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Transcript

Passavo molto tempo sul terrazzo con Giovanni. Si stava bene lì, la ringhiera ricoperta di ruggine ci sembrava una gabbia di rame e io mi sentivo come un passero felice. Io e il passero per la verità non ci somigliavamo per niente, a parte il petto tremante e le guance gonfie come se avessero ingoiato il vento.Sul tavolo del terrazzo ricoperto di fiori dimenticavamo sempre qualcosa, a volte era una penna, altre volte era una foto.Stavamo lì a parlare, ogni tanto ci interrompevamo perché a lui piaceva il silenzio, e a me piacevano i gesti. Io mi strofinavo la faccia con un fazzoletto odoroso di foglie cadute, perché tenevo nella tasca del cappotto l'autunno con l'allergia. Lui giocava con i lacci delle mie scarpe. Ci capitava di aspettare la pioggia, ci riparavamo sotto il tavolo e stavamo lì anche due, tre ore, anche se avevo i compiti da fare, anche se squillava il telefono. Un giorno, un lunedì, Giovanni non mi chiamò, e così anche nei giorni successivi. Non capivo e facevo la vocina infantile quando parlavo con papà, per simulare la paura di averlo perso. Sul terrazzo ho legato le scarpe al tubicino di ferro, ho portato il tavolo in soffitta per non rischiare di dimenticare qualcosa, da sola.