro?F: Devo ringraziare moltissimo due persone di Garniga Terme. Si tratta di Renzo Coser edi sua moglie Cristina. Ci hanno aiutato in tutti i modi possibili. Grazie a loro ho iniziatoa lavorare presso la Ditta Nicolussi, in Bondone, dove si noleggia l’attrezzatura per lo sci,ed inoltre sia noi che altri parenti abbiamo trovato casa tramite il loro interessamento. Cihanno anche aiutato a sbrigare tutte le pratiche burocratiche presso la questura di Trento.Sono e sarò loro riconoscente per tutta la vita e sono contento di poterli ringraziare ancheora pubblicamente.Cominciare a lavorare è stato ciò che mi ha aiutato a superare la nostalgia, a sentirmi meno

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ll’’iinntteerrvviissttaaspaesato, è stato il primo vero passo della mia nuova vita in Italia.B: Io invece non ho mai lavorato. È nato Henri e mi sono completamente dedicata a lui ealla famiglia. Per imparare la lingua ho dovuto accontentarmi della televisione e di pocheoccasioni di dialogo con i vicini. Ma la situazione, anche se lentamente, stava migliorando.F: Sì, migliorava piano piano. Dopo il mio primo lavoro stagionale in Bondone sono statoassunto dalla Ditta Dallago-Fabbianelli di Aldeno, dove ho lavorato per otto anni, e cosìsuccessivamente ci siamo trasferiti qui. Era il 1997. Adesso lavoro nel commercio per laDitta Algida.D: Certo che parlate benissimo italiano. Ma tra di voi che lingua usate?B: Sempre l’albanese, ovviamente. Coi bambini però cerchiamo di esprimerci anche nellavostra lingua, in modo che per loro non ci siano eccessive complicazioni.Henri: Io parlo sempre l’italiano, ma quando sono dai parenti mi adatto e cerco di espri-mermi nel miglior albanese possibile…anche se è un po’ difficile però…D: Se vi chiedessi di definire con una parola l’aspetto positivo e quello negativodell’”italianità”, cosa mi rispondereste?F: Per quanto riguarda l’aspetto positivo direi subito il lavoro: qui è una cosa seria e impe-gnativa, ci sono regole da rispettare e che vengono rispettate. È chiaro per tutti che, se sivuole raggiungere uno scopo, bisogna guadagnarselo con la fatica.Un aspetto negativo che mi viene in mente è invece quello della chiusura sociale. Questol’abbiamo avvertito anche qui ad Aldeno: si fa fatica a stringere amicizie, alle volte c’è anco-ra diffidenza nei nostri confronti. Certo non è un atteggiamento generalizzato e, per for-tuna, colpisce soprattutto noi adulti. I bambini infatti sono più inseriti e vivono con sere-nità la loro quotidianità. Da questo punto di vista il paese è perfetto e i nostri figli posso-no crescere in un luogo che li protegge e che offre loro diverse occasioni.B: Posso dire che, ad esempio, a Garniga Terme i rapporti con le persone del luogo eranopiù semplici. Un po’ per il fatto che si era pochi e quindi si diventava una piccola famiglia,un po’ forse per l’età dei residenti, che erano in maggioranza persone adulte e anziane, irapporti sociali erano più semplici e frequenti. Ricordo che spesso capitava di trovare sullaporta di casa la verdura fresca dell’orto o le patate che i vicini ci donavano con generosi-tà. Si era più isolati geograficamente, ma questo, per certi aspetti, favoriva l’apertura tra lepersone.F: Per fortuna tutti i miei parenti sono qui in Italia, questo ci ha molto aiutato a superarei momenti di sconforto. Devo però anche precisare che nessuno ci ha mai fatto sentirestranieri, non ci sono mai capitati fatti discriminatori o razzisti. Penso semplicemente chequesto modo di vivere le relazioni faccia parte della cultura della gente trentina, che è rite-nuta un po’ da tutti piuttosto chiusa e riservata. Fondamentale è il rispetto, che noi abbia-mo sempre cercato di avere nei confronti di tutti e che ci è stato puntualmente contrac-cambiato.D: Come vivete l’aspetto religioso della vostra vita?F: La nostra è una famiglia mista: i genitori di mio padre erano uno mussulmano e l’altracattolica. Mia madre è ortodossa.B: Mia madre invece è mussulmana, mio padre cattolico. Noi siamo stati educati con ilprincipio di un Dio unico per tutti, semplicemente la religiosità viene vissuta in mododiverso.F: Da questo punto di vista credo che l’Albania sia un esempio assolutamente positivo: danoi convivono diverse religioni in maniera pacifica. Per spiegare meglio posso descrivere ilperiodo natalizio: il 25 dicembre i cattolici festeggiano il Santo Natale, il 31 è la ricorren-za del Bairam per i mussulmani, il 7 gennaio è il giorno del Natale ortodosso. Tutti, ma

