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02 I Settembre 2018 CORRIEREIMPRESE

su terra, tagliandolo in maniera perpen-dicolare. E basta alzare lo sguardo pernotare vistose crepe laterali nel cementoe i ferri dell’armatura esposti e arruggi-niti. “Molti dei manufatti di nostra compe-tenza arrivano dalla vecchia Provinciadi Milano - riflette il presidente dellaProvincia di Lodi, Francesco Passeri-ni - e per avere analisi approfondite oc-correrebbero decine di incarichi profes-sionali. E’ evidente che si tratta di ope-razioni onerose, basti pensare che perun viadotto di primaria importanza laperizia può arrivare a 30/40mila euro,e dunque il nostro ente non è in gradoin questo momento di farvi fronte in maniera complessiva. Resta il fatto che,in caso di segnalazioni realmente signi-ficative e di dubbi concreti sullo statodi salute di un particolare ponte, i soldiper le verifiche li troveremmo anche acosto di contrarre debiti fuori bilancio”.Per ora dunque è possibile ragionare sulla base degli elenchi della Provinciadi Lodi, che comprendono ponti, via-dotti, cavalcavia, ponticelli e che indica-no il grado di vetustà e soprattutto il traffico ai quali sono sottoposte le infra-strutture. “Circa un terzo dei manufattiha una portata massima superiore a 108tonnellate, significa che ogni giorno so-no sottoposti a un traffico pesante”, ag-giunge Passerini. “Oggi la situazioneè sotto controllo - chiosa - anche perchéalcune delle strutture più importanti so-no nuove”. Sarà anche così, eppure i

della Via Francigena diretti a CorteSant’Andrea. Il traffico sul ponte dellaprovinciale è intenso, auto e tir corronoad alta velocità invogliati probabilmen-te dal rettilineo. Al netto di qualche trac-cia di umidità, a occhio nudo non si no-tano particolari segni di degrado, né per-correndo il manufatto a piedi, né sullastruttura sottostante. Ma basta fare qual-che metro e ci si imbatte in una stradinabianca di servizio, di quelle che condu-cono ai campi coltivati. La stradina pas-sa esattamente sotto il grande viadotto,nella parte in cui questo poggia ancora

PRIMO PIANO I SINDACI SOLLECITANO VERIFICHE MA LA PROVINCIA DI LODI NON HA RISORSE SUFFICIENTI PER PROCEDERE

Piloni “mangiati” dai fiumi e armature ormai arrugginite, ma non esiste una mappatura dei passaggi più a rischio

continua dalla prima pagina

dall’acqua battente che si rovescia sulsottosuolo dai buchi di scolo presenti nel ponte, ai quali in alcuni casi ormainon sono più agganciati i pluviali. Nonè l’unico problema, aggiunge un secon-do agricoltore, che racconta di come lacorrente abbia ormai “mangiato” un pezzo della sponda lodigiana (“avevouna strada di accesso che correva lungoil fiume, ora non c’è più”) e indica alcu-ni dei piloni centrali, in mezzo al fiume,in cui venuto meno il cemento di rivesti-mento si vede il ferro delle armature. Materiale per gli esperti, è bene sottoli-nearlo, sul quale non è possibile dare giudizi approssimativi. E così risalia-mo in auto, direzione Borghetto Lo-digiano. Sulla strada provinciale 125,passata la frazione di Vigarolo e vicinialle prime case di Graffignana, eccoil ponte sul Lambro, affiancato qual-che decina di metri più in là dalla passe-rella ciclopedonale con impalcato in ferro restaurata pochi anni fa dalla Pro-vincia. La base del ponte, immersa trai rovi, è difficile da raggiungere: più semplice allora attraversarlo cammi-nando sulle passerelle pedonali laterali.E questa non è certo una bella esperien-za. I guard rail sono vecchi e in parte ammalorati, i mezzi pesanti che corronoa forte velocità letteralmente ci sfioranoma quel che più preoccupa sono i bloc-chi in cemento sui quali camminiamo:rotti in più punti, tra le fessure cresconorigogliosi arbusti e sterpaglie e in alcunicasi il peso del nostro passaggio li fa muovere. In bella evidenza, in più punti,i ferri delle armature e addirittura in uncaso un pezzo di tondino di circa venticentimetri si è staccato. Tutti elementiche, esaminati dall’occhio del semplicegiornalista, portano a pensare che sareb-be necessaria una manutenzione, ma

non sono certamente indicatori dello stato di salute strutturale del ponte.Nascosto dai rovi è anche il cartello che,tra Borghetto e San Colombano, sullastrada provinciale 23, segna l’inizio del-la Provincia di Milano. Il cartello nonsfigurerebbe sulle bancarelle di qualchemercatino dell’antiquariato, il ponte sulLambro invece, a prima vista, apparein buono stato, con la strada che poggiasu una struttura in cemento armato. “Provate a camminarci sopra”, avverteperò un residente. E così lo ascoltiamo,puntando alla passerella collocata sullato sinistro (per chi proviene da Bor-ghetto), l’unica accessibile visto che l’accesso a quella posizionata sul latoopposto è sbarrato. Dopo pochi metrii lastroni in cemento si muovono (anchein questo caso tuttavia non significa cheil ponte non sia solido) e complice il vivace transito dei camion, le vibrazioniconsigliano di allungare il passo.Un altro cartello di confine è quello che,sulla strada provinciale 234 Mantovana,ci avverte che stiamo lasciando la Pro-vincia di Milano per tornare in Provin-cia di Lodi. Siamo a Orio Litta e a po-che decine di metri di distanza corro-no paralleli attraversando il fiume Lambro il ponte costruito per le autoe il ponte della ferrovia a binario uni-co, sotto il quale passano i pellegrini

Francesco Passerini Marcello Schiavi