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PRIMO PIANOJosè Alberto Mujica Cordano, il presidente “contadino”dell’Uruguay, è un libertario con radici nel Pel Paese

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Un tupamaro dall’Italia

D AL NOVEMBRE di cinque anni faalla presidenza dell’Uruguay, la cuiprima Costituzione risale al 1830, èstato democraticamente eletto Josè

Alberto Mujica Cordano, nato il 20 maggio 1935a Paso de la Arena, sobborgo di Montevideo,uno dei pochissimi casi al mondo, forse l’unico,di capo di Stato il cui ruolo istituzionale è calatoe diluito all’interno dell’uomo, fino aconfondersi, tanto densa e prodigiosa è la storiache promana dalla sua inequivocabile biografia,dalla semplicità disarmante delle suedichiarazioni, dal suo stile di vita, dalla suavisione del mondo che si traduce in precise sceltedi politica interna e soprattutto internazionale.

Mancava in Italia un libro che raccontassela storia di Mujica, due giornalisti italiani, NadiaAngelucci e Gianni Tarquini, hanno colmatoquesto vuoto con la prima biografia italiana,edita da Nova Delphi, «Il Presidente ImpossibilePepe Mujica da guerrigliero a capo di Stato»,un libro prezioso, attuale e storico nel contempo,orientato alla comprensione di quel che è statoil Novecento, il secolo delle rivoluzioni e dellatragedia di due conflitti mondiali.

Ha scritto Erri De Luca nella presentazionedel libro: “Pepe Mujica è il compagno cheognuno avrebbe voluto a fianco e che moltihanno conosciuto sotto diversi nomi. La suavicenda prima che politica è sentimentale, perchéfondata sul primo sentimento che affiora allacoscienza: la giustizia”.

Quando Mujica vide la luce, l’Uruguay eraun paese proiettato verso una positività diffusa,resa manifesta da uno sviluppo in espansione,da un’ospitalità costante che richiamavaimmigrati, rifugiati, dissidenti politici,rivoluzionari. Suo padre, Demetrio Mujica,originario di Muxica, nei Paesi Baschi, morìquando Pepe era bambino, la famiglia di suamadre Lucila Isabel Cordano, detta Lucy,proveniva dalla Liguria, Favale di Malvaro, unpiccolo paese dietro Rapallo, alle pendici delmonte Pagliaro, e arrivò in Uruguay, a Carmelo,per sfuggire alla povertà, alle asprezze di unaterra che non offriva nulla. Il primo ad arrivarefu il suo bisnonno, i Cordano erano contadinicome i Giorello, familiari della nonna maternaPaula. Visse una povertà dignitosa che ha fattola sua storia, Pepe Mujica, orfano, con la sorellaminore e la mamma a coltivare e confezionarefiori, senza mai smettere di studiare, il rapportocon la terra non poteva che uscirne rafforzato,la terra che riveste per lui un significato quasireligioso, laicamente inteso.

Ognuno è la sua storia, è per questo motivoche è nato il libro, ha detto Nadia Angelucci, perraccontare per intero la storia di Mujica, evitandodi far emergere soltanto quella parte soventestrumentalizzata e banalizzata dai media, cheplaudono e ironizzano sulla semplicitàdell’uomo, sulla sobrietà con la quale affrontavita e impegno politico, sulla spinta solidale afavore degli ultimi e il senso di giustizia chenutre il suo respiro, da quando ha memoria disé.

I due autori rintracciano le radici che hannoportato Mujica a essere presidente, le radici chehanno portato il “Frente Amplio” a esserevittorioso e le radici che, si spera, in questoambito dell’America Latina progressistaporteranno alle prossime elezioni, anche senzaMujica, questo paese ad andare avanti sulcammino delle riforme, sul tema dei diritti civili.Sulla concezione della sinistra contemporanea,Mujica si è pronunciato più volte, dichiarandoche vi sono almeno tre sinistre, quella deinostalgici che dicono esattamente le cose chedicevano cinquanta anni fa; quelli che sonosempre e comunque d’accordo con il mercato;c’è, poi, una terza sinistra che critica il mercatoper migliorarlo e lui si colloca in questa tipologia.

L’adozione del vocabolo “Tupamaros” risaleal 1965, quando venne inserito nei documentidel movimento; Mujica, arrestato una primavolta nel ’71 e ricatturato l’anno successivo,dopo il colpo di Stato militare del ’73 vennetrasferito in un carcere militare, in cui trascorse

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negoziazione tra il governo Mujica e imovimenti, viene fuori tutto il suo pragmatismo,lui sostiene: “Esiste il consumo di droghe, ilnarcotraffico in questo paese crea moltiproblemi, abbiamo avuto ottanta morti inregolamenti tra bande criminali e tre morti peroverdose, allora che cosa è forse piùpericoloso? Forse è meglio sottrarre al controllodelle bande criminali la produzione, ladistribuzione, la vendita della droga, piuttostoche lasciare tutto così e occuparsi soltanto direprimere”.