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ssttaa proprio tutti, festeggiano queste ricorrenze, non ci si divide per credenze, è normale perun mussulmano essere in chiesa il giorno di Natale e per un cattolico partecipare ai festeg-giamenti mussulmani. Una curiosità: gli ortodossi il 7 gennaio, per tradizione, buttano lecroci nell’acqua, chi le trova avrà fortuna per tutto l’anno. Bene: quest’anno a Tirana i for-tunati sono stati, tra gli altri, due mussulmani, che sono stati festeggiati da tutta la comu-nità.D: Veramente un bell’esempio di convivenza… Ma secondo voi da cosa potrebbedipendere questo?F: Forse dal fatto che lì non ci sono interessi economici da difendere o da conquistare.Quello che succede nel mondo dipende invece, in gran parte, da questo…D: Ma voi volete diventare italiani? Intendo dire: con tanto di passaporto ecc.?F: Sharon, che è nata nel 2001, è già per legge italiana, pur conservando anche la naziona-lità albanese. Essere italiani risolverebbe molte complicazioni burocratiche anche a noi. Ioho presentato domanda già da 5 anni, anche alcuni giorni fa mi sono stati richiesti docu-menti relativi alla mia situazione lavorativa, purtroppo le cose vanno un po’ a rilento…D: Nel frattempo voi vi preparate? Per esempio: Belma cucina italiano o albanese?B: (ridendo) In entrambi i modi: apprezziamo molto la cucina italiana, ho imparato tantis-sime ricette e riconosco anch’io che è la migliore del mondo. Ci piace però anche la cuci-na tradizionale albanese: tanta carne, intingoli, dolci ipercalorici…un po’ pesantina, maottima…D: La vostra idea è dunque quella di rimanere in Italia?B: Mah, il nostro desiderio è quello di poter tornare un giorno in Albania, anche se le cosenon sono più come le abbiamo lasciate: moltissimi parenti ed amici se ne sono andati, lasituazione economica è ancora difficile e non è semplice trovare lavoro.Già adesso, quando torniamo per le vacanze una volta all’anno, ci sentiamo ormai un po’stranieri anche a Tirana…F: Là noi abbiamo la nostra casa, le nostre radici. Sarebbe bello poter tornare un giorno.Sappiamo però che i nostri figli qui possono ricevere un’istruzione migliore e questa èun’opportunità che vogliamo offrire loro. Il tempo e la vita decideranno…

Nazione num.Nazione num.

CITTADINI STRANIERI ISCRITTI IN ANAGRAFE AL 18.06.2006

ALBANIA 37BULGARIA 1GERMANIA 1POLONIA 3ROMANIA 18UCRAINA 2CROAZIA 2MACEDONIA 2MOLDOVA 15FILIPPINE 8INDIA 1PAKISTAN 6THAILANDIA 1

CAMERUN 1MAROCCO 16SIERRA LEONE 1TANZANIA 1TUNISIA 6ARGENTINA 1BRASILE 4CILE 2COLOMBIA 1ECUADOR 1URUGUAY 2

Totale numero 133 stranieri

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Ciao bambini! A partire da questo numero, troverete sempre un angolotutto per voi: giochi, enigmistica, indovinelli, concorsi ecc. BUON DIVERTIMENTO!Partiamo subito con un bel cruciverba: come te la cavi con la geografia? Se seiun asso, nella colonna centrale comparirà il nome del nostro mitico parroco!

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REBUS

1. Aldeno, Cimone e Garnigasi trovano a nord o a suddi Trento?

2. Quale dei nostri tre paesiconta circa 700 abitanti?

3. Qual è il monte che domi-na i nostri tre paesi?

4. Quale fiume scorre nellanostra valle?

5. Quale tra i nostri paesi sitrova ad un'altitudine piùelevata?

6. Qual è il capoluogo delTrentino?

7. Fra queste piante, qualepossiamo trovare sullenostre montagne: cactus,faggio o baobab?

8. Il bel laghetto vicino ainostri paesi è il Lago di…

9. Quale dei nostri paesi èsituato su un conoide?

10. Fra questi animali, qualenon incontreremo passeg-giando nei nostri boschi:camoscio, marmotta o tri-checo?

CRUCIVERBA

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In questa pagina trovi un puzzle: ritaglia le tessere, componilo nello spazio alato, da' un titolo e inventa una piccola storia sul retro. Mandaci poi il tuo lavo-ro. Il migliore sarà premiato e pubblicato sul prossimo bollettino!

CONCORSO A PREMI

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NOME E COGNOME

COMPONI IL TUO PUZZLE IN QUESTO SPAZIO

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NOME e COGNOME:. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

TITOLO DEL RACCONTO:

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Ritaglia questa pagina e consegnalain parrocchia entro il 20 marzo 2007.

Buon lavoro!

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Bilancio delle tre parrocchie al 31 dicembre 2006

Aldeno (bilancio definitivo)Entrate: offerte liberali raccolte da enti e privati 143.232,65contributo da enti pubblici 306.475,00

totale 449.707,65

Uscite:per lavori Oratorio 440.398,68spese e acquisti vari 22.853,02altro 3.499,19

totale 466.750,89Passivo al 31.12 di euro 13.544,05

La parrocchia possiede anche un mutuo da ammortizzareche al 31.12 era di 56.618,62

CimoneLa parrocchia presentava un utile al 31.12.2006 di euro 16.476,96

(nel prossimo bollettino verrà pubblicato il bilancio definitivo)

Garniga TermeLa parrocchia presentava un passivo al 31.12.2006 di 617.202,12

(nel prossimo bollettino verrà pubblicato il bilancio definitivo)Chi volesse aiutare le parrocchie

può farlo versandoil proprio contributo

in banca sul conto corrente delle parrocchie stesse.

Se vuoi aiutare a pagare il debitodella chiesa di Garniga Terme puoi

farlo acquistando il DVD di presentazione della Chiesa stessa

(DVD preparato da Telepace)o la catenina a forma di crocetta

che vedi nella foto(li trovi in chiesa a Garniga Termeo nell’ufficio parrocchiale di Aldeno

al costo di 10 euro ognuno).

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Con questo numero del bollettino la redazione intende dare voce ai religiosinativi delle nostre parrocchie. Iniziamo con una lettera inviataci da suorAncilla Peterlini, nativa di Aldeno, che nell'autunno del 2006 ha festeggiato50 anni di consacrazione. Con un gruppo di parenti ed amici, il parroco, hapartecipato alla celebrazione presso il monastero. Suor Ancilla oggi vive nellaclausura del monastero della Visitazione di Salò (BS).

