Sennet L’uomo ar-giano
-‐ PARTE PRIMA Gli ar-giani -‐
RICONOSCIMENTO, VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
Modulo B Prof.ssa GIULIANA SANDRONE
A.A. 2015-‐2016
Chi è l’ar-giano?
Che cosa accomuna queste tre persone?
Sono tuN arOgiani, nel senso che sta loro a cuore il lavoro ben faTo, per se stesso
E’ necessaria la dedizione?
Se il falegname lavorasse più in freGa, potrebbe vendere più mobili …
Il tecnico di laboratorio potrebbe cavarsela demandando il problema al suo capo …
Se il direGore d’orchestra tenesse sempre d’occhio l’orologio, sarebbe invitato più spesso dalle orchestre stabili
Lavoro senza dedizione
Impegno strumentale SOpendio
L’ar-giano aspira alla qualità
Figura rappresenta-va di una SPECIFICA CONDIZIONE UMANA: quella del meTere un IMPEGNO PERSONALE nelle cose che si fanno.
IN TUTTI I CAMPI LA MAESTRIA TECNICA SI FONDA SU ABILITÀ SVILUPPATE AL MASSIMO GRADO
La dimensione sociale dell’ar-giano
Presso i greci l’arOgiano è il demiurgo (“δημιουργός” -‐ dēmiurgòs)
“δήμιος" (dèmios – del popolo) "ἔργον" (èrgon – lavoro)
Lavoratori manuali specializzaO Medici MagistraO Banditori…
OGGI
Comunità Programmatori
Linux
Dimensione “pubblica” persa dal periodo classico
(500 a.c circa)
Indebolimento della mo-vazione Come sOmolare la voglia di lavorare molto e bene?
ImperaOvo morale: lavorare per il bene della
comunità
La compeOOvità
Fallimento economia sovieOca
Causa: dirigismo
Eccezione: Giappone
La corsa alla tecnologia dei
cellulari
CompeOzione tra seTori:
fallimento (Erickson)
Causa: scarsa collaborazione
Eccezione: Nokia
Indebolimento della mo-vazione
New Economy
Retribuzioni sproporzionate
Nuove assunzioni: anzianità non è esperienza
Nuove assunzioni: lavoratori stranieri con retribuzione inferiore
Mancata riqualificazione del personale (licenziamenO e nuove assunzioni)
Scarsa premialità del personale
“L’e5ca del lavoro ben fa;o per il gusto di farlo propria dell’ar5giano non viene premiata o neppure notata”. (p.
43)
Talento vs esercizio Anche Mozart, prima di trascrivere le proprie musiche, le ripeteva molte volte nella propria mente
Importanza dell’esercizio e della ripeOzione
I rischi di una pedagogia e di una didaNca che, per Omore di annoiare, propongono sempre co se nuove ed ev i t ano qualsiasi Opo di ripeOzione
Ritmo soluzione-‐apertura problemi
Divorzio tra mano e testa
Dal XVIII° secolo le macchine minacciano l’aNvità dell’arOgiano
Il CAD oggi: potenzialità e rischi
Sollevare dalla faOca Sollevare dal pensare?
Renzo Piano preferisce la maOta
TaNle Relazionale Incompleto
Quali criteri di qualità? FORDISMO
Riforma del sistema sanitario britannico
ProduNvità misurata in r appor to a c r i te r i totalmente quanOtaOvi
Concorrenza ?
Il sapere tacito?
Dialogo conOnuo con l’esperienza?
Pensiero relazionale?
CompeOzione individuale
Background antropologico/religioso
Gesù falegname
Duplice anima ebraico-‐crisOana
Adamo ed Eva
La materia “vissuta” Oltre la materia
Alto medioevo (V-‐XI sec.) : l’arOgiano nel monastero
“Ora et labora” (BenedeTo da Norcia, 480-‐546 d.C.)
Il nuovo laboratorio Sviluppo delle ciTà ( XII°-‐XIII° sec.)