Gianni Tarquini, enunciando la complessitàdel libro, che affronta così tanti argomentirifuggendo dalla banalità, facendo parlare tantagente, tante voci, sposta l’attenzione di nuovosu Mujica contadino, che ha dimestichezza confiori e verdure, ortaggi, che ancora guida iltrattore; la sua, dice, è una storia di migranti, unramo della famiglia è italiano, gente costretta aemigrare, ad andare in una parte del mondo chenemmeno immaginava, arrivando non aMontevideo, ma in un paesino sulle sponde diquello che sembra un mare, in realtà è un fiume,quello che alcuni emigrati italiani, che Tarquiniha conosciuto, chiamano un mare sporco,dicendo di ricordare il mare italiano bellissimo edi ritrovarsi in un mare sporco che, però, hadato loro accoglienza. La sobrietà di Mujica, labicicletta messa da parte, a Tarquini ricordanosuo padre, suo zio, suo nonno contadini.

Dice il presidente “impossibile”: “Ioconsumo il necessario, ma non accetto lo sprecoperché quando compro qualcosa non lo facciocon i soldi, ma con il tempo della mia vita chespendo per guadagnarli, e il tempo della vita èun bene nei confronti del quale bisogna essereavari. Bisogna conservarlo per le cose che ci

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dodici anni in totale isolamento, chiuso sottoterra, privato di acqua, cibo, cure mediche,torturato. Il 14 marzo 1985 Mujica e altriTupamaros suoi compagni di lotta escono dalcarcere, indicono una conferenza stampa, egliprova a spiegare che cosa vuol dire essereTupamaros, che cosa sono la rivoluzione, illavoro, perché non bisogna odiare, che cosa èla giustizia secondo lui. Dopo avere illustrato ilprogramma conclude dicendo: “Questo èl’impegno che noi prendiamo, il futuro lo dirà,dirà se su questa cosa è valsa o no la pena e noisiamo già al futuro rispetto a questo, il futuro, inqualche modo, l’ha detto”.

Il Frente Ampio, coalizione di centro sinistrache racchiude un fronte politico esteso dallademocrazia cristiana fino alla sinistra più radicale,da una decina d’anni sta governando inUruguay, nel suo secondo mandato, ha sceltol’ex guerrigliero Mujica come presidente dellaRepubblica, eletto nel novembre 2009. Ilpresidente passa per essere, ricordava NadiaAngelucci, un uomo politico assai radicale,estremista, in realtà è un grandissimo mediatoreche promuove la negoziazione, le ultime leggisulla liberalizzazione della cannabis,sull’interruzione volontaria di gravidanza, sulmatrimonio egualitario, per tutte le coppie, nonsolo etero, ne sono la prova.

Queste leggi non erano nell’agenda politicadi Mujica e neanche della sua formazionepolitica di appartenenza, l’MPP (“Movimientode Partecipación Popular”), nascono da altreistanze, eppure sotto il governo di Mujica sonostate portate a termine rapidamente, in quantoistanze provenienti dalla società civile e daimovimenti uruguaiany, tentando di dare unsenso ad una cosa che esisteva. In questa

piacciono e ci motivano, questo tempo per sestessi io lo chiamo libertà”.

Uno dei motivi per cui Mujica diventapolitico e forse anche tupamaro, è la strutturadella terra del suo paese, spazi amplissimi,popolazione scarsa, per questo accoglievanotanti migranti all’inizio dell’altro secolo, nelperiodo in cui l’Uruguay era un paese laico,progressista, venivano accolti anche anarchiciin fuga dall’Europa, dissidenti, rivoluzionari.All’Uruguay ancora nel presente, nellasuddivisione internazionale, tocca la sorte diun paese che deve occuparsi di dare delle risorseagli altri, risorse provenienti dalla terra e questodiventa uno dei problemi in quello che vuoleessere un nuovo modello di sviluppo.

Mujica e i Tupamaros fanno dello scontropolitico non uno scontro di classe, ma unaconflittualità tra nazione e impero, hanno timoread usare di nuovo la parola “imperialismo”perché hanno vissuto sulla loro pelle losfruttamento delle risorse di una nazione da partedi altre nazioni. Il loro primo passo politicoimportante è il riscatto della sovranità nazionale,senza la quale non è possibile introdurrecambiamenti significativi nel proprio paese.

Nelle foto, Josè Alberto Mujica Cordano(in basso con la moglie Lucy Topolansky

durante una manifestazione a Montevideo)e, in alto, uno scorcio di Favale di Malvaro,

dietro Rapallo, il paese nataledi Lucia Cordano, madre del

“presidente contadino” dell’Uruguay

“Consumoil necessario, ma non

accetto lo sprecoperché quando

compro qualcosanon lo faccio

con i soldi, macon il tempo

della mia vitache spendo

per guadagnarli,e il tempo della vita

è un benenei confronti del quale bisogna

essere avari”

Promuove la negoziazione,è per l’interruzione volontaria

della gravidanza,per il matrimonio egualitario

fra tutte le coppiee per la liberalizzazione

della cannabis: “E’ megliosottrarre al controllo delle bande

criminali la produzione,la distribuzione e la vendita

della droga, piuttostoche lasciare tutto così

e occuparsi solo di reprimere”