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I cresimati nell’anno 2006

Preghiera di un genitore per i cresimandi

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Dio Padre,dammi un figlio che siaabbastanza forteper avere coscienza delle sue debolezze;abbastanza bravoper riprendersi quando avrà paura;un figlio che sappia accettare con fierezzauna disfatta onorevole, ed essere umile e generoso nella vittoria.Dammi un figlio, che ti conoscae sappia che la conoscenza di Teè la pietra angolare della sapienza.Te ne prego, o Dio!Non condurlo per vie facili,ma piuttosto, per sentieripieni di difficoltà e di ostacoli.Insegnagli a restare in piedi nelle tempeste,e a mostrare compassione per quelli che cadono.

Formami un figlio di cuore puro,con aspirazioni elevate,che sappia essere padrone di sé,prima di voler padroneggiare sugli altri;che sappia ridere,senza dimenticare come si piange,che tenda all'avvenire,senza perdere di vista il passato.E quando avrà tutto questo,aggiungigli, te ne prego,sufficiente buon umore,perché resti sempre sensibilesenza mai prendere le cose sul tragico.Dagli l'umiltà, perché ricordi semprela semplicità della vera grandezza,la comprensione della vera sapienzala mansuetudine della vera forza.Allora io, suo padre,oserò mormorare a me stesso:"non sei vissuto invano"!

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La famiglia: una risorsa per i nostri tempi

La famiglia era, è e sarà sempre un bene prezioso della nostra società cristiana esociale. Nonostante negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento ead una trasformazione individualistica, nonostante le mille difficoltà di casa,

lavoro, figli, rapporti umani, molte famiglie "tengono" ancora e rimangono il rifugioideale per ognuno di noi.Se pensiamo alle difficoltà che ogni coppia, ogni figlio, ogni persona trova nei rap-porti familiari, verrebbe istintivo pensare ad una famiglia che scoppia. Ed invece inquesto splendido nucleo si trovano delle risorse straordinarie! Di crescita, di acco-glienza, di affettività che ci aiutano a superare qualsiasi difficoltà. Se ci guardiamoattorno non riusciamo a trovare un luogo più accogliente e più vero della propriafamiglia.Anche la società si è accorta di quale importanza abbia quest'istituzione e ha cercatodi creare un ambiente sempre più familiare per aiutare il malato, il solo. La famigliadiventa così una scuola di umanità e di socialità, di amore e di attenzione, sembraquasi una scuola artigianale dove l'arte si apprende per imitazione, dove ognuno èmaestro e alunno nello stesso tempo e non è una scuola di lezioni, ma una scuola diesperienza.Ecco perché anche il confronto fra famiglie diventa una risorsa ed una ricchezza pertutti noi perché il confronto, amichevole o contrastante che sia, diventa una crescita.Credere nella famiglie e nella sua centralità è vivere la vita con amore, accoglienza,fedeltà e perdono insieme alle persone che quotidianamente ci accompagnano.

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Cronache e piccoli episodi vissuti

da un chierichetto,anni "quaranta"

Capita di soffermarsi a volte, nel corso della giornata,a pensare a fatti, anche insignificanti, vissuti nellagiovinezza, e li vedi nitidi, come accaduti il giorno

prima.Ma è chiaro che ciò avvenga quando una persona ha matura-to una certa età, quindi propensa a riflettere sul passato.Colgo lo spunto per ricordare ancora i miei trascorsi dachierichetto.Prima domenica di maggio, una fra le feste "grandi", dedicata all'Immacolata, in cui sisuonavano tutte e cinque le campane: Modesto - Maria - Giuseppe (Bepo) che annun-ciava la morte di una persona - Zeno per la scuola - Giorgio, la piccola. Era la sagra delpaese, che si distingueva fra l'altro dalle altre domeniche per la presenza di un venditoredi piccole cose: castagne secche, bagigi, rotolini di liquirizia, carruba, confetti colorati,trombette di carta che si rotolavano e srotolavano, il tutto distribuito su un piccolo tavo-lo collocato sotto i castagni.Altra ghiotta occasione per assaggiare il gelato confezionato dalla sign.ra Elisa Nicolodi,chiamata familiarmente "la Lisa". In casa preparavano il pane dolce "brazadel o pambom", una ghiottoneria di cui ricordo ancora il delicato profumo e sapore.L'aspetto religioso della giornata: era la processione al pomeriggio, in cui era consuetu-dine, e motivo di orgoglio per i coscritti, portare la statua della Madonna. Partecipavanoil gruppo bandistico, il coro, i vigili del fuoco e le Autorità, fra cui il Podestà.Un particolare mi è rimasto impresso: la grande affluenza di fedeli che dava corpo allaprocessione era tale che, nel momento in cui la parte iniziale rientrava in Chiesa prove-nienti da via A. Gottardi, gli ultimi, stavano ancora transitando dal ponte sull'Arione checollega piazza Garibaldi.Come sono cambiati i tempi! Oppure… Nel gruppo chierichetti si osservava una gerar-chia: il più anziano aveva il diritto di portare il turibolo e, a sua discrezione, sceglieva chiteneva la navicella con l'incenso. Per reperire la brace, specie nel periodo delle "quaran-t'ore", la mattina verso le 5 ½ si trovava il fuoco acceso in casa di Rossi Agabito.Nel corso delle varie funzioni con esposizione del Santissimo, o alla celebrazione dellaMessa, il sagrestano (monech) riportava in sagrestia ostensorio, pisside, calici ed altrioggetti sacri, avendo cura di tenere la mano coperta da una salvietta di tela bianca. Nonsi potevano infatti toccare tali oggetti con mani nude, ad eccezione del sacerdote.Osservai che il sagrestano, posti sul bancone gli arredi, li collocava negli armadietti senzacurarsi di usare la salvietta. Mi dissi: "È possibile che lui si prenda certe libertà che a noinon sono concesse?" Un giorno che tali oggetti erano rimasti sul bancone temporanea-