Il laboratorio arOgiano subisce una metamorfosi, diventando un luogo sacro e profano allo stesso tempo: nascono le gilde o le corporazioni medioevali di arO e mesOeri
Oltre il fascino roman-co
Il laboratorio è uno spazio produNvo in cui i problemi aNnenO all’autorità sono gesOO dai partecipanO in rapporO faccia a faccia
Laboratorio-‐casa dove non vigevano le norme della famiglia moderna fondata sui legami d’amore
Autonomia ?
La competenza del mastro
La boGega ar-giana del Medioevo
Nella boTega medievale le ABILITA’ TECNICHE conferiscono al maestro il diriTo di esercitare il comando. Egli agiva in loco paren5s ed era legato dal giuramento religiosamente sancito di migliorare le abilità dei giovani a lui affidaO. Questo contraTo proteggeva gli apprendisO dall’opportunismo dei loro maestri, che altrimenO avrebbero potuto sfruTarli come manodopera a buon mercato, senza che essi ne ricavassero alcun beneficio personale
IL MAESTRO ARTIGIANO
La boGega ar-giana del Medioevo
IL LABORATORIO
Al centro del laboratorio non vi sono solo le figure di chi comanda e di chi obbedisce ma anche le abilità tecniche come fonte di legiNmazione. Dei contraN apposiO regolavano la durata dell’apprendistato e il suo costo era corrisposto dai genitori del giovane
La boGega ar-giana del Medioevo
L’ APPRENDISTA
L’apprendista era tenuto, soTo un giuramento religiosamente sancito, a non divulgare i segreO
dell’arte del suo maestro
Il periodo di apprendistato durava seTe anni
Il periodo di lavoro salariato durava 4-‐10 anni
Realizzazione di «un’opera maestra»
Giudizio insindacabile del maestro
L’ar-giano nel Rinascimento
La separazione tra arte e arOgianato modificò quella relazione maestro-‐apprendista e i significaO stessi del lavoro. L’arte collocava l’arOsta in una posizione più autonoma di quella dell’arOgiano nella società, poiché l’arOsta rivendicava l’originalità delle sue opere, a differenza di quelle dell’arOgiano , in un certo senso più anonime
L’ arOgiano diventa arOsta
Benvenuto Cellini (1500-‐1571)
L’ar-giano nel Rinascimento
La boTega diventa atelier, uno spazio affollato di assistenO e apprendisO. Il maestro invesOva molto nell’ originalità delle opere che venivano prodoTe nella boTega
L’ atelier
L’ar-giano nel Rinascimento Il mecenaOsmo
I mecenaO degli arOsO rinascimentali e il mercato delle loro opere subirono una trasformazione nella misura in cui la società di corte si affermò come principale commiTente delle opere rispeTo alle enOtà comunali. I mecenaO avevano un rapporto personale con i maestri delle boTeghe d’arte; molto spesso non comprendevano però ciò che gli arOsO cercavano di realizzare, ma si arrogavano l’autorità di giudicare il valore delle loro opere. Sorge quindi una domanda: chi è in grado di giudicare l’originalità di un prodoTo? L’arOsta o il commiTente?
L’ar-giano nel Rinascimento Gli arOsO rinascimentali scoprirono come l’originalità non poteva fornire una base solida all’autonomia
FILOSOFIA RINASCIMENTALE
P i c o d e l l a M i r a n d o l a (1463-‐1494) introduce l’idea di homo faber come «artefice di se stesso»
STORIOGRAFIA RINASCIMENTALE
Giorgio Vasari (1511-‐1574) narra delle Vite dei più eccellen5 pi;ori, scultori et architeG, a volte incompresi nella loro conOnua ricerca interiore
L’ar-giano nel Rinascimento
I segreO nella tomba
Antonio Stradivari (1644-‐1737)
Nella fabbricazione di strumenO musicali i segreO di maestri come Stradivari sono scesi nella tomba con loro. Nessuno in seguito è mai riuscito a scoprire i segreO del maestro, anche con tecniche moderne.