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mente incustoditi, mi presi la licenza di accarezzarli. Non successe nulla e, soddisfatto,tornai a casa.Nel corso della S. Messa il chierichetto versava il vino santo e l'acqua nel calice, conte-nuti nelle ampolline, mentre il sacerdote bisbigliava in latino delle preghiere. Il vino, nelmomento che entrava nel calice, emanava un profumo che ti inebriava. Motivo stuzzi-cante per assaggiarlo, nonostante il divieto assoluto. La tentazione era talmente forte cheun giorno, pensando di non essere osservato, presi l'ampollina e ne sorseggiai un pochi-no. "Ottimo!" dissi fra me.Ma la cosa ebbe un seguito. Una sera, dopo cena, presente tutta la famiglia, bussaronoalla porta di casa mia. "Oh, chi si vede! Il sig. Parroco (don Orsi). Prego, si accomodi".Il parroco, fra un sospiro e l'altro, spiegò che il motivo della visita riguardava Danilo e ilcomportamento non corretto da chierichetto. Con tono grave, inframmezzato da sospi-ri, disse infine che ero stato visto bere dall'ampollina il "vino santo".In quel momento avrei voluto essere invisibile, svergognato di fronte a tutti e combat-tuto interiormente per capire chi poteva essere stato lo spione.Ancor oggi, quando questo fatto torna alla mente, avverto una certa ansia e, sotto sotto,un po' di vergogna… Certo ne è passato del tempo, più di sessant'anni… Ma quando inchiesa, durante la S. Messa, osservo i chierichetti attorno all'altare, mi sembra di scorge-re nei loro sguardi, nei loro quasi impercettibili segnali e movimenti, lo stesso entusia-smo, la stessa dedizione, concentrazione e, perché no, la medesima "astuta, fanciullescafurbizia" di noi, chierichetti degli anni '40. Magari non sempre attenti al cerimoniale, masi sa…

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WWW.tidroghianchetu?C’è molta preoccupazione per l’aumento del consumo di droghe leggere, e non, tra i gio-vani.Le notizie che leggiamo ogni giorno sui quotidiani, e quelle che vengono da vari servizigiornalistici alla TV, mettono in evidenza un quadro sempre più allarmante.Cosa ne pensano a tal proposito i giovani di Aldeno, Cimone e Garniga Terme? Lanostra comunità è immune a questa problematica o no? Abbiamo cercato di parlarnecon alcuni ragazzi e ragazze dei nostri tre paesi. Si è aperto un acceso dibattito sull’usodi droghe da parte dei giovani e sulle dimensioni del fenomeno:- È opinione comune che circa il 60% dei giovani tra i 15 e i 22 anni abbia provato o fac-

cia uso di droghe leggere;- La maggior parte dei ragazzi ritiene che “fumare una canna” non sia così grave, l’im-

portante sta nel non eccedere nell’uso;- Mentre a Cimone e Garniga Terme risulta difficile procurarsi “fumo”, ad Aldeno sem-

bra più facile, basta conoscere le persone “giuste” o in alternativa fare riferimento aTrento;

- L’uso di droghe pesanti (ecstasy ecc) non è escluso, anche se in quantità minore rispet-to alla cannabis.

Questi gli spunti più significativi emersi, riguardanti la nostra realtà, con l’invito a tutti ariflettere…

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Verso un più grande amoreLettera di Quaresima 2007

Il nostro Arcivescovo indirizza a tutti i cristiani dellanostra diocesi una lettera quaresimale con l’invitoa vivere questo periodo come tempo di grazia

per approfondire la meditazione, la preghiera e ilnostro impegno nella carità. Due sono i punticentrali su cui il nostro vescovo riflette:

1. Riscoprire e vivere l’amoreL’amore di Dio è la misura del nostro amore…”E’evidente che se questa è la misura del nostroamore al prossimo, abbiamo bisogno ancoradi un lungo cammino per colmarla. Ciò nondeve scoraggiare, ma esortarci a non restareimpassibili di fronte alle proposte quaresimali.La celebrazione eucaristica sarà ancora una voltala fonte che sostiene l’itinerario e che lo ispira. La Messa non potrà, quindi, essereridotta a un puro obbligo rituale o a un gesto ripetitivo, ma dovrà diventareriscoperta della sua piena dinamica. Sarà opportuno, continua l’arcivescovo, ricor-dare che la santificazione della domenica non si riduce alla semplice parteci-pazione alla santa Messa

2. Vivere la carità con la Chiesa locale missionaria Il cammino di autenticità domanda che ci si sintonizzi con la comunità diocesana,superando fazioni di appartenenze isolazioniste e mettendo a disposizione di tuttala Chiesa locale la diversità dei carismi che il Signore le concede costantemente abeneficio di tutti. L’esperienza della Quaresima deve essere un momento di fortecrescita nel senso della fraternità. Oltre il senso della comunione, ma ad essoindissolubilmente legato, vi è il dovere della missione, sia verso coloro che purbattezzati conoscono poco l’amore di Dio, sia verso quelli che ancora non sonostati raggiunti dal suo annuncio.Rinnovo a voi tutti l’augurio di una Quaresima ricca di accoglien-za della Parola di Dio, di attiva partecipazione ai Sacramenti, dicrescita spirituale nella fede, nella speranza e nella carità. Unitonella preghiera allo Spirito Santo perché illumini ciascuno di noi,vi accompagno con la mia benedizione.

+ Luigi BressanArcivescovo di Trento

di MMoonnss.. LLuuiiggii BB

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Lavori di sistemazione della chiesetta Garniga Vecchia

intitolata alla Madonnadel Rosario

La chiesetta situata nella frazione di GarnigaVecchia del Comune di Garniga Terme è statacostruita nella metà del 1960 dopo che per l’al-

largamento della strada che portava alla localitàCoseri era stata demolita la vecchia cappella frazio-nale.Particolarmente frequentata da numerosi turisti evilleggianti in occasione delle messe domenicali deimesi estivi, nel corso degli anni, il tempo e la scarsamanutenzione hanno visto il progressivo deteriora-mento estetico.In occasione del ripristino, dopo un pausa di alcunianni, della celebrazione della Santa Messa ogniprimo venerdì del mese alle ore 18, il comitato “Orside Garniga Vecia” ha pensato di dare inizio ai lavo-ri di manutenzione straordinaria realizzati con l’aiu-to della parrocchia e della comunità.Il lavori comprendevano la sistemazione del tetto, larealizzazione delle lattonerie, la sistemazione del-l’impianto elettrico, la tinteggiatura esterna ed inter-na, la posa della pavimentazione esterna, il rifaci-mento dei serramenti e delle vetrate, la sistemazionedei rivestimenti esterni in legno, la realizzazione del-l’impianto di riscaldamento, l’acquisto dellaMadonnina, il restauro del quadro rappresentante laMadonna.I numerosi volontari, circa 30 persone per un tota-le di 500 ore di lavoro e le offerte raccolte in occa-sione della Festa degli Orsi, pari a circa 5000,00Euro, sono stati un valido contributo per portare atermini questo progetto; questa è la dimostrazionedella forte vicinanza da parte di tutta la frazione allachiesetta dedicata alla Madonna del Rosario.Un grazie particolare va rivolto anche alle personeche hanno lavorato gratuitamente, e alle imprese chehanno fornito materiali e manodopera.

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Le poesie di Don Valerio

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Pozada a le ringhiere via a la ciesala zent ogni dominica de serada le scalete, en pè, fin zo a la pesa,la se binava come en dì de fera;e che divertiment sul nos spiazalgòderse na partida de brazal.

Da ‘n font e ‘n zima i bravi baloneride colp o a sbalz i se pareva ‘l balom,i ghe coreva ‘ncontro sì lizerida no mancar en de nissum cantom.E i era colpi sechi e driti e misuraiche i zòghi bèi no i se finiva mai.

Su la scagnela el batidor l’è ‘n re.Co’ ‘n gesto bèl, ‘l brazal sora la testa,la gamba alzada e ‘n salterel endré,e via senza vardar en do’ che ‘l pesta‘ncontro al veciot che ‘l ghe lo buta a mam:sto chi l’è ‘l zòc del balom a coram:

Me sento ancor entusiasmarme dentco i oto zugadori en giaca bianca,co i batimani e i urli de la zentche se no i salta dentro pòc ghe manca,perché ‘l moment de véder en paessenza ste rogne e ‘nsema, l’è ades.

Ricordo na partia meravigliosa,tirada sempre sui quaranta pari,col segnador che ‘l beve na gazosae ‘l cria soto ‘l cordim i ponti ciari.E po’ ai vinzidori dal contenti gà emporporà ‘n brazal d’arzent.

Caro vecio brazal su la credenza,te me ricordi glorie del passà.Se sempre no te spolvero, pazienza,l’è perché ‘l temp de farlo no sel gà.Ma quando i me domanda: -cossa èl?- - Sto chì, rispondo, l’era ‘l zòc pù bel!-

Ancòi la piaza de la Ciesa l’è ‘n saloto, come ‘n tapet de scachi ciari e scuri. Bisogna narghe en ponta de pè e parlar sotovoze.

Stiani se zugava al balom, ala palota e a corer drio. E gh’era tanti mateloti.

El brazal

El capitelAl bivio el Capitel de la Madonal’è tut fiorì de fiori de campagna:mazi ligài e fati su a la bonade margherite e bòtoi d’erba spagna,e ciufi de ferghiz color del zielche i fa risplender tut el Capitel.

Ocieti bei curiosi su la stradache i varda ‘l mondo che fioris en tera,che i varda tanta zent empolveradache passa en mez ai fior de primavera,

e po’ i se ferma e i tira zo bel beldavanti a la Madona el so capel.

Par nugole de bianc i zireseri,goze de nef cascade chissà quandei biancospini drio a sti sinteri,e fiori e fiori a brazi ed a ghirlandeen te ogni fòs, vanezza e muredelen fin quassù ai pèi del capitel.

…L’è tut ‘n altar el mondo a la Madona,l’è tut en Capitel fat su a la bona.

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La morte di Welby“Nel periodo natalizio sono rimasta sgo-

menta, non credo a torto, dalla decisioneassunta dai vertici della Chiesta Cattolica dinegare le esequie religiose al signorPiergiorgio Welby. Troppo lungo e com-plesso sarebbe in questo momentoaffrontare le argomentazioni, pur sempreimportanti, legate all’aspetto medico edetico, e mi limito, pertanto, - anche in lineacon la natura del bollettino-, a chiedere sealtre persone si siano o meno riconosciutein detta decisione.A parere di chi scrive la scelta presa dai ver-tici religiosi è andata in rotta di collisionecon un sempre provvidenziale senso di pietàche dovrebbe albergare in ogni cristiano (e amaggior ragione in chi ci propone un esem-pio da seguire e un insegnamento da farenostro) e con una, per essere molto prag-matici, lungimiranza di cui la Chiesa nei se-coli ha sempre dimostrato grande e oppor-tuna padronanza.C’è da chiedersi come mai in questa occa-sione si è stati così ciechi e sordi alle eco cheprovenivano da più parti e si è contribuito acreare un caso anche politico. Perché i cat-tolici hanno dovuto in quest’occasioneimparare la morale da chi si professa aperta-mente laico o addirittura anticlericale (gli

stessi che non hanno esitato a invocare,forse anche solo strumentalmente, la pietasreligiosa). Personalmente ho molto apprez-zato i commenti di alcuni intellettuali di si-nistra che senza insistere con toni accesi, opeggio sprezzanti, hanno però messo inrilievo la superficialità con cui i vertici reli-giosi hanno cercato di mettere in sordina unproblema non certo marginale.Mi chiedo, in particolare, quali paure volevaesorcizzare il Clero e quali sono state leeffettive convinzioni che hanno portato aduna simile determinazione che si pone inaperto contrasto con il comune sentire dellacollettività cristiana.Alle invocazioni dei molti e alla richiestaesplicita di una madre cattolica e praticante,ma al tempo stesso rispettosa delle con-vinzioni morali del figlio, la Chiesa harisposto con uno stringato comunicato se-condo cui: “il Vicariato di Roma precisa di nonaver potuto concedere tali esequie perché, a differen-za dai casi di suicidio nei quali si presume la man-canza delle condizioni di piena avvertenza e deli-berato consenso, era nota, in quanto ripetutamente epubblicamente affermata, la volontà del Dott.Welby di porre fine alla propria vita, ciò che con-trasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismodella Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)”.

Depositatei vostri

interventinella

cassetta delle lettere

della canonica.Invitiamo tutti fin

da ora a proporre nuovi

argomenti che potranno

essere oggetto dei prossimi

bollettini.

Con questo numero del bollettino dedichiamo unospazio al dialogo e al confronto con i lettori.La pagina, per questa volta ancora un po’ spoglia, ciauspichiamo possa ben presto accogliere i vostrinumerosi interventi a riprova del fatto che i destinata-ri di questo bollettino non sono lettori meramentepassivi.In questi giorni siamo stati sollecitati con una letterafirmata che è arrivata in canonica. La lettera, cheriportiamo di seguito, ci invita a intraprendere un dia-logo epistolare su argomenti che coinvolgono la collet-tività.Invitiamo tutti coloro che lo desiderano a esporre le loro riflessioni coninterventi brevi, anche critici ma sempre e comunque con il propositodi dar vita ad un dialogo costruttivo.La redazione sceglierà e pubblicherà solo interventi firmati – pur assi-curando a chi lo desidera l’anonimato -, ed è autorizzata fin d’ora aridurre, qualora troppo lunghe, le lettere pervenute.

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llee lleetttteerreeLe parole conclusive del comunicato: “Nonvengono meno però la preghiera della Chiesa perl’eterna salvezza del defunto e la partecipazione aldolore dei congiunti” sono davvero una scarsagiustificazione di fronte al dolore di chirimane.Dobbiamo noi cristiani accettare che sineghino il conforto di una cerimonia reli-giosa non tanto e non solo al defunto, quan-to soprattutto a chi rimane e favore deiquali il funerale rappresenta un ineliminabilemomento consolatorio per l’elaborazionepersonale e collettiva del dolore dovuto aldistacco.Possiamo accontentarci e ritenere suffi-ciente l’invocata sottile e capziosa di-stinzione tra colui che non fa nascondimen-to del desiderio di porre fine alla propriaesistenza, per essere da anni assalito da uncontinuo dolore e accompagnato dallastanchezza dovuti alla malattia fisica, e queisuicidi che con lucida determinazione met-tono in atto tutte le condotte atte a causarela propria morte (quale è esattamente il

momento temporale in cui anche il suicidaperde il controllo di sé?). Se la Chiesa intempi recenti ha deciso di officiare ancheper i suicidi le esequie religiose superandodisposizioni dottrinarie fino a poco tempoprima ritenute assolute, questo ulteriore di-stinguo non ha ragione di essere.A parere di scrive meno clamore e minoreriprovazione avrebbe avuto una denuncia,anche severa certo verso un comportamen-to ritenuto contrario alla dottrina cattolica,cui fosse però seguita la decisione di con-cedere anche a quest’anima il saluto reli-gioso.Se la Chiesa ha così cercato di coprireragioni diverse ed ulteriori rispetto a quelledottrinarie - penso al timore che vi sianopossibili atti di emulazione, o più realistica-mente, al timore di una deriva permissivista(eutanasia, aborto terapeutico etc,), l’effettoche ne è conseguito non ha dato un’imma-gine coerente della Chiesa e ha disorientato“i liberi pensatori” che pur si riconoscononell’insegnamento del Vangelo”.

La macchina e il sabato seraBere troppo fa male: non solo a te!Mamma… sono uscita con amici. Sonoandata ad una festa e mi sono ricordataquello che mi avevi detto: di non bere alco-lici. Mi hai chiesto di non bere visto chedovevo guidare, così ho bevuto una Sprite.Mi sono sentita orgogliosa di me stessa,anche per aver ascoltato il modo, in cui, dol-cemente mi hai suggerito di non bere sedovevo guidare, al contrario di quello chemi dicono alcuni amici. Ho fatto una sceltasana e il tuo consiglio è stato giusto.Quando la festa è finita, la gente ha iniziatoa guidare senza essere in condizione di farlo.Io ho preso la mia machina con la certezzache ero sobria. Non potevo immaginare,mamma, ciò che mi aspettava…Qualcosa diinaspettato! Ora sono qui sdraiata sull’asfal-to e sento un poliziotto che dice: “Il ragaz-zo che ha procurato l’incidente era ubria-co”. Mamma la sua voce sembra così lonta-

na…il mio sangue è sparso dappertutto esto cercando con tutte le mie forze, di nonpiangere. Posso sentire i medici che dicono“Questa ragazza non ce la farà”. Sono certache il ragazzo alla guida dell’altra macchinanon se lo immaginava neanche, mentreandava a tutta velocità. Alla fine lui ha deci-so di bere e io adesso devo morire…Perchéle persone fanno tutto questo, mamma?Sapendo che distruggeranno delle vite? Ildolore è come se mi pugnalasse con centi-naia di coltelli contemporaneamente. Dì amia sorella di non preoccuparsi, mamma dìa papà di essere forte. Qualcuno doveva direa quel ragazzo che non si deve bere e guida-re…forse, se i suoi glielo avessero detto, ioadesso sarei viva…La mia respirazione si fasempre più debole e incomincio ad averepaura…Questi sono i miei ultimi momenti.E mi sento così disperata…Mi piacerebbepoterti abbracciare mamma, mentre sonosdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirtiche ti voglio bene per questo…Ti vogliobene…e addio”.

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Ci sono Paesi dove i prezzi dei prodottinon li decide chi produce, ma li fannole grandi imprese. E’ questo senza guar-

dare i diritti dei contadini e al fatto che il prez-zo corrisposto per il loro lavoro sia adeguatoal costo della vita.I prezzi del cotone in Perù sono fermi a 10anni fa, mentre il costo della vita sale sempredi più. La situazione è la stessa per milioni dialtri contadini di tutto il mondo. Il cacao delNicaragua, il riso della Thailandia, le bananedell’Equador, ovunque le grandi imprese cer-cano di trarre il massimo profitto dalle produ-zioni locali, pagandole pochissimo.Si chiama “sfruttamento”, come denuncianole grandi organizzazioni che si occupano diCooperazione Internazionale.Eppure la soluzione ci sarebbe = comperaredirettamente dai piccoli produttori, senza

in te r med ia r isenza aziendedi mezzo,pagando il giu-sto prezzo peri loro prodotti.In altre parole,fare un com-mercio “equo es o l i d a l e . ”C o m p r a r e

caffè, cacao, tovaglie, oggetti di artigianatodirettamente da chi li produce e rivenderli inItalia senza speculare.Altromercato e qui da noi, in TrentinoMandacarù, le più grandi associazioni italiane,(anche attraverso la Coop) che si occupano diquesto commercio con giustizia.Una soluzione giusta ma anche più intelligen-te: se il contadino viene sottopagato per la suaproduzione, nel giro di pochi anni, andrà inperdita e dovrà vendere il suo terreno, rinun-ciando anche a quel poco che gli fruttava. Seinvece viene pagato correttamente, avrà ifondi necessari per acquistare nuovi macchi-nari, per mettersi in cooperativa con altri pro-duttori e lavorare sempre meglio. Non si trat-ta di beneficenza, ma di un progetto per

migliorare les i t u a z i o n inel Sud delmondo.Da quì “equo”, perchégiusto, “solidale”perché contribuisce asollevare l’economia di interi paesi.o Il concet-to è chiaro e piace sempre di più. Sono circa 6milioni le persone che in Italia comperano iprodotti (Altromercato, Botteghe del mondo,Transfair sono solo alcuni marchi) venduti inpiù di 500 negozi specializzati e in 400 super-mercati.Un mercato da 100 milioni di Eurol’anno, la cui fetta sostanziosa (e qui sta la dif-ferenza) non finisce a ingrossare i bilanci dellemultinazionali, ma a costruire case, scuole,ospedali nelle regioni del Terzomondo, graziea progetti di Cooperazione.L’equo-solidale è sempre più un fenomenosociale. La fiera “fai la cosa giusta” registra ilpieno di visitatori e scuole e sono sempre dipiù i consumatori che per i regali di Natalescelgono prodotti “buoni e giusti” e nellemense scolastiche in 100 comuni d’Italia siconsumano regolarmente cibi “equo-solidali:banane e snach al cioccolato, certi che dietroquell’acquisto non c’è né sfruttamento, nélavoro minorile.Cosa si può comperare? La scelta dei prodottiè sempre più vasta: biscotti con gocce di cioc-colato messicano, succhi di frutta cubani, qua-derni del Bangladesh, soprammobili e vestia-rio dall’India, creme dalla Thailandia; tuttiprodotti secondo le regole del “Fair Trade”ovvero il rispetto dei diritti umani e una giustaripartizione dei guadagni. Il costo di questiprodotti è uguale agli altri e la qualità è anchemigliore perché proviene da coltivazioni bio-logiche. Se i produttori “barano” vengonoesclusi dal circuito di vendita. Questi prodotti,sono in piccola parte presenti anche nellanostra cooperativa di Aldeno, altrimenti sipossono trovare nel nuovo negozio in piazzaFiera a Trento , angolo via Tre Novembre (exCassa Rurale di Trento).

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BATTEZZATI AD ALDENO

BATTEZZATI A GARNIGA TERMEZanlucchi Cristian 21.01.2007Maevscaia Victor 21.01.2007

MATRIMONI A GARNIGA TERMECont Antonio - Martinelli Daniela 09.12.2006

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GIOVEDI’ SANTOSanta Messa in «Cena Domini» con la lavanda

dei piedi alle ore 20 ad Aldeno e Garniga Terme

VENERDI’ SANTOPassione del Signore alle ore 15 ad Aldeno e Garniga Terme

alle ore 20.00 Via Crucis a Garniga Terme

SABATO’ SANTOSolenne veglia Pasquale

alle ore 19.30 a Garniga Terme e alle 21.30 ad Aldeno

DOMENICA DI PASQUACome festivo

PASQUETTACimone Ore 9.30Garniga Terme Ore 10.30Aldeno Ore 10.45

ORARI PARTICOLARI PER LA SETTIMANA SANTA

Come festivo. Alle ore 20.00 ad Aldeno S. Messa con lettura della passione animata dalla filodrammatica

ORARIO DOMENICA DELLE PALME

Beozzo Alessandra Melissa 08.12.2006Beozzo Valentina Naysha 08.12.2006Chesta Alessandro 08.12.2006

Comai Aurora 04.02.2007Baldo Rosasofia 04.02.2007Manica Angelica 04.02.2007Asaro Mirko 04.02.2007Bisesti Julian 10.02.2007