“La difficoltà della trasmissione delle conoscenze ci inducono ad interrogarci sul perché essa sia così difficile , sul perché le conoscenze diven5no un segreto personale”. (p. 78)
L’ar-giano nell’Illuminismo I presupposO filosofici
L’UOMO HA IL POTERE DI ACCRESCERE IL CONTROLLO SULLE PROPRIE CONDIZIONI MATERIALI
Progresso Miglioramento
L’ar-giano nell’Illuminismo La macchina a vapore di WaT “Già nel 1823, le istruzioni per la sua fabbricazione erano perfe;amente codificabili su carta; il maestro (perché Wa; si comportava come una sorta di Stradivari dell’ingegneria) non aveva più segre5 da custodire”. (p. 87)
“Con il maturare del macchinismo, nel diciannovesimo secolo l’ar5giano appare essere sempre meno mediatore e sempre più un nemico della macchina. A quel punto, a fronte della rigorosa perfezione della macchina, l’ar5giano diventò un emblema dell ’umana individualità, un emblema concretamente fondato nel valore posi5vo posto sulle variazioni, sui difeG e sulle irregolarità del prodo;o fa;o a mano”. (p. 88)
“Sul piano culturale, ci dibaGamo tu;ora nello sforzo di comprendere in senso posi5vo i nostri limi5 rispe;o alla macchina; sul piano sociale, siamo ancora alle prese con l’avversione per la tecnologia; e il lavoro dell’uomo ar5giano rimane il punto focale di entrambi i fenomeni”.(p.88)
L’ar-giano nell’Illuminismo
Il disagio dell’abbondanza
“L’avvento delle macchine nel dicio;esimo secolo non fece che acuire il disagio dell’abbondanza. L’annoso problema della povertà ovviamente scomparve (la gran massa delle persone in Europa viveva ancora in una società della penuria), ma la produzione meccanizzata di stoviglie da tavola, indumen5, ma;oni e vetro aggiunse un ulteriore mo5vo di preoccupazione: come usare bene queste merci, a quali fini era concessa la ricchezza, come non lasciarsi corrompere dal possesso dei beni materiali”. (pp. 86-‐87)
L’ar-giano nell’Illuminismo L’Encyclopédie di Diderot
Si traTa di una vera e propria bibbia sul lavoro in trentacinque volumi pubblicaO dal 1751 al 1772. L’opera poneva sullo stesso piano di dignità le arO liberali e le arO meccaniche, celebrando le persone dedite a svolgere bene un lavoro come fine in sé. In questo senso l’arOgiano veniva assunto come emblema dell’Illuminismo
L’indagine di Diderot incontrò subito delle difficoltà, dal momento che gran parte del sapere che un arOgiano possiede è di Opo tacito, difficile da comunicare o da replicare da parte dello stesso autore francese
L’ar-giano nell’Illuminismo Le macchine e l’imperfezione umana
“(…) la perfezione del lavoro svolto dalla macchina va usata come uno smacco che me;e in evidenza il valore di un altro 5po d lavoro, che si propone risulta5 di altro 5po. Ecco dunque che, per vie molto diverse dalla celebrazione rinascimentale del genio ar5s5co, l’ar5giano dell’Illuminismo poteva incarnare sia l’esaltazione sia la realizzazione dell’individualità. Ma per seguire questa via, il bravo ar5giano doveva accogliere l’ammonimento di Voltaire: doveva acce;are la propria imperfezione”. (p. 106)
L’ar-giano nell’Illuminismo Le macchine e l’imperfezione umana
“Il modo illuminato di usare una macchina consiste nel giudicarne la potenza e nell’immaginarne l’uso alla luce dei nostri limi5 umani, piu;osto che delle potenzialità della macchina. Non dovremmo competere con la macchina. Una macchina, come qualsiasi modello, deve proporre anziché imporre, e l’umanità deve certamente so;rarsi al comando di imitare la perfezione”. (p. 107)
“Contro la pretesa di perfezione, possiamo affermare invece la nostra individualità, che e è ciò che conferisce un cara;ere dis5n5vo al lavoro che svolgiamo. Per realizzare tale impronta personale nel lavoro tecnico, sono necessarie la modes5a e una certa consapevolezza delle nostre inadeguatezze ”. (p. 107)
L’ar-giano roman-co Automazione e nuova occupazione
L ’ i n n o v a z i o n e t e c n o l o g i c a d e l diciannovesimo secolo mise l’uomo arOgiano, con la sua alta competenza tecnica, davanO a due prospeNve: la dequalificazione o la disoccupazione
La speranza illuminisOca che l’arOgiano potesse trovare un posto di rispeTo nell’ordine industriale svanisce
Uomo arOgiano VS
Datori di lavoro
Manodopera non qualificata
Macchine
L’ar-giano roman-co Ruskin e il Working Men’s College
“Ruskin voleva ins5llare negli ar5giani di ogni campo il desiderio, anzi l’esigenza, di uno spazio perduto di libertà, in cui poter fare esperimen5, uno spazio prote;o, in cui poter perdere almeno temporaneamente il controllo”. (p. 115)
“Tra la visione illuminis5ca del lavoro tecnico e la visione roman5ca, dobbiamo, io credo, scegliere la prima, quella di un epoca in cui il lavoro accanto alle macchine anziché come una lo;a era visto come una sfida emancipatrice, rivoluzionaria. Tale è, anche oggi”. (p. 118)
La macchina, nel diciannovesimo secolo, non sembra più consenOre un approccio umanizzante al lavoro, aumentando di faTo la subordinazione dell’uomo. Il rifiuto della macchina divenne il rifiuto della modernità
La coscienza materiale Le tre forme della coscienza materiale
La coscienza materiale ha dato sostanza al lavoro dell’arOgiano e gli ha permesso di resistere alla forza preponderante dell’automazione
“La gente investe pensieri sulle cose che è in grado di cambiare e tali pensieri vertono intorno a tre nuclei fondamentali : la metamorfosi, la presenza e l’antropomorfismo”. (p. 120)
La coscienza materiale “La metamorfosi può avvenire in modo dire;o, per esempio cambiando un procedimento, come quando i vasai passano dal modellare l’argilla sopra una piastra fissa all’uso di porre l’impasto sopra un disco girevole…” (p. 120)
1) Metamorfosi
Evoluzione di una forma Opo
Combinazione elemenO dissimili
Cambio di dominio
La coscienza materiale “La presenza può essere registrata semplicemente lasciando il marchio del’autore sul materiale, per esempio il 5mbro del fabbricante sui ma;oni…” (p. 120)
2) La presenza
Il produTore
Il costruTore
La coscienza materiale “L’antropomorfismo si ha quando a;ribuiamo qualità umane alla materia grezza. Le culture cosidde;e primi5ve immaginano che in un albero abi5no degli spiri5, che passano quindi anche alla lancia ricavata dal suo legno; le culture più sofis5cate personalizzano i materiali quando applicano termini come ingenuo o affe;uoso in riferimento, per esempio, alle rifiniture di uno s5po”. (p. 120)
3) L’antropomorfismo
Adesso la signorina marcia alla grande!
Moderni arOgiani sono tuN coloro che realizzano un dialogo quoOdiano tra praOche concrete e pensiero, coloro che hanno il desiderio e sanno svolgere bene un lavoro, dotaO di competenze che nella storia hanno consenOto lo sviluppo di tecniche raffinaOssime e la nascita della conoscenza scienOfica. Essere arOgiano per SenneT, qualsiasi lavoro si svolga, significa pensare a quanto si può crescere migliorando le proprie abilità: ciò dipende dalla moOvazione – che è importante – ma anche dal contesto, che deve essere favorevole e saper valorizzare le persone investendo su di loro a lungo termine
Per (non) concludere
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