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Elda Lucianer in Baldon. 29/11/1919 6/2/2007

Erminia Lucianer v. Contn. 11/3/1917 7/12/2006

Luigia Alotti v. Larentisn. 25/7/1910 21/1/2007

Immacolata Maria Ricchiutov. Rotondo

n. 16/12/1919 2/2/2007Anna Larentis v. Endrighi

n. 27/12/1927 26/1/2007Mirella Comper in Cont

n. 2/7/1944 25/10/2006

Oliva Coser v. Frizn. 24/3/1923 12/1/2007

Augusta Lorandi v. Piffern. 21/3/1911 20/12/2006

Vito Carbonarin. 25/6/1922 23/10/2006

Walter Dallapiazzan. 3/9/1947 25/11/2006

Lida Peterlini v. Contn. 11/8/1919 22/11/2006

Luigino Bisestin. 27/10/1940 15/2/2007

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Rina Vettori n. 13/5/1914 14/10/2002Federico Vettori n. 11/4/1912 13/1/2007

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Si chiede anticipatamente scusa per eventuali dimenticanze. Per i prossimi bollettini, se qualche familiare o conoscentevolesse scrivere un pensiero per il defunto, è pregato di consegnarlo in parrocchia.

Maria Coser n. 14/4/1935 8/1/2007

Defunti nati ad Aldeno e residenti in altre parrocchie

Valerio Baldo

Erina Cont

Giulio Larentis

Angelina Mosna n. 11/7/1908 2/2/2007

Le cose che Dio non vi chiederà in quel giornoDio non chiederà che genere di automobile hai guidato. Chiederà quante persone hai guidato e che non avevano guida.

Dio non chiederà di quanti metri quadri era la vostra casa, chiederà quante persone avete accolto favorevolmente nella vostra casa.

Dio non chiederà notizie sui vestiti che avete avuto nel vostro armadio, chiederà quante persone avete contribuito a vestire.

Dio non chiederà quanto alto era il vostro stipendio. Chiederà se siete scesi a compromessi per ottenerlo.

Dio non chiederà quale era il vostro titolo di studio. Chiederà se avete fatto il vostro lavoro al meglio delle vostre capacità.

Dio non chiederà quanti amici avete avuto. Chiederà per quante persone siete stato un amico.

Dio non chiederà con quale vicinato avete vissuto, Lui chiederà quale cura avete avuto per i vostri vicini.

Dio non chiederà quale era il colore della vostra pelle, chiederà notizie sui vostri sentimenti e sul vostro carattere.

Dio non domanderà perché vi ha presi così a lungo per cercare salvezza.Lui vi porterà amorevolmente alla vostra casa in Paradisoe non alle porte dell’inferno.

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Carnevale all’oratorio!Da gennaio, ogni sabato pomeriggio e sera, animatori eragazzi (con la speciale supervisione di Don Daniele) doposi ritrovano per dar vita al recital che a maggio farà il suodebutto…Sabato 17, però, le prove sono saltate…Perché? Come per-ché?! È arrivato il carnevale! Come tradizione è stata organiz-zata una festa nella palestra delle scuole medie dove musicae mascherine hanno animato la giornata.Non è mancata la tombola con i suoi speciali protagonisti: loscoiattolo volante, l'iguana, l'ariete (il coniglio gigante) e ifantastici mandarini (una coppia di uccellini) insieme apesciolini, tartarughine, criceti, coniglietti, porcellini d'india etanti altri premi invitanti e sospirati dai bambini.Durante la tombola, una giuria di animatori, ha valutato lemascherine secondo diversi criteri.

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VENGONO PREMIATI:- Premio "originalità":

Denny Bridi-5°elem-fetta di anguriaPiero Rossi-3°elem-lattinaNicolò Cont-4°elem-E.T.

- premio "dolcezza":Maddalena Martinelli-2 anni-Biancaneve

- premio "particolarità":Eleonora Rossi-4°elem-induista

- premio "bellezza":Valeria Prada-5°elem-carabiniereJessica Coser-3°elem-folletto

La festa, poi, è proseguita nella mensa delle elementari,dove un gruppo di genitori ha preparato la cena, una deli-ziosa pasta al pomodoro seguita da dolci di tutti i tipi.Dopo l'abbuffata ragazzi, animatori, genitori e Don Danielehanno continuato a festeggiare nella palestra con musica edivertenti balletti di gruppo.Ringraziando tutti coloro che hanno partecipato, vi aspet-tiamo ancora più numerosi il prossimo anno.

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Proposte estate 2007Campeggio mignon: prima e seconda elementare a Garniga termeDa lunedì 18 a giovedì 21 giugno. Euro 50 (acconto Euro 20)

Settimana di formazione e divertimento per le superiori e oltreDal lunedì 25 giugno al sabato 30. Euro 100 (acconto Euro 50)

Campeggio elementari: dalla terza alla quinta a Tiarno di SottoDa sabato 4 agosto a domenica 12. Euro 150 (acconto Euro 50)

Campeggio medie: a Tiarno di SottoDa Lunedì 23 luglio a giovedì 2 agosto. Euro 180 (acconto Euro 50)

Per le famiglie: a Tiarno di SottoDa lunedì 13 agosto a sabato 18.

Incontro nazionale dei giovanicon il Papa a Loreto:dal 28 agosto al 2 settembre

IL SALDO DOVRÀ ESSERE EFFETTUATO ENTRO IL 31 MAGGIO 2007

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Nome e cognome

nato il

via paese

n° di tel

MIGNON

ELEMENTARIMEDIESUPERIORI

SALDO Euro

Euro 20

Euro 50firma di un genitoreo di chi ne fa le veci

MODULO DI ISCRIZIONE

ALL’ISCRIZIONE VERSO UN ACCONTO DI:

RITAGLIARE LUNGO LA LINEA TRATTEGGIATA